The Night Beyond the Tricornered Window
«Sankaku Mado no Sotogawa wa Yoru», reso in inglese con «The Night Beyond the Tricornered Window», è una serie dell’autunno 2021 composta da dodici episodi e tratta dall’omonimo manga di Tomoko Yamashita.
Una storia di misteri soprannaturali con tinte horror e boys love, aspetto quest’ultimo gestito decisamente male, almeno per quanto riguarda l’anime. Già: la tentazione di “droppare” la serie ai primissimi episodi era forte!
Ma andiamo con ordine: i due protagonisti sono il timido e timoroso Kosuke Mikado, che lavora come commesso in una libreria e ha la capacità di vedere i fantasmi e altre manifestazioni soprannaturali, e Rihito Hiyakawa, una sorta di esorcista, dai modi pessimi e totalmente incapace di rapportarsi in modo equilibrato con le altre persone. Rihito capita nella libreria dove lavora Mikado, sentenziando a prima vista che il giovane commesso “gli appartiene”. Senza capire quali siano i vissuti dei due, che verranno poi illustrati nella parte centrale della serie, si rimane decisamente perplessi al subitaneo instaurarsi di un ‘legame’, la scusa è quella della collaborazione per gli esorcismi, con un Rihito possessivo e invadente al limite del patologico e battute talmente allusive da suscitare il dubbio di una ricerca volontaria di elementi trash. E un Mikado inerme sia di fronte ai fenomeni paranormali sia di fronte alle prepotenze di Rihito. Insomma: per i primi tre/quattro episodi il dubbio di essere capitati su una serie poco felice è forte, però si intuisce che qualche elemento di interesse possa esserci e, alla fine della visione, devo dire che per me è stato proprio così.
Se i protagonisti suscitano più di qualche perplessità fra battute di bassa lega e comportamenti inspiegabilmente sopra le righe, i comprimari sono ben gestiti e sono decisamente interessanti. Lo è la studentessa Erika Hiura, lo è il medium un po’ ciarlatano Keita che fa il suo ingresso illustrando le tecniche di cold reading, lo è il navigato detective Hiroki Hanzawa, inusuale figura di personaggio scettico nei confronti del paranormale ma non ritratto come poco brillante.
Il paranormale misterioso è un genere che solitamente mi dà poca soddisfazione rispetto al giallo classico, perché dà meno la possibilità di ‘giocare a fare i detective’, visto che le regole del gioco spesso non sono chiare, devo dire però che qui questo aspetto non è trattato male. Il punto dolente è la relazione che, stando al tag boys love, dovrebbe avere un risvolto romantico fra Mikado e Rihito: non mi sembra si sia centrato l’obiettivo; non è sicuramente una storia romantica, non è nemmeno la rappresentazione di una storia di un amore tossico, è più che altro una storia di una sorta di amicizia intervallata da scene di fan-service un po’ gratuito; peccato, perché una sotto-trama romantica BL in una storia di mistero, o meglio un BL che non mettesse al centro di tutto la sola relazione romantica, sembrava un’idea interessante.
La serie è stata prodotta da Zero-G (“My Roommate is a Cat”; “Science Fell in Love, So I Tried to Prove It”), la regia e il character design sono di Yoshitaka Yasuda e non brillano particolarmente, più riusciti sono gli sfondi spesso evocativi, mentre la palette di colori è un po’ banale. Forse il meglio dal punto di vista tecnico sono le sigle: l’opening “Saika” (Frederic) dinamica, e decisamente più solare dei toni della serie, e l’ending “Breakers” (cantata da Wataru Hatano, doppiatore di Rihito) le definirei senza dubbio riuscite.
Perché alla fine assegno un voto alto come un sette e mezzo? Perché è una serie più interessante che bella, che alla fine mi ha messo abbastanza curiosità da indurmi a iniziare il recupero del manga, attualmente in corso di pubblicazione in Italia per Magic Press.
Una storia di misteri soprannaturali con tinte horror e boys love, aspetto quest’ultimo gestito decisamente male, almeno per quanto riguarda l’anime. Già: la tentazione di “droppare” la serie ai primissimi episodi era forte!
