Ikoku meiro no Croisee - The Animation
“Ikoku Meiro no Croisée”, conosciuto anche con il titolo francese “La croisée dans un labyrinthe etranger”, è un anime di dodici episodi (più uno special) prodotto nel 2011 dallo studio Satelight e basato sull'omonimo manga scritto e disegnato da Hinata Takeda, già illustratrice della light novel di Gosick.
La serie è ambientata nella seconda metà del XIX secolo e vede come protagonista la piccola Yune, una bambina giapponese che ha lasciato il Sol Levante per raggiungere Parigi accompagnata dall'anziano viaggiatore Oscar. Qui comincerà a dare una mano nel negozio di insegne situato nella “Galerie du Roy” e gestito dal giovane Claude, nipote di Oscar, con cui Yune comincerà a costruire un tenero e solido legame.
“Ikoku Meiro no Croisée” appartiene a quel filone di anime definito “slice of life”, e non posso che elogiare il modo con cui svolge appieno il compito attribuitogli dal suo genere. La serie, infatti, senza ricorrere ad espedienti troppo drammatici o pesanti, ricalca fedelmente la vita dell’epoca, e lo fa con estrema semplicità e naturalezza. I protagonisti, di fatto, non sono economisti o uomini di politica, ma perlopiù bambini o giovani adulti appartenenti a questo o quel rango sociale: assisteremo, dunque, alla reazione della piccola Yune di fronte a un bambino senzatetto colto nell'atto di rubare un candelabro per procurarsi un po’ di pane; ascolteremo i pensieri di Claude, che prova da sempre una certa avversione nei confronti degli aristocratici proprietari dei grandi magazzini, che stanno causando il fallimento di molte botteghe artigiane; ci immergeremo nella storia di Camille, giovane nobildonna che deve sottostare alle regole ferree della sua classe che la tengono rinchiusa in una sorta di gabbia, simboleggiata dalla pesante crinolina che è costretta ad indossare. A tutte queste tematiche, trattate con molta delicatezza nel corso degli episodi, si aggiunge quello che forse è l’obiettivo principale dell’anime, ovvero mostrare allo spettatore l’incontro fra due culture diverse. Anche in questo campo “Ikoku Meiro no Croisée” non tradisce il suo stile: si parte con i diversi cibi con cui si fa colazione, passando per la musica, la scrittura e i vestiti, fino ad arrivare alla mentalità, al modo di pensare proprio di ciascun Paese. Non sono da sottovalutare, infine, i vari rapporti che si instaureranno tra i personaggi: un occhio di riguardo va sicuramente a quello tra Yune e Claude, nel quale l’uno avrà sempre qualcosa da insegnare all'altra e viceversa, permettendo così alla giapponesina di integrarsi, poco alla volta, in un mondo a lei sconosciuto.
Un buon lavoro è stato fatto anche per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, in primis quella dei due protagonisti, che sono di certo i più riusciti tra tutti. Molto interessanti, però, anche le storie dei comprimari, come quella di Camille e di Alice. Quest’ultima, infatti, all'inizio poteva sembrare un personaggio troppo invadente e fastidioso, ma dopo l’episodio a lei dedicato si è rivelata davvero degna di nota. Resta comunque molto misteriosa la figura di Oscar e ancora sconosciuti i vari aneddoti sul viaggio in Giappone in cui ha incontrato Yune.
Passiamo al lato tecnico: il character design, pur non essendo molto sofisticato, è sempre ben curato e in grado di rendere al meglio le emozioni dei personaggi con visi molto espressivi; giudizio positivo anche per le animazioni e i fondali, questi ultimi sempre dettagliati e in grado di rappresentare fedelmente i monumenti dell’epoca, che purtroppo vediamo solamente nella sigla e in rare occasioni, svolgendosi l’azione essenzialmente all'interno della galleria. Il comparto sonoro presenta OST e canzoni orecchiabili e adatte all'atmosfera dell’epoca. Una menzione d’onore va alle insert song, rigorosamente di stampo orientale, presenti nell'episodio 4.5, da vedere assolutamente.
Per concludere, trovo che “Ikoku Meiro no Croisée” sia un’opera davvero piacevole e rilassante da guardare, grazie alla sua capacità di trattare argomenti non di poco conto senza mai calcare troppo la mano e risultare, di conseguenza, eccessivamente opprimente. Unica pecca è sicuramente il finale, aperto e che lascia molti punti in sospeso. Il mio voto è un 8,5. Vivamente consigliato.
La serie è ambientata nella seconda metà del XIX secolo e vede come protagonista la piccola Yune, una bambina giapponese che ha lasciato il Sol Levante per raggiungere Parigi accompagnata dall'anziano viaggiatore Oscar. Qui comincerà a dare una mano nel negozio di insegne situato nella “Galerie du Roy” e gestito dal giovane Claude, nipote di Oscar, con cui Yune comincerà a costruire un tenero e solido legame.
