Vampire Hunter D
Questo film anime è a mio avviso pieno di lacune che dovrebbero essere sottolineate e approfondite.
Tanto per cominciare, il montaggio è parecchio strano e non permette di carpire un'idea precisa di cosa la trama voglia comunicare. Quindi l'impostazione della trama non è molto gradevole. Molti dei personaggi qui presenti sono molto piatti sia dal punto di vista psicologico sia dal punto di vista caratteriale, e anche questo è decisamente stridente, se non addirittura insopportabile. Se poi mettiamo che il doppiaggio è fatto in maniera molto scarna e poco incisiva, questo va a peggiorare ulteriormente la situazione.
La grafica è abbastanza meccanica e non molto scorrevole, e fa pensare all'impostazione sbagliata già menzionata prima. La colonna sonora regge abbastanza, ma al tempo stesso fa assopire lo spettatore, quasi a volerlo far cadere in uno stato catatonico; questo è uno dei pochi punti positivi di questo film.
A mio parere o ci sono troppi buchi di trama oppure le sequenze non sono state montate nell'ordine giusto, e questo va ulteriormente ad aggravare la già scadente valutazione di questo anime film.
I personaggi sono meccanici e poco fluidi nell'animazione, hanno poco impatto visivo e psicologico. Questo film non è proprio il migliore.
Tanto per cominciare, il montaggio è parecchio strano e non permette di carpire un'idea precisa di cosa la trama voglia comunicare. Quindi l'impostazione della trama non è molto gradevole. Molti dei personaggi qui presenti sono molto piatti sia dal punto di vista psicologico sia dal punto di vista caratteriale, e anche questo è decisamente stridente, se non addirittura insopportabile. Se poi mettiamo che il doppiaggio è fatto in maniera molto scarna e poco incisiva, questo va a peggiorare ulteriormente la situazione.
La grafica è abbastanza meccanica e non molto scorrevole, e fa pensare all'impostazione sbagliata già menzionata prima. La colonna sonora regge abbastanza, ma al tempo stesso fa assopire lo spettatore, quasi a volerlo far cadere in uno stato catatonico; questo è uno dei pochi punti positivi di questo film.
A mio parere o ci sono troppi buchi di trama oppure le sequenze non sono state montate nell'ordine giusto, e questo va ulteriormente ad aggravare la già scadente valutazione di questo anime film.
I personaggi sono meccanici e poco fluidi nell'animazione, hanno poco impatto visivo e psicologico. Questo film non è proprio il migliore.
I was once told of a mutant that could twist space around him, and it seems I have met him!
E' stata questa frase dell'anime, campionata e utilizzata come intro del brano "Silence" dei Company Flow, ad avermi fatto scoprire "Vampire Hunter D", un OAV di ottanta minuti del 1985 ispirato all'omonima serie di romanzi (più precisamente al primo) scritta da Hideyuki Kikuchi e illustrata da Yoshitaka Amano, che io non ho letto.
I difetti di questo anime sono svariati, tra cui una scarsa caratterizzazione e un comparto tecnico invecchiato veramente male, mentre il suo punto di forza resta indubbiamente l'atmosfera, che trova i suoi principali vettori nel character design, nel suo stile old fashioned e nella sua ambientazione, che prende spunti qua e là, creando una particolare commistione di generi. Il crossover è ormai tecnica usata e abusata, ma quello utilizzato in "Vampire Hunter D" può ancora definirsi abbastanza originale, unendo il mondo western (il primo lavoro di Hideyuki, lo scrittore dei romanzi, era infatti un western), quello medioevale, quello orientale, condendo il tutto con un po' di sana violenza, splatter, gore, horror e fantascienza.
La trama è molto semplice e l'anime si lascia seguire senza troppi intoppi, ma ciò sinceramente non basta: il ritmo cala e aumenta, e se quando cala subentra solo della sopportabilissima noia, quando aumenta la sensazione è che qualcosa sia stato tralasciato, o che gli animatori stiano facendo di tutto per restare nel minutaggio previsto. La regia invece presenta picchi decisamente positivi, che però sono disseminati qua e là durante la visione.
