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Irene Tempesta

Episodi visti: 1/1 --- Voto 7,5
Valutando tutti i pro e contro, reputo questo film un buon prodotto, pensato credo per lo più per chi è già fan di "Slam Dunk" poichè la parte finale è davvero emozionante per chi già conosce Hanamichi Sakuragi e company.... ma per le nuove generazioni e per chi non conosce quest'opera?
Se ci penso un attimo, chi non sa niente di "Slam Dunk" e parte da questo film in pratica và a spoilerarsi il finale del manga, se il film piace e si vuole iniziare a leggere la controparte cartacea da cui è tratto, non so quanto si può essere contenti a cominciare la lettura sapendo già come finisce. Questo dettaglio importante mi ha fatto abbassare un po' il voto complessivo, insomma non ho trovato vincente l'idea di trattare nel film il finale del manga.

Per "Slam Dunk" ho sempre avuto emozioni contrastanti.
Appartengo alla generazione che vide l'anime su MTV negli anni '90 e poco dopo acquistai il manga, ero adolescente e con questo titolo beh, ci sono cresciuta. Ricordo che all'epoca risi di gusto tante volte, fino alle lacrime, ma ricordo anche che anni dopo, quando passai a letture manga più impegnative con personaggi caratterialmente e psicologicamente profondi e intensi, riguardare "Slam Dunk" mi deluse: in sostanza sono, per me, buoni prodotti per chi ama gli anime/manga sportivi conditi da tanto sano umorismo; se parliamo di psicologia dei personaggi, qui sono tutti estremamente carenti (mi riferisco sempre al manga e all'anime): la trama ruotava sempre su partite e risse, al di fuori di quelle non c'era altro, finita una partita ne riprendeva quasi subito un'altra.
Il vissuto dei protagonisti nella maggior parte dei casi è totalmente inesistente. Non a caso nell'intervista sul volume "The first Slam dunk re:SOURCE" l'autore Takehiko Inoue stesso ammette: "Rilessi "Slam Dunk" per fare il film. Quando lo avevo realizzato ero giovane. Mi concentravo piuttosto su come andare avanti. Davo valore solo alla vittoria o alla sconfitta, e per questo ignoravo, senza accorgermene, tante altre sfaccettature della storia. Quelle parti non erano state messe in luce e sentivo il forte desiderio di raccontarle. Un tempo costruivo la trama senza avere consapevolezza del dolore. Ma il passo avanti che una persona debole o ferita compie dopo aver vissuto la sofferenza ha un valore immenso, ha un'importanza fondamentale. Ho capito che questo sarebbe stato il tema del film "The first Slam Dunk".

E' pazzesco se penso a come è stata la lavorazione! Come viene, appunto, illustrato nel volume "The first Slam dunk re:SOURCE" questo film è stato curato in ogni singola frazione di secondo di ciascuna scena, e rifatto più e più volte! Sappiate che Inoue si trovò nel mezzo della produzione del film senza avere idea di come procedere, quello che era in grado di fare era sfruttare le capacità maturate come fumettista, cioè disegnare secondo il suo istinto; ma non aveva una profonda cultura in fatto di animazione e nessuna esperienza sul campo!
Lui aveva deciso di lasciarsi coinvolgere nella produzione del film, ma non aveva definito fino a che punto e di cosa occuparsi esattamente; all'inizio c'era l'idea di affidargli la sceneggiatura, ma in seguito lui volle occuparsi anche della realizzazione realistica dei movimenti dei giocatori, poi pure del doppiaggio, fino alla musica... così senza accorgersene ha finito per essere coinvolto in tutti gli ambiti di lavorazione.