“Ikoku Meiro no Croisée” appartiene a quel filone di anime definito “slice of life”, e non posso che elogiare il modo con cui svolge appieno il compito attribuitogli dal suo genere. La serie, infatti, senza ricorrere ad espedienti troppo drammatici o pesanti, ricalca fedelmente la vita dell’epoca, e lo fa con estrema semplicità e naturalezza. I protagonisti, di fatto, non sono economisti o uomini di politica, ma perlopiù bambini o giovani adulti appartenenti a questo o quel rango sociale: assisteremo, dunque, alla reazione della piccola Yune di fronte a un bambino senzatetto colto nell'atto di rubare un candelabro per procurarsi un po’ di pane; ascolteremo i pensieri di Claude, che prova da sempre una certa avversione nei confronti degli aristocratici proprietari dei grandi magazzini, che stanno causando il fallimento di molte botteghe artigiane; ci immergeremo nella storia di Camille, giovane nobildonna che deve sottostare alle regole ferree della sua classe che la tengono rinchiusa in una sorta di gabbia, simboleggiata dalla pesante crinolina che è costretta ad indossare. A tutte queste tematiche, trattate con molta delicatezza nel corso degli episodi, si aggiunge quello che forse è l’obiettivo principale dell’anime, ovvero mostrare allo spettatore l’incontro fra due culture diverse. Anche in questo campo “Ikoku Meiro no Croisée” non tradisce il suo stile: si parte con i diversi cibi con cui si fa colazione, passando per la musica, la scrittura e i vestiti, fino ad arrivare alla mentalità, al modo di pensare proprio di ciascun Paese. Non sono da sottovalutare, infine, i vari rapporti che si instaureranno tra i personaggi: un occhio di riguardo va sicuramente a quello tra Yune e Claude, nel quale l’uno avrà sempre qualcosa da insegnare all'altra e viceversa, permettendo così alla giapponesina di integrarsi, poco alla volta, in un mondo a lei sconosciuto.
Un buon lavoro è stato fatto anche per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, in primis quella dei due protagonisti, che sono di certo i più riusciti tra tutti. Molto interessanti, però, anche le storie dei comprimari, come quella di Camille e di Alice. Quest’ultima, infatti, all'inizio poteva sembrare un personaggio troppo invadente e fastidioso, ma dopo l’episodio a lei dedicato si è rivelata davvero degna di nota. Resta comunque molto misteriosa la figura di Oscar e ancora sconosciuti i vari aneddoti sul viaggio in Giappone in cui ha incontrato Yune.
Passiamo al lato tecnico: il character design, pur non essendo molto sofisticato, è sempre ben curato e in grado di rendere al meglio le emozioni dei personaggi con visi molto espressivi; giudizio positivo anche per le animazioni e i fondali, questi ultimi sempre dettagliati e in grado di rappresentare fedelmente i monumenti dell’epoca, che purtroppo vediamo solamente nella sigla e in rare occasioni, svolgendosi l’azione essenzialmente all'interno della galleria. Il comparto sonoro presenta OST e canzoni orecchiabili e adatte all'atmosfera dell’epoca. Una menzione d’onore va alle insert song, rigorosamente di stampo orientale, presenti nell'episodio 4.5, da vedere assolutamente.
Per concludere, trovo che “Ikoku Meiro no Croisée” sia un’opera davvero piacevole e rilassante da guardare, grazie alla sua capacità di trattare argomenti non di poco conto senza mai calcare troppo la mano e risultare, di conseguenza, eccessivamente opprimente. Unica pecca è sicuramente il finale, aperto e che lascia molti punti in sospeso. Il mio voto è un 8,5. Vivamente consigliato.
Devo ammettere che "Ikoku meiro no Croisee" è una piccola perla dell'estate 2011 che mi ero perso, e che sono contento di aver recuperato.
L'anime parla di una bambina giapponese che decide di trasferirsi a Parigi insieme ad un anziano fabbro viaggiatore di nome Oscar.
L'opera inizia quando i due rientrano nel negozio di famiglia, alla Galleria del Re, dove vive anche Claude, il nipote del vecchio Oscar e attuale gestore del negozio di famiglia.
Tutta la serie è uno spaccato della vita di questa bambina a Parigi, affrontando prima il non facile inizio con Claude, che in principio non prende benissimo il fatto di essersi trovato una bambina sconosciuta e straniera nel negozio di punto in bianco, e poi il lento integrarsi di Yune tra i parigini, affrontando le varie differenze culturali che li separano.
Il tutto è trattato con una delicatezza ed una semplicità disarmanti, e quasi tutti gli episodi riescono nell'intento di lasciare il segno.
La grafica è di alto livello e perfetta per l'ambientazione, così come lo sono le musiche che accompagnano il lento (ma mai noioso) scorrere delle puntate.
I personaggi, sia primari che secondari, sono assai ben caratterizzati e tutti riescono a trasmettere qualcosa, che sia uno scorcio della situazione socio-economica della Francia di quei tempi o un incoraggiamento a riflettere sulla natura delle persone e dei loro sentimenti.
Non posso che consigliare la serie a tutti gli amanti degli Slice of Life o chiunque abbia semplicemente voglia di guardare una serie tranquilla, pacifica e che ti lascia un sorriso soddisfatto (e a volte anche gli occhi un po' lucidi) ad ogni puntata.
L'anime parla di una bambina giapponese che decide di trasferirsi a Parigi insieme ad un anziano fabbro viaggiatore di nome Oscar.
