Chihayafuru
E dopo lo "Shogi", il gioco protagonista delle serie "Un marzo da leoni", con "Chihayfuru" sono andato alla scoperta di un tipico "gioco" tradizionale giapponese che utilizza delle particolari carte e che nella serie è definito "Karuta". Per capire un po' quello che ho visto nella serie mi sono affidato alla più famosa piattaforma di sapere collaborativo e conoscenza on line, dalla quale ho tratto un po' di informazioni che riporto fedelmente.
Innanzitutto, "Karuta (カルタ) è un nome generico che in Giappone designa sia i mazzi di carte tradizionali sia vari giochi con le carte. [...omissis...]". Nella serie anime "Chihayafuru 1" ("Il gioco di Chihaya"), l'"Uta karuta (歌ガルタ, lett."Carte delle poesie"), a volte scritto anche uta-garuta, è un mazzo composto da carte che rappresentano le 100 uta (poesie) scritte sotto forma di tanka (ovvero composte da cinque versi per un totale di trentuno sillabe) dell'Hyakunin Isshu.
Hyakunin Isshu (百人一首, hyakunin isshu, letteralmente "cento uomini, una poesia -per ciascuno-") è un tipo di raccolta di waka formato da cento poesie scritte da cento poeti diversi. La più famosa di queste raccolte è lo Ogura Hyakunin Isshu (小倉百人一首), redatta da Fujiwara no Teika nel Periodo Kamakura, così chiamata dal nome del distretto di Ogura, nella città di Kyoto, in cui il poeta viveva all'epoca della compilazione della raccolta. Poiché è di gran lunga la più conosciuta raccolta di questo tipo, si è soliti riferirsi ad essa omettendo "Ogura" e chiamandola semplicemente "Hyakunin Isshu". Hyakunin Isshu è anche più raramente usato che definire l'uta-garuta, o karuta delle poesie, una tipologia di karuta molto antico, basato proprio sull'utilizzo dei 100 tanka della raccolta di Fujiwara no Teika.
Il mazzo uta karuta è quindi composto da 200 carte, le carte di lettura, contenenti il primo pezzo della poesia sono dette yomifuda (読札), mentre le seconde tra cui deve scegliere il giocatore sono dette torifuda (取り札).
L'origine dell'Uta Karuta risale ai primi del Seicento e si tratta di un adattamento di un gioco preesistente chiamato uta awase (lett. "Combinazione di poesie"), praticato dalla nobiltà tramite conchiglie marine su cui era dipinto il testo di una poesia, i versi rimanenti erano su una seconda, la quale nel gioco doveva essere correttamente combinata con la prima. L'introduzione del legno e della carta come supporti ha contribuito molto alla diffusione del mazzo e del gioco omonimo che viene praticato in tutto il Giappone soprattutto a Capodanno; persino le scuole ne indicono spesso dei tornei. Le carte contenenti i finali delle poesie vengono sparse davanti ai giocatori mentre le altre le raccoglie un lettore che le legge una alla volta, prendendole a caso. Il primo giocatore che prende tra le carte sparse quella che contiene la fine della poesia che il lettore sta leggendo, si aggiudica la carta. Vince chi alla fine è riuscito ad accaparrarsi più carte.
In Giappone è considerato uno degli sport più tradizionali ed è tuttora molto praticato. Esistono vari campionati di uta karuta in tutto il Giappone, compreso uno nazionale che si svolge ogni gennaio al Tempio di Omi, un tempio shintoista situato a Otsu, nella prefettura di Shiga".
Mi rendo conto che, riportando quanto reperito on-line in merito all'uta-karuta, ho praticamente spiegato quanto è possibile vedere nei 25 episodi della serie trasmessa per la prima volta in Giappone nel 2011, prodotta dallo studio Madhouse e tratto dall'omonimo manga di Yuki Suetsugu, serializzato in un arco di tempo piuttosto ampio (2007-2022) e composto da 50 volumi e 248 capitoli.
Ovviamente la mia era una provocazione... con un fondo di verità! Come per altri anime, premetto che non ho letto il manga che, tra l'altro, è terminato 3 anni dopo la trasmissione della terza serie dell'anime. Pertanto, chi volesse cimentarsi nella visione dell'anime, deve essere consapevole che affronterà ben tre serie (2011-2023 e 2019) e un OAV (2013) per un totale di ben 76 episodi e che con ogni probabilità non vedrà un vero e proprio finale per l'ovvia considerazione che la terza serie è uscita ben prima del termine del manga.
“Le nostre idee diventano fisse nel momento in cui smettiamo di pensare.” (Ernst Renan)
Fatte le dovute premesse, "Chihayafuru" mi è sembrata la narrazione in salsa spokon di una "ossessione", quella della bella protagonista Chihaya Ayase per il gioco dell'Uta-Karuta (utilizzo la corretta definizione appresa on-line). Nei 25 episodi lo spettatore assisterà alla parabola ascendente di Chihaya nell'apprendimento di questa nobile arte, nelle sue gioie e delusioni e, soprattutto, nella sua incredibile e ferrea determinazione, maturata fin da bambina delle elementari, a primeggiare a livello nazionale in questo gioco, diventando la regina dell'Uta-Karuta.
Ma allora siamo di fronte ad una protagonista archetipo della più becera retorica nipponica tutto "sudore e sangue", "credere, obbedire e combattere", vincere e primeggiare a tutti i costi perché dotata di un talento smisurato sebbene grezzo e necessitante di affinamenti e cure da parte di giocatori più esperti dai quali apprenderà nuove tecniche e diventerà sempre più brava?
La risposta è sì, ma in parte, perché Chihaya la definirei anche un personaggio al limite dell'imbarazzante e dell'irritante per come procede simil "Terminator" nelle interazioni con gli altri con l'unico scopo finale di ottenere quello che più desidera: la valorizzazione e la condivisione con altri della sua passione/ossessione per l'Uta-Karuta.
Per "alleggerire" un po' il personaggio, è stata resa a livello caratteriale e di personalità come una bambina delle elementari in un corpo di una stupenda ragazza 15-16enne: sono proverbiali le sue reazioni esageratissime, ingenue che denotano il suo candore incurante delle probabili conseguenze delle sue azioni nell'affrontare le tipiche situazioni degli allenamenti, dei tornei e dei campionati, tanto da renderla in un certo senso "adorabile" per chi la conosce bene e la frequenta. Non a caso nella sua scuola è definita da molti "una ragazza sprecata" ossia una bellissima ragazza che potrebbe avere il mondo ai suoi piedi ma che a causa del suo atteggiamento, fissazioni e una certa stupidità di fondo non risulta alla fine fatalmente attraente.
D'altro canto, lei rappresenta al femminile quello che il protagonista "latente" Arata Wataya rappresenta al maschile. Si potrebbe erroneamente pensare che "Chihayafuru" sia un anime sentimentale scolastico. E' sicuramente scolastico ma l'aspetto sentimentale rappresenta, almeno nella prima serie, una sottotraccia non tanto evidente se non per il personaggio di cui scriverò a breve, Taichi. Arata, il ragazzino che trasmette a Chihaya la passione/ossessione è invece troppo poco sviluppato per essere valutato.
Si potrebbe scrivere metaforicamente che Arata rappresenta Beatrice per Dante/Chihaya, una sorta di amore stilnovistico in cui la persona rappresenta il "mezzo" per raggiungere l'illuminazione nel gioco dell'Uta-Karuta. La profonda ammirazione che lei sembra nutrire nei confronti di Arata non mi sembra interpretabile in altro modo anche perché Chihaya dimostra per tutte le 25 puntate un totale disinteresse (involontario o per infantilismo) per le questioni sentimentali.
“Se ti fai incastrare dalle fisse degli altri, tutto il mondo diventa un patibolo, per te.” (R. Brautigan)
Discorso a parte per Taichi Mashima che a detta di un po' tutti i recensori e commentatori degli episodi sembra il personaggio più realistico e affascinante, non solo per il suo aspetto estremamente bello. E non posso che confermare l'impressione. E' un personaggio "umano", piacevole e intelligente, capace di dimostrare sempre una comprensione nei confronti di tutti e soprattutto per la sua bella amica Chihaya per la quale è evidente fin dai primi episodi che nutre qualcosa in più di una mera e consolidata amicizia. E' anche il personaggio che ha uno sviluppo caratteriale e personale nell'arco della serie tra i più significativi e apprezzabili.
Tale character development è evidente se lo si confronta con il periodo in cui era un ragazzino delle elementari. Vedendo la sua evoluzione nell'anime e le pene che patisce per restare accanto a Chihaya, non si può non simpatizzare ed empatizzare nel suo personaggio così "sfortunato" e mesto nel suo insistere ad agire e a farsi piacere un gioco per stare al fianco della sua "ossessione" sentimentale.
"Chihayafuru" mi ha divertito e mi ha coinvolto anche solo per la curiosità per un gioco così tradizionale che mi ha svelato una sfaccettatura della cultura giapponese che non conoscevo e che mi ha invogliato a capirne di più al di là di quanto mostrato nell'anime. Lato tecnico la serie è molto ben realizzata, soprattutto nella rappresentazione degli incontri con animazioni fluide e realistiche che riescono a rendere bene lo sforzo e i movimenti degli "atleti" in modo molto dinamico e naturale, con qualche esagerazione (ad es. le carte da gioco che si conficcano nelle pareti...). Il chara design è apprezzabilissimo, gli sguardi e le espressioni dei personaggi sono resi in modo molto realistico con qualche esagerazione nelle espressioni di stupore a bocca aperta che rendono soprattutto l'espressione di Chihaya quasi ebete... I colori sono sempre tenui, acquarello e sembrano non voler togliere spazio all'essenza dell'anime ossia il gioco delle carte.
L'Uta-Karuta è un po' la croce e delizia della serie: il suo profondo limite di questo anime non è tanto rappresentato dalle innumerevoli sessioni di allenamento e dai tornei in cui la "nenia" del lettore delle poesie (sempre uguale nell'incipit e simile per tonalità ed impostazione ad un muezzin sul minareto o ad una specie di preghiera in latino) alla fine ti entra nella testa col rischio di impararla obtorto collo, quanto la carenza di approfondimento e di tridimensionalità dei personaggi.
Non pretendevo chissà cosa dai protagonisti, ma la sensazione di "piatto" e per nulla "approfondito" è emersa sia per i protagonisti principali, sia per quelli secondari, tutti sacrificati all'altare dell'Uta-Karuta e della passione che suscita nei suoi "discepoli", dando un'immagine a mio avviso un po' troppo "settaria" e anche di nicchia.
Ma si sa che in Giappone gli anime "sportivi" hanno sempre il limite di rappresentare i personaggi come assorbiti da una passione totalizzante... con buona pace di chi sperava di vedere anche qualcosa dal punto di vista psicologico e sentimentale.
Innanzitutto, "Karuta (カルタ) è un nome generico che in Giappone designa sia i mazzi di carte tradizionali sia vari giochi con le carte. [...omissis...]". Nella serie anime "Chihayafuru 1" ("Il gioco di Chihaya"), l'"Uta karuta (歌ガルタ, lett."Carte delle poesie"), a volte scritto anche uta-garuta, è un mazzo composto da carte che rappresentano le 100 uta (poesie) scritte sotto forma di tanka (ovvero composte da cinque versi per un totale di trentuno sillabe) dell'Hyakunin Isshu.
Hyakunin Isshu (百人一首, hyakunin isshu, letteralmente "cento uomini, una poesia -per ciascuno-") è un tipo di raccolta di waka formato da cento poesie scritte da cento poeti diversi. La più famosa di queste raccolte è lo Ogura Hyakunin Isshu (小倉百人一首), redatta da Fujiwara no Teika nel Periodo Kamakura, così chiamata dal nome del distretto di Ogura, nella città di Kyoto, in cui il poeta viveva all'epoca della compilazione della raccolta. Poiché è di gran lunga la più conosciuta raccolta di questo tipo, si è soliti riferirsi ad essa omettendo "Ogura" e chiamandola semplicemente "Hyakunin Isshu". Hyakunin Isshu è anche più raramente usato che definire l'uta-garuta, o karuta delle poesie, una tipologia di karuta molto antico, basato proprio sull'utilizzo dei 100 tanka della raccolta di Fujiwara no Teika.
Il mazzo uta karuta è quindi composto da 200 carte, le carte di lettura, contenenti il primo pezzo della poesia sono dette yomifuda (読札), mentre le seconde tra cui deve scegliere il giocatore sono dette torifuda (取り札).
L'origine dell'Uta Karuta risale ai primi del Seicento e si tratta di un adattamento di un gioco preesistente chiamato uta awase (lett. "Combinazione di poesie"), praticato dalla nobiltà tramite conchiglie marine su cui era dipinto il testo di una poesia, i versi rimanenti erano su una seconda, la quale nel gioco doveva essere correttamente combinata con la prima. L'introduzione del legno e della carta come supporti ha contribuito molto alla diffusione del mazzo e del gioco omonimo che viene praticato in tutto il Giappone soprattutto a Capodanno; persino le scuole ne indicono spesso dei tornei. Le carte contenenti i finali delle poesie vengono sparse davanti ai giocatori mentre le altre le raccoglie un lettore che le legge una alla volta, prendendole a caso. Il primo giocatore che prende tra le carte sparse quella che contiene la fine della poesia che il lettore sta leggendo, si aggiudica la carta. Vince chi alla fine è riuscito ad accaparrarsi più carte.
In Giappone è considerato uno degli sport più tradizionali ed è tuttora molto praticato. Esistono vari campionati di uta karuta in tutto il Giappone, compreso uno nazionale che si svolge ogni gennaio al Tempio di Omi, un tempio shintoista situato a Otsu, nella prefettura di Shiga".
Mi rendo conto che, riportando quanto reperito on-line in merito all'uta-karuta, ho praticamente spiegato quanto è possibile vedere nei 25 episodi della serie trasmessa per la prima volta in Giappone nel 2011, prodotta dallo studio Madhouse e tratto dall'omonimo manga di Yuki Suetsugu, serializzato in un arco di tempo piuttosto ampio (2007-2022) e composto da 50 volumi e 248 capitoli.
Ovviamente la mia era una provocazione... con un fondo di verità! Come per altri anime, premetto che non ho letto il manga che, tra l'altro, è terminato 3 anni dopo la trasmissione della terza serie dell'anime. Pertanto, chi volesse cimentarsi nella visione dell'anime, deve essere consapevole che affronterà ben tre serie (2011-2023 e 2019) e un OAV (2013) per un totale di ben 76 episodi e che con ogni probabilità non vedrà un vero e proprio finale per l'ovvia considerazione che la terza serie è uscita ben prima del termine del manga.
“Le nostre idee diventano fisse nel momento in cui smettiamo di pensare.” (Ernst Renan)
Fatte le dovute premesse, "Chihayafuru" mi è sembrata la narrazione in salsa spokon di una "ossessione", quella della bella protagonista Chihaya Ayase per il gioco dell'Uta-Karuta (utilizzo la corretta definizione appresa on-line). Nei 25 episodi lo spettatore assisterà alla parabola ascendente di Chihaya nell'apprendimento di questa nobile arte, nelle sue gioie e delusioni e, soprattutto, nella sua incredibile e ferrea determinazione, maturata fin da bambina delle elementari, a primeggiare a livello nazionale in questo gioco, diventando la regina dell'Uta-Karuta.
Ma allora siamo di fronte ad una protagonista archetipo della più becera retorica nipponica tutto "sudore e sangue", "credere, obbedire e combattere", vincere e primeggiare a tutti i costi perché dotata di un talento smisurato sebbene grezzo e necessitante di affinamenti e cure da parte di giocatori più esperti dai quali apprenderà nuove tecniche e diventerà sempre più brava?
La risposta è sì, ma in parte, perché Chihaya la definirei anche un personaggio al limite dell'imbarazzante e dell'irritante per come procede simil "Terminator" nelle interazioni con gli altri con l'unico scopo finale di ottenere quello che più desidera: la valorizzazione e la condivisione con altri della sua passione/ossessione per l'Uta-Karuta.
