Mobile Suit Gundam
"No guarda, il mecha proprio è un genere che non reggo, che noia: sempre la stessa solfa col mostrone del giorno, si salvano solo "Evangelion" e "Gurren Lagann"
Quante volte avete sentito questa frase? Bene, "Mobile Suit Gundam" è la serie migliore per rompere questo pregiudizio sul mecha pre anni '90. In questa serie del '79 del sensei Yoshiyuki Tomino, con la quale inaugura il filone dei "real robots", vengono ripresi tutti i principali spunti di trama e trope delle space opera del periodo, "Star Wars" in primis, parlando di un giovane ragazzo prodigio catapultato in una guerra più grande di lui tra la terra e le sue colonie, ciò che Gundam ci porta di nuovo è la sua verosimiglianza.
Attenzione: questa parte contiene lievi spoiler
Amuro non è un eroe, è un ragazzo combattuto, praticamente arruolato a forza nell'esercito, in quanto tale alle volte si può comportare in maniera infantile, irragionevole e "viziata", come è normale per un teenager in una situazione simile. I suoi stessi compagni, a loro volta giovanissimi, sono spesso dubbiosi e sentono la responsabilità sulle loro spalle come un macigno. A tal punto che il ruolo "eroico" sembra quasi ritagliarsi più a un personaggio come Char, carismatico asso dell'esercito di Zeon con un passato segreto e più di un conto in sospeso con la casata regnante degli Zabi. Infine, cosa più importante, non abbiamo qui lo scontro tra avventurieri coraggiosi e un impero oscuro ("Star Wars") o alieni avidi e sanguinari ("Star Trek"), ma tra uomini con le loro motivazioni, giuste o sbagliate ma sempre sensate e comprensibili (a parte quella macchietta nazista di Ghiren, 'vabbè). Soprattutto se accompagniamo la lettura del manga "Gundam: Origini", reinterpretazione della serie, ci accorgiamo bene di come i soldati di Zeon, e soprattutto il fondatore Zeon Deikum avessero diverse valide ragioni dalla loro, ma si sa che gli ideali vengono distorti dagli uomini e la guerra porta fuori il peggio di chiunque. Di per sé l'originalità della storia non è certo il punto di forza dell'opera, così come non lo è certamente l'aspetto grafico (esclusi i mecha stessi, gli Zaku soprattutto, di una figaggine unica e soprattutto molto dettagliati), in certi momenti veramente invecchiata anche tenendo conto del tempo in cui fu prodotta, con numerosissimi frame palesemente copia-incollati tra una scena e l'altra (su questo aspetto la compilation di film fa un lavoro migliore), ma questi difetti passano immediatamente in secondo piano per l'ottima caratterizzazione dei personaggi, del conflitto e delle fazioni in gioco, per il character design, piuttosto semplice ma che permette di riconoscere sempre e comunque chi è chi (su questo il sequel, "Mobile Suit Z Gundam", che per alcuni aspetti trovo sia persino superiore, non ha saputo stare al passo, facendo personaggi fondamentalmente riconoscibili esclusivamente dai capelli e identici nel momento in cui indossano il casco), per il pathos enorme e la soundtrack a dir poco pazzesca. Ho trovato molto interessante e spiegato in una maniera assolutamente credibile il discorso dei newtype, non solo perché da più credibilità al trope del ragazzino che senza un addestramento formale riesce a guidare una macchina da guerra che neanche esperti piloti riescono a gestire ma anche perché, lungi dall'essere una semplice scappatoia narrativa, col procedere della trama, l'introduzione di Laiah e il risveglio dei poteri Newtype di Char viene infatti approfondito in maniera interessante l'aspetto psicologico di questi nuovi umani, la cui esistenza è segnata da continua malinconia e potenzialità inespresse, capaci di entrare empaticamente in contatto l'uno con l'altro, quindi inestricabilmente legati tra loro così come in fin dei conti sempre separati dal resto dell'umanità, incapaci di comunicarvi pienamente (lo dice Fraw Bow, che forse molti nei primi episodi avranno ipotizzato sarebbe stata il "love interest" di Amuro, ma che invece, legando con Hayato, ci spiega che "Amuro è completamente diverso da noi"). E quanto è più struggente che questi individui irrimediabilmente soli, nel momento di incontro, finiscano per farsi vicendevolmente a pezzi per via della folle guerra che qualcun altro ha deciso di combattere? Insomma un classico intramontabile da non perdersi assolutamente, fonte di ispirazione per il 90% dei manga/anime tanto mecha quanto di guerra che verranno, mantiene oggi tutto il suo fascino.
Quante volte avete sentito questa frase? Bene, "Mobile Suit Gundam" è la serie migliore per rompere questo pregiudizio sul mecha pre anni '90. In questa serie del '79 del sensei Yoshiyuki Tomino, con la quale inaugura il filone dei "real robots", vengono ripresi tutti i principali spunti di trama e trope delle space opera del periodo, "Star Wars" in primis, parlando di un giovane ragazzo prodigio catapultato in una guerra più grande di lui tra la terra e le sue colonie, ciò che Gundam ci porta di nuovo è la sua verosimiglianza.
Attenzione: questa parte contiene lievi spoiler
Amuro non è un eroe, è un ragazzo combattuto, praticamente arruolato a forza nell'esercito, in quanto tale alle volte si può comportare in maniera infantile, irragionevole e "viziata", come è normale per un teenager in una situazione simile. I suoi stessi compagni, a loro volta giovanissimi, sono spesso dubbiosi e sentono la responsabilità sulle loro spalle come un macigno. A tal punto che il ruolo "eroico" sembra quasi ritagliarsi più a un personaggio come Char, carismatico asso dell'esercito di Zeon con un passato segreto e più di un conto in sospeso con la casata regnante degli Zabi. Infine, cosa più importante, non abbiamo qui lo scontro tra avventurieri coraggiosi e un impero oscuro ("Star Wars") o alieni avidi e sanguinari ("Star Trek"), ma tra uomini con le loro motivazioni, giuste o sbagliate ma sempre sensate e comprensibili (a parte quella macchietta nazista di Ghiren, 'vabbè). Soprattutto se accompagniamo la lettura del manga "Gundam: Origini", reinterpretazione della serie, ci accorgiamo bene di come i soldati di Zeon, e soprattutto il fondatore Zeon Deikum avessero diverse valide ragioni dalla loro, ma si sa che gli ideali vengono distorti dagli uomini e la guerra porta fuori il peggio di chiunque. Di per sé l'originalità della storia non è certo il punto di forza dell'opera, così come non lo è certamente l'aspetto grafico (esclusi i mecha stessi, gli Zaku soprattutto, di una figaggine unica e soprattutto molto dettagliati), in certi momenti veramente invecchiata anche tenendo conto del tempo in cui fu prodotta, con numerosissimi frame palesemente copia-incollati tra una scena e l'altra (su questo aspetto la compilation di film fa un lavoro migliore), ma questi difetti passano immediatamente in secondo piano per l'ottima caratterizzazione dei personaggi, del conflitto e delle fazioni in gioco, per il character design, piuttosto semplice ma che permette di riconoscere sempre e comunque chi è chi (su questo il sequel, "Mobile Suit Z Gundam", che per alcuni aspetti trovo sia persino superiore, non ha saputo stare al passo, facendo personaggi fondamentalmente riconoscibili esclusivamente dai capelli e identici nel momento in cui indossano il casco), per il pathos enorme e la soundtrack a dir poco pazzesca. Ho trovato molto interessante e spiegato in una maniera assolutamente credibile il discorso dei newtype, non solo perché da più credibilità al trope del ragazzino che senza un addestramento formale riesce a guidare una macchina da guerra che neanche esperti piloti riescono a gestire ma anche perché, lungi dall'essere una semplice scappatoia narrativa, col procedere della trama, l'introduzione di Laiah e il risveglio dei poteri Newtype di Char viene infatti approfondito in maniera interessante l'aspetto psicologico di questi nuovi umani, la cui esistenza è segnata da continua malinconia e potenzialità inespresse, capaci di entrare empaticamente in contatto l'uno con l'altro, quindi inestricabilmente legati tra loro così come in fin dei conti sempre separati dal resto dell'umanità, incapaci di comunicarvi pienamente (lo dice Fraw Bow, che forse molti nei primi episodi avranno ipotizzato sarebbe stata il "love interest" di Amuro, ma che invece, legando con Hayato, ci spiega che "Amuro è completamente diverso da noi"). E quanto è più struggente che questi individui irrimediabilmente soli, nel momento di incontro, finiscano per farsi vicendevolmente a pezzi per via della folle guerra che qualcun altro ha deciso di combattere? Insomma un classico intramontabile da non perdersi assolutamente, fonte di ispirazione per il 90% dei manga/anime tanto mecha quanto di guerra che verranno, mantiene oggi tutto il suo fascino.
E' il primo anime della nuova epoca dei "robottoni", infatti con "Gundam" nasce il concetto di Real Robot. Ed è proprio la trama e la sua storia a far sì che appaia questo nuovo nome. Innanzitutto si inizia dal protagonista, un ragazzo molto giovane che, nel classico stile giapponese, deve salvare il mondo alla guida di un robot. Già visto? Sì, ovunque, ma qui è il ragazzo ad essere particolare. Non è felice di farlo, soffre, sta male ma sa che il suo compito è quello per il bene della Base Bianca (la base dove si era ritirato con gli amici) e non di tutta la Terra, solo in seguito il suo ideale diverrà più ampio. Quindi il primo punto di attenzione è sul protagonista: Amuro Ray, personaggio che ha un suo carattere, nonostante la classica premessa. Ma poi che altro? I temi trattati: morte, odio razziale, odio personale, difficoltà di relazione tra i protagonisti, tralasciando i classici temi di mistero e doppi giochi.
La morte viene vista come una necessità, dove alcune persone sentono di essere chiamati a ciò, un fine eroico che vedrà scomparire diversi protagonisti o comprimari nel corso delle puntate.
L'odio che si vede tra i protagonisti e tra le fazioni è qualcosa di vero e profondo, un odio razziale tra i "terrestri" e quelli che sono nati e vissuti sulle isole spaziali. Un odio che si sente guardando l'anime.
Sono i temi, a mio parere, a far scegliere di vedere il prodotto più che la realizzazione tecnica.
Dal punto di vista della tecnica, si vede che è un prodotto datato (fine anni '70) ma i disegni sono ben realizzati, anche perchè c'è Tomino dietro a tutto ciò (creatore anche di "Daitarn 3"). Audio italiano buono, nessuna stranezza da segnalare.
La morte viene vista come una necessità, dove alcune persone sentono di essere chiamati a ciò, un fine eroico che vedrà scomparire diversi protagonisti o comprimari nel corso delle puntate.
L'odio che si vede tra i protagonisti e tra le fazioni è qualcosa di vero e profondo, un odio razziale tra i "terrestri" e quelli che sono nati e vissuti sulle isole spaziali. Un odio che si sente guardando l'anime.
Sono i temi, a mio parere, a far scegliere di vedere il prodotto più che la realizzazione tecnica.
Dal punto di vista della tecnica, si vede che è un prodotto datato (fine anni '70) ma i disegni sono ben realizzati, anche perchè c'è Tomino dietro a tutto ciò (creatore anche di "Daitarn 3"). Audio italiano buono, nessuna stranezza da segnalare.
"Mobile Suit Gundam" è un capolavoro. Probabilmente la più bella serie animata che io abbia visto.
Ho visto questo anime a quasi trentasette anni, non mi era mai capitato di vederlo prima, e devo dire che, nonostante un po' di diffidenza legata all'eccessivo sfruttamento del franchise, sono rimasto sconvolto dalla sua bellezza. Tenendo conto del periodo in cui è stato realizzato, nel 1979, "Mobile Suit Gundam" è semplicemente rivoluzionario. Credo che il suo valore vada considerato non solo nell'ambito dell'animazione, ma più in generale nei serial televisivi. Lo svolgimento degli eventi è così avvincente, i personaggi sono delineati in maniera così accurata, che è impossibile non rimanere coinvolti nel vortice emozionale degli eventi. Poi, la seconda parte della storia, in cui si scopre piano piano un nuova forma evolutiva della specie umana, quella dei newtype, è davvero affascinante, coinvolgente e sorprendente.
Il comparto tecnico è superiore alla media del tempo, con un character design eccelso, e un riciclo delle sequenze quasi al minimo. La regia è eccezionale, i combattimenti tra il Gundam pilotato da Amuro e i mobile suit avversari del principato di Zion sono estremamente avvincenti: i fermi immagine che caratterizzano i momenti più concitati dei combattimenti rimangono ben impressi negli occhi dello spettatore. La colonna sonora è bellissima e contribuisce a tenere alto lo standard generale dell'opera ideata da Yoshiyuki Tomino.
Ho visto questo anime a quasi trentasette anni, non mi era mai capitato di vederlo prima, e devo dire che, nonostante un po' di diffidenza legata all'eccessivo sfruttamento del franchise, sono rimasto sconvolto dalla sua bellezza. Tenendo conto del periodo in cui è stato realizzato, nel 1979, "Mobile Suit Gundam" è semplicemente rivoluzionario. Credo che il suo valore vada considerato non solo nell'ambito dell'animazione, ma più in generale nei serial televisivi. Lo svolgimento degli eventi è così avvincente, i personaggi sono delineati in maniera così accurata, che è impossibile non rimanere coinvolti nel vortice emozionale degli eventi. Poi, la seconda parte della storia, in cui si scopre piano piano un nuova forma evolutiva della specie umana, quella dei newtype, è davvero affascinante, coinvolgente e sorprendente.
Il comparto tecnico è superiore alla media del tempo, con un character design eccelso, e un riciclo delle sequenze quasi al minimo. La regia è eccezionale, i combattimenti tra il Gundam pilotato da Amuro e i mobile suit avversari del principato di Zion sono estremamente avvincenti: i fermi immagine che caratterizzano i momenti più concitati dei combattimenti rimangono ben impressi negli occhi dello spettatore. La colonna sonora è bellissima e contribuisce a tenere alto lo standard generale dell'opera ideata da Yoshiyuki Tomino.
ATTENZIONE SPOILER
In ambito robotico bene o male si finisce sempre e comunque di vedere quel nome: Gundam.
Ma cos'è Gundam? E molte cose, tra cui un anime che parla senza indugio di guerra, che mostra relazioni fra i personaggi in modo molto credibile, o che mostra per la prima volta un approccio ai Mecha in modo molto diverso, in cui vengono mostrati soltanto come strumenti e armi che possono essere danneggiati o a addirittura distrutti uccidendo o ferendo, in questo caso, un pilota umano, e molte altre cose.
E tutto questo dura ancora tutt'oggi, da più di 35 anni, proponendo serie tv, OAV, film con ambientazioni sempre diverse (o quasi), ma che hanno in comune 4 cose: Guerra, Mobile Suit, i Gundam, ed un unico studio di animazione: Sunrise.
E se si vuole cominciare a cimentarsi nelle epopee del leggendario Mobile Suit bianco in tutte le sue svariate incarnazioni, quale punto di partenza migliore se non quella serie anime, datata 1979, che ha dato il via al tutto,proponendo per la prima volta un approccio realistico ad un anime mecha che ha poi influenzato le produzioni a venire, ideando il sotto-genere dei Real-Robot?
Parliamo ovviamente di Mobile Suit Gundam, l'anime che ha fatto conoscere al mondo il leggendario Mobile Suit Bianco, qui incarnato nel primo modello mai concepito: RX-78 Gundam.
La storia e ambientata in un nuovo calendario spaziale, ovvero L'Universal Century (per brevità U.C.) nell'anno 79, e vediamo una situazione geologica e politica completamente cambiata:
A causa della continua sovra-popolazione dell'umanità sulla terra, fu dato il via ad una progressiva migrazione dell'umanità nello spazio attraverso la costruzione delle colonie spaziali, ovvero giganteschi cilindri in grado di replicare le condizioni vitali della terra, con tanto di sistema di rotazione in grado di simulare la gravità, situati in 12 punti dell'orbita terrestre denominati Side., mentre i vari governi terrestri vengono uniti nel nome di Federazione Terrestre.
Ma la situazione peggiora quando le colonie di Side 3, uniti sotto il nome del Principato di Zeon, dichiarano una guerra d'indipendenza nei confronti della federazione, e da ben 7 mesi la guerra va avanti in una drammatica situazione di stallo, anche se Zeon ha le probabilità di vittoria più alte a causa del loro micidiale armamento costituito dalle unita di combattimento antropomorfe robotiche denominate Mobile Suit.