Ma andiamo con ordine: i due protagonisti sono il timido e timoroso Kosuke Mikado, che lavora come commesso in una libreria e ha la capacità di vedere i fantasmi e altre manifestazioni soprannaturali, e Rihito Hiyakawa, una sorta di esorcista, dai modi pessimi e totalmente incapace di rapportarsi in modo equilibrato con le altre persone. Rihito capita nella libreria dove lavora Mikado, sentenziando a prima vista che il giovane commesso “gli appartiene”. Senza capire quali siano i vissuti dei due, che verranno poi illustrati nella parte centrale della serie, si rimane decisamente perplessi al subitaneo instaurarsi di un ‘legame’, la scusa è quella della collaborazione per gli esorcismi, con un Rihito possessivo e invadente al limite del patologico e battute talmente allusive da suscitare il dubbio di una ricerca volontaria di elementi trash. E un Mikado inerme sia di fronte ai fenomeni paranormali sia di fronte alle prepotenze di Rihito. Insomma: per i primi tre/quattro episodi il dubbio di essere capitati su una serie poco felice è forte, però si intuisce che qualche elemento di interesse possa esserci e, alla fine della visione, devo dire che per me è stato proprio così.
Se i protagonisti suscitano più di qualche perplessità fra battute di bassa lega e comportamenti inspiegabilmente sopra le righe, i comprimari sono ben gestiti e sono decisamente interessanti. Lo è la studentessa Erika Hiura, lo è il medium un po’ ciarlatano Keita che fa il suo ingresso illustrando le tecniche di cold reading, lo è il navigato detective Hiroki Hanzawa, inusuale figura di personaggio scettico nei confronti del paranormale ma non ritratto come poco brillante.
Il paranormale misterioso è un genere che solitamente mi dà poca soddisfazione rispetto al giallo classico, perché dà meno la possibilità di ‘giocare a fare i detective’, visto che le regole del gioco spesso non sono chiare, devo dire però che qui questo aspetto non è trattato male. Il punto dolente è la relazione che, stando al tag boys love, dovrebbe avere un risvolto romantico fra Mikado e Rihito: non mi sembra si sia centrato l’obiettivo; non è sicuramente una storia romantica, non è nemmeno la rappresentazione di una storia di un amore tossico, è più che altro una storia di una sorta di amicizia intervallata da scene di fan-service un po’ gratuito; peccato, perché una sotto-trama romantica BL in una storia di mistero, o meglio un BL che non mettesse al centro di tutto la sola relazione romantica, sembrava un’idea interessante.
La serie è stata prodotta da Zero-G (“My Roommate is a Cat”; “Science Fell in Love, So I Tried to Prove It”), la regia e il character design sono di Yoshitaka Yasuda e non brillano particolarmente, più riusciti sono gli sfondi spesso evocativi, mentre la palette di colori è un po’ banale. Forse il meglio dal punto di vista tecnico sono le sigle: l’opening “Saika” (Frederic) dinamica, e decisamente più solare dei toni della serie, e l’ending “Breakers” (cantata da Wataru Hatano, doppiatore di Rihito) le definirei senza dubbio riuscite.
Perché alla fine assegno un voto alto come un sette e mezzo? Perché è una serie più interessante che bella, che alla fine mi ha messo abbastanza curiosità da indurmi a iniziare il recupero del manga, attualmente in corso di pubblicazione in Italia per Magic Press.
«The Night Beyond the Tricornered Window» (originalmente «Sankaku Mado no Sotogawa wa Yoru») è un anime a cura dello studio d’animazione Zero-G, tratto da un manga pubblicato anche in Italia con il titolo "Il buio oltre la finestra triangolare", scritto e disegnato da Tomoko Yamashita, interessante, con un ottimo svolgimento sino alla conclusione non all’altezza.