Molti anni dopo, decisi di leggere gli altri manga di Inoue: "Vagabond" e "Real", e qui la maturità artistica dell'autore raggiunge livelli altissimi, sia nel disegno (certe tavole trasudano poesia) ma soprattutto a livello narrativo: vengono mostrati personaggi con un vissuto intenso, a volte altamente drammatico e una psicologia sfaccettata e molto curata (entrambi recensiti da me su questo sito), ne consiglio a tutti la lettura nonostante siano serie per ora incomplete: ammette Inoue "Sono andato in crisi come mangaka. Non riuscivo più a disegnare... e a mantenere il ritmo di pubblicazione di entrambe le serie". In effetti tutt'ora le cose non sono cambiate in questo senso.

Il film "The First Slam Dunk" è quindi come me lo aspettavo: riproporre quel prodotto ma con la maturità narrativa creatasi negli ultimi anni, concentrandosi in particolare sul personaggio di Ryōta Miyagi, sul suo vissuto, sui suoi traumi e le sue fragilità, insieme all'ultima partita di basket del manga.

Il doppiaggio non mi ha fatto impazzire, sono cresciuta con l'anime anni '90 e la voce di Hanamichi Sakuragi per me è quella del doppiatore Diego Sabre! Sentirlo con un altra voce non mi è piaciuto, è normale che sia così per tanti che associano una voce a un volto per tanti anni. Nota: il doppiaggio italiano è stato scelto da Inoue stesso... peccato non abbia lasciato i vecchi doppiatori.

L'animazione è di ottima fattura, spettacolare in alcune scene, soprattutto il finale, se avete letto il manga è da batticuore. Ottimo anche il sonoro e le musiche.
Per chi non l'avesse letto consiglio il volume "The first Slam dunk re:SOURCE" edito da Planet manga (che detiene i diritti in Italia di tutto ciò che questo mangaka pubblica): c'è una lunga intervista a Inoue su come spiega la lavorazione del film e il processo creativo, oltre a bozzetti, disegni preparatori e molte altre curiosità sul film.

Chi ha amato il manga e si ricorda bene il finale, rimarrà emozionato dal vedere letteralmente gli stessi identici disegni del fumetto originale ma in movimento, se poi sono conditi da un ottimo sonoro e musiche: spettacolo!

Consigliato naturalmente a chi è fan o ha apprezzato il manga e l'anime "Slam Dunk".
Per chi non conosce questo prodotto, sconsiglio di cominciare da questo film, e iniziare dalla lettura del manga, per evitare spoiler sul finale.


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ayami

Episodi visti: 1/1 --- Voto 9,5
Lo devo ammettere, ero davvero scettico circa questa produzione.
Di contro ero molto curioso di vederlo in quanto ero rimasto fermo al 101mo episodio dell'anime.

All'inizio le animazioni viste nei vari promo non mi convincevano molto, anche se il chara era molto ben fatto. Ma, come sempre, mai giudicare senza conoscere - infatti la visione è stata davvero una piacevole sorpresa in positivo.
La "paura" per le animazioni è subito svanita anche perché è un tipo di animazione molto particolare, con un effetto "carta" voluto e un cel-shading molto ben realizzato - tanto che le scene fuori dal palazzetto, ossia quelle non riguardanti la partita, sono state realizzate in maniera classica; mi sono accorto di questa differenza solo alla fine di un film della durata di due ore - questo fa capire quanto le animazioni 2D e 3D siano state ottimamente amalgamate.

Poi c'è la storia parallela alla partita - la storia di Ryota Miyagi; davvero molto toccante e altrettanto ben raccontata con vari flash back inseriti nei punti perfetti della narrazione - storia questa inedita o meglio mai raccontata nel manga, anche se credo sia sempre stata nella testa dell'autore.

Musiche e BGM si sposano perfettamente col ritmo e tipologie della varie scene - davvero ben realizzate.
Il voto finale sarebbe 10, ma metto 9,5 per "colpa" del doppiaggio - mi spiego: se avessero usare le voci della serie TV sarebbe stato qualcosa di clamoroso - ma purtroppo un'opzione impossibile visti gli anni trascorsi tra un'opera e l'altra, davvero un gran peccato. Quindi il mezzo voto in meno è solo una quisquilia personale.


