To Me, The One Who Loved You
Non saprei che dire, normalmente gli anime in cui ci sono tematiche molto complesse e per certi versi difficili da seguire li amo, ma in questo caso mi ha lasciato proprio zero quest'opera.
Essendo un OAV, non farò la classica recensione dettagliata, anche perché non c'è molto da dire.
La prefazione dice già molto, fin troppo. Il tutto è concentrato sulla tematica dei viaggi nei mondi paralleli. Idealmente è un incipit molto interessante che lascia spazio a possibilità di ogni genere, ma in questo caso tutta la trama è buttata giù un po' troppo casualmente. Riprende per molti versi "Steins;Gate", con quest'aria disfattista in cui anche nella vita più idilliaca qualcosa deve andare per forza storto, e se cerchi di metterlo a posto, si rompe qualcos'altro.
Gli autori hanno cercato di creare un'opera con un fondamento, per quanto puramente teorico, molto solido sul lato scientifico, cercando di aggiungere le classiche emozioni che si vedono e che viviamo un po' ovunque. Il tutto per me è stato un insuccesso, troppa serietà in molte parti intervallate da scene di vita quotidiana e non solo del protagonista, messe lì per far andare avanti la storia. Anche la regia non aiuta, non riuscendo a rendere molto interessante la visione. È tutto un po' noioso, anche se il filo che lega tutto è comunque molto valido.
Considerando che in parte è anche molto sentimentale, forse quello che è mancato è stato anche un comparto audio valido. Musiche sotto tono non hanno enfatizzato i momenti salienti e la mancanza di un sonoro all'altezza ha reso meno realistiche le scene "slice of life".
Pure il comparto video è decisamente messo male, considerando che si tratta di un OAV. Fosse una serie, avrei dato 6, ma così non ci arriva. Disegni poco dettagliati, luci e ombre quasi assenti, colori piatti...
La parte migliore, forse l'unica che si salva, sta nella caratterizzazione dei personaggi, molto giapponesi nel loro modo di fare, dimostrando un attaccamento ai loro ideali a livello estremo, cosa comunque che apprezzo.
In definitiva, lo consiglierei? Direi proprio di no, tranne per la singola battuta finale che mi ha fatto sorridere e commuovere. Ma due secondi non bastano a tirar su un'opera decisamente mediocre.
Forse guarderò il "seguito" (se si può chiamare così), "To Every You I've Loved Before", magari riuscirà a coprire i buchi visti qua. Peccato, la tematica trattata l'adoro...
Essendo un OAV, non farò la classica recensione dettagliata, anche perché non c'è molto da dire.
La prefazione dice già molto, fin troppo. Il tutto è concentrato sulla tematica dei viaggi nei mondi paralleli. Idealmente è un incipit molto interessante che lascia spazio a possibilità di ogni genere, ma in questo caso tutta la trama è buttata giù un po' troppo casualmente. Riprende per molti versi "Steins;Gate", con quest'aria disfattista in cui anche nella vita più idilliaca qualcosa deve andare per forza storto, e se cerchi di metterlo a posto, si rompe qualcos'altro.
Gli autori hanno cercato di creare un'opera con un fondamento, per quanto puramente teorico, molto solido sul lato scientifico, cercando di aggiungere le classiche emozioni che si vedono e che viviamo un po' ovunque. Il tutto per me è stato un insuccesso, troppa serietà in molte parti intervallate da scene di vita quotidiana e non solo del protagonista, messe lì per far andare avanti la storia. Anche la regia non aiuta, non riuscendo a rendere molto interessante la visione. È tutto un po' noioso, anche se il filo che lega tutto è comunque molto valido.
Considerando che in parte è anche molto sentimentale, forse quello che è mancato è stato anche un comparto audio valido. Musiche sotto tono non hanno enfatizzato i momenti salienti e la mancanza di un sonoro all'altezza ha reso meno realistiche le scene "slice of life".
Pure il comparto video è decisamente messo male, considerando che si tratta di un OAV. Fosse una serie, avrei dato 6, ma così non ci arriva. Disegni poco dettagliati, luci e ombre quasi assenti, colori piatti...
La parte migliore, forse l'unica che si salva, sta nella caratterizzazione dei personaggi, molto giapponesi nel loro modo di fare, dimostrando un attaccamento ai loro ideali a livello estremo, cosa comunque che apprezzo.
In definitiva, lo consiglierei? Direi proprio di no, tranne per la singola battuta finale che mi ha fatto sorridere e commuovere. Ma due secondi non bastano a tirar su un'opera decisamente mediocre.