“Questo è l'incontro del destino”
Nascere con il dono di vedere i fantasmi, un dono che è per Kosuke Mikado una sorta di maledizione. Vuole evitare di guardarli, come vorrebbe evitare di guardare in faccia la realtà, fino a quando incontra il misterioso Rihito Hiyakawa, un ragazzo dalla strana dialettica. Hiyakawa possiede dei poteri spirituali e gestisce la strana attività di “esorcista”, ma sembra aver bisogno del contatto fisico di Mikado per poter individuare e scacciare presenze indesiderate che infestano luoghi pubblici e privati. Mikado sembra prestargli anima e corpo con facilità, durante l’esorcismo il suo spirito viene manovrato da Rihito, sentendo un piacere indescrivibile e nuovo che sembra sfociare in un amplesso sessuale. Tutto si ferma all’apparenza, alle parole. Soprattutto inizialmente assisteremo a scambi di battute equivoche, in continui doppi sensi senza andare oltre, senza sapere se i due volessero andare oltre. I due diventano amici, iniziano a lavorare insieme, ma qualcosa nel comportamento di Rihito non quadra, intanto finiscono per incontrare persone pericolose.
Rihito sembra alla ricerca di qualcuno, come se avesse un vuoto da riempire, una persona speciale che sia tutta per lui, un pensiero sin troppo possessivo, come a considerare l’altro una sorta di cane con tanto di guinzaglio, dimenticandosi che ogni relazione porta una trasformazione di entrambi, come sosteneva Jung. Si cambia, l’evoluzione della persona è continua, grazie agli altri si impara a conoscersi, anche se a volte non è piacevole.
“Non odiatemi troppo”
Personaggi interessanti si aggiungono velocemente durante i primi episodi, come si esplorano nuove abilità del paranormale, Erika Hiura e Keita Mukae sono personaggi ben introdotti e costruiti, le cui storie si intrecciano in armonia con la storia principale, tutto segue un flusso, non ci sono forzature di sorta e questo rende imprevedibile i successivi sviluppi, rendendo il tutto molto interessante. Lo stile di narrazione sembra perfettamente imparziale, non condanna le persone e il loro agire, ma espone i fatti, quello che accade, il pericolo insito nel paranormale in tutte le sue sfaccettature.
“Dubita! Non credere mai di essere una persona del tutto buona, sarebbe un errore!”
Nelle tante abilità soprannaturali c’è una molto particolare, quella di non credere. L’agente Hiroki Hanzawa, dotato di tale "non abilità", sembrerebbe il protagonista di tante storie, reso invincibile grazie a caparbietà e intelligenza unita al suo scetticismo. Molto ben costruito un suo dialogo in uno degli episodi più riusciti, dove lo si vede per buona parte protagonista. Nei vari episodi che si susseguono non si scorgono banalità o superficialità, e quello che riesce a stupire è la facilità con cui l’autore riesce a creare il pathos in poche sequenze, dal nulla, con sguardi, con un incrocio casuale, con le giuste inquadrature, tutto diretto magistralmente.
Un tema molto interessante è il rapporto che i vari protagonisti hanno con i loro genitori, quasi sempre esplorati e approfonditi grazie a degli opportuni flashback. Viene analizzata la difficile relazione tra un padre o una madre e il proprio figlio o figlia detentore di particolari abilità: ognuno si comporta in maniera diversa, le loro paure o il loro egoismo, tutto viene ben descritto. Parliamo di figure non sempre positive, ma questo incide molto sulla psiche dei personaggi, loro, vivendo una vita incomprensibile, vorrebbero solo essere compresi.
Crescita caratteriale, un tema che si presenta spesso nelle serie che, se ben gestito, si può solo apprezzare, ma in una buona gestione occorre dosare i tempi, chi manifesta atteggiamenti remissivi non stravolge le sue abitudini in pochi minuti, neanche in pochi episodi, se questi scorrono senza eventi importanti che scuotono nell’animo una persona.
Negli ultimissimi episodi qualcosa delude, si era creato qualcosa che poteva esplodere da un momento all’altro, una storia di magia che univa diverse persone: fra i tanti finali possibili si è scelto di seguire una delle vie forse più classiche; non che sia un finale pessimo, ma si poteva osare di più e creare un capolavoro. Veramente un peccato.