L'opera inizia quando i due rientrano nel negozio di famiglia, alla Galleria del Re, dove vive anche Claude, il nipote del vecchio Oscar e attuale gestore del negozio di famiglia.
Tutta la serie è uno spaccato della vita di questa bambina a Parigi, affrontando prima il non facile inizio con Claude, che in principio non prende benissimo il fatto di essersi trovato una bambina sconosciuta e straniera nel negozio di punto in bianco, e poi il lento integrarsi di Yune tra i parigini, affrontando le varie differenze culturali che li separano.
Il tutto è trattato con una delicatezza ed una semplicità disarmanti, e quasi tutti gli episodi riescono nell'intento di lasciare il segno.
La grafica è di alto livello e perfetta per l'ambientazione, così come lo sono le musiche che accompagnano il lento (ma mai noioso) scorrere delle puntate.
I personaggi, sia primari che secondari, sono assai ben caratterizzati e tutti riescono a trasmettere qualcosa, che sia uno scorcio della situazione socio-economica della Francia di quei tempi o un incoraggiamento a riflettere sulla natura delle persone e dei loro sentimenti.
Non posso che consigliare la serie a tutti gli amanti degli Slice of Life o chiunque abbia semplicemente voglia di guardare una serie tranquilla, pacifica e che ti lascia un sorriso soddisfatto (e a volte anche gli occhi un po' lucidi) ad ogni puntata.
Ikoku meiro no Croisee è una serie a cui mi sono avvicinato casualmente semplicemente dopo averne visto la locandina ed alcune immagini, quindi dopo averne visto il primo episodio ed essere rimasto affascinato dalle immagini e dall'ambientazione non ho potuto fare altro che vederlo tutto d'un fiato, chiedendomi allo stesso tempo come una serie del geenre venga raramente consigliata o nominata.
Va inoltre aggiunto che l'autrice è Hinata Takeda, la stessa ad aver realizzato Gosick, quindi per chi ha visto ed apprezzato questa serie proverà sensazioni simili anche con Ikoku, per quanto la trama di quest'ultimo sia quasi assente secondo i normali standard.
Iniziamo con la trama, Oscar (il nonnetto allegro ed arzillo) dopo il suo ultimo viaggio in Giappone, luogo che nella metà del XIX secolo incuriosì non poco la cultura occidentale, tra i vari souvenir ne porterà anche uno abbastanza particola, una bambina, questa comincerà a vivere in Francia insieme ad Oscar ed il nipote Claude nella loro officina che si occupa di realizzare insegne, un'officina situata all'interno della "Galerie du Roy", luogo in cui sarà ambientata quasi tutta la serie.
A questo punto oltre a poter dire di aver spiegato l'incipit della storia potremmo anche affermare che essa finisca qui, non vi sarà infatti un filo conduttore con problemi da risolvere, situazioni da affrontare o cose di questo tipo, potremmo identificare qualche accenno alla nascita dei centri commerciali a discapito dei piccoli artigiani, ma nulla di più, la trama infatti non sarà di stampo classico, potremmo definirlo uno slice of life puro, uno spaccato di vita osservato attraverso una finestra, ma in un certo senso ne esisterà una, cioè quella riguardante la personalità dei personaggi, vedremo cosa li affligge del loro passato, come affronteranno il loro presente e come continueranno a vivere riuscendo a superare ciò che li affligge, evolvendo nella loro personalità.
Ogni episodio sarà carettirizzato dalla contrapposizione tra le abitudini francesi e quelle giapponesi della piccola Yune, i modi in cui questa riuscirà ad affrontare i limiti e le divergenze culturali, accompagnato come detto di tanto in tanto da flashback sul passato dei vari personaggi che ci mostreranno come anche loro affronteranno in un certo modo quei confini che in realtà non sono solo culturali, ma che ognuno di noi si ritrova ad affrontare nella vita quotidiana.
Sarà interessante il fatto che non tutti i personaggi saranno in grado di superare tali confini, o meglio solamente uno non potrà farlo, per assurdo il personaggio che apparirà con maggiore consapevolezza di se, cioè Camille, bloccata da quella "gabbia" che sembra criticare sempre agli altri (in realtà per spronarli a liberarsene) ma di cui lei stessa sarà prigioniera.
Una serie che non avrà un vero e proprio finale, ma che ci darà tutte le informazioni per conoscere ogni particolare ed ogni rimpianto di ogni personaggio.
Un'ambientazione davvero evocativa (per quanto non conoscendo la francia non so se riprenda realmente paesaggi esistenti), dei personaggi complessi e molto ben studiati, una storia che nonostante la sua lentezza non annoierà e non sarà soporifera (cosa realmente rara per una serie dai toni molto lenti) e disegni e musiche perfetti per la storia narrata.
Una serie dai toni gentili che gli amanti degli slice of life ameranno, ma anche chi non è fissato con l'azione sarà in grado di apprezzare non poco questa piccola perla.
Va inoltre aggiunto che l'autrice è Hinata Takeda, la stessa ad aver realizzato Gosick, quindi per chi ha visto ed apprezzato questa serie proverà sensazioni simili anche con Ikoku, per quanto la trama di quest'ultimo sia quasi assente secondo i normali standard.