Forse guarderò il "seguito" (se si può chiamare così), "To Every You I've Loved Before", magari riuscirà a coprire i buchi visti qua. Peccato, la tematica trattata l'adoro...
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Dopo aver visionato “To Me, The One Who Loved You” e “To Every You, I've Loved Before”, film di animazione usciti nell’autunno 2022, ho dovuto aggiungere nel mio vocabolario il nuovo termine “dilogia”.
Conoscevo “trilogia”, “tetralogia”, ma inizialmente credevo che il termine corretto fosse “duologia”...
Dal vocabolario “Treccani” online: “dilogìa s. f. [comp. di di-2 e -logia, sul modello di trilogia, tetralogia; il lat. dilogĭa e il gr. διλογία significavano «ripetizione d’una stessa parola», o «ambiguità»]. - Coppia di opere (drammatiche, poetiche, narrative, musicali, o anche figurative) di uno stesso autore, che svolgono uno stesso tema o possono comunque costituire una unità”.
Ecco, sia “To Me, The One Who Loved You” sia “To Every You, I've Loved Before” sono due opere di animazione che devono essere viste entrambe per capire meglio la trama e il suo significato, e si potrebbe sostenere che non importa l’ordine di visualizzazione, che è indifferente. Personalmente, suggerirei la visione di “To Me” prima di quella di “To Every You”, perché il primo è un po’ più chiaro sui concetti di base della storia, ossia la teoria dei mondi paralleli.
Si tratta di due film tratti dalle novel di Yomoji Otono pubblicate nel 2016, “Kimi o Aishita Hitori no Boku e” (“To The Solitary Me That Loved You”) e “Boku ga Aishita Subete no Kimi e” (“To Every You I've Loved Before”).
Si tratta di un film di pura fantascienza? Sì e no: contiene delle spiegazioni sulle teorie dei mondi paralleli, inserisce nella storia un macchinario che consente di trasferire la coscienza di una persona nel suo omologo di un’altra dimensione e, quando rappresenta il futuro, ci sono alcuni aspetti che di certo non sono comuni al nostro presente (smartwatch che proiettano le informazioni sul palmo della mano in modo capacitivo, attraversamenti pedonali con barriere virtuali), ma non abbiamo macchine volanti (al massimo a guida autonoma)... Insomma, un futuro molto simile alla nostra realtà con delle evoluzioni piuttosto realistiche e non eccessivamente dirompenti.
L’anime mi ha ricordato un po’ “Noein”, ma di questo non ha la forte componente fantasy. Di sicuro, hanno in comune la teoria MWI (Many World Interpretation) o del Multiverso, da cui sembrano prendere vari spunti: una teoria della meccanica quantistica, che sostiene che ci sono molti mondi che esistono in parallelo nello stesso spazio e tempo di cui siamo a conoscenza.
Se in "Steins:Gate" c'era più l'approccio al classico viaggio nel tempo e alle conseguenze delle modifiche agli accadimenti di una determinata linea temporale (ad es.: impedire la morte di qualcuno), creando di fatto un nuovo futuro, in "To Me" e “To Every You” (come in “Noein”) si sostiene che esistono ennemila universi più o meno paralleli in cui la stessa realtà spaziale può avere diversi decorsi temporali e quindi più scenari con diversi esiti.
Recensire due film d'animazione contemporaneamente è un po' anticonvenzionale: in comune hanno l'idea che ogni decisione individuale che le persone prendono finisca per creare diverse realtà separate e parallele che ruotano attorno allo stesso personaggio.
In queste opere, l’evento è la decisione dei genitori di Koyomi di separarsi: in un filone del multiverso Koyomi andrà a convivere con il padre (“To Me”), nell’altro con la madre (To Every You”).
In un mondo (“To Me”), Koyomi incontra Shiori Sato al centro di ricerca dove i loro genitori lavorano (il padre di lui e la madre di lei), si frequentano e alla fine si innamorano, come i loro genitori, che alla fine decidono di sposarsi. Koyomi e Shiori, avendo accesso alla macchina sperimentale per poter spostare le loro coscienze tra i vari universi paralleli, per evitare di diventare fratellastri, decidono di scappare in un universo parallelo dove i loro genitori non si sposano. A quanto sembra, nella loro dimensione viaggiare tra i vari universi sembra comune, ma, purtroppo, si verificherà un evento che causerà la “morte” di Shiori.
Nell’altro scenario (“To Every You”), Koyomi da studente delle superiori incontra Kazune: l’incontro sa di deja vu, in quanto lei gli rivela che in un altro universo ama Koyomi e sono una coppia di amanti (quello di “To Me”). Tuttavia, in questo scenario Koyomi e Kazune si sposano e vivranno fino alla vecchiaia, momento in cui succederà qualcosa che intreccerà definitivamente le trame dei due film.