Per "alleggerire" un po' il personaggio, è stata resa a livello caratteriale e di personalità come una bambina delle elementari in un corpo di una stupenda ragazza 15-16enne: sono proverbiali le sue reazioni esageratissime, ingenue che denotano il suo candore incurante delle probabili conseguenze delle sue azioni nell'affrontare le tipiche situazioni degli allenamenti, dei tornei e dei campionati, tanto da renderla in un certo senso "adorabile" per chi la conosce bene e la frequenta. Non a caso nella sua scuola è definita da molti "una ragazza sprecata" ossia una bellissima ragazza che potrebbe avere il mondo ai suoi piedi ma che a causa del suo atteggiamento, fissazioni e una certa stupidità di fondo non risulta alla fine fatalmente attraente.
D'altro canto, lei rappresenta al femminile quello che il protagonista "latente" Arata Wataya rappresenta al maschile. Si potrebbe erroneamente pensare che "Chihayafuru" sia un anime sentimentale scolastico. E' sicuramente scolastico ma l'aspetto sentimentale rappresenta, almeno nella prima serie, una sottotraccia non tanto evidente se non per il personaggio di cui scriverò a breve, Taichi. Arata, il ragazzino che trasmette a Chihaya la passione/ossessione è invece troppo poco sviluppato per essere valutato.
Si potrebbe scrivere metaforicamente che Arata rappresenta Beatrice per Dante/Chihaya, una sorta di amore stilnovistico in cui la persona rappresenta il "mezzo" per raggiungere l'illuminazione nel gioco dell'Uta-Karuta. La profonda ammirazione che lei sembra nutrire nei confronti di Arata non mi sembra interpretabile in altro modo anche perché Chihaya dimostra per tutte le 25 puntate un totale disinteresse (involontario o per infantilismo) per le questioni sentimentali.
“Se ti fai incastrare dalle fisse degli altri, tutto il mondo diventa un patibolo, per te.” (R. Brautigan)
Discorso a parte per Taichi Mashima che a detta di un po' tutti i recensori e commentatori degli episodi sembra il personaggio più realistico e affascinante, non solo per il suo aspetto estremamente bello. E non posso che confermare l'impressione. E' un personaggio "umano", piacevole e intelligente, capace di dimostrare sempre una comprensione nei confronti di tutti e soprattutto per la sua bella amica Chihaya per la quale è evidente fin dai primi episodi che nutre qualcosa in più di una mera e consolidata amicizia. E' anche il personaggio che ha uno sviluppo caratteriale e personale nell'arco della serie tra i più significativi e apprezzabili.
Tale character development è evidente se lo si confronta con il periodo in cui era un ragazzino delle elementari. Vedendo la sua evoluzione nell'anime e le pene che patisce per restare accanto a Chihaya, non si può non simpatizzare ed empatizzare nel suo personaggio così "sfortunato" e mesto nel suo insistere ad agire e a farsi piacere un gioco per stare al fianco della sua "ossessione" sentimentale.
"Chihayafuru" mi ha divertito e mi ha coinvolto anche solo per la curiosità per un gioco così tradizionale che mi ha svelato una sfaccettatura della cultura giapponese che non conoscevo e che mi ha invogliato a capirne di più al di là di quanto mostrato nell'anime. Lato tecnico la serie è molto ben realizzata, soprattutto nella rappresentazione degli incontri con animazioni fluide e realistiche che riescono a rendere bene lo sforzo e i movimenti degli "atleti" in modo molto dinamico e naturale, con qualche esagerazione (ad es. le carte da gioco che si conficcano nelle pareti...). Il chara design è apprezzabilissimo, gli sguardi e le espressioni dei personaggi sono resi in modo molto realistico con qualche esagerazione nelle espressioni di stupore a bocca aperta che rendono soprattutto l'espressione di Chihaya quasi ebete... I colori sono sempre tenui, acquarello e sembrano non voler togliere spazio all'essenza dell'anime ossia il gioco delle carte.
L'Uta-Karuta è un po' la croce e delizia della serie: il suo profondo limite di questo anime non è tanto rappresentato dalle innumerevoli sessioni di allenamento e dai tornei in cui la "nenia" del lettore delle poesie (sempre uguale nell'incipit e simile per tonalità ed impostazione ad un muezzin sul minareto o ad una specie di preghiera in latino) alla fine ti entra nella testa col rischio di impararla obtorto collo, quanto la carenza di approfondimento e di tridimensionalità dei personaggi.
Non pretendevo chissà cosa dai protagonisti, ma la sensazione di "piatto" e per nulla "approfondito" è emersa sia per i protagonisti principali, sia per quelli secondari, tutti sacrificati all'altare dell'Uta-Karuta e della passione che suscita nei suoi "discepoli", dando un'immagine a mio avviso un po' troppo "settaria" e anche di nicchia.
Ma si sa che in Giappone gli anime "sportivi" hanno sempre il limite di rappresentare i personaggi come assorbiti da una passione totalizzante... con buona pace di chi sperava di vedere anche qualcosa dal punto di vista psicologico e sentimentale.
Sono stata letteralmente rapita da questo anime! Incentrato sul kurata, uno sport giapponese che non vi sto qua a spiegare, che ho trovato interessante, forse perchè l'intensità con il quale viene giocato, è paragonabile agli scacchi (io mi ci sono rivista molto). Una regia maestrale che ti fa immedesimare nelle difficoltà, ansie e gioie di questo gioco, dove i protagonisti, con la loro forte caratterizzazione, ci permettono di apprezzare il kurata ancora di più.
Come già detto è un anime sportivo, ma non manca l'elemento amoroso a fare da contorno, infatti la storia nasce dall'amicizia che si viene a creare (grazie al gioco del kurata) fin dalle scuole elementari tra Chihaya, Taichi ed Arata, fino al loro presunto triangolo amoroso.
Passiamo ai personaggi (con possibili spoiler):
Chihaya: bellissima, determinata e genuina. Stringe amicizia con Arata (un ragazzino della sua classe isolato dai compagni), che le insegna il kurata, anzi sarebbe meglio dire le fa dono di un sogno. E sì perchè, se prima il sogno di Chihaya era quello di aiutare la sorella a diventare una modella famosa, Arata la spinge a crearsi un sogno tutto suo! Infatti diventare "Queen" del kurata giapponese, ovvero la massima figura femminile del gioco, equivarrebbe a diventare Queen del mondo, in quanto esso é uno sport nipponico. Lei viene rapita dal gioco, diventando un ossessione, ma allo stesso tempo capisce quanto è bello giocare insieme ai suoi amici, per questo fonda un club nella sua scuola.
Risulta evidente che lei abbia un cotta per Arata, anche se lei non è ancora consapevole, perchè lui è riuscito a far nascere dentro di se una forza che non sapeva di avere.
Arata: riflessivo, con uno sguardo intenso e una calma che riesce ad avvolgere chiunque. Questo ragazzo che fin da piccolo subisce le angherie dei compagni perchè povero e proveniente dal Fukui, con un accento un po' marcato, trova in Chihaya un'amica con cui condividere il suo amore per il gioco.
Un personaggio molto sfaccettato, anche se purtroppo si vede poco rispetto agli altri, dico questo perchè riesce a rialzarsi nonostante le avversità della vita, determinato a costruirsi il suo talento (nonostante sia il nipote di un maestro, si allena duramente). Anche lui sembra avere un interesse amoroso per Chihaya, ma vedremo meglio nella 3^ stagione, come si evolverà la cosa.
Taichi: orgoglioso, introverso e stupendo, il ragazzo (che immagino fin da piccolo sia innamorato di Chihaya), viene di conseguenza proiettato nel mondo del kurata, un po' per amore della ragazza un pò per competizione nei confronti di Arata. Taichi è sempre stato il supporto di Chihaya, lui che ha occhi solo per lei, nonostante sia uno dei ragazzi più cool della scuola, ma trabocca di quei sentimenti per lei a tal punto da destabilizzarlo soprattutto durante le partite di kurata (a dir poco adorabile). Anche il personaggio di Taichi è ben caratterizzato, cerca di vincere le sue debolezze e ci riesce diventando sempre più "forte".
Anche i personaggi secondari, sono tutti ben caratterizzati ognuno con una peculiarità, e punti di forza e debolezze. Cito i miei preferiti che sono
Oe: membro del club di kurata che fa il tipo per la coppia Taichi-Chihaya, in quanto l'unica ad essersi accorta dei sentimenti del ragazzo. Apparentemente calma e contenuta, ma in realtà muove un po' le fila dei suoi compagni da dietro le quinte.
Nishida: spensierato, ma allo stesso tempo molto serio, riprende a giocare a kurata nel club di Chihaya, trovando in Taichi un compagno affiatato (riescono addirittura a sincronizzare il loro kurata durante una partita).
Come già detto è un anime sportivo, ma non manca l'elemento amoroso a fare da contorno, infatti la storia nasce dall'amicizia che si viene a creare (grazie al gioco del kurata) fin dalle scuole elementari tra Chihaya, Taichi ed Arata, fino al loro presunto triangolo amoroso.
Passiamo ai personaggi (con possibili spoiler):
Chihaya: bellissima, determinata e genuina. Stringe amicizia con Arata (un ragazzino della sua classe isolato dai compagni), che le insegna il kurata, anzi sarebbe meglio dire le fa dono di un sogno. E sì perchè, se prima il sogno di Chihaya era quello di aiutare la sorella a diventare una modella famosa, Arata la spinge a crearsi un sogno tutto suo! Infatti diventare "Queen" del kurata giapponese, ovvero la massima figura femminile del gioco, equivarrebbe a diventare Queen del mondo, in quanto esso é uno sport nipponico. Lei viene rapita dal gioco, diventando un ossessione, ma allo stesso tempo capisce quanto è bello giocare insieme ai suoi amici, per questo fonda un club nella sua scuola.
Risulta evidente che lei abbia un cotta per Arata, anche se lei non è ancora consapevole, perchè lui è riuscito a far nascere dentro di se una forza che non sapeva di avere.
Arata: riflessivo, con uno sguardo intenso e una calma che riesce ad avvolgere chiunque. Questo ragazzo che fin da piccolo subisce le angherie dei compagni perchè povero e proveniente dal Fukui, con un accento un po' marcato, trova in Chihaya un'amica con cui condividere il suo amore per il gioco.
Un personaggio molto sfaccettato, anche se purtroppo si vede poco rispetto agli altri, dico questo perchè riesce a rialzarsi nonostante le avversità della vita, determinato a costruirsi il suo talento (nonostante sia il nipote di un maestro, si allena duramente). Anche lui sembra avere un interesse amoroso per Chihaya, ma vedremo meglio nella 3^ stagione, come si evolverà la cosa.
Taichi: orgoglioso, introverso e stupendo, il ragazzo (che immagino fin da piccolo sia innamorato di Chihaya), viene di conseguenza proiettato nel mondo del kurata, un po' per amore della ragazza un pò per competizione nei confronti di Arata. Taichi è sempre stato il supporto di Chihaya, lui che ha occhi solo per lei, nonostante sia uno dei ragazzi più cool della scuola, ma trabocca di quei sentimenti per lei a tal punto da destabilizzarlo soprattutto durante le partite di kurata (a dir poco adorabile). Anche il personaggio di Taichi è ben caratterizzato, cerca di vincere le sue debolezze e ci riesce diventando sempre più "forte".
Anche i personaggi secondari, sono tutti ben caratterizzati ognuno con una peculiarità, e punti di forza e debolezze. Cito i miei preferiti che sono
Oe: membro del club di kurata che fa il tipo per la coppia Taichi-Chihaya, in quanto l'unica ad essersi accorta dei sentimenti del ragazzo. Apparentemente calma e contenuta, ma in realtà muove un po' le fila dei suoi compagni da dietro le quinte.
Nishida: spensierato, ma allo stesso tempo molto serio, riprende a giocare a kurata nel club di Chihaya, trovando in Taichi un compagno affiatato (riescono addirittura a sincronizzare il loro kurata durante una partita).
"Chihayafuru" è in assoluto uno degli anime che mi ha sorpreso di più.
La storia gravita attorno ad un gruppo di amici appassionato di Karuta, un gioco di carte di difficile comprensione, specialmente per noi occidentali. La cosa più incredibile è proprio questa: nonostante sia complicato capire le difficoltà che caratterizzano i vari match, grazie all'intensità con cui sono resi i sentimenti dei giocatori non riuscirete a staccare gli occhi dallo schermo.
I personaggi sono delineati e approfonditi in maniera impeccabile, la grafica è strepitosa, la storia molto semplice e lineare, che non scade mai in eccessivi sentimentalismi e, incredibilmente, non annoia. Ah! Non è nemmeno particolarmente romantico. Nonostante esistano solo l'amicizia e il karuta, finirete la serie in men che non si dica.
Consigliatissimo!
La storia gravita attorno ad un gruppo di amici appassionato di Karuta, un gioco di carte di difficile comprensione, specialmente per noi occidentali. La cosa più incredibile è proprio questa: nonostante sia complicato capire le difficoltà che caratterizzano i vari match, grazie all'intensità con cui sono resi i sentimenti dei giocatori non riuscirete a staccare gli occhi dallo schermo.
I personaggi sono delineati e approfonditi in maniera impeccabile, la grafica è strepitosa, la storia molto semplice e lineare, che non scade mai in eccessivi sentimentalismi e, incredibilmente, non annoia. Ah! Non è nemmeno particolarmente romantico. Nonostante esistano solo l'amicizia e il karuta, finirete la serie in men che non si dica.
Consigliatissimo!
Se qualcuno mi avesse detto che l'insieme sillabico "Karuta" è una parola io avrei immaginato che essa fosse una sorta di cibo proveniente dalla Corea o paesi simili. Dopo la visione di quest'anime, però, non scorderò mai, fino al giorno della morte, cos'è realmente.
"Chihayafuru" è una serie anime prodotta nel 2011 ed è una trasposizione animata dell'omonimo manga di genere Josei nonchè una delle opere da me, ormai, preferite.
Il Karuta è una attività ricreativa e di svago secondo cui lo scopo è quello di prendere più carte possibili fra le cento sul terreno di gioco una volta lette dal lettore assegnato.
Anche non essendo considerato uno sport e quindi non avendo dei veri giocatori professionisti questo gioco tutto giapponese porta con sè un gran numero di appassionati che ogni giorno usano il proprio tempo libero per giocare presso associazioni o tornei.
Informare questo è importante per comprendere quest'opera.
Infatti a differenza di molte opere in cui i protagonisti si dedicano a una attività con la quale sperano di mutare radicalmente vita divenendone professionisti in "Chihayafuru" il motivo è, apparentemente simile, ma sostanzialmente diverso.
Si suda, si lotta, si piange, soffre, si gioisce, si ride, solo per se stessi e il gioco, per il modo in cui si gioca, per l'affezione verso le carte, cosa significano e così via. Questa è anche la profondità con cui l'opera si presenta.
La trama dell'opera, perciò, è di sè per sè semplice e lineare ma che riesce a fare dei temi principali, il Karuta e il rapporto tra i protagonisti, una originalità propria che la distingue di netto dalla massa rendendola, oso scriverlo, un vero capolavoro come pochi.
Risate e commozione, sentirsi tristi quanto i personaggi quando lo sono, sentire le sconfitte che sentono, tifare mentre giocano una partita ed esultare con loro quando riescono a prendere una carta.
Un qualcosa di travolgente che riesce a prenderti senza che tu riesca ad accorgertene, come il colore rosso, o come la vivace protagonista che, sicuramente, farebbe appassionare anche voi al Karuta, come me, se li concedeste questa possibilità.
Per quanto concerne il lato tecnico esso è totalmente soddisfacente, forse qualcuno può storcere il naso di fronte allo stile leggermente da shojo dell'opera però, per sommi capi, per me è stato gradevole e in sintonia col tutto.
Anche le musiche sono adatte e, in più, consiglio fortemente l'ascolto dell'opening che è riuscita a farmi immedesimare ed eccitare a tutta la narrazione. Ancora adesso, a mesi di distanza, l'ascolto ancora.
