Violet Evergarden: Eternity and the Auto Memory Doll
Avendo visto il film del 2019 dopo la serie, la sensazione che ho provato è la medesima: ottima produzione con tutti i limiti della trama della serie in episodi che ho già recensito e alla quale rimando.
Ad onor del vero, avrei preferito che fosse approfondito il passato di Violet, prima della sua cattura da parte del fratello del maggiore Gilbert Bouganvillea, e invece si è preferito aggiungere altre due storie sulla falsariga della serie in episodi, che nulla aggiungono e nulla tolgono a quanto già conoscevamo della protagonista, della sua attività e delle sue capacità.
Ops... Mi devo correggere: in realtà il film aggiunge qualcosa alla serie.
Da un lato include ulteriori capacità, competenze e qualità di Violet, che si scoprirà essere anche una perfetta docente di “bon ton” per figlie di facoltosi nobili.
Dall’altro approfondisce un po' di più il personaggio del postino Benedict.
Ammetto di non aver letto la light novel, pertanto potrebbe anche essere che la storia includa anche quanto rappresentato nel film. Ma ai fini di quello che interessa la storia di Violet, ribadisco, non aggiunge nulla di particolarmente significativo...
Probabilmente le mie aspettative erano diverse e, al di là dell’ottimo comparto grafico e realizzativo, il film mi sembra solo un modo “furbo” per allungare la “minestra”, e resta come sospeso, senza un collegamento/collocamento rispetto alla serie, che almeno ha una sequenza logica.
Attenzione: la seguente parte contiene spoiler
Nel concreto, la prima parte del film è imperniata sulla missione di Violet, che si reca presso una scuola per sole figlie di nobili e ricchi per insegnare alla figlia del cliente le buone maniere di una damigella del suo rango.
Ed ecco palesarsi un punto dolente: da quando Violet è diventata la novella sig.na Rottermeier del cartone animato “Heidi”? A parte la battuta, Violet, da perfetta e mirabile dattilografa/traduttrice di emozioni, dispensa alla sempre meno riottosa Isabella Bartlett York tutti gli insegnamenti possibili, per renderla una perfetta dama da sposare a qualche ricco rampollo di buona famiglia? Non voglio sembrare per forza critico e ironico “a prescindere”, ma in nessun episodio della serie Violet sembra aver frequentato corsi specifici sul tema, a meno che nel suo passato infantile appartenesse a qualche nobile famiglia.
Violet dà così sfoggio di incredibili doti di capacità di insegnamento, anche perché Isabella è particolarmente riottosa e insofferente alle maniere che si addicono a una ragazza del suo rango. Ovviamente l’occasione è buona per raccontare la sua vera storia di ragazza povera, che un giorno di scopre essere figlia di un riccone, che la preleva e la porta a vivere con sé. E anche di raccontare la storia di Taylor, bambina trovatella che Isabella ha adottato, per evitare che restasse da sola in strada.
Violet con la pazienza e la sensibilità che la contraddistinguono pian piano “doma” la fiera Isabella e la convince ad accettare il suo “ruolo” di dama altolocata e promessa sposa di un nobile. Mi sembra inutile precisare che Violet riuscirà anche a migliorare il rapporto tra Isabella e le sue compagne di corso...
Questa parte del film ci mostra una Violet un po’ più “intima”, nel senso che, sia nella parte del film con Isabella sia quella successiva con Taylor (sorella acquisita di Isabella), la vedremo in attività quotidiane quali condividere lo stesso letto con Isabella (su richiesta di quest’ultima...); fare il bagno assieme (idem con Taylor), mostrando le sue protesi; il ballo delle debuttanti in società, dove, sebbene in abito “maschile”, colpisce tutti per la sua avvenenza... e anche io mi associo nel riconoscere che sia uno splendore...
Insomma, una Violet un po’ più “umana”... ragazza che condivide pensieri con Isabella... anche se sembra essere sempre priva di quella civetteria o emozioni tipiche delle ragazze...
Nel successivo episodio la trama, con la scusa che arriva Taylor a cercare Violet, Violet sparisce un po’ a beneficio del postino Benedict, sia nel momento in cui cerca di diventare “insegnante” del mestiere di postino a Taylor sia in quello del viaggio con Taylor per consegnare la lettera alla sorella Isabella...
