86 Eighty Six
C'è qualcosa che non va nell'anime di 86 - Eighty Six (da qui in poi solo 86 per comodità). Ed è qualcosa di grosso.
Recensione FULL SPOILER, siete avvertiti. Se non avete visto l'anime non leggete.
Ancora una volta metto le mani avanti: non ho letto la novel, né a questo punto penso che lo farò, perché la visione di questo anime onestamente mi ha lasciato parecchia delusione.
Le premesse erano ottime: un incrocio tra L'Attacco dei Giganti e The Sky Crawlers (tra l'altro rivisto proprio subito prima degli ultimi episodi di 86, altro livello).
L'incipit è anche interessante, con la presentazione dei vari personaggi, l'handler Lena, tanto giovane quanto idealista, e lo squadrone degli Spearhead capitanati da Shin/Undertaker. I primi scricchiolii però sono proprio nel world building. Che a uno sguardo superficiale è decisamente molto interessante, ma che poi risulta incoerente.
Mi spiego con un esempio: ne L'Attacco dei Giganti l'isola dove si trovano i nostri è volutamente isolata. Non ci sono sorvoli di aeroplani o dirigibili, nessuno attracca, fatte salve le navi che poi trasformano i prigionieri in giganti. Quindi non avere contatti con le nazioni "vicine" è giustificato. In 86 la Repubblica di San Magnolia è un chiusone senza sbocchi a mare, che si dota di un cuscinetto di "schiavi/soldati", gli 86 appunto, con gli altri 85 distretti separati da quello esterno, che funge da linea difensiva contro la Legione (ci arriviamo alla critica anche sul nemico). L'espulsione degli 86 però, a inizio guerra, non viene in alcun modo giustificata: è un fatto razziale? Come è possibile che gli 86, che sembrano davvero tanti, visto che i ragazzi vengono continuamente mandati al fronte come carne da macello, si siano fatti buttare fuori senza colpo ferire? O ci sono state delle proteste? E se ci sono state perché non vengono raccontate?
Anche una Nord Corea, per quanto isolata, ha contatti diplomatici con le altre nazioni. Eppure ci sono dei sistemi di comunicazione apparentemente a lungo raggio usati dalla Federazione e dagli altri stati. Perché San Magnolia non risponde? Non si sa. Perché, vista la tecnologia avanzatissima che sembra esserci, da questi carri armati artropodi che caratterizzano la serie, al Para-Raid, ai sintetizzatori di cibo, non viene sfruttata anche l'aviazione? Non si sa. Nel finale tirano fuori un aeroplano e si vedono anche degli elicotteri. Mi state dicendo che in questo contesto tecnologico non si può volare da un posto all'altro del mondo e non esistono satelliti? E, se esistevano e sono stati battuti dalla Legione, perché non dirlo?
Ma di cose che non tornano a livello di world building ce ne sono davvero una marea, come il lassismo di un esercito di una nazione apparentemente semi-dittatoriale e imperialista, cosa che non ha veramente alcun riscontro storico-sociale nella realtà. E le stesse insubordinazioni di Lena che, per quanto sia privilegiata per la sua estrazione sociale e provenienza, se la cava assurdamente sempre con una pacca sulla spalla. O il fatto che un'intera nazione di milioni di persone creda alla balla che i mezzi da combattimento siano pilotati da computer.
E una grossa parentesi va fatta sulla Legione, esercito di mezzi autonomi pilotati da intelligenza artificiale, creati da un impero ormai decaduto - e soppiantato dalla Federazione - che controlla un non meglio precisato territorio, che sembra autoprodursi. E che, poiché sembra avere una scadenza (! - tra l'altro poi dettagli che finisce nel dimenticatoio) acquisisce le personalità dei soldati caduti e le sfrutta per avere dei "veri" processori a guidare i mezzi chiave che gestiscono le battaglie con maggiore efficienza. È un nemico senza volto e senza una ragione d'essere, un ottuso computer che continua a tirar dritto nella sua missione distruttiva. Le storie di guerra funzionano se si riesce a dare anima, volto, concretezza a un nemico. Perché, ancora una volta tiro in ballo i Giganti, Reiner, Zeke, Annie e compagnia funzionano? Perché sono nemici ma anche persone (passatemela) vere. Con volti, idee, personalità. La Legione è un vuoto pneumatico di narrazione.
Con grande sforzo si passa sopra a tutto questo, si fa finta di non vederlo e si riesce ad apprezzare il tema portante della serie: la morte. Quotidiana, ineluttabile. Si apprezza il rapporto tra Lena e Shin, tra lei e gli altri processori. Le dinamiche, per quanto basilari, all'interno del gruppo. In 86 si muore, tanto quanto e forse più de L'Attacco dei Giganti. Ma non basta.
Il problema è che, proprio a livello narrativo, 86 a metà strada - dopo una prima parte tutto sommato sufficiente e nel finale anche commovente - inizia a contraddire se stesso. O meglio, sembra mentire allo spettatore. Perché al termine del primo cour vediamo Fido spegnersi, gli 86 riversi al suolo e lo stesso Shin apparentemente vittima della Legione. Ma appena inizia la seconda metà tutto questo viene ribaltato. I nostri sono relativamente vivi e vegeti, Fido viene riattivato eccetera eccetera. Questo è un errore classico per chi è uno scrittore amatoriale, mostrare qualcosa e poi rimangiarsela.
Idem quando Shin sembra "sentire" la voce di Lena. La sta salutando? O è morta ed è finita in un ragno della Legione? E poi...
Tutta la seconda parte dell'anime è funestata dalla presenza di Frederica, la cui side story è totalmente inutile e anzi diventa odiosamente preponderante. Il personaggio si affeziona artificialmente a Shin perché le ricorda il suo protettore Kiri - i due erano lontani parenti, stesso cognome - e non aggiunge davvero nulla né alla trama in sé né tantomeno alla crescita dei personaggi. Anzi, è davvero un innesto fastidioso, petulante, ridondante.
Non ho parlato, volutamente, dei "poteri" di Shin, creati chiaramente per avere dei facili inneschi narrativi ma che possiamo accettare. Ma velo pietoso sulle capacità di Frederica, per i motivi di cui sopra. La bambina funge da deus ex machina in svariati contesti, per chi è anche solo un minimo smaliziato nel fruire di film, serie, libri, fumetti, capisce immediatamente quanto tutto quello che giri intorno a lei risulti forzato.
Il finale è gestito così male che si arranca controvoglia. Ovviamente il gruppo si ritrova di nuovo isolato in pieno territorio nemico, a caccia di un'arma di distruzione di massa con al suo interno il "cervello" di Kiri, l'ex cavaliere di Frederica. Un antagonista ancor più vuoto della macchina che controlla, un personaggio che nulla dà alla storia, che va battuto perché sì. Totalmente privo di mordente, con il quale è impossibile empatizzare.
Si arriva, con un sospiro di sollievo, a una conclusione ovviamente scontatissima: tutti vivi, tutti felici - la guerra c'è ma ehi, ora ci si può spostare da una nazione all'altra senza problemi - e, all'ultimo respiro, finalmente gli 86 e Lena si incontrano per la prima volta. Un contentino di due minuti a fronte di ben due episodi conclusivi post battaglia finale di una noia abissale.
Quel che "salva", ma solo in parte, l'anime è sicuramente la realizzazione tecnica, che si mantiene molto alta, e soprattutto le musiche davvero epiche e incalzanti di Hiroyuki Sawano. Per il resto a tirare la carretta nella seconda metà sono quei pochi frammenti di episodi nei quali vediamo Lena e quei dettagli che ci fanno capire che Shin sta precipitando in una certa misura nella follia.
86 - Eighty Six è più che una mezza delusione. Una storia con tante potenzialità, funestata però da troppe ingenuità, sia nella costruzione del mondo sia nella scrittura di alcuni personaggi, che infine nella messa in scena degli eventi. Avrei anche potuto scrivere il doppio, andando ad analizzare una miriade di piccole e grandi criticità. A fronte di una solida, quanto illusoria prima parte, 86 si rivela essere un anime vuoto, davvero poco originale nei contenuti e senza quel guizzo - se non nella parte tecnica, l'unica cosa che mi impedisce di dare un voto inferiore al 6 politico - che lo potesse fare uscire dalla mediocrità.
Recensione FULL SPOILER, siete avvertiti. Se non avete visto l'anime non leggete.
Ancora una volta metto le mani avanti: non ho letto la novel, né a questo punto penso che lo farò, perché la visione di questo anime onestamente mi ha lasciato parecchia delusione.
Le premesse erano ottime: un incrocio tra L'Attacco dei Giganti e The Sky Crawlers (tra l'altro rivisto proprio subito prima degli ultimi episodi di 86, altro livello).
L'incipit è anche interessante, con la presentazione dei vari personaggi, l'handler Lena, tanto giovane quanto idealista, e lo squadrone degli Spearhead capitanati da Shin/Undertaker. I primi scricchiolii però sono proprio nel world building. Che a uno sguardo superficiale è decisamente molto interessante, ma che poi risulta incoerente.
Mi spiego con un esempio: ne L'Attacco dei Giganti l'isola dove si trovano i nostri è volutamente isolata. Non ci sono sorvoli di aeroplani o dirigibili, nessuno attracca, fatte salve le navi che poi trasformano i prigionieri in giganti. Quindi non avere contatti con le nazioni "vicine" è giustificato. In 86 la Repubblica di San Magnolia è un chiusone senza sbocchi a mare, che si dota di un cuscinetto di "schiavi/soldati", gli 86 appunto, con gli altri 85 distretti separati da quello esterno, che funge da linea difensiva contro la Legione (ci arriviamo alla critica anche sul nemico). L'espulsione degli 86 però, a inizio guerra, non viene in alcun modo giustificata: è un fatto razziale? Come è possibile che gli 86, che sembrano davvero tanti, visto che i ragazzi vengono continuamente mandati al fronte come carne da macello, si siano fatti buttare fuori senza colpo ferire? O ci sono state delle proteste? E se ci sono state perché non vengono raccontate?