In definitiva consiglio quest'opera a tutti quanti, di qualsiasi età, maschi e femmine.
Però ricordo una cosa, prima di concludere, per giocare al "Karuta", purtroppo, è necessario conoscere totalmente il giapponese.
"Chihayafuru" è una serie anime prodotta nel 2011 ed è una trasposizione animata dell'omonimo manga di genere Josei nonchè una delle opere da me, ormai, preferite.
Il Karuta è una attività ricreativa e di svago secondo cui lo scopo è quello di prendere più carte possibili fra le cento sul terreno di gioco una volta lette dal lettore assegnato.
Anche non essendo considerato uno sport e quindi non avendo dei veri giocatori professionisti questo gioco tutto giapponese porta con sè un gran numero di appassionati che ogni giorno usano il proprio tempo libero per giocare presso associazioni o tornei.
Informare questo è importante per comprendere quest'opera.
Infatti a differenza di molte opere in cui i protagonisti si dedicano a una attività con la quale sperano di mutare radicalmente vita divenendone professionisti in "Chihayafuru" il motivo è, apparentemente simile, ma sostanzialmente diverso.
Si suda, si lotta, si piange, soffre, si gioisce, si ride, solo per se stessi e il gioco, per il modo in cui si gioca, per l'affezione verso le carte, cosa significano e così via. Questa è anche la profondità con cui l'opera si presenta.
La trama dell'opera, perciò, è di sè per sè semplice e lineare ma che riesce a fare dei temi principali, il Karuta e il rapporto tra i protagonisti, una originalità propria che la distingue di netto dalla massa rendendola, oso scriverlo, un vero capolavoro come pochi.
Risate e commozione, sentirsi tristi quanto i personaggi quando lo sono, sentire le sconfitte che sentono, tifare mentre giocano una partita ed esultare con loro quando riescono a prendere una carta.
Un qualcosa di travolgente che riesce a prenderti senza che tu riesca ad accorgertene, come il colore rosso, o come la vivace protagonista che, sicuramente, farebbe appassionare anche voi al Karuta, come me, se li concedeste questa possibilità.
Per quanto concerne il lato tecnico esso è totalmente soddisfacente, forse qualcuno può storcere il naso di fronte allo stile leggermente da shojo dell'opera però, per sommi capi, per me è stato gradevole e in sintonia col tutto.
Anche le musiche sono adatte e, in più, consiglio fortemente l'ascolto dell'opening che è riuscita a farmi immedesimare ed eccitare a tutta la narrazione. Ancora adesso, a mesi di distanza, l'ascolto ancora.
In definitiva consiglio quest'opera a tutti quanti, di qualsiasi età, maschi e femmine.
Però ricordo una cosa, prima di concludere, per giocare al "Karuta", purtroppo, è necessario conoscere totalmente il giapponese.
"Chihayafuru" è un anime di venticinque episodi uscito nel 2011 e, a mio parere, di difficile classificazione: una sorta di shoujo sentimentale, che tende molto allo "spokon" shounen. Un bell'intreccio di romanticismo e commedia scolastica/sportiva, una storia che commuove e appassiona allo stesso tempo, presentandoci uno "sport", tipicamente giapponese, che, altrimenti, non avremmo mai conosciuto, ovvero il Karuta. Due giocatori si sfidano in uno scontro all'ultima carta, in cui, appunto, dovranno individuare, su un totale di 50 carte, quella appena letta. Una disciplina che necessita di una memoria sorprendente, un'agilità ben sviluppata e, soprattutto, una tenacia incredibile.
La protagonista è Chihaya, una giovane appena iscrittasi in prima superiore che tenta subito di creare un club di Karuta. Incontra il suo vecchio amico d'infanzia, Taichi, da lungo tempo infatuato di lei, e insieme riescono a costruire questo fantomatico club, andando alla caccia (letteralmente) di almeno altri tre membri: Kanade Oe, Tsutomu Komano, Yusei Nishida.
Insieme si alleneranno per tentare di raggiungere le nazionali e, almeno per quanto riguarda Chihaya, incontrare nuovamente l'altro suo amico di infanzia, Arata, colui che per primo le aveva fatto conoscere tale disciplina e l'aveva affascinata con la sua immensa abilità. Chihaya pare sentimentalmente coinvolta, con grande rammarico di Taichi, con quest'ultimo, sebbene non si capisce bene se ad attirarla di più sia il ragazzo o la sua tecnica di gioco. Un dubbio che si protrarrà per tutta la serie, dove, comunque, non ci verranno risparmiate agguerrite partite di Karuta.
La forza di quest'opera sta, a mio avviso, nel non fermarsi esclusivamente su un genere; il romanticismo è sicuramente presente, e riesce a toccare nell'anima, grazie soprattutto alla figura commovente e tenera di Taichi (nonché mio personaggio preferito). Tuttavia, si tenta di andare oltre, costruendovi dietro una trama forte e intrigante, molto dinamica per un anime tendenzialmente sentimentale.
I personaggi posseggono una psicologia ben costruita e anche la protagonista di turno, sebbene affetta, come spesso accade, da una bella dose di stupidità, riesce a esprimere dei sentimenti complessi e in continua evoluzione. I personaggi secondari la seguiranno in maniera adeguata, arricchendola su molteplici punti, come per esempio Taichi, un ragazzo sensibile e sempre pronto ad aiutare il prossimo. L'arroganza che aveva dimostrato a inizio serie, viene subito smentita, per mostrarci ora un ragazzo gentile e buono, che, tuttavia, ha la sfortuna di non ricevere mai ciò che vuole veramente. E' bello, bravo a scuola e nello sport, con una memoria sensazionale… Eppure vorrebbe solamente l'amore di Chihaya. Un amore che, almeno per ora, gli pare assolutamente precluso. La bella fanciulla, infatti, quando non parla di Karuta, continua a vaneggiare riguardo al suo prossimo incontro con Arata. Un personaggio che, a conti fatti, non mostra poi chissà quali caratteristiche. E' il migliore in questa disciplina, su questo non ci sono dubbi, ma, per il resto, sfoggia delle caratteristiche piuttosto piatte.
Buoni anche i personaggi "di sfondo", che si presentano in gran numero e tutti con una personalità originale e ben definita.
I disegni sono quelli tipici degli anime presi da manga shoujo: occhioni grandi, visi delicati e atmosfere candide… Eppure tutto ciò viene smentito quando inizia la partita vera e propria. I ritmi si infiammano, e con essi anche la forza espressiva dei colori. Una scelta molto affascinante, capace di rendere il tutto molto meno noioso e ripetitivo. Non c'è un attimo di tregua, e se non si parla di questioni di cuore, allora ci pensa il Karuta ad emozionare.
Buono il doppiaggio e lo stesso vale per le musiche, soprattutto per quanto riguarda l'opening della serie.
La regia svolge un lavoro adeguato, capace di esaltare al meglio una storia già di per sé pregevole. Interessante il flashback iniziale che, sebbene spezzi il corso degli eventi appena accennato, pone le basi per gli sviluppi futuri; introduce dei personaggi già avviati, facendoceli conoscere veramente.
Insomma, "Chihayafuru" riesce a coinvolgere per la sua dinamicità, per la forza espressiva di alcuni protagonisti e, soprattutto, per quella semplicità capace di conquistare al primo colpo. Dopo aver visto tornei di calcio, basket, pallavolo, baseball e golf, finalmente spunta qualcosa di completamente diverso.
Il trio principale: Chihaya, Taichi e Arata non può che commuovere, in particolar modo il ragazzo in mezzo. Possiamo dire che metà del merito di tale apprezzamento è derivato da quest'ultimo e dal suo essere così sensibile, attento e, soprattutto, sfortunato. Combatte, cerca di migliorarsi e tenta di vincere in tutti i modi, ma non sempre le cose vanno come pianificato.
Il finale è bello, ma sicuramente aperto. Una seconda stagione è già pronta ad emozionare e il manga continua la propria pubblicazione. E dunque, con tutto questo materiale a disposizione, non ci rimane che immergerci ancora di più nel magico mondo del Karuta.
Voto finale: 8… E mezzo!
La protagonista è Chihaya, una giovane appena iscrittasi in prima superiore che tenta subito di creare un club di Karuta. Incontra il suo vecchio amico d'infanzia, Taichi, da lungo tempo infatuato di lei, e insieme riescono a costruire questo fantomatico club, andando alla caccia (letteralmente) di almeno altri tre membri: Kanade Oe, Tsutomu Komano, Yusei Nishida.
Insieme si alleneranno per tentare di raggiungere le nazionali e, almeno per quanto riguarda Chihaya, incontrare nuovamente l'altro suo amico di infanzia, Arata, colui che per primo le aveva fatto conoscere tale disciplina e l'aveva affascinata con la sua immensa abilità. Chihaya pare sentimentalmente coinvolta, con grande rammarico di Taichi, con quest'ultimo, sebbene non si capisce bene se ad attirarla di più sia il ragazzo o la sua tecnica di gioco. Un dubbio che si protrarrà per tutta la serie, dove, comunque, non ci verranno risparmiate agguerrite partite di Karuta.
La forza di quest'opera sta, a mio avviso, nel non fermarsi esclusivamente su un genere; il romanticismo è sicuramente presente, e riesce a toccare nell'anima, grazie soprattutto alla figura commovente e tenera di Taichi (nonché mio personaggio preferito). Tuttavia, si tenta di andare oltre, costruendovi dietro una trama forte e intrigante, molto dinamica per un anime tendenzialmente sentimentale.
I personaggi posseggono una psicologia ben costruita e anche la protagonista di turno, sebbene affetta, come spesso accade, da una bella dose di stupidità, riesce a esprimere dei sentimenti complessi e in continua evoluzione. I personaggi secondari la seguiranno in maniera adeguata, arricchendola su molteplici punti, come per esempio Taichi, un ragazzo sensibile e sempre pronto ad aiutare il prossimo. L'arroganza che aveva dimostrato a inizio serie, viene subito smentita, per mostrarci ora un ragazzo gentile e buono, che, tuttavia, ha la sfortuna di non ricevere mai ciò che vuole veramente. E' bello, bravo a scuola e nello sport, con una memoria sensazionale… Eppure vorrebbe solamente l'amore di Chihaya. Un amore che, almeno per ora, gli pare assolutamente precluso. La bella fanciulla, infatti, quando non parla di Karuta, continua a vaneggiare riguardo al suo prossimo incontro con Arata. Un personaggio che, a conti fatti, non mostra poi chissà quali caratteristiche. E' il migliore in questa disciplina, su questo non ci sono dubbi, ma, per il resto, sfoggia delle caratteristiche piuttosto piatte.
Buoni anche i personaggi "di sfondo", che si presentano in gran numero e tutti con una personalità originale e ben definita.
I disegni sono quelli tipici degli anime presi da manga shoujo: occhioni grandi, visi delicati e atmosfere candide… Eppure tutto ciò viene smentito quando inizia la partita vera e propria. I ritmi si infiammano, e con essi anche la forza espressiva dei colori. Una scelta molto affascinante, capace di rendere il tutto molto meno noioso e ripetitivo. Non c'è un attimo di tregua, e se non si parla di questioni di cuore, allora ci pensa il Karuta ad emozionare.
Buono il doppiaggio e lo stesso vale per le musiche, soprattutto per quanto riguarda l'opening della serie.
La regia svolge un lavoro adeguato, capace di esaltare al meglio una storia già di per sé pregevole. Interessante il flashback iniziale che, sebbene spezzi il corso degli eventi appena accennato, pone le basi per gli sviluppi futuri; introduce dei personaggi già avviati, facendoceli conoscere veramente.
Insomma, "Chihayafuru" riesce a coinvolgere per la sua dinamicità, per la forza espressiva di alcuni protagonisti e, soprattutto, per quella semplicità capace di conquistare al primo colpo. Dopo aver visto tornei di calcio, basket, pallavolo, baseball e golf, finalmente spunta qualcosa di completamente diverso.
Il trio principale: Chihaya, Taichi e Arata non può che commuovere, in particolar modo il ragazzo in mezzo. Possiamo dire che metà del merito di tale apprezzamento è derivato da quest'ultimo e dal suo essere così sensibile, attento e, soprattutto, sfortunato. Combatte, cerca di migliorarsi e tenta di vincere in tutti i modi, ma non sempre le cose vanno come pianificato.
Il finale è bello, ma sicuramente aperto. Una seconda stagione è già pronta ad emozionare e il manga continua la propria pubblicazione. E dunque, con tutto questo materiale a disposizione, non ci rimane che immergerci ancora di più nel magico mondo del Karuta.
Voto finale: 8… E mezzo!
Ho apprezzato Chihayafuru fin dal flashback dei primi episodi, che ho trovato molto appassionante. Uno dei meriti di questo anime è proprio quello di coinvolgerti, nonostante che la trama si basi su uno sport pressoché sconosciuto, cioè il karuta competitivo. Episodio dopo episodio, infatti, non solo ci si affeziona ai personaggi, ma ci si appassiona anche al gioco del karuta e alle sue poesie.
Tuttavia la forza di questo anime non è lo sport su cui è incentrato, ma i protagonisti e i loro sentimenti: Chihaya e la sua vitalità ti spingono a fare il tifo per lei e non puoi che rimanere deluso dopo una sua sconfitta; Taichi invece, tra dubbi e fallimenti, è a mio parere il personaggio meglio riuscito.
Per quanto riguarda la narrazione, essa non risulta mai noiosa. Tuttavia ritengo sia un peccato che il triangolo amoroso tra i tre protagonisti venga appena accennato, in quanto gli episodi dedicati alle partite di karuta sono decisamente superiori a quelli dedicati alle vicende personali dei nostri protagonisti.
Sotto il punto di vista del comparto tecnico, dal momento che non me ne intendo affatto, mi limito a dire che le animazioni sembrano ben riuscite e che ho molto apprezzato i disegni e il character design.
Per concludere, ritengo che Chihayafuru possa piacere a chiunque, quindi lo consiglio vivamente.
Tuttavia la forza di questo anime non è lo sport su cui è incentrato, ma i protagonisti e i loro sentimenti: Chihaya e la sua vitalità ti spingono a fare il tifo per lei e non puoi che rimanere deluso dopo una sua sconfitta; Taichi invece, tra dubbi e fallimenti, è a mio parere il personaggio meglio riuscito.
Per quanto riguarda la narrazione, essa non risulta mai noiosa. Tuttavia ritengo sia un peccato che il triangolo amoroso tra i tre protagonisti venga appena accennato, in quanto gli episodi dedicati alle partite di karuta sono decisamente superiori a quelli dedicati alle vicende personali dei nostri protagonisti.
Sotto il punto di vista del comparto tecnico, dal momento che non me ne intendo affatto, mi limito a dire che le animazioni sembrano ben riuscite e che ho molto apprezzato i disegni e il character design.
Per concludere, ritengo che Chihayafuru possa piacere a chiunque, quindi lo consiglio vivamente.
(Ho messo che ho visto 25 episodi, ma in realtà la recensione vale anche per la seconda serie)
Quando ti avvicini ad un titolo di cui non hai mai sentito parlare, in cui si parla di sport - e già inizi ad immaginarti le partite infinite di Tsubasa, o Mila che rimane in aria per mezz'ora, sfidando la gravità - che non hai mai sentito nominare (Karuta?! Ma che è, un cibo che non conosco?), ci sono alcuni fattori che devono scatenare la tua curiosità. Il mio, per questo titolo, sono stati i disegni.
Ebbene sì: l'unico motivo per cui ho deciso di dare una chance a questo titolo sono, appunto, i disegni. Che, per quanto mi riguarda, sono splendidi: dettagliatissimi e belli, luminosi, chiari, splendenti. Un po' come la protagonista.
D'accordo, dirà qualcuno, i disegni, ma che altro? Un titolo si può iniziare a vedere per un simile motivo, ma se la trama è orrenda, i personaggi fanno schifo e la storia non va avanti, i disegni possono anche essere eccelsi, ma il titolo verrebbe abbandonato dopo mezza puntata.
