Dio Elettrico Arbegas
Dio Elettrico Arbegas, non è un brutto anime, ma ha avuto la sfortuna di uscire in un periodo in cui, capolavori assoluti come Macross, (decisamente di un altro pianeta rispetto ad Arbegas) e il filone dei Real Robot vedeva nascere molte serie ben più innovative di questa. Infatti quest'anime del 1983 segue di pari passo il vecchio filone dei Super Robot, con tanto di alieni invasori e mostro settimanale. I protagonisti sono: Daisaku, Hotaru e Tetsuya, ragazzini adolescenti, che dovranno combattere i Derinjer e i loro mostri, combinandosi con il loro rispettivo robot in Arbegas. La trama è estremamente banale e non entusiasma molto. Tuttavia quest'anime ha alcuni pregi che lo mantengono sulla sufficienza evitandogli il tracollo. Innanzitutto, pur essendo del 1983, il character design risulta decisamente buono e segna un nettissimo distacco dai suoi predecessori, (la nona immagine di questa scheda, a partire dall'alto, lo dimostra) caratteristica rilevante per il genere. Rimanendo sul piano tecnico, segnalo appunto il character design dei protagonisti, (solo quelli però, gli adulti sono solo discreti) i Derinjer, grotteschi e rètro nello stile, ma decisamente più dettagliati dei nemici dei classici del genere. Il mecha design è antiquato e "giocattoloso", ma comunque meno assurdo di quello dei classici Super Robot. Anche i mostri hanno subito un restyling grafico non trascurabile. In parole povere, Dio Elettrico Arbegas ha il solo merito di svecchiare graficamente un genere che ormai, già dal 1982, avrebbe subito la sua inesorabile fine in favore di anime quali Z Gundam, Macross, Southern Cross, Mospeada, Transformers e Metal Armor Dragonar, appartenenti al nuovo, ed ancora attuale, genere dei Real Robot.
Per anni il nome di Saburo Yatsude è stato garanzia di qualità per gli affezionati del super robot. A questo pseudonimo, usato da vari autori Toei in collaborazione con la Sunrise, si deve una serie ininterrotta di successi che vanno da "Combattler V" (1976) a "Dairugger" (1982). Nel 1983 la serie positiva si interrompe, qualcosa si deve essere rotto: Arbegas è un fallimento su tutta la linea. Fallimento sul piano del mecha design, che dire brutto è dire poco; fallimento sul piano del chara design, che al massimo si può definire anonimo; fallimento sul piano degli effetti speciali, delle trasformazioni e dei combattimenti, assolutamente sotto la media; fallimento anche a livello di trama e personaggi, decisamente poco ispirati. I tempi sono cambiati, l'era del super robot è finita e sembra che gli autori di Arbegas non se ne siano accorti: provano a riproporre a un pubblico smaliziato degli stereotipi vecchi di dieci anni (c'è addirittura una brutta copia di Boss e del Boss Robot, cosa che non si vedeva da un pezzo), ma anche in questo falliscono, perché non li ripropongono bene.
I piloti grintosi e virili degli anni Settanta vengono sostituiti da tre ragazzetti insignificanti, il vecchio professore viene sostituito da uno scienziato relativamente giovane e belloccio con il codino, che alla fine della serie sposa la sua assistente, i nemici sono quanto di più ordinario si possa trovare. C'è il solito malvagio imperatore che vuole invadere la Terra (graficamente un pronipote decaduto dell'Imperatore delle Tenebre del Grande Mazinga), i soliti mostri della settimana, i soliti lavaggi del cervello e i soliti trucchi dei cattivi. Il tutto senza la drammaticità degli anni Settanta, senza un chara e un mecha all'altezza, e soprattutto senza la passione. Il doppiaggio e l'adattamento sono anche più scarsi della media dell'epoca e molti dialoghi sembrano privi di senso. Il mio sospetto però è che siano tali anche in originale. L'unica cosa discreta della serie è la sigla di apertura. Un po' poco per salvarla. L'anno dopo la collaborazione Saburo Yatsude correggerà il tiro con "Laserion", portando a qualcosa più in linea con il gusto del pubblico e realizzato meglio, ma più lontano dal super robot tradizionale, genere che oramai è agli sgoccioli. Cosa triste ma inevitabile: bisogna lasciare spazio al nuovo e il 1983 è un anno d'oro per il mecha nel suo complesso, un anno che ha visto in onda serie cult come Dougram, Dunbine e Votoms. Il robot è morto, lunga vita al robot!