Anche una Nord Corea, per quanto isolata, ha contatti diplomatici con le altre nazioni. Eppure ci sono dei sistemi di comunicazione apparentemente a lungo raggio usati dalla Federazione e dagli altri stati. Perché San Magnolia non risponde? Non si sa. Perché, vista la tecnologia avanzatissima che sembra esserci, da questi carri armati artropodi che caratterizzano la serie, al Para-Raid, ai sintetizzatori di cibo, non viene sfruttata anche l'aviazione? Non si sa. Nel finale tirano fuori un aeroplano e si vedono anche degli elicotteri. Mi state dicendo che in questo contesto tecnologico non si può volare da un posto all'altro del mondo e non esistono satelliti? E, se esistevano e sono stati battuti dalla Legione, perché non dirlo?
Ma di cose che non tornano a livello di world building ce ne sono davvero una marea, come il lassismo di un esercito di una nazione apparentemente semi-dittatoriale e imperialista, cosa che non ha veramente alcun riscontro storico-sociale nella realtà. E le stesse insubordinazioni di Lena che, per quanto sia privilegiata per la sua estrazione sociale e provenienza, se la cava assurdamente sempre con una pacca sulla spalla. O il fatto che un'intera nazione di milioni di persone creda alla balla che i mezzi da combattimento siano pilotati da computer.
E una grossa parentesi va fatta sulla Legione, esercito di mezzi autonomi pilotati da intelligenza artificiale, creati da un impero ormai decaduto - e soppiantato dalla Federazione - che controlla un non meglio precisato territorio, che sembra autoprodursi. E che, poiché sembra avere una scadenza (! - tra l'altro poi dettagli che finisce nel dimenticatoio) acquisisce le personalità dei soldati caduti e le sfrutta per avere dei "veri" processori a guidare i mezzi chiave che gestiscono le battaglie con maggiore efficienza. È un nemico senza volto e senza una ragione d'essere, un ottuso computer che continua a tirar dritto nella sua missione distruttiva. Le storie di guerra funzionano se si riesce a dare anima, volto, concretezza a un nemico. Perché, ancora una volta tiro in ballo i Giganti, Reiner, Zeke, Annie e compagnia funzionano? Perché sono nemici ma anche persone (passatemela) vere. Con volti, idee, personalità. La Legione è un vuoto pneumatico di narrazione.
Con grande sforzo si passa sopra a tutto questo, si fa finta di non vederlo e si riesce ad apprezzare il tema portante della serie: la morte. Quotidiana, ineluttabile. Si apprezza il rapporto tra Lena e Shin, tra lei e gli altri processori. Le dinamiche, per quanto basilari, all'interno del gruppo. In 86 si muore, tanto quanto e forse più de L'Attacco dei Giganti. Ma non basta.
Il problema è che, proprio a livello narrativo, 86 a metà strada - dopo una prima parte tutto sommato sufficiente e nel finale anche commovente - inizia a contraddire se stesso. O meglio, sembra mentire allo spettatore. Perché al termine del primo cour vediamo Fido spegnersi, gli 86 riversi al suolo e lo stesso Shin apparentemente vittima della Legione. Ma appena inizia la seconda metà tutto questo viene ribaltato. I nostri sono relativamente vivi e vegeti, Fido viene riattivato eccetera eccetera. Questo è un errore classico per chi è uno scrittore amatoriale, mostrare qualcosa e poi rimangiarsela.
Idem quando Shin sembra "sentire" la voce di Lena. La sta salutando? O è morta ed è finita in un ragno della Legione? E poi...
Tutta la seconda parte dell'anime è funestata dalla presenza di Frederica, la cui side story è totalmente inutile e anzi diventa odiosamente preponderante. Il personaggio si affeziona artificialmente a Shin perché le ricorda il suo protettore Kiri - i due erano lontani parenti, stesso cognome - e non aggiunge davvero nulla né alla trama in sé né tantomeno alla crescita dei personaggi. Anzi, è davvero un innesto fastidioso, petulante, ridondante.
Non ho parlato, volutamente, dei "poteri" di Shin, creati chiaramente per avere dei facili inneschi narrativi ma che possiamo accettare. Ma velo pietoso sulle capacità di Frederica, per i motivi di cui sopra. La bambina funge da deus ex machina in svariati contesti, per chi è anche solo un minimo smaliziato nel fruire di film, serie, libri, fumetti, capisce immediatamente quanto tutto quello che giri intorno a lei risulti forzato.
Il finale è gestito così male che si arranca controvoglia. Ovviamente il gruppo si ritrova di nuovo isolato in pieno territorio nemico, a caccia di un'arma di distruzione di massa con al suo interno il "cervello" di Kiri, l'ex cavaliere di Frederica. Un antagonista ancor più vuoto della macchina che controlla, un personaggio che nulla dà alla storia, che va battuto perché sì. Totalmente privo di mordente, con il quale è impossibile empatizzare.
Si arriva, con un sospiro di sollievo, a una conclusione ovviamente scontatissima: tutti vivi, tutti felici - la guerra c'è ma ehi, ora ci si può spostare da una nazione all'altra senza problemi - e, all'ultimo respiro, finalmente gli 86 e Lena si incontrano per la prima volta. Un contentino di due minuti a fronte di ben due episodi conclusivi post battaglia finale di una noia abissale.
Quel che "salva", ma solo in parte, l'anime è sicuramente la realizzazione tecnica, che si mantiene molto alta, e soprattutto le musiche davvero epiche e incalzanti di Hiroyuki Sawano. Per il resto a tirare la carretta nella seconda metà sono quei pochi frammenti di episodi nei quali vediamo Lena e quei dettagli che ci fanno capire che Shin sta precipitando in una certa misura nella follia.
86 - Eighty Six è più che una mezza delusione. Una storia con tante potenzialità, funestata però da troppe ingenuità, sia nella costruzione del mondo sia nella scrittura di alcuni personaggi, che infine nella messa in scena degli eventi. Avrei anche potuto scrivere il doppio, andando ad analizzare una miriade di piccole e grandi criticità. A fronte di una solida, quanto illusoria prima parte, 86 si rivela essere un anime vuoto, davvero poco originale nei contenuti e senza quel guizzo - se non nella parte tecnica, l'unica cosa che mi impedisce di dare un voto inferiore al 6 politico - che lo potesse fare uscire dalla mediocrità.
“Non ho paura di chi discrimina, ma di chi rimane in silenzio.” (Rinaldo Sidoli)
"86 - Eighty Six" è stata francamente una bella sorpresa e anche una scommessa azzardata per alcuni temi che si è prefisso di trattare.
Non bado ai preamboli e, una volta tanto, procedo, come si suol scrivere "subito al sodo", in ossequio alla frase con cui ho iniziato la recensione.
Un po' come il celeberrimo "Attack on Titan", "86 - Eighty Six" affronta in modo piuttosto esplicito la questione della discriminazione legata al fenotipo umano. Ma non solo: affronta sia la guerra e i suoi orrori, sia i sentimenti più "classici" per una serie animata, quali l'amicizia e l'amore.
Tuttavia, ha i suoi "pros & cons". In merito a questi ultimi, a differenza di opere monumentali (e di ben altro calibro) come "AOT", non riesce ad approfondire i temi posti alla base della trama quali la genesi dell'odio e il modo con il quale si è arrivati alla situazione rappresentata, né alla guerra tra le varie "comunità" contro una entità rappresentata da un esercito di robot (non mecha ma carri armati "aracnomorfi") che combattono contro gli umani di tre diverse nazioni dotati di mezzi simili (ma anche aerei e sistemi balistici).
Tra i pros, "86 - Eighty Six" ha il pregio di trattare in modo piuttosto "equilibrato" i temi "spinosi" sopra accennati senza sfociare né nel melodramma né negli eccessi, ed è proprio questo aspetto - a mio avviso - che rappresenta la sua qualità: una narrazione della guerra affrontata da diversi punti di vista senza necessariamente esprimere giudizi di "valore" che restano impliciti nella serie lasciando in capo allo spettatore l'onere di esprimersi su quanto proposto in visione. Tale aspetto potrebbe essere anche scambiato per "superficialità": onestamente il dubbio mi è sorto, ma non credo che fosse possibile spiegare tutto e per bene in soli 23 episodi, se non correndo il rischio di diventare poi troppo didascalico e dilatato nei tempi ma vedendo poi il secondo cour, forse si poteva fare qualcosa di meglio armonizzando al meglio la distribuzione degli argomenti nei vari episodi.
Di sicuro non è un'opera perfetta, ma onestamente spicca nella pletora delle opere recenti da me viste come qualcosa di diverso e in un certo senso anche "coraggioso".
La percezione che ho avuto di "86 - Eighty Six" è che la serie animata, tratta dalla Light Novel di Asato Asato iniziata nel 2017 e ancora in corso (ad oggi risulterebbero pubblicati 13 volumi - cui si aggiungono anche quattro manga), abbia dei limiti di sostanza e rappresentazione. Per la sostanza, come già accennato, sono abbastanza evidenti alcune forzature e buchi di trama sul perché di ciò che lo spettatore sta vedendo, con l'aggravante di un deciso calo di pathos nel secondo cour dove viene rappresentata la guerra da un altro p.o.v., in cui alcuni dei militari protagonisti sopravvissuti ad una missione praticamente suicida si ritrovano in un'altra nazione in guerra per reiniziare a combattere per poi ricongiungersi nel finale con la protagonista della prima parte della serie. Per la rappresentazione, a me è parso abbastanza evidente lo stile piuttosto "ingenuo" con cui viene rappresentata la guerra in atto, in cui non si percepisce sempre la disperazione senza vie di uscita e la vera sofferenza fisica e psicologica dei soldati "86". Tale aspetto potrebbe essere "voluto" dalla sceneggiatura e dalla regia per colpire con il contrasto tra l'atmosfera di pace e tranquillità che si "respira" nell'ambientazione della vita nella capitale della Repubblica di San Magnolia e quella di guerra che si vive al fronte.