Ma la ribalta a inizio quando una colonia viene attaccata da tre modelli di mobile sui nemici (gli Zaku), poiché si vocifera che li la federazione abbia messo appunto l'arma in grado di contrastarli, e nella confusione il giovane abitante della colonia Amuro Ray, finisce con salire a bordo dell'arma in questione: Il mobile suit federale RX-78 Gundam, per poter contrastare l'assalto Zeoniano.
Ben presto il giovane Amuro e molti suoi giovani conoscenti saranno costretti ad entrare in guerra per imbracciare le armi, costretti dagli avvenimenti a dover combattere a bordo della nuova astronave da guerra White Base, di cui il Gundam e la loro arma migliore, e dover così combattere contro le forze di Zeon, prima sulle terra e poi nello spazio, in quella che verrà ricordata ai posteri come la "Guerra di un anno".
L'anime mostra, seppur in maniera limitata, per la prima volta il concetto di Real-Robot, dove i mecha l'idea dei robot invincibili e dalle agilità umane nonché dotati delle armi più assurde nascoste nel corpo o evocate dal nulla in battaglie contro invasori alieni o nemici antichi con tanto di mostro dell'episodio da sconfiggere, in favore di una guerra vera, dove i robot vengono distrutti, usano armi vere in scala basati su reazioni scientifiche reali, e vengono pilotati da esseri umani che muoiono quando i loro mezzi vengono distrutti. Infatti i nemici sono esseri umani, che vivono le loro vite, provano sentimenti, e che in battaglia vedono le morte in faccia e urlano disperati quando sono sul punto di morire, in una guerra in cui si uccide o si è uccisi.
E vero che ce il nemico da sconfiggere ad ogni episodio ma qui si parla di mezzi reali dai modelli prodotti in massa dai prototipi da testare, pilotati da soldati con esperienza in guerra che utilizzano tattiche per poter sconfiggere il loro nemico.
E in ambito di mecha sottolineo il Gundam, che incarna alla perfezione il concetto di realismo in quanto e armato soltanto di mitragliatrici Vulcan nella testa e spade laser (le beam saber) o lance con punta laser (sulla scia di star wars) come uniche armi incorporate, mentre le altre armi come bazzuka, mazze chiodate, o i fucili laser (beam riffle) e scudi sono equipaggiati esternamente.
L'anime ruota sui personaggi, dai soldati adulti con le loro esperienze in battaglia, fino ai giovani costretti a combattere in una guerra che non volevano e che li costringerà a dover crescere rapidamente e che possono morire da un momento all'altro quando dovranno scendere in campo.
Sia nelle file di Zeon, che nella White Base, vediamo personaggi che provano emozioni, e legano con i loro personaggi, dai rapporti di fiducia, di amicizia, e addirittura di amore, e quindi, capire chi e buono o cattivo dipende sotanto dall'aspetto che uno spettatore può interpretare, e dalle azioni che comportano, ma alla fine si sceglie sempre la White Base, perché, di fatto, i protagonisti sono loro.
A fare da porta-bandiera nelle file troveremo, nella White Base Amuro Ray, un ragazzo come tanti, ma esperto di elettronica, costretto a dover combattere e uccidere e, pur mostrando in molti casi una maschera schietta, non vuole perdere le persone con cui ha legato. Anche gli altri membri della White Base impareranno a conoscersi dove nasceranno amicizie e amori, incontrando personaggi come il giovane capitano Bright Noah, la timoniere Mirai Yashima, la giovane amica di Amuro Fraw Bow e il giovane Hayato Kobayashi, lo schietto Kai Shiden, la tenace Sayla Mass e i 3 bambini orfani adottati dall'equipaggio oltre la simpatica mascotte robotica Haro (che diverrà la mascotte dell'intero Franchising di Gundam, in quanto apparirà in tutte (o quasi) le serie future).
Mentre dal lato di Zeon troveremo il carismatico Char Aznable (conosciuto come la cometa rossa per via dei colori cremisi dei Mobile Suit che pilota), e la famiglia Zabi, ma anche con il carismatico Ramba Ral e la misteriosa Lalah Sune.
Essendo un anime che parla di guerra, troveremo scene di morte senza tregua sia nelle file nemiche e anche in quelle alleate, dando alla serie molti momenti drammatici, intervallate quando serve da piccoli momenti comici, mentre molti momenti portano a riflessioni se uccidere sia giusto o meno cercando invece la comprensione o il dialogo, come in alcune scene in Amuro finirà con l'interagire pacificamente sia con Ramba che con Char per poi trovarseli irrimediabilmente come nemici sul campo di battaglia, mentre, verso le battute finali, alla fine si arriverà al misticismo grazie al personaggio di Lalah, dove verrà analizzato un concetto che avrà molto peso, sia nelle battute finali, sia nelle vicende future: I Newtype, ovvero persone che, libere dalla gravità terrestre, acquisiscono capacità cognitive e sensoriali straordinarie con effetti a dir poco sorprendenti.
Buono il comparto grafico, pur mostrando la sua età, il quale limita il riciclaggio di scene e mostrando combattimenti da cardiopalma dove si sa mai cosa può succedere, mentre l'opening si attesta sui standard d'epoca ovvero con musiche che celebrano a mo di divinità il mecha protagonista, mentre la sua sigla italiana riesce a essere molto orecchiabile grazie al suo sound fantascientifico.
Gundam è all'altezza della sua fama con quella serie d'epoca che ha dato il via al tutto e che continua ancora oggi a mietere successi. Se non sapete dove cominciare per vedere questa saga, cominciate da qui, mentre volete, si, vederlo ma non apprezzate le serie d'epoca potete correre ai ripari con la sua triologia cinematografica.
Detto questo..... Vola, Gundam.
In ambito robotico bene o male si finisce sempre e comunque di vedere quel nome: Gundam.
Ma cos'è Gundam? E molte cose, tra cui un anime che parla senza indugio di guerra, che mostra relazioni fra i personaggi in modo molto credibile, o che mostra per la prima volta un approccio ai Mecha in modo molto diverso, in cui vengono mostrati soltanto come strumenti e armi che possono essere danneggiati o a addirittura distrutti uccidendo o ferendo, in questo caso, un pilota umano, e molte altre cose.
E tutto questo dura ancora tutt'oggi, da più di 35 anni, proponendo serie tv, OAV, film con ambientazioni sempre diverse (o quasi), ma che hanno in comune 4 cose: Guerra, Mobile Suit, i Gundam, ed un unico studio di animazione: Sunrise.
E se si vuole cominciare a cimentarsi nelle epopee del leggendario Mobile Suit bianco in tutte le sue svariate incarnazioni, quale punto di partenza migliore se non quella serie anime, datata 1979, che ha dato il via al tutto,proponendo per la prima volta un approccio realistico ad un anime mecha che ha poi influenzato le produzioni a venire, ideando il sotto-genere dei Real-Robot?
Parliamo ovviamente di Mobile Suit Gundam, l'anime che ha fatto conoscere al mondo il leggendario Mobile Suit Bianco, qui incarnato nel primo modello mai concepito: RX-78 Gundam.
La storia e ambientata in un nuovo calendario spaziale, ovvero L'Universal Century (per brevità U.C.) nell'anno 79, e vediamo una situazione geologica e politica completamente cambiata:
A causa della continua sovra-popolazione dell'umanità sulla terra, fu dato il via ad una progressiva migrazione dell'umanità nello spazio attraverso la costruzione delle colonie spaziali, ovvero giganteschi cilindri in grado di replicare le condizioni vitali della terra, con tanto di sistema di rotazione in grado di simulare la gravità, situati in 12 punti dell'orbita terrestre denominati Side., mentre i vari governi terrestri vengono uniti nel nome di Federazione Terrestre.
Ma la situazione peggiora quando le colonie di Side 3, uniti sotto il nome del Principato di Zeon, dichiarano una guerra d'indipendenza nei confronti della federazione, e da ben 7 mesi la guerra va avanti in una drammatica situazione di stallo, anche se Zeon ha le probabilità di vittoria più alte a causa del loro micidiale armamento costituito dalle unita di combattimento antropomorfe robotiche denominate Mobile Suit.
Ma la ribalta a inizio quando una colonia viene attaccata da tre modelli di mobile sui nemici (gli Zaku), poiché si vocifera che li la federazione abbia messo appunto l'arma in grado di contrastarli, e nella confusione il giovane abitante della colonia Amuro Ray, finisce con salire a bordo dell'arma in questione: Il mobile suit federale RX-78 Gundam, per poter contrastare l'assalto Zeoniano.
Ben presto il giovane Amuro e molti suoi giovani conoscenti saranno costretti ad entrare in guerra per imbracciare le armi, costretti dagli avvenimenti a dover combattere a bordo della nuova astronave da guerra White Base, di cui il Gundam e la loro arma migliore, e dover così combattere contro le forze di Zeon, prima sulle terra e poi nello spazio, in quella che verrà ricordata ai posteri come la "Guerra di un anno".
L'anime mostra, seppur in maniera limitata, per la prima volta il concetto di Real-Robot, dove i mecha l'idea dei robot invincibili e dalle agilità umane nonché dotati delle armi più assurde nascoste nel corpo o evocate dal nulla in battaglie contro invasori alieni o nemici antichi con tanto di mostro dell'episodio da sconfiggere, in favore di una guerra vera, dove i robot vengono distrutti, usano armi vere in scala basati su reazioni scientifiche reali, e vengono pilotati da esseri umani che muoiono quando i loro mezzi vengono distrutti. Infatti i nemici sono esseri umani, che vivono le loro vite, provano sentimenti, e che in battaglia vedono le morte in faccia e urlano disperati quando sono sul punto di morire, in una guerra in cui si uccide o si è uccisi.
E vero che ce il nemico da sconfiggere ad ogni episodio ma qui si parla di mezzi reali dai modelli prodotti in massa dai prototipi da testare, pilotati da soldati con esperienza in guerra che utilizzano tattiche per poter sconfiggere il loro nemico.
E in ambito di mecha sottolineo il Gundam, che incarna alla perfezione il concetto di realismo in quanto e armato soltanto di mitragliatrici Vulcan nella testa e spade laser (le beam saber) o lance con punta laser (sulla scia di star wars) come uniche armi incorporate, mentre le altre armi come bazzuka, mazze chiodate, o i fucili laser (beam riffle) e scudi sono equipaggiati esternamente.
L'anime ruota sui personaggi, dai soldati adulti con le loro esperienze in battaglia, fino ai giovani costretti a combattere in una guerra che non volevano e che li costringerà a dover crescere rapidamente e che possono morire da un momento all'altro quando dovranno scendere in campo.
Sia nelle file di Zeon, che nella White Base, vediamo personaggi che provano emozioni, e legano con i loro personaggi, dai rapporti di fiducia, di amicizia, e addirittura di amore, e quindi, capire chi e buono o cattivo dipende sotanto dall'aspetto che uno spettatore può interpretare, e dalle azioni che comportano, ma alla fine si sceglie sempre la White Base, perché, di fatto, i protagonisti sono loro.
A fare da porta-bandiera nelle file troveremo, nella White Base Amuro Ray, un ragazzo come tanti, ma esperto di elettronica, costretto a dover combattere e uccidere e, pur mostrando in molti casi una maschera schietta, non vuole perdere le persone con cui ha legato. Anche gli altri membri della White Base impareranno a conoscersi dove nasceranno amicizie e amori, incontrando personaggi come il giovane capitano Bright Noah, la timoniere Mirai Yashima, la giovane amica di Amuro Fraw Bow e il giovane Hayato Kobayashi, lo schietto Kai Shiden, la tenace Sayla Mass e i 3 bambini orfani adottati dall'equipaggio oltre la simpatica mascotte robotica Haro (che diverrà la mascotte dell'intero Franchising di Gundam, in quanto apparirà in tutte (o quasi) le serie future).
Mentre dal lato di Zeon troveremo il carismatico Char Aznable (conosciuto come la cometa rossa per via dei colori cremisi dei Mobile Suit che pilota), e la famiglia Zabi, ma anche con il carismatico Ramba Ral e la misteriosa Lalah Sune.
Essendo un anime che parla di guerra, troveremo scene di morte senza tregua sia nelle file nemiche e anche in quelle alleate, dando alla serie molti momenti drammatici, intervallate quando serve da piccoli momenti comici, mentre molti momenti portano a riflessioni se uccidere sia giusto o meno cercando invece la comprensione o il dialogo, come in alcune scene in Amuro finirà con l'interagire pacificamente sia con Ramba che con Char per poi trovarseli irrimediabilmente come nemici sul campo di battaglia, mentre, verso le battute finali, alla fine si arriverà al misticismo grazie al personaggio di Lalah, dove verrà analizzato un concetto che avrà molto peso, sia nelle battute finali, sia nelle vicende future: I Newtype, ovvero persone che, libere dalla gravità terrestre, acquisiscono capacità cognitive e sensoriali straordinarie con effetti a dir poco sorprendenti.
Buono il comparto grafico, pur mostrando la sua età, il quale limita il riciclaggio di scene e mostrando combattimenti da cardiopalma dove si sa mai cosa può succedere, mentre l'opening si attesta sui standard d'epoca ovvero con musiche che celebrano a mo di divinità il mecha protagonista, mentre la sua sigla italiana riesce a essere molto orecchiabile grazie al suo sound fantascientifico.
Gundam è all'altezza della sua fama con quella serie d'epoca che ha dato il via al tutto e che continua ancora oggi a mietere successi. Se non sapete dove cominciare per vedere questa saga, cominciate da qui, mentre volete, si, vederlo ma non apprezzate le serie d'epoca potete correre ai ripari con la sua triologia cinematografica.
Detto questo..... Vola, Gundam.
Universal Century, anno 0079. L'umanità ha raggiunto un livello di progresso tecnologico talmente avanzato che le ha permesso di colonizzare lo spazio. Il Principato di Zeon, situato nella colonia spaziale orbitante di Side 3, dichiara la sua indipendenza nei confronti della Federazione Terrestre, scatenando un violento conflitto noto come "Guerra di un anno".
Zeon è inizialmente avvantaggiato dall'uso di un rivoluzionario tipo di arma, il Mobile Suit Zaku, un robot corazzato antropomorfo pilotato da un essere umano. Durante l'intrusione di una squadra di Zaku nella colonia federale di Side 7, il giovane Amuro Rei si ritroverà, in seguito ad alcune circostanze casuali, a dover pilotare il Gundam, un prototipo di Mobile Suit creato dalla Federazione al fine di fronteggiare la minaccia di Zeon. Il giovane, assieme agli altri soldati improvvisati della White Base, un mezzo bellico dalla tecnologia d'avanguardia adibito a nave profughi, si ritroverà nel bel mezzo di una vera e propria guerra, nella quale il talento dei suoi giovanissimi compagni, unito alla tecnologia della White Base e dei Mobile Suit, potrebbe contribuire a ribaltare le sorti del conflitto a favore della Federazione...
Gundam: uno dei grandi evergreen della storia dell'animazione
"Gundam". Il primo, vero, unico, epocale "Gundam", è uno dei grandi capolavori della storia dell'animazione; un titolo quanto mai innovativo, coraggioso, indimenticabile; un vero e proprio evergreen il quale ha generato un brand che si è protratto fino ai giorni nostri. E' difficile approcciarsi all'analisi di un titolo di tale portata e spessore, il quale meriterebbe più visioni e molteplici riflessioni per essere colto appieno in tutta la sua grandezza. Ogni appassionato di animazione giapponese che si rispetti dovrebbe aver visto "Gundam", in quanto rappresenta una di quelle visioni imprescindibili che vanno a formare il bagaglio culturale di qualsiasi persona che si approcci alla cultura giapponese in generale (la gigantesca statua di Gundam a Odaiba parla da sola).