Iniziamo con la trama, Oscar (il nonnetto allegro ed arzillo) dopo il suo ultimo viaggio in Giappone, luogo che nella metà del XIX secolo incuriosì non poco la cultura occidentale, tra i vari souvenir ne porterà anche uno abbastanza particola, una bambina, questa comincerà a vivere in Francia insieme ad Oscar ed il nipote Claude nella loro officina che si occupa di realizzare insegne, un'officina situata all'interno della "Galerie du Roy", luogo in cui sarà ambientata quasi tutta la serie.
A questo punto oltre a poter dire di aver spiegato l'incipit della storia potremmo anche affermare che essa finisca qui, non vi sarà infatti un filo conduttore con problemi da risolvere, situazioni da affrontare o cose di questo tipo, potremmo identificare qualche accenno alla nascita dei centri commerciali a discapito dei piccoli artigiani, ma nulla di più, la trama infatti non sarà di stampo classico, potremmo definirlo uno slice of life puro, uno spaccato di vita osservato attraverso una finestra, ma in un certo senso ne esisterà una, cioè quella riguardante la personalità dei personaggi, vedremo cosa li affligge del loro passato, come affronteranno il loro presente e come continueranno a vivere riuscendo a superare ciò che li affligge, evolvendo nella loro personalità.
Ogni episodio sarà carettirizzato dalla contrapposizione tra le abitudini francesi e quelle giapponesi della piccola Yune, i modi in cui questa riuscirà ad affrontare i limiti e le divergenze culturali, accompagnato come detto di tanto in tanto da flashback sul passato dei vari personaggi che ci mostreranno come anche loro affronteranno in un certo modo quei confini che in realtà non sono solo culturali, ma che ognuno di noi si ritrova ad affrontare nella vita quotidiana.
Sarà interessante il fatto che non tutti i personaggi saranno in grado di superare tali confini, o meglio solamente uno non potrà farlo, per assurdo il personaggio che apparirà con maggiore consapevolezza di se, cioè Camille, bloccata da quella "gabbia" che sembra criticare sempre agli altri (in realtà per spronarli a liberarsene) ma di cui lei stessa sarà prigioniera.
Una serie che non avrà un vero e proprio finale, ma che ci darà tutte le informazioni per conoscere ogni particolare ed ogni rimpianto di ogni personaggio.
Un'ambientazione davvero evocativa (per quanto non conoscendo la francia non so se riprenda realmente paesaggi esistenti), dei personaggi complessi e molto ben studiati, una storia che nonostante la sua lentezza non annoierà e non sarà soporifera (cosa realmente rara per una serie dai toni molto lenti) e disegni e musiche perfetti per la storia narrata.
Una serie dai toni gentili che gli amanti degli slice of life ameranno, ma anche chi non è fissato con l'azione sarà in grado di apprezzare non poco questa piccola perla.
Avevo tantissime aspettative riguardo a quest'anime e sono state ottimamente riposte. A chi dopo avere letto la trama crede di avere a che fare con un anime didascalico, con episodi carichi di notizie storiche o di noiosi paragoni tra la cultura occidentale e quella giapponese, dico che è completamente fuori strada. Siamo invece di fronte a un anime di un'immediatezza disarmante in cui l'affetto crescente per i personaggi, per le loro relazioni in continua crescita e i loro passati oscuri prenderanno il sopravvento trascinando lo spettatore in un'atmosfera toccante e delicata ma densa di significati nascosti.
L'ambientazione è fedelmente ricostruita dai luoghi agli abiti, alle abitudini e ai miti che riguardano le culture dei personaggi e le differenze fra esse sono sottolineate in maniera raffinata. Il vero punto forte dell'opera è però, a mio modesto parere, l'incontro tra i due protagonisti Yune e Claude, non solo in quanto stranieri ma in qualità di portatori di due mondi interiori tanto sensibili e di spessore (quanto incommensurabilmente distanti tra loro) il cui lo scontro/confronto porta entrambi all'arricchimento personale .
Una nota di merito spetta a tutti i personaggi "secondari", ottimamente delineati, che contribuiscono a creare la fitta trama di significati culturali e sociali dell'inizio secolo parigino (l'incessante cammino della tecnologia per fare solo un esempio) che tanto stridono non solo con la cultura giapponese presentata da Yune ma soprattutto con le speranze e i sentimenti dei personaggi, i passati e le aspettative dei quali sono così delicatamente indagati, con superbia maestria, da porre continui interrogativi a cui lo spettatore non può sottrarsi.
Altra nota di plauso spetta alla volontà di rivolgere uno sguardo obiettivo ma discreto alle differenze di classe di Parigi che si incrociano e intrecciano con la quotidianità dei personaggi, vittime dei pregiudizi e delle differenze sociali, arricchendo la storia di una verosimiglianza e drammaticità sinceramente toccanti.
Ottimi i disegni, molto dettagliati quelli cittadini e estremamente espressivi quelli dei personaggi, primi piani in primis, ma in alcune scene si usa il deformed che qualche utente potrebbe non apprezzare del tutto; personalmente credo sia funzionale a non rendere le scene eccessivamente statiche, a dare leggerezza agli episodi e quindi, essendo utilizzato con criterio, non ritengo abbassi il livello grafico dell'intera opera che reputo eccellente.