Cerco di non ‘spoilerare’ troppo i contenuti: la storia è in sostanza una sola, vista da due punti di vista di “universo” diversi. Un progetto ambizioso e diverso con idee interessanti e intelligenti in fase di esecuzione obbliga lo spettatore a restare concentrato e attento anche ai minimi particolari.
L’ambizione è quella che i due film animati possano essere visti in entrambi gli ordini: come ho anticipato in precedenza, ho visto per la prima volta “To Every You” e poi “To Me”. Non posso essere certo, ma “To Me” è un po’ più lineare e chiaro rispetto a “To Every You” (forse, avendo visto “To Every You”, mi è sembrato chiaro “To Me”); tuttavia, potendo consigliare ex post, consiglio prima la visione del secondo.
La particolarità dei due anime è che le loro trame, per la maggior parte, raccontano storie piuttosto distinte. E più che incentrarsi sulla fantascienza pura, si basano su storie d'amore incentrate sul protagonista principale Koyomi e su come il percorso della sua vita cambia in modo fondamentale in base a un'unica scelta che fa da bambino: con chi vivere una volta che i suoi genitori si separano. Ciò che cambia non è il suo percorso di carriera da adulto e le persone con cui interagisce, ma il modo in cui tutto si svolge, che porterà Koyomi a vivere due vite molto diverse.
Scrivendo nello specifico di “To Me”, l’anime è più chiaro rispetto a “To Every You” per quanto riguarda le spiegazioni e le scene espositive, probabilmente perché il film si concentra principalmente sull'idea di mondi paralleli e sulle conseguenze quando un incidente in un mondo parallelo influenza la vita del medesimo personaggio anche nelle altre realtà. “To Me” si concentra su Koyomi che vive con suo padre e sulle sue esperienze con la sua nuova amica d'infanzia Shiori. Nel film si costruisce una bella storia di amore con lei, e poi, dopo un evento tragico, si vedono gli sviluppi del rapporto con Kazune. Ma il finale, se così vogliamo definirlo, delle due storie sarà fornito da “To Every You”.
Durante lo svolgimento della trama ci saranno più punti in cui i due film si intersecano e individuarli non è sempre semplice (soprattutto quando Koyomi e Kazune saranno anziani).
Di “To Me” mi ha colpito non tanto la storia d’amore potenziale tra Koyomi e Shiori, sebbene sia struggente il continuo incontrarsi tra loro all’incrocio, con lei fantasma che resta sempre giovane e lui che progressivamente invecchia, come se lei fosse un “highlander”, quanto la storia tra Koyomi e Kazune, in cui lei dimostra una pazienza, comprensione e affetto nei confronti di lui al limite dello stoico, una dimostrazione di amore che trascende la componente fisico/possessiva e va verso l’amore agapico inteso come totale sacrificio di sé verso l’altro e il suo vero amore. Significativo, poetico e toccante il dialogo del saluto/addio, quando lei ammette di sentirsi un po’ il “boia-complice” (nonostante i sentimenti che prova) di Koyomi, che mette in atto il suo piano per salvare Shiori.
In generale, “To Me”, ma anche il suo gemello “To Every You”, sono molto delicati nel trattare le normali “cose della vita” in una specie di slice of life fantascientifico, con un approccio molto poco action e molto più contemplativo, nel classico stile orientale della realizzazione degli obiettivi, della sofferenza e del sacrificio, del destino e del modo per cambiarlo o influenzarlo.
Di contro, la scelta narrativa di sviluppare due opere “parallele” può risultare indigesta e complessa. I salti dimensionali non sempre risultano chiari e il rischio di cadere in confusione non è raro... in più, alcune spiegazioni “scientifiche” delle teorie poste alla base dei multiversi non sono facilmente intuibili e lasciano anche un po’ interdetti.
A livello grafico e di animazioni, l’anime non mi è sembrato proprio il massimo, considerato che si tratta di un prodotto recentissimo. Chara design un po’ standard (se non minimal), animazioni non sempre fluide, sfondi non dettagliati.
Resta tuttavia un prodotto coraggioso e originale che non si concentra sulla spiegazione del perché degli universi paralleli, ma piuttosto sulle conseguenze relative alla vita di tutti i giorni e sulle dinamiche degli accadimenti ai personaggi coinvolti. Un po’ come “Sliding Doors”, fa riflettere sulle scelte che si operano nella esistenza senza rimpianti o rimorsi... come se la vita fosse un valore universale che, al di fuori del tempo e dello spazio, vive la sua eterna esistenza circolare.