Anche, e soprattutto, in questo caso la storia è struggente...
Che aggiungere? Il film resta un prodotto molto bello al pari del livello dimostrato dalla serie. Resta tuttavia il rammarico per non aver dato qualche elemento in più su Violet...
Per chi ha apprezzato come me la serie, il film deve essere visto con la consapevolezza di vedere due puntate in più che aggiungono poco, ma non tolgono nulla a quanto già apprezzato.
Ad onor del vero, avrei preferito che fosse approfondito il passato di Violet, prima della sua cattura da parte del fratello del maggiore Gilbert Bouganvillea, e invece si è preferito aggiungere altre due storie sulla falsariga della serie in episodi, che nulla aggiungono e nulla tolgono a quanto già conoscevamo della protagonista, della sua attività e delle sue capacità.
Ops... Mi devo correggere: in realtà il film aggiunge qualcosa alla serie.
Da un lato include ulteriori capacità, competenze e qualità di Violet, che si scoprirà essere anche una perfetta docente di “bon ton” per figlie di facoltosi nobili.
Dall’altro approfondisce un po' di più il personaggio del postino Benedict.
Ammetto di non aver letto la light novel, pertanto potrebbe anche essere che la storia includa anche quanto rappresentato nel film. Ma ai fini di quello che interessa la storia di Violet, ribadisco, non aggiunge nulla di particolarmente significativo...
Probabilmente le mie aspettative erano diverse e, al di là dell’ottimo comparto grafico e realizzativo, il film mi sembra solo un modo “furbo” per allungare la “minestra”, e resta come sospeso, senza un collegamento/collocamento rispetto alla serie, che almeno ha una sequenza logica.
Attenzione: la seguente parte contiene spoiler
Nel concreto, la prima parte del film è imperniata sulla missione di Violet, che si reca presso una scuola per sole figlie di nobili e ricchi per insegnare alla figlia del cliente le buone maniere di una damigella del suo rango.
Ed ecco palesarsi un punto dolente: da quando Violet è diventata la novella sig.na Rottermeier del cartone animato “Heidi”? A parte la battuta, Violet, da perfetta e mirabile dattilografa/traduttrice di emozioni, dispensa alla sempre meno riottosa Isabella Bartlett York tutti gli insegnamenti possibili, per renderla una perfetta dama da sposare a qualche ricco rampollo di buona famiglia? Non voglio sembrare per forza critico e ironico “a prescindere”, ma in nessun episodio della serie Violet sembra aver frequentato corsi specifici sul tema, a meno che nel suo passato infantile appartenesse a qualche nobile famiglia.
Violet dà così sfoggio di incredibili doti di capacità di insegnamento, anche perché Isabella è particolarmente riottosa e insofferente alle maniere che si addicono a una ragazza del suo rango. Ovviamente l’occasione è buona per raccontare la sua vera storia di ragazza povera, che un giorno di scopre essere figlia di un riccone, che la preleva e la porta a vivere con sé. E anche di raccontare la storia di Taylor, bambina trovatella che Isabella ha adottato, per evitare che restasse da sola in strada.
Violet con la pazienza e la sensibilità che la contraddistinguono pian piano “doma” la fiera Isabella e la convince ad accettare il suo “ruolo” di dama altolocata e promessa sposa di un nobile. Mi sembra inutile precisare che Violet riuscirà anche a migliorare il rapporto tra Isabella e le sue compagne di corso...
Questa parte del film ci mostra una Violet un po’ più “intima”, nel senso che, sia nella parte del film con Isabella sia quella successiva con Taylor (sorella acquisita di Isabella), la vedremo in attività quotidiane quali condividere lo stesso letto con Isabella (su richiesta di quest’ultima...); fare il bagno assieme (idem con Taylor), mostrando le sue protesi; il ballo delle debuttanti in società, dove, sebbene in abito “maschile”, colpisce tutti per la sua avvenenza... e anche io mi associo nel riconoscere che sia uno splendore...
Insomma, una Violet un po’ più “umana”... ragazza che condivide pensieri con Isabella... anche se sembra essere sempre priva di quella civetteria o emozioni tipiche delle ragazze...