Struggente, ammaliante e dolcemente evocativa è la colonna sonora dell'anime, che coinvolge la sensibilità dello spettatore, accompagnandolo con discrezione durante la visione delle scene e in altri casi essendo essa stessa quasi unica protagonista.
Mi sento di consigliare la serie a tutti coloro che desiderano vedere un anime originale e di qualità, non vittime di preconcetti di genere (slice of life o storico sono solo etichette e nulla più in riferimento a "Ikoku"), pronti a essere catapultati in un mondo veramente affascinante, capace di farne restare a lungo affezionati.
L'ambientazione è fedelmente ricostruita dai luoghi agli abiti, alle abitudini e ai miti che riguardano le culture dei personaggi e le differenze fra esse sono sottolineate in maniera raffinata. Il vero punto forte dell'opera è però, a mio modesto parere, l'incontro tra i due protagonisti Yune e Claude, non solo in quanto stranieri ma in qualità di portatori di due mondi interiori tanto sensibili e di spessore (quanto incommensurabilmente distanti tra loro) il cui lo scontro/confronto porta entrambi all'arricchimento personale .
Una nota di merito spetta a tutti i personaggi "secondari", ottimamente delineati, che contribuiscono a creare la fitta trama di significati culturali e sociali dell'inizio secolo parigino (l'incessante cammino della tecnologia per fare solo un esempio) che tanto stridono non solo con la cultura giapponese presentata da Yune ma soprattutto con le speranze e i sentimenti dei personaggi, i passati e le aspettative dei quali sono così delicatamente indagati, con superbia maestria, da porre continui interrogativi a cui lo spettatore non può sottrarsi.
Altra nota di plauso spetta alla volontà di rivolgere uno sguardo obiettivo ma discreto alle differenze di classe di Parigi che si incrociano e intrecciano con la quotidianità dei personaggi, vittime dei pregiudizi e delle differenze sociali, arricchendo la storia di una verosimiglianza e drammaticità sinceramente toccanti.
Ottimi i disegni, molto dettagliati quelli cittadini e estremamente espressivi quelli dei personaggi, primi piani in primis, ma in alcune scene si usa il deformed che qualche utente potrebbe non apprezzare del tutto; personalmente credo sia funzionale a non rendere le scene eccessivamente statiche, a dare leggerezza agli episodi e quindi, essendo utilizzato con criterio, non ritengo abbassi il livello grafico dell'intera opera che reputo eccellente.
Struggente, ammaliante e dolcemente evocativa è la colonna sonora dell'anime, che coinvolge la sensibilità dello spettatore, accompagnandolo con discrezione durante la visione delle scene e in altri casi essendo essa stessa quasi unica protagonista.
Mi sento di consigliare la serie a tutti coloro che desiderano vedere un anime originale e di qualità, non vittime di preconcetti di genere (slice of life o storico sono solo etichette e nulla più in riferimento a "Ikoku"), pronti a essere catapultati in un mondo veramente affascinante, capace di farne restare a lungo affezionati.
Parigi, seconda metà del XIX secolo, un vecchio viaggiatore di nome Oscar fa il suo ritorno nella bottega gestita dal giovane nipote, Claude, portando con sé una ragazzina giapponese di nome Yune. Tra il ragazzo e la piccola straniera, superate le difficoltà iniziali legate all'ovvia sensazione di smarrimento di Yune rispetto a un mondo totalmente nuovo e diverso, si inizierà a creare sin da subito un profondo rapporto di affetto, trasformando il trio di personaggi principali in una vera e propria famiglia allargata.
Riuscirà la giovane giapponesina ad abituarsi alla frenetica vita di Parigi?
Sin dalla prima visione dell'opera, devo ammettere di essere rimasto piacevolmente colpito della capacità dimostrata dai creatori di "La croisée dans un labyrinthe étranger" di riuscire a miscelare in modo tanto efficace in una serie di dodici episodi (tratta dall'omonimo manga) l'elemento "slices of life" con quello più serioso di "commedia di formazione", dando così vita a una storia al tempo stesso leggera e originale.
La sensazione è infatti che gli autori siano riusciti a proporre un modello di interazione tra i personaggi che nel suo insieme vada oltre il semplice quanto banale incastro sul modello "incontro/scontro tra culture" puntando la narrazione sul concetto più soft di reciproca comprensione tra le parti. Dopotutto per certi versi, un emblema estremamente limpido di tale scelta può essere riscontrato facilmente nella volontà stessa di ambientare la serie in una grande capitale europea come Parigi, città moderna ma dall'aspetto e dal fascino quasi perennemente "congelato", appena affacciatasi sul cammino che di lì a poco, con lo sviluppo delle tecnologie, porterà a una sempre maggiore globalizzazione. E non è un caso che gli emblemi di questo progresso come l'elettricità e i treni si affaccino nel corso della stessa narrazione… Insomma, lo scenario perfetto per rendere al meglio la tematica.