Avendo letto i primi numeri del manga, trovo delle differenze e mancanze che suggeriscono un percorso diverso, in tal caso il finale potrebbe convincere maggiormente.
Le OST sono indovinate, misteriose e cupe, ben accompagnano le scene, creando angoscia al momento giusto. Frederic canta l'orecchiabile opening “Saika”, mentre l'ending intitolata “Breakers” viene eseguita da Wataru Hatano, che può piacere maggiormente, ascoltandola più volte. Le animazioni a cura dello studio d’animazione Zero-G (che ha gestito fra i tanti “Grand Blue”, “I miei 23 schiavi - Dorei-ku The Animation”, “Science Fell in Love, So I Tried to Prove It") fanno il proprio lavoro, senza eccellere.
Serie consigliata a chi cerca una buona storia ricca di pathos, con buone idee e ottimi dialoghi.
“Questo è l'incontro del destino”
Nascere con il dono di vedere i fantasmi, un dono che è per Kosuke Mikado una sorta di maledizione. Vuole evitare di guardarli, come vorrebbe evitare di guardare in faccia la realtà, fino a quando incontra il misterioso Rihito Hiyakawa, un ragazzo dalla strana dialettica. Hiyakawa possiede dei poteri spirituali e gestisce la strana attività di “esorcista”, ma sembra aver bisogno del contatto fisico di Mikado per poter individuare e scacciare presenze indesiderate che infestano luoghi pubblici e privati. Mikado sembra prestargli anima e corpo con facilità, durante l’esorcismo il suo spirito viene manovrato da Rihito, sentendo un piacere indescrivibile e nuovo che sembra sfociare in un amplesso sessuale. Tutto si ferma all’apparenza, alle parole. Soprattutto inizialmente assisteremo a scambi di battute equivoche, in continui doppi sensi senza andare oltre, senza sapere se i due volessero andare oltre. I due diventano amici, iniziano a lavorare insieme, ma qualcosa nel comportamento di Rihito non quadra, intanto finiscono per incontrare persone pericolose.
Rihito sembra alla ricerca di qualcuno, come se avesse un vuoto da riempire, una persona speciale che sia tutta per lui, un pensiero sin troppo possessivo, come a considerare l’altro una sorta di cane con tanto di guinzaglio, dimenticandosi che ogni relazione porta una trasformazione di entrambi, come sosteneva Jung. Si cambia, l’evoluzione della persona è continua, grazie agli altri si impara a conoscersi, anche se a volte non è piacevole.
“Non odiatemi troppo”
Personaggi interessanti si aggiungono velocemente durante i primi episodi, come si esplorano nuove abilità del paranormale, Erika Hiura e Keita Mukae sono personaggi ben introdotti e costruiti, le cui storie si intrecciano in armonia con la storia principale, tutto segue un flusso, non ci sono forzature di sorta e questo rende imprevedibile i successivi sviluppi, rendendo il tutto molto interessante. Lo stile di narrazione sembra perfettamente imparziale, non condanna le persone e il loro agire, ma espone i fatti, quello che accade, il pericolo insito nel paranormale in tutte le sue sfaccettature.
“Dubita! Non credere mai di essere una persona del tutto buona, sarebbe un errore!”
Nelle tante abilità soprannaturali c’è una molto particolare, quella di non credere. L’agente Hiroki Hanzawa, dotato di tale "non abilità", sembrerebbe il protagonista di tante storie, reso invincibile grazie a caparbietà e intelligenza unita al suo scetticismo. Molto ben costruito un suo dialogo in uno degli episodi più riusciti, dove lo si vede per buona parte protagonista. Nei vari episodi che si susseguono non si scorgono banalità o superficialità, e quello che riesce a stupire è la facilità con cui l’autore riesce a creare il pathos in poche sequenze, dal nulla, con sguardi, con un incrocio casuale, con le giuste inquadrature, tutto diretto magistralmente.