Nel successivo episodio la trama, con la scusa che arriva Taylor a cercare Violet, Violet sparisce un po’ a beneficio del postino Benedict, sia nel momento in cui cerca di diventare “insegnante” del mestiere di postino a Taylor sia in quello del viaggio con Taylor per consegnare la lettera alla sorella Isabella...
Anche, e soprattutto, in questo caso la storia è struggente...
Che aggiungere? Il film resta un prodotto molto bello al pari del livello dimostrato dalla serie. Resta tuttavia il rammarico per non aver dato qualche elemento in più su Violet...
Per chi ha apprezzato come me la serie, il film deve essere visto con la consapevolezza di vedere due puntate in più che aggiungono poco, ma non tolgono nulla a quanto già apprezzato.
Approcciarsi a questo film-spinoff non è stato semplice. Non era il solito prodotto di un brand che alimenta il fuoco con dei legnetti in attesa che arrivino i ciocchi più grossi (nella fattispecie il lungometraggio uscito poi lo scorso autunno dopo il rinvio per il virus). Questo è stato il primo prodotto (rinviato per forza di cose di qualche mese) della Kyoto Animation ferita pesantemente da quel maledetto incendio del luglio 2019, nato dalla pazzia di una mente umana che aveva ormai smarrito gli ultimi scampoli di lucidità.
Solo per questo preambolo l'approccio alla visione, ulteriormente peggiorato dalla quarantena, non poteva essere facile. All'inizio, nel mio animo, aveva fatto capolino un pensiero: "Anche se fosse qualcosa di mediocre, andrà comunque bene, perché dopo una tragedia simile si può perdonare tutto". Una debolezza che dopo solo pochi minuti di film è scomparsa del tutto.
Violet ormai è maturata del tutto. Sia nella prima parte della storia ambientata nello stesso periodo della serie, che nella seconda dove passano alcuni anni. I personaggi a lei vicini hanno finalmente compiuto un passo in avanti (nonostante quasi tutti possano ancora dare di più), dando l'impressione che insieme a lei sia progredito ogni aspetto della storia, come l'ambiente stesso che sta evolvendosi sotto ogni punto di vista, archiviando la terribile guerra (come il nostro mondo negli anni '20 o nei '50).
E poi ovviamente c'è la storia protagonista del mega episodio, come da tradizione. Violet, in ogni puntata compreso lo special della cantante, ha sempre incontrato storie particolari, quasi mai liete e quasi mai in procinto di migliorare. Anche stavolta si è ritrovata di fronte una vicenda complessa, su cui era difficile restare neutrali. Qualcuno all'inizio può aver storto il naso, visto che la vicenda sembrava la solita separazione forzata buona solo per creare emozione. Il proseguire della narrazione, con l'aggiunta di alcuni flashback, ha poi cancellato questa piccola sensazione.
Già a metà lo spinoff aveva completato la sua missione. Nella seconda parte il rischio di fare un passo indietro c'era, ma tuttavia anche questa paura si è rivelata infondata. Nella serie gli epiloghi delle tante storie che Violet ha conosciuto e poi contribuito a sviluppare si erano visti solo velocemente: in una sequenza breve, seppur ben riuscita, nell'ultimo episodio. Qui invece l'epilogo si delinea pian piano, dando anche un ruolo più attivo a chi nella serie era rimasto più sullo sfondo (Benedict). Una scelta che ha ulteriormente migliorato l'opera, con la solita pura emozione nel finale della vicenda.
Violet ormai brilla di luce propria, anche se chi l'ha portata sul palcoscenico animato ha sofferto una tragedia immane, anche se tanti artisti che l'hanno disegnata non ci sono più. Risentire le tracce della sua colonna sonora inimitabile, rivedere i suoi tratti e colori ben confezionati da uno studio che ormai ha pochi rivali in questa disciplina sarà sempre un colpo al cuore.
Certo, per chi non ama la sua ricetta poco è cambiato, nonostante i tanti ottimi sviluppi. Chi non adora le storie autoconclusive di formazione col fazzoletto sottomano non cambierà opinione, ed è meglio che rimanga fermo sulla sua posizione. Ma chi invece ha ceduto al suo fascino, e non troverà mai noia con lei, non potrà che essere triste solo sul finale, quando farà capolino il pensiero: "Quanto dovrò aspettare per rivederti, cara mia bambola di scrittura?".
