Katte ni kaizou
Qualcuno di voi si ricorda di un certo Kōji Kumeta? Sì, quel tale che concepì quell'inno allo humour nero chiamato "Sayonara Zetsubō Sensei" che tanto successo ha riscosso per via del suo umorismo irriverente e per la presenza di una sfilza di personaggi atipici, dall'antieroe perenne aspirante suicida Nozomu Hitoshiki fino alla masnada di spasimanti fuori di testa che erano le studentesse della sua classe. Ebbene, esiste un'opera antecedente a tutto questo ad opera dello stesso autore, il cui nome è "Katte ni Kaizō". Un'opera straordinariamente genuina.
"Katte ni Kaizō" è un anime della stagione primaverile 2011 composto da sei OAV di durata canonica. Ciascun OAV è suddiviso in tre mini episodi; l'opera deriva dall'omonimo manga del 1998.
Trama: Kaizō Katsu è uno studente con una visione della vita tutta sua. Da piccolo era un bambino prodigio, ma la sua amica d'infanzia lo fece precipitare dalla jungle gym causandogli un trauma cranico e facendogli cambiare personalità. Da quel momento s'interessò agli UFO e ai fantasmi. All'età di diciassette anni Kaizō fu colpito alla testa da un modello anatomico. La presidentessa del club di scienze lo rianimò e da quel momento egli crede di essere un cyborg. Nessuno osa smentire tale sua convinzione, un po' per divertimento, un po' per timore delle conseguenze.
Grafica: se c'è una cosa buona che lo studio Shaft ha fatto nella sua discutibile carriera è l'aver trasposto in animazione "Sayonara Zetsubō Sensei", riuscendo a valorizzare e ad esaltare l'intera opera. Le ambientazioni non sono eccessivamente variegate, eppure risultano straordinariamente piacevoli, vivaci e ben realizzate (pur rispettando lo stile dell'autore). Le animazioni sono assurde, fluide, frenetiche. Il character design è in perfetto stile Kumeta (le sue espressioni facciali sono un marchio di fabbrica).
Sonoro: un signor sonoro per una serie clamorosamente divertente. L'opening è dissacrante, parodistica. L'ending è di un sarcasmo estremo, una splendida presa in giro del fanservice. OST fantastiche, lo stesso vale per gli effetti sonori. Doppiaggio splendido.
Personaggi: aver a che fare con dei personaggi così folli e nel contempo così elaborati non è cosa facile, e si nota la maestria dell'autore in una caratterizzazione ottima, che riesce a far divertire lo spettatore anche con le elucubrazioni mentali più assurde e strampalate. Notevole il fattore psicologico, sebbene tutto sia contorto e dedito all'effetto comico. Forse è arduo parlare di evoluzione, sicuramente si può parlare di mutazione dei personaggi, i quali paiono camaleontici. L'interazione è semplicemente esplosiva.
Sceneggiatura: la struttura a tre mini episodi privilegia una certa leggerezza complessiva e nel contempo "soddisfa lo spettatore", il quale ha visto molto. La gestione temporale è ben strutturata, senza fastidiosi salti temporali; sporadica è la presenza di flashback. Il ritmo spesso è assurdamente frenetico, poiché cospicua è la mole di avvenimenti che si susseguono in circa otto minuti di episodio. Le scene d'azione sono ben presenti, con tutto ciò che ne può conseguire. È presente un discreto quantitativo di fanservice, praticamente sempre utilizzato per fini umoristici. I dialoghi sono una perla.
Finale: non credo di aver mai visto un finale più geniale di questo. Come si sia riusciti a inventarsi certe trovate è per me un mistero degno di "Mistero". Sta di fatto che è talmente riuscito, assurdo, demenziale, geniale, fuori di testa e perfetto da meritarsi una menzione particolare e porsi qualche interrogativo su chi sia "veramente" il Professore Disperazione di "Sayonara Zetsubō Sensei". Un "incrocio tra serie" pazzesco. Da Oscar.