Gli "86", da cui deriva il nome della serie, sono gli umani destinate a guidare le macchine da guerra contro dei robot senza pilota della c.d. "Legion". Sarebbero gli abitanti del c.d. distretto "86" della Repubblica, deportati dalla etnia dominante (ben identificata dalle fattezze fisiche - colore capelli e occhi - una sorta di razza "ariana" di nazista memoria) al fronte per combattere come se fossero mera carne da macello e comandati da remoto da un ufficiale dell'esercito della razza dominante. E' di tutta evidenza il tema principale della prima parte della serie: la discriminazione "razziale". Che viene rappresentata anche in modo abbastanza chiaro e diretto in certe scene in cui, ad esempio, si vedono ufficiali dell'esercito che si ubriacano nella capitale mentre denigrano i soldati al fronte che muoiono progressivamente uccisi dall'esercito delle macchine o in certi dialoghi tra la protagonista Vladilena Milizè, l'ufficiale donna che dirige i soldati al fronte e la sua amica, anch'essa nell'esercito, in cui si percepiscono chiaramente i dissidi interiori sulla brutalità e la assoluta ingiustizia compiuta dalla etnia dominante sulle altre soggiogate fino all'estremo sacrificio per la prima.
E devo riconoscere che lo stile della trama e soprattutto della regia è parecchio centrata nella rappresentazione della situazione, mixando in modo sapiente anche la percezione da parte di coloro che in qualche modo "dissentono" da quanto si sta perpetrando sui discriminati. Non entro troppo nel dettaglio, altrimenti rischio lo spoiler, ma i primi 11-12 episodi sono realmente ben fatti al netto di alcuni peccati di superficialità come la rappresentazione (derivante anche da manga e LN) della protagonista, piuttosto avvenente, in "divise", che di militare hanno ben poco, o l'atteggiamento fin troppo rassegnato degli "86" al fronte in cui subiscono la situazione di esseri inferiori senza nemmeno cercare di ribellarsi...
Sulla seconda parte della serie ho nutrito più volte qualche dubbio: al di là dell'incipit piuttosto forzato, del fatto di rappresentare la nazione che accoglie gli "86" superstiti come tollerante e ugualitaria, anch'essa alla fine li manda a combattere con la scusa che hanno svelato alcuni segreti militari della tecnologia della Repubblica di San Magnolia, consentendo di sviluppare mezzi e armamenti più performanti nella lotta alla Legione.
Ma sono i nuovi personaggi e la trama a convincere meno: al di là di uno particolarmente fastidioso, mancando i "cattivi" della razza dominante, la guerra condotta contro i robot (che cercano di fondersi con le coscienze dei soldati umani per elaborare grazie alla mente umana strategie di guerra migliori e meno prevedibili) diventa un po' noiosa, inclusa la personale questione del leader degli 86, Shinei Nozen, con il fratello maggiore.
Dal punto di vista tecnico, si tratta di una serie pregevole per il chara design, le animazioni molto fluide e ben amalgamate con la CG (mi riferisco ai combattimenti e alle scene di movimento dei robot aracnomorfi con una rappresentazione molto realistica delle munizioni limitate e al rumore dei motori, nonché alla usura delle corazze dei mezzi) e agli sfondi ricchi di dettaglio e dai colori saturi. Lo studio A-1 Pictures ha fatto un bel lavoro, ben diretto dal regista Ishii Toshimasa che è riuscito a rendere molto poetiche alcune scene in cui si rappresentano i sentimenti dei sopravvissuti con i ricordi dei caduti in guerra o i dissidi interiori della protagonista Milizè e la sua angoscia/rabbia nel vedere man mano i suoi uomini morire al fronte. Un regista che ha già dato buona prova di sè in "Erased" e nel più recente "Bocchi the rock!".
Il toccante episodio finale della serie sembra portare a compimento il messaggio di speranza con cui ho aperto la recensione e la protagonista impersona l'aforisma fino a mettere a rischio non solo la sua carriera ma anche la sua vita. In fondo, al netto degli elementi di critica evidenziati in precedenza, "86 Eighty-six" sembra collocarsi nel classico solco di quelle opere che sembrano voler trasmettere allo spettatore il messaggio che “chiuderci nelle paure del diverso ci rende [solo delle] persone peggiori” (Rinaldo Sidoli). Il solito "problema" che affligge la natura umana e che - ad oggi - non sembra risolvibile.
"86 - Eighty Six" è stata francamente una bella sorpresa e anche una scommessa azzardata per alcuni temi che si è prefisso di trattare.
Non bado ai preamboli e, una volta tanto, procedo, come si suol scrivere "subito al sodo", in ossequio alla frase con cui ho iniziato la recensione.
Un po' come il celeberrimo "Attack on Titan", "86 - Eighty Six" affronta in modo piuttosto esplicito la questione della discriminazione legata al fenotipo umano. Ma non solo: affronta sia la guerra e i suoi orrori, sia i sentimenti più "classici" per una serie animata, quali l'amicizia e l'amore.
Tuttavia, ha i suoi "pros & cons". In merito a questi ultimi, a differenza di opere monumentali (e di ben altro calibro) come "AOT", non riesce ad approfondire i temi posti alla base della trama quali la genesi dell'odio e il modo con il quale si è arrivati alla situazione rappresentata, né alla guerra tra le varie "comunità" contro una entità rappresentata da un esercito di robot (non mecha ma carri armati "aracnomorfi") che combattono contro gli umani di tre diverse nazioni dotati di mezzi simili (ma anche aerei e sistemi balistici).
Tra i pros, "86 - Eighty Six" ha il pregio di trattare in modo piuttosto "equilibrato" i temi "spinosi" sopra accennati senza sfociare né nel melodramma né negli eccessi, ed è proprio questo aspetto - a mio avviso - che rappresenta la sua qualità: una narrazione della guerra affrontata da diversi punti di vista senza necessariamente esprimere giudizi di "valore" che restano impliciti nella serie lasciando in capo allo spettatore l'onere di esprimersi su quanto proposto in visione. Tale aspetto potrebbe essere anche scambiato per "superficialità": onestamente il dubbio mi è sorto, ma non credo che fosse possibile spiegare tutto e per bene in soli 23 episodi, se non correndo il rischio di diventare poi troppo didascalico e dilatato nei tempi ma vedendo poi il secondo cour, forse si poteva fare qualcosa di meglio armonizzando al meglio la distribuzione degli argomenti nei vari episodi.
Di sicuro non è un'opera perfetta, ma onestamente spicca nella pletora delle opere recenti da me viste come qualcosa di diverso e in un certo senso anche "coraggioso".
La percezione che ho avuto di "86 - Eighty Six" è che la serie animata, tratta dalla Light Novel di Asato Asato iniziata nel 2017 e ancora in corso (ad oggi risulterebbero pubblicati 13 volumi - cui si aggiungono anche quattro manga), abbia dei limiti di sostanza e rappresentazione. Per la sostanza, come già accennato, sono abbastanza evidenti alcune forzature e buchi di trama sul perché di ciò che lo spettatore sta vedendo, con l'aggravante di un deciso calo di pathos nel secondo cour dove viene rappresentata la guerra da un altro p.o.v., in cui alcuni dei militari protagonisti sopravvissuti ad una missione praticamente suicida si ritrovano in un'altra nazione in guerra per reiniziare a combattere per poi ricongiungersi nel finale con la protagonista della prima parte della serie. Per la rappresentazione, a me è parso abbastanza evidente lo stile piuttosto "ingenuo" con cui viene rappresentata la guerra in atto, in cui non si percepisce sempre la disperazione senza vie di uscita e la vera sofferenza fisica e psicologica dei soldati "86". Tale aspetto potrebbe essere "voluto" dalla sceneggiatura e dalla regia per colpire con il contrasto tra l'atmosfera di pace e tranquillità che si "respira" nell'ambientazione della vita nella capitale della Repubblica di San Magnolia e quella di guerra che si vive al fronte.
Gli "86", da cui deriva il nome della serie, sono gli umani destinate a guidare le macchine da guerra contro dei robot senza pilota della c.d. "Legion". Sarebbero gli abitanti del c.d. distretto "86" della Repubblica, deportati dalla etnia dominante (ben identificata dalle fattezze fisiche - colore capelli e occhi - una sorta di razza "ariana" di nazista memoria) al fronte per combattere come se fossero mera carne da macello e comandati da remoto da un ufficiale dell'esercito della razza dominante. E' di tutta evidenza il tema principale della prima parte della serie: la discriminazione "razziale". Che viene rappresentata anche in modo abbastanza chiaro e diretto in certe scene in cui, ad esempio, si vedono ufficiali dell'esercito che si ubriacano nella capitale mentre denigrano i soldati al fronte che muoiono progressivamente uccisi dall'esercito delle macchine o in certi dialoghi tra la protagonista Vladilena Milizè, l'ufficiale donna che dirige i soldati al fronte e la sua amica, anch'essa nell'esercito, in cui si percepiscono chiaramente i dissidi interiori sulla brutalità e la assoluta ingiustizia compiuta dalla etnia dominante sulle altre soggiogate fino all'estremo sacrificio per la prima.