Dopo aver visionato “To Me, The One Who Loved You” e “To Every You, I've Loved Before”, film di animazione usciti nell’autunno 2022, ho dovuto aggiungere nel mio vocabolario il nuovo termine “dilogia”.
Conoscevo “trilogia”, “tetralogia”, ma inizialmente credevo che il termine corretto fosse “duologia”...
Dal vocabolario “Treccani” online: “dilogìa s. f. [comp. di di-2 e -logia, sul modello di trilogia, tetralogia; il lat. dilogĭa e il gr. διλογία significavano «ripetizione d’una stessa parola», o «ambiguità»]. - Coppia di opere (drammatiche, poetiche, narrative, musicali, o anche figurative) di uno stesso autore, che svolgono uno stesso tema o possono comunque costituire una unità”.
Ecco, sia “To Me, The One Who Loved You” sia “To Every You, I've Loved Before” sono due opere di animazione che devono essere viste entrambe per capire meglio la trama e il suo significato, e si potrebbe sostenere che non importa l’ordine di visualizzazione, che è indifferente. Personalmente, suggerirei la visione di “To Me” prima di quella di “To Every You”, perché il primo è un po’ più chiaro sui concetti di base della storia, ossia la teoria dei mondi paralleli.
Si tratta di due film tratti dalle novel di Yomoji Otono pubblicate nel 2016, “Kimi o Aishita Hitori no Boku e” (“To The Solitary Me That Loved You”) e “Boku ga Aishita Subete no Kimi e” (“To Every You I've Loved Before”).
Si tratta di un film di pura fantascienza? Sì e no: contiene delle spiegazioni sulle teorie dei mondi paralleli, inserisce nella storia un macchinario che consente di trasferire la coscienza di una persona nel suo omologo di un’altra dimensione e, quando rappresenta il futuro, ci sono alcuni aspetti che di certo non sono comuni al nostro presente (smartwatch che proiettano le informazioni sul palmo della mano in modo capacitivo, attraversamenti pedonali con barriere virtuali), ma non abbiamo macchine volanti (al massimo a guida autonoma)... Insomma, un futuro molto simile alla nostra realtà con delle evoluzioni piuttosto realistiche e non eccessivamente dirompenti.
L’anime mi ha ricordato un po’ “Noein”, ma di questo non ha la forte componente fantasy. Di sicuro, hanno in comune la teoria MWI (Many World Interpretation) o del Multiverso, da cui sembrano prendere vari spunti: una teoria della meccanica quantistica, che sostiene che ci sono molti mondi che esistono in parallelo nello stesso spazio e tempo di cui siamo a conoscenza.
Se in "Steins:Gate" c'era più l'approccio al classico viaggio nel tempo e alle conseguenze delle modifiche agli accadimenti di una determinata linea temporale (ad es.: impedire la morte di qualcuno), creando di fatto un nuovo futuro, in "To Me" e “To Every You” (come in “Noein”) si sostiene che esistono ennemila universi più o meno paralleli in cui la stessa realtà spaziale può avere diversi decorsi temporali e quindi più scenari con diversi esiti.
Recensire due film d'animazione contemporaneamente è un po' anticonvenzionale: in comune hanno l'idea che ogni decisione individuale che le persone prendono finisca per creare diverse realtà separate e parallele che ruotano attorno allo stesso personaggio.
In queste opere, l’evento è la decisione dei genitori di Koyomi di separarsi: in un filone del multiverso Koyomi andrà a convivere con il padre (“To Me”), nell’altro con la madre (To Every You”).
In un mondo (“To Me”), Koyomi incontra Shiori Sato al centro di ricerca dove i loro genitori lavorano (il padre di lui e la madre di lei), si frequentano e alla fine si innamorano, come i loro genitori, che alla fine decidono di sposarsi. Koyomi e Shiori, avendo accesso alla macchina sperimentale per poter spostare le loro coscienze tra i vari universi paralleli, per evitare di diventare fratellastri, decidono di scappare in un universo parallelo dove i loro genitori non si sposano. A quanto sembra, nella loro dimensione viaggiare tra i vari universi sembra comune, ma, purtroppo, si verificherà un evento che causerà la “morte” di Shiori.
Nell’altro scenario (“To Every You”), Koyomi da studente delle superiori incontra Kazune: l’incontro sa di deja vu, in quanto lei gli rivela che in un altro universo ama Koyomi e sono una coppia di amanti (quello di “To Me”). Tuttavia, in questo scenario Koyomi e Kazune si sposano e vivranno fino alla vecchiaia, momento in cui succederà qualcosa che intreccerà definitivamente le trame dei due film.