Un tema molto interessante è il rapporto che i vari protagonisti hanno con i loro genitori, quasi sempre esplorati e approfonditi grazie a degli opportuni flashback. Viene analizzata la difficile relazione tra un padre o una madre e il proprio figlio o figlia detentore di particolari abilità: ognuno si comporta in maniera diversa, le loro paure o il loro egoismo, tutto viene ben descritto. Parliamo di figure non sempre positive, ma questo incide molto sulla psiche dei personaggi, loro, vivendo una vita incomprensibile, vorrebbero solo essere compresi.
Crescita caratteriale, un tema che si presenta spesso nelle serie che, se ben gestito, si può solo apprezzare, ma in una buona gestione occorre dosare i tempi, chi manifesta atteggiamenti remissivi non stravolge le sue abitudini in pochi minuti, neanche in pochi episodi, se questi scorrono senza eventi importanti che scuotono nell’animo una persona.
Negli ultimissimi episodi qualcosa delude, si era creato qualcosa che poteva esplodere da un momento all’altro, una storia di magia che univa diverse persone: fra i tanti finali possibili si è scelto di seguire una delle vie forse più classiche; non che sia un finale pessimo, ma si poteva osare di più e creare un capolavoro. Veramente un peccato.
Avendo letto i primi numeri del manga, trovo delle differenze e mancanze che suggeriscono un percorso diverso, in tal caso il finale potrebbe convincere maggiormente.
Le OST sono indovinate, misteriose e cupe, ben accompagnano le scene, creando angoscia al momento giusto. Frederic canta l'orecchiabile opening “Saika”, mentre l'ending intitolata “Breakers” viene eseguita da Wataru Hatano, che può piacere maggiormente, ascoltandola più volte. Le animazioni a cura dello studio d’animazione Zero-G (che ha gestito fra i tanti “Grand Blue”, “I miei 23 schiavi - Dorei-ku The Animation”, “Science Fell in Love, So I Tried to Prove It") fanno il proprio lavoro, senza eccellere.
Serie consigliata a chi cerca una buona storia ricca di pathos, con buone idee e ottimi dialoghi.
Già in passato volevo vedere opere della Zero-G, ma ammetto che, per quanto invitanti i titoli “Grand Blue”, “I miei 23 schiavi” o “Science Fell in Love, So I Tried to Prove It”, questo è il primo titolo che guardo animato da questo studio (mi dicono che lo studio è legato anche a un vecchio titolo che ho visto su MTV, vale a dire “Master Mosquito”, ma non come animazioni, in quanto era uno dei vari produttori).
Ammetto che uno dei motivi per cui gli ho dato una possibilità è perché è tratto da un fumetto boy’s love, ma purtroppo non vedrete scene di sesso e neanche soltanto un bacio, e non per la censura del distributore occidentale, ma perché è così anche l’originale trasmesso in Giappone... comunque, mi chiedo se ci siano titoli yaoi trasmessi di notte e perché non arrivino in Italia.
Detto ciò, cioè che è un boy’s love all’acqua di rose, dove si capisce che tra i due protagonisti (Kosuke e Rihito) si instaura qualcosa che è più che un amicizia, c’è da dire che, se qualcuno vuole proprio non vederlo, può sorvolare su questo lato della storia, che è trattato in modo esplicito e intrusivo ma solo con qualche sporadico riferimento. La storia è principalmente un horror (maledizioni, anime dei morti), una storia di mistero (chi lancia le maledizioni? Cosa sono le casseforti?), e naturalmente dalle domande che mi sono posto prima capite che c’è anche il soprannaturale che viene gestito in tutti gli episodi. Troppo breve per essere ripetitivo, ho trovato però che i personaggi mancano di espressività di fronte all’orrore o agli orrori che capitano loro davanti. Lo stesso Mikado non riesce ad avere un’espressione di raccapriccio decente!
Detto ciò, ricordiamo che la storia del manga “Il buio oltre la finestra triangolare” è ancora in corso in Giappone ed è arrivata decimo volume, ciò vuol dire che potremmo ancora vedere una seconda serie animata.
In questi dodici episodi abbiamo visto due personaggi negativi all’opera: Erika Miura e il Professore, però lo sceneggiatore non calca su di loro molto come tali. Erika è una ragazza normale con un potere che il padre vuole sfruttare, il Professore invece è un semi-pazzo che si è maledetto da solo, la cui vera identità poteva essere celata un po’ meglio, infatti è legato a... e si capisce abbastanza in fretta, prima che il mistero venga svelato.
