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Godaime Hokage

Episodi visti: 11/11 --- Voto 2
Ho guardato questa serie sino alla fine per poterne fare una recensione completa. È stata una grande fatica, perché non mi è piaciuta per niente. Leggendo la trama mi ero fatta l'idea che la serie raccontasse la risoluzione di casi da parte di un danaroso detective della polizia.
Invece parla di tutt'altro.
Racconta la storia di un giovane ricco sfondato, Kanbe Daisuke, che diventa un detective di polizia sfruttando il suo conto miliardario e risolve un paio di casi usando il denaro, mentre il suo vero scopo è fare luce sulla morte della madre e del padre. E questo lo si capisce tipo a metà della serie, perché lo sviluppo della vicenda è alquanto nebuloso.
Il co-protagonista è un altro detective della polizia, Kato Haru, finito in disgrazia per un'operazione andata male e non più in grado di usare la pistola.

All'inizio si pensa che i due formeranno un'accoppiata non convenzionale nella lotta al crimine. Nella realtà Kanbe sperpera i soldi a destra e a manca per ripagare i danni che fa volutamente per concludere i casi, senza contare i soldi con cui corrompe i testimoni perché gli rivelino ciò che vuole sapere. In pratica fa tutto quello che un bravo detective non fa. É arrogante, egoista, il classico ricco viziato che guarda il mondo dall'alto in basso e fa sentire gli altri inferiori. Davvero detestabile. Uno pensa che l'obiettivo della serie sia fare in modo che Kato abbia su di lui una buona influenza e gli insegni come lavora un detective serio, ma non è così, perché Kanbe si comporta così sino all'ultima puntata.
E Kato subisce.

I personaggi sono decisamente piatti, le relazioni tra di essi non sono per niente approfondite e solamente accennate: tipo, Kanbe Suzue, parente di Daisuke che lo aiuta nelle sue faccende, non si capisce bene che rapporto abbia con lui. Kato sembra essere interessato a lei, ma la cosa resta solo superficiale e accennata in un paio di puntate.
La storia della morte dei genitori di Daisuke è incomprensibile. Si passa di palo in frasca nel corso della stessa puntata e uno deve cercare di raccapezzarsi per capire dove si voglia andare a parare.
La vicenda non coinvolge, non c'è un filo logico, non c'è vera suspense; personalmente mi veniva il nervoso a vedere Kanbe far sfoggio della sua ricchezza e abilità grazie alla sua AI, mentre gli altri si arrabattavano per risolvere le cose come normalmente si dovrebbe fare in un'indagine.
A proposito dell'AI: nel corso della serie secondo me si va incontro ad una grande incoerenza. L'AI HEUSC viene presentata come il supporto principale di Kanbe, che gli apre tutte le porte, gli fornisce tutte le informazioni e gli funge da home banking. Tutto sino al momento in cui viene fuori il fatto che la famiglia Kanbe è coinvolta in affari poco puliti collegati alla morte della madre di Daisuke. Da questo momento, HEUSC smette di fare ciò che gli viene chiesto, cancella dati, sabota sistemi. Quindi uno pensa che ora Kanbe sarà costretto a fare come gli esseri umani normali.
E invece, dopo che in una puntata viene detto che HEUSC non può fare la scansione di una nave sospetta e dare informazioni su di essa a causa del veto del controllo superiore, ecco che nella successiva magicamente riprende a funzionare e fa ciò che sino a poco prima non poteva fare; però allo stesso tempo dà manforte al nemico di Kanbe. Quindi la cosa non torna: la storia non regge. O ti aiuta, o non ti aiuta.

Per quanto riguarda gli altri personaggi, antagonista compreso, il mio giudizio non cambia. L'antagonista poi non ha il minimo spessore e ha dei comportamenti a momenti da psicopatico, a momenti da sicario. Anche lo scontro finale è tutto tranne che coinvolgente e meritevole di tal nome.

Insomma, devo concludere dicendo che le premesse per questa serie potevano essere buone, ma lo sviluppo è stato decisamente scarso ed in tono calante sino alla fine.
Tra tutte le serie che ho visto è la seconda in assoluto nella classifica delle peggiori ("Babylon", che è la prima, non sono proprio riuscita a terminarla).
Ah, dimenticavo: di miliardario, genio, playboy e filantropo ce n'è uno solo, Tony Stark, che almeno i suoi soldi e il suo talento li usa in maniera degna.
Per tutti questi motivi boccio "The Milionarie detective: balance unlimited".


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Atenaide

Episodi visti: 11/11 --- Voto 6
Non è tutto oro quel che luccica, recita un noto proverbio e io lo uso per dare un titolo a questa recensione.