I piloti grintosi e virili degli anni Settanta vengono sostituiti da tre ragazzetti insignificanti, il vecchio professore viene sostituito da uno scienziato relativamente giovane e belloccio con il codino, che alla fine della serie sposa la sua assistente, i nemici sono quanto di più ordinario si possa trovare. C'è il solito malvagio imperatore che vuole invadere la Terra (graficamente un pronipote decaduto dell'Imperatore delle Tenebre del Grande Mazinga), i soliti mostri della settimana, i soliti lavaggi del cervello e i soliti trucchi dei cattivi. Il tutto senza la drammaticità degli anni Settanta, senza un chara e un mecha all'altezza, e soprattutto senza la passione. Il doppiaggio e l'adattamento sono anche più scarsi della media dell'epoca e molti dialoghi sembrano privi di senso. Il mio sospetto però è che siano tali anche in originale. L'unica cosa discreta della serie è la sigla di apertura. Un po' poco per salvarla. L'anno dopo la collaborazione Saburo Yatsude correggerà il tiro con "Laserion", portando a qualcosa più in linea con il gusto del pubblico e realizzato meglio, ma più lontano dal super robot tradizionale, genere che oramai è agli sgoccioli. Cosa triste ma inevitabile: bisogna lasciare spazio al nuovo e il 1983 è un anno d'oro per il mecha nel suo complesso, un anno che ha visto in onda serie cult come Dougram, Dunbine e Votoms. Il robot è morto, lunga vita al robot!
"Dio Elettrico Arbegas"! Chissà perché da piccolo, vuoi anche per la qualità non eccelsa delle trasmissioni, lo avevo rinominato "Bio elettrico arbegas", forse un omaggio in anticipo ai prodotti biologici..?
A parte gli scherzi, questa serie è senz'altro uno dei classici dell'animazione giapponese degli anni '80, per quanto riguarda il filone robotico. L'opera è stata ideata da Saburo Yatsude, che per chi non lo conoscesse è il creatore di "Vultus 5", "General Daimos", "God Sigma" e "Laserion", per dirne qualcuno. Insomma tutti quelli che, a differenza della serie di Go Nagai, avevano un qualcosa di trasformabile in sé, che si trattasse sia di vari veicoli da unire sia della conversione di un unico mezzo in robot.
Detto questo, non resta molto altro, la serie è piuttosto banale, ci sono i buoni che combattono i cattivi per salvare la Terra. Banale ma comunque piacevole, almeno per un bambino di 12 anni, forse se la guardassi adesso ci riderei. In ogni caso merita di ricevere un'occhiata, soprattutto in spirito nostalgico/vintage, dato che è stata senza dubbio una delle serie animate che hanno caratterizzato l'infanzia della generazione 70-80.
A parte gli scherzi, questa serie è senz'altro uno dei classici dell'animazione giapponese degli anni '80, per quanto riguarda il filone robotico. L'opera è stata ideata da Saburo Yatsude, che per chi non lo conoscesse è il creatore di "Vultus 5", "General Daimos", "God Sigma" e "Laserion", per dirne qualcuno. Insomma tutti quelli che, a differenza della serie di Go Nagai, avevano un qualcosa di trasformabile in sé, che si trattasse sia di vari veicoli da unire sia della conversione di un unico mezzo in robot.
Detto questo, non resta molto altro, la serie è piuttosto banale, ci sono i buoni che combattono i cattivi per salvare la Terra. Banale ma comunque piacevole, almeno per un bambino di 12 anni, forse se la guardassi adesso ci riderei. In ogni caso merita di ricevere un'occhiata, soprattutto in spirito nostalgico/vintage, dato che è stata senza dubbio una delle serie animate che hanno caratterizzato l'infanzia della generazione 70-80.