Armored Trooper Votoms: Phantom Arc
Siamo nuovamente fermi a trent'anni dopo la fine della serie tv di "Votoms", pochi mesi dopo gli avvenimenti di "Heretic Saint" e "Alone, again". Per rinsaldare un rapporto di coppia in crisi Vanilla e Coconna decidono, insieme al'inseparabile Gotho, di rivisitare tutti i luoghi delle loro avventure, in modo da eventualmente ritrovare Chirico le cui tracce si disperdono da mesi. È l'inizio di un'insolita vicenda che li porta successivamente a ritrovare l'amico e a combattere insieme a lui, e a vecchi alleati, contro forze religiose che vogliono impedire la nascita di un nuovo messia che subentri al divino Wiseman...
"Phantom Arc" è un sentito tributo alla fantastica serie televisiva degli anni 80, ma anche, rappresentandone l'epilogo definitivo, uno dei tasselli più importanti dell'universo creato da Ryousuke Takahashi. Sfortunatamente, però, i posteri la ricorderanno come una miniserie qualitativamente altalenante, una di quelle proverbiali occasioni mancate. Storia che, sì, è caratterizzata da un finale compiuto e coerente che chiude senza danni la saga, è sì avulsa da stonature o leggerezze eclatanti, ma è raccontata in modo davvero troppo veloce e sbrigativo per stamparsi adeguatamente alla memoria, con scelte narrative senza fantasia unite e una cura tecnica irrispettosa, ancora una volta, del costoso formato home video di destinazione. Una delusione, pensando anche ai motivi di esaltazione offerti dallo script di Fuyunori Gobu.
Il suo soggetto converge persone, fatti e luoghi dei mille capitoli precedenti in un unico showdown finale, trasformando quello che è conti fatti un sequel in un'opera di celebrazione dei trent'anni del franchise. Restituisce lustro a personalità "dimenticate" come Potaria, Ru Shakko, il papa Montewells e la vendicativa Zophie, al prezzo però di rendendole protagoniste di una vicenda estremamente banale, che ripete senza fantasia l'incipit di "Heretic Saint" e la conclusione della serie storica, non si sa se per operazione nostalgia o spudorata mancanza di ispirazione. Fa storcere il naso un capitolo finale sui generis e privo di intrecci realmente originali, tanto da sembrare addirittura un riempitivo, ma non abbastanza da intaccare gli elementi di interesse che da sempre sono costanti nella saga, come il rigore maniacale in dialoghi e la curata caratterizzazione del background politico/religioso. Sempre tanto mestiere, anche se dietro a una storia non eccezionale.
Il motivo principale di esaltazione per i fan è sicuramente rappresentato dalle strizzatine d'occhio con cui vengono rievocate le atmosfere dell'originale televisivo. Non solo nel ritorno, ai sensi di trama, di luoghi e personaggi "mitici" scomparsi nei numerosi OVA post-1984, ma anche per il riutilizzo delle indimenticabili opening/ending televisive cantate dal "preistorico" Tetsuro Oda, e nell'uso, nella colonna sonora, di sonorità estremamente "vintage" degli anni Ottanta che riportano la mente a quel periodo. Si arriva addirittura a commuoversi, pensando a come quei 52 indimenticabili, corposissimi episodi formino oggi, con tutti gli spin-off realizzati negli anni successivi culminanti in questo, un carismatico, gigantesco mosaico che abbraccia un immaginario arco temporale di quasi un secolo e mezzo.
A contribuire al risultato purtroppo modesto, che però, inaspettatamente, sembra essere andato sufficientemente bene in madrepatria - tanto da convincere Sunrise lo stesso anno a tentare uno spiazzante revival della saga, trasformando "Votoms" in una commercialata per il grande pubblico coi successivi, orribili "Case; Irvine" e "Finder" -, ci pensa oltretutto una mediocre mise en place. Inutile rivangare quanto fossero belli gli anni Ottanta, e quanto più realistici, fisici e "corposi" sembravano i mecha di Gundam o Votoms quand'erano disegnati unicamente a mano in modo tradizionale... A dispetto della rievocazione degli Eighties, in "Phantom Arc" i verdi robot bipedi tornano a essere realizzati interamente al PC, in una cel-shading modaiola che, anche se superiore della pacchiana CG del precedente "Pailsen Files", continua a disgustare, perché Sunrise persevera nel lavorare al risparmio su una delle sue serie più iconiche, facendo ripercuotere il low budget non solo nella bruttura dei robot ma anche nella qualità altalenante delle animazioni dei personaggi, e nell'approssimativa amalgama tra disegni e mano e computer che annacquano il chara design d'autore di Norio Shioyama.