E devo riconoscere che lo stile della trama e soprattutto della regia è parecchio centrata nella rappresentazione della situazione, mixando in modo sapiente anche la percezione da parte di coloro che in qualche modo "dissentono" da quanto si sta perpetrando sui discriminati. Non entro troppo nel dettaglio, altrimenti rischio lo spoiler, ma i primi 11-12 episodi sono realmente ben fatti al netto di alcuni peccati di superficialità come la rappresentazione (derivante anche da manga e LN) della protagonista, piuttosto avvenente, in "divise", che di militare hanno ben poco, o l'atteggiamento fin troppo rassegnato degli "86" al fronte in cui subiscono la situazione di esseri inferiori senza nemmeno cercare di ribellarsi...
Sulla seconda parte della serie ho nutrito più volte qualche dubbio: al di là dell'incipit piuttosto forzato, del fatto di rappresentare la nazione che accoglie gli "86" superstiti come tollerante e ugualitaria, anch'essa alla fine li manda a combattere con la scusa che hanno svelato alcuni segreti militari della tecnologia della Repubblica di San Magnolia, consentendo di sviluppare mezzi e armamenti più performanti nella lotta alla Legione.
Ma sono i nuovi personaggi e la trama a convincere meno: al di là di uno particolarmente fastidioso, mancando i "cattivi" della razza dominante, la guerra condotta contro i robot (che cercano di fondersi con le coscienze dei soldati umani per elaborare grazie alla mente umana strategie di guerra migliori e meno prevedibili) diventa un po' noiosa, inclusa la personale questione del leader degli 86, Shinei Nozen, con il fratello maggiore.
Dal punto di vista tecnico, si tratta di una serie pregevole per il chara design, le animazioni molto fluide e ben amalgamate con la CG (mi riferisco ai combattimenti e alle scene di movimento dei robot aracnomorfi con una rappresentazione molto realistica delle munizioni limitate e al rumore dei motori, nonché alla usura delle corazze dei mezzi) e agli sfondi ricchi di dettaglio e dai colori saturi. Lo studio A-1 Pictures ha fatto un bel lavoro, ben diretto dal regista Ishii Toshimasa che è riuscito a rendere molto poetiche alcune scene in cui si rappresentano i sentimenti dei sopravvissuti con i ricordi dei caduti in guerra o i dissidi interiori della protagonista Milizè e la sua angoscia/rabbia nel vedere man mano i suoi uomini morire al fronte. Un regista che ha già dato buona prova di sè in "Erased" e nel più recente "Bocchi the rock!".
Il toccante episodio finale della serie sembra portare a compimento il messaggio di speranza con cui ho aperto la recensione e la protagonista impersona l'aforisma fino a mettere a rischio non solo la sua carriera ma anche la sua vita. In fondo, al netto degli elementi di critica evidenziati in precedenza, "86 Eighty-six" sembra collocarsi nel classico solco di quelle opere che sembrano voler trasmettere allo spettatore il messaggio che “chiuderci nelle paure del diverso ci rende [solo delle] persone peggiori” (Rinaldo Sidoli). Il solito "problema" che affligge la natura umana e che - ad oggi - non sembra risolvibile.
Eighty-six è sicuramente una serie che spicca per la sua qualità. Nulla è stato lasciato al caso: dalle animazioni alla colonna sonora, passando per i personaggi. Tutto è stato curato nei minimi dettagli dando di fatto vita a quello che ho ben presto reputato un piccolo gioiello.
I temi trattati sono impegnativi e non per nulla fra razzismo, guerra, perdite e bambini/ragazzini soldati mandati a combattere la nota prevalente è quella drammatica. La prima stagione dell'opera si rivela pertanto un condensato di forti emozioni, capaci di scuotere e far riflettere.
I protagonisti sono ben caratterizzati, mentre i comprimari che li accompagnano lungo il filone della storia sono molti e questo purtroppo non dà il tempo di approfondirne più che una manciata. Ciò non toglie che siano tutti comunque altrettanto validi, ognuno con la propria struttura.
Vedendo tutti questi elogi, qualcuno si chiederà a cosa sia dovuto il mio voto, non terribile, ma nemmeno stellare. Ebbene, la risposta è semplice: il modo in cui continua. Se la prima stagione mi ha lasciata con gli occhi a cuoricino e mille aspettative sul suo seguito, la seconda è ben presto riuscita a disilluderle del tutto trasformando Eighty-six in un prodotto a malapena mediocre (tanta è la differenza, che non pare nemmeno essere stato ideato dalla medesima testa).
Attenzione: questa parte contiene spoiler
La protagonista indiscussa verrà messa da parte e quasi dimenticata per tutto il corso degli eventi, sostituita da una bambina pedante con poteri psichici utili solo a svalutare la serie. Altra nota di demerito è sicuramente l'antagonista, imparentato con il personaggio principale senza nessuna valida ragione e decisamente privo di qualsivoglia spessore.
Fine parte contenente spoiler
Nonostante la guerra continui sarà difficile scorgere nuovamente i toni cupi che avevano fatto da fulcro alla storia.
Dalle stelle alle stalle, insomma, passando da un 8 bello pieno a un 5,5 ottenuto solo grazie alla parte grafica e alle musiche (il resto, francamente, per me è bocciato in pieno). Media 6,75 che arrotondo a 7 solo per premiare le prime 11 puntate della serie.
I temi trattati sono impegnativi e non per nulla fra razzismo, guerra, perdite e bambini/ragazzini soldati mandati a combattere la nota prevalente è quella drammatica. La prima stagione dell'opera si rivela pertanto un condensato di forti emozioni, capaci di scuotere e far riflettere.
I protagonisti sono ben caratterizzati, mentre i comprimari che li accompagnano lungo il filone della storia sono molti e questo purtroppo non dà il tempo di approfondirne più che una manciata. Ciò non toglie che siano tutti comunque altrettanto validi, ognuno con la propria struttura.
Vedendo tutti questi elogi, qualcuno si chiederà a cosa sia dovuto il mio voto, non terribile, ma nemmeno stellare. Ebbene, la risposta è semplice: il modo in cui continua. Se la prima stagione mi ha lasciata con gli occhi a cuoricino e mille aspettative sul suo seguito, la seconda è ben presto riuscita a disilluderle del tutto trasformando Eighty-six in un prodotto a malapena mediocre (tanta è la differenza, che non pare nemmeno essere stato ideato dalla medesima testa).
Attenzione: questa parte contiene spoiler
La protagonista indiscussa verrà messa da parte e quasi dimenticata per tutto il corso degli eventi, sostituita da una bambina pedante con poteri psichici utili solo a svalutare la serie. Altra nota di demerito è sicuramente l'antagonista, imparentato con il personaggio principale senza nessuna valida ragione e decisamente privo di qualsivoglia spessore.
Fine parte contenente spoiler
Nonostante la guerra continui sarà difficile scorgere nuovamente i toni cupi che avevano fatto da fulcro alla storia.
Dalle stelle alle stalle, insomma, passando da un 8 bello pieno a un 5,5 ottenuto solo grazie alla parte grafica e alle musiche (il resto, francamente, per me è bocciato in pieno). Media 6,75 che arrotondo a 7 solo per premiare le prime 11 puntate della serie.
Serie con ottime premesse, uno svolgimento debole e un destino produttivo sfortunato.
Sawano in questa serie ha dato il meglio di sè, dando vita ad una colonna sonora memorabile; il comparto tecnico in generale, CGI compresa, è di ottima fattura e questo di sicuro non sarà oggetto di discussione e pertanto ho voluto fare questa premessa proprio per ribadirne la bontà qualitativa sotto questo punto di vista. Le premesse della storia sono interessanti, magari non originalissime, ma di sicuro ha catturato la mia attenzione; il vero problema della serie sono i personaggi e la piega che prende la trama nella seconda parte.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Se all'inizio si ha la percezione della labilità della vita degli 86 e se nella prima parte effettivamente si ha un senso di pericolo, di impotenza e di morte imminente, tutto si perde drammaticamente nella seconda parte della serie.
In questa seconda parte, personaggi morti al cui decesso è stato dedicata una intera puntata, tornano magicamente in vita, senza di fatto una spiegazione convincente, ma quel che più ne distrugge l'atmosfera è il fatto che gli 86, da questo momento in poi, a prescindere dall'entità del pericolo, diventano immortali; sopravvivono praticamente a tutto, tanto che ormai nelle ultime puntate avevo perso ogni senso di timore che qualcuno potesse morire, vanificando per me ogni presunto "cliffhanger" che hanno provato a inserire. Quel che è peggio, nella seconda parte entra prepotente il palese tentativo di voler indurre sentimentalismi e lacrime e si introducono personaggi con poteri divinatori, il che va a distruggere definitivamente qualunque cosa ritenevo valida in questa serie.
Fine parte contenente spoiler
La seconda parte potrebbe inoltre essere riassunta davvero in poche puntate, ma la si porta per le lunghe a causa dell'introduzione di personaggi nuovi con il solo scopo di farli morire, poiché gli 86 non si devono più toccare e i nuovi personaggi destinati a sopravvivere, sono tremendamente piatti, stereotipati e rientrano vomitevolmente tutti nella sfera del buonismo quasi irreale. I personaggi in poche parole sono piatti, tranne rarissime eccezioni. nell'approssimazione della seconda parte ricade anche il world building che diviene, di fatto, estremamente confusionario e decisamente bidimensionale.
Nota di merito va alla puntata finale, davvero un ottimo finale di serie anche per merito del condimento con salsa alla "sawano", ma davvero per il resto per me la seconda parte è ampiamente sotto al sufficienza.
Concludendo: un prodotto che, nonostante i problemi produttivi, si è saputo tenere sempre alto dal lato tecnico, ma di sicuro una buona confezione non può mascherare una scarsa qualità del contenuto, della narrazione e della costruzione dei personaggi. Un vero peccato, perché alla prima parte a se stante avrei dato un 7,5 , ma la seconda parte per me è gravemente insufficiente e dovessi valutare solo svolgimento della trama e personaggi darei 4. non la penalizzo eccessivamente solo per il comparto tecnico e perché ha di fatto un paio di puntate davvero ben costruite, ma più di 5,5 non mi sento davvero di dare; facendo la media matematica tra i due voti si ha un risultato complessivo di 6,5 e che -per me- probabilmente è davvero quello che complessivamente merita la serie: un prodotto che nel complesso rimane comunque gradevole, con alcuni pregi, ma tanti difetti, brutture e che purtroppo smarrisce decisamente la strada.