Gli anni dell'anime boom
Il contesto storico in cui nasce "Gundam" è quello del fecondo anime boom, periodo che colloco dal 1977 incluso (data di uscita del film riassuntivo di "Corazzata Spaziale Yamato") al 1983 incluso (data di uscita di "Armored Trooper Votoms"). All'epoca, gli autori erano molto liberi di esprimersi, e, con grande creatività, compivano molteplici tentativi di differenziazione dal robotico nagaiano, in un clima indubbiamente influenzato dallo sci-fi boom occidentale inaugurato, parallelamente a quello giapponese, dall'epocale space opera "Star Wars" del 1977 (la stessa data di proiezione del film di "Corazzata Spaziale Yamato"). Il pubblico dell'epoca richiedeva melodramma ed epica alla "Yamato", sci-fi in tutte le sue forme e manifestazioni, una crescente dose di realismo. "Gundam" non è spuntato fuori dal nulla, ma è il punto d'arrivo di questa continua ricerca della verosimiglianza che aveva prodotto i cosiddetti "robotici di transizione", dei quali "Danguard Ace", "Zambot 3" e "General Daimos" sono gli esempi più conosciuti - nei robotici di transizione permanevano molti tòpoi legati alla tradizione nagaiana, tuttavia vi erano anche alcune differenziazioni rispetto ad essa. In "Zambot 3" erano già presenti campi profughi e uno scenario di guerra più verosimile del solito, allo stesso modo di "Daimos", tokusatsu dotato di antagonisti umanizzati e carismatici. Inoltre, in quest'ultimo, un anno prima di "Gundam", il robot veniva messo in secondo piano, al fine di raccontare una storia epica dalla continuity serrata, lasciando più spazio ai personaggi. "Danguard Ace" è l'antesignano di "Gundam" per quanto riguarda l'atmosfera militare e il sapore di space opera; assieme a quest'ultimo, le altre principali fonti d'ispirazione di Tomino sono indubbiamente "Corazzata Spaziale Yamato" (del quale aveva sceneggiato alcuni episodi) e "Star Wars" (anche se il regista ha sempre sostenuto il contrario, egli conosceva bene "Star Wars": nel precedente "Daitarn 3" erano già presenti omaggi e citazioni al film di George Lucas).
Amuro Rei, questo sconosciuto
Di solito, nella storia, i fenomeni culturali vanno di pari passo con quelli economici. Nel periodo dell'anime/sci-fi boom si iniziava a stare bene, l'industrializzazione di un Giappone devastato dal dopoguerra aveva iniziato a crescere a dismisura, con tutte le conseguenze sociali, positive e negative, che ne potevano derivare. Per il Giappone, riprendersi in così poco tempo dalla perdita di una guerra è stato un vero e proprio miracolo, costato le lacrime e il sangue di un intero popolo. Amuro Rei è il giovane giapponese figlio del boom economico; un ragazzo il quale appena ha un momento libero si chiude in uno sgabuzzino a smanettare con congegni elettronici di vario tipo. Il padre di Amuro è il classico ingegnere che pensa solamente al lavoro, trascurando la famiglia e la vita sociale, fino a impazzire; ed ecco che Tomino nel suo anime chiama in causa i Giapponesi dell'epoca, quelle persone alienate da una crescita economica e industriale spropositata. Nel periodo del boom economico di fine anni '70, incominciavano a nascere gli otaku ante litteram, ovvero quei giovani che manifestavano determinate ossessioni, più o meno marcate, verso oggetti di consumo di vario tipo. Stando ad alcune testimonianze dell'epoca, i (pochi) spettatori che seguivano "Gundam" si identificavano in Amuro e nelle sue problematiche: tra questi c'erano i diciannovenni Hideaki Anno e Shoji Kawamori, all'epoca ancora studenti universitari.
Gundam e la guerra
"Gundam" è una storia di guerra "verosimile", per nulla spettacolarizzata, in cui dei ragazzi giovanissimi e inesperti si ritrovano di punto in bianco in mezzo al campo di battaglia, senza alcun addestramento, a dover fronteggiare una minaccia più grande di loro. La guerra viene utilizzata da Tomino come metafora della vita e del processo di crescita dei protagonisti, giovani come tanti altri sbattuti in mezzo al caos, i quali si dovranno arrangiare con quello che troveranno, imparando a comunicare, a comprendere il prossimo, ad amare, a guardare verso il domani con fiducia. Una guerra nella quale la felicità implica anche la non felicità altrui: spesso un vantaggio dei ragazzi della White Base è una privazione a danno di qualcun altro che non conoscono, del quale ignorano i sentimenti, le motivazioni e le ambizioni. "Gundam" non è un'opera semplicistica, ma molto acuta: la vita è guerra, e la guerra, per quanto sia un male, è una cosa comunque necessaria. I newtype della White Base svilupperanno le loro capacità per necessità, adattandosi alle difficoltà esterne derivanti dal conflitto e dalla vita nello spazio. Senza attrito non può essere possibile alcun moto. E' impossibile crescere senza confrontarsi con gli altri. Messaggio quanto mai esplicito nella serie, siccome lo stesso protagonista, da individuo chiuso in sé stesso, viziato, senza alcuna voglia di salire a bordo del Gundam, si evolverà fino a diventare un vero e proprio essere superiore in grado di comprendere il prossimo senza alcuna limitazione di sorta.
I difetti di comunicazione tra persone: Gundam e Ideon
"Gundam", allo stesso modo dei precedenti "Daitarn 3", "Zambot 3" e di tutte le opere successive del regista, mette in scena il problema dei difetti di comunicazione tra persone, su tutti i livelli: tra genitore e figlio, tra stati, tra fratelli e sorelle... il newtype, inteso secondo la concezione tominiana, è quell'essere in grado di comunicare senza alcuna barriera ideologica, sociale, culturale, mentale o materiale di sorta. L'amore fra e Amuro e Lalah, i due newtype più potenti dell'anime, è qualcosa di superiore; un sentimento trascendente per nulla carnale; la comunicazione assoluta, l'unità nella molteplicità, quella cosa che in "Ideon" prenderà il nome di Ide - si pensi all'amore tra Karala e Jordan Bes, il quale, benedetto dall'Ide, darà origine al Messiah innovatore. Nonostante siano due opere completamente differenti, i due lavori più rappresentativi di Tomino affrontano lo stesso tema, traendo due conclusioni diametralmente opposte. Qualcuno giustamente ha scritto: "Ideon" riprende da dove "Gundam" si era fermato. Per quanto riguarda le tematiche, nulla di più vero. In "Ideon" l'analisi dei difetti di comunicazione tra persone sarà ancora più impetuosa, e sfocerà nel nichilismo e nel relativismo più totali, contrariamente all'ottimismo e alla fiducia verso le nuove generazioni espressi in "Gundam". In un certo senso, "Gundam" e "Ideon" sono le due facce della stessa medaglia: una "bianca" e una "nera"; una ottimista, carica di fiducia nei confronti delle nuove generazioni; una pessimista, nella quale l'umanità è incapace di superare in modo autonomo le barriere che le impediscono di evolversi.
Gundam e la tradizione
Nonostante "Gundam" sia il primo anime della storia ad abbandonare definitivamente lo schema tokusatsu, in esso permangono alcuni schematismi figli della tradizione precedente: se nel successivo "Ideon" (1981) in quasi ogni puntata era presente il rituale attacco del Buff Clan a danno della Solo Ship, in "Gundam" è altresì facile notare dei meccanismi narrativi ancora legati, sebbene in minima parte, alla tradizione del robotico precedente. Nonostante venga classificato come real-robot, il Gundam è a tutti gli effetti un super robot, il quale, nonostante sia stato concepito con una maggiore verosimiglianza rispetto ai robot precedenti, compie comunque una mini sequenza di agganciamento reminiscente del passato (ovviamente imposta dai produttori di giocattoli) ed è un modello unico, a differenza degli Zaku nemici che sono prodotti in serie. Altro elemento tradizionale che caratterizza l'opera è il melodramma, onnipresente nelle opere degli anni '70 (si pensi alla storia d'amore tragica tra Amuro e Lalah).
Gundam e i suoi figli
Nel contesto dell'anime boom, "Gundam" era stato uno dei vari tentativi di differenziazione del genere robotico rispetto ai canoni nagaiani; il più coraggioso, assieme all'antimilitarista ed ecologista "Baldios". "Gundam", inizialmente, è stato un grande flop, tant'è che un anno dopo, con "Ideon", Tomino tornerà a dirigere un super robot, ovviamente tingendolo di space opera e di suggestioni derivanti dalla letteratura sci-fi di ampio respiro, in modo perfettamente conforme al clima dello sci-fi boom dell'epoca. Solamente nel 1981, con la trilogia di film riassuntivi, avverrà il grande cambiamento, esattamente come era successo in passato con "Corazzata Spaziale Yamato", serie flop diventata celebre grazie al film riassuntivo del 1977. La strada "real" aperta da "Gundam", opera di per sé ancora legata alle suggestioni poco verosimili dello sci-fi epico tradizionale, troverà compimento grazie al lavoro di Ryosuke Takahashi, celebre regista dello studio Sunrise e maestro indiscusso del realismo animato. Nel 1981, contemporaneamente al suddetto trittico di film gundamici, esce "Dougram", il "Gundam" di Takahashi. Si tratta di un robotico che di robotico ha poco o nulla; il mecha che dà il nome alla serie compare solamente negli ultimi cinque minuti di ogni episodio, può perdere gli scontri, ritirarsi, finire il carburante. "Dougram" è un "Gundam" molto meno ingenuo: un "Gundam" vicino al realismo assoluto. La politica, per la prima volta nella storia dell'animazione, viene affrontata con rigore storico/analitico; contrariamente a "Gundam", Takahashi rappresenta la guerra senza alcun super potere, romanticismo, idealismo, messaggio finale, venatura epica di sorta. Il realismo colpisce anche la caratterizzazione dei personaggi: i guerriglieri di "Dougram" sono persone normali, poco appariscenti, ben lontane per carisma e talento dai vari Char e Amuro. "Dougram" è molto simile a un vero e proprio reportage di guerra civile, ed è l'anime più realistico mai realizzato; il degno antesignano del punto d'arrivo finale della space opera giapponese: "Legend of the Galactic Heroes". Due anni dopo "Dougram", Takahashi dirigerà il seminale "Armored Trooper Votoms", una vera e propria pietra miliare dell'hard sci-fi giapponese. Da alcuni "Votoms" viene considerato il primo vero real robot della storia, in quanto i robot sono ridotti a degli esoscheletri di circa tre metri, vengono prodotti in massa e paiono veri e propri carri armati umanoidi, i quali possono sfasciarsi in mille pezzi contrariamente agli indistruttibili "real robot" precedenti che davano il nome agli anime (il primo robot della storia che si sfascia e viene prodotto in serie è comunque lo Zaku di "Gundam"). Personalmente, preferisco catalogare "Votoms" come hard sci-fi e space opera tout court, siccome anche in questo caso i robot, contrariamente a quelli nagaiani, sono messi in secondo piano a favore di trama, personaggi e dialoghi. Il periodo "real" tout court durerà ben poco: nel 1985, con "Dancouga" e "Z Gundam", ritornano in scena i super robot con i loro super poteri, nonostante essi debbano comunque adattarsi ai criteri di verosimiglianza, caratterizzazione dei personaggi e continuity narrativa introdotti da "Gundam". Un caso particolare è l'ibrido real/super di Takahashi, "Layzner", nel quale il real robot è dotato di un super potere (la berserk/V MAX mode). Per quanto riguarda gli aspetti tecnici come design, musiche ecc. i robotici anni '80 saranno invece influenzati da "Macross", figlio di "Gundam" il quale introdusse in animazione il fanservice, innescò l'epocale "rivoluzione estetica" del suo tempo e diede origine agli OAV per otaku di seconda generazione dei quali "Megazone 23" e "Iczer One" sono i capostipiti.
Gundam e Tomino: un franchising alienante
Sebbene la figura di Yoshiyuki Tomino sia quasi sempre associata al mecha, in realtà al regista i robottoni non sono mai piaciuti. Tanto meno il famoso Mobile Suit bianco. Tomino, all'inizio della sua carriera, era un regista con aspirazioni legate al cinema live action tout court; la mancanza di fondi e di mezzi necessari a intraprendere una carriera del genere avevano tuttavia obbligato l'autore a passare agli anime, con tutte le imposizioni commerciali legate al mondo dei produttori di giocattoli inevitabilmente connesse alla creazione di questo tipo di media. Con il successo di "Gundam", questo tipo di imposizioni aumentarono, siccome dopo il grande successo dei tre film del 1981 era esploso il mercato dei Gunpla. "Z Gundam", il seguito diretto del primo "Gundam", è stato imposto a Tomino dai produttori, i quali volevano cavalcare l'onda del crescente mercato dei modellini: per quanto sia un'opera adulta, matura, volendo uno dei migliori robotici anni '80, "Z Gundam" è una serie squisitamente commerciale, diretta controvoglia da un Tomino alienato, stizzito, in pieno contrasto con la produzione e con i nascenti Gunota. L'otaku (in senso lato) protagonista dell'anime, tale Kamille, è nettamente più negativo, asociale e senza speranza di Amuro. Kamille è un ragazzo completamente isterico, rabbioso, il quale impazzisce via via sempre più nel corso della serie; ed ecco che "Z Gundam", al di là delle apparenze, diventa un vero e proprio monito anti-otaku quanto mai pessimista e negativo. "Z Gundam" è una serie carica di provocazioni alla produzione, al nascente mondo degli otaku e al merchandising sfrenato imposto dai produttori. Per Tomino l'unico vero "Gundam" resta sempre e comunque il primo, quello del 1979, opportunamente aggiornato dalla trilogia del 1981. Tutti i "Gundam" successivi, a parte il personalissimo "Turn A Gundam", sono serie dirette controvoglia, di sovente cariche di provocazioni, come ad esempio il Gundam con la testa di Zaku di "ZZ", le soldatesse in bikini vaporizzate dalla beam saber del Gundam nel sanguinario "Victory" e così via. Con il film "Il contrattacco di Char", Tomino chiude definitivamente le vicende di Amuro e Char in modo molto stizzito, sperando di non dover dirigere più alcun "Gundam" (speranza tra l'altro puntualmente delusa dall'imposizione dei reboot "Victory" e "F-91"). E' quindi infelice associare il nome di Tomino esclusivamente a "Gundam": egli è stato un artista, regista, sceneggiatore, romanziere molto prolifico, il quale ha dato luce a moltissime opere estremamente diverse tra loro. E' inoltre da sottolineare che l'opera alla quale Tomino è rimasto personalmente più legato non è "Gundam"; ma "Ideon", l'opera che meglio rappresenta la sua poetica.
L'epocale trilogia del 1981
La trilogia di film del 1981 è composta da due film di montaggio, nei quali sono state eliminate le reminescenze super robot della serie televisiva, e un terzo film, per la maggior parte realizzato con scene inedite, il quale praticamente è il finale della serie del '79. Infatti, "Gundam" era andato incontro a un taglio di budget a causa dei bassi ascolti, ergo il rush finale è abbastanza frettoloso e incompleto, siccome risente della decimazione delle puntate. I tre film sono fatti talmente bene che molti fan sostengono che siano la versione di "Gundam" definitiva, in grado di sostituire completamente la serie televisiva; tuttavia, personalmente, ho preferito approcciarmi a "Gundam" nella sua incarnazione seriale, integrandola con il film conclusivo, "Incontri nello Spazio", al fine di godere degli eventi e della caratterizzazione dei personaggi in modo molto meno condensato dei due film riassuntivi antecedenti al capitolo conclusivo.
I romanzi di Gundam
I romanzi di "Gundam", editi in Italia dalla Kappa con un eccessivo zelo nel dosaggio della punteggiatura, presentano alcune differenze fondamentali con la serie televisiva. Amuro questa volta è un soldato navigato, senza alcuna ossessione di sorta nei confronti di gingilli elettronici. La guerra viene inoltre rappresentata in modo molto più 'sporco' dell'anime: Tomino descrive cadaveri di soldati in putrefazione, intestini svolazzanti et similia, in modo da rendere la guerra per quello che è veramente: una mattanza irrazionale in cui lo schifo e la paura regnano sovrani. Sono presenti anche storie d'amore e sesso completamente assenti nell'anime, e altri risvolti interessanti, come ad esempio una maggior cura nell'esposizione delle vicende politiche guerresche, degli armamenti e della tecnologia utilizzata (è presente una descrizione dettagliata delle particelle Minovsky, ad esempio).