L’anime mi ha colpita all’inizio per la sua aria di novità, essendo recentissimo. Scommettere sulla bontà di un’anime recente è pericoloso: un prodotto nuovo può deludere in quanto a furia di sentirne parlare e vederlo annunciare a trombe spiegate lo fa immaginare migliore di quel che è, creando così false attese. Questo è il caso di "Fugō Keiji Balance: Unlimited". Ma andiamo con ordine.

Nello svolgimento della trama abbiamo l’interazione tra Daisuke Kambe, erede milionario di un famiglia che ripaga i danni mostruosi che produce per più del triplo del valore grazie ad un fondo cassa molto fondo, dichiarando una frase emblematica per quest’anime: ”Balance: unlimited” al maggiordomo virtuale, HUESC. Sia nell’uso delle sue disponibilità pecuniarie, che nell’entità dei danni che è in grado di produrre, la persona di Daisuke Kambe pare un po' esagerata; dall’altra abbiamo Haru Kato, un poliziotto quasi suo coetaneo, che dopo aver lasciato al prima sezione per una vicenda dolorosa, lavora alla "Divisione Crimini Moderni", un'unità creata per quegli agenti che sono parsi inutili o problematici e si rifiuta di usare pistole, agendo con correttezza e onestà, da vero eroe, cercando di proteggere le persone nel miglior modo possibile.

Kambe si metterà in testa di lavorare proprio alla sezione di Kato e tra i due voleranno scintille: il primo è senza scrupoli e crede che il denaro benedica qualunque azione, non importa quanto distruttiva, il secondo, invece, ha a cuore i civili e non accetta la condotta del riccastro, riprendendolo spesso in modo alterato.

L’anime, dunque, ha un’impronta poliziesca, ma già dalle prime battute pare confuso: tra esagerate distruzioni, conto dei danni esorbitante, episodi che non aiutano ad interpretare la via che prenderà quest’anime. Uno degli episodi più belli, prima del marasma assoluto, è quello in cui Kato chiama Kambe per un’emergenza nel suo giorno libero e quest’ultimo fugge di casa dimenticando il cellulare e dovendo agire per un giorno intero senza cash, mentre Kato gli insegna la semplicità e la serenità di quel vivere tanto spartano.

Dopo qualche episodio leggero e molto ironico, l’anime diventa d’improvviso duro e coinvolge la Divisione negli affaracci della famiglia Kambe. Lo stesso Kambe agirà sì da detective, ma tutta la vicenda ruoterà intorno a lui e alla sua famiglia, riducendo a mere apparizioni e macchiette i colleghi, fuorché, fortunatamente, Kato. Da lì comincerà una girandola di esplosioni, minacce, morti, tecnologie insospettabili e... il delirio. L’azione dovrebbe essere quantomeno lineare ma tra i due personaggi si stenta a creare quel’alchimia che deve esserci per fare funzionare la storia. Kambe ha sì il suo ruolo centrale in tutto, ma il suo personaggio così ingessato e, anche nel tormento, poco disposto a presentarsi sotto forma di dialoghi, lo rendono per un pessimo soggetto se resta da solo al centro del palcoscenico. A dare umanità e colore alla vicenda altrimenti troppo autoreferenziale e poco empatica (tanto che Kambe parlerà solo alla fine, davvero, della sua vita e poi continuerà ad agire, più che a parlare, creando un’aura troppo misteriosa intorno a sé e finendo con lo stancare con i suoi silenzi) dovrebbe esserci Kato, la cui natura eroica (e non uso un termine a caso) si è momentaneamente assopita dopo quell'incidente che gli è costato una carriera promettente e, prima di incontrare Kambe era l’ombra di se stesso. Le sue azioni altruiste, il suo spirito di sacrificio e la sua grande vitalità che esprime in emozioni sbandierate lo rendono quel personaggio pulito che fa da contraltare ad un oscuro Kambe e quando i due troveranno un accordo e forse un’amicizia senza bisogno di parole, il giovane miliardario ridando al poliziotto deluso una causa per cui combattere, dando Kato a Kambe quel senso di dovere e di umanità che rende un poliziotto onesto e dunque eroe, la situazione volgerà per il meglio.

Nulla da eccepire per questo rapporto atteso, ma il suo sviluppo sfugge alle maglie della trama, mentre la narrazione stessa va dove vuole, sacrificando grandi colpi di scena e esplosioni da manuale allo studio psicologico dei personaggi. Per chi non ha molte pretese è un buon anime da vedere perché il meccanismo funziona, ma si percepisce chiaramente che manca davvero qualcosa. Gli stessi flashback che dovrebbero inquadrare la narrazione non sono presentati a dovere e seppur brevi, risultano dispersivi.