Ciò che più scoccia maggiormente di "Vampire Hunter D" è il potenziale mancato: se è vero che da una parte mira soltanto a intrattenere, da un'altra ci sono svariati spunti che potevano essere sviluppati maggiormente, come la caratterizzazione dei personaggi che è davvero scarsa (escludendo forse un personaggio, che è la figlia del conte), l'essere un "mezzosangue" del protagonista, che lo porta a vivere in un perpetuo contrasto tra istinto e ragione, e la nobiltà rappresentata dai Vampiri, che riescono a comandare un'umanità ancora non totalmente assoggettata ai loro poteri, che vive però in un regime di terrore che impedisce loro di contrattaccare.
"Vampire Hunter D" è un prodotto leggero, che, seppure si faccia guardare tranquillamente, non lascia niente nello spettatore; l'ideale quindi per passare un'ottantina di minuti in tranquillità.
E' stata questa frase dell'anime, campionata e utilizzata come intro del brano "Silence" dei Company Flow, ad avermi fatto scoprire "Vampire Hunter D", un OAV di ottanta minuti del 1985 ispirato all'omonima serie di romanzi (più precisamente al primo) scritta da Hideyuki Kikuchi e illustrata da Yoshitaka Amano, che io non ho letto.
I difetti di questo anime sono svariati, tra cui una scarsa caratterizzazione e un comparto tecnico invecchiato veramente male, mentre il suo punto di forza resta indubbiamente l'atmosfera, che trova i suoi principali vettori nel character design, nel suo stile old fashioned e nella sua ambientazione, che prende spunti qua e là, creando una particolare commistione di generi. Il crossover è ormai tecnica usata e abusata, ma quello utilizzato in "Vampire Hunter D" può ancora definirsi abbastanza originale, unendo il mondo western (il primo lavoro di Hideyuki, lo scrittore dei romanzi, era infatti un western), quello medioevale, quello orientale, condendo il tutto con un po' di sana violenza, splatter, gore, horror e fantascienza.
La trama è molto semplice e l'anime si lascia seguire senza troppi intoppi, ma ciò sinceramente non basta: il ritmo cala e aumenta, e se quando cala subentra solo della sopportabilissima noia, quando aumenta la sensazione è che qualcosa sia stato tralasciato, o che gli animatori stiano facendo di tutto per restare nel minutaggio previsto. La regia invece presenta picchi decisamente positivi, che però sono disseminati qua e là durante la visione.
Ciò che più scoccia maggiormente di "Vampire Hunter D" è il potenziale mancato: se è vero che da una parte mira soltanto a intrattenere, da un'altra ci sono svariati spunti che potevano essere sviluppati maggiormente, come la caratterizzazione dei personaggi che è davvero scarsa (escludendo forse un personaggio, che è la figlia del conte), l'essere un "mezzosangue" del protagonista, che lo porta a vivere in un perpetuo contrasto tra istinto e ragione, e la nobiltà rappresentata dai Vampiri, che riescono a comandare un'umanità ancora non totalmente assoggettata ai loro poteri, che vive però in un regime di terrore che impedisce loro di contrattaccare.
"Vampire Hunter D" è un prodotto leggero, che, seppure si faccia guardare tranquillamente, non lascia niente nello spettatore; l'ideale quindi per passare un'ottantina di minuti in tranquillità.
"Vampire Hunter D" (1985) è il primo dei due OAV tratti dai romanzi di Hideyuki Kikuchi, scritti nei primi anni ottanta. Inoltre, da esso è stata tratta un versione cartacea di sei volumi tuttora in corso.
Siamo nel 12090 e D, mentre vaga in cerca di avventure con la sua mano demoniaca, incontra una ragazza di nome Doris, appena stata morsa dal conte Lee. Doris supplica il Dymphir di proteggerla dalle manie del vampiro, che la vorrebbe subito in sposa. L'unica che si oppone è la figlia di Lee, una principessa che si rifiuta categoricamente di avere come madre un'umana.
Come già detto per "Vampire Hunter D - Bloodlust", la storia di partenza offre buoni spunti per quello che può essere lo sviluppo, però, contrariamente al secondo film, questo non è riuscito a soddisfare categoricamente le mie iniziali aspettative. L'intreccio amoroso che si crea tra D e Doris non mi è piaciuto per nulla, e, dopo le migliaia di volte che ci sono state mostrate le mutande della ragazza, abbiamo finalmente capito che sono bianche. L'ecchi è velato, le scene di questo spessore non sono numerose e, come tutti gli anime di quel periodo, è delicato.