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kirk

Episodi visti: 1/1 --- Voto 5
Come si sente uno quando aspetta da tempo di vedere un capolavoro e si trova tra le mani un’opera di dubbio valore?
Come me.
"Slam dunk" è uno dei miei spokon preferiti: ho adorato "Rough" di Mitsuro Adachi, ma credevo fosse un caso che si trattasse di un titolo sportivo: Adachi riempe le pagine con un misto di sentimenti e sensazioni, "Slam dunk" è diverso. L'ho adorato in quanto ha presentato dei teppisti, persone che nella vita sarebbero potute diventare solo dei perdenti o al massimo degli yakuza, e li ha fatti diventare fra i miei eroi preferiti. Non avevo letto ancora "Ashita no Joe" dove Ikki Kajiwara fa lo stesso con Joe. "Slam dunk" ti presenta vari personaggi tutti interessanti: Sakuragi, Rukawa, Mitsui…
Ryota Miyagi non è il meno appariscente di questi, ma sul suo passato niente è detto… Diciamo che ci pensa ora Takehiko Inoue a colmare la lacuna, ma ammetto che ha me il racconto non è sembrato niente di eccezionale, anzi!
"Slam Dunk" è l’opera che ha consacrato questo mangaka (oggi anche regista) ma forse aveva già detto tutto, forse ha perso la magia della narrazione come dimostra il lungo protrarsi delle pause creative di "Vagabond" e "Real". Forse voleva diventare regista proprio perché non riesce più a proseguire i suoi manga in corso, il piacere di un’esperienza nuova.
Flop!
La CGI ha storpiato i protagonisti e il mio feeling con loro è diminuito ascoltando le loro voci nella versione italiana. Non ho guardato la versione giapponese, ma il doppiaggio italiano è tremendo con voci che non si adattano ai personaggi che sembrano sì adulti, ma che sono ancora ragazzotti… capisco che non sarebbero state adatte voci da bambini ma queste scelte calzano malissimo facendomi sentire questi personaggi altro rispetto a quelli del manga.
Forse sarà un mio "superpotere" ma a volte sento i personaggi dei manga “parlare” e mi affeziono a queste voci, forse sarà che quelle della precedente serie TV erano differenti ma alla fine questa discrepanza mi porta a togliere dei voti al film. Certo l’anime TV si era concluso prima di questo incontro che è il momento top della squadra dei nostri eroi e quindi quando ho sentito che veniva finalmente raccontato anche nella versione animata ho preso nota e l’ho messo in elenco: questa azione per me non è scontata perché spesso non voglio mischiare anime e manga, andando contro alle leggi del media mix che vogliono che se uno ama un manga guarda la sua versione animata e viceversa.
Per "Slam Dunk" ho dunque trasgredito alla regola e da un lato posso dire di aver trovato in questo caso due prodotti lontani uno dall’altro, dall’altra posso dire che non ne è valsa la pena.
L’anime è per chi conosce il manga… niente viene spiegato dell’incontro, del perché, di come si è arrivati, di cosa significa per una squadra che non ha mai vinto niente sfidare il Sannoh (si ha un accenno a questa squadra nel dialogo tra Ryota e Sota)…
Avevo poi accennato alla CGI che se da un lato rende fluide le scene della partita dall’altra toglie fascino e carisma ai personaggi: forse non era possibile farne a meno, ma di certo se ne paga il prezzo.
Complessivamente non mi è piaciuto e in alcuni momenti sono chiesto perché continuare a vederlo…
Mi sono risposto che due ore non sono poi così lunghe e che avrei potuto rendere un servizio ai lettori di questa recensione: voto? Cinque!