Sawano in questa serie ha dato il meglio di sè, dando vita ad una colonna sonora memorabile; il comparto tecnico in generale, CGI compresa, è di ottima fattura e questo di sicuro non sarà oggetto di discussione e pertanto ho voluto fare questa premessa proprio per ribadirne la bontà qualitativa sotto questo punto di vista. Le premesse della storia sono interessanti, magari non originalissime, ma di sicuro ha catturato la mia attenzione; il vero problema della serie sono i personaggi e la piega che prende la trama nella seconda parte.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Se all'inizio si ha la percezione della labilità della vita degli 86 e se nella prima parte effettivamente si ha un senso di pericolo, di impotenza e di morte imminente, tutto si perde drammaticamente nella seconda parte della serie.
In questa seconda parte, personaggi morti al cui decesso è stato dedicata una intera puntata, tornano magicamente in vita, senza di fatto una spiegazione convincente, ma quel che più ne distrugge l'atmosfera è il fatto che gli 86, da questo momento in poi, a prescindere dall'entità del pericolo, diventano immortali; sopravvivono praticamente a tutto, tanto che ormai nelle ultime puntate avevo perso ogni senso di timore che qualcuno potesse morire, vanificando per me ogni presunto "cliffhanger" che hanno provato a inserire. Quel che è peggio, nella seconda parte entra prepotente il palese tentativo di voler indurre sentimentalismi e lacrime e si introducono personaggi con poteri divinatori, il che va a distruggere definitivamente qualunque cosa ritenevo valida in questa serie.
Fine parte contenente spoiler
La seconda parte potrebbe inoltre essere riassunta davvero in poche puntate, ma la si porta per le lunghe a causa dell'introduzione di personaggi nuovi con il solo scopo di farli morire, poiché gli 86 non si devono più toccare e i nuovi personaggi destinati a sopravvivere, sono tremendamente piatti, stereotipati e rientrano vomitevolmente tutti nella sfera del buonismo quasi irreale. I personaggi in poche parole sono piatti, tranne rarissime eccezioni. nell'approssimazione della seconda parte ricade anche il world building che diviene, di fatto, estremamente confusionario e decisamente bidimensionale.
Nota di merito va alla puntata finale, davvero un ottimo finale di serie anche per merito del condimento con salsa alla "sawano", ma davvero per il resto per me la seconda parte è ampiamente sotto al sufficienza.
Concludendo: un prodotto che, nonostante i problemi produttivi, si è saputo tenere sempre alto dal lato tecnico, ma di sicuro una buona confezione non può mascherare una scarsa qualità del contenuto, della narrazione e della costruzione dei personaggi. Un vero peccato, perché alla prima parte a se stante avrei dato un 7,5 , ma la seconda parte per me è gravemente insufficiente e dovessi valutare solo svolgimento della trama e personaggi darei 4. non la penalizzo eccessivamente solo per il comparto tecnico e perché ha di fatto un paio di puntate davvero ben costruite, ma più di 5,5 non mi sento davvero di dare; facendo la media matematica tra i due voti si ha un risultato complessivo di 6,5 e che -per me- probabilmente è davvero quello che complessivamente merita la serie: un prodotto che nel complesso rimane comunque gradevole, con alcuni pregi, ma tanti difetti, brutture e che purtroppo smarrisce decisamente la strada.
"86 Eighty Six" è un anime di guerra tratto dall'ononima novel di Asato Asato e trasposto da A-1 Pictures.
La storia è ambientata in un continente fittizio dove la potenza egemone, prima di cadere in preda ad una rivoluzione, costruì la Legione: un'armata di droni IA che ancora oggi infestano il continente ed attaccano la vicina repubblica di San Magnolia dove si svolgono le vicende. Nonostante la forma di governo repubblicana, San Magnolia è uno stato che nulla ha da invidiare alla Germania Nazista e in cui chi non fa parte dell'etnia dominante è soggetto ad una pesante forma di apartheid. Le etnie indesiderate vivono nel posto più pericoloso ed esposto ad attacchi ovvero nel distretto 86, una serie di campi di internamento situati fuori dalle mura cittadine. Qui gli 86 sono coscritti in massa per combattere i droni della Legione pilotando i droni di San Magnolia, gli Juggernauth.
Se politicamente l'anime ricalca situazione di apartheid o meglio di vero e proprio nazismo, tatticamente l'anime ricalca la situazione di una odierna guerra proxy: gli 86, che sarebbero comunque i primi a subire la furia distruttiva della Legione, sono armati e spediti al fronte dagli Alba che li comandano solo da remoto per non dovere sostenere delle perdite di guerra di fronte all'opinione pubblica, gli 86 che invece muoiono in misura insostenibile non vengono presentati all'opinione pubblica come perdite poiché completamente deumanizzati, situazione che per certi versi ricalca quella reale dei vari mercenari, contractors e milizie locali impiegate nelle attuali guerre per procura. In questo scenario Lena Mirizè, zelante giovane ufficiale, viene assegnata come coordinatore in remoto a uno squadrone di 86 al fronte. I buoni propositi di Lena di legare con la propria squadra e combattere la Legione nel modo migliore possibile si scontreranno, in modo scioccante, con le procedure insensate e macellaie dell'esercito di San Magnolia, con le differenze etniche e di diritto fra lei e le sue truppe e, sopratutto, con il fatto che mentre lo squadrone è al fronte unito nel rischio di morire in battaglia lei è invece lontana, comodamente seduta in un ufficio della capitale.
L'anime è di genere Mecha ma, fortunatamente, questi mecha non sono i soliti di forma umanoide. Siceramente i robottoni a forma di samurai giapponese e magari con tanto di spada e scudo, si chiamino essi super robot o real robot, li considero ben poco realistici e sfidano ogni volta la mia sospensione dell'incredulità, e infatti nessuno, a parte un eccentrico discutibile miliardario, ha mai pensato nella realtà di spendere i soldi per costruire un drone dalla forma così inefficiente. Non è così invece per i robot presenti in Eighty Six, molto simili a prototipi reali di droni, ma con migliori prestazioni, i droni in 86 sono simili a carroarmati con le zampe dalla silhuette di aracnidi, questa forma, oltre ad essere molto più futuribile, apre le porte a tutta una nuova gamma di movimenti e pattern di combattimento che portano una gran ventata di ara fresca al genere mecha.
Quella che ritengo la migliore caratteristica dell'anime è la regia piena di inventiva di Toshimasa Ishii che non butta mai via un'inquadratura e riesce sempre efficacemente a mostrare il contrasto e la difficoltà di fraternizzare fra i soldati al fronte ed il loro ufficiale lontano dall'azione, nonchè la rassegnata vita degli 86 che stanno come le proverbiali foglie autunnali sugli alberi di Ungaretti. Regia ancora più stupefacente se si considera che il regista è alla sua opera prima seppure coadiuvato da uno staff di tutto rispetto, A-1 pictures ha infatti deciso di puntare sulla qualità nella trasposizione animata di Eighty Six.
La trama è essenziale e perfettamente misurata nella prima parte dell'anime, ma scricchiola molto nella seconda parte.
I villain, siano esse IA o i cosidetti "pastori", sono degli antagonisti dalla caratterizzazione debolissima e, se nella prima parte sono la Repubblica stessa e le sue insulse regole di ingaggio il vero ostacolo da affrontare, nella seconda parte lasciato tutto il ruolo di villain nelle spalle della Legione, la storia cala bruscamente. Non aiuta il fatto che i soldati protagonisti sviluppino con l'andare del tempo e delle scremature un plot armor sempre più marcato ricordando i famosi cadetti del centoquattresimo di "Attack On Titan". Aiuta ancora meno che in questa parte, lo screentime prima dedicato a Lena sia ora fagocitato da una blaterante Loli fuori luogo che sta nella storia come le quaglie pucciate nel tè.
Con l'aumentare degli episodi aumenta poi la consapevolezza di quanto scarno e poco pianificato fosse il world building fin dall'inizio, difetto veniale quando il focus è completamente sulle dinamiche fra Lena e lo squadrone Sperahead, ma che diventa pesante quando l'autore nella seconda parte allarga la storia ad altre entità.
Nel complesso l'anime è comunque buono, giudizio che addirittura sale ad eccellente per gli episodi che vanno dall' 1 al 9.
Benché la novel e quindi la storia non siano terminate, il secondo Cour dell'anime riesce a raggiungere un finale più che soddisfacente anche senza un ipotetico futuro terzo Cour, pubblicazione che comunque non so se augurarmi, vista la progressiva perdita di slancio della storia.
La storia è ambientata in un continente fittizio dove la potenza egemone, prima di cadere in preda ad una rivoluzione, costruì la Legione: un'armata di droni IA che ancora oggi infestano il continente ed attaccano la vicina repubblica di San Magnolia dove si svolgono le vicende. Nonostante la forma di governo repubblicana, San Magnolia è uno stato che nulla ha da invidiare alla Germania Nazista e in cui chi non fa parte dell'etnia dominante è soggetto ad una pesante forma di apartheid. Le etnie indesiderate vivono nel posto più pericoloso ed esposto ad attacchi ovvero nel distretto 86, una serie di campi di internamento situati fuori dalle mura cittadine. Qui gli 86 sono coscritti in massa per combattere i droni della Legione pilotando i droni di San Magnolia, gli Juggernauth.