Perché Gundam è un evergreen
Recenti interviste agli attuali otaku giapponesi hanno dimostrato la loro totale ignoranza e disinteresse nei confronti della grande narrativa del passato. La maggior parte di essi preferiscono, secondo l'analisi del filosofo Hiroki Azuma ("Generazione Otaku: uno studio della postmodernità"), un insieme di dati e cliché fini a sé stessi, senza alcun messaggio, trama e finalità di sorta. Spesso gli Italiani si comportano allo stesso modo dei Giapponesi, in quanto il climax della postmodernità, con tutte le implicazioni filosofiche e sociologiche che ne derivano, sta ormai dilagando in tutto il mondo. Esistono tuttavia persone le quali, a prescindere dall'imprinting postmoderno, ricercano ancora opere con messaggi autoriali, grandi narrazioni epiche, qualità ben lungi dall'essere standardizzata e omologata senza alcuna differenziazione artistica degna di nota. Con questo scritto mi rivolgo a loro. "Gundam" è al giorno d'oggi una serie portentosa e dal grande messaggio finale, dotata di personaggi carismatici, elevata caratura artistica e indubbia perizia registica. Un'opera la quale affronta genuinamente tematiche ancora attualissime, guerra e difetti di comunicazione in primis; ergo chi cerca serie impegnate le quali trattano il delicato e dolente tema della guerra in modo profondo e verosimile potrà trarre molta soddisfazione dalla visione di "Gundam" e dei suoi più meritevoli figli, in particolare le opere di Ryosuke Takahashi. "Gundam" infatti è un'opera che tutt'oggi ha ancora molte cose da dire alle nuove generazioni.
L'edizione DVD Dynit
"Gundam" è stata una serie molto sfortunata in Italia, la quale è stata l'oggetto di varie controversie legali tra l'emettente italiana dell'epoca e la Sunrise. Oggigiorno i diritti di "Gundam" appartengono alla Dynit, la quale l'ha fatto ridoppiare con un eccellente doppiaggio fedele ai dialoghi originali. L'edizione DVD è piena di extra e di interviste ai creatori originali. La qualità video è stata rimasterizzata in modo molto accurato: personalmente, rivedere "Gundam" con una qualità video così elevata e un doppiaggio italiano fedele è stata una gran bella esperienza. Anche i DVD della trilogia filmica (sempre editi in Italia da Dynit) sono di qualità elevatissima, ed è un vero e proprio piacere possederli.
Zeon è inizialmente avvantaggiato dall'uso di un rivoluzionario tipo di arma, il Mobile Suit Zaku, un robot corazzato antropomorfo pilotato da un essere umano. Durante l'intrusione di una squadra di Zaku nella colonia federale di Side 7, il giovane Amuro Rei si ritroverà, in seguito ad alcune circostanze casuali, a dover pilotare il Gundam, un prototipo di Mobile Suit creato dalla Federazione al fine di fronteggiare la minaccia di Zeon. Il giovane, assieme agli altri soldati improvvisati della White Base, un mezzo bellico dalla tecnologia d'avanguardia adibito a nave profughi, si ritroverà nel bel mezzo di una vera e propria guerra, nella quale il talento dei suoi giovanissimi compagni, unito alla tecnologia della White Base e dei Mobile Suit, potrebbe contribuire a ribaltare le sorti del conflitto a favore della Federazione...
Gundam: uno dei grandi evergreen della storia dell'animazione
"Gundam". Il primo, vero, unico, epocale "Gundam", è uno dei grandi capolavori della storia dell'animazione; un titolo quanto mai innovativo, coraggioso, indimenticabile; un vero e proprio evergreen il quale ha generato un brand che si è protratto fino ai giorni nostri. E' difficile approcciarsi all'analisi di un titolo di tale portata e spessore, il quale meriterebbe più visioni e molteplici riflessioni per essere colto appieno in tutta la sua grandezza. Ogni appassionato di animazione giapponese che si rispetti dovrebbe aver visto "Gundam", in quanto rappresenta una di quelle visioni imprescindibili che vanno a formare il bagaglio culturale di qualsiasi persona che si approcci alla cultura giapponese in generale (la gigantesca statua di Gundam a Odaiba parla da sola).
Gli anni dell'anime boom
Il contesto storico in cui nasce "Gundam" è quello del fecondo anime boom, periodo che colloco dal 1977 incluso (data di uscita del film riassuntivo di "Corazzata Spaziale Yamato") al 1983 incluso (data di uscita di "Armored Trooper Votoms"). All'epoca, gli autori erano molto liberi di esprimersi, e, con grande creatività, compivano molteplici tentativi di differenziazione dal robotico nagaiano, in un clima indubbiamente influenzato dallo sci-fi boom occidentale inaugurato, parallelamente a quello giapponese, dall'epocale space opera "Star Wars" del 1977 (la stessa data di proiezione del film di "Corazzata Spaziale Yamato"). Il pubblico dell'epoca richiedeva melodramma ed epica alla "Yamato", sci-fi in tutte le sue forme e manifestazioni, una crescente dose di realismo. "Gundam" non è spuntato fuori dal nulla, ma è il punto d'arrivo di questa continua ricerca della verosimiglianza che aveva prodotto i cosiddetti "robotici di transizione", dei quali "Danguard Ace", "Zambot 3" e "General Daimos" sono gli esempi più conosciuti - nei robotici di transizione permanevano molti tòpoi legati alla tradizione nagaiana, tuttavia vi erano anche alcune differenziazioni rispetto ad essa. In "Zambot 3" erano già presenti campi profughi e uno scenario di guerra più verosimile del solito, allo stesso modo di "Daimos", tokusatsu dotato di antagonisti umanizzati e carismatici. Inoltre, in quest'ultimo, un anno prima di "Gundam", il robot veniva messo in secondo piano, al fine di raccontare una storia epica dalla continuity serrata, lasciando più spazio ai personaggi. "Danguard Ace" è l'antesignano di "Gundam" per quanto riguarda l'atmosfera militare e il sapore di space opera; assieme a quest'ultimo, le altre principali fonti d'ispirazione di Tomino sono indubbiamente "Corazzata Spaziale Yamato" (del quale aveva sceneggiato alcuni episodi) e "Star Wars" (anche se il regista ha sempre sostenuto il contrario, egli conosceva bene "Star Wars": nel precedente "Daitarn 3" erano già presenti omaggi e citazioni al film di George Lucas).
Amuro Rei, questo sconosciuto
Di solito, nella storia, i fenomeni culturali vanno di pari passo con quelli economici. Nel periodo dell'anime/sci-fi boom si iniziava a stare bene, l'industrializzazione di un Giappone devastato dal dopoguerra aveva iniziato a crescere a dismisura, con tutte le conseguenze sociali, positive e negative, che ne potevano derivare. Per il Giappone, riprendersi in così poco tempo dalla perdita di una guerra è stato un vero e proprio miracolo, costato le lacrime e il sangue di un intero popolo. Amuro Rei è il giovane giapponese figlio del boom economico; un ragazzo il quale appena ha un momento libero si chiude in uno sgabuzzino a smanettare con congegni elettronici di vario tipo. Il padre di Amuro è il classico ingegnere che pensa solamente al lavoro, trascurando la famiglia e la vita sociale, fino a impazzire; ed ecco che Tomino nel suo anime chiama in causa i Giapponesi dell'epoca, quelle persone alienate da una crescita economica e industriale spropositata. Nel periodo del boom economico di fine anni '70, incominciavano a nascere gli otaku ante litteram, ovvero quei giovani che manifestavano determinate ossessioni, più o meno marcate, verso oggetti di consumo di vario tipo. Stando ad alcune testimonianze dell'epoca, i (pochi) spettatori che seguivano "Gundam" si identificavano in Amuro e nelle sue problematiche: tra questi c'erano i diciannovenni Hideaki Anno e Shoji Kawamori, all'epoca ancora studenti universitari.
Gundam e la guerra
"Gundam" è una storia di guerra "verosimile", per nulla spettacolarizzata, in cui dei ragazzi giovanissimi e inesperti si ritrovano di punto in bianco in mezzo al campo di battaglia, senza alcun addestramento, a dover fronteggiare una minaccia più grande di loro. La guerra viene utilizzata da Tomino come metafora della vita e del processo di crescita dei protagonisti, giovani come tanti altri sbattuti in mezzo al caos, i quali si dovranno arrangiare con quello che troveranno, imparando a comunicare, a comprendere il prossimo, ad amare, a guardare verso il domani con fiducia. Una guerra nella quale la felicità implica anche la non felicità altrui: spesso un vantaggio dei ragazzi della White Base è una privazione a danno di qualcun altro che non conoscono, del quale ignorano i sentimenti, le motivazioni e le ambizioni. "Gundam" non è un'opera semplicistica, ma molto acuta: la vita è guerra, e la guerra, per quanto sia un male, è una cosa comunque necessaria. I newtype della White Base svilupperanno le loro capacità per necessità, adattandosi alle difficoltà esterne derivanti dal conflitto e dalla vita nello spazio. Senza attrito non può essere possibile alcun moto. E' impossibile crescere senza confrontarsi con gli altri. Messaggio quanto mai esplicito nella serie, siccome lo stesso protagonista, da individuo chiuso in sé stesso, viziato, senza alcuna voglia di salire a bordo del Gundam, si evolverà fino a diventare un vero e proprio essere superiore in grado di comprendere il prossimo senza alcuna limitazione di sorta.
I difetti di comunicazione tra persone: Gundam e Ideon
"Gundam", allo stesso modo dei precedenti "Daitarn 3", "Zambot 3" e di tutte le opere successive del regista, mette in scena il problema dei difetti di comunicazione tra persone, su tutti i livelli: tra genitore e figlio, tra stati, tra fratelli e sorelle... il newtype, inteso secondo la concezione tominiana, è quell'essere in grado di comunicare senza alcuna barriera ideologica, sociale, culturale, mentale o materiale di sorta. L'amore fra e Amuro e Lalah, i due newtype più potenti dell'anime, è qualcosa di superiore; un sentimento trascendente per nulla carnale; la comunicazione assoluta, l'unità nella molteplicità, quella cosa che in "Ideon" prenderà il nome di Ide - si pensi all'amore tra Karala e Jordan Bes, il quale, benedetto dall'Ide, darà origine al Messiah innovatore. Nonostante siano due opere completamente differenti, i due lavori più rappresentativi di Tomino affrontano lo stesso tema, traendo due conclusioni diametralmente opposte. Qualcuno giustamente ha scritto: "Ideon" riprende da dove "Gundam" si era fermato. Per quanto riguarda le tematiche, nulla di più vero. In "Ideon" l'analisi dei difetti di comunicazione tra persone sarà ancora più impetuosa, e sfocerà nel nichilismo e nel relativismo più totali, contrariamente all'ottimismo e alla fiducia verso le nuove generazioni espressi in "Gundam". In un certo senso, "Gundam" e "Ideon" sono le due facce della stessa medaglia: una "bianca" e una "nera"; una ottimista, carica di fiducia nei confronti delle nuove generazioni; una pessimista, nella quale l'umanità è incapace di superare in modo autonomo le barriere che le impediscono di evolversi.
Gundam e la tradizione
Nonostante "Gundam" sia il primo anime della storia ad abbandonare definitivamente lo schema tokusatsu, in esso permangono alcuni schematismi figli della tradizione precedente: se nel successivo "Ideon" (1981) in quasi ogni puntata era presente il rituale attacco del Buff Clan a danno della Solo Ship, in "Gundam" è altresì facile notare dei meccanismi narrativi ancora legati, sebbene in minima parte, alla tradizione del robotico precedente. Nonostante venga classificato come real-robot, il Gundam è a tutti gli effetti un super robot, il quale, nonostante sia stato concepito con una maggiore verosimiglianza rispetto ai robot precedenti, compie comunque una mini sequenza di agganciamento reminiscente del passato (ovviamente imposta dai produttori di giocattoli) ed è un modello unico, a differenza degli Zaku nemici che sono prodotti in serie. Altro elemento tradizionale che caratterizza l'opera è il melodramma, onnipresente nelle opere degli anni '70 (si pensi alla storia d'amore tragica tra Amuro e Lalah).
Gundam e i suoi figli
Nel contesto dell'anime boom, "Gundam" era stato uno dei vari tentativi di differenziazione del genere robotico rispetto ai canoni nagaiani; il più coraggioso, assieme all'antimilitarista ed ecologista "Baldios". "Gundam", inizialmente, è stato un grande flop, tant'è che un anno dopo, con "Ideon", Tomino tornerà a dirigere un super robot, ovviamente tingendolo di space opera e di suggestioni derivanti dalla letteratura sci-fi di ampio respiro, in modo perfettamente conforme al clima dello sci-fi boom dell'epoca. Solamente nel 1981, con la trilogia di film riassuntivi, avverrà il grande cambiamento, esattamente come era successo in passato con "Corazzata Spaziale Yamato", serie flop diventata celebre grazie al film riassuntivo del 1977. La strada "real" aperta da "Gundam", opera di per sé ancora legata alle suggestioni poco verosimili dello sci-fi epico tradizionale, troverà compimento grazie al lavoro di Ryosuke Takahashi, celebre regista dello studio Sunrise e maestro indiscusso del realismo animato. Nel 1981, contemporaneamente al suddetto trittico di film gundamici, esce "Dougram", il "Gundam" di Takahashi. Si tratta di un robotico che di robotico ha poco o nulla; il mecha che dà il nome alla serie compare solamente negli ultimi cinque minuti di ogni episodio, può perdere gli scontri, ritirarsi, finire il carburante. "Dougram" è un "Gundam" molto meno ingenuo: un "Gundam" vicino al realismo assoluto. La politica, per la prima volta nella storia dell'animazione, viene affrontata con rigore storico/analitico; contrariamente a "Gundam", Takahashi rappresenta la guerra senza alcun super potere, romanticismo, idealismo, messaggio finale, venatura epica di sorta. Il realismo colpisce anche la caratterizzazione dei personaggi: i guerriglieri di "Dougram" sono persone normali, poco appariscenti, ben lontane per carisma e talento dai vari Char e Amuro. "Dougram" è molto simile a un vero e proprio reportage di guerra civile, ed è l'anime più realistico mai realizzato; il degno antesignano del punto d'arrivo finale della space opera giapponese: "Legend of the Galactic Heroes". Due anni dopo "Dougram", Takahashi dirigerà il seminale "Armored Trooper Votoms", una vera e propria pietra miliare dell'hard sci-fi giapponese. Da alcuni "Votoms" viene considerato il primo vero real robot della storia, in quanto i robot sono ridotti a degli esoscheletri di circa tre metri, vengono prodotti in massa e paiono veri e propri carri armati umanoidi, i quali possono sfasciarsi in mille pezzi contrariamente agli indistruttibili "real robot" precedenti che davano il nome agli anime (il primo robot della storia che si sfascia e viene prodotto in serie è comunque lo Zaku di "Gundam"). Personalmente, preferisco catalogare "Votoms" come hard sci-fi e space opera tout court, siccome anche in questo caso i robot, contrariamente a quelli nagaiani, sono messi in secondo piano a favore di trama, personaggi e dialoghi. Il periodo "real" tout court durerà ben poco: nel 1985, con "Dancouga" e "Z Gundam", ritornano in scena i super robot con i loro super poteri, nonostante essi debbano comunque adattarsi ai criteri di verosimiglianza, caratterizzazione dei personaggi e continuity narrativa introdotti da "Gundam". Un caso particolare è l'ibrido real/super di Takahashi, "Layzner", nel quale il real robot è dotato di un super potere (la berserk/V MAX mode). Per quanto riguarda gli aspetti tecnici come design, musiche ecc. i robotici anni '80 saranno invece influenzati da "Macross", figlio di "Gundam" il quale introdusse in animazione il fanservice, innescò l'epocale "rivoluzione estetica" del suo tempo e diede origine agli OAV per otaku di seconda generazione dei quali "Megazone 23" e "Iczer One" sono i capostipiti.