In sintesi, "Katte ni Kaizō" è un'opera in cui l'estro geniale la fa da padrone. Il tipico umorismo da denuncia farlocca di Kumeta torna preponderante con un'incisività mai vista prima. Quest'opera è immancabile per ogni appassionato del Professore Disperazione (ci sono evidenti omaggi e citazioni), e per chiunque sappia apprezzare un demenziale mai così sensato.
"Katte ni Kaizō" è un anime della stagione primaverile 2011 composto da sei OAV di durata canonica. Ciascun OAV è suddiviso in tre mini episodi; l'opera deriva dall'omonimo manga del 1998.
Trama: Kaizō Katsu è uno studente con una visione della vita tutta sua. Da piccolo era un bambino prodigio, ma la sua amica d'infanzia lo fece precipitare dalla jungle gym causandogli un trauma cranico e facendogli cambiare personalità. Da quel momento s'interessò agli UFO e ai fantasmi. All'età di diciassette anni Kaizō fu colpito alla testa da un modello anatomico. La presidentessa del club di scienze lo rianimò e da quel momento egli crede di essere un cyborg. Nessuno osa smentire tale sua convinzione, un po' per divertimento, un po' per timore delle conseguenze.
Grafica: se c'è una cosa buona che lo studio Shaft ha fatto nella sua discutibile carriera è l'aver trasposto in animazione "Sayonara Zetsubō Sensei", riuscendo a valorizzare e ad esaltare l'intera opera. Le ambientazioni non sono eccessivamente variegate, eppure risultano straordinariamente piacevoli, vivaci e ben realizzate (pur rispettando lo stile dell'autore). Le animazioni sono assurde, fluide, frenetiche. Il character design è in perfetto stile Kumeta (le sue espressioni facciali sono un marchio di fabbrica).
Sonoro: un signor sonoro per una serie clamorosamente divertente. L'opening è dissacrante, parodistica. L'ending è di un sarcasmo estremo, una splendida presa in giro del fanservice. OST fantastiche, lo stesso vale per gli effetti sonori. Doppiaggio splendido.
Personaggi: aver a che fare con dei personaggi così folli e nel contempo così elaborati non è cosa facile, e si nota la maestria dell'autore in una caratterizzazione ottima, che riesce a far divertire lo spettatore anche con le elucubrazioni mentali più assurde e strampalate. Notevole il fattore psicologico, sebbene tutto sia contorto e dedito all'effetto comico. Forse è arduo parlare di evoluzione, sicuramente si può parlare di mutazione dei personaggi, i quali paiono camaleontici. L'interazione è semplicemente esplosiva.
Sceneggiatura: la struttura a tre mini episodi privilegia una certa leggerezza complessiva e nel contempo "soddisfa lo spettatore", il quale ha visto molto. La gestione temporale è ben strutturata, senza fastidiosi salti temporali; sporadica è la presenza di flashback. Il ritmo spesso è assurdamente frenetico, poiché cospicua è la mole di avvenimenti che si susseguono in circa otto minuti di episodio. Le scene d'azione sono ben presenti, con tutto ciò che ne può conseguire. È presente un discreto quantitativo di fanservice, praticamente sempre utilizzato per fini umoristici. I dialoghi sono una perla.
Finale: non credo di aver mai visto un finale più geniale di questo. Come si sia riusciti a inventarsi certe trovate è per me un mistero degno di "Mistero". Sta di fatto che è talmente riuscito, assurdo, demenziale, geniale, fuori di testa e perfetto da meritarsi una menzione particolare e porsi qualche interrogativo su chi sia "veramente" il Professore Disperazione di "Sayonara Zetsubō Sensei". Un "incrocio tra serie" pazzesco. Da Oscar.
In sintesi, "Katte ni Kaizō" è un'opera in cui l'estro geniale la fa da padrone. Il tipico umorismo da denuncia farlocca di Kumeta torna preponderante con un'incisività mai vista prima. Quest'opera è immancabile per ogni appassionato del Professore Disperazione (ci sono evidenti omaggi e citazioni), e per chiunque sappia apprezzare un demenziale mai così sensato.