Ebbene, scegliere quale sia stato il secondo motivo (a parte Mamoru Miyano che doppia Mashima... coff, coff!) è praticamente impossibile. Perché, secondo me, questo è un titolo perfetto da tutti i punti di vista.
Partiamo dalla trama: Chihaya è una bambina che, per caso, si trova a giocare la sua prima partita di un gioco mai sentito prima, chiamato karuta e ne rimane talmente affascinata che decide di diventare la Queen, la numero uno del Giappone. Detta così, non avrebbe nulla di diverso da tanti anime/manga sportivi. E proprio qui sta il punto: per diventare la numero uno, Chihaya dovrà capire e migliorare se stessa, studiare non solo le regole del gioco, ma anche la magia che si nasconde dietro le poesie. E, per farlo, non sarà sola, anzi, è proprio il karuta che le permette di conoscere Taichi e Arata, i suoi due migliori amici, e quelli che poi entreranno a far parte del club che fonderà a scuola; è partecipando ai tornei che conosce tanti avversari, pronti come lei a tutto, pur di vincere; ed è grazie al karuta che ritrova Arata, l'amico che credeva perduto da anni, quello stesso che le trasmise la sua passione.
"Chihayafuru" è una storia di amicizia, quindi, e di forza di volontà, di perseveranza e di lotta. Ciascun personaggio - tutti, anche quelli che appaiono solo per una partita; anzi, questi più della protagonista - sono descritti in modo meticoloso: ciascuno di loro, durante le partite, si racconta e ci porta a tifare per loro, a sperare che tutti, alla fine, anche se è impossibile, possano farcela.
Si ride - perché Chihaya è quella classica ragazza imbranata che piace tanto ai giapponesi - si piange - perché la forza e la determinazione di tutti i personaggi non restano solo sullo schermo, ma entrano nel cuore dello spettatore - si tifa - in più di una puntata mi sono messa ad urlare per la gioia - s'impara. E non solo il più classico degli insegnamenti, cioè che nella vita bisogna lottare sempre con perseveranza, per migliorarsi e raggiungere i propri obiettivi, ma anche la letteratura. Perché, ricordiamolo, quelle che i personaggi devono recuperare non sono carte come tante altre: sono poesie, scritte più di Mille anni fa, con una storia dietro, un periodo storico, un significato ben preciso.
A ottimi disegni, splendidi personaggi, sport particolare (perché, diciamocela tutta: chi di noi avrebbe mai calcolato di striscio per questo sport, se l'autrice non ne avesse tirato fuori un manga?), si aggiungono anche le musiche, che ho semplicemente adorato; in particolare, la sigla iniziale che, almeno per quanto mi riguarda, infonde quasi quella grinta tipica di Chihaya e di tutti gli altri personaggi.
Sento già qualcuno provare a chiedere se ci siano possibili storie d'amore: ma come, lei è sorella di una modella, loro sono così fighi, e non succede niente? No, ragazzi, ve lo dico subito: prima che vi imbarcate in questo titolo pensando di trovarci la classica storia d'amore, sappiate che avete sbagliato strada; certo, non nego che si può fangirlare quanto si vuole e che si capisce lontano un miglio che "preferenze", da parte di alcuni personaggi, ci sono (non è un mistero che Mashima ami Chihaya - peccato che lei non si accorga di nulla, troppo presa dal karuta! - e che per lei ha compiuto scelte che altrimenti non avrebbe fatto), ma tutto questo viene DOPO: non leggendolo, non so se nel manga ci saranno o ci sono già sviluppi di questo genere, ma, per quanto mi riguarda (e secondo me riguarda anche l'autrice), essi finiscono in secondo, terzo e anche quarto piano, rispetto a tutto il resto.
Che dire, alla fine? Un titolo che consiglio a tutti, anche a coloro che storcono il naso quando sentono parlare di sport: potrebbe insegnarvi tanto, su argomenti davvero inaspettati!
Quando ti avvicini ad un titolo di cui non hai mai sentito parlare, in cui si parla di sport - e già inizi ad immaginarti le partite infinite di Tsubasa, o Mila che rimane in aria per mezz'ora, sfidando la gravità - che non hai mai sentito nominare (Karuta?! Ma che è, un cibo che non conosco?), ci sono alcuni fattori che devono scatenare la tua curiosità. Il mio, per questo titolo, sono stati i disegni.
Ebbene sì: l'unico motivo per cui ho deciso di dare una chance a questo titolo sono, appunto, i disegni. Che, per quanto mi riguarda, sono splendidi: dettagliatissimi e belli, luminosi, chiari, splendenti. Un po' come la protagonista.
D'accordo, dirà qualcuno, i disegni, ma che altro? Un titolo si può iniziare a vedere per un simile motivo, ma se la trama è orrenda, i personaggi fanno schifo e la storia non va avanti, i disegni possono anche essere eccelsi, ma il titolo verrebbe abbandonato dopo mezza puntata.
Ebbene, scegliere quale sia stato il secondo motivo (a parte Mamoru Miyano che doppia Mashima... coff, coff!) è praticamente impossibile. Perché, secondo me, questo è un titolo perfetto da tutti i punti di vista.
Partiamo dalla trama: Chihaya è una bambina che, per caso, si trova a giocare la sua prima partita di un gioco mai sentito prima, chiamato karuta e ne rimane talmente affascinata che decide di diventare la Queen, la numero uno del Giappone. Detta così, non avrebbe nulla di diverso da tanti anime/manga sportivi. E proprio qui sta il punto: per diventare la numero uno, Chihaya dovrà capire e migliorare se stessa, studiare non solo le regole del gioco, ma anche la magia che si nasconde dietro le poesie. E, per farlo, non sarà sola, anzi, è proprio il karuta che le permette di conoscere Taichi e Arata, i suoi due migliori amici, e quelli che poi entreranno a far parte del club che fonderà a scuola; è partecipando ai tornei che conosce tanti avversari, pronti come lei a tutto, pur di vincere; ed è grazie al karuta che ritrova Arata, l'amico che credeva perduto da anni, quello stesso che le trasmise la sua passione.
"Chihayafuru" è una storia di amicizia, quindi, e di forza di volontà, di perseveranza e di lotta. Ciascun personaggio - tutti, anche quelli che appaiono solo per una partita; anzi, questi più della protagonista - sono descritti in modo meticoloso: ciascuno di loro, durante le partite, si racconta e ci porta a tifare per loro, a sperare che tutti, alla fine, anche se è impossibile, possano farcela.
Si ride - perché Chihaya è quella classica ragazza imbranata che piace tanto ai giapponesi - si piange - perché la forza e la determinazione di tutti i personaggi non restano solo sullo schermo, ma entrano nel cuore dello spettatore - si tifa - in più di una puntata mi sono messa ad urlare per la gioia - s'impara. E non solo il più classico degli insegnamenti, cioè che nella vita bisogna lottare sempre con perseveranza, per migliorarsi e raggiungere i propri obiettivi, ma anche la letteratura. Perché, ricordiamolo, quelle che i personaggi devono recuperare non sono carte come tante altre: sono poesie, scritte più di Mille anni fa, con una storia dietro, un periodo storico, un significato ben preciso.
A ottimi disegni, splendidi personaggi, sport particolare (perché, diciamocela tutta: chi di noi avrebbe mai calcolato di striscio per questo sport, se l'autrice non ne avesse tirato fuori un manga?), si aggiungono anche le musiche, che ho semplicemente adorato; in particolare, la sigla iniziale che, almeno per quanto mi riguarda, infonde quasi quella grinta tipica di Chihaya e di tutti gli altri personaggi.
Sento già qualcuno provare a chiedere se ci siano possibili storie d'amore: ma come, lei è sorella di una modella, loro sono così fighi, e non succede niente? No, ragazzi, ve lo dico subito: prima che vi imbarcate in questo titolo pensando di trovarci la classica storia d'amore, sappiate che avete sbagliato strada; certo, non nego che si può fangirlare quanto si vuole e che si capisce lontano un miglio che "preferenze", da parte di alcuni personaggi, ci sono (non è un mistero che Mashima ami Chihaya - peccato che lei non si accorga di nulla, troppo presa dal karuta! - e che per lei ha compiuto scelte che altrimenti non avrebbe fatto), ma tutto questo viene DOPO: non leggendolo, non so se nel manga ci saranno o ci sono già sviluppi di questo genere, ma, per quanto mi riguarda (e secondo me riguarda anche l'autrice), essi finiscono in secondo, terzo e anche quarto piano, rispetto a tutto il resto.
Che dire, alla fine? Un titolo che consiglio a tutti, anche a coloro che storcono il naso quando sentono parlare di sport: potrebbe insegnarvi tanto, su argomenti davvero inaspettati!
Può un anime su un gioco di carte appassionare in ogni suo scontro, risultando coinvolgente come (e più) di tanti anime sportivi? Può parlare in modo non banale d'amore, senza mai mostrare baci, carezze o situazioni particolarmente sdolcinate? La risposta a queste due domande è: si, "Chihayafuru" può farlo.
La trama ruota attorno a tre ragazzi molto diversi tra loro, uniti dalla comune passione per un gioco di carte a dir poco particolare, ovvero il karuta. Questo gioco, di nicchia persino in Giappone, necessita di abilità mnemoniche sopra la media, unite a riflessi fulminei e una grande passione per la poesia. Uno dei pregi indiscutibili dell'anime è proprio quello di riuscire a far capire allo spettatore le regole e le strategie del gioco in modo scorrevole, senza appesantire la visione.
Come dicevo, i protagonisti dell'opera sono tre: Chihaya, Taichi e Arata. Nei primi episodi li vedremo bambini, per poi passare alla fase dell'adolescenza.
Chihaya è una ragazza semplice, goffa e genuina. La sua passione per il karuta nasce grazie all'incontro con un bambino evitato da tutti, per via del suo carattere schivo e la sua condizione economica modesta, ovvero Arata. Quasi per caso i due finiranno per giocare a karuta, dopo quello scontro in lei sboccierà la passione per il gioco, per la prima volta in vita sua smetterà di essere l'ombra della sorella, per inseguire finalmente un sogno tutto suo, quello di diventare "The Queen", ovvero la migliore giocatrice del Giappone.
Arata, come accennato, è un bambino schivo, taciturno, con difficoltà nel relazionarsi verso gli altri. L'incontro con il "terremoto" Chihaya lo aiuterà ad aprirsi, vederla appassionarsi al gioco che tanto ama lo spronerà nel cercare di essere meno chiuso in sé stesso. Lui, nipote di uno dei più grandi maestri del karuta, è riuscito a trasmettere la sua passione a quella strana bambina, questo contribuirà a farlo sentire meno solo. Crescendo i due saranno costretti ad allontanarsi, per via del trasferimento di Arata in una nuova città.
Taichi è un amico di infanzia di Chihaya, da sempre è innamorato di lei, senza mai averlo dichiarato apertamente. Appartenente a una delle famiglie più rispettate e ricche della zona, si trova costantemente sotto pressione, il peso del nome che porta sulle spalle lo obbliga a primeggiare in tutti gli sport che pratica. Nelle prime fasi si interessa al karuta solo perché è geloso di Arata, non vuole che stia troppo vicino alla bambina che ama, ma crescendo quel gioco bizzarro diventerà importante, non gareggierà più per seguire Chihaya, lo farà perché lo vuole, non potrà più farne a meno.
Dei tre personaggi Taichi, a mio avviso, è quello caratterizzato nel modo migliore. Da bambino dispettoso, geloso, egoista, pian piano si trasformerà in una persona altruista, disposto a tutto pur di vedere felice la ragazza di cui è innamorato, anche a riavvicinarla all'amico-rivale di sempre, quell'Arata che occupa un posto importante nel cuore di lei. Spesso sarà combattuto, nervoso, ma quando si tratterà di prendere le decisioni importanti il bene di Chihaya verrà sempre prima di tutto e tutti.
Una lode la merita anche la caratterizzazione dei comprimari, mai banali, ognuno con peculiarità fisiche e psicologiche ben definite. Suscitano quasi tutti empatia, non è facile al giorno d'oggi riuscire in quest'ardua impresa.
Il comparto tecnico è di ottima fattura, le animazioni sono realistiche e fluide, i colori accesi e vivaci. Anche l'aspetto sonoro risulta più che sufficiente, sebbene ruoti in particolar modo sulla ripetizione dell'opening nei momenti cruciali.
L'unico grosso difetto che ho trovato in quest'opera è il fatto che la componente amorosa, seppur presente, è spesso solo accennata. Come una rosa che sembra pronta a sbocciare da un momento all'altro, ma non riesce mai nell'intento. Chihaya in particolar modo sembra immune a qualsivoglia interesse per l'altro sesso, resta immersa in un mondo tutto suo, non notando l'attrazione evidente di Tachi verso di lei. Ma per lo sviluppo del "triangolo" amoroso tutto sommato c'è tempo, visto che la seconda serie incombe.
Se amate gli anime sportivi vedete "Chihayafuru". Se volete ridere guardatelo. Se desiderate una spruzzata d'amore adolescenziale dategli una possibilità. Per me è stata una piacevole sorpresa, spero lo possa diventare presto anche per voi. Voto 9.
La trama ruota attorno a tre ragazzi molto diversi tra loro, uniti dalla comune passione per un gioco di carte a dir poco particolare, ovvero il karuta. Questo gioco, di nicchia persino in Giappone, necessita di abilità mnemoniche sopra la media, unite a riflessi fulminei e una grande passione per la poesia. Uno dei pregi indiscutibili dell'anime è proprio quello di riuscire a far capire allo spettatore le regole e le strategie del gioco in modo scorrevole, senza appesantire la visione.
Come dicevo, i protagonisti dell'opera sono tre: Chihaya, Taichi e Arata. Nei primi episodi li vedremo bambini, per poi passare alla fase dell'adolescenza.
Chihaya è una ragazza semplice, goffa e genuina. La sua passione per il karuta nasce grazie all'incontro con un bambino evitato da tutti, per via del suo carattere schivo e la sua condizione economica modesta, ovvero Arata. Quasi per caso i due finiranno per giocare a karuta, dopo quello scontro in lei sboccierà la passione per il gioco, per la prima volta in vita sua smetterà di essere l'ombra della sorella, per inseguire finalmente un sogno tutto suo, quello di diventare "The Queen", ovvero la migliore giocatrice del Giappone.
Arata, come accennato, è un bambino schivo, taciturno, con difficoltà nel relazionarsi verso gli altri. L'incontro con il "terremoto" Chihaya lo aiuterà ad aprirsi, vederla appassionarsi al gioco che tanto ama lo spronerà nel cercare di essere meno chiuso in sé stesso. Lui, nipote di uno dei più grandi maestri del karuta, è riuscito a trasmettere la sua passione a quella strana bambina, questo contribuirà a farlo sentire meno solo. Crescendo i due saranno costretti ad allontanarsi, per via del trasferimento di Arata in una nuova città.
Taichi è un amico di infanzia di Chihaya, da sempre è innamorato di lei, senza mai averlo dichiarato apertamente. Appartenente a una delle famiglie più rispettate e ricche della zona, si trova costantemente sotto pressione, il peso del nome che porta sulle spalle lo obbliga a primeggiare in tutti gli sport che pratica. Nelle prime fasi si interessa al karuta solo perché è geloso di Arata, non vuole che stia troppo vicino alla bambina che ama, ma crescendo quel gioco bizzarro diventerà importante, non gareggierà più per seguire Chihaya, lo farà perché lo vuole, non potrà più farne a meno.
Dei tre personaggi Taichi, a mio avviso, è quello caratterizzato nel modo migliore. Da bambino dispettoso, geloso, egoista, pian piano si trasformerà in una persona altruista, disposto a tutto pur di vedere felice la ragazza di cui è innamorato, anche a riavvicinarla all'amico-rivale di sempre, quell'Arata che occupa un posto importante nel cuore di lei. Spesso sarà combattuto, nervoso, ma quando si tratterà di prendere le decisioni importanti il bene di Chihaya verrà sempre prima di tutto e tutti.