Per quanto riguarda le animazioni, sono buone per essere quasi di trent'anni fa. L'OAV è stato diretto discretamente da Toyō Ashida, ma è davvero scarso di contenuto essenziale. I disegni di Satoshi Matsudaira mi piacciono e i pochi fondali mostrati sono sufficienti.
Un anime che non cambia la vita, ma è essenziale per vedere il decisamente migliore secondo film: "Vampire Hunter D - Bloodlust".
Siamo nel 12090 e D, mentre vaga in cerca di avventure con la sua mano demoniaca, incontra una ragazza di nome Doris, appena stata morsa dal conte Lee. Doris supplica il Dymphir di proteggerla dalle manie del vampiro, che la vorrebbe subito in sposa. L'unica che si oppone è la figlia di Lee, una principessa che si rifiuta categoricamente di avere come madre un'umana.
Come già detto per "Vampire Hunter D - Bloodlust", la storia di partenza offre buoni spunti per quello che può essere lo sviluppo, però, contrariamente al secondo film, questo non è riuscito a soddisfare categoricamente le mie iniziali aspettative. L'intreccio amoroso che si crea tra D e Doris non mi è piaciuto per nulla, e, dopo le migliaia di volte che ci sono state mostrate le mutande della ragazza, abbiamo finalmente capito che sono bianche. L'ecchi è velato, le scene di questo spessore non sono numerose e, come tutti gli anime di quel periodo, è delicato.
Per quanto riguarda le animazioni, sono buone per essere quasi di trent'anni fa. L'OAV è stato diretto discretamente da Toyō Ashida, ma è davvero scarso di contenuto essenziale. I disegni di Satoshi Matsudaira mi piacciono e i pochi fondali mostrati sono sufficienti.
Un anime che non cambia la vita, ma è essenziale per vedere il decisamente migliore secondo film: "Vampire Hunter D - Bloodlust".
Il solitario D è un dhampir, un mezzo-vampiro nato da madre umana. Vaga nelle lande desolate di un futuro post-apocalittico in groppa al suo destriero: la sua missione è quella di uccidere vampiri, il lavoro che svolge ogni qualvolta è assoldato. La sua strada incrocia quella della giovane Doris, abitante di un piccolo villaggio che l'ha appena ripudiata dopo che la fanciulla è stata morsa dal millenario conte vampiro Magnus Lee, interessato a renderla sua moglie. D decide di entrare nel castello del conte per salvarla...
Non fosse per l'assenza della compositrice Michiru Yamane, non avrei avuto dubbi nel vedere "Vampire Hunter D" come una trasposizione animata di un qualsiasi episodio di Castlevania. Scopro invece, con questo cult movie basato sulla lunga saga di romanzi del maestro dell'horror giapponese Hideyuki Kikuchi, che è probabilmente la saga videoludica Konami a dovere ben più di una semplice ispirazione all'immaginario dell'autore, che partorisce il primo romanzo del ciclo addirittura nel 1983, tre anni davanti al primo capolavoro videoludico uscito su NES. Numerosi sono i tratti uguali sputati: l'eroe deve fronteggiare il Dracula/Magnus della situazione salvando anche una bella (canovaccio di una delle tante incarnazioni della serie videoludica, basti pensare a "Rondo of Blood"/"Harmony of Dissonance"), entra nel castello del vampiro e massacra tutti i suoi sgherri prima di affrontarlo nello scontro finale. Non mancano neppure, tanto per gradire, fruste usate come arma e insospettabili legami di sangue dell'eroe con illustri antenati - "Symphony of the Night" ante-litteram? Grazie quindi al regista Toyoo Ashida per averci delucidato sulle influenze di Konami dietro la realizzazione di uno dei suoi brand più rappresentativi, l'unico motivo per cui si può soprassedere all'ora e mezza della propria vita spesa a guardare un filmetto dove a stupire sono più le illogicità di trama che le atmosfere goticheggianti.
"Vampire Hunter D" ha dalla sua tre grandi pregi: è visivamente impeccabile, scorrevole e dura poco. Il migliore dei tre è sicuramente il primo, traducendosi nel favoloso adattamento animato riservato agli schizzi di Yoshitaka Amano, già illustratore dei romanzi originali di Kikuchi e che il giorno dopo (!) l'uscita del film acquisterà ancora più notorietà con l'indecifrabile "Angel's Egg" di Mamoru Oshii, prima di raggiungere la fama internazionale con il chara design della saga videoludica "Final Fantasy". Il tratto onirico e art noveau dell'illustratore si esprime in disegni dall'impeccabile eleganza, sospesi tra realtà e sogno negli sguardi, nelle fisionomie e nell'abbigliamento - i capelli "impossibili" di D e i suoi sguardi passivi -, a comunicare una dimensione fantastica surreale e seducente che colpisce i personaggi quanto i fondali. Uno sfarzo grafico che vale da solo il prezzo del biglietto. L'interesse per la visione si ferma proprio qui visto che, a parte l'entusiasmo che potranno avere solo i fan di Castlevania, non c'è niente altro che vale la pena salvare.
Premessa: la trama è di una banalità sconcertante, e la cosa andrebbe benissimo se almeno tenesse fede alle sue premesse di azione totale, disimpegnata e 'splatterosa'. D è il solito eroe silenzioso e invincibile, ronin del futuro che tanto piace al pubblico dagli occhi a mandorla, vuole salvare Doris e allora entra nel castello del vampiro a distruggere tutti. Andrebbe anche benissimo, dicevo, se solo lo sceneggiatore Hirano non avesse sentito il bisogno di diversificare l'azione infarcendo la "trama" di ogni più ridicolo espediente narrativo à la "Twilight". Largo quindi a vampire complessate, malvagi pretendenti alla bella da salvare, servitori inutili del boss e sfigati vari che finiscono vampirizzati, un buon nugolo di sotto-trame insignificanti e tratteggiate così male da far schifo, tanto che è tangibile, tanto è imbarazzante il patetico saltare da una scena all'altra con stacchi improvvisi e i peggiori dialoghi possano venirvi in mente. Sequenze dialogiche davvero poco credibili, spesso ridicole, ben si sposano con azioni, commesse dai personaggi, volentieri prive di logica, messe lì perché non si sa cosa inventare per giustificare sviluppi successivi - perché il mutante Rei Ginsei deve tagliare il braccio a un cadavere? O perché salvare un bambino di cui non gli interessa assolutamente nulla vista la sua indole malvagia?
Davvero buone sono la colonna sonora spettrale di Tetsuya Komuro e il comparto tecnico generale, ma perché le sequenze d'azione sono realizzate così male? Perché l'eroe, visti i suoi incredibili poteri e il suo atteggiarsi a figo, sa muovere solo qualche fendente con la spada in inquadrature statiche e prive di dinamismo? "Vampire Hunter D" è il classico titolo dove conta più l'estetica dei contenuti: può starci, ma è grave che tutto il fanservice si basi sui soli disegni e basta, in un action-horror, animato tra l'altro molto bene, dove di azione ce n'è poca e realizzata male, in cui, ogni scena, viene da pensare che la si sarebbe potuta filmare meglio.
Per carità, c'è ben di peggio di questo lungometraggio che, a guardarlo con spirito cazzaro, può anche divertire nella sua innocua ridicolaggine, ma stupisce vedere tanta cura nel realizzare un filmaccio simile, senza contare lo spreco di un artista come Yoshitaka Amano, anche se solo alle bozze del chara.
Molto, molto meglio il sequel, che verrà realizzato svariati anni dopo da Yoshiaki Kawajiri: al costo di rinunciare al tratto sognante di Amano si potranno assaporare avventure dell'eroico dhampir molto più consone, meglio girate e che sfruttano, una volta tanto, benissimo il loro budget. Proprio per conoscere il personaggio e bearsi dell'arte di Amano, in definitiva, mi viene da consigliare pure questo "Vampire Hunter D", anche solo per la sua grande fama. Basta ricordare che il "vero" D è quello di Bloodlust.
Non fosse per l'assenza della compositrice Michiru Yamane, non avrei avuto dubbi nel vedere "Vampire Hunter D" come una trasposizione animata di un qualsiasi episodio di Castlevania. Scopro invece, con questo cult movie basato sulla lunga saga di romanzi del maestro dell'horror giapponese Hideyuki Kikuchi, che è probabilmente la saga videoludica Konami a dovere ben più di una semplice ispirazione all'immaginario dell'autore, che partorisce il primo romanzo del ciclo addirittura nel 1983, tre anni davanti al primo capolavoro videoludico uscito su NES. Numerosi sono i tratti uguali sputati: l'eroe deve fronteggiare il Dracula/Magnus della situazione salvando anche una bella (canovaccio di una delle tante incarnazioni della serie videoludica, basti pensare a "Rondo of Blood"/"Harmony of Dissonance"), entra nel castello del vampiro e massacra tutti i suoi sgherri prima di affrontarlo nello scontro finale. Non mancano neppure, tanto per gradire, fruste usate come arma e insospettabili legami di sangue dell'eroe con illustri antenati - "Symphony of the Night" ante-litteram? Grazie quindi al regista Toyoo Ashida per averci delucidato sulle influenze di Konami dietro la realizzazione di uno dei suoi brand più rappresentativi, l'unico motivo per cui si può soprassedere all'ora e mezza della propria vita spesa a guardare un filmetto dove a stupire sono più le illogicità di trama che le atmosfere goticheggianti.
"Vampire Hunter D" ha dalla sua tre grandi pregi: è visivamente impeccabile, scorrevole e dura poco. Il migliore dei tre è sicuramente il primo, traducendosi nel favoloso adattamento animato riservato agli schizzi di Yoshitaka Amano, già illustratore dei romanzi originali di Kikuchi e che il giorno dopo (!) l'uscita del film acquisterà ancora più notorietà con l'indecifrabile "Angel's Egg" di Mamoru Oshii, prima di raggiungere la fama internazionale con il chara design della saga videoludica "Final Fantasy". Il tratto onirico e art noveau dell'illustratore si esprime in disegni dall'impeccabile eleganza, sospesi tra realtà e sogno negli sguardi, nelle fisionomie e nell'abbigliamento - i capelli "impossibili" di D e i suoi sguardi passivi -, a comunicare una dimensione fantastica surreale e seducente che colpisce i personaggi quanto i fondali. Uno sfarzo grafico che vale da solo il prezzo del biglietto. L'interesse per la visione si ferma proprio qui visto che, a parte l'entusiasmo che potranno avere solo i fan di Castlevania, non c'è niente altro che vale la pena salvare.
Premessa: la trama è di una banalità sconcertante, e la cosa andrebbe benissimo se almeno tenesse fede alle sue premesse di azione totale, disimpegnata e 'splatterosa'. D è il solito eroe silenzioso e invincibile, ronin del futuro che tanto piace al pubblico dagli occhi a mandorla, vuole salvare Doris e allora entra nel castello del vampiro a distruggere tutti. Andrebbe anche benissimo, dicevo, se solo lo sceneggiatore Hirano non avesse sentito il bisogno di diversificare l'azione infarcendo la "trama" di ogni più ridicolo espediente narrativo à la "Twilight". Largo quindi a vampire complessate, malvagi pretendenti alla bella da salvare, servitori inutili del boss e sfigati vari che finiscono vampirizzati, un buon nugolo di sotto-trame insignificanti e tratteggiate così male da far schifo, tanto che è tangibile, tanto è imbarazzante il patetico saltare da una scena all'altra con stacchi improvvisi e i peggiori dialoghi possano venirvi in mente. Sequenze dialogiche davvero poco credibili, spesso ridicole, ben si sposano con azioni, commesse dai personaggi, volentieri prive di logica, messe lì perché non si sa cosa inventare per giustificare sviluppi successivi - perché il mutante Rei Ginsei deve tagliare il braccio a un cadavere? O perché salvare un bambino di cui non gli interessa assolutamente nulla vista la sua indole malvagia?
Davvero buone sono la colonna sonora spettrale di Tetsuya Komuro e il comparto tecnico generale, ma perché le sequenze d'azione sono realizzate così male? Perché l'eroe, visti i suoi incredibili poteri e il suo atteggiarsi a figo, sa muovere solo qualche fendente con la spada in inquadrature statiche e prive di dinamismo? "Vampire Hunter D" è il classico titolo dove conta più l'estetica dei contenuti: può starci, ma è grave che tutto il fanservice si basi sui soli disegni e basta, in un action-horror, animato tra l'altro molto bene, dove di azione ce n'è poca e realizzata male, in cui, ogni scena, viene da pensare che la si sarebbe potuta filmare meglio.
