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Shiryu of Dragon

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7
Per realizzare il terzo episodio della serie "Rumic World", che risale al 1987, lo studio Pierrot ha compiuto una brusca virata verso il genere horror, dando un taglio netto ad ogni elemento di comicità precedentemente adottato.

La vita di Yuzuru, il capitano di una squadra liceale di tiro con l'arco, giunge a un punto di svolta quando Azusa, un'amica d'infanzia, si trasferisce a casa sua. Le rispettive famiglie avevano predisposto il matrimonio fra i due, con il consenso reciproco degli interessati. Ma ad ostacolare la promessa di Yuzuru c'è ora il legame affettivo con la bella Satomi, una sua compagna di classe, e la situazione prenderà una piega del tutto inaspettata nei rapporti fra i due ragazzi e Azusa. E' la storia di un triangolo sentimentale, ma impregnata di toni piuttosto tenebrosi e raccapriccianti.

La traduzione letterale del titolo giapponese è "Il bersaglio che ride", ma in Italia quest'OAV è stato pubblicato su videocassetta, sotto il marchio Polygram, con il titolo "La sposa demoniaca". Un titolo molto più esplicativo da un lato, ma forse leggermente depistante dall'altro, perché non va interpretato da un punto di vista occidentale. Azusa non è una novella Lilith, ma proprio l'esatto opposto. Anziché raffigurare una donna infedele verso il proprio consorte come un demone, tale immagine tipica di quell'assetto sociale che ha trattato la donna alla stregua di un subumano viene in questo mediometraggio sovvertita, delineando gli "scheletri nell'armadio" di una sobria ragazza che torna dal suo promesso sposo per mantenere fedelmente l'impegno preso da bambina. Il più delle volte ci si aspetterebbe che una ragazza del genere sia una sorta di angelo del focolare, ma in Azusa vi è qualcosa di imprevisto, per Yuzuru e Satomi, che fa cambiare completamente idea.
Tuttavia, gli avvenimenti non spingono lo spettatore a considerarla un nemico per sua insita natura, dal momento che la storia mostra determinate sequenze sul suo passato, e illustra dei fatti piuttosto rilevanti anche nel presente.
Fin dai primi minuti, la vediamo più volte circondata da misteriosi esseri vermiformi. Si tratta di una possessione o di qualcos'altro? Non è ben chiaro, e in quest'aspetto forse l'OAV in esame perde punti, rischiando di scadere in un horror che spaventa per il mero gusto di spaventare, ma, da come sono gestiti i cinquanta minuti di visione, si coglie che la cosa più importante non è giungere a conoscere tale notizia. Ciò che anima questa storia è la stessa Azusa, con la sua rabbia e la sua smisurata possessività, con la sua egocentrica determinazione e, probabilmente, ma questa è una mia impressione, anche la sua ipocrisia. Il risultato complessivo è una storia horror gestita in maniera abbastanza semplice e convenzionale, ma piuttosto efficace e intrigante, che non perde mai l'equilibrio né scade in scelte eccessive o di cattivo gusto, e offrendo anche qualche colpo di scena. Nel panorama dell'animazione giapponese horror, a mio parere è senza dubbio un titolo degno di nota.

Passare da fasi piuttosto lente a repentini climax di tensione, ad esempio, è una buona scelta e gestita sicuramente bene.
Le musiche di Kuni Kawauchi si fanno notare fin dalle prime sequenze. Nonostante la fase iniziale della storia sia apparentemente tranquilla, il sottofondo musicale suggerisce quasi subito che quella situazione rilassata si sta poco a poco sgretolando. Una nota di merito va in particolare alla canzone "Be Passionate", la più interessante di tutta la colonna sonora nell'ambiguità che ispira allo spettatore - la dolcezza da un lato, il senso di inquietante sospensione dall'altro.
I disegni non sono eccelsi, ma nelle sequenze più importanti conferiscono la giusta espressività ai personaggi, tratteggiata con particolare dettaglio in Azusa.
Un po' scarne, e soprattutto quasi sempre deserte, le ambientazioni, ci si poteva lavorare un po' di più.
Rispetto al capitolo a fumetti della Takahashi, comunque, quest'OAV ha qualche piccola aggiunta, sia sul piano della regia che della sceneggiatura, che senz'altro migliora la storia nel suo insieme.

D'altra parte, è un titolo che si fa notare entro i limiti del suo genere, ma che non spicca nel mondo degli anime nella sua totalità. E' una timida incursione nell'horror, da parte di Rumiko Takahashi, e non ha certo la stessa caratura di titoli come "Devilman", e neanche di titoli come "Higurashi When They Cry", dove gli elementi orrorifici sono al mero servizio di messaggi molto forti e incisivi.
Quest'OAV non ha una sostanza ben definita, è una prova artistica ed espressiva interessante e ben articolata, ma imprime ben poco e risulta un discreto capitolo d'animazione che di tanto in tanto si va a visionare volentieri, ma che il più delle volte si tende a lasciare sotto la polvere sullo scaffale della libreria.