Altro punto critico è HUESC: il maggiormo virtuale è una macchina il cui uso è a doppio taglio. Da una parte è utilissimo per reperire informazioni e agire a livelli complessi e telematici, dall’altra è esso stesso strumento di controllo dell’operatore. Anche dopo che Suzue Kambe rivela a Daisuke che non possono né andare a fondo nella ricerca con HUESC, ma anzi, ne sono pure controllati, continuano ad usarlo e anche quando si scopre che hanno un’autorizzazione che non è piena, nessuno dubita dell’affidabilità di simile tecnologia.
Il finale è frutto di una trama che cerca di trascinare lo spettatore nel posto giusto, di un caso folle e fortuito e poi molto pilotato, quando vede HUESC in balia delle ordinazioni insensate dei colleghi di Kambe e Kato e Kambe a caccia di contrabbandieri, coordinati sì, ma sempre loro stessi. Una cosa non mi spiego: ma Kato non si fa male a farsi ogni volta dei tuffi del genere? Non c’è nulla di divertente in quello “sport” pericoloso, né nella mancanza d’aiuto di Kambe. Aggiungo un ultima critica sul finale: un meccanismo complesso non dovrebbe rompersi in un modo così semplice, provocando addirittura quell’affondamento.

Sul fronte dei personaggi cominciano i dolori: va benissimo che un anime di 11 episodi deve essere quanto più possibile sintetico e deve sacrificare qualcosa, ma quando l’azione trascina i personaggi e loro stessi emergono poco (qualcuno affatto), l’opera stessa risulta sterile. A parte i due co-protagonisti, sono pochi i personaggi memorabile e alcuni hanno solo il promemoria della loro esistenza in pochi dettagli (c’è lo scaricatore seriale di video i cui gusti sono deprecabili, la consumatrice di caramelle, il capo... ad interim e per un breve tempo, Cho, il poliziotto con un caso in sospeso da vent'anni) e risultano grossolanamente tratteggiati. Un personaggio che è l’appendice di Kambe è Suzue Kambe, il cui rapporto con lui non è molto chiaro. Nessuno spiega chi sia nella vita di Kambe questa donna la cui abnegazione, il suo trasporto verso Kambe e il suo.... servilismo verso di lui, risultano immotivati. Va bene, potrebbe esserne innamorata, ma sta di fatto che mettere in luce un personaggio e poi non degnarsi di presentarlo a dovere se non come appendice di un computer, allora è un reato doloso.

Opening ed ending sono davvero orecchiabili, mentre il chara design non è poi così favoloso: i personaggi paiono troppo piatti. Nota di merito ai doppiatori della premiata coppia Kato-Kambe, il primo un veterano, il secondo un giovane emergente che spero ancora di sentire in altri anime.
Concludendo questa recensione-sfogatoio: sulla carta Fugo Keiji è un anime che meriterebbe e funzionerebbe, perché ha tutti gli elementi capaci di farne un’anime godidibile, tra cui una buona coppia di protagonisti, una vicenda intricata e nera e un sacco di tecnologia spettacolare, purtroppo scade nei personaggi troppo poco valorizzati e in una narrazione incapace di dare un ritmo che finisce col fagocitare i personaggi. È sempre doloroso vedere un buon materiale sprecato così.

Ripeterò una frase che ho scritto appena ho iniziato questa recensione: è un peccato, ma non è tutto oro quello che luccica.


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maxcristal1990

Episodi visti: 11/11 --- Voto 7,5
Haru Kato, ispettore del dipartimento "Divisione Crimini Moderni", prosegue onestamente la sua attività lavorativa impegnandosi sempre al meglio. Un passato difficile lo ha portato ad abbandonare la prima divisione investigativa. L'arrivo di Daisuke Kambe nel reparto investigativo travolgerà la vita dell' ispettore Kato, visti l'immensa ricchezza della famiglia Kambe e il modo, decisamente particolare, di risolvere i casi di questo nuovo collega.

Anime che ho trovato senza infamia e senza lode. Niente di speciale ma nemmeno si può criticare più del dovuto. La storia scorre bene, presentando nei primi episodi puntate autoconclusive, a mio giudizio la parte meno succosa della serie, facendo vedere un caso differente ogni episodio. Nella seconda parte guadagna qualche punto proponendo un caso sulla famiglia Kambe e tirando in ballo tutti gli episodi passati e i segreti di questa ricca famiglia. Durante il susseguirsi degli episodi si crea un legame sempre più intenso tra i due ispettori, molto bello da vedere. Altrettanto bello è come pian piano l'ispettore Kato, riacquisti autostima, persa dopo l'incidente in prima divisione. Come vengono risolti i crimini da Kambe è un po' strano e vederlo sempre usare il suo denaro illimitato è un po' monotono e ripetitivo. Una piccola dose di giallo e mistero lo rende nel finale, abbastanza interessante e più curioso.

Le animazioni non sono niente di che, molto semplici e curate fino ad un certo punto. Le musiche sono abbastanza adeguate anche se in alcuni tratti un po' invadenti.
Nel complesso mi ha fatto piacere vederlo, ma se fosse stato gestito meglio poteva avere una marcia in più.