Per fortuna non ci vorrà molto, visto il nuovo film. Le lacrime sincere delle sue storie leniranno ogni scottatura o ferita. Anche quelle rimaste da un gesto infame in un maledetto giorno di luglio. Lunga vita alla KyoAni, lunga vita a Violet.
Solo per questo preambolo l'approccio alla visione, ulteriormente peggiorato dalla quarantena, non poteva essere facile. All'inizio, nel mio animo, aveva fatto capolino un pensiero: "Anche se fosse qualcosa di mediocre, andrà comunque bene, perché dopo una tragedia simile si può perdonare tutto". Una debolezza che dopo solo pochi minuti di film è scomparsa del tutto.
Violet ormai è maturata del tutto. Sia nella prima parte della storia ambientata nello stesso periodo della serie, che nella seconda dove passano alcuni anni. I personaggi a lei vicini hanno finalmente compiuto un passo in avanti (nonostante quasi tutti possano ancora dare di più), dando l'impressione che insieme a lei sia progredito ogni aspetto della storia, come l'ambiente stesso che sta evolvendosi sotto ogni punto di vista, archiviando la terribile guerra (come il nostro mondo negli anni '20 o nei '50).
E poi ovviamente c'è la storia protagonista del mega episodio, come da tradizione. Violet, in ogni puntata compreso lo special della cantante, ha sempre incontrato storie particolari, quasi mai liete e quasi mai in procinto di migliorare. Anche stavolta si è ritrovata di fronte una vicenda complessa, su cui era difficile restare neutrali. Qualcuno all'inizio può aver storto il naso, visto che la vicenda sembrava la solita separazione forzata buona solo per creare emozione. Il proseguire della narrazione, con l'aggiunta di alcuni flashback, ha poi cancellato questa piccola sensazione.
Già a metà lo spinoff aveva completato la sua missione. Nella seconda parte il rischio di fare un passo indietro c'era, ma tuttavia anche questa paura si è rivelata infondata. Nella serie gli epiloghi delle tante storie che Violet ha conosciuto e poi contribuito a sviluppare si erano visti solo velocemente: in una sequenza breve, seppur ben riuscita, nell'ultimo episodio. Qui invece l'epilogo si delinea pian piano, dando anche un ruolo più attivo a chi nella serie era rimasto più sullo sfondo (Benedict). Una scelta che ha ulteriormente migliorato l'opera, con la solita pura emozione nel finale della vicenda.
Violet ormai brilla di luce propria, anche se chi l'ha portata sul palcoscenico animato ha sofferto una tragedia immane, anche se tanti artisti che l'hanno disegnata non ci sono più. Risentire le tracce della sua colonna sonora inimitabile, rivedere i suoi tratti e colori ben confezionati da uno studio che ormai ha pochi rivali in questa disciplina sarà sempre un colpo al cuore.
Certo, per chi non ama la sua ricetta poco è cambiato, nonostante i tanti ottimi sviluppi. Chi non adora le storie autoconclusive di formazione col fazzoletto sottomano non cambierà opinione, ed è meglio che rimanga fermo sulla sua posizione. Ma chi invece ha ceduto al suo fascino, e non troverà mai noia con lei, non potrà che essere triste solo sul finale, quando farà capolino il pensiero: "Quanto dovrò aspettare per rivederti, cara mia bambola di scrittura?".
Per fortuna non ci vorrà molto, visto il nuovo film. Le lacrime sincere delle sue storie leniranno ogni scottatura o ferita. Anche quelle rimaste da un gesto infame in un maledetto giorno di luglio. Lunga vita alla KyoAni, lunga vita a Violet.
“Scrivendo, si riesce ad esprimere ciò che generalmente non si riesce a dire”.
Violet è tornata. Brilla di luce propria e risplende di luce riflessa grazie a nuovi personaggi costruiti ad arte, e il tutto luccica come un gioiello lucidato impeccabilmente.
Nonostante tutti i fan dell’affascinante, dolce biondina dal cuore di smeraldo liquido siano in trepidante e sofferente attesa (di sapere chi si celi al di là della porta aperta nell’ultimo episodio della serie regolare), ora è finalmente possibile accomodarsi e assaporare “Eternity and the Auto Memory Doll”, un prezioso lungometraggio di circa un’ora e mezza che ci catapulterà nuovamente nel realistico, sofferto, caleidoscopico mondo post-bellico dove la nostra amata Violet continua a lavorare nelle vesti merlettate e prebarocche di memory doll, esattamente come l’avevamo lasciata.