Gundam e Tomino: un franchising alienante
Sebbene la figura di Yoshiyuki Tomino sia quasi sempre associata al mecha, in realtà al regista i robottoni non sono mai piaciuti. Tanto meno il famoso Mobile Suit bianco. Tomino, all'inizio della sua carriera, era un regista con aspirazioni legate al cinema live action tout court; la mancanza di fondi e di mezzi necessari a intraprendere una carriera del genere avevano tuttavia obbligato l'autore a passare agli anime, con tutte le imposizioni commerciali legate al mondo dei produttori di giocattoli inevitabilmente connesse alla creazione di questo tipo di media. Con il successo di "Gundam", questo tipo di imposizioni aumentarono, siccome dopo il grande successo dei tre film del 1981 era esploso il mercato dei Gunpla. "Z Gundam", il seguito diretto del primo "Gundam", è stato imposto a Tomino dai produttori, i quali volevano cavalcare l'onda del crescente mercato dei modellini: per quanto sia un'opera adulta, matura, volendo uno dei migliori robotici anni '80, "Z Gundam" è una serie squisitamente commerciale, diretta controvoglia da un Tomino alienato, stizzito, in pieno contrasto con la produzione e con i nascenti Gunota. L'otaku (in senso lato) protagonista dell'anime, tale Kamille, è nettamente più negativo, asociale e senza speranza di Amuro. Kamille è un ragazzo completamente isterico, rabbioso, il quale impazzisce via via sempre più nel corso della serie; ed ecco che "Z Gundam", al di là delle apparenze, diventa un vero e proprio monito anti-otaku quanto mai pessimista e negativo. "Z Gundam" è una serie carica di provocazioni alla produzione, al nascente mondo degli otaku e al merchandising sfrenato imposto dai produttori. Per Tomino l'unico vero "Gundam" resta sempre e comunque il primo, quello del 1979, opportunamente aggiornato dalla trilogia del 1981. Tutti i "Gundam" successivi, a parte il personalissimo "Turn A Gundam", sono serie dirette controvoglia, di sovente cariche di provocazioni, come ad esempio il Gundam con la testa di Zaku di "ZZ", le soldatesse in bikini vaporizzate dalla beam saber del Gundam nel sanguinario "Victory" e così via. Con il film "Il contrattacco di Char", Tomino chiude definitivamente le vicende di Amuro e Char in modo molto stizzito, sperando di non dover dirigere più alcun "Gundam" (speranza tra l'altro puntualmente delusa dall'imposizione dei reboot "Victory" e "F-91"). E' quindi infelice associare il nome di Tomino esclusivamente a "Gundam": egli è stato un artista, regista, sceneggiatore, romanziere molto prolifico, il quale ha dato luce a moltissime opere estremamente diverse tra loro. E' inoltre da sottolineare che l'opera alla quale Tomino è rimasto personalmente più legato non è "Gundam"; ma "Ideon", l'opera che meglio rappresenta la sua poetica.
L'epocale trilogia del 1981
La trilogia di film del 1981 è composta da due film di montaggio, nei quali sono state eliminate le reminescenze super robot della serie televisiva, e un terzo film, per la maggior parte realizzato con scene inedite, il quale praticamente è il finale della serie del '79. Infatti, "Gundam" era andato incontro a un taglio di budget a causa dei bassi ascolti, ergo il rush finale è abbastanza frettoloso e incompleto, siccome risente della decimazione delle puntate. I tre film sono fatti talmente bene che molti fan sostengono che siano la versione di "Gundam" definitiva, in grado di sostituire completamente la serie televisiva; tuttavia, personalmente, ho preferito approcciarmi a "Gundam" nella sua incarnazione seriale, integrandola con il film conclusivo, "Incontri nello Spazio", al fine di godere degli eventi e della caratterizzazione dei personaggi in modo molto meno condensato dei due film riassuntivi antecedenti al capitolo conclusivo.
I romanzi di Gundam
I romanzi di "Gundam", editi in Italia dalla Kappa con un eccessivo zelo nel dosaggio della punteggiatura, presentano alcune differenze fondamentali con la serie televisiva. Amuro questa volta è un soldato navigato, senza alcuna ossessione di sorta nei confronti di gingilli elettronici. La guerra viene inoltre rappresentata in modo molto più 'sporco' dell'anime: Tomino descrive cadaveri di soldati in putrefazione, intestini svolazzanti et similia, in modo da rendere la guerra per quello che è veramente: una mattanza irrazionale in cui lo schifo e la paura regnano sovrani. Sono presenti anche storie d'amore e sesso completamente assenti nell'anime, e altri risvolti interessanti, come ad esempio una maggior cura nell'esposizione delle vicende politiche guerresche, degli armamenti e della tecnologia utilizzata (è presente una descrizione dettagliata delle particelle Minovsky, ad esempio).
Perché Gundam è un evergreen
Recenti interviste agli attuali otaku giapponesi hanno dimostrato la loro totale ignoranza e disinteresse nei confronti della grande narrativa del passato. La maggior parte di essi preferiscono, secondo l'analisi del filosofo Hiroki Azuma ("Generazione Otaku: uno studio della postmodernità"), un insieme di dati e cliché fini a sé stessi, senza alcun messaggio, trama e finalità di sorta. Spesso gli Italiani si comportano allo stesso modo dei Giapponesi, in quanto il climax della postmodernità, con tutte le implicazioni filosofiche e sociologiche che ne derivano, sta ormai dilagando in tutto il mondo. Esistono tuttavia persone le quali, a prescindere dall'imprinting postmoderno, ricercano ancora opere con messaggi autoriali, grandi narrazioni epiche, qualità ben lungi dall'essere standardizzata e omologata senza alcuna differenziazione artistica degna di nota. Con questo scritto mi rivolgo a loro. "Gundam" è al giorno d'oggi una serie portentosa e dal grande messaggio finale, dotata di personaggi carismatici, elevata caratura artistica e indubbia perizia registica. Un'opera la quale affronta genuinamente tematiche ancora attualissime, guerra e difetti di comunicazione in primis; ergo chi cerca serie impegnate le quali trattano il delicato e dolente tema della guerra in modo profondo e verosimile potrà trarre molta soddisfazione dalla visione di "Gundam" e dei suoi più meritevoli figli, in particolare le opere di Ryosuke Takahashi. "Gundam" infatti è un'opera che tutt'oggi ha ancora molte cose da dire alle nuove generazioni.
L'edizione DVD Dynit
"Gundam" è stata una serie molto sfortunata in Italia, la quale è stata l'oggetto di varie controversie legali tra l'emettente italiana dell'epoca e la Sunrise. Oggigiorno i diritti di "Gundam" appartengono alla Dynit, la quale l'ha fatto ridoppiare con un eccellente doppiaggio fedele ai dialoghi originali. L'edizione DVD è piena di extra e di interviste ai creatori originali. La qualità video è stata rimasterizzata in modo molto accurato: personalmente, rivedere "Gundam" con una qualità video così elevata e un doppiaggio italiano fedele è stata una gran bella esperienza. Anche i DVD della trilogia filmica (sempre editi in Italia da Dynit) sono di qualità elevatissima, ed è un vero e proprio piacere possederli.
E' stato scritto di tutto di più riguardo alla prima serie del Mobile Suit bianco. Il mio scritto qui, vuole solo confermare la parola capolavoro su quest'opera.
La guerra coi suoi drammi, il suo dolore, le sue ripercussioni sulle persone, sulla psicologia e sulla vita di tutta la popolazione terrestre e spazionoide. La guerra del Principato di Zeon, che pretende l'indipendenza dal governo della Federazione terrestre, occupando l'insieme di colonie di Side 3. I Side sono gruppi di colonie spaziali che girano in orbita attorno alla terra.
Vedremo morire soldati, civili in questa guerra di indipendenza. Ci arrabbieremo per l'ingiustizia del mondo militare nei confronti dei civili, ci arrabbieremo per la morte ingiusta di personaggi a cui ci eravamo affezionati. Nella guerra non c'è posto per i sentimenti, sembra voler dirci il regista Tomino, nella sua opera. Però c'è posto per i sentimenti: riusciamo, come ho già scritto, ad affezionarci, ad appassionarci, a seguire con attenzione e talvolta apprensione, le vicissitudini dell'equipaggio della Base Bianca e di tutti i comprimari, perfino i nemici, tra i quali spicca il superbo e stupendamente caratterizzato Char Aznable, "la cometa rossa".
I personaggi, in questa serie, la fanno da padroni. Tutto ciò che è "mecha", quindi astronavi, robot e veicoli, sono quello che sono: dei mezzi meccanici pilotati dalle persone.
Il messaggio che ne viene fuori da tutta la serie è una sorta di odio verso la guerra, dato che viene presentata in tutta la sua crudeltà come mai prima e nemmeno poi, a parer mio. Nessun anime giapponese riuscirà mai a descrivere allo stesso modo la guerra in maniera così realistica, pur se in un cartone animato. Forse ritroveremo lo stesso clima nel lungometraggio "Il contrattacco di Char", sempre dello stesso Tomino, ma altri autori non sono riusciti a ripetere o avvicinarsi all'opera messa insieme dal maestro.
Per quanto riguarda le musiche e gli effetti sonori, difficilmente si riescono a dimenticare la spada laser del Gundam e lo sparo del Beam Rifle (il fucile a raggi del Gundam), così come le musiche durante le battaglie nello spazio, le musiche sognanti e melodiche durante i momenti più tranquilli o durante i dialoghi tra personaggi legati da sentimenti profondi. Il comparto musicale è molto vario e riconoscibilissimo durante tutti i momenti del cartone.
La grafica risente degli anni ma l'animazione e la cura dei disegni rispetto alle produzioni contemporanee (il 1980), supera di gran lunga la media di quel periodo; inoltre abbiamo la fortuna di avere nello staff un regista (Yoshiyuki Tomino), un character designer (Yoshikazu Yasuhiko), un mecha designer (Kunio Okawara), tra i migliori nel mondo dell'animazione giapponese.
Per quanto riguarda la storia, non dico niente, vi consiglio solo di guardare questa blasonata e nominata serie per poter capire personalmente il perché di tanti commenti positivi.
Vi confesso che ho 40 anni e tuttora mi appassionano gli anime per tanti motivi ma Tomino e Miyazaki hanno un posto speciale nel mio cuore. Difficilmente altri autori mi hanno coinvolto, commosso e emozionato in maniera così forte come i due che ho appena menzionato. Un grande grazie ai maestri Yoshiyuki e Hayao.
P.S.: Per chi non fosse fan di Gundam o avesse conosciuto solo il Seed o il Wing, consiglio caldamente di vedere almeno una volta questa stupenda serie con pazienza, cuore e occhi aperti.
La guerra coi suoi drammi, il suo dolore, le sue ripercussioni sulle persone, sulla psicologia e sulla vita di tutta la popolazione terrestre e spazionoide. La guerra del Principato di Zeon, che pretende l'indipendenza dal governo della Federazione terrestre, occupando l'insieme di colonie di Side 3. I Side sono gruppi di colonie spaziali che girano in orbita attorno alla terra.
Vedremo morire soldati, civili in questa guerra di indipendenza. Ci arrabbieremo per l'ingiustizia del mondo militare nei confronti dei civili, ci arrabbieremo per la morte ingiusta di personaggi a cui ci eravamo affezionati. Nella guerra non c'è posto per i sentimenti, sembra voler dirci il regista Tomino, nella sua opera. Però c'è posto per i sentimenti: riusciamo, come ho già scritto, ad affezionarci, ad appassionarci, a seguire con attenzione e talvolta apprensione, le vicissitudini dell'equipaggio della Base Bianca e di tutti i comprimari, perfino i nemici, tra i quali spicca il superbo e stupendamente caratterizzato Char Aznable, "la cometa rossa".
I personaggi, in questa serie, la fanno da padroni. Tutto ciò che è "mecha", quindi astronavi, robot e veicoli, sono quello che sono: dei mezzi meccanici pilotati dalle persone.
Il messaggio che ne viene fuori da tutta la serie è una sorta di odio verso la guerra, dato che viene presentata in tutta la sua crudeltà come mai prima e nemmeno poi, a parer mio. Nessun anime giapponese riuscirà mai a descrivere allo stesso modo la guerra in maniera così realistica, pur se in un cartone animato. Forse ritroveremo lo stesso clima nel lungometraggio "Il contrattacco di Char", sempre dello stesso Tomino, ma altri autori non sono riusciti a ripetere o avvicinarsi all'opera messa insieme dal maestro.
Per quanto riguarda le musiche e gli effetti sonori, difficilmente si riescono a dimenticare la spada laser del Gundam e lo sparo del Beam Rifle (il fucile a raggi del Gundam), così come le musiche durante le battaglie nello spazio, le musiche sognanti e melodiche durante i momenti più tranquilli o durante i dialoghi tra personaggi legati da sentimenti profondi. Il comparto musicale è molto vario e riconoscibilissimo durante tutti i momenti del cartone.
La grafica risente degli anni ma l'animazione e la cura dei disegni rispetto alle produzioni contemporanee (il 1980), supera di gran lunga la media di quel periodo; inoltre abbiamo la fortuna di avere nello staff un regista (Yoshiyuki Tomino), un character designer (Yoshikazu Yasuhiko), un mecha designer (Kunio Okawara), tra i migliori nel mondo dell'animazione giapponese.
Per quanto riguarda la storia, non dico niente, vi consiglio solo di guardare questa blasonata e nominata serie per poter capire personalmente il perché di tanti commenti positivi.
Vi confesso che ho 40 anni e tuttora mi appassionano gli anime per tanti motivi ma Tomino e Miyazaki hanno un posto speciale nel mio cuore. Difficilmente altri autori mi hanno coinvolto, commosso e emozionato in maniera così forte come i due che ho appena menzionato. Un grande grazie ai maestri Yoshiyuki e Hayao.
P.S.: Per chi non fosse fan di Gundam o avesse conosciuto solo il Seed o il Wing, consiglio caldamente di vedere almeno una volta questa stupenda serie con pazienza, cuore e occhi aperti.
1979, la fervida mente di Yoshiyuki Tomino partorisce un'opera destinata a segnare profondamente il mondo dell'animazione e il suo immaginario, stiamo parlando di "Mobile Suit Gundam".
Con "Gundam" Tomino adempie una dirompente frattura con la tradizione del genere robotico (possiamo anche dire Nagaiano), desacralizzando la figura del robot, togliendole quell'aura leggendaria e mistica che lo caratterizza negli anni '70, rendendolo una macchina compiutamente costruita e controllata dall'uomo, a suo uso e consumo. Appare così, sul palcoscenico nipponico, uno dei primi esempi di real-robot, destinato a mutare radicalmente il gusto e gli stilemi futuri. Un successo che, tuttavia, tarda ad arrivare, in quanto, inizialmente, la serie non ha molta risonanza. Si deve aspettare infatti il 1981, con la trilogia cinematografica e la replica della serie, affinché "Mobile Suit Gundam" goda finalmente della fama che gli spetta.
Si indovina, dunque, l'importanza di Tomino come figura innovatrice, che stravolge i topoi della liturgia classica, portandola su un altro livello, quello del realismo (meglio: verosimiglianza). Il tratto distintivo di "Gundam" è proprio questo, il "realismo", che si concretizza non solo nell'ambito tecnologico e bellico ma, aspetto ancor più fondamentale, nel modo in cui si dipingono le relazioni umane e le vicende. Si assiste alla demolizione del sistematico "buoni vs cattivi" e alla progressiva proiezione dei personaggi in una dimensione umana, essi diventano persone.
Andiamo però con ordine, e partiamo da una questione che, personalmente, ho trovato cardinale in tutta l'opera. Tomino tratteggia il conflitto da una prospettiva insolita, non soltanto gli conferisce una connotazione politico-sociale, bensì ne dipinge altre sfumature, l'aspetto più personale e individuale del medesimo. Per sostenere questa opinione mi sia consentito proporre un esempio. Pensiamo al personaggio di Amuro, la guerra ha un drastico impatto sulla sua personalità, indiscutibilmente più marcato e sconvolgente che (mutatis mutandis) rispetto ad altri protagonisti di Tomino, come ad esempio anche lo stesso Cosmo da "Space Runaway Ideon" . Il fatto di essere catapultato in questa orrenda follia, di essere costretto a combattere e ad uccidere nemici che nemmeno conosce, di soffrire profondamente per le aspettative che si ripongono in lui, lo trasforma profondamente come persona. Da ragazzino disorientato e spaventato, che si chiede perché proprio lui debba adempiere allo sconveniente ruolo di pilota, Amuro cresce, acquisisce personalità, si pone degli obiettivi, diventa (è costretto a diventare, precocemente) un uomo. Tale metamorfosi è palpabile, progressiva, crudele, ineluttabile; scandita letteralmente a "suon di schiaffi". Una prima, tangibile, avvisaglia di tale mutamento è da rintracciarsi, ad esempio, nella puntata dedicata all'incontro tra Amuro e la madre, che non vede da molto tempo. Questa si trova innanzi un figlio completamente diverso da quello che si aspettava (e desiderava), un ragazzo le cui ingenuità ed innocenza sono state strappate dall'affilata e straziante crudeltà della violenza e della realtà (un assassino!). La guerra, con le sue esperienze dolorose ed infauste, cambia profondamente le persone tanto da renderle irriconoscibili. Un destino simile spetterà anche ad altri personaggi dell'equipaggio della White Base, la guerra cambierà le loro vite, seppur con la precisazione che il percorso di ognuno rimane essenzialmente diverso.