Una lode la merita anche la caratterizzazione dei comprimari, mai banali, ognuno con peculiarità fisiche e psicologiche ben definite. Suscitano quasi tutti empatia, non è facile al giorno d'oggi riuscire in quest'ardua impresa.
Il comparto tecnico è di ottima fattura, le animazioni sono realistiche e fluide, i colori accesi e vivaci. Anche l'aspetto sonoro risulta più che sufficiente, sebbene ruoti in particolar modo sulla ripetizione dell'opening nei momenti cruciali.
L'unico grosso difetto che ho trovato in quest'opera è il fatto che la componente amorosa, seppur presente, è spesso solo accennata. Come una rosa che sembra pronta a sbocciare da un momento all'altro, ma non riesce mai nell'intento. Chihaya in particolar modo sembra immune a qualsivoglia interesse per l'altro sesso, resta immersa in un mondo tutto suo, non notando l'attrazione evidente di Tachi verso di lei. Ma per lo sviluppo del "triangolo" amoroso tutto sommato c'è tempo, visto che la seconda serie incombe.
Se amate gli anime sportivi vedete "Chihayafuru". Se volete ridere guardatelo. Se desiderate una spruzzata d'amore adolescenziale dategli una possibilità. Per me è stata una piacevole sorpresa, spero lo possa diventare presto anche per voi. Voto 9.
ChihayaFuro è un anime che mi ha onestamente sorpreso per l'intensità con con sono resi i personaggi e le loro personalità messe a confronto, il tutto calato nell'ambito di una passione comune: il gioco di carte Hyakunin Isshu, letteralmente "cento uomini, una poesia". Il mio voto è un sette che potrebbe essere un otto, ma che abbasso, in quanto c'è un momento in cui i tornei invadono troppo l'analisi dei personaggi, c'è un momento in cui le carte avrebbero dovuto diventare il contorno e non le indiscusse protagoniste per lasciare che l'animo dei personaggi venisse svelato: questo purtroppo non avviene e dal mio punto di vista è un vero peccato.
Venendo alla storia: seguiamo le vicende di un'amicizia nata alle scuole elementari per via di un classico caso di bullismo contenuto che tramite la passione per il gioco di carte Hyakunin Isshu diventa qualcosa d'incredibile. Chihaya, la protagonista, scopre la passione per il gioco da Arata, ragazzo isolato della sua classe, che la porta a rischiare la sua amicizia storica con Taichi per avvicinarsi a lui, bravissimo nel gioco. Una sfida scolastica creerà il legame tra i tre bambini, che promettono di restare uniti grazie al gioco per potersi rincontrare nella competizione nel grado di classe A.
La fine delle elementari sancisce una separazione forzata, e le scuole medie vedono i tre ragazzi divisi nelle loro vite. L'unico collante in questo periodo è Chihaya e la sua sfrenata passione per il gioco di carte, passione che la fa passare per ragazzina sciatta e sfigata nonostante il suo aspetto fisico davvero notevole, ma completamente sgraziato e dai toni infantili.
Il rincontro alle scuole superiori di Chihaya con Taichi e la rincorsa per ritrovare Arata danno il via alla reale trama, il presente, sebbene abbia trovato notevole uso il flashback, che ci ha fornito l'antefatto su come sia nato il legame. Questa serie da 25 episodi usa bene il suo tempo per esporre tutte le motivazioni necessarie a seguire i personaggi nella loro evoluzione.
Il presente da adolescenti vede le personalità cambiare, i sentimenti rafforzarsi e farsi più tumultuosi, il collante che Chihaya rappresenta per i due ragazzi diventa ragione di controversia, i loro drammi e le loro guerre interiori, che non sono epiche come tanto avviene negli anime scolastici, sono realistiche, nate da problemi da adolescenti, diventano un palco tumultuoso dove si vede e non si vede tra una partita di karuta e l'altra. Il fare delicato e progressivo in modo credibile con cui i personaggi scoprono le proprie emozioni o le celano in nome del delicato equilibrio dell'amicizia a tre è incredibile. Tuttavia, come dicevo all'inizio, anche davanti a situazioni di analisi ben rese, l'indiscusso protagonista, il gioco, la sua strutturazione, gli stili (esagerati come in ogni anime "sportivo") e via dicendo la fanno da padrone, deludendo dal punto di vista dell'introspezione, poiché a un certo punto si trova davanti a un ben realizzato palcoscenico di personalità poste a confronto, ma si vorrebbe di più. Ciò non arriva perché c'è il gioco, c'è il torneo, e quindi tutto viene filtrato per non offuscare la star della storia.
Il livello tecnico è molto buono, secondo me, ma non eccelso, ottimale per lo scopo e l'anime in sé, con un tratto pulito e bei fondali. Le musiche sono davvero buone, un ottimo accompagnamento agli eventi, e la sigla di apertura e chiusura sono gradevoli.
La serie non finisce, quindi avviso chi volesse vederla che uscirà una seconda serie. L'anime sicuramente merita, ma se lo si guarda solo per il legame tra i protagonisti a lungo andare risulta deludente perché è davvero focalizzato sul gioco in modo esagerato, cosa che rende bene la passione dei personaggi, ma offusca un pochino il resto.
Venendo alla storia: seguiamo le vicende di un'amicizia nata alle scuole elementari per via di un classico caso di bullismo contenuto che tramite la passione per il gioco di carte Hyakunin Isshu diventa qualcosa d'incredibile. Chihaya, la protagonista, scopre la passione per il gioco da Arata, ragazzo isolato della sua classe, che la porta a rischiare la sua amicizia storica con Taichi per avvicinarsi a lui, bravissimo nel gioco. Una sfida scolastica creerà il legame tra i tre bambini, che promettono di restare uniti grazie al gioco per potersi rincontrare nella competizione nel grado di classe A.
La fine delle elementari sancisce una separazione forzata, e le scuole medie vedono i tre ragazzi divisi nelle loro vite. L'unico collante in questo periodo è Chihaya e la sua sfrenata passione per il gioco di carte, passione che la fa passare per ragazzina sciatta e sfigata nonostante il suo aspetto fisico davvero notevole, ma completamente sgraziato e dai toni infantili.
Il rincontro alle scuole superiori di Chihaya con Taichi e la rincorsa per ritrovare Arata danno il via alla reale trama, il presente, sebbene abbia trovato notevole uso il flashback, che ci ha fornito l'antefatto su come sia nato il legame. Questa serie da 25 episodi usa bene il suo tempo per esporre tutte le motivazioni necessarie a seguire i personaggi nella loro evoluzione.
Il presente da adolescenti vede le personalità cambiare, i sentimenti rafforzarsi e farsi più tumultuosi, il collante che Chihaya rappresenta per i due ragazzi diventa ragione di controversia, i loro drammi e le loro guerre interiori, che non sono epiche come tanto avviene negli anime scolastici, sono realistiche, nate da problemi da adolescenti, diventano un palco tumultuoso dove si vede e non si vede tra una partita di karuta e l'altra. Il fare delicato e progressivo in modo credibile con cui i personaggi scoprono le proprie emozioni o le celano in nome del delicato equilibrio dell'amicizia a tre è incredibile. Tuttavia, come dicevo all'inizio, anche davanti a situazioni di analisi ben rese, l'indiscusso protagonista, il gioco, la sua strutturazione, gli stili (esagerati come in ogni anime "sportivo") e via dicendo la fanno da padrone, deludendo dal punto di vista dell'introspezione, poiché a un certo punto si trova davanti a un ben realizzato palcoscenico di personalità poste a confronto, ma si vorrebbe di più. Ciò non arriva perché c'è il gioco, c'è il torneo, e quindi tutto viene filtrato per non offuscare la star della storia.
Il livello tecnico è molto buono, secondo me, ma non eccelso, ottimale per lo scopo e l'anime in sé, con un tratto pulito e bei fondali. Le musiche sono davvero buone, un ottimo accompagnamento agli eventi, e la sigla di apertura e chiusura sono gradevoli.
La serie non finisce, quindi avviso chi volesse vederla che uscirà una seconda serie. L'anime sicuramente merita, ma se lo si guarda solo per il legame tra i protagonisti a lungo andare risulta deludente perché è davvero focalizzato sul gioco in modo esagerato, cosa che rende bene la passione dei personaggi, ma offusca un pochino il resto.
"Chihayafuru" è la prima serie animata tratta dall'omonima serie manga di Yuki Suetsugu (inedita), che consta all'attivo ben 17 numeri in patria. In quanto la storia originale è ancora in corso, anche la serie anime non prevede una conclusione, bensì un finale aperto, decretato anche dall'uscita a Gennaio 2013 di una seconda stagione.
Credo che questo sia uno degli anime che mi hanno più sorpresa - e in modo molto piacevole - in questi ultimi anni; non avendo mai letto il manga, infatti, ero più preparata a trovarmi di fronte un classico shoujo scolastico piuttosto che a quello che in realtà "Chihayafuru" è: un anime sportivo.
Quella trama sentimentale che viene presentata nei primi, smielati, episodi - il rapporto, ormai perduto, tra la protagonista, Chihaya, e il suo amico Arata, e il triangolo formato tra questi e il bel Taichi - in realtà non si rivela altro che il motore dell'azione, per poi costituire una parte secondaria. Infatti il vero tema dell'anime non è l'amore (al quale, tra l'altro, Chihaya sembra immune), bensì quello del karuta.
Il karuta (le cui regole vengono spiegate benissimo e a più riprese nell'anime) diventa il vero protagonista della serie: è quel gioco a spingere Chihaya a conoscere Arata, quel gioco che le dona un sogno da realizzare nella vita, quel gioco che le regala nuove amicizie e nuove esperienze. Con l'obiettivo di diventare la migliore giocatrice del mondo di karuta (la "Queen"), Chihaya si imbarcherà in un susseguirsi di tornei, con allenamenti faticosi e partite mozzafiato. Per il karuta la ragazza piangerà, riderà e darà sfogo a tutte le sue energie.
Questa è la storia di "Chihayafull".
L'anime è a mio avviso molto ben strutturato: alterna scene di grande intensità sportiva, come i tornei e gli allenamenti, a momenti dedicati al sentimentalismo tipico di tutte le commedie scolastiche, come il protagonismo di Taichi, le storie personali dei vari membri del club di karuta, l'amore dei due amici per Chihaya. Il tutto è ben mixato con un'alta qualità grafica, musiche dolci e azzeccate, una regia accurata.
Giudizio globale? "Chihayafuru" è un anime che mi ha donato grandi emozioni, la più grande è quella di sentirmi completamente avvolta da un'atmosfera tradizionale giapponese come mai mi ero sentita dopo tanto tempo che seguo le serie nipponiche. Sarà il fatto del karuta, un gioco incentrato sulle poesie orientali dei secoli passati, o la passione di un personaggio per i kimono e gli abiti tradizionali, o semplicemente l'aria che si respira nell'anime, i fiori di ciliegio e i templi scelti come luogo per i tornei. Per me, che sono un'appassionata "a tutto tondo" della cultura giapponese, scoprire anche questo mondo legato alle poesie è stata una sorpresa sconvolgente e bellissima.
Anche se però non condividete come me questo lato passionale, credo che troverete comunque l'anime di ottimo gusto: è un prodotto semplice e innovativo al tempo stesso, pieno di bei disegni e bei significati, musiche e tanta poesia. Lo consiglio a tutti perché credo che sia un anime adatto a tutti, capace di coinvolgere chiunque.
Detto questo, inutile dire che attendo impaziente la nuova serie!
Credo che questo sia uno degli anime che mi hanno più sorpresa - e in modo molto piacevole - in questi ultimi anni; non avendo mai letto il manga, infatti, ero più preparata a trovarmi di fronte un classico shoujo scolastico piuttosto che a quello che in realtà "Chihayafuru" è: un anime sportivo.
Quella trama sentimentale che viene presentata nei primi, smielati, episodi - il rapporto, ormai perduto, tra la protagonista, Chihaya, e il suo amico Arata, e il triangolo formato tra questi e il bel Taichi - in realtà non si rivela altro che il motore dell'azione, per poi costituire una parte secondaria. Infatti il vero tema dell'anime non è l'amore (al quale, tra l'altro, Chihaya sembra immune), bensì quello del karuta.
Il karuta (le cui regole vengono spiegate benissimo e a più riprese nell'anime) diventa il vero protagonista della serie: è quel gioco a spingere Chihaya a conoscere Arata, quel gioco che le dona un sogno da realizzare nella vita, quel gioco che le regala nuove amicizie e nuove esperienze. Con l'obiettivo di diventare la migliore giocatrice del mondo di karuta (la "Queen"), Chihaya si imbarcherà in un susseguirsi di tornei, con allenamenti faticosi e partite mozzafiato. Per il karuta la ragazza piangerà, riderà e darà sfogo a tutte le sue energie.
Questa è la storia di "Chihayafull".
L'anime è a mio avviso molto ben strutturato: alterna scene di grande intensità sportiva, come i tornei e gli allenamenti, a momenti dedicati al sentimentalismo tipico di tutte le commedie scolastiche, come il protagonismo di Taichi, le storie personali dei vari membri del club di karuta, l'amore dei due amici per Chihaya. Il tutto è ben mixato con un'alta qualità grafica, musiche dolci e azzeccate, una regia accurata.
Giudizio globale? "Chihayafuru" è un anime che mi ha donato grandi emozioni, la più grande è quella di sentirmi completamente avvolta da un'atmosfera tradizionale giapponese come mai mi ero sentita dopo tanto tempo che seguo le serie nipponiche. Sarà il fatto del karuta, un gioco incentrato sulle poesie orientali dei secoli passati, o la passione di un personaggio per i kimono e gli abiti tradizionali, o semplicemente l'aria che si respira nell'anime, i fiori di ciliegio e i templi scelti come luogo per i tornei. Per me, che sono un'appassionata "a tutto tondo" della cultura giapponese, scoprire anche questo mondo legato alle poesie è stata una sorpresa sconvolgente e bellissima.
Anche se però non condividete come me questo lato passionale, credo che troverete comunque l'anime di ottimo gusto: è un prodotto semplice e innovativo al tempo stesso, pieno di bei disegni e bei significati, musiche e tanta poesia. Lo consiglio a tutti perché credo che sia un anime adatto a tutti, capace di coinvolgere chiunque.
Detto questo, inutile dire che attendo impaziente la nuova serie!
La protagonista di questa storia è Chihaya, una bellissima ragazza che non fa nulla di particolare per esserlo. Il suo carisma sta tutta nella spontaneità, che a volte può essere tale da fare allontanare la gente non appena apre bocca o si muove con il suo fare buffo e confidenziale. Se sta immobile sembra una bambolina dai colori pastello avvolti in un'incantevole aura luminosa, ma in un attimo scatta su come una molla piena di vigore, e l'attimo ancora dopo le sue energie si esauriscono per lo sforzo mentre la sua snella figura si abbatte al suolo del campo da gioco.
Un campo da gioco appunto, perché la storia di cui si sto scrivendo è interamente incentrata sul gioco di carte del Kurata. Essa è la trasposizione animata in 25 episodi del manga ancora in corso di Yuki Suetsugu. Il Kurata è una passione che diviene una vera ispirazione e una meta da perseguire. Ci si siede sul tatami in maniera cerimoniosa. Si scrutano le carte sperando di memorizzarne in fretta la posizione. Ci si mette in posizione con le mani pronte a scartare la carta che verrà letta. La concentrazione è a livelli palpabili, l'atmosfera densa e la vista accecata dalla voglia di vincere e di fare del proprio meglio. Quale delle cento poesie verrà letta? Chi sarà la mano più veloce? E, soprattutto, chi sarà il tuo sfidante?