Tuttavia, questa volta le cose si complicheranno, e, inaspettatamente, si vedrà costretta ad un’eccezione. Le sarà assegnato un compito ben più complesso: dovrà recarsi in un particolare collegio esclusivamente femminile che ospita giovani altolocate in procinto di debuttare nell’alta società, con il compito di fare da tutrice e insegnante di galateo alla vera protagonista di questo film, una ragazza di nome Isabella, giovane dall’aspetto apparentemente sciatto, schiva e insofferente. Costei, erede di una rinomata casata nobiliare, quando giungerà il momento, dovrà farsi trovare preparata per la vita d’alta borghesia, nonostante non sopporti affatto quel genere di ambiente, e veda il collegio che la ospita come una sorta di prigione autoinflitta a causa di un previo accordo col padre. Sarà quindi l’arrivo di Violet a dipingere di toni accesi le sue grigie giornate, incatenata ad un passato difficile da dimenticare e affacciata ad una vita futura prossima, che, in realtà, non desidera principiare.
Dopo la terribile tragedia occorsa alla Kyoto Animation, poter ammirare nuovamente animazioni di un livello così sublime e prezioso è quantomeno toccante. Prodotti di una qualità simile si possono davvero contare sulle dita di una mano.
Nonostante alcuni degli artisti che hanno contribuito a plasmare l’universo di “Violet Evergarden” oggi non siano più fra noi, virtuosismi estetico-emozionali come questa side story sono il miglior lascito che avrebbero potuto donare ai posteri, e per questo, innanzi tutto, in quanto fan del loro operato, non posso che ringraziarli dal più profondo del cuore.
Sebbene nella sua totalità emani vibrazioni leggermente meno drammatiche e più tranquille della serie ad episodi, “Eternity and the Auto Memory Doll” ci permette di entrare nella vicenda con una sentita accuratezza, tratteggiando in punta di piedi i particolari che fanno da cornice all’incontro fra Isabella e Violet. Il ritmo è dapprima compassato, per poi aumentare d’intensità, aprire uno squarcio nel passato dei personaggi, andare a pescare importanti informazioni tramite significativi flashback, e capitolare l’arco narrativo con un finale intenso e davvero palpitante, assolutamente degno del titolo che il prodotto porta.
Tale ritmo volutamente altalenante permette di empatizzare coi personaggi, e nel contempo lasciarsi trasportare dagli avvenimenti in maniera fluida e spontanea. Il primo impatto che si assapora è amore artistico allo stato puro: la cura dei particolari è addirittura superiore alla serie precedente. Gli scorci anatomici, le prospettive, gli sguardi, le reazioni immediate, le inquadrature a campo largo, i fondali, ogni elemento è sconcertantemente bello e vale la visione, dall’inizio alla fine. Quando poi cominciano a sollevarsi le prime, famose note di una colonna sonora che in molti ormai abbiamo imparato a conoscere, diventa arduo non provare un tuffo al cuore, tanto da poter percepire definitivamente di aver ritrovato quel mondo da cui ci eravamo separati attraverso lacrime, sorrisi, sofferenza e speranze.
L’eccelsa qualità visiva non è comunque fine a sé stessa: un livello artistico così elevato contribuisce ad arricchire l’emotività del racconto, accompagnando e accentuando l’intensità delle scene chiave. Espressioni, movimenti, posture, gesti, ogni minimo dettaglio è curato in modo realistico e maniacale.
Se anatomicamente è principalmente un inno alla grazia del corpo femminile, dal punto di vista spirituale ed emozionale sicuramente non sfigura: in questa vicenda, Violet apprenderà un’altra sfaccettatura del significato della parola “amicizia”, assimilando questo insegnamento proprio dalla ragazza a cui dovrà badare. Isabella, giovane ribelle che detesta l’ipocrisia e il galateo che si confà a quelle del suo rango, grazie alla gentilezza e all’innata regalità di Violet, accetterà pian piano di imparare regole che ritiene assurde e insopportabili, ma a sua volta, spontaneamente, le donerà un altro tassello di preziosa umanità tramite un legame d’amicizia crescente, dolce e sincero. Attraverso tali situazioni scopriremo il passato della giovane rampolla, le sue speranze, i suoi rimpianti, e ciò che potrebbe relazionarla in modo più che sorprendente proprio all’azienda postale per cui lavora Violet.