La musica curata da Evan Call fa da ottimo sottofondo; Evan Call lo avevo già trovato a curare la colonna sonora di “Appare-Ranman!”, ma mi sembra più bravo, merito anche della scelta dell’opening e dell’ending, che mi hanno colpito favorevolmente. Comunque, questo americano sta sfondando nel mercato giapponese, avendo curato nei mesi scorsi anche le colonne sonore di “Violet Evergarden”, “Josée, la tigre e i pesci” e “Muv- Luv alternative”.
Dopo aver detto tutto questo, cosa posso dire?
Non lo possiamo chiamare un titolo innovativo, in quanto il plot si sviluppa narrativamente scegliendo troppo spesso la via più facile: c’è un po’ di dramma, ma non è un anime drammatico, perché vincono i buoni sentimenti, scelta che a me a quarant’anni passati può dar fastidio, ma tutto sommato è stata una serie che mi ha intrattenuto più di altre. Voto: sette e mezzo.
Ammetto che uno dei motivi per cui gli ho dato una possibilità è perché è tratto da un fumetto boy’s love, ma purtroppo non vedrete scene di sesso e neanche soltanto un bacio, e non per la censura del distributore occidentale, ma perché è così anche l’originale trasmesso in Giappone... comunque, mi chiedo se ci siano titoli yaoi trasmessi di notte e perché non arrivino in Italia.
Detto ciò, cioè che è un boy’s love all’acqua di rose, dove si capisce che tra i due protagonisti (Kosuke e Rihito) si instaura qualcosa che è più che un amicizia, c’è da dire che, se qualcuno vuole proprio non vederlo, può sorvolare su questo lato della storia, che è trattato in modo esplicito e intrusivo ma solo con qualche sporadico riferimento. La storia è principalmente un horror (maledizioni, anime dei morti), una storia di mistero (chi lancia le maledizioni? Cosa sono le casseforti?), e naturalmente dalle domande che mi sono posto prima capite che c’è anche il soprannaturale che viene gestito in tutti gli episodi. Troppo breve per essere ripetitivo, ho trovato però che i personaggi mancano di espressività di fronte all’orrore o agli orrori che capitano loro davanti. Lo stesso Mikado non riesce ad avere un’espressione di raccapriccio decente!
Detto ciò, ricordiamo che la storia del manga “Il buio oltre la finestra triangolare” è ancora in corso in Giappone ed è arrivata decimo volume, ciò vuol dire che potremmo ancora vedere una seconda serie animata.
In questi dodici episodi abbiamo visto due personaggi negativi all’opera: Erika Miura e il Professore, però lo sceneggiatore non calca su di loro molto come tali. Erika è una ragazza normale con un potere che il padre vuole sfruttare, il Professore invece è un semi-pazzo che si è maledetto da solo, la cui vera identità poteva essere celata un po’ meglio, infatti è legato a... e si capisce abbastanza in fretta, prima che il mistero venga svelato.
La musica curata da Evan Call fa da ottimo sottofondo; Evan Call lo avevo già trovato a curare la colonna sonora di “Appare-Ranman!”, ma mi sembra più bravo, merito anche della scelta dell’opening e dell’ending, che mi hanno colpito favorevolmente. Comunque, questo americano sta sfondando nel mercato giapponese, avendo curato nei mesi scorsi anche le colonne sonore di “Violet Evergarden”, “Josée, la tigre e i pesci” e “Muv- Luv alternative”.
Dopo aver detto tutto questo, cosa posso dire?
Non lo possiamo chiamare un titolo innovativo, in quanto il plot si sviluppa narrativamente scegliendo troppo spesso la via più facile: c’è un po’ di dramma, ma non è un anime drammatico, perché vincono i buoni sentimenti, scelta che a me a quarant’anni passati può dar fastidio, ma tutto sommato è stata una serie che mi ha intrattenuto più di altre. Voto: sette e mezzo.