Non fatevi spaventare, Chihayafuru è un'anime sportivo che si fa voler bene da tutti per il modo appassionato con cui si propone. Certo, preparatevi a innumerevoli scene di partite giocate l'una dopo l'altra dai cinque membri del club scolastico del Kurata. Si è così tanto presi da questi tornei che si finisce per esserne esasperati, nonostante ogni partita sia originale e avvincente. Fortunatamente, ognuno dei personaggi vede la storia dalla propria angolazione, ed è ciò che arricchisce il racconto di interessanti punti di vista che riguardano la sfera personale della vita di ognuno. C'è qualche gag qui e là, e uno scorcio - seppure troppo breve - di vita quotidiana. Dunque, anche gli accaniti sostenitori dell'hobby chiappe-incollate-alla-sedia-perfetta potranno apprezzare la determinazione con cui Chihaya affronta i suoi sogni, trascinando con sé persone che, dei loro sogni, ne avevano fatto a meno.
Subito dopo la dinamica e orecchiabile opening, il primo episodio inizia con una Chihaya che corre come un razzo, si arrampica alla bacheca degli annunci con la tuta sotto la divisa, e torna svogliatamente a lezione. Lei vive del Kurata, e vorrebbe condividere questa sua gioia con gli altri. Così, lungo il suo percorso liceale farà strage di vittime - ossia Taichi, Oe, Komano e Nikuman... ehm, cioè Nishida. Fra tutti loro, Chihaya rappresenta la macchietta dai modi strani e l'ossessione asfissiante verso il suo obbiettivo: diventare la Regina del Kurata. Il fatto è semplice. Il Kurata è un gioco poco conosciuto, e i tornei del Giappone stabiliscono i vincitori a livello mondiale. Divenire Re e Regina del Kurata in Giappone significherebbe detenere il titolo a livello assoluto. Una soddisfazione appagante insomma, che cela la voglia di arrivare sulla vetta più alta.
La voglia di emergere, combattere e riuscire. Chihaya ha conosciuto il Kurata mentre era una ragazzina-maschiaccio eclissata dalla luce dei riflettori puntati sulla sorella, una idol emergente. Taichi da sempre era il brillante compagno di classe di belle speranze che non riusciva a raggiungere profondamente la sua migliore amica. E poi subentra lui, Arata, un ragazzino taciturno che non si dà la pena di creare legami con le persone, se non attraverso la passione verso il Karuta, trasmessagli dal nonno. Una passione che a sua volta infonderà a Chihaya, che svegliatasi dal suo lungo sonno infantile, comincia a mettersi in discussione per la prima volta e a vivere in prima persona, da protagonista stavolta.
Il trio di amici si scioglie quando Arata torna nella sua città natale. I ragazzi crescono e i tempi andati sembrano dei ricordi assopiti, questo fin quando Taichi non si imbatte di nuovo in Chihaya. I suoi sentimenti riemergono come se nulla fosse cambiato. Purtroppo lei sembra guardarsi indietro verso il criptico Arata, ammantato in un alone di triste solitudine per cui è difficile simpatizzare per lui. E mentre Taichi sembra andarle incontro, Chihaya si muove verso Arata, sbloccando i suoi modi incuranti e stereotipati di "ragazza tutto Kurata".
Il finale è aperto. Dopo una serie di colpi di fortuna che mi hanno perplessa (come fanno a vincere le partite di squadra con Oe e Kumano che sono dei novellini?), i membri del club si accaniscono sui propri obbiettivi - raggiunti in maniera davvero peculiare gli uni dagli altri - e pur subendo delle sonore sconfitte osservano il torneo finale con trepidazione.
Osservano il Re e la Regina, i loro futuri avversari.
Un campo da gioco appunto, perché la storia di cui si sto scrivendo è interamente incentrata sul gioco di carte del Kurata. Essa è la trasposizione animata in 25 episodi del manga ancora in corso di Yuki Suetsugu. Il Kurata è una passione che diviene una vera ispirazione e una meta da perseguire. Ci si siede sul tatami in maniera cerimoniosa. Si scrutano le carte sperando di memorizzarne in fretta la posizione. Ci si mette in posizione con le mani pronte a scartare la carta che verrà letta. La concentrazione è a livelli palpabili, l'atmosfera densa e la vista accecata dalla voglia di vincere e di fare del proprio meglio. Quale delle cento poesie verrà letta? Chi sarà la mano più veloce? E, soprattutto, chi sarà il tuo sfidante?
Non fatevi spaventare, Chihayafuru è un'anime sportivo che si fa voler bene da tutti per il modo appassionato con cui si propone. Certo, preparatevi a innumerevoli scene di partite giocate l'una dopo l'altra dai cinque membri del club scolastico del Kurata. Si è così tanto presi da questi tornei che si finisce per esserne esasperati, nonostante ogni partita sia originale e avvincente. Fortunatamente, ognuno dei personaggi vede la storia dalla propria angolazione, ed è ciò che arricchisce il racconto di interessanti punti di vista che riguardano la sfera personale della vita di ognuno. C'è qualche gag qui e là, e uno scorcio - seppure troppo breve - di vita quotidiana. Dunque, anche gli accaniti sostenitori dell'hobby chiappe-incollate-alla-sedia-perfetta potranno apprezzare la determinazione con cui Chihaya affronta i suoi sogni, trascinando con sé persone che, dei loro sogni, ne avevano fatto a meno.
Subito dopo la dinamica e orecchiabile opening, il primo episodio inizia con una Chihaya che corre come un razzo, si arrampica alla bacheca degli annunci con la tuta sotto la divisa, e torna svogliatamente a lezione. Lei vive del Kurata, e vorrebbe condividere questa sua gioia con gli altri. Così, lungo il suo percorso liceale farà strage di vittime - ossia Taichi, Oe, Komano e Nikuman... ehm, cioè Nishida. Fra tutti loro, Chihaya rappresenta la macchietta dai modi strani e l'ossessione asfissiante verso il suo obbiettivo: diventare la Regina del Kurata. Il fatto è semplice. Il Kurata è un gioco poco conosciuto, e i tornei del Giappone stabiliscono i vincitori a livello mondiale. Divenire Re e Regina del Kurata in Giappone significherebbe detenere il titolo a livello assoluto. Una soddisfazione appagante insomma, che cela la voglia di arrivare sulla vetta più alta.
La voglia di emergere, combattere e riuscire. Chihaya ha conosciuto il Kurata mentre era una ragazzina-maschiaccio eclissata dalla luce dei riflettori puntati sulla sorella, una idol emergente. Taichi da sempre era il brillante compagno di classe di belle speranze che non riusciva a raggiungere profondamente la sua migliore amica. E poi subentra lui, Arata, un ragazzino taciturno che non si dà la pena di creare legami con le persone, se non attraverso la passione verso il Karuta, trasmessagli dal nonno. Una passione che a sua volta infonderà a Chihaya, che svegliatasi dal suo lungo sonno infantile, comincia a mettersi in discussione per la prima volta e a vivere in prima persona, da protagonista stavolta.
Il trio di amici si scioglie quando Arata torna nella sua città natale. I ragazzi crescono e i tempi andati sembrano dei ricordi assopiti, questo fin quando Taichi non si imbatte di nuovo in Chihaya. I suoi sentimenti riemergono come se nulla fosse cambiato. Purtroppo lei sembra guardarsi indietro verso il criptico Arata, ammantato in un alone di triste solitudine per cui è difficile simpatizzare per lui. E mentre Taichi sembra andarle incontro, Chihaya si muove verso Arata, sbloccando i suoi modi incuranti e stereotipati di "ragazza tutto Kurata".
Il finale è aperto. Dopo una serie di colpi di fortuna che mi hanno perplessa (come fanno a vincere le partite di squadra con Oe e Kumano che sono dei novellini?), i membri del club si accaniscono sui propri obbiettivi - raggiunti in maniera davvero peculiare gli uni dagli altri - e pur subendo delle sonore sconfitte osservano il torneo finale con trepidazione.
Osservano il Re e la Regina, i loro futuri avversari.
Ritengo opportuno specificare una cosa prima di cominciare la recensione: questo è un anime sportivo, non certo una commedia amorosa. Di amore certo si parla, ma solo di quello riservato al poco popolare gioco di carte giapponese karuta. Quindi, in caso stiate cercando una storia sentimentale, qua è solo molto, molto, molto lievemente accennata.
Ora possiamo cominciare. La storia è incentrata su Chihaya, ragazza bellissima ma completamente sgraziata, completamente dominata dal suo unico desiderio: diventare la campionessa nazionale giapponese di karuta, designata col titolo di Queen. La sua passione per questo gioco di carte nasce alle scuole medie, quando incontra Arata, ragazzo povero e soggetto a bullismo nella classe. Con poche parole, il ragazzo le ha donato un sogno che Chihaya poteva fare tutto suo, ovvero quello di eccellere nel karuta. Insieme all'amico Taichi, i tre si appassionano e cominciano a competere a livello agonistico. La storia però narra le vicende di Chihaya e Taichi alle superiori. Arata si è trasferito a Fukui, e i due cercano di far rivivere la passione per questo gioco fondando un club di karuta nella loro scuola superiore.
L'anime in questione non manca dei soliti cliché tipici delle opere dedicate allo sport: la protagonista è talentuosa e totalmente incentrata con mente e corpo sul gioco; lo sport è visto in un'ottica tutta romanzata e poetica, frutto di sudore e sentimenti; partite e tornei vengono seguite nel dettaglio, con i pensieri dei protagonisti che narrano le straordinarie tecniche di gioco a cui assistono. Ecco, normalmente a questo punto decido di lasciare perdere l'anime in questione, sempre eccessivamente esagerato per i miei gusti. Ma non qui: nonostante sia impossibile per noi occidentali capire del tutto le regole di questo sport (al contrario di basket, calcio, tennis o pallavolo che troviamo di frequente), l'anime ti conquista e ti presenta in maniera decisamente affascinante le caratteristiche della disciplina. Più di tutto riesci, da misero spettatore ignorante delle regole, a essere pienamente coinvolto in ogni singolo match, ridendo, tremando e sospirando con i protagonisti a ogni carta giocata. Un pregio sempre più raro in questo genere di anime, di cui però bisogna dare merito a "Chihayafuru".
La storia scorre liscia e non annoia mai, soffermandosi il giusto tempo su ogni evento - ecco, magari un accenno in più ad una parvenza di triangolo amoroso ci poteva stare. I sentimenti dei protagonisti sono la vera forza trainante di quest'opera, espressi nel modo più puro possibile, e per cui non puoi fare a meno di tifare. Ma ovviamente, come succede nella vita reale (e come manca spesso in opere di questo genere), l'impegno c'è ma non basta, e "Chihayafuru" lo insegna. Emblema di tutto il personaggio di Taichi, ancora ricordo il suo discorso col maestro Harada alla stazione.
Rimanendo sui personaggi, essi brillano di originalità all'occhio ormai avvezzo ai soliti stereotipi dello spettatore medio di anime. I protagonisti riescono sempre a stupire nei loro comportamenti (e finalmente non siamo circondati dai soliti belloni - per carità, Taichi rimane il mio personaggio preferito, ma non posso non adorare Nishida!) e nei loro rapporti in continua evoluzione. Crescono i nostri protagonisti, e in sole 25 puntate non sono più quelli che ci hanno accolto all'inizio dell'anime.
A livello tecnico i disegni sono impeccabili, molti bagliori e molti fiori, ma ci si fa presto l'abitudine, le opening ed ending sono gradevoli e concilianti all'atmosfera suggerita dall'anime. Peccato che 25 episodi riescano a farti appassionare, ma in conclusione ti lasciano l'amaro in bocca. Che esca presto una seconda serie.
Ora possiamo cominciare. La storia è incentrata su Chihaya, ragazza bellissima ma completamente sgraziata, completamente dominata dal suo unico desiderio: diventare la campionessa nazionale giapponese di karuta, designata col titolo di Queen. La sua passione per questo gioco di carte nasce alle scuole medie, quando incontra Arata, ragazzo povero e soggetto a bullismo nella classe. Con poche parole, il ragazzo le ha donato un sogno che Chihaya poteva fare tutto suo, ovvero quello di eccellere nel karuta. Insieme all'amico Taichi, i tre si appassionano e cominciano a competere a livello agonistico. La storia però narra le vicende di Chihaya e Taichi alle superiori. Arata si è trasferito a Fukui, e i due cercano di far rivivere la passione per questo gioco fondando un club di karuta nella loro scuola superiore.
L'anime in questione non manca dei soliti cliché tipici delle opere dedicate allo sport: la protagonista è talentuosa e totalmente incentrata con mente e corpo sul gioco; lo sport è visto in un'ottica tutta romanzata e poetica, frutto di sudore e sentimenti; partite e tornei vengono seguite nel dettaglio, con i pensieri dei protagonisti che narrano le straordinarie tecniche di gioco a cui assistono. Ecco, normalmente a questo punto decido di lasciare perdere l'anime in questione, sempre eccessivamente esagerato per i miei gusti. Ma non qui: nonostante sia impossibile per noi occidentali capire del tutto le regole di questo sport (al contrario di basket, calcio, tennis o pallavolo che troviamo di frequente), l'anime ti conquista e ti presenta in maniera decisamente affascinante le caratteristiche della disciplina. Più di tutto riesci, da misero spettatore ignorante delle regole, a essere pienamente coinvolto in ogni singolo match, ridendo, tremando e sospirando con i protagonisti a ogni carta giocata. Un pregio sempre più raro in questo genere di anime, di cui però bisogna dare merito a "Chihayafuru".
La storia scorre liscia e non annoia mai, soffermandosi il giusto tempo su ogni evento - ecco, magari un accenno in più ad una parvenza di triangolo amoroso ci poteva stare. I sentimenti dei protagonisti sono la vera forza trainante di quest'opera, espressi nel modo più puro possibile, e per cui non puoi fare a meno di tifare. Ma ovviamente, come succede nella vita reale (e come manca spesso in opere di questo genere), l'impegno c'è ma non basta, e "Chihayafuru" lo insegna. Emblema di tutto il personaggio di Taichi, ancora ricordo il suo discorso col maestro Harada alla stazione.
Rimanendo sui personaggi, essi brillano di originalità all'occhio ormai avvezzo ai soliti stereotipi dello spettatore medio di anime. I protagonisti riescono sempre a stupire nei loro comportamenti (e finalmente non siamo circondati dai soliti belloni - per carità, Taichi rimane il mio personaggio preferito, ma non posso non adorare Nishida!) e nei loro rapporti in continua evoluzione. Crescono i nostri protagonisti, e in sole 25 puntate non sono più quelli che ci hanno accolto all'inizio dell'anime.
A livello tecnico i disegni sono impeccabili, molti bagliori e molti fiori, ma ci si fa presto l'abitudine, le opening ed ending sono gradevoli e concilianti all'atmosfera suggerita dall'anime. Peccato che 25 episodi riescano a farti appassionare, ma in conclusione ti lasciano l'amaro in bocca. Che esca presto una seconda serie.
Devo premettere che non amo particolarmente anime e manga con sottofondo sportivo, ma "Chiahayafuru", almeno secondo la mia opinione, colpisce il cuore.
La trama è semplice, tre ragazzini delle elementari scoprono di avere la stessa passione e "lottano" insieme per realizzare i propri sogni. Una serie di disavventure però li dividerà, per poi farli ritrovare diversi anni dopo grazie al karuta, la passione che in passato li aveva uniti.
L'anime inizialmente pare porsi come uno shoujo, la protagonista, Chihaya, è una bellissima ragazza, sorella di una modella che nonostante i suoi sforzi e il supporto della sua famiglia non riesce a sfondare nello showbiz. A scuola la chiamano "bellezza invano" e fin dai primi minuti del primo episodio si capisce che è una ragazza fuori dal comune, il suo scopo infatti è quello di fondare un club di karuta per proseguire con successo nella realizzazione del suo sogno: diventare la Queen, la migliore giocatrice di karuta del Giappone.