Sullo sfondo di una vicenda tenera e malinconica, mai esageratamente drammatica, vedremo sorgere lentamente un’ipotetica rivoluzione industriale postbellica molto simile a quella del nostro fine Milleottocento, con il diramarsi dell’elettricità in ogni angolo delle regioni, l’improvviso sorgere di grandi torri radio per comunicare a distanza e altri particolari a cavallo fra un blando steampunk rivisitato ed elementi prettamente postmoderni, che strizzano l’occhio a un accennato dinamismo pre-novecentesco, nonostante l’ambientazione suggerisca un realismo di chiara matrice fantastica, sovente ricca di connotati surreali e anacronistici, se paragonati alla nostra storia.
L’idilliaca solidità degli ambienti, l’imperante realismo delle città e dei paesaggi illuminati dalle albe, bagnati dalle piogge e scossi dal vento, arricchiscono un affresco d’impareggiabile bellezza, il cui punto focale sarà un misterioso, inespresso e malcelato amore fra due sorelle, un vero e proprio spartiacque di emozioni che si faranno tangibili ed estremamente sentite soltanto nell’ultima parte, lasciando spazio ad una più tranquilla introspezione per i primi tre quarti del film.
L’intensità devastante della serie che ha reso Violet famosissima si può percepire allo stesso modo, tuttavia decisamente diluita, una sorta di metronomo emotivo che la centellina parsimoniosamente (forse troppo), seppur saggiamente.
La verità è che non ci si stancherebbe mai di racconti dotati d’un taglio simile. Si percepisce la netta sensazione che Violet e il suo mondo di emozioni liquide e roventi abbiano ancora tanto da raccontarci, attraverso un cuore desideroso di vivere appieno lo spettro dei sentimenti, in relazione alle persone che, durante i suoi viaggi, ella incontrerà e imparerà a conoscere.
“Scrivendo, si riesce ad esprimere ciò che generalmente non si riesce a dire”.
La ragazza più dolce e amabile che una matita possa disegnare è tornata, e in grande stile.
Se siete di lacrima facile, preparate di nuovo i fazzoletti.
In attesa, chiaramente, che ci venga svelata la persona dietro quella benedetta porta.
Violet è tornata. Brilla di luce propria e risplende di luce riflessa grazie a nuovi personaggi costruiti ad arte, e il tutto luccica come un gioiello lucidato impeccabilmente.
Nonostante tutti i fan dell’affascinante, dolce biondina dal cuore di smeraldo liquido siano in trepidante e sofferente attesa (di sapere chi si celi al di là della porta aperta nell’ultimo episodio della serie regolare), ora è finalmente possibile accomodarsi e assaporare “Eternity and the Auto Memory Doll”, un prezioso lungometraggio di circa un’ora e mezza che ci catapulterà nuovamente nel realistico, sofferto, caleidoscopico mondo post-bellico dove la nostra amata Violet continua a lavorare nelle vesti merlettate e prebarocche di memory doll, esattamente come l’avevamo lasciata.
Tuttavia, questa volta le cose si complicheranno, e, inaspettatamente, si vedrà costretta ad un’eccezione. Le sarà assegnato un compito ben più complesso: dovrà recarsi in un particolare collegio esclusivamente femminile che ospita giovani altolocate in procinto di debuttare nell’alta società, con il compito di fare da tutrice e insegnante di galateo alla vera protagonista di questo film, una ragazza di nome Isabella, giovane dall’aspetto apparentemente sciatto, schiva e insofferente. Costei, erede di una rinomata casata nobiliare, quando giungerà il momento, dovrà farsi trovare preparata per la vita d’alta borghesia, nonostante non sopporti affatto quel genere di ambiente, e veda il collegio che la ospita come una sorta di prigione autoinflitta a causa di un previo accordo col padre. Sarà quindi l’arrivo di Violet a dipingere di toni accesi le sue grigie giornate, incatenata ad un passato difficile da dimenticare e affacciata ad una vita futura prossima, che, in realtà, non desidera principiare.
