Kojiro - La guerra per le spade sacre
‘Spoilerare’, si sa, è uno dei pericoli del recensore, specialmente quando la serie è breve. Ma, in una serie come questa, diventa quasi impossibile recensire senza anticipare molte cose, per cui siete avvisati.
Con la seconda stagione, intitolata giustamente “La guerra per le spade sacre”, le vicende di Kojiro e soci virano a centottanta gradi, abbandonando lo spirito ninja e passando a uno decisamente più affine a quello de “I cavalieri dello zodiaco”. La minaccia pronosticata da Irina diventa reale e viene alla luce: Kojiro e Musashi scoprono infatti che la Furinkazan e la Ogonken non sono semplici spade, ma due delle dieci che reggono l’universo, e, dato che i guerrieri di Kaos ne hanno già ottenute cinque, risulta necessario stringere alleanza e trovare le altre tre. Incontrano così Soshi, un Andromeda dai capelli lunghi e dall’espressione virile, Sigma, un Cigno dai capelli d’argento e dall’aria dura e adulta, e, naturamente, Ryoma, amico fraterno di Kojiro che ha già partecipato alla prima serie, che diventeranno i padroni delle ultime spade. Poi si recheranno nel luogo del grande duello, ove lotteranno contro Kaos e i suoi quattro guerrieri. Tale conflitto, infatti, si ripete ciclicamente, in corrispondenza di grandi guerre terrestri (si vede per esempio la battaglia di Lepanto o Napoleone), e, se gli emissari di Kaos dovessero vincere, il male conquisterà il mondo.
La grafica e la regia sono sempre di ottimo livello, grazie alle mani magiche di Haraki e Himeno, e la regia curatissima. Ottime le musiche e l’opening, in stile hard rock.
Fare un bilancio però non è facile. Da un lato è una vicenda molto più in linea con la mentalità occidentale e lo spirito de “I cavalieri dello zodiaco”. Ma dall’altro sei episodi sono forse troppo pochi. Ma di sicuro è la caratterizzazione dei personaggi che viene a mancare: se Sigma e Soshi sono descritti bene, i cattivi, invece, Kaos compreso, sono una vera delusione. Non hanno un unghia del carisma e del fascino dei rivali visti ne “I cavalieri dello zodiaco” o in “Bt’X”, un piattume totale e imperdonabile per gli alti registri cui siamo stati abituati.
Ciò mi porterebbe a dare un voto basso, ma non posso negare che questa stagione confermi la genialità di Kurumada nel raccontare storie piene di significati profondi, ove tutto può succedere. Anche il ritorno dell’equilibrio tra Occidente e Oriente è davvero apprezzabile, per cui “Kojiro” è davvero un gioiello che merita di essere visto, e, anche se non raggiunge il 10 per i cattivi piatti, il 9 lo merita tutto.
Con la seconda stagione, intitolata giustamente “La guerra per le spade sacre”, le vicende di Kojiro e soci virano a centottanta gradi, abbandonando lo spirito ninja e passando a uno decisamente più affine a quello de “I cavalieri dello zodiaco”. La minaccia pronosticata da Irina diventa reale e viene alla luce: Kojiro e Musashi scoprono infatti che la Furinkazan e la Ogonken non sono semplici spade, ma due delle dieci che reggono l’universo, e, dato che i guerrieri di Kaos ne hanno già ottenute cinque, risulta necessario stringere alleanza e trovare le altre tre. Incontrano così Soshi, un Andromeda dai capelli lunghi e dall’espressione virile, Sigma, un Cigno dai capelli d’argento e dall’aria dura e adulta, e, naturamente, Ryoma, amico fraterno di Kojiro che ha già partecipato alla prima serie, che diventeranno i padroni delle ultime spade. Poi si recheranno nel luogo del grande duello, ove lotteranno contro Kaos e i suoi quattro guerrieri. Tale conflitto, infatti, si ripete ciclicamente, in corrispondenza di grandi guerre terrestri (si vede per esempio la battaglia di Lepanto o Napoleone), e, se gli emissari di Kaos dovessero vincere, il male conquisterà il mondo.
La grafica e la regia sono sempre di ottimo livello, grazie alle mani magiche di Haraki e Himeno, e la regia curatissima. Ottime le musiche e l’opening, in stile hard rock.
Fare un bilancio però non è facile. Da un lato è una vicenda molto più in linea con la mentalità occidentale e lo spirito de “I cavalieri dello zodiaco”. Ma dall’altro sei episodi sono forse troppo pochi. Ma di sicuro è la caratterizzazione dei personaggi che viene a mancare: se Sigma e Soshi sono descritti bene, i cattivi, invece, Kaos compreso, sono una vera delusione. Non hanno un unghia del carisma e del fascino dei rivali visti ne “I cavalieri dello zodiaco” o in “Bt’X”, un piattume totale e imperdonabile per gli alti registri cui siamo stati abituati.
Ciò mi porterebbe a dare un voto basso, ma non posso negare che questa stagione confermi la genialità di Kurumada nel raccontare storie piene di significati profondi, ove tutto può succedere. Anche il ritorno dell’equilibrio tra Occidente e Oriente è davvero apprezzabile, per cui “Kojiro” è davvero un gioiello che merita di essere visto, e, anche se non raggiunge il 10 per i cattivi piatti, il 9 lo merita tutto.