 1
Focasaggia

Episodi visti: 11/11 --- Voto 6
«Fugou Keiji Balance: Unlimited» è un anime, a cura dello studio di animazione CloverWorks, tratto dal romanzo «Fugō Keiji» scritto da Yasutaka Tsutsui, fresco, leggero, dinamico e intelligente nella narrazione, senza adeguati colpi di scena a sostegno.

Haru Katō poliziotto onesto e tormentato da una sfortunata scelta passata e Daisuke Kanbe un giovane detective dai fondi praticamente inesauribili: l'incontro fra i due ragazzi dal carattere diametralmente opposto darà luogo a innumerevoli scene divertenti. Entrambi seguono la giustizia, chi in maniera più classica, chi invece in maniera completamente originale fino a rasentare l'impossibile. Dopo i primi episodi introduttivi, dove siparietti comici più o meno riusciti saranno a farci compagnia, si arriva al nocciolo della storia, un mistero su cui si vuole far luce a qualunque prezzo.

Soldi, l'idea di avere fondi illimitati ha sempre avuto un suo fascino, ricorda personaggi quali il Conte di Montecristo o anime dove il denaro era protagonista come Speed Grapher, qui viene utilizzato soprattutto come elemento umoristico con successo nei primi episodi, in seguito questa seducente tematica verrà messa da parte, più che a fondi illimitati si penserà di assistere ad un nuovo film di James Bond, non che sia brutto nella realizzazione, semplicemente non era quello che si pensava di vedere.

Quando dovrebbe essere più incisivo si notano le mancanze della serie, come se l'anime rifiutasse di andare oltre alla sufficienza, ricordando la questione del "6 politico". Le scene di lotta sono davvero ben realizzate e momenti di pathos ci saranno, ma non si deciderà di focalizzarsi su quei momenti che rimarranno accennati, talvolta non verranno neanche mostrati, se questi non coinvolgeranno i due protagonisti, ad un certo punto il nemico sembra quasi trovarsi in più posti contemporaneamente e comportarsi in maniera differente a seconda di chi si trova davanti, quelli che potevano essere, e sembrava lo fossero, dei tasselli di un buon puzzle si dimostreranno di fatto elementi che potranno non soddisfare uno spettatore esigente. Si tende a ragionare molto quanto bastava ragionare poco.

L'opera originale del 1978 ha visto due trasposizioni in live action dai titoli "Fugoh Keiji" del 2005 e il seguito "Fugoh Keiji 2" del 2006. Yasutaka Tsutsui, l'autore del romanzo, è un nome celebre, Satoshi Kon volle adattare un'altra opera dello scrittore, "Paprika", e fra i vari scritti si ricorda "La ragazza che saltava nel tempo".

La caratterizzazione dei protagonisti non è delle migliori in quanto da un lato non si riesce a dare il giusto risalto a quello che dovrebbe essere l'eroe della serie, dall'altro difficilmente un personaggio altezzoso come Daisuke potrà creare empatia con lo spettatore per quanto risulti spesso comico, e persino innocente, il suo agire; a dispetto delle premesse. Se si volesse creare solo una storia leggera, comica il tutto andrebbe benissimo, quando si vuole creare una storia con risvolti drammatici è importante che si sia precedentemente creata una sorta di empatia fra i personaggi e lo spettatore rischiando altrimenti che quest'ultimo si disinteressi degli eventi.

Oltre ai due protagonisti altri personaggi interessanti sono l'astuto Chо̄suke Nakamoto, alcune delle scene migliori saranno incentrate su di lui, e Katsuhiro Takei, gli altri compagni di Katō sono facilmente dimenticabili.

Il comparto audio è di ottimo livello, per quanto riguarda le musiche l'opening "Navigator" cantata dal gruppo dei SixTones è frizzante mentre l'ending "Welcome My Friend" di Okamoto ricorda a tratti "Let’s Get it Started" dei Black Eyed Peas, le ost in generale sono di spessore. Le animazioni sono fluide, visivamente gradevoli, si riesce facilmente a seguire le scene di azione, tutto è comprensibile, chiaro, il disegno è molto curato.

Per quanto riguarda il doppiaggio riuscita la scelta dei protagonisti da una parte sentiremo Mamoru Miyano (Ling Yao di Fullmetal Alchemist: Brotherhood, Chrollo Lucilfer di Hunter x Hunter del 2011, Rintarō Okabe di Steins;Gate e Osamu Dazai di Bungo Stray Dogs) che presterà la sua voce a Katō mentre dall'altra il giovanissimo ma bravo Yūsuke Ōnuki saprà dare lustro a Daisuke.

In definitiva si consiglia la visione a chi apprezza le storie leggere, con una punta di mistero.