Se politicamente l'anime ricalca situazione di apartheid o meglio di vero e proprio nazismo, tatticamente l'anime ricalca la situazione di una odierna guerra proxy: gli 86, che sarebbero comunque i primi a subire la furia distruttiva della Legione, sono armati e spediti al fronte dagli Alba che li comandano solo da remoto per non dovere sostenere delle perdite di guerra di fronte all'opinione pubblica, gli 86 che invece muoiono in misura insostenibile non vengono presentati all'opinione pubblica come perdite poiché completamente deumanizzati, situazione che per certi versi ricalca quella reale dei vari mercenari, contractors e milizie locali impiegate nelle attuali guerre per procura. In questo scenario Lena Mirizè, zelante giovane ufficiale, viene assegnata come coordinatore in remoto a uno squadrone di 86 al fronte. I buoni propositi di Lena di legare con la propria squadra e combattere la Legione nel modo migliore possibile si scontreranno, in modo scioccante, con le procedure insensate e macellaie dell'esercito di San Magnolia, con le differenze etniche e di diritto fra lei e le sue truppe e, sopratutto, con il fatto che mentre lo squadrone è al fronte unito nel rischio di morire in battaglia lei è invece lontana, comodamente seduta in un ufficio della capitale.
L'anime è di genere Mecha ma, fortunatamente, questi mecha non sono i soliti di forma umanoide. Siceramente i robottoni a forma di samurai giapponese e magari con tanto di spada e scudo, si chiamino essi super robot o real robot, li considero ben poco realistici e sfidano ogni volta la mia sospensione dell'incredulità, e infatti nessuno, a parte un eccentrico discutibile miliardario, ha mai pensato nella realtà di spendere i soldi per costruire un drone dalla forma così inefficiente. Non è così invece per i robot presenti in Eighty Six, molto simili a prototipi reali di droni, ma con migliori prestazioni, i droni in 86 sono simili a carroarmati con le zampe dalla silhuette di aracnidi, questa forma, oltre ad essere molto più futuribile, apre le porte a tutta una nuova gamma di movimenti e pattern di combattimento che portano una gran ventata di ara fresca al genere mecha.
Quella che ritengo la migliore caratteristica dell'anime è la regia piena di inventiva di Toshimasa Ishii che non butta mai via un'inquadratura e riesce sempre efficacemente a mostrare il contrasto e la difficoltà di fraternizzare fra i soldati al fronte ed il loro ufficiale lontano dall'azione, nonchè la rassegnata vita degli 86 che stanno come le proverbiali foglie autunnali sugli alberi di Ungaretti. Regia ancora più stupefacente se si considera che il regista è alla sua opera prima seppure coadiuvato da uno staff di tutto rispetto, A-1 pictures ha infatti deciso di puntare sulla qualità nella trasposizione animata di Eighty Six.
La trama è essenziale e perfettamente misurata nella prima parte dell'anime, ma scricchiola molto nella seconda parte.
I villain, siano esse IA o i cosidetti "pastori", sono degli antagonisti dalla caratterizzazione debolissima e, se nella prima parte sono la Repubblica stessa e le sue insulse regole di ingaggio il vero ostacolo da affrontare, nella seconda parte lasciato tutto il ruolo di villain nelle spalle della Legione, la storia cala bruscamente. Non aiuta il fatto che i soldati protagonisti sviluppino con l'andare del tempo e delle scremature un plot armor sempre più marcato ricordando i famosi cadetti del centoquattresimo di "Attack On Titan". Aiuta ancora meno che in questa parte, lo screentime prima dedicato a Lena sia ora fagocitato da una blaterante Loli fuori luogo che sta nella storia come le quaglie pucciate nel tè.
Con l'aumentare degli episodi aumenta poi la consapevolezza di quanto scarno e poco pianificato fosse il world building fin dall'inizio, difetto veniale quando il focus è completamente sulle dinamiche fra Lena e lo squadrone Sperahead, ma che diventa pesante quando l'autore nella seconda parte allarga la storia ad altre entità.
Nel complesso l'anime è comunque buono, giudizio che addirittura sale ad eccellente per gli episodi che vanno dall' 1 al 9.
Benché la novel e quindi la storia non siano terminate, il secondo Cour dell'anime riesce a raggiungere un finale più che soddisfacente anche senza un ipotetico futuro terzo Cour, pubblicazione che comunque non so se augurarmi, vista la progressiva perdita di slancio della storia.
"86 Eighty Six", anime tratto dalle lightnovel di Asato Asato, è quella che definirei una piacevole sorpresa. Ha il pacchetto completo: storia, caratterizzazione dei personaggi e animazioni e comparto tecnico notevoli. Ci sono delle pecche di trama, dei "boh" di background che non ti fanno capire perché determinate cose succedono, o anche solo il senso, ma direi che si porta a casa un 8 pieno e magari qualcosa di più.
La storia vede la Repubblica di San Magnolia in guerra da un decennio con il vicino Impero, cosa che ha costretto la Repubblica a barricarsi dietro un muro, nel distretto ancora in piedi, in un tentativo disperato di non venir invasi. Particolarità degli scontri: gli imperiali usano macchine autopilotate per le battaglie, chiamate Legione, cosa che nei primi anni di battaglie ha causato altissime perdite alla repubblica. San Magnolia per rispondere a questo inarrestabile nemico crea le proprie unità autonome (si fa per dire), i Juggernauts, delle sottospecie di aracnidi meccaniche con fucili montati sulla schiena; realizzati alla Macgyver durante una puntata di art-attak. I Juggernauts sono molto meno sofisticati delle unità della Legione, hanno una corazzatura così blanda che è scalfibile a mano con un coltello (bare in alluminio). Ovviamente a tutta la popolazione si racconta che sono pilotate a distanza, mentre invece l'esercito e gli alti funzionari del governo sono ben consci che per pilotarli ci infilano ex cittadini della repubblica privati dei diritti umani e civili (chiamati 86), giusto per l'occasione.
Le vicende narrate seguono un maggiore degli Alba, unico gruppo etnico che ha mantenuto i diritti civili nella Repubblica (sono albini e hanno gli occhi argento), Vladilena -Lena- Mirize ed il suo squadrone di vittime sacrificali molto poco a distanza di cui lei è l'handler. L'unità 1, gestita dal maggiore, è composta interamente da veterani, ossia soldati che sono in guerra da anni, dove di solito la vita media per un pilota di juggernauts è un anno si e no. Cosa che subito salta all'occhio è come la bella militare in poltrona da casa non ha una formazione strategica utile agli eventi e come i piloti non ne siano turbati minimamente, anzi come le fanno notare più volte se si sconnettesse e li lasciasse fare il risultato non cambierebbe. Questa è forse la più grossa delle pecche che annunciavo prima, è davvero poco sensato che gli Alba sappiano così poco di cosa succede sul terreno di scontro, e come siano ciecamente convinti che in due anni la guerra finirà perché l'autonomia delle macchine della legione dovrebbe finire, cosa assolutamente non vera e già dimostrata dai piloti su campo. Insomma San Magnolia sembra uno stato delirante di bastardi menefreghisti che però non hanno manco troppo a cuore la loro di pelle... qualcosa non torna.
Protagonisti degli eventi sono lo sconvolto Maggiore, alla scoperta della faccia brutta della Repubblica, e Shinei Nozen, capitano dell'unità di veterani con l'emblematico nome in codice: Undertaker e chiamato da tutti i suoi uomini "Shinigami". A questo duo si aggiungono poi alcuni altri esponenti del battaglione e la miglior amica del maggiore, Alba indottrinata convinta.
Il grande fascino della narrazione in questa serie è che avviene divisa, come divisi sono i personaggi, legati solo da un complesso sistema di comunicazione simil-neurale e calati in due realtà assolutamente non paragonabili, ma di fatto a poche miglia di distanza gli uni dagli altri.
E' molto profonda e sfaccettata l'analisi delle personalità a confronto, ma senza risultare inutilmente noiosa o melensa nei tratti personali ed emotivi. Conosciamo i soldati sfiancati dalla guerra vs la soldatessa da poltrona, che però vuole capire e provare fare la differenza, in modo fluido nello scorrere degli eventi. Il tutto avviene con eleganza senza che il fluire dei fatti perda in favore del focus sui personaggi. Cosa molto di pregio: Lena impara la guerra, non è un genio che schiocca le dita, sicuramente è sveglia, ma deve fare un po' di esperienza per capire i vari meccanismi e soprattutto per farsi uno stomaco. Nota, che io ho trovato pregevole, è il livello di crudezza dei toni, anche se giovanissimi questi soldati sono veterani del campo di battaglia non c'è spazio per l'innocenza o i nobili propositi, il rancore e il risentimento la fanno da padrone nel modo più umano e realistico possibile. Si può dire che 86 è un pugno nello stomaco psicologicamente parlando.
Concludo dicendo che l'apparato tecnico è davvero incredibile, le animazioni sono fluide e il tratto è pulito, gli esoscheletri sono grezzi, ma ben fusi con l'ambientazione e, grazie al cielo, si sono evitati momenti CGI discutibile. Le musiche sono molto azzeccate e in tema con gli eventi, l'ending "Avid" è assolutamente spettacolare.
A ottobre arriva la seconda serie! Non vedo l'ora. Anime davvero consigliato per chi ama il genere.