Ma Ikoku (abbreviazione del titolo giapponese completo) non è solo un mero confronto tra culture diverse: al suo interno infatti hanno modo di essere trattati anche i problemi tra classi differenti e i loro legami di convivenza nella realtà urbana, ottenendo una declinazione degli stessi sia verso il basso - è il caso del bambino che per vivere è costretto a rubare, con cui, suo malgrado, Yune riesce a fare amicizia - sia verso l'alto - il rapporto di amicizia che legherà Yune con lady Alice, giovane nobildonna proprietaria della Gallerie nella quale si trova il negozio di Claude. È proprio in quest'ultima variante che forse la storia mostra la sua parte migliore, dando luogo a un dettagliato flashback sul passato del protagonista che di sicuro non mancherà di suscitare un certo senso di amarezza per l'evolversi delle vicende.
Il lato tecnico è del tutto ineccepibile; il character design dei personaggi pur non puntando al realismo risulta essere decisamente ben fatto, così come gli sfondi, dettagliati nei minimi particolari. Le musiche sono leggere e adatte alla narrazione, a partire da opening ed ending.
Voto: 7 e mezzo/ 8 - Una piacevolissima sorpresa, capace di tenere lo spettatore ben incollato allo schermo e di suscitare forte simpatia per i vari personaggi (difficile a mio parere non apprezzare almeno una tra Yune e Alice). E dire che noi occidentali forse ci perdiamo anche parte del fascino della storia, vivendo la progressiva scoperta del mondo da parte di Yune non da stranieri come fa la protagonista, ma da habitué…
Riuscirà la giovane giapponesina ad abituarsi alla frenetica vita di Parigi?
Sin dalla prima visione dell'opera, devo ammettere di essere rimasto piacevolmente colpito della capacità dimostrata dai creatori di "La croisée dans un labyrinthe étranger" di riuscire a miscelare in modo tanto efficace in una serie di dodici episodi (tratta dall'omonimo manga) l'elemento "slices of life" con quello più serioso di "commedia di formazione", dando così vita a una storia al tempo stesso leggera e originale.
La sensazione è infatti che gli autori siano riusciti a proporre un modello di interazione tra i personaggi che nel suo insieme vada oltre il semplice quanto banale incastro sul modello "incontro/scontro tra culture" puntando la narrazione sul concetto più soft di reciproca comprensione tra le parti. Dopotutto per certi versi, un emblema estremamente limpido di tale scelta può essere riscontrato facilmente nella volontà stessa di ambientare la serie in una grande capitale europea come Parigi, città moderna ma dall'aspetto e dal fascino quasi perennemente "congelato", appena affacciatasi sul cammino che di lì a poco, con lo sviluppo delle tecnologie, porterà a una sempre maggiore globalizzazione. E non è un caso che gli emblemi di questo progresso come l'elettricità e i treni si affaccino nel corso della stessa narrazione… Insomma, lo scenario perfetto per rendere al meglio la tematica.
Ma Ikoku (abbreviazione del titolo giapponese completo) non è solo un mero confronto tra culture diverse: al suo interno infatti hanno modo di essere trattati anche i problemi tra classi differenti e i loro legami di convivenza nella realtà urbana, ottenendo una declinazione degli stessi sia verso il basso - è il caso del bambino che per vivere è costretto a rubare, con cui, suo malgrado, Yune riesce a fare amicizia - sia verso l'alto - il rapporto di amicizia che legherà Yune con lady Alice, giovane nobildonna proprietaria della Gallerie nella quale si trova il negozio di Claude. È proprio in quest'ultima variante che forse la storia mostra la sua parte migliore, dando luogo a un dettagliato flashback sul passato del protagonista che di sicuro non mancherà di suscitare un certo senso di amarezza per l'evolversi delle vicende.
Il lato tecnico è del tutto ineccepibile; il character design dei personaggi pur non puntando al realismo risulta essere decisamente ben fatto, così come gli sfondi, dettagliati nei minimi particolari. Le musiche sono leggere e adatte alla narrazione, a partire da opening ed ending.
Voto: 7 e mezzo/ 8 - Una piacevolissima sorpresa, capace di tenere lo spettatore ben incollato allo schermo e di suscitare forte simpatia per i vari personaggi (difficile a mio parere non apprezzare almeno una tra Yune e Alice). E dire che noi occidentali forse ci perdiamo anche parte del fascino della storia, vivendo la progressiva scoperta del mondo da parte di Yune non da stranieri come fa la protagonista, ma da habitué…
La storia racconta dell'arrivo di Yune, una piccola giapponese, nell'affollata città di Parigi, dove dovrà lavorare nell'atelier di un giovane e scontroso fabbro. Curiosità e anche un po' di repulsione per un paese troppo diverso sono i sentimenti iniziali del giovane Claude nei confronti di Yune, sentimenti che però cambiano in fretta. Riuscirà Yune a fare comprendere a Claude il fascino del Giappone?
'Ikoku meiro no Croisee' è un anime davvero molto bello che nonostante la semplicità della trama riesce comunque a catturare l'attenzione dello spettatore, portandolo anche a riflettere su alcuni temi, come l'integrazione di usi e costumi diversi da quelli del paese in cui ci si trova. Molto bello il character design e anche gli scorci offerti della Parigi del XIX. Peccato per il finale, troppo vago che lascia troppe domande senza risposta. In ogni caso 'Ikoku meiro no croisée' (l'incontro/incrocio in un labirinto straniero) è un anime davvero piacevole da seguire e che conquista sin dal primo episodio.