Un grande peccato che la realizzazione dell'episodio conclusivo di "Votoms" venga fuori così, tecnicamente a (sopratutto) narrativamente migliorabile, ma è inutile stare a rimuginarci sopra. A dispetto di questo "Phantom Arc" è guardabile, per i maniaci della continuity addirittura commovente, e pur facendosi ricordare come un'occasione riuscita solo a metà rimane una prova sufficiente, da parte di Ryousuke Takahashi, per la creatura alla quale deve buona parte della sua fama.
"Phantom Arc" è un sentito tributo alla fantastica serie televisiva degli anni 80, ma anche, rappresentandone l'epilogo definitivo, uno dei tasselli più importanti dell'universo creato da Ryousuke Takahashi. Sfortunatamente, però, i posteri la ricorderanno come una miniserie qualitativamente altalenante, una di quelle proverbiali occasioni mancate. Storia che, sì, è caratterizzata da un finale compiuto e coerente che chiude senza danni la saga, è sì avulsa da stonature o leggerezze eclatanti, ma è raccontata in modo davvero troppo veloce e sbrigativo per stamparsi adeguatamente alla memoria, con scelte narrative senza fantasia unite e una cura tecnica irrispettosa, ancora una volta, del costoso formato home video di destinazione. Una delusione, pensando anche ai motivi di esaltazione offerti dallo script di Fuyunori Gobu.
Il suo soggetto converge persone, fatti e luoghi dei mille capitoli precedenti in un unico showdown finale, trasformando quello che è conti fatti un sequel in un'opera di celebrazione dei trent'anni del franchise. Restituisce lustro a personalità "dimenticate" come Potaria, Ru Shakko, il papa Montewells e la vendicativa Zophie, al prezzo però di rendendole protagoniste di una vicenda estremamente banale, che ripete senza fantasia l'incipit di "Heretic Saint" e la conclusione della serie storica, non si sa se per operazione nostalgia o spudorata mancanza di ispirazione. Fa storcere il naso un capitolo finale sui generis e privo di intrecci realmente originali, tanto da sembrare addirittura un riempitivo, ma non abbastanza da intaccare gli elementi di interesse che da sempre sono costanti nella saga, come il rigore maniacale in dialoghi e la curata caratterizzazione del background politico/religioso. Sempre tanto mestiere, anche se dietro a una storia non eccezionale.
Il motivo principale di esaltazione per i fan è sicuramente rappresentato dalle strizzatine d'occhio con cui vengono rievocate le atmosfere dell'originale televisivo. Non solo nel ritorno, ai sensi di trama, di luoghi e personaggi "mitici" scomparsi nei numerosi OVA post-1984, ma anche per il riutilizzo delle indimenticabili opening/ending televisive cantate dal "preistorico" Tetsuro Oda, e nell'uso, nella colonna sonora, di sonorità estremamente "vintage" degli anni Ottanta che riportano la mente a quel periodo. Si arriva addirittura a commuoversi, pensando a come quei 52 indimenticabili, corposissimi episodi formino oggi, con tutti gli spin-off realizzati negli anni successivi culminanti in questo, un carismatico, gigantesco mosaico che abbraccia un immaginario arco temporale di quasi un secolo e mezzo.
A contribuire al risultato purtroppo modesto, che però, inaspettatamente, sembra essere andato sufficientemente bene in madrepatria - tanto da convincere Sunrise lo stesso anno a tentare uno spiazzante revival della saga, trasformando "Votoms" in una commercialata per il grande pubblico coi successivi, orribili "Case; Irvine" e "Finder" -, ci pensa oltretutto una mediocre mise en place. Inutile rivangare quanto fossero belli gli anni Ottanta, e quanto più realistici, fisici e "corposi" sembravano i mecha di Gundam o Votoms quand'erano disegnati unicamente a mano in modo tradizionale... A dispetto della rievocazione degli Eighties, in "Phantom Arc" i verdi robot bipedi tornano a essere realizzati interamente al PC, in una cel-shading modaiola che, anche se superiore della pacchiana CG del precedente "Pailsen Files", continua a disgustare, perché Sunrise persevera nel lavorare al risparmio su una delle sue serie più iconiche, facendo ripercuotere il low budget non solo nella bruttura dei robot ma anche nella qualità altalenante delle animazioni dei personaggi, e nell'approssimativa amalgama tra disegni e mano e computer che annacquano il chara design d'autore di Norio Shioyama.
Un grande peccato che la realizzazione dell'episodio conclusivo di "Votoms" venga fuori così, tecnicamente a (sopratutto) narrativamente migliorabile, ma è inutile stare a rimuginarci sopra. A dispetto di questo "Phantom Arc" è guardabile, per i maniaci della continuity addirittura commovente, e pur facendosi ricordare come un'occasione riuscita solo a metà rimane una prova sufficiente, da parte di Ryousuke Takahashi, per la creatura alla quale deve buona parte della sua fama.