La storia vede la Repubblica di San Magnolia in guerra da un decennio con il vicino Impero, cosa che ha costretto la Repubblica a barricarsi dietro un muro, nel distretto ancora in piedi, in un tentativo disperato di non venir invasi. Particolarità degli scontri: gli imperiali usano macchine autopilotate per le battaglie, chiamate Legione, cosa che nei primi anni di battaglie ha causato altissime perdite alla repubblica. San Magnolia per rispondere a questo inarrestabile nemico crea le proprie unità autonome (si fa per dire), i Juggernauts, delle sottospecie di aracnidi meccaniche con fucili montati sulla schiena; realizzati alla Macgyver durante una puntata di art-attak. I Juggernauts sono molto meno sofisticati delle unità della Legione, hanno una corazzatura così blanda che è scalfibile a mano con un coltello (bare in alluminio). Ovviamente a tutta la popolazione si racconta che sono pilotate a distanza, mentre invece l'esercito e gli alti funzionari del governo sono ben consci che per pilotarli ci infilano ex cittadini della repubblica privati dei diritti umani e civili (chiamati 86), giusto per l'occasione.
Le vicende narrate seguono un maggiore degli Alba, unico gruppo etnico che ha mantenuto i diritti civili nella Repubblica (sono albini e hanno gli occhi argento), Vladilena -Lena- Mirize ed il suo squadrone di vittime sacrificali molto poco a distanza di cui lei è l'handler. L'unità 1, gestita dal maggiore, è composta interamente da veterani, ossia soldati che sono in guerra da anni, dove di solito la vita media per un pilota di juggernauts è un anno si e no. Cosa che subito salta all'occhio è come la bella militare in poltrona da casa non ha una formazione strategica utile agli eventi e come i piloti non ne siano turbati minimamente, anzi come le fanno notare più volte se si sconnettesse e li lasciasse fare il risultato non cambierebbe. Questa è forse la più grossa delle pecche che annunciavo prima, è davvero poco sensato che gli Alba sappiano così poco di cosa succede sul terreno di scontro, e come siano ciecamente convinti che in due anni la guerra finirà perché l'autonomia delle macchine della legione dovrebbe finire, cosa assolutamente non vera e già dimostrata dai piloti su campo. Insomma San Magnolia sembra uno stato delirante di bastardi menefreghisti che però non hanno manco troppo a cuore la loro di pelle... qualcosa non torna.
Protagonisti degli eventi sono lo sconvolto Maggiore, alla scoperta della faccia brutta della Repubblica, e Shinei Nozen, capitano dell'unità di veterani con l'emblematico nome in codice: Undertaker e chiamato da tutti i suoi uomini "Shinigami". A questo duo si aggiungono poi alcuni altri esponenti del battaglione e la miglior amica del maggiore, Alba indottrinata convinta.
Il grande fascino della narrazione in questa serie è che avviene divisa, come divisi sono i personaggi, legati solo da un complesso sistema di comunicazione simil-neurale e calati in due realtà assolutamente non paragonabili, ma di fatto a poche miglia di distanza gli uni dagli altri.
E' molto profonda e sfaccettata l'analisi delle personalità a confronto, ma senza risultare inutilmente noiosa o melensa nei tratti personali ed emotivi. Conosciamo i soldati sfiancati dalla guerra vs la soldatessa da poltrona, che però vuole capire e provare fare la differenza, in modo fluido nello scorrere degli eventi. Il tutto avviene con eleganza senza che il fluire dei fatti perda in favore del focus sui personaggi. Cosa molto di pregio: Lena impara la guerra, non è un genio che schiocca le dita, sicuramente è sveglia, ma deve fare un po' di esperienza per capire i vari meccanismi e soprattutto per farsi uno stomaco. Nota, che io ho trovato pregevole, è il livello di crudezza dei toni, anche se giovanissimi questi soldati sono veterani del campo di battaglia non c'è spazio per l'innocenza o i nobili propositi, il rancore e il risentimento la fanno da padrone nel modo più umano e realistico possibile. Si può dire che 86 è un pugno nello stomaco psicologicamente parlando.
Concludo dicendo che l'apparato tecnico è davvero incredibile, le animazioni sono fluide e il tratto è pulito, gli esoscheletri sono grezzi, ma ben fusi con l'ambientazione e, grazie al cielo, si sono evitati momenti CGI discutibile. Le musiche sono molto azzeccate e in tema con gli eventi, l'ending "Avid" è assolutamente spettacolare.
A ottobre arriva la seconda serie! Non vedo l'ora. Anime davvero consigliato per chi ama il genere.
Attenzione: le recensione contiene spoiler
"86 Eighty Six" è un anime tratto da una light novel uscita alcuni anni fa e che tratta il tema della guerra visto dal duplice punto di vista dei cittadini chiamati 86, che nell’anime vengono considerati dei sub umani, e dal punto di vista di una cittadina con pieni diritti, di razza Alba, il maggiore Lena che tenterà pur essendo lontana dai campi di battaglia di far amicizia con loro. Scopriremo che circa una decina di anni fa quando scoppiò la guerra fra la Repubblica di Santa Magnolia e l’impero, i cittadini di etnia diversa furono scacciati da tutti i distretti della Repubblica tranne da uno in cui furono internati e obbligati a combattere. Gli alba fanno finta di non sapere che queste persone esistono e dicono che per loro combattono macchine computerizzate, simili a quelle dell’Impero. La differenza è che mentre la Repubblica fa finta di non sapere, l’Impero usa i cervelli (e solo quelli) dei nemici catturati in battaglia.
Il punto che ho digerito meno è che gli 86 combattono per questi alba che li considerano immondizia: se si decidessero di far passare la Legione nemica la repubblica cadrebbe, perché gli alba non sono abituati a combattere, e loro riacquisterebbero la libertà o almeno sarebbero trattati alla pari con quelli che in un episodio vengono definiti “porci bianchi”. Questa non è la loro guerra e il governo gli promette di renderli cittadini in caso di un tot di anni di guerra, se sopravvivono, ma poi si rimangia la parola costringendoli a morire in missioni suicide piuttosto che mantenere la promessa, e dopo un tot di anni anche gli 86 lo hanno capito. La mia idea sarebbe “muoia Sansone con tutti i filistei”…
All’inizio non sopportavo la figura di Lena che consideravo ipocrita, poi l'ho in parte rivalutata. Lena vuol fare amicizia con i suoi lontani (fisicamente) sottoposti che si trovano in zona di guerra mentre lei è al caldo, al sicuro e può dedicarsi anche a chiacchierare con le amiche. Come potrebbe non essere antipatica? Poi mi sono chiesto: come fare in un sistema simile a cambiare la situazione?
Sì perché diventare partigiani di una soluzione diversa, quando tutti fanno finta di niente, è difficile: gli Alba vivono ogni giorno la “banalità del male”, lontano dai loro occhi muoiono persone che fino a dieci anni prima erano loro vicini e loro amici… e nessuno che si chiede dove siano finite queste persone. La sua amica Henrietta Penrose fa invece finta di niente, ma viene infastidita da Lena al punto che deve dirle ciò che pensa: e più o meno suona “è giusto così, non possiamo farci niente, tu sei cattiva a farmi sempre certi discorsi che non sopporto”: la verità la sanno tutti, ma è orribile farlo presente e anche questo mi ha ricordato il regime nazista, episodi come la notte dei lunghi coltelli o quella dei cristalli: tutti vedevano e facevano finta di non vedere o, peggio, erano felici. Mi ricorda una poesia attribuita a Bertolt Brecht in cui tutti fanno finta che di niente quando scompaiono gli ebrei, gli zingari i comunisti ecc. sentendosi indifferenti, sollevati, contenti fino a che non arriva il loro turno e probabilmente la Repubblica di Santa Magnolia non è una democrazia e viene da chiedersi perché è in guerra con l’Impero? Chi ha iniziato?
Vediamo l’altro protagonista: il fascinoso Undertaker il quale essendo un 86 ha una storia tragica alle spalle e che comunque si diverte con i suoi amici prossimi tutti a morire e sembrerebbe la cosa succeda nello scorrere degli episodi: non riesci ad affezionarti a nessuno perché sono tanti e le loro morti scorrono rapidissime sotto i tuoi occhi… poi dici: sono tutti giovanissimi? E quelli più vecchi di loro sono già morti? E’ stato un genocidio passato sotto silenzio? E i protagonisti sanno tutto e allora perché fanno finta di niente?
All’inizio sembrano odiare Lena ma alla fine non è sua la colpa, la colpa è di tutti e di nessuno…
Direi che con le animazioni lo studio A-1 ha fatto un ottimo lavoro, è uno studio abbastanza rinomato e dunque sa lavorare anche se a volte ha troppi progetti allo stesso tempo e non tutti vengono bene allo stesso modo.
L’OST è carina ma non l’ho trovata speciale: come tutto in questo anime è interessante, ma nulla di speciale.
"86 Eighty Six" è un anime tratto da una light novel uscita alcuni anni fa e che tratta il tema della guerra visto dal duplice punto di vista dei cittadini chiamati 86, che nell’anime vengono considerati dei sub umani, e dal punto di vista di una cittadina con pieni diritti, di razza Alba, il maggiore Lena che tenterà pur essendo lontana dai campi di battaglia di far amicizia con loro. Scopriremo che circa una decina di anni fa quando scoppiò la guerra fra la Repubblica di Santa Magnolia e l’impero, i cittadini di etnia diversa furono scacciati da tutti i distretti della Repubblica tranne da uno in cui furono internati e obbligati a combattere. Gli alba fanno finta di non sapere che queste persone esistono e dicono che per loro combattono macchine computerizzate, simili a quelle dell’Impero. La differenza è che mentre la Repubblica fa finta di non sapere, l’Impero usa i cervelli (e solo quelli) dei nemici catturati in battaglia.