Ora è fondamentale soffermarsi su questo inusuale sport, il karuta, un gioco di carte che combina memoria, velocità e resistenza. Non mi pare il caso di descrivere con precisione ogni regola del gioco, però è essenziale dire che in un match tra due giocatori vince colui che riesce ad accumulare più carte. Ogni puntata dell'anime ruota attorno al karuta senza divenire però pesante, infatti il fulcro centrale della storia non è come in uno shoujo una relazione sentimentale, ma il gioco in sé che si tramuta nel reale protagonista della storia. E' il gioco che riesce a scatenare una tempesta di emozioni non solo nei personaggi ma anche e soprattutto in coloro che guardano l'anime. Parlando per esperienza personale, mi sono ritrovata a seguire attentamente ogni match e a fare il tifo e a rimanere male in caso di sconfitta.
Il tutto è accompagnato da disegni deliziosi, personaggi molto variegati tra loro e affascinanti, da un leggero accenno di shoujo in grado di fare tremolare il cuore dei più romantici e da un'opening e un'ending in grado di emozionare.
Un unico punto sfavorevole? Mi aspettavo un finale migliore. Il finale attuale è il preludio per una seconda stagione che io aspetto con ansia.
La trama è semplice, tre ragazzini delle elementari scoprono di avere la stessa passione e "lottano" insieme per realizzare i propri sogni. Una serie di disavventure però li dividerà, per poi farli ritrovare diversi anni dopo grazie al karuta, la passione che in passato li aveva uniti.
L'anime inizialmente pare porsi come uno shoujo, la protagonista, Chihaya, è una bellissima ragazza, sorella di una modella che nonostante i suoi sforzi e il supporto della sua famiglia non riesce a sfondare nello showbiz. A scuola la chiamano "bellezza invano" e fin dai primi minuti del primo episodio si capisce che è una ragazza fuori dal comune, il suo scopo infatti è quello di fondare un club di karuta per proseguire con successo nella realizzazione del suo sogno: diventare la Queen, la migliore giocatrice di karuta del Giappone.
Ora è fondamentale soffermarsi su questo inusuale sport, il karuta, un gioco di carte che combina memoria, velocità e resistenza. Non mi pare il caso di descrivere con precisione ogni regola del gioco, però è essenziale dire che in un match tra due giocatori vince colui che riesce ad accumulare più carte. Ogni puntata dell'anime ruota attorno al karuta senza divenire però pesante, infatti il fulcro centrale della storia non è come in uno shoujo una relazione sentimentale, ma il gioco in sé che si tramuta nel reale protagonista della storia. E' il gioco che riesce a scatenare una tempesta di emozioni non solo nei personaggi ma anche e soprattutto in coloro che guardano l'anime. Parlando per esperienza personale, mi sono ritrovata a seguire attentamente ogni match e a fare il tifo e a rimanere male in caso di sconfitta.
Il tutto è accompagnato da disegni deliziosi, personaggi molto variegati tra loro e affascinanti, da un leggero accenno di shoujo in grado di fare tremolare il cuore dei più romantici e da un'opening e un'ending in grado di emozionare.
Un unico punto sfavorevole? Mi aspettavo un finale migliore. Il finale attuale è il preludio per una seconda stagione che io aspetto con ansia.
Sudore, lacrime e passione: questi sono gli aggettivi più adatti per descrivere l'anime di "Chihayafuru", in particolare la parola "passione" è quella che meglio designa la protagonista, Ayase Chihaya.
"La bellezza sprecata", così è chiamata Chihaya, è una ragazza bella oltre ogni dire, apparentemente delicata come un fiore appena sbocciato ma che sotto una facciata talmente zuccherosa cela la grinta di un leone affamato e la testardaggine di un mulo. La storia si apre proprio con la protagonista che, approdata alle superiori, cerca di formare un club di karuta, tradizionale gioco di carte giapponese basato sulle 100 poesie dei 100 poeti raccolte in antologia da Fujiwara no Teika.
E' possibile rendere appassionante un anime fondamentalmente sportivo, per una sportiva da poltrona come me? Ed è possibile coinvolgere il pubblico in uno sport a lui totalmente estraneo? Credo che ciò sia possibilissimo nel momento in cui l'autore dell'opera riesce a fare sì che le forti emozioni provate dai suoi personaggi siano tanto potenti da arrivare anche allo spettatore; poco importa se si tratti di karuta, calcio, basket o altro, ciò che conta è riuscire a immedesimarsi nei sentimenti, nel sudore, nelle lacrime e nella passione di chi, seppur nella finzione, in quel gioco sta dando tutto se stesso. "Chihayafuru" riesce nell'intento grazie a un'ottima caratterizzazione dei personaggi e a una narrazione dinamica e divertente.
Il team di Chihaya è tutt'altro che omogeneo, ognuno dei suoi componenti ha una ragione diversa per giocare e per amare il Karuta, chi per una passione nata da bambina, chi per l'amore per la poesia, chi per un desiderio di rivalsa, chi per il voler riprendere a seguire un sogno interrotto anni prima e chi per scoprire nuove parti di sé e capacità nascoste. Trascinati dalla passione di Chihaya, i protagonisti s'impegnano al massimo, gioiscono e soffrono senza mai arrendersi, dimostrando di volta in volta, a se stessi e agli spettatori, quanto siano utili i fallimenti, le cadute e l'orgoglio ferito.
"Chihayafuru" non è un anime scontato in cui la vige la regola del "se dai il meglio allora ce la farai", assolutamente no; "Chihayafuru" è un anime che insegna che la passione e l'impegno da soli non bastano, che servono la perseveranza, l'orgoglio, la voglia di rialzarsi e la forza di accettare le sconfitte.
Purtroppo, un grosso difetto, questa serie, ce l'ha eccome, cioè la mancanza delle situazioni sentimentali. Precisiamo, le situazioni esistono e sono chiare sin dal primo episodio, ma purtroppo l'autrice ha ben pesato di gettare la pietra e nascondere la mano, facendo passare in secondo (se non in terzo) piano il romanticismo. Nonostante il triangolo lui-lei-l'altro esista e sia quello che ha dato il là a tutta la storia, e nonostante questo sia palpabile a ogni puntata, non è mai preso attentamente in considerazione, lasciando che Chihaya si concentri solo ed esclusivamente sul Karuta. Un vero peccato, perché, al contrario che in molte altre storie, il triangolo in questione non è né scontato né banale, ha origini particolari e lega i personaggi in modo complesso. Si spera quindi che, semmai ci sarà una seconda stagione, con l'andare avanti della storia questo "piccolo" dettaglio venga trattato con la giusta considerazione.
Belle trovo le animazioni e le musiche, bellissime la grafica e i colori. Ho apprezzato l'uso di colori caldi e "autunnali" e in particolare ho amato la dominanza del rosso, quello scuro degli occhi di Chihaya, quello acceso e vigoroso che rappresenta la passione e la cosiddetta "carta di Chihaya" (così chiamata in quanto è la preferita della protagonista e contiene per l'appunto il suo nome), quella che recita: "Gli Dei colmi di passione non hanno mai visto il rosso di cui si tinge il fiume Tatsuta".
"La bellezza sprecata", così è chiamata Chihaya, è una ragazza bella oltre ogni dire, apparentemente delicata come un fiore appena sbocciato ma che sotto una facciata talmente zuccherosa cela la grinta di un leone affamato e la testardaggine di un mulo. La storia si apre proprio con la protagonista che, approdata alle superiori, cerca di formare un club di karuta, tradizionale gioco di carte giapponese basato sulle 100 poesie dei 100 poeti raccolte in antologia da Fujiwara no Teika.
E' possibile rendere appassionante un anime fondamentalmente sportivo, per una sportiva da poltrona come me? Ed è possibile coinvolgere il pubblico in uno sport a lui totalmente estraneo? Credo che ciò sia possibilissimo nel momento in cui l'autore dell'opera riesce a fare sì che le forti emozioni provate dai suoi personaggi siano tanto potenti da arrivare anche allo spettatore; poco importa se si tratti di karuta, calcio, basket o altro, ciò che conta è riuscire a immedesimarsi nei sentimenti, nel sudore, nelle lacrime e nella passione di chi, seppur nella finzione, in quel gioco sta dando tutto se stesso. "Chihayafuru" riesce nell'intento grazie a un'ottima caratterizzazione dei personaggi e a una narrazione dinamica e divertente.
Il team di Chihaya è tutt'altro che omogeneo, ognuno dei suoi componenti ha una ragione diversa per giocare e per amare il Karuta, chi per una passione nata da bambina, chi per l'amore per la poesia, chi per un desiderio di rivalsa, chi per il voler riprendere a seguire un sogno interrotto anni prima e chi per scoprire nuove parti di sé e capacità nascoste. Trascinati dalla passione di Chihaya, i protagonisti s'impegnano al massimo, gioiscono e soffrono senza mai arrendersi, dimostrando di volta in volta, a se stessi e agli spettatori, quanto siano utili i fallimenti, le cadute e l'orgoglio ferito.
"Chihayafuru" non è un anime scontato in cui la vige la regola del "se dai il meglio allora ce la farai", assolutamente no; "Chihayafuru" è un anime che insegna che la passione e l'impegno da soli non bastano, che servono la perseveranza, l'orgoglio, la voglia di rialzarsi e la forza di accettare le sconfitte.
Purtroppo, un grosso difetto, questa serie, ce l'ha eccome, cioè la mancanza delle situazioni sentimentali. Precisiamo, le situazioni esistono e sono chiare sin dal primo episodio, ma purtroppo l'autrice ha ben pesato di gettare la pietra e nascondere la mano, facendo passare in secondo (se non in terzo) piano il romanticismo. Nonostante il triangolo lui-lei-l'altro esista e sia quello che ha dato il là a tutta la storia, e nonostante questo sia palpabile a ogni puntata, non è mai preso attentamente in considerazione, lasciando che Chihaya si concentri solo ed esclusivamente sul Karuta. Un vero peccato, perché, al contrario che in molte altre storie, il triangolo in questione non è né scontato né banale, ha origini particolari e lega i personaggi in modo complesso. Si spera quindi che, semmai ci sarà una seconda stagione, con l'andare avanti della storia questo "piccolo" dettaglio venga trattato con la giusta considerazione.
Belle trovo le animazioni e le musiche, bellissime la grafica e i colori. Ho apprezzato l'uso di colori caldi e "autunnali" e in particolare ho amato la dominanza del rosso, quello scuro degli occhi di Chihaya, quello acceso e vigoroso che rappresenta la passione e la cosiddetta "carta di Chihaya" (così chiamata in quanto è la preferita della protagonista e contiene per l'appunto il suo nome), quella che recita: "Gli Dei colmi di passione non hanno mai visto il rosso di cui si tinge il fiume Tatsuta".
"Chihayafuru" è il classico esempio di quanto possa essere, a volte, bizzarra la cultura giapponese: esso si basa, infatti, su uno sport molto particolare basato sulla conoscenza del testo "Una poesia per cento poeti" compilato nel XIII secolo dal poeta e scrittore giapponese Fujiwara no Teika. In questo strano gioco la seconda strofa di ogni poesia inserita in questa raccolta è abbinata a una carta e questa deve essere presa dal giocatore prima del suo avversario quando il lettore declama la prima strofa. Occorrono dunque grandi doti di memoria, strategia e velocità.
Definire il Karuta come uno sport potrebbe, a prima vista, sembrare eccessivo; tuttavia se penso che anche l'automobilismo viene considerata una disciplina sportiva allora credo non ci sia nulla da obiettare, anche se non credo approderà mai alle Olimpiadi. Più complesso è invece dare un giudizio sulla parte "letteraria" del gioco: usare le poesie in questo modo nel nostro paese verrebbe considerata, probabilmente, un'eresia e non a torto; anche in questo caso, però, bisognerebbe considerare l'importanza nella diffusione orale di poesie di tanti secoli fa (anche se, obiettivamente, se ne fa un uso molto distorto). Non sono però d'accordo con chi, altrove, ha esaltato quest'anime perché consente di ammirare la bellezza delle antiche poesie giapponesi: a parte per i rari interventi di Kana a supporto non si parla mai di queste opere se non per specificare se si tratta di carte a due o tre sillabe.
La domanda che ci si pone a questo punto è: ma è davvero possibile creare un anime basandolo sul Karuta? Beh, prendiamo una bella ragazza dai modi gentili e un po' goffi, due bei ragazzoni che le fanno la corte, una serie di comprimari veramente all'altezza e il gioco è fatto.
In questo modo "Chihayafuru" diventa una vera sorpresa, in cui si mescolano originalità e tradizione. Peccato, però, che a differenza di quanto in molti speravano non è il gioco a fare da sfondo alla trama, ma è la trama che fa da sfondo al gioco. E dopo avere assistito a una lunghissima serie di partite lo spettatore non può fare a meno di sbadigliare per la mancanza di grandi novità.
Il rapporto fra i tre ragazzi che compongono questo triangolo sembra essere molto promettente da un punto di vista narrativo; non si capisce, allora, perché dedicare, ad esempio, i due terzi di un episodio all'ennesima partita e l'ultimo terzo ai festeggiamenti del Natale, molto più promettenti ma liquidati in gran fretta. Il personaggio di Aruta, poi, viene totalmente rovinato da un'assenza fisica e morale troppo accentuata e francamente inspiegabile.
Il mio giudizio su questo titolo, nell'attesa della seconda serie, è comunque positivo; certo non ne consiglierei mai la visione a chi, dopo averne capito la dinamica, sente di non provare alcuna attrazione verso il Karuta.
Definire il Karuta come uno sport potrebbe, a prima vista, sembrare eccessivo; tuttavia se penso che anche l'automobilismo viene considerata una disciplina sportiva allora credo non ci sia nulla da obiettare, anche se non credo approderà mai alle Olimpiadi. Più complesso è invece dare un giudizio sulla parte "letteraria" del gioco: usare le poesie in questo modo nel nostro paese verrebbe considerata, probabilmente, un'eresia e non a torto; anche in questo caso, però, bisognerebbe considerare l'importanza nella diffusione orale di poesie di tanti secoli fa (anche se, obiettivamente, se ne fa un uso molto distorto). Non sono però d'accordo con chi, altrove, ha esaltato quest'anime perché consente di ammirare la bellezza delle antiche poesie giapponesi: a parte per i rari interventi di Kana a supporto non si parla mai di queste opere se non per specificare se si tratta di carte a due o tre sillabe.
La domanda che ci si pone a questo punto è: ma è davvero possibile creare un anime basandolo sul Karuta? Beh, prendiamo una bella ragazza dai modi gentili e un po' goffi, due bei ragazzoni che le fanno la corte, una serie di comprimari veramente all'altezza e il gioco è fatto.
In questo modo "Chihayafuru" diventa una vera sorpresa, in cui si mescolano originalità e tradizione. Peccato, però, che a differenza di quanto in molti speravano non è il gioco a fare da sfondo alla trama, ma è la trama che fa da sfondo al gioco. E dopo avere assistito a una lunghissima serie di partite lo spettatore non può fare a meno di sbadigliare per la mancanza di grandi novità.
Il rapporto fra i tre ragazzi che compongono questo triangolo sembra essere molto promettente da un punto di vista narrativo; non si capisce, allora, perché dedicare, ad esempio, i due terzi di un episodio all'ennesima partita e l'ultimo terzo ai festeggiamenti del Natale, molto più promettenti ma liquidati in gran fretta. Il personaggio di Aruta, poi, viene totalmente rovinato da un'assenza fisica e morale troppo accentuata e francamente inspiegabile.
Il mio giudizio su questo titolo, nell'attesa della seconda serie, è comunque positivo; certo non ne consiglierei mai la visione a chi, dopo averne capito la dinamica, sente di non provare alcuna attrazione verso il Karuta.
Liberiamo subito il campo da un equivoco: quest'anime di sentimentale ha davvero ben poco. Sportivo, scolastico, ma non sentimentale! Quindi se state cercando una storia d'amore tra i banchi di scuola guardate altrove.
"Bellezza sprecata", è così che chiamano Chihaya, sorella di una famosa modella con cui condivide la bellezza ma non i modi pacati e graziosi che tanto sono legati al concetto di femminilità giapponese. In verità non è che sia un maschiaccio, ha solamente un po' la testa tra le nuvole. Il suo sogno è quello di diventare Regina del Karuta, il gioco di carte (sconosciuto al di fuori del Giappone) che caratterizza tutto l'anime. Le vicende si svolgono tra la sala del club e i vari tornei sparsi in giro per la nazione.