Un'altra tematica caratterizzante è quella relativa al conflitto generazionale, essa sublima in modo particolare, oltre che dal contrasto tra mondo adulto e quello dei giovani, a mio avviso, anche da un altro degli aspetti distintivi di Gundam, ovvero la questione del NewType. Questi è un essere umano con percezioni nettamente superiori alla media, si tratta in sostanza di una nuova forma di uomo, in grado di arrivare ad una maggiore comprensione degli altri. Da qui, l'idea di una generazione nuova, capace di riuscire lì dove ha fallito quella passata, di superare le incomprensioni che distinguono la generazione precedente, in modo da non commettere i medesimi errori e portare l'umanità verso un reale progresso. Non per nulla Amuro e Lalah, non appena vengono tra loro in contatto, sono in grado di comprendersi intimamente, e si innamorano l'uno dell'altra facendo cadere (almeno in quel momento) il loro antagonismo. Ad essere sinceri la questione del NewType viene meramente abbozzata verso la parte conclusiva della serie, rimanendo per lo più fumosa e mistica, solo nella trilogia cinematografica viene ampliato questo argomento con maggiore riguardo. La serie storica si conclude frettolosamente, e ciò a cagione del suo stesso essere così moderna. Come ogni fenomeno innovatore, viene visto in modo sospetto dai contemporanei, soltanto il tempo e il contributo dei fan ne rendono possibile il suo successo.
Considerando la serie da un punto di vista meramente tecnico si ritiene doveroso, da parte dell'estensore di questa recensione, sollevare alcune considerazioni dirette allo spettatore moderno. La serie è, nonostante le sue ambizioni innovative, sempre e comunque figlia del suo tempo. Questo comporta quindi la presenza di una narrazione molto diluita, lenta, che si sciorina in ben quarantatré episodi. In alcuni di essi ricorrono parti evidentemente pleonastiche ed accessorie, come ad esempio alcuni combattimenti eccessivamente lunghi, mi sovviene or ora alla memoria la puntata del rientro sulla terra, quando i piloti devono affrontare l'atmosfera. La narrazione inoltre si sviluppa spesso seguendo uno schema fisso, la sequenza "tipo" è quasi sempre costituita da combattimenti continui intervallati da "isole" di eventi imprevisti, importanti ma inseriti in modo poco coerente, si presenta uno schema con pochissime variazioni se non in alcune sezioni centrali e finali. Essa riesce tuttavia a tenere una continuità che lega gli avvenimenti in un filo cronologico (e logico), abbandonando quindi gli stilemi, allora popolari, dell'episodicità. Un modello comunque ancora "sgraziato", a mio avviso, tuttavia si tratta di una caratteristica sulla quale non si possono certo sollevare dei rimproveri, considerando l'epoca in cui la serie è stata prodotta.
Complessivamente, si tratta di un'opera che mi è piaciuta, narrativamente (alle volte) un po' debole, ma bilancia questo tratto con il realismo dei suoi personaggi, il quale per il periodo era sicuramente qualcosa di sensazionale, e con la pregnanza delle sue tematiche. Ho spesso sentito, senza nascondere un po' di sorpresa, definire "Gundam" una serie dal pensiero filo-pacifista. Sebbene sia indubbio che un atteggiamento di condanna della guerra emerga, e sia a mio avviso anche un po' ingenuo, in ogni caso la serie non può dirsi pacifista "tout court": è chiaramente presente la consapevolezza della tragica necessità del conflitto tra gli uomini, la necessità di difendere se stessi, le proprie idee e i propri cari. La salvezza e la redenzione, inoltre, non possono certo provenire dall'uomo stesso, quest'ultimo anzi tende a guardare con somma diffidenza questo nuovo genere di esseri umani, non per nulla gli stessi Char e Amuro sono considerati si degli eroi, ma anche degli strumenti pericolosi, da temere, più che delle persone da amare.
Sotto alcuni aspetti, personalmente, mi aspettavo qualcosa di più... "metafisico", qualcosa sullo stile di "Ideon". "Gundam" è infatti speculativamente più "terra-terra", più concreto. In ultima analisi, in "Gundam" si rinuncia alla speculazione per un approccio diverso, più materiale. In proposito è da citare uno scambio di battute che rende l'idea in modo molto efficace, incarnando la sostanziale differenza di "Gundam" da, ad esempio, opere come "Evangelion":
"Lei perché combatte, signor Bright?"
"Adesso non c'è spazio per roba come la filosofia!" "Alzati, su!"
Il finale è, inoltre, concettualmente in linea con lo spirito iconoclasta di Tomino, il robot viene rappresentato nella sua progressiva decostruzione e distruzione, "Mobile Suit" rappresenta definitivamente il preludio alla conclusione dell'epoca degli invincibili Super-Robot di Go Nagai.
Con "Gundam" Tomino adempie una dirompente frattura con la tradizione del genere robotico (possiamo anche dire Nagaiano), desacralizzando la figura del robot, togliendole quell'aura leggendaria e mistica che lo caratterizza negli anni '70, rendendolo una macchina compiutamente costruita e controllata dall'uomo, a suo uso e consumo. Appare così, sul palcoscenico nipponico, uno dei primi esempi di real-robot, destinato a mutare radicalmente il gusto e gli stilemi futuri. Un successo che, tuttavia, tarda ad arrivare, in quanto, inizialmente, la serie non ha molta risonanza. Si deve aspettare infatti il 1981, con la trilogia cinematografica e la replica della serie, affinché "Mobile Suit Gundam" goda finalmente della fama che gli spetta.
Si indovina, dunque, l'importanza di Tomino come figura innovatrice, che stravolge i topoi della liturgia classica, portandola su un altro livello, quello del realismo (meglio: verosimiglianza). Il tratto distintivo di "Gundam" è proprio questo, il "realismo", che si concretizza non solo nell'ambito tecnologico e bellico ma, aspetto ancor più fondamentale, nel modo in cui si dipingono le relazioni umane e le vicende. Si assiste alla demolizione del sistematico "buoni vs cattivi" e alla progressiva proiezione dei personaggi in una dimensione umana, essi diventano persone.
Andiamo però con ordine, e partiamo da una questione che, personalmente, ho trovato cardinale in tutta l'opera. Tomino tratteggia il conflitto da una prospettiva insolita, non soltanto gli conferisce una connotazione politico-sociale, bensì ne dipinge altre sfumature, l'aspetto più personale e individuale del medesimo. Per sostenere questa opinione mi sia consentito proporre un esempio. Pensiamo al personaggio di Amuro, la guerra ha un drastico impatto sulla sua personalità, indiscutibilmente più marcato e sconvolgente che (mutatis mutandis) rispetto ad altri protagonisti di Tomino, come ad esempio anche lo stesso Cosmo da "Space Runaway Ideon" . Il fatto di essere catapultato in questa orrenda follia, di essere costretto a combattere e ad uccidere nemici che nemmeno conosce, di soffrire profondamente per le aspettative che si ripongono in lui, lo trasforma profondamente come persona. Da ragazzino disorientato e spaventato, che si chiede perché proprio lui debba adempiere allo sconveniente ruolo di pilota, Amuro cresce, acquisisce personalità, si pone degli obiettivi, diventa (è costretto a diventare, precocemente) un uomo. Tale metamorfosi è palpabile, progressiva, crudele, ineluttabile; scandita letteralmente a "suon di schiaffi". Una prima, tangibile, avvisaglia di tale mutamento è da rintracciarsi, ad esempio, nella puntata dedicata all'incontro tra Amuro e la madre, che non vede da molto tempo. Questa si trova innanzi un figlio completamente diverso da quello che si aspettava (e desiderava), un ragazzo le cui ingenuità ed innocenza sono state strappate dall'affilata e straziante crudeltà della violenza e della realtà (un assassino!). La guerra, con le sue esperienze dolorose ed infauste, cambia profondamente le persone tanto da renderle irriconoscibili. Un destino simile spetterà anche ad altri personaggi dell'equipaggio della White Base, la guerra cambierà le loro vite, seppur con la precisazione che il percorso di ognuno rimane essenzialmente diverso.
Un'altra tematica caratterizzante è quella relativa al conflitto generazionale, essa sublima in modo particolare, oltre che dal contrasto tra mondo adulto e quello dei giovani, a mio avviso, anche da un altro degli aspetti distintivi di Gundam, ovvero la questione del NewType. Questi è un essere umano con percezioni nettamente superiori alla media, si tratta in sostanza di una nuova forma di uomo, in grado di arrivare ad una maggiore comprensione degli altri. Da qui, l'idea di una generazione nuova, capace di riuscire lì dove ha fallito quella passata, di superare le incomprensioni che distinguono la generazione precedente, in modo da non commettere i medesimi errori e portare l'umanità verso un reale progresso. Non per nulla Amuro e Lalah, non appena vengono tra loro in contatto, sono in grado di comprendersi intimamente, e si innamorano l'uno dell'altra facendo cadere (almeno in quel momento) il loro antagonismo. Ad essere sinceri la questione del NewType viene meramente abbozzata verso la parte conclusiva della serie, rimanendo per lo più fumosa e mistica, solo nella trilogia cinematografica viene ampliato questo argomento con maggiore riguardo. La serie storica si conclude frettolosamente, e ciò a cagione del suo stesso essere così moderna. Come ogni fenomeno innovatore, viene visto in modo sospetto dai contemporanei, soltanto il tempo e il contributo dei fan ne rendono possibile il suo successo.
Considerando la serie da un punto di vista meramente tecnico si ritiene doveroso, da parte dell'estensore di questa recensione, sollevare alcune considerazioni dirette allo spettatore moderno. La serie è, nonostante le sue ambizioni innovative, sempre e comunque figlia del suo tempo. Questo comporta quindi la presenza di una narrazione molto diluita, lenta, che si sciorina in ben quarantatré episodi. In alcuni di essi ricorrono parti evidentemente pleonastiche ed accessorie, come ad esempio alcuni combattimenti eccessivamente lunghi, mi sovviene or ora alla memoria la puntata del rientro sulla terra, quando i piloti devono affrontare l'atmosfera. La narrazione inoltre si sviluppa spesso seguendo uno schema fisso, la sequenza "tipo" è quasi sempre costituita da combattimenti continui intervallati da "isole" di eventi imprevisti, importanti ma inseriti in modo poco coerente, si presenta uno schema con pochissime variazioni se non in alcune sezioni centrali e finali. Essa riesce tuttavia a tenere una continuità che lega gli avvenimenti in un filo cronologico (e logico), abbandonando quindi gli stilemi, allora popolari, dell'episodicità. Un modello comunque ancora "sgraziato", a mio avviso, tuttavia si tratta di una caratteristica sulla quale non si possono certo sollevare dei rimproveri, considerando l'epoca in cui la serie è stata prodotta.
Complessivamente, si tratta di un'opera che mi è piaciuta, narrativamente (alle volte) un po' debole, ma bilancia questo tratto con il realismo dei suoi personaggi, il quale per il periodo era sicuramente qualcosa di sensazionale, e con la pregnanza delle sue tematiche. Ho spesso sentito, senza nascondere un po' di sorpresa, definire "Gundam" una serie dal pensiero filo-pacifista. Sebbene sia indubbio che un atteggiamento di condanna della guerra emerga, e sia a mio avviso anche un po' ingenuo, in ogni caso la serie non può dirsi pacifista "tout court": è chiaramente presente la consapevolezza della tragica necessità del conflitto tra gli uomini, la necessità di difendere se stessi, le proprie idee e i propri cari. La salvezza e la redenzione, inoltre, non possono certo provenire dall'uomo stesso, quest'ultimo anzi tende a guardare con somma diffidenza questo nuovo genere di esseri umani, non per nulla gli stessi Char e Amuro sono considerati si degli eroi, ma anche degli strumenti pericolosi, da temere, più che delle persone da amare.
Sotto alcuni aspetti, personalmente, mi aspettavo qualcosa di più... "metafisico", qualcosa sullo stile di "Ideon". "Gundam" è infatti speculativamente più "terra-terra", più concreto. In ultima analisi, in "Gundam" si rinuncia alla speculazione per un approccio diverso, più materiale. In proposito è da citare uno scambio di battute che rende l'idea in modo molto efficace, incarnando la sostanziale differenza di "Gundam" da, ad esempio, opere come "Evangelion":
"Lei perché combatte, signor Bright?"
"Adesso non c'è spazio per roba come la filosofia!" "Alzati, su!"
Il finale è, inoltre, concettualmente in linea con lo spirito iconoclasta di Tomino, il robot viene rappresentato nella sua progressiva decostruzione e distruzione, "Mobile Suit" rappresenta definitivamente il preludio alla conclusione dell'epoca degli invincibili Super-Robot di Go Nagai.
Gundam è un ottimo anime e soprattutto consigliatissimo. Si nota uno stile dei disegni non di certo eccelso, anche se quel tocco di retro anni '60 presente nell'anime dona un fascino particolare ai disegni, che tendono a esprimere molto il movimento con particolari che vengono messi in evidenza molto bene durante i movimenti del Gundam. Inoltre il mio voto rispecchia anche molto la volontà dell'autore di dare una storia ai personaggi e premia come è riuscito a raccontare la storia di Amuro, mentre debbo ammettere che la storia del comandante Sheila e Sara non è molto presa in considerazione, senza inoltre considerare che i mobile suite nemici sono disegnati veramente con i piedi e sopratutto sono tutti identici. Per chi ama le serie dei robottoni come me, devo ammettere che confrontando Gundam con gli anime degli stessi anni almeno i Mobile Suit rispecchiano maggiormente la realtà delle leggi della fisica rispetto a Mazinga e compagnia bella, in quanto almeno vengono rispettate. Senza considerare che nella serie è molto vivo il tema politico, che si fa presente con la guerra tra la federazione e il principato di Zion, che ovviamente sembra richiamare il tema politico della guerra fredda tra gli Stati Uniti e l'URSS e ovviamente il principato di Zion rassomiglia molto all'URSS con il suo avanzamento tecnologico rispetto agli Stati Uniti. Come poi vediamo, la vittoria della federazione sembra quasi preannunciare nella realtà quello che avverrà con la caduta dell'URSS.
L'anime non ha un design concept molto curato, se si escludono il Gundam e la Base Bianca, che sono fatti a regola d'arte.
"Mobile Suit Gundam" è un anime consigliatissimo e consiglio di vedere tutta la serie facendo una bella maratona di episodi.
L'anime non ha un design concept molto curato, se si escludono il Gundam e la Base Bianca, che sono fatti a regola d'arte.
"Mobile Suit Gundam" è un anime consigliatissimo e consiglio di vedere tutta la serie facendo una bella maratona di episodi.
Gundam è senza alcun dubbio un anime semplicemente fantastico, l'opera che ha praticamente creato un nuovo genere di anime robotici e il primo vero esempio di anime destinato a un pubblico più maturo rispetto al target medio di altri anime mecha. L'anime a mio avviso ha una storia fantastica, drammatica, personaggi caratterizzati ottimamente.
Il mio personaggio preferito resta sempre il mitico Char sempre emulato dalle serie Gundam successive, ma mai all'altezza di quello della prima serie.
La prima serie di Gundam per me è e resterà sempre un capolavoro del genere mecha, nessun'altra serie di Gundam successiva è allo stesso livello di questa.
Semplicemente imperdibile.
Il mio personaggio preferito resta sempre il mitico Char sempre emulato dalle serie Gundam successive, ma mai all'altezza di quello della prima serie.
La prima serie di Gundam per me è e resterà sempre un capolavoro del genere mecha, nessun'altra serie di Gundam successiva è allo stesso livello di questa.
Semplicemente imperdibile.
0079 Universal Century: un universo parallelo che ricorderemo a lungo.
Mobile Suit Gundam, serie del 1979, ripercorre le gesta, eroiche e non, di tutti quei soldati impegnati in una folle guerra, detta One Year War, che vede morte e devastazione in entrambi gli schieramenti: la Federazione Terrestre ed il Principato di Zeon. In particolare il focus andrà su un giovane ragazzo, Amuro Rei, che ha visto la distruzione della sua colonia con i suoi stessi occhi, e su un promettente ufficiale dell'esercito di Zeon, Char Aznable, detto "la cometa rossa" per via del suo Zaku speciale.