'Ikoku meiro no Croisee' è un anime davvero molto bello che nonostante la semplicità della trama riesce comunque a catturare l'attenzione dello spettatore, portandolo anche a riflettere su alcuni temi, come l'integrazione di usi e costumi diversi da quelli del paese in cui ci si trova. Molto bello il character design e anche gli scorci offerti della Parigi del XIX. Peccato per il finale, troppo vago che lascia troppe domande senza risposta. In ogni caso 'Ikoku meiro no croisée' (l'incontro/incrocio in un labirinto straniero) è un anime davvero piacevole da seguire e che conquista sin dal primo episodio.
Il tema principale di questa serie è l'incontro tra diverse culture, che viene trattato in modo perfetto, senza annoiare minimamente nonostante l'assoluta mancanza di azione. In una Parigi ottocentesca vediamo quindi arrivare la piccola Yune, una graziosa giapponesina. Di lei si occuperanno il signor Oscar e suo nipote Claude. Il ragazzo è inizialmente riluttante, ma riuscirà a superare le barriere culturali. Barriere culturali che si presentano praticamente in ogni aspetto della vita quotidiana: dal cibo, al bagno, al comportamento nei confronti degli estranei. Proprio nel presentare le differenze tra le culture dei protagonisti 'Ikoku meiro no Croisee' mostra il suo lato migliore, regalando attimi di riflessione senza appesantirsi, mantenendo sempre un registro leggero e divertente.
I protagonisti sono ben caratterizzati e realistici, senza cadere in stereotipi troppo facili. Certo, Yune è la giapponese più stereotipata di sempre nel mostrare i tratti tipici della sua cultura come i numerosi inchini, ma in effetti, il comportamento di un giapponese nella Parigi di fine Ottocento, io me lo immagino così, e ogni suo aspetto "troppo nipponico" appare giustamente bizzarro agli altri, e prontamente chiarito dalla ragazzina. Assistiamo poi, nel corso della serie, alla crescita della piccola straniera, che si adatta alla città senza perdere la sua unicità. Da questo punto di vista è importante il personaggio di Claude, che fa da guida e si confronta con Yune, facendo risaltare le differenze tra loro, ma soprattutto superandole, e ciò comunica davvero un bel messaggio. Oscar e gli altri personaggi, principali o secondari che siano, sono comunque ben realizzati e di spessore.
L'ambientazione è ottima, anche se personalmente avrei preferito più attenzione verso la città e alcuni suoi aspetti caratteristici, mentre la serie si mantiene più sulla vita quotidiana senza analizzare troppi particolari. Da notare la quasi totale assenza di termini francesi, esclusi ovviamente i nomi di persone e luoghi; una scelta che apprezzo e rispetto. Gli oggetti e i piatti tipici vengono chiamati con il loro nome francese, mentre il resto è affidato a un ottimo doppiaggio giapponese. Meglio così che mescolare due lingue in un inascoltabile ibrido, solo per dare alla serie più spettacolarità. Abbigliamento e ambientazione sono in linea con il periodo storico, e anche in questo caso si è preferito dare una rappresentazione fedele che eccedere per sorprendere.
Ottimo lavoro, davvero.
Graficamente la serie è pregevole. I disegni sono delicati e spesso molto particolareggiati, e trovo fantastico l'uso dei colori. I colori predominanti negli sfondi sono il grigio e il marrone, o comunque toni poco accesi, su cui risalta la variopinta figura di Yune. Gli ambienti esterni sono molto luminosi, mentre quelli interni comunicano bene la scarsa illuminazione del tempo, senza tuttavia incupirsi. Il chara, come accennato prima, è realistico ma al contempo molto tenero. E i personaggi hanno capelli di colori normali. Cosa buona e giusta.
Opening ed ending sono molto soavi e adatte al prodotto. Ogni episodio inizia con una piccola presentazione in impeccabile francese, francese parlato dai personaggi in modo poi non così perfetto. Ad esempio, il nome Claude viene inevitabilmente storpiato in "Crodo". Ma del resto la fonetica giapponese ha i suoi riconoscibili limiti, e sono difetti di poco conto a fronte di un doppiaggio di buon livello.
'Ikoku meiro no Croisee' è una serie quindi assolutamente consigliata, ovviamente se cercate azione o avventura passate oltre.
I protagonisti sono ben caratterizzati e realistici, senza cadere in stereotipi troppo facili. Certo, Yune è la giapponese più stereotipata di sempre nel mostrare i tratti tipici della sua cultura come i numerosi inchini, ma in effetti, il comportamento di un giapponese nella Parigi di fine Ottocento, io me lo immagino così, e ogni suo aspetto "troppo nipponico" appare giustamente bizzarro agli altri, e prontamente chiarito dalla ragazzina. Assistiamo poi, nel corso della serie, alla crescita della piccola straniera, che si adatta alla città senza perdere la sua unicità. Da questo punto di vista è importante il personaggio di Claude, che fa da guida e si confronta con Yune, facendo risaltare le differenze tra loro, ma soprattutto superandole, e ciò comunica davvero un bel messaggio. Oscar e gli altri personaggi, principali o secondari che siano, sono comunque ben realizzati e di spessore.