Cerco di non ‘spoilerare’ troppo i contenuti: la storia è in sostanza una sola, vista da due punti di vista di “universo” diversi. Un progetto ambizioso e diverso con idee interessanti e intelligenti in fase di esecuzione obbliga lo spettatore a restare concentrato e attento anche ai minimi particolari.
L’ambizione è quella che i due film animati possano essere visti in entrambi gli ordini: come ho anticipato in precedenza, ho visto per la prima volta “To Every You” e poi “To Me”. Non posso essere certo, ma “To Me” è un po’ più lineare e chiaro rispetto a “To Every You” (forse, avendo visto “To Every You”, mi è sembrato chiaro “To Me”); tuttavia, potendo consigliare ex post, consiglio prima la visione del secondo.
La particolarità dei due anime è che le loro trame, per la maggior parte, raccontano storie piuttosto distinte. E più che incentrarsi sulla fantascienza pura, si basano su storie d'amore incentrate sul protagonista principale Koyomi e su come il percorso della sua vita cambia in modo fondamentale in base a un'unica scelta che fa da bambino: con chi vivere una volta che i suoi genitori si separano. Ciò che cambia non è il suo percorso di carriera da adulto e le persone con cui interagisce, ma il modo in cui tutto si svolge, che porterà Koyomi a vivere due vite molto diverse.
Scrivendo nello specifico di “To Me”, l’anime è più chiaro rispetto a “To Every You” per quanto riguarda le spiegazioni e le scene espositive, probabilmente perché il film si concentra principalmente sull'idea di mondi paralleli e sulle conseguenze quando un incidente in un mondo parallelo influenza la vita del medesimo personaggio anche nelle altre realtà. “To Me” si concentra su Koyomi che vive con suo padre e sulle sue esperienze con la sua nuova amica d'infanzia Shiori. Nel film si costruisce una bella storia di amore con lei, e poi, dopo un evento tragico, si vedono gli sviluppi del rapporto con Kazune. Ma il finale, se così vogliamo definirlo, delle due storie sarà fornito da “To Every You”.
Durante lo svolgimento della trama ci saranno più punti in cui i due film si intersecano e individuarli non è sempre semplice (soprattutto quando Koyomi e Kazune saranno anziani).
Di “To Me” mi ha colpito non tanto la storia d’amore potenziale tra Koyomi e Shiori, sebbene sia struggente il continuo incontrarsi tra loro all’incrocio, con lei fantasma che resta sempre giovane e lui che progressivamente invecchia, come se lei fosse un “highlander”, quanto la storia tra Koyomi e Kazune, in cui lei dimostra una pazienza, comprensione e affetto nei confronti di lui al limite dello stoico, una dimostrazione di amore che trascende la componente fisico/possessiva e va verso l’amore agapico inteso come totale sacrificio di sé verso l’altro e il suo vero amore. Significativo, poetico e toccante il dialogo del saluto/addio, quando lei ammette di sentirsi un po’ il “boia-complice” (nonostante i sentimenti che prova) di Koyomi, che mette in atto il suo piano per salvare Shiori.
In generale, “To Me”, ma anche il suo gemello “To Every You”, sono molto delicati nel trattare le normali “cose della vita” in una specie di slice of life fantascientifico, con un approccio molto poco action e molto più contemplativo, nel classico stile orientale della realizzazione degli obiettivi, della sofferenza e del sacrificio, del destino e del modo per cambiarlo o influenzarlo.
Di contro, la scelta narrativa di sviluppare due opere “parallele” può risultare indigesta e complessa. I salti dimensionali non sempre risultano chiari e il rischio di cadere in confusione non è raro... in più, alcune spiegazioni “scientifiche” delle teorie poste alla base dei multiversi non sono facilmente intuibili e lasciano anche un po’ interdetti.
A livello grafico e di animazioni, l’anime non mi è sembrato proprio il massimo, considerato che si tratta di un prodotto recentissimo. Chara design un po’ standard (se non minimal), animazioni non sempre fluide, sfondi non dettagliati.
Resta tuttavia un prodotto coraggioso e originale che non si concentra sulla spiegazione del perché degli universi paralleli, ma piuttosto sulle conseguenze relative alla vita di tutti i giorni e sulle dinamiche degli accadimenti ai personaggi coinvolti. Un po’ come “Sliding Doors”, fa riflettere sulle scelte che si operano nella esistenza senza rimpianti o rimorsi... come se la vita fosse un valore universale che, al di fuori del tempo e dello spazio, vive la sua eterna esistenza circolare.