La trama lontanamente abbozzata dal sottoscritto non è nulla in confronto all'opera magnifica che vi ritroverete davanti. Il tutto assecondato da disegni che, anche se di ormai 32 anni fa, riescono ancora a catturare lo spettatore e un ri-doppiaggio italiano degno della serie.
Non voglio dirvi altro. Solo quello di guardarlo al più presto. Sia a chi si butta nel mondo dei mecha per la prima volta sia chi di mecha in questi anni ne ha visti davvero molti. Non sperate di trovare mecha indistruttibili, avete sbagliato serie !
Mobile Suit Gundam, serie del 1979, ripercorre le gesta, eroiche e non, di tutti quei soldati impegnati in una folle guerra, detta One Year War, che vede morte e devastazione in entrambi gli schieramenti: la Federazione Terrestre ed il Principato di Zeon. In particolare il focus andrà su un giovane ragazzo, Amuro Rei, che ha visto la distruzione della sua colonia con i suoi stessi occhi, e su un promettente ufficiale dell'esercito di Zeon, Char Aznable, detto "la cometa rossa" per via del suo Zaku speciale.
La trama lontanamente abbozzata dal sottoscritto non è nulla in confronto all'opera magnifica che vi ritroverete davanti. Il tutto assecondato da disegni che, anche se di ormai 32 anni fa, riescono ancora a catturare lo spettatore e un ri-doppiaggio italiano degno della serie.
Non voglio dirvi altro. Solo quello di guardarlo al più presto. Sia a chi si butta nel mondo dei mecha per la prima volta sia chi di mecha in questi anni ne ha visti davvero molti. Non sperate di trovare mecha indistruttibili, avete sbagliato serie !
Io e i robot giapponesi non siamo mai stati amici, anzi. Quelle rare volte che beccavo il super robot del caso, su qualche emittente regionale, da bambino, cambiavo canale immediatamente. A livello di cartoni animati giapponesi, preferisco tuttora di gran lunga serie dove l’eroe combatta in prima persona con l’ausilio del suo stesso corpo e non dentro una macchina. Perché, allora, vi chiederete, ho fatto una recensione di Gundam con un voto del genere?
Succede, in maniera del tutto inaspettata, che senti parlare di un titolo per tutta una vita senza mai visionarlo e, all’improvviso, trent’anni dopo la sua uscita, questo ti venga fatto guardare da un amico. E, in maniera del tutto inaspettata, succede che quel titolo che non avevi mai degnato di uno sguardo prima di quel momento ti catturi, ti coinvolga ed entri prepotentemente nella tua vita pronto a farsi ricordare come una delle sue migliori esperienze.
Mobile Suit Gundam è una di quelle serie storiche, dotate da un’aura leggendaria, che quasi ti fan vergognare di non averle mai viste e impaurire al pensiero di avvicinarcisi. Eppure, una volta che cominci a guardarlo, comprendi il perché del posto del tutto speciale che occupa nel corso della storia, e non riesci più a staccartene, appassionato o meno che tu sia dei robot giapponesi. Ciò che la serie mette in scena, infatti, non sono tanto i robot (che pure non mancano), quanto la guerra, una guerra fatta sì di robot e astronavi ma soprattutto di persone, umani che lottano contro altri umani perché “Side 3 si è autoproclamato Principato di Zeon e ha mosso guerra alla Federazione Terrestre”.
Come ho avuto modo di pensare diverse volte durante la visione della serie, Mobile Suit Gundam usa i robot e lo spazio solo come contesto, magari per spingere commercialmente le vendite di modellini, ma probabilmente avrebbe potuto funzionare perfettamente allo stesso modo se alla guerra spaziale si fosse sostituita la guerra del Vietnam, la guerra di secessione o qualsiasi altro conflitto di qualsiasi altro tempo e luogo.
L’aspetto “spaziale” è, intendiamoci, sapientemente descritto, forse anche troppo. Il mondo di Gundam ha una sua politica, complesse gerarchie militari, una sua geografia, un’articolata cronologia degli eventi storico/politici che precedono le vicende narrate nell’anime, una classificazione di innumerevoli mezzi di trasporto o veicoli bellici ognuno con un suo nome e una sua caratteristica, e persino una sua particolare fisica. Le battaglie spaziali, con astronavi, robot, esplosioni e raggi laser in ogni dove non mancheranno, e anzi lo spettatore potrà conoscere un’ampia moltitudine di veicoli differenti, ognuno con un proprio nome e un suo, azzeccatissimo, design, e vederli in azione in battaglie sanguinose.
C’è, tuttavia, di più, dietro a questo. Infatti, persino lo stesso Gundam che dà il titolo alla serie è poco più che un ammasso di ferraglia, per quanto intrigante possa essere il suo design. Non è un personaggio, ma solo un mezzo, che magari in taluni episodi non sarà neppure mostrato, perché il suo pilota si avvalerà di altri veicoli da usare in battaglia.
Quel che colpisce di Mobile Suit Gundam è, infatti, aldilà dei robot, delle astronavi e delle esplosioni, la grandissima attenzione posta ai personaggi. Tutti. Capitanati da Amuro Ray, un ragazzo di quindici anni che si ritrova catapultato in una sanguinosa realtà, dove rischia la vita ogni giorno e dove un intero esercito si aspetta da lui che combatta su una macchina da guerra e abbatta nemici che non vede nemmeno in volto e che non gli hanno fatto alcun torto.
Mobile Suit Gundam ci offre personaggi che ti ritrovi ad amare incondizionatamente già ad un primo sguardo e personaggi che ti fanno provare un odio viscerale nei loro confronti dall’inizio alla fine, personaggi che ti diverti a prendere in giro o che guardi con tenerezza, personaggi di cui ti diverti a (s)parlare con gli amici che conoscono la serie, personaggi che amavi che ti ritrovi a criticare o a odiare, personaggi che odiavi o prendevi in giro che invece ti ritrovi ad amare, personaggi che magari muoiono e ti fanno rendere conto che le cose (e le persone) le apprezzi soltanto quando non ci sono più. Non c’è uno solo, tra i personaggi di questa storia, che lasci indifferenti gli spettatori. In una serie come questa, dove si prova dispiacere anche per il soldato semplice senza nome che esplode in una frazione di secondo insieme al suo robot, non si può non rendersi conto di come ogni personaggio, buono, cattivo o comparsa che sia, sia caratterizzato alla perfezione, tanto da spingerti a proseguire la visione della serie facendoti mille film in testa su queste persone, le loro storie e i loro sentimenti.
Sono i personaggi, non le macchine, il motore di Mobile Suit Gundam. L’intera guerra che fa da fulcro alle vicende nasce da mano umana e sarebbe stata evitata se i due schieramenti si fossero confrontati verbalmente più che con le armi. Questa guerra che ha le sue radici in sentimenti radicati nel cuore degli uomini svela i sentimenti e le pulsioni più svariate dell’animo umano e sarà impossibile non emozionarsi di fronte alla freddezza di Char Aznable, al disorientamento di Amuro Ray, al carattere gioviale da fratello maggiore di Ryu, alla forza d’animo di Sayla, all’onore e alla fierezza di Ramba Ral, al velenoso carattere del colonnello Makube, alle decisioni spesso sofferte ma necessarie del comandante Bright, al disperato attaccamento alla famiglia di alcuni membri degli Zabi e all’arrivismo e alla smodata ambizione di altri, al dolore di chi perde i suoi cari in battaglia, alla rassegnazione di un destino crudele o alla rabbia di chi grida vendetta per un conflitto tanto duro quanto insensato che gli ha rovinato la vita.
Mobile Suit Gundam è una storia complessa, articolata, che prende il via da un quasi banale conflitto fra due fazioni per scandagliare l’animo umano e mettere in scena i suoi più diversi aspetti, ma anche per imbastire una storia ricchissima di risvolti inattesi e colpi di scena, cui l’introduzione di un elemento più sovrannaturale nella parte finale non fa che aggiungere fascino e interesse, rivoltandone forse le tematiche e gli stessi messaggi. È una serie piena di drammi, che mostra e critica il lato più brutale e crudele della guerra. Una guerra spaziale combattuta su robot e astronavi, certo, ma non troppo dissimile da quelle del nostro mondo.
Difetti? Sì, a onor del vero ce n’è, come una certa pesantezza di fondo che personalmente mi ha fatto optare per una visione a piccole dosi, un esagerare nel mostrare battaglie spaziali che hanno tolto spazio ad altri aspetti più umani che si potevano approfondire un pelino di più, un accento un po’ fine a sé stesso posto (evidentemente per motivi commerciali) sull’elemento del robot trasformabile/componibile di stampo anni ’70, un paio di personaggi di scarsa utilità che potevano essere evitati (qualcuno ha detto i tre bambini della Base Bianca?) e il già citato elemento sovrannaturale che poteva essere spiegato un pochino meglio, nonostante sia comunque di grandissimo impatto emotivo sullo spettatore.
Nondimeno, nonostante questo, Mobile Suit Gundam rimane un capolavoro, un’opera di gran pregio anche a livello tecnico. Se, naturalmente, le animazioni e i colori oggi appaiono obsoleti, non si può dire che non fossero curatissime per l’epoca d’uscita, e lo splendido character design ad opera di Yoshikazu Yasuhiko riesce ad essere ancor oggi estremamente gradevole. Di ottima fattura il doppiaggio giapponese (del resto, con fuoriclasse come Tohru Furuya, Daisuke Gouri, Kaneto Shiozawa, Hirotaka Suzuoki, Banjou Ginga a disposizione era difficile il contrario) e di buon livello quello nostrano (il ridoppiaggio eseguito recentemente da Dynit, mentre il doppiaggio casereccio degli anni ’80 l’ho trovato bruttino), con un’ampia scelta di buone voci romane, malgrado qualche scivolone nella figura di doppiatori che non hanno reso il ruolo al massimo delle loro possibilità, soprattutto nel caso dei personaggi femminili.
Concludendo, l’aria di leggenda che ammanta Mobile Suit Gundam è a mio avviso pienamente meritata, ma è difficile spiegarla a parole. C’è bisogno di armarsi e calarsi in prima persona in quel contesto così crudo, drammatico e ricco di grandi passioni, per comprenderla. È una serie estremamente coinvolgente e ben congegnata, che, personalmente, mi sono trovato ad amare nonostante non sia propriamente appassionato di robot e battaglie spaziali, proprio per il suo nascondere moltissimi altri temi e messaggi, veicolati attraverso una maniacale attenzione alle psicologie dei personaggi, dietro questa facciata. Probabilmente a qualcuno oggi apparirà vecchia, ma in virtù del suo ruolo fondamentale nell’animazione giapponese e del suo inaspettato enorme livello di coinvolgimento, ritengo che possa valere perlomeno un’occhiatina.
Succede, in maniera del tutto inaspettata, che senti parlare di un titolo per tutta una vita senza mai visionarlo e, all’improvviso, trent’anni dopo la sua uscita, questo ti venga fatto guardare da un amico. E, in maniera del tutto inaspettata, succede che quel titolo che non avevi mai degnato di uno sguardo prima di quel momento ti catturi, ti coinvolga ed entri prepotentemente nella tua vita pronto a farsi ricordare come una delle sue migliori esperienze.
Mobile Suit Gundam è una di quelle serie storiche, dotate da un’aura leggendaria, che quasi ti fan vergognare di non averle mai viste e impaurire al pensiero di avvicinarcisi. Eppure, una volta che cominci a guardarlo, comprendi il perché del posto del tutto speciale che occupa nel corso della storia, e non riesci più a staccartene, appassionato o meno che tu sia dei robot giapponesi. Ciò che la serie mette in scena, infatti, non sono tanto i robot (che pure non mancano), quanto la guerra, una guerra fatta sì di robot e astronavi ma soprattutto di persone, umani che lottano contro altri umani perché “Side 3 si è autoproclamato Principato di Zeon e ha mosso guerra alla Federazione Terrestre”.
Come ho avuto modo di pensare diverse volte durante la visione della serie, Mobile Suit Gundam usa i robot e lo spazio solo come contesto, magari per spingere commercialmente le vendite di modellini, ma probabilmente avrebbe potuto funzionare perfettamente allo stesso modo se alla guerra spaziale si fosse sostituita la guerra del Vietnam, la guerra di secessione o qualsiasi altro conflitto di qualsiasi altro tempo e luogo.
L’aspetto “spaziale” è, intendiamoci, sapientemente descritto, forse anche troppo. Il mondo di Gundam ha una sua politica, complesse gerarchie militari, una sua geografia, un’articolata cronologia degli eventi storico/politici che precedono le vicende narrate nell’anime, una classificazione di innumerevoli mezzi di trasporto o veicoli bellici ognuno con un suo nome e una sua caratteristica, e persino una sua particolare fisica. Le battaglie spaziali, con astronavi, robot, esplosioni e raggi laser in ogni dove non mancheranno, e anzi lo spettatore potrà conoscere un’ampia moltitudine di veicoli differenti, ognuno con un proprio nome e un suo, azzeccatissimo, design, e vederli in azione in battaglie sanguinose.
C’è, tuttavia, di più, dietro a questo. Infatti, persino lo stesso Gundam che dà il titolo alla serie è poco più che un ammasso di ferraglia, per quanto intrigante possa essere il suo design. Non è un personaggio, ma solo un mezzo, che magari in taluni episodi non sarà neppure mostrato, perché il suo pilota si avvalerà di altri veicoli da usare in battaglia.
Quel che colpisce di Mobile Suit Gundam è, infatti, aldilà dei robot, delle astronavi e delle esplosioni, la grandissima attenzione posta ai personaggi. Tutti. Capitanati da Amuro Ray, un ragazzo di quindici anni che si ritrova catapultato in una sanguinosa realtà, dove rischia la vita ogni giorno e dove un intero esercito si aspetta da lui che combatta su una macchina da guerra e abbatta nemici che non vede nemmeno in volto e che non gli hanno fatto alcun torto.
Mobile Suit Gundam ci offre personaggi che ti ritrovi ad amare incondizionatamente già ad un primo sguardo e personaggi che ti fanno provare un odio viscerale nei loro confronti dall’inizio alla fine, personaggi che ti diverti a prendere in giro o che guardi con tenerezza, personaggi di cui ti diverti a (s)parlare con gli amici che conoscono la serie, personaggi che amavi che ti ritrovi a criticare o a odiare, personaggi che odiavi o prendevi in giro che invece ti ritrovi ad amare, personaggi che magari muoiono e ti fanno rendere conto che le cose (e le persone) le apprezzi soltanto quando non ci sono più. Non c’è uno solo, tra i personaggi di questa storia, che lasci indifferenti gli spettatori. In una serie come questa, dove si prova dispiacere anche per il soldato semplice senza nome che esplode in una frazione di secondo insieme al suo robot, non si può non rendersi conto di come ogni personaggio, buono, cattivo o comparsa che sia, sia caratterizzato alla perfezione, tanto da spingerti a proseguire la visione della serie facendoti mille film in testa su queste persone, le loro storie e i loro sentimenti.
Sono i personaggi, non le macchine, il motore di Mobile Suit Gundam. L’intera guerra che fa da fulcro alle vicende nasce da mano umana e sarebbe stata evitata se i due schieramenti si fossero confrontati verbalmente più che con le armi. Questa guerra che ha le sue radici in sentimenti radicati nel cuore degli uomini svela i sentimenti e le pulsioni più svariate dell’animo umano e sarà impossibile non emozionarsi di fronte alla freddezza di Char Aznable, al disorientamento di Amuro Ray, al carattere gioviale da fratello maggiore di Ryu, alla forza d’animo di Sayla, all’onore e alla fierezza di Ramba Ral, al velenoso carattere del colonnello Makube, alle decisioni spesso sofferte ma necessarie del comandante Bright, al disperato attaccamento alla famiglia di alcuni membri degli Zabi e all’arrivismo e alla smodata ambizione di altri, al dolore di chi perde i suoi cari in battaglia, alla rassegnazione di un destino crudele o alla rabbia di chi grida vendetta per un conflitto tanto duro quanto insensato che gli ha rovinato la vita.
Mobile Suit Gundam è una storia complessa, articolata, che prende il via da un quasi banale conflitto fra due fazioni per scandagliare l’animo umano e mettere in scena i suoi più diversi aspetti, ma anche per imbastire una storia ricchissima di risvolti inattesi e colpi di scena, cui l’introduzione di un elemento più sovrannaturale nella parte finale non fa che aggiungere fascino e interesse, rivoltandone forse le tematiche e gli stessi messaggi. È una serie piena di drammi, che mostra e critica il lato più brutale e crudele della guerra. Una guerra spaziale combattuta su robot e astronavi, certo, ma non troppo dissimile da quelle del nostro mondo.