Quest'anime non ha nulla di fantastico, colpi di scena o puntate mozzafiato. Ha, tuttavia, un grande merito: quello di portare una ventata di novità nel mondo degli anime che davvero fatica a uscire dalla palude di stereotipi e prodotti stravisti in cui si è infilato recentemente. Sì perché quantomeno mette al centro di tutto uno sport nuovo, poco popolare anche in Giappone, e lo rende avvincente, tanto che anch'io vedendo le puntate ho desiderato più volte di fare una partita.
Poi Chihaya è un personaggio davvero fantastico, che alza da solo tutto il livello dell'anime. Altro che "bellezza sprecata", è una ragazza che non passa mai inosservata e il cui volto comunica molto, molto di più delle solite belle-ragazze-dolci-tutte-uguali che ormai invadono (per non dire "infestano") la stragrande maggioranza degli anime. Allora ben venga una bella ragazza con un carattere forte, ma alla stesso tempo capace di piangere e di emozionarsi, di combattere e di scoraggiarsi. Un personaggio quanto mai vivo che accende tutto ciò che gli sta intorno. Trascina tutto e tutti con il suo entusiasmo, spettatore compreso.
Anche i personaggi secondari sono ben caratterizzati, sopratutto Arata. Un ragazzo solitario e vittima di Ijime - il classico bullismo giapponese che prevede di ignorare completamente l'altro - che però non si arrende e continua a coltivare la passione del Karuta tramandatagli dal nonno campione. E' lui che con la sua passione inizia Chihaya al gioco.
I disegni e le ambientazioni, i fondali e i volti sono disegnati in modo magistrale. Dal mio punto di vista non potrei chiedere di meglio. L'opening è molto energica, di quelle che ti rimangono in testa, e soprattutto dura il giusto.
Chiudendo il cerchio nel punto in cui l'avevo aperto, quest'anime ha un grande assente, inserito nella lista degli invitati, ma mai pervenuto: l'amore. Uno sguardo più prolungato e qualche frase sospetta sono davvero troppo poco per definire un anime "sentimentale". E io credo che se si fosse puntato maggiormente su questo aspetto ne avrebbe guadagnato tutta la storia, in termini esponenziali.
Non so se è già in programma una seconda serie o se il manga continua, ma il finale lo lascia intuire, quindi posso per il momento sospendere in parte il giudizio.
E' un anime che mi sento sicuramente di consigliare, che ho seguito e atteso nell'uscita delle sue puntate con relativa impazienza. Non è però un anime che raggiunge vette altissime, avendo comunque il merito di mantenersi costante e non perdere mai i suoi tratti più caratteristici.
"Bellezza sprecata", è così che chiamano Chihaya, sorella di una famosa modella con cui condivide la bellezza ma non i modi pacati e graziosi che tanto sono legati al concetto di femminilità giapponese. In verità non è che sia un maschiaccio, ha solamente un po' la testa tra le nuvole. Il suo sogno è quello di diventare Regina del Karuta, il gioco di carte (sconosciuto al di fuori del Giappone) che caratterizza tutto l'anime. Le vicende si svolgono tra la sala del club e i vari tornei sparsi in giro per la nazione.
Quest'anime non ha nulla di fantastico, colpi di scena o puntate mozzafiato. Ha, tuttavia, un grande merito: quello di portare una ventata di novità nel mondo degli anime che davvero fatica a uscire dalla palude di stereotipi e prodotti stravisti in cui si è infilato recentemente. Sì perché quantomeno mette al centro di tutto uno sport nuovo, poco popolare anche in Giappone, e lo rende avvincente, tanto che anch'io vedendo le puntate ho desiderato più volte di fare una partita.
Poi Chihaya è un personaggio davvero fantastico, che alza da solo tutto il livello dell'anime. Altro che "bellezza sprecata", è una ragazza che non passa mai inosservata e il cui volto comunica molto, molto di più delle solite belle-ragazze-dolci-tutte-uguali che ormai invadono (per non dire "infestano") la stragrande maggioranza degli anime. Allora ben venga una bella ragazza con un carattere forte, ma alla stesso tempo capace di piangere e di emozionarsi, di combattere e di scoraggiarsi. Un personaggio quanto mai vivo che accende tutto ciò che gli sta intorno. Trascina tutto e tutti con il suo entusiasmo, spettatore compreso.
Anche i personaggi secondari sono ben caratterizzati, sopratutto Arata. Un ragazzo solitario e vittima di Ijime - il classico bullismo giapponese che prevede di ignorare completamente l'altro - che però non si arrende e continua a coltivare la passione del Karuta tramandatagli dal nonno campione. E' lui che con la sua passione inizia Chihaya al gioco.
I disegni e le ambientazioni, i fondali e i volti sono disegnati in modo magistrale. Dal mio punto di vista non potrei chiedere di meglio. L'opening è molto energica, di quelle che ti rimangono in testa, e soprattutto dura il giusto.
Chiudendo il cerchio nel punto in cui l'avevo aperto, quest'anime ha un grande assente, inserito nella lista degli invitati, ma mai pervenuto: l'amore. Uno sguardo più prolungato e qualche frase sospetta sono davvero troppo poco per definire un anime "sentimentale". E io credo che se si fosse puntato maggiormente su questo aspetto ne avrebbe guadagnato tutta la storia, in termini esponenziali.
Non so se è già in programma una seconda serie o se il manga continua, ma il finale lo lascia intuire, quindi posso per il momento sospendere in parte il giudizio.
E' un anime che mi sento sicuramente di consigliare, che ho seguito e atteso nell'uscita delle sue puntate con relativa impazienza. Non è però un anime che raggiunge vette altissime, avendo comunque il merito di mantenersi costante e non perdere mai i suoi tratti più caratteristici.
Questa serie non è ancora conclusa, ma con 17 episodi visti su 25 credo che si possa già darne un giudizio concreto: il finale, del resto è ormai intuibile e l'unico dubbio ancora sussistente è: la protagonista, Chihaya, alla fine si metterà con Arata o con Taichi?
La vicenda inizia quando i protagonisti sono compagni di classe in quinta elementare. Arata è un bambino povero e solitario che però è un grande talento del karuta, un difficilissimo gioco di carte che in Giappone si gioca in varie versioni, più o meno complesse. Attraverso il karuta Arata fa amicizia con Chihaya e Taichi, che restano soggiogati dal suo carisma, e trasmette loro la sua grande passione per questo gioco - ma possiamo definirlo sport nel senso pieno del termine. Ne nasce un'amicizia travagliata ma che non si interrompe nemmeno quando Arata deve lasciare Tokio per tornare a vivere con il nonno, un grande campione di karuta che gli ha insegnato tutto e spera di vederlo diventare un Maestro.
Diventata studentessa liceale, Chihaya s'imbarca nella non facile impresa di fondare un club studentesco di karuta nella sua scuola dove ha ritrovato Taichi. Le difficoltà sono molte ma la nostra eroina non si lascia smontare e dopo avere reclutato uno per uno i membri del club li trascina ai campionati nazionali, con l'obbiettivo di diventare la Regina del karuta, ossia la giocatrice nazionale n. 1. Nel frattempo riallaccia i rapporti con Arata, che aveva abbandonato il karuta dopo la tragica morte del nonno, e con il suo esempio lo spinge a ritornare a questo sport.
Quest'anime, come vedrete, presenta tutte le caratteristiche del classico anime sportivo: l'eroe che si dedica anima e corpo a una disciplina e attraverso questa afferma la sua personalità e arriva al successo nonostante la derisione e gli ostacoli frapposti dalla famiglia o dall'ambiente sociale. A questo proposito, però, va fatta una precisazione. Solitamente nei film sportivi l'eroe pratica uno sport professionistico, per cui il successo che gli arride è anche un successo economico: vedi Rocky Balboa ecc. Il karuta, invece, è uno sport povero, senza sponsorizzazioni, per cui si vince solo la soddisfazione morale di essere i migliori (e anzi i giocatori devono andare ai tornei a proprie spese). Devo dire che questo aspetto dell'anime mi è piaciuto particolarmente, viste le ennesime vicende italiche di calcio-scommesse e simili.
Bisogna inoltre sottolineare la bravura con cui la sceneggiatura intreccia la vicenda propriamente sportiva con le vicende personali e sentimentali dei protagonisti principali e secondari. Alcune puntate sono interamente costituite dalla narrazione di una o più partite di karuta: eppure questa narrazione si fonde perfettamente con l'evoluzione psicologica dei personaggi. Insomma, siamo distanti anni luce dalla demenzialità di altre serie sportive tipo "Holly e Benij".
Qui abbiamo un gruppo di sei giocatori - i tre protagonisti e tre comprimari - ognuno dei quali gioca a karuta con motivazioni differenti e di ognuno ci viene data una caratterizzazione ben precisa e completa. La storia dei loro rapporti - sentimentali e di amicizia - non è un pretesto per "condire" un racconto sportivo con qualche elemento in più, ma è la traccia narrativa principale e le loro gesta sportive si fondono in questa traccia senza né appesantirla né stravolgerla: tutto si tiene in un equilibrio magistrale.
Altro da dire sui personaggi? Mi sono praticamente innamorato di Kana Oe, una ragazza i cui genitori gestiscono un negozio di abbigliamento tradizionale. Oltre a muoversi e parlare come una donna di altri tempi, vestendo con impeccabile contegno kimono e quant'altro, Kana-chan è un'appassionata di letteratura classica e conosce alla perfezione il significato di ognuna delle 100 poesie che costituiscono le carte con cui si gioca il karuta. Il suo personaggio permette agli sceneggiatori di illustrare il significato culturale e letterario del karuta, aggiungendo un'altra dimensione a questo gioco veramente intrigante.
Al tutto aggiungiamo una colonna sonora spartana ma efficace e sopratutto una sigla d'inizio veramente piacevole e siamo pronti a iscriverci di corsa a un club di karuta. Buona visione a tutti.
La vicenda inizia quando i protagonisti sono compagni di classe in quinta elementare. Arata è un bambino povero e solitario che però è un grande talento del karuta, un difficilissimo gioco di carte che in Giappone si gioca in varie versioni, più o meno complesse. Attraverso il karuta Arata fa amicizia con Chihaya e Taichi, che restano soggiogati dal suo carisma, e trasmette loro la sua grande passione per questo gioco - ma possiamo definirlo sport nel senso pieno del termine. Ne nasce un'amicizia travagliata ma che non si interrompe nemmeno quando Arata deve lasciare Tokio per tornare a vivere con il nonno, un grande campione di karuta che gli ha insegnato tutto e spera di vederlo diventare un Maestro.
Diventata studentessa liceale, Chihaya s'imbarca nella non facile impresa di fondare un club studentesco di karuta nella sua scuola dove ha ritrovato Taichi. Le difficoltà sono molte ma la nostra eroina non si lascia smontare e dopo avere reclutato uno per uno i membri del club li trascina ai campionati nazionali, con l'obbiettivo di diventare la Regina del karuta, ossia la giocatrice nazionale n. 1. Nel frattempo riallaccia i rapporti con Arata, che aveva abbandonato il karuta dopo la tragica morte del nonno, e con il suo esempio lo spinge a ritornare a questo sport.
Quest'anime, come vedrete, presenta tutte le caratteristiche del classico anime sportivo: l'eroe che si dedica anima e corpo a una disciplina e attraverso questa afferma la sua personalità e arriva al successo nonostante la derisione e gli ostacoli frapposti dalla famiglia o dall'ambiente sociale. A questo proposito, però, va fatta una precisazione. Solitamente nei film sportivi l'eroe pratica uno sport professionistico, per cui il successo che gli arride è anche un successo economico: vedi Rocky Balboa ecc. Il karuta, invece, è uno sport povero, senza sponsorizzazioni, per cui si vince solo la soddisfazione morale di essere i migliori (e anzi i giocatori devono andare ai tornei a proprie spese). Devo dire che questo aspetto dell'anime mi è piaciuto particolarmente, viste le ennesime vicende italiche di calcio-scommesse e simili.
Bisogna inoltre sottolineare la bravura con cui la sceneggiatura intreccia la vicenda propriamente sportiva con le vicende personali e sentimentali dei protagonisti principali e secondari. Alcune puntate sono interamente costituite dalla narrazione di una o più partite di karuta: eppure questa narrazione si fonde perfettamente con l'evoluzione psicologica dei personaggi. Insomma, siamo distanti anni luce dalla demenzialità di altre serie sportive tipo "Holly e Benij".
Qui abbiamo un gruppo di sei giocatori - i tre protagonisti e tre comprimari - ognuno dei quali gioca a karuta con motivazioni differenti e di ognuno ci viene data una caratterizzazione ben precisa e completa. La storia dei loro rapporti - sentimentali e di amicizia - non è un pretesto per "condire" un racconto sportivo con qualche elemento in più, ma è la traccia narrativa principale e le loro gesta sportive si fondono in questa traccia senza né appesantirla né stravolgerla: tutto si tiene in un equilibrio magistrale.
Altro da dire sui personaggi? Mi sono praticamente innamorato di Kana Oe, una ragazza i cui genitori gestiscono un negozio di abbigliamento tradizionale. Oltre a muoversi e parlare come una donna di altri tempi, vestendo con impeccabile contegno kimono e quant'altro, Kana-chan è un'appassionata di letteratura classica e conosce alla perfezione il significato di ognuna delle 100 poesie che costituiscono le carte con cui si gioca il karuta. Il suo personaggio permette agli sceneggiatori di illustrare il significato culturale e letterario del karuta, aggiungendo un'altra dimensione a questo gioco veramente intrigante.
Al tutto aggiungiamo una colonna sonora spartana ma efficace e sopratutto una sigla d'inizio veramente piacevole e siamo pronti a iscriverci di corsa a un club di karuta. Buona visione a tutti.
Ho recensito poco ma sono una grande fan di anime sentimentali e questo, fra gli anime in uscita, mi aveva incuriosito per via della grafica e dei disegni a mio vedere bellissimi. L'anime è ancora in corso quindi ho dato un 7 perché siamo ancora a metà della storia, ma spero di potere arrivare a dire di essere contenta d'aver scoperto questo anime e per ora c'è da ben sperare.
L'anime per la maggior parte del tempo è incentrato su un gioco giapponese di abilità e memoria di carte contenenti poesie. La protagonista femminile, dopo aver scoperto la bellezza di questo particolare gioco tramite un "nuovo" amico, scopre dentro se stessa di avere un sogno, diventare la migliore in Giappone. Ma come ho detto, "Chihayafuru" è un anime sentimentale e infatti la storia riprende i rapporti fra Chihaya e i due amici d'infanzia appassionati di questo gioco. Si approfondirà il loro rapporto e staremo a vedere cosa succederà. Io personalmente tifo per il biondino di una notevole bellezza e anche il carattere non è affatto male, ma lascio giudicare a voi.
Nelle prime puntate vedremo un flash-back dei protagonisti bambini per capire meglio la profondità della storia, ma non preoccupatevi, ritornerà tutto molto presto alla loro vita scolastica delle superiori.
L'anime per la maggior parte del tempo è incentrato su un gioco giapponese di abilità e memoria di carte contenenti poesie. La protagonista femminile, dopo aver scoperto la bellezza di questo particolare gioco tramite un "nuovo" amico, scopre dentro se stessa di avere un sogno, diventare la migliore in Giappone. Ma come ho detto, "Chihayafuru" è un anime sentimentale e infatti la storia riprende i rapporti fra Chihaya e i due amici d'infanzia appassionati di questo gioco. Si approfondirà il loro rapporto e staremo a vedere cosa succederà. Io personalmente tifo per il biondino di una notevole bellezza e anche il carattere non è affatto male, ma lascio giudicare a voi.
Nelle prime puntate vedremo un flash-back dei protagonisti bambini per capire meglio la profondità della storia, ma non preoccupatevi, ritornerà tutto molto presto alla loro vita scolastica delle superiori.