Il punto che ho digerito meno è che gli 86 combattono per questi alba che li considerano immondizia: se si decidessero di far passare la Legione nemica la repubblica cadrebbe, perché gli alba non sono abituati a combattere, e loro riacquisterebbero la libertà o almeno sarebbero trattati alla pari con quelli che in un episodio vengono definiti “porci bianchi”. Questa non è la loro guerra e il governo gli promette di renderli cittadini in caso di un tot di anni di guerra, se sopravvivono, ma poi si rimangia la parola costringendoli a morire in missioni suicide piuttosto che mantenere la promessa, e dopo un tot di anni anche gli 86 lo hanno capito. La mia idea sarebbe “muoia Sansone con tutti i filistei”…
All’inizio non sopportavo la figura di Lena che consideravo ipocrita, poi l'ho in parte rivalutata. Lena vuol fare amicizia con i suoi lontani (fisicamente) sottoposti che si trovano in zona di guerra mentre lei è al caldo, al sicuro e può dedicarsi anche a chiacchierare con le amiche. Come potrebbe non essere antipatica? Poi mi sono chiesto: come fare in un sistema simile a cambiare la situazione?
Sì perché diventare partigiani di una soluzione diversa, quando tutti fanno finta di niente, è difficile: gli Alba vivono ogni giorno la “banalità del male”, lontano dai loro occhi muoiono persone che fino a dieci anni prima erano loro vicini e loro amici… e nessuno che si chiede dove siano finite queste persone. La sua amica Henrietta Penrose fa invece finta di niente, ma viene infastidita da Lena al punto che deve dirle ciò che pensa: e più o meno suona “è giusto così, non possiamo farci niente, tu sei cattiva a farmi sempre certi discorsi che non sopporto”: la verità la sanno tutti, ma è orribile farlo presente e anche questo mi ha ricordato il regime nazista, episodi come la notte dei lunghi coltelli o quella dei cristalli: tutti vedevano e facevano finta di non vedere o, peggio, erano felici. Mi ricorda una poesia attribuita a Bertolt Brecht in cui tutti fanno finta che di niente quando scompaiono gli ebrei, gli zingari i comunisti ecc. sentendosi indifferenti, sollevati, contenti fino a che non arriva il loro turno e probabilmente la Repubblica di Santa Magnolia non è una democrazia e viene da chiedersi perché è in guerra con l’Impero? Chi ha iniziato?
Vediamo l’altro protagonista: il fascinoso Undertaker il quale essendo un 86 ha una storia tragica alle spalle e che comunque si diverte con i suoi amici prossimi tutti a morire e sembrerebbe la cosa succeda nello scorrere degli episodi: non riesci ad affezionarti a nessuno perché sono tanti e le loro morti scorrono rapidissime sotto i tuoi occhi… poi dici: sono tutti giovanissimi? E quelli più vecchi di loro sono già morti? E’ stato un genocidio passato sotto silenzio? E i protagonisti sanno tutto e allora perché fanno finta di niente?
All’inizio sembrano odiare Lena ma alla fine non è sua la colpa, la colpa è di tutti e di nessuno…
Direi che con le animazioni lo studio A-1 ha fatto un ottimo lavoro, è uno studio abbastanza rinomato e dunque sa lavorare anche se a volte ha troppi progetti allo stesso tempo e non tutti vengono bene allo stesso modo.
L’OST è carina ma non l’ho trovata speciale: come tutto in questo anime è interessante, ma nulla di speciale.
La Repubblica di San Mangnolia, ormai sotto attacco costante della legione, ha sviluppato un sistema di difesa molto tecnologico. Gli abitanti degli 85 distretti della zazione sono convinti che nessun umano prenda parte alle battaglie, ma nel distretto numero 86, teatro di battaglia, la realtà è ben diversa. La storia viene narrata facendo vedere entrambe le parti della medaglia, mostrano sia la vita sul campo di battaglia che al quartier generale.
La storia viene narrata in maniera molto chiara e allo stesso tempo particolare. Dico particolare per il semplice motivo che ogni puntata viene suddivisa in due spezzoni dove uno mostra cosa succede al quartier generale dove si trova Lena, una dei protagonisti e l'altro sul campo di battaglia dove si trova Shin al distretto 86 in prima linea, questa particolarità da me molto gradita riesce a dare un po di corposità a questo anime. Le animazioni e le scene di combattimento non sono un granché e le musiche non sono scelte benissimo! Tutto quello che ti porta a continuarlo a guardare è quella curiosità che riesce a suscitare lasciando lo spettatore obbligato a guardare tutta la serie una volta iniziato perché non si capisce dove vuole arrivare! A parte questo rimane un anime nella media, visto che nei momenti fondamentali è privo di colpi di scena. Per sfortuna alla fine non ci si capisce molto di cosa sia il nemico e nemmeno cosa stia architettando, spero in una seconda stagione molto più dettagliata.
Nel complesso idea originale ma realizzazione media.
La storia viene narrata in maniera molto chiara e allo stesso tempo particolare. Dico particolare per il semplice motivo che ogni puntata viene suddivisa in due spezzoni dove uno mostra cosa succede al quartier generale dove si trova Lena, una dei protagonisti e l'altro sul campo di battaglia dove si trova Shin al distretto 86 in prima linea, questa particolarità da me molto gradita riesce a dare un po di corposità a questo anime. Le animazioni e le scene di combattimento non sono un granché e le musiche non sono scelte benissimo! Tutto quello che ti porta a continuarlo a guardare è quella curiosità che riesce a suscitare lasciando lo spettatore obbligato a guardare tutta la serie una volta iniziato perché non si capisce dove vuole arrivare! A parte questo rimane un anime nella media, visto che nei momenti fondamentali è privo di colpi di scena. Per sfortuna alla fine non ci si capisce molto di cosa sia il nemico e nemmeno cosa stia architettando, spero in una seconda stagione molto più dettagliata.
Nel complesso idea originale ma realizzazione media.
"86 Eighty Six" è un anime dello studio A-1 Pictures, tratto da una light novel.
L'animazione è fluida e ben fatta, i personaggi sono adolescenti e la loro animazione ricalca molto questo aspetto fisico estremamente giovanile, in netto contrasto con la storia che è decisamente adulta. La storia si svolge in un futuro prossimo, nella repubblica di San Magnolia. Qui vivono gli Alba, una comunità di persone tutte fisicamente molto simili, ovvero con capelli bianchi e occhi azzurri, persone che si identificano quasi in una razza eletta. La Repubblica è in guerra da dieci anni con un regno nemico, ma i due paesi hanno rivoluzionato la guerra, infatti i nemici mandano a combattere delle macchine autonome, ovvero senza componente umana, mentre la Repubblica fa combattere la propria versione di quelle stesse macchine. Purtroppo però, come si scoprirà ben presto, queste macchine non si pilotano da sole, ma a guidarle sono esseri umani che vengono letteralmente mandati al macello.
Persone definite "86", nate e cresciute nella repubblica e scacciate e schiavizzate con l'inizio della guerra. A tutto ciò si ribella il maggiore Milizè, un'alba che guida lo squadrone Spearhead. Questa ovviamente è solo una piccola premessa, questo anime è stato una vera e propria rivelazione. Undici puntate che ci tengono costantemente con il fiato sospeso, abbiamo azione, dramma, persino momenti di leggerezza. Nonostante 11 episodi siano stati pochi per uno sviluppo ottimale della storia (ma preciso che questa è solo la prima parte, la seconda stagione uscirà), nonostante ovviamente ci siano ancora svariati punti oscuri, è stata una visione assolutamente piacevole, seppur angosciante per via della storia.
Personaggi coinvolgenti, purtroppo molti di loro non hanno avuto nessun approfondimento (cosa comprensibile visto il numero scarno degli episodi), alcuni solo un accenno. Direi che è un'opera fortemente ispirata alla persecuzione ebraica da parte dei nazifascisti. Assolutamente da vedere e incrocio le dita affinché la seconda parte sia degna della prima.
Piccola nota: questo anime viene considerato mecha. No, non lo è. Ci si aspetta di vedere "robottoni", ma non ci sono, si parla di macchine da guerra, ma di certo non sono il punto focale della storia.
L'animazione è fluida e ben fatta, i personaggi sono adolescenti e la loro animazione ricalca molto questo aspetto fisico estremamente giovanile, in netto contrasto con la storia che è decisamente adulta. La storia si svolge in un futuro prossimo, nella repubblica di San Magnolia. Qui vivono gli Alba, una comunità di persone tutte fisicamente molto simili, ovvero con capelli bianchi e occhi azzurri, persone che si identificano quasi in una razza eletta. La Repubblica è in guerra da dieci anni con un regno nemico, ma i due paesi hanno rivoluzionato la guerra, infatti i nemici mandano a combattere delle macchine autonome, ovvero senza componente umana, mentre la Repubblica fa combattere la propria versione di quelle stesse macchine. Purtroppo però, come si scoprirà ben presto, queste macchine non si pilotano da sole, ma a guidarle sono esseri umani che vengono letteralmente mandati al macello.
Persone definite "86", nate e cresciute nella repubblica e scacciate e schiavizzate con l'inizio della guerra. A tutto ciò si ribella il maggiore Milizè, un'alba che guida lo squadrone Spearhead. Questa ovviamente è solo una piccola premessa, questo anime è stato una vera e propria rivelazione. Undici puntate che ci tengono costantemente con il fiato sospeso, abbiamo azione, dramma, persino momenti di leggerezza. Nonostante 11 episodi siano stati pochi per uno sviluppo ottimale della storia (ma preciso che questa è solo la prima parte, la seconda stagione uscirà), nonostante ovviamente ci siano ancora svariati punti oscuri, è stata una visione assolutamente piacevole, seppur angosciante per via della storia.
Personaggi coinvolgenti, purtroppo molti di loro non hanno avuto nessun approfondimento (cosa comprensibile visto il numero scarno degli episodi), alcuni solo un accenno. Direi che è un'opera fortemente ispirata alla persecuzione ebraica da parte dei nazifascisti. Assolutamente da vedere e incrocio le dita affinché la seconda parte sia degna della prima.
Piccola nota: questo anime viene considerato mecha. No, non lo è. Ci si aspetta di vedere "robottoni", ma non ci sono, si parla di macchine da guerra, ma di certo non sono il punto focale della storia.