Difetti? Sì, a onor del vero ce n’è, come una certa pesantezza di fondo che personalmente mi ha fatto optare per una visione a piccole dosi, un esagerare nel mostrare battaglie spaziali che hanno tolto spazio ad altri aspetti più umani che si potevano approfondire un pelino di più, un accento un po’ fine a sé stesso posto (evidentemente per motivi commerciali) sull’elemento del robot trasformabile/componibile di stampo anni ’70, un paio di personaggi di scarsa utilità che potevano essere evitati (qualcuno ha detto i tre bambini della Base Bianca?) e il già citato elemento sovrannaturale che poteva essere spiegato un pochino meglio, nonostante sia comunque di grandissimo impatto emotivo sullo spettatore.
Nondimeno, nonostante questo, Mobile Suit Gundam rimane un capolavoro, un’opera di gran pregio anche a livello tecnico. Se, naturalmente, le animazioni e i colori oggi appaiono obsoleti, non si può dire che non fossero curatissime per l’epoca d’uscita, e lo splendido character design ad opera di Yoshikazu Yasuhiko riesce ad essere ancor oggi estremamente gradevole. Di ottima fattura il doppiaggio giapponese (del resto, con fuoriclasse come Tohru Furuya, Daisuke Gouri, Kaneto Shiozawa, Hirotaka Suzuoki, Banjou Ginga a disposizione era difficile il contrario) e di buon livello quello nostrano (il ridoppiaggio eseguito recentemente da Dynit, mentre il doppiaggio casereccio degli anni ’80 l’ho trovato bruttino), con un’ampia scelta di buone voci romane, malgrado qualche scivolone nella figura di doppiatori che non hanno reso il ruolo al massimo delle loro possibilità, soprattutto nel caso dei personaggi femminili.
Concludendo, l’aria di leggenda che ammanta Mobile Suit Gundam è a mio avviso pienamente meritata, ma è difficile spiegarla a parole. C’è bisogno di armarsi e calarsi in prima persona in quel contesto così crudo, drammatico e ricco di grandi passioni, per comprenderla. È una serie estremamente coinvolgente e ben congegnata, che, personalmente, mi sono trovato ad amare nonostante non sia propriamente appassionato di robot e battaglie spaziali, proprio per il suo nascondere moltissimi altri temi e messaggi, veicolati attraverso una maniacale attenzione alle psicologie dei personaggi, dietro questa facciata. Probabilmente a qualcuno oggi apparirà vecchia, ma in virtù del suo ruolo fondamentale nell’animazione giapponese e del suo inaspettato enorme livello di coinvolgimento, ritengo che possa valere perlomeno un’occhiatina.
Sicuramente è il miglior titolo di tutta la saga, considerato che ne è il capostipite di quello che poi avverrà nelle serie successive.
C'è da dire che questo anime è il più robotico tra i vari mecha esistenti nel panorama d'animazione nipponica, visto che la maggior parte degli episodio possono contare su dei combattimenti davvero "all'ultimo transistor", ed è facile immaginare come ancora molti fan, anche al giorno d'oggi, siano legati a questo importantissimo titolo.
In pratica, se tifi mecha non puoi non aver visto Mobile Suit Gundam.
Detto questo, analizzo un altro punto della serie. Solitamente intendiamo le serie mecha molto lunghe, con diversi spin-off e similari atti a potenziare la popolarità della serie, più che le trame del personaggio stesso, questo titolo, rispetto a quelli futuri, viaggia a mio avviso in una sola direzione, ovvero la guerra che tutto travolge e non guarda in faccia davvero nessuno.
Non guarda nessuno per fratelli che uccidono fratelli, per l'ingordigia di potere che cresce al pari se non di più del robot che viene pilotato, il quale dovrebbe essere un mezzo a sostegno dell'umanità e mai contro, in questo caso si ha la dimostrazione della seconda possibilità.
Effettivamente le armi più brutte, e più brute che vengono utilizzate non sono tanto i poderosi colpi lanciati da queste incredibili macchine, ma è un odio fratricida che si estende in tutti i protagonisti e luoghi della vicenda.
Difatti abbiamo diverse "location", ma la questione-guida è una sola: il dominio assoluto dove il legame di sangue lascia il posto alla bramosia.
Diciamo che la serie, nonostante i bei disegni, vive in questa "cecità" per tutti gli episodi, e man mano che si va avanti nella storia diventa sempre più forte il grido di disperazione e di collera che regna tra i protagonisti di quest'opera prima della saga.
Ha avuto tanto successo forse per il distaccarsi quasi completamente dall'intento robotico-filantropico che hanno contraddistinto le serie come quelle di Go Nagai, qui ne ritroviamo il concetto contrario, ovvero, l'intento robotico-punitivo-repressivo.
Non me la sento di segnalarlo a ragazzini perché non ci sono buoni esempi da seguire nella maggior parte della trama, ma una cosa a favore per renderlo "digeribile" anche a loro posso comunque dirla: l'opera vuol farci capire che il mondo fino a quando sarà lontano dai bassi istinti in cui un pugno di uomini può essere inebriato, sarà un mondo tranquillo e con delle regole valide e rispettabili, quando non sarà più così, l'anarchia e l'odio verso il prossimo governeranno questo pianeta, ed è solo per questo motivo che se proprio i ragazzini devono seguirlo,è meglio che lo facciano con un adulto accanto.
Ricordate però, che è solo un mio personalissimo parere!
C'è da dire che questo anime è il più robotico tra i vari mecha esistenti nel panorama d'animazione nipponica, visto che la maggior parte degli episodio possono contare su dei combattimenti davvero "all'ultimo transistor", ed è facile immaginare come ancora molti fan, anche al giorno d'oggi, siano legati a questo importantissimo titolo.
In pratica, se tifi mecha non puoi non aver visto Mobile Suit Gundam.
Detto questo, analizzo un altro punto della serie. Solitamente intendiamo le serie mecha molto lunghe, con diversi spin-off e similari atti a potenziare la popolarità della serie, più che le trame del personaggio stesso, questo titolo, rispetto a quelli futuri, viaggia a mio avviso in una sola direzione, ovvero la guerra che tutto travolge e non guarda in faccia davvero nessuno.
Non guarda nessuno per fratelli che uccidono fratelli, per l'ingordigia di potere che cresce al pari se non di più del robot che viene pilotato, il quale dovrebbe essere un mezzo a sostegno dell'umanità e mai contro, in questo caso si ha la dimostrazione della seconda possibilità.
Effettivamente le armi più brutte, e più brute che vengono utilizzate non sono tanto i poderosi colpi lanciati da queste incredibili macchine, ma è un odio fratricida che si estende in tutti i protagonisti e luoghi della vicenda.
Difatti abbiamo diverse "location", ma la questione-guida è una sola: il dominio assoluto dove il legame di sangue lascia il posto alla bramosia.
Diciamo che la serie, nonostante i bei disegni, vive in questa "cecità" per tutti gli episodi, e man mano che si va avanti nella storia diventa sempre più forte il grido di disperazione e di collera che regna tra i protagonisti di quest'opera prima della saga.
Ha avuto tanto successo forse per il distaccarsi quasi completamente dall'intento robotico-filantropico che hanno contraddistinto le serie come quelle di Go Nagai, qui ne ritroviamo il concetto contrario, ovvero, l'intento robotico-punitivo-repressivo.
Non me la sento di segnalarlo a ragazzini perché non ci sono buoni esempi da seguire nella maggior parte della trama, ma una cosa a favore per renderlo "digeribile" anche a loro posso comunque dirla: l'opera vuol farci capire che il mondo fino a quando sarà lontano dai bassi istinti in cui un pugno di uomini può essere inebriato, sarà un mondo tranquillo e con delle regole valide e rispettabili, quando non sarà più così, l'anarchia e l'odio verso il prossimo governeranno questo pianeta, ed è solo per questo motivo che se proprio i ragazzini devono seguirlo,è meglio che lo facciano con un adulto accanto.
Ricordate però, che è solo un mio personalissimo parere!
L'ho seguito quando è stato ritrasmesso qualche anno fa su Italia 1 e l' ho trovato decisamente bello e coinvolgente.
Vabbé, i motivi per cui questa serie è famosa credo siano arcinoti: la guerra non vista più come disputa tra umani e alieni o robot, ma tra umani e umani, una storia decisamente più in divenire rispetto a quella di altre serie, nonché contraddistinta da una più curata caratterizzazione di tutti i personaggi, non solo dunque dei protagonisti, ma anche dei co-protagonisti e dei cattivi.
Il disegno e la grafica poi, nonostante siano passati ormai trenta anni e poco più dalla sua realizzazione, sono sempre buoni e mantengono un certo fascino. Senza considerare poi quell'atmosfera triste e malinconica...
Vabbé, i motivi per cui questa serie è famosa credo siano arcinoti: la guerra non vista più come disputa tra umani e alieni o robot, ma tra umani e umani, una storia decisamente più in divenire rispetto a quella di altre serie, nonché contraddistinta da una più curata caratterizzazione di tutti i personaggi, non solo dunque dei protagonisti, ma anche dei co-protagonisti e dei cattivi.
Il disegno e la grafica poi, nonostante siano passati ormai trenta anni e poco più dalla sua realizzazione, sono sempre buoni e mantengono un certo fascino. Senza considerare poi quell'atmosfera triste e malinconica...
L'han già scritto in molti, e non posso far altro che ribadirlo: è una serie da vedere per chiunque ami gli anime, anzi, è LA serie per eccellenza.
Trama, animazioni, regia, musiche, effetti sonori, doppiaggio (soprattutto giapponese ma anche entrambi i doppiaggi italiani non sono male): insomma, tutto perfetto, con personaggi perfettamente credibili, specialmente in considerazione dell'epoca (forse i capelli viola sono un po' strani, ma in fondo nemmeno molto).
Allora perché solo 8? Semplice: tutto il realismo viene rotto secondo me dall'inclusione delle capacità dei Newtype. Capisco che possano "andare in berserk" o aumentare le loro capacità, ma quando si arriva ai fenomeni paranormali mi cadono seriamente le braccia, per il semplice motivo che secondo il mio umile parere non ce n'era bisogno.
Per il resto, come ho detto, resta LA serie robotica per eccellenza, perché tutto ciò che amate, escludendo i primi super robot, logicamente, proviene da qui.
Nessuno ce la fa contro Gundam!
Trama, animazioni, regia, musiche, effetti sonori, doppiaggio (soprattutto giapponese ma anche entrambi i doppiaggi italiani non sono male): insomma, tutto perfetto, con personaggi perfettamente credibili, specialmente in considerazione dell'epoca (forse i capelli viola sono un po' strani, ma in fondo nemmeno molto).
Allora perché solo 8? Semplice: tutto il realismo viene rotto secondo me dall'inclusione delle capacità dei Newtype. Capisco che possano "andare in berserk" o aumentare le loro capacità, ma quando si arriva ai fenomeni paranormali mi cadono seriamente le braccia, per il semplice motivo che secondo il mio umile parere non ce n'era bisogno.
Per il resto, come ho detto, resta LA serie robotica per eccellenza, perché tutto ciò che amate, escludendo i primi super robot, logicamente, proviene da qui.
Nessuno ce la fa contro Gundam!
Questa serie, come già sottolineato da altri recensori, ha segnato un punto di svolta nell'animazione nipponica. La guerra non è mai stata così realistica come quella rappresentata in Gundam. Per la prima volta i contendenti devono fare i conti con la scarsità, intesa in senso esteso: mezzi non idonei, o semplicemente vetusti con cui i protagonisti devono andare in battaglia oltre a problemi di rifornimenti, di munizioni e di pezzi di ricambio. Finisce l'era dei robot indistruttibili, dei mezzi che paiono inesauribili (sia per la “Base Bianca”, che per il Principato di Zion, le armi utilizzate sono contate). Inoltre i mezzi vengono tecnologicamente superati da nuove armi, per cui il materiale bellico che si vede nelle prime puntate spesso tende a scomparire nel prosieguo della serie o, semplicemente, sottoutilizzato perché non ritenuto più idoneo. Si da risalto persino al problema del controllo delle fonti di approvvigionamento (materie prime), indispensabili per la produzione industriale delle armi.
Altra cosa che ho apprezzato è il fatto che le armi (anche le astronavi) hanno un nome-modello (“Magellano”, “Zanzibar”, “Musavi” per intenderci) e una classe di appartenenza. Gli sceneggiatori si sono presi la briga di creare tutta una classificazione dei mezzi, con le loro specifiche caratteristiche (mezzi da ricognizione, mezzi da assalto, mezzi da trasporto, ecc).
Persino la sonnacchiosa vita nelle retrovie è ben rappresentata: soldati annoiati, stanchi, privi oramai di motivazioni e di disciplina, o semplicemente “dimenticati” dagli alti comandi, che rifiutano le loro munizioni o mezzi migliori, e che aspettano solo di potersene andare altrove.
Tutto ciò concorre a creare il giusto e realistico clima che si può respirare dentro e fuori i campi di battaglia. La retorica è ridotta al minimo, quando non assente, ed i nemici non sono i cattivi di turno: sono solo nemici da combattere, mossi da motivazioni che sono valide almeno quanto quelle, per fare un esempio, di Peter Rei (il protagonista).
Grande attenzione è stata data alle tattiche ed alle strategie di battaglia e le considerazioni e le valutazioni dei comandanti sono interessanti almeno quanto le battaglie vere e proprie. Da questo deriva il fatto che, per esempio, anche la ritirata può essere una scelta conveniente per non pregiudicare la strategia futura, e che i personalismi non hanno importanza alcuna, anzi, sono dannosi. Lo stesso protagonista viene rimproverato dal comandante della Base Bianca, dopo aver inflitto danni al nemico con una azione personale, perché così facendo ha creato problemi per il raggiungimento degli obiettivi futuri. Ciò che conta è solo l'azione collettiva, coordinata, corale.
Dove mai si possono trovare tutti questi elementi in un anime di trent'anni fa? Ma lo stesso discorso vale anche per le serie più recenti.
I personaggi sono tutti caratterizzati con attenzione, in particolare per quanto riguarda la loro capacità di combattere (in Gundam i piloti si esercitano ed addestrano, altra novità), nonché più in generale la loro maturità come persone; Kai, in particolare, secondo me, è quello che cambia maggiormente atteggiamenti rispetto alle prime puntate.
Un personaggio particolarmente interessante è il Maggiore Char. Oltre ad un acume tattico fuori dalla norma, è anche dotato di un notevole carisma, anche se le sue motivazioni sono principalmente di natura personale (vendetta).
Per quanto riguarda i disegni ed il comparto tecnico, non me la sento di fare commenti particolari: la serie, come ho già scritto, ha trent'anni e li dimostra tutti, anche se per gli standard dell'epoca era ben realizzata. Il doppiaggio, invece, non mi piaciuto molto: accanto ad alcuni personaggi ben doppiati ce ne sono alcuni un po' sconcertanti, sopratutto quelli femminili: sembra di sentire parlare una professoressa ad un convegno di filologia romanza.
In conclusione, uno dei primi veri capolavori, a mio parere, dell'animazione giapponese.
Altra cosa che ho apprezzato è il fatto che le armi (anche le astronavi) hanno un nome-modello (“Magellano”, “Zanzibar”, “Musavi” per intenderci) e una classe di appartenenza. Gli sceneggiatori si sono presi la briga di creare tutta una classificazione dei mezzi, con le loro specifiche caratteristiche (mezzi da ricognizione, mezzi da assalto, mezzi da trasporto, ecc).
Persino la sonnacchiosa vita nelle retrovie è ben rappresentata: soldati annoiati, stanchi, privi oramai di motivazioni e di disciplina, o semplicemente “dimenticati” dagli alti comandi, che rifiutano le loro munizioni o mezzi migliori, e che aspettano solo di potersene andare altrove.
Tutto ciò concorre a creare il giusto e realistico clima che si può respirare dentro e fuori i campi di battaglia. La retorica è ridotta al minimo, quando non assente, ed i nemici non sono i cattivi di turno: sono solo nemici da combattere, mossi da motivazioni che sono valide almeno quanto quelle, per fare un esempio, di Peter Rei (il protagonista).