Per carità, c'è ben di peggio di questo lungometraggio che, a guardarlo con spirito cazzaro, può anche divertire nella sua innocua ridicolaggine, ma stupisce vedere tanta cura nel realizzare un filmaccio simile, senza contare lo spreco di un artista come Yoshitaka Amano, anche se solo alle bozze del chara.
Molto, molto meglio il sequel, che verrà realizzato svariati anni dopo da Yoshiaki Kawajiri: al costo di rinunciare al tratto sognante di Amano si potranno assaporare avventure dell'eroico dhampir molto più consone, meglio girate e che sfruttano, una volta tanto, benissimo il loro budget. Proprio per conoscere il personaggio e bearsi dell'arte di Amano, in definitiva, mi viene da consigliare pure questo "Vampire Hunter D", anche solo per la sua grande fama. Basta ricordare che il "vero" D è quello di Bloodlust.
Non è certo il miglior anime in circolazione (ma neanche lontanamente), tuttavia nel suo genere gotico-vampiresco sgomita ancora bene tra i concorrenti. La storia è indubbiamente banale, ma la trama è strutturata con criterio, e questo rende la visione del film tutt'altro che noiosa o prevedibile. La grafica è stantia, ma ciò è irrilevante per il voto dato che è un titolo abbastanza attempato (ormai ha 25 anni buoni). Per concludere: è un film che si lascia guardare senza troppe pretese e non annoia.
Se pensate che in questa serie viene narrata la vicenda annosa riguardante i vampiri stile Dracula vi sbagliate di grosso, qui vengono descritte le storie aventi come protagonista un cacciatore di vampiri, ma dalle origini di un dampiro, ovvero figlio nato da un vampiro e da una donna umana, che ha un sangue velenosissimo e mortale come effetto per i vampiri.
Il problema è che durante questo film se ne incontrano diversi di questi esseri che mordono il collo e succhiano il sangue, laddove la trama viene collocata in un contesto storico di almeno 10 millenni più avanti del nostro, sono presenti queste creature che vogliono sottomettere alla loro mercè il pianeta, per dominarlo sotto le loro leggi demoniache, in cui tutti devono obbedire ai loro ordini senza condizioni alcune.
Però una ribellione della protagonista farà in modo di poter chiamare ai suoi ordini un cacciatore di vampiri dotato di questi arcani poteri, che dovrà rimettere nelle sue mani la pace dell'intero pianeta schiavo di questa tetra volontà.
Già il discorso del contesto storico ci fa capire l'importanza che viene data all'immortalità dei vampiri, da sempre considerati esseri affascinanti sotto questo punto di vista, e capaci di trasformarsi in orrende creature al calar delle tenebre, oltre che sottomettere ai loro incantesimi tutti coloro che vengono morsi dai loro canini.
Ovviamente nella trama c'è poco di originale visto che è una vicenda già ritrita in altri contesti, però ha il suo effetto la morale descritta dall'autore in quest'opera, ovvero che l'uomo nasce per natura con uno spirito libero, dove difficilmente nel corso della sua esistenza verrà sottomesso, chi si lascia sottomettere da situazioni o è talmente debole da obbedire ciecamente ai richiami dell'odio e dell'inimicizia non sarà mai un uomo, ma un mostro, o si trasformerà nella stessa identica, se non peggiore mostruosità di cui fa parte già il suo simile che ha esercitato su di lui un simile potere coercitivo, diciamo che la'allegoria del vampiro non è altro che una maschera che spiega molto bene i vizi della nostra società , sempre tentata dal potere e dalla bramosia di sottomissione del prossimo, e in questa serie ci viene spiegato attraverso dei buoni disegni, a volte un pò troppo cruenti per dei ragazzini, e difatti questo film nel nostro Paese, per renderlo più digeribile a tale pubblico, è stato tagliato in più parti.
Il problema è che durante questo film se ne incontrano diversi di questi esseri che mordono il collo e succhiano il sangue, laddove la trama viene collocata in un contesto storico di almeno 10 millenni più avanti del nostro, sono presenti queste creature che vogliono sottomettere alla loro mercè il pianeta, per dominarlo sotto le loro leggi demoniache, in cui tutti devono obbedire ai loro ordini senza condizioni alcune.
Però una ribellione della protagonista farà in modo di poter chiamare ai suoi ordini un cacciatore di vampiri dotato di questi arcani poteri, che dovrà rimettere nelle sue mani la pace dell'intero pianeta schiavo di questa tetra volontà.
Già il discorso del contesto storico ci fa capire l'importanza che viene data all'immortalità dei vampiri, da sempre considerati esseri affascinanti sotto questo punto di vista, e capaci di trasformarsi in orrende creature al calar delle tenebre, oltre che sottomettere ai loro incantesimi tutti coloro che vengono morsi dai loro canini.
Ovviamente nella trama c'è poco di originale visto che è una vicenda già ritrita in altri contesti, però ha il suo effetto la morale descritta dall'autore in quest'opera, ovvero che l'uomo nasce per natura con uno spirito libero, dove difficilmente nel corso della sua esistenza verrà sottomesso, chi si lascia sottomettere da situazioni o è talmente debole da obbedire ciecamente ai richiami dell'odio e dell'inimicizia non sarà mai un uomo, ma un mostro, o si trasformerà nella stessa identica, se non peggiore mostruosità di cui fa parte già il suo simile che ha esercitato su di lui un simile potere coercitivo, diciamo che la'allegoria del vampiro non è altro che una maschera che spiega molto bene i vizi della nostra società , sempre tentata dal potere e dalla bramosia di sottomissione del prossimo, e in questa serie ci viene spiegato attraverso dei buoni disegni, a volte un pò troppo cruenti per dei ragazzini, e difatti questo film nel nostro Paese, per renderlo più digeribile a tale pubblico, è stato tagliato in più parti.
Anno 12090: in un futuro remoto come il passato.
La nobiltà immortale dei vampiri domina il mondo delle tenebre e tiranneggia su un'umanità che non si è mai più ripresa dall'ultima guerra nucleare.
E quando il Conte Magnus Lee morde il collo della giovane Doris, solo una persona potrà impedire una trasformazione irreversibile.
Ma la lunga sagoma che si staglia in un tramonto irreale in groppa ad un destriero meccanico è molto più di quanto Doris si aspettasse: in lui condividono il bene e il male, la luce e l'ombra.
Perché lui non è né uomo né vampiro, ma il simbolo vivente del continuo conflitto tra due nature.
Lui è D, il cacciatore di vampiri.
Tratto dal romanzo "Vampire Hunter D" di Hideyuki Kiikuchi.
Regia di Toyoo Ashida, che ha diretto anche Seikimatsu Kyuseishu Densetsu Hokuto No Ken, La Trilogia - Ken Il Guerriero, Ultimate Teacher e a realizzato il Character Design di Mahou no princess Minky Momo.
La nobiltà immortale dei vampiri domina il mondo delle tenebre e tiranneggia su un'umanità che non si è mai più ripresa dall'ultima guerra nucleare.
E quando il Conte Magnus Lee morde il collo della giovane Doris, solo una persona potrà impedire una trasformazione irreversibile.
Ma la lunga sagoma che si staglia in un tramonto irreale in groppa ad un destriero meccanico è molto più di quanto Doris si aspettasse: in lui condividono il bene e il male, la luce e l'ombra.
Perché lui non è né uomo né vampiro, ma il simbolo vivente del continuo conflitto tra due nature.
Lui è D, il cacciatore di vampiri.
Tratto dal romanzo "Vampire Hunter D" di Hideyuki Kiikuchi.
Regia di Toyoo Ashida, che ha diretto anche Seikimatsu Kyuseishu Densetsu Hokuto No Ken, La Trilogia - Ken Il Guerriero, Ultimate Teacher e a realizzato il Character Design di Mahou no princess Minky Momo.
E sia. Vada pure per un discreto. Sebbene questa valutazione non corrisponda al mio sentire. La trama non mi pare affatto prevedibile (come il tradimento della figlia del vampiro o il salvataggio del fratello della co-protagonista). I personaggi sono ben realizzati e esprimono le loro personalità al meglio (ad esempio, nel salvataggio sopracitato del fratello, il maggiore degli sgherri del vampiro palesa la sua arroganza per intero, con un ghigno davvero realistico ed analitico). Assegnerei un otto. Ma temo di venire obliterato per l'ennesima volta.
Un personaggio carismatico (o meglio 1 e mezzo contando la mano) e una discreta ambientazione (un futuro governato dai vampiri), rovinati da una realizzazione tecnica molto scarsa e da una trama troppo prevedibile. Di tutt'altro stampo invece il nuovo film "Bloodlust"...