DarkSoulRead

Episodi visti: 1/1 --- Voto 8
Takehiko Inoue è tra gli autori più talentuosi che il settore fumettistico giapponese abbia mai prodotto. La sua carriera, iniziata nel 1988 come assistente di Tsukasa Hojo (“City Hunter”), dopo vent’anni in totale ascesa era giunta ad un momento di stallo a causa del blocco dello scrittore.
“Vagabond” la sua serie principale tra quelle in corso è infatti ferma dal 2014 e non accenna a proseguire, mentre “Real”, il suo manga seinen sul basket in carrozzina, dopo esser stato sospeso sempre nel 2014 si è riaffacciato soltanto nel 2020 sulle pagine di “Weekly Young Jump”, per poi venire nuovamente interrotto fino a data da destinarsi. “The First Slam Dunk” rappresenta dunque per Inoue l’occasione di tornare sotto le luci delle ribalta e riprendersi i grandi palcoscenici che gli competono.
A scanso di equivoci il suo ritorno mostra un artista in grande spolvero e perfettamente a suo agio anche sotto la nuova veste di regista, che si confà alle sue corde molto più di quanto era lecito attendersi da un maestro del fumetto.
Il mangaka reinterpreta il suo magnum opus con una regia virtuosa che sfoggia continui esercizi di stile, regalandoci una consecutio immagini al cardiopalma che riporta fedelmente su schermo l’incedere ritmato del suo capolavoro cartaceo.

Il protagonista del film non è Hanamichi Sakuragi, bensì il playmaker Ryōta Miyagi, il meno approfondito,finora, del quintetto titolare nel manga. L’epica sfida tra lo Shohoku e il Sannoh è il cuore pulsante del lungometraggio animato e copre il film per tutta la sua durata, intervallata sovente da flashback che forniscono approfondimenti sui protagonisti, specialmente sul tragico trascorso familiare di Ryōta, personaggio che brilla di nuova luce risultando rigenerato dalla rivisitazione di Inoue.
Gli spezzettamenti della partita, specialmente nella seconda parte, risultano un filino tediosi, finendo per togliere al match quel ritmo serrato dannatamente coinvolgente, nulla di compromettente ma sicuramente uno dei pochi “malus” da segnalare.
Rispetto all’opera originale c’è decisamente meno umorismo, non mancano i siparietti comici, ma non si avverte lo spirito scanzonato e demenziale che ha contraddistinto “Slam Dunk” negli anni, in favore di una sceneggiatura che si prende più sul serio donandoci anche qualche momento drammatico.

Dal punto di vista tecnico la CGI dona una resa visiva avanguardista e per lunghi tratti sbalorditiva, ogni gesto cestistico è riprodotto alla perfezione e vedere i giocatori esibirsi in numeri da fuoriclasse è una vera e propria gioia per gli occhi.
L’ibridazione tra 3D e 2D mette il lungometraggio in una dimensione di unicum dal punto di vista visivo, anche se lo switch genera agli spettatori più smaliziati un po’ di “spiacevole” stacco, sopratutto quando si passa in modo concitato dalla CGI 3D del campo al 2D classico degli spalti, cosa che potrebbe far storcere il naso ai feticisti dell’animazione tradizionale.
La ciliegina sulla torta di un clamoroso apparato tecnico è il comparto sonoro. All'ottima e variegata colonna sonora, si passa da motivi pop a psichedeliche musiche rock, dall’hip hop classico al punk sperimentale, si aggiunge l’incredibile cura verso i suoni dal campo.
Le scarpe che graffiano il parquet, i rimbalzi pesanti della palla, il “silenzio assordante” in cui si trattiene il fiato prima del “ciaff” di una tripla in sospensione, l’esplosione di giubilo della platea dopo un canestro importante, il tutto meticolosamente studiato e riprodotto per rendere al meglio l’intensa atmosfera di un match di basket.