L'ambientazione è ottima, anche se personalmente avrei preferito più attenzione verso la città e alcuni suoi aspetti caratteristici, mentre la serie si mantiene più sulla vita quotidiana senza analizzare troppi particolari. Da notare la quasi totale assenza di termini francesi, esclusi ovviamente i nomi di persone e luoghi; una scelta che apprezzo e rispetto. Gli oggetti e i piatti tipici vengono chiamati con il loro nome francese, mentre il resto è affidato a un ottimo doppiaggio giapponese. Meglio così che mescolare due lingue in un inascoltabile ibrido, solo per dare alla serie più spettacolarità. Abbigliamento e ambientazione sono in linea con il periodo storico, e anche in questo caso si è preferito dare una rappresentazione fedele che eccedere per sorprendere.
Ottimo lavoro, davvero.
Graficamente la serie è pregevole. I disegni sono delicati e spesso molto particolareggiati, e trovo fantastico l'uso dei colori. I colori predominanti negli sfondi sono il grigio e il marrone, o comunque toni poco accesi, su cui risalta la variopinta figura di Yune. Gli ambienti esterni sono molto luminosi, mentre quelli interni comunicano bene la scarsa illuminazione del tempo, senza tuttavia incupirsi. Il chara, come accennato prima, è realistico ma al contempo molto tenero. E i personaggi hanno capelli di colori normali. Cosa buona e giusta.
Opening ed ending sono molto soavi e adatte al prodotto. Ogni episodio inizia con una piccola presentazione in impeccabile francese, francese parlato dai personaggi in modo poi non così perfetto. Ad esempio, il nome Claude viene inevitabilmente storpiato in "Crodo". Ma del resto la fonetica giapponese ha i suoi riconoscibili limiti, e sono difetti di poco conto a fronte di un doppiaggio di buon livello.
'Ikoku meiro no Croisee' è una serie quindi assolutamente consigliata, ovviamente se cercate azione o avventura passate oltre.
Ho visto un solo episodio per ora, ma la voglia di vedere i prossimi è tanta. Nonostante sia la prima a ritenere che non sia il caso di recensire un anime dopo la visione di un solo episodio, mi sento comunque in dovere di dire la mia, per invogliare chi fosse in dubbio a visionarlo. Merita, perciò se siete in forse guardatelo.
<b>Attenzione possibili spoiler!</b>
I disegni a mio parere sono splendidi e i dettagli minuziosamente curati: i kimono, le insegne, l'ambientazione: splendidi! Mi sono beata di quelle immagini per tutta la durata dell'episodio. Quando Yune appare per la prima volta, con uno sgargiante <i>furisode</i>, sembra quasi un personaggio fiabesco agli occhi. Quei colori sgargianti si pongono in netto contrasto con i "grigio" e "nero" del resto dell'ambiente, facendola risaltare enormemente agli occhi: sembra una bambola! Un'entrata in scena che lascia sul momento senza fiato.
Viene successivamente spiegato il perché dell'arrivo di Yune in Francia, assieme all'anziano signor Oscar.
La piccola a vedersi è un grazioso scricciolo, dai modi e dalla cortesia tipicamente giapponesi. Adorabile agli occhi di chi la guarda, ma Claude, il nipote di Oscar, all'inizio trova fastidiosi tutti quei suoi inchini e la sua stessa presenza. Un po' riluttante all'idea di doversi fare carico di un'altra bocca da sfamare, non la prederà subito in simpatia, ma alla fine i sentimenti sinceri e l'impegno di Yune faranno ricredere il ragazzo - ovviamente non prima di aver combinato un bel pasticcio.
<b>Attenzione possibili spoiler!</b>
I disegni a mio parere sono splendidi e i dettagli minuziosamente curati: i kimono, le insegne, l'ambientazione: splendidi! Mi sono beata di quelle immagini per tutta la durata dell'episodio. Quando Yune appare per la prima volta, con uno sgargiante <i>furisode</i>, sembra quasi un personaggio fiabesco agli occhi. Quei colori sgargianti si pongono in netto contrasto con i "grigio" e "nero" del resto dell'ambiente, facendola risaltare enormemente agli occhi: sembra una bambola! Un'entrata in scena che lascia sul momento senza fiato.
Viene successivamente spiegato il perché dell'arrivo di Yune in Francia, assieme all'anziano signor Oscar.
La piccola a vedersi è un grazioso scricciolo, dai modi e dalla cortesia tipicamente giapponesi. Adorabile agli occhi di chi la guarda, ma Claude, il nipote di Oscar, all'inizio trova fastidiosi tutti quei suoi inchini e la sua stessa presenza. Un po' riluttante all'idea di doversi fare carico di un'altra bocca da sfamare, non la prederà subito in simpatia, ma alla fine i sentimenti sinceri e l'impegno di Yune faranno ricredere il ragazzo - ovviamente non prima di aver combinato un bel pasticcio.