Dopo la terribile tragedia occorsa alla Kyoto Animation, poter ammirare nuovamente animazioni di un livello così sublime e prezioso è quantomeno toccante. Prodotti di una qualità simile si possono davvero contare sulle dita di una mano.
Nonostante alcuni degli artisti che hanno contribuito a plasmare l’universo di “Violet Evergarden” oggi non siano più fra noi, virtuosismi estetico-emozionali come questa side story sono il miglior lascito che avrebbero potuto donare ai posteri, e per questo, innanzi tutto, in quanto fan del loro operato, non posso che ringraziarli dal più profondo del cuore.
Sebbene nella sua totalità emani vibrazioni leggermente meno drammatiche e più tranquille della serie ad episodi, “Eternity and the Auto Memory Doll” ci permette di entrare nella vicenda con una sentita accuratezza, tratteggiando in punta di piedi i particolari che fanno da cornice all’incontro fra Isabella e Violet. Il ritmo è dapprima compassato, per poi aumentare d’intensità, aprire uno squarcio nel passato dei personaggi, andare a pescare importanti informazioni tramite significativi flashback, e capitolare l’arco narrativo con un finale intenso e davvero palpitante, assolutamente degno del titolo che il prodotto porta.
Tale ritmo volutamente altalenante permette di empatizzare coi personaggi, e nel contempo lasciarsi trasportare dagli avvenimenti in maniera fluida e spontanea. Il primo impatto che si assapora è amore artistico allo stato puro: la cura dei particolari è addirittura superiore alla serie precedente. Gli scorci anatomici, le prospettive, gli sguardi, le reazioni immediate, le inquadrature a campo largo, i fondali, ogni elemento è sconcertantemente bello e vale la visione, dall’inizio alla fine. Quando poi cominciano a sollevarsi le prime, famose note di una colonna sonora che in molti ormai abbiamo imparato a conoscere, diventa arduo non provare un tuffo al cuore, tanto da poter percepire definitivamente di aver ritrovato quel mondo da cui ci eravamo separati attraverso lacrime, sorrisi, sofferenza e speranze.
L’eccelsa qualità visiva non è comunque fine a sé stessa: un livello artistico così elevato contribuisce ad arricchire l’emotività del racconto, accompagnando e accentuando l’intensità delle scene chiave. Espressioni, movimenti, posture, gesti, ogni minimo dettaglio è curato in modo realistico e maniacale.
Se anatomicamente è principalmente un inno alla grazia del corpo femminile, dal punto di vista spirituale ed emozionale sicuramente non sfigura: in questa vicenda, Violet apprenderà un’altra sfaccettatura del significato della parola “amicizia”, assimilando questo insegnamento proprio dalla ragazza a cui dovrà badare. Isabella, giovane ribelle che detesta l’ipocrisia e il galateo che si confà a quelle del suo rango, grazie alla gentilezza e all’innata regalità di Violet, accetterà pian piano di imparare regole che ritiene assurde e insopportabili, ma a sua volta, spontaneamente, le donerà un altro tassello di preziosa umanità tramite un legame d’amicizia crescente, dolce e sincero. Attraverso tali situazioni scopriremo il passato della giovane rampolla, le sue speranze, i suoi rimpianti, e ciò che potrebbe relazionarla in modo più che sorprendente proprio all’azienda postale per cui lavora Violet.
Sullo sfondo di una vicenda tenera e malinconica, mai esageratamente drammatica, vedremo sorgere lentamente un’ipotetica rivoluzione industriale postbellica molto simile a quella del nostro fine Milleottocento, con il diramarsi dell’elettricità in ogni angolo delle regioni, l’improvviso sorgere di grandi torri radio per comunicare a distanza e altri particolari a cavallo fra un blando steampunk rivisitato ed elementi prettamente postmoderni, che strizzano l’occhio a un accennato dinamismo pre-novecentesco, nonostante l’ambientazione suggerisca un realismo di chiara matrice fantastica, sovente ricca di connotati surreali e anacronistici, se paragonati alla nostra storia.
L’idilliaca solidità degli ambienti, l’imperante realismo delle città e dei paesaggi illuminati dalle albe, bagnati dalle piogge e scossi dal vento, arricchiscono un affresco d’impareggiabile bellezza, il cui punto focale sarà un misterioso, inespresso e malcelato amore fra due sorelle, un vero e proprio spartiacque di emozioni che si faranno tangibili ed estremamente sentite soltanto nell’ultima parte, lasciando spazio ad una più tranquilla introspezione per i primi tre quarti del film.
L’intensità devastante della serie che ha reso Violet famosissima si può percepire allo stesso modo, tuttavia decisamente diluita, una sorta di metronomo emotivo che la centellina parsimoniosamente (forse troppo), seppur saggiamente.
La verità è che non ci si stancherebbe mai di racconti dotati d’un taglio simile. Si percepisce la netta sensazione che Violet e il suo mondo di emozioni liquide e roventi abbiano ancora tanto da raccontarci, attraverso un cuore desideroso di vivere appieno lo spettro dei sentimenti, in relazione alle persone che, durante i suoi viaggi, ella incontrerà e imparerà a conoscere.
“Scrivendo, si riesce ad esprimere ciò che generalmente non si riesce a dire”.
La ragazza più dolce e amabile che una matita possa disegnare è tornata, e in grande stile.
Se siete di lacrima facile, preparate di nuovo i fazzoletti.
In attesa, chiaramente, che ci venga svelata la persona dietro quella benedetta porta.
In questa side story verrà illustrata la vita di Violet dopo la serie originale, arrivando anche molti anni dopo l'ultima puntata della serie madre. Alle prese con una persona con un passato molto complicato di nome Isabella, figlia di una casata molto importante, dovrà svolgere il lavoro di insegnarle come si comporta una donna del suo rango.
È bellissimo questo spin-off, anche se a mio giudizio non a livello della serie madre. Parlando prima dei lati negativi, ho notato che ci sono molte discrepanze: Violet non sembra assolutamente l'unica protagonista, anzi le attenzioni si spostano soprattutto su Amy "Isabella" e sua sorella, così da non dare la giusta importanza a chi dovrebbe essere davvero al centro della storia. Secondo punto, ho notato che la trama non è molto compatibile con la serie madre, o almeno, quand'è che Violet ha imparato a ballare e a fare tutte queste cose? O mi sono perso qualcosa nell'altro film o non torna!
Si riprende grazie alla storia, nonostante tutto, offrendo una scorrevolezza ottima, e grazie a bellissime animazioni esalta la visione. Non fallisce, come mi aspettavo, a colpire emotivamente lo spettatore, e in questo contesto non ha nulla da invidiare alla serie madre. La storia è divisa in due parti, illustra la vita fin dal principio di queste due sorelle, è molto ben fatta, anche se, senza fare spoiler, mi aspettavo un altro tipo di finale.
Il mio parere tecnico invece, come forse avrete già capito in precedenza, è molto buono: animazioni di ottima fattura, musiche molto belle e ben azzeccate in ogni momento, e dialoghi molto fluidi e semplici da seguire, così da non creare difficoltà nella visione.
È bellissimo questo spin-off, anche se a mio giudizio non a livello della serie madre. Parlando prima dei lati negativi, ho notato che ci sono molte discrepanze: Violet non sembra assolutamente l'unica protagonista, anzi le attenzioni si spostano soprattutto su Amy "Isabella" e sua sorella, così da non dare la giusta importanza a chi dovrebbe essere davvero al centro della storia. Secondo punto, ho notato che la trama non è molto compatibile con la serie madre, o almeno, quand'è che Violet ha imparato a ballare e a fare tutte queste cose? O mi sono perso qualcosa nell'altro film o non torna!
Si riprende grazie alla storia, nonostante tutto, offrendo una scorrevolezza ottima, e grazie a bellissime animazioni esalta la visione. Non fallisce, come mi aspettavo, a colpire emotivamente lo spettatore, e in questo contesto non ha nulla da invidiare alla serie madre. La storia è divisa in due parti, illustra la vita fin dal principio di queste due sorelle, è molto ben fatta, anche se, senza fare spoiler, mi aspettavo un altro tipo di finale.
Il mio parere tecnico invece, come forse avrete già capito in precedenza, è molto buono: animazioni di ottima fattura, musiche molto belle e ben azzeccate in ogni momento, e dialoghi molto fluidi e semplici da seguire, così da non creare difficoltà nella visione.