Dopo uno sviluppo travagliato, durato tredici lunghissimi anni, e un trailer piuttosto asettico che non lasciava presagire a niente di miracoloso, “The First Slam Dunk” riesce nel suo intento di riportare in auge un’opera leggendaria, arrivando sul mercato come un fulmine a ciel sereno (nonostante il blasone) con tutte le carte in tavola per essere un nuovo trend setter, che dopo aver sbancato i botteghini giapponesi anela ad imporsi prepotentemente anche nel mercato americano ed europeo.
Grazie ai numeri di questo film il manga di Inoue sta vivendo una nuova golden age, figurando addirittura nella top 10 dei manga più venduti di questo primo semestre 2023.
“The First Slam Dunk” è un must per tutti gli amanti di “Slam Dunk”, ma grazie alla sua immediatezza, risulta perfettamente fruibile anche da chi non ha mai letto il manga originale.
Takehiko Inoue torna sui radar e lo fa in grande stile, con un canto d’amore verso il basket che riecheggerà a lungo nei cuori degli appassionati.


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Marlebron_9

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Il maestro Inoue in questo film ha saputo prendere il personaggio meno approfondito dell'opera e farlo splendere di luce propria con il racconto di un passato inedito, duro e una voglia di rivalsa enorme. Miyagi acquisisce un ruolo fondamentale in mezzo agli altri quattro pilastri dello Shohoku, i quali prendono meravigliosamente parte a quella che sarà una vera e propria impresa sportiva.
Quando poi ti trovi molta CGI, viene ovviamente da storcere il naso, ma nel film non stona affatto. Godibilissima, fluida consentendo allo spettatore di godersi appieno le gesta iconiche di Hanamichi & co.
Grazie anche all'ottima scelta della colonna sonora che accompagna ogni scena, questo film è imprescindibile per tutti gli appassionati di basket e del mondo di "Slam Dunk"!


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Deku98

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Come si fa a capire se un film è bello? Me lo sono sempre chiesto e sinceramente credo non ci sia una risposta che vada a mettere d'accordo tutti. Per questo motivo mi sono dato una risposta mia personale, un film è bello quando quello che ti vuole dire ti arriva talmente in profondità che non puoi fare altro che pensare a cosa hai appena provato.

La vita può essere amara e sottoporti a sfide e ostacoli che magari non ti meriti neanche. Ma, ancora, la vita, ti darà sempre un modo per emergere dal baratro e prenderti la tua rivalsa.
Dove dirigerti quindi sarai tu a sceglierlo.

"The First slam dunk" è esattamente questo.

Si potrebbe parlare dell'animazione, delle OST, dei personaggi e dei disegni (tutti abbondantemente promossi) ma questo film va oltre tutto questo grazie a una regia e sceneggiatura che ti parla direttamente al cuore.

Detto questo, vado al campetto a giocare.


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Felpato12

Episodi visti: 1/1 --- Voto 10
Come spiegare, a parole, l’emozione provata dopo aver visto, finalmente, al cinema “The First Slam Dunk”, il vero film conclusivo dell’anime andato in onda ormai trent’anni fa? Come trasmettere le sensazioni che si sono aggrovigliate dentro di me, nel vedere la parabola dei combinaguai dello Shohoku giungere al suo naturale compimento? Onestamente, ancora non lo so. Sono uscito dal cinema meno di tre ore fa, ma credo che questa sia una recensione da scrivere a caldo, quindi, ci provo lo stesso.

La storia, quella del manga, nonché della serie originale, è ambientata negli anni '90 ed è incentrata sulle vicende di un teppista, Hanamichi Sakuragi e della squadra di basket di cui, quasi per caso, entra a far parte, lo Shohoku. L’anime segue, molto da vicino, la crescita dei personaggi in quanto singoli, ma anche e soprattutto come collettivo. Mai come in questo caso, lo sport si tramuta in possibilità di riscatto sociale, per quelli che, almeno all’inizio, appaiono come dei teppisti di quartiere, fatta eccezione per il solo Akagi, il capitano dello Shohoku. Questi ragazzi, che fanno del basket la loro ragione di vita, si impegnano a fondo negli allenamenti e, nonostante i continui scontri interni, in particolar modo quelli tra Hanamichi e Rukawa, riescono a qualificarsi per il torneo nazionale, come rappresentati della Prefettura di Kanagawa. “The First Slam Dunk” riparte proprio da questo punto, dove anni fa si è interrotta la serie originale. Il film si concentra sul personaggio di Miyagi e racconta della partita di debutto dello Shohoku, che si trova a dover affrontare “l’imbattibile Sannoh”, la squadra campione in carica del torneo nazionale.

Il film, diretto dal creatore dell’opera originale, Takehiko Inoue, è un capolavoro assoluto. Un tripudio di emozioni difficili da spiegare a parole. Da amante del manga, che ritengo il miglior spokon mai realizzato, al pari soltanto di “Ashita no Joe”, attendevo questo film con ansia, soprattutto conoscendo quale sarebbe stato il suo contenuto. L’idea di racchiudere la parte finale del manga nella cornice rappresentata dalla storia inedita della vita di Miyagi l’ho trovata lungimirante, considerando anche che Ryochin è il mio personaggio preferito della serie. In questo modo, il film offre la possibilità di rivivere una delle partite più belle e spettacolari dello sport fumettistico giapponese, e l’opportunità di conoscere il passato di uno dei grandi protagonisti dello Shohoku, che ha incantato migliaia di lettori nel mondo con le sue giocate, Ryota Miyagi. Le scene sul parquet si alternano magistralmente ai flashback sul playmaker dello Shohoku, di cui si approfondisce la situazione familiare e il rapporto, non sempre felice, con il basket, lo sport che gli ha permesso di riscattarsi socialmente. Perché, e questo è bene ricordarlo, “Slam Dunk” non parla solamente di cinque adolescenti scontrosi che si lanciano un pallone da basket. Il capolavoro di Inoue racconta le vicende di ragazzi che all’inizio della storia sono considerati alla stregua di semplici teppisti di quartiere, come ce n’erano tantissimi nel Giappone degli anni ’90, ma che grazie al basket hanno la possibilità di far sentire la loro voce, come se dicessero: “Voi non ci prendete minimamente in considerazione, ma noi ci siamo, e prima o poi ve ne renderete conto!”. Da Miyagi a Mitsui, da Hanamichi a Rukawa, il basket sarà per loro l’unico mezzo possibile per approdare ad una forma totale di rivendicazione sociale. Da qui nascono i brividi dello spettatore nel veder cambiare il parere del pubblico sullo Shohoku, nel corso della partita contro il Sannoh, come accade nel celebre duello tra Rocky ed Ivan Drago, in Rocky IV. Le lacrime, nel rivedere, riproposte in una veste completamente nuova, quella della CGI, le scene iniziali del manga e il ciuffo ribelle di Hanamichi. Le risate provocate dalla sua spavalderia e sfrontatezza, tipiche di chi non ha paura di niente e di nessuno. La tensione, quella che nasce dal silenzio assordante dell’ultima scena, con quel pallone in procinto di entrare nella rete, ma che potrebbe anche colpire il cerchio e spezzare i sogni dello Shohoku. L’emozione inspiegabile, un misto di gioia e nostalgia, al cinque dei due grandi rivali, Hanamichi e Rukawa. Momenti spettacolari, accompagnati da un comparto musicale eccelso, che riesce a coinvolgere a pieno lo spettatore. La sensazione è quella di essere parte integrante della scena e di star assistendo alla partita non da dietro ad uno schermo, ma al fianco del coach Anzai. Sensazioni che solo un film magistralmente realizzato come “The First Slam Dunk” può far provare.

Certo, per chi ha letto il manga, il finale non è una novità, perché, come era giusto che fosse, Inoue è rimasto fedele alla sua opera. Eppure, come diceva il mitico Giorgio Faletti in “Notte Prima degli Esami”, l’importante non è quello che trovi alla fine della corsa, l’importante è quello che provi mentre corri. E quello che ci ha fatto provare Inoue, con il manga prima e il film circa trent’anni dopo, beh, quello non potrà darcelo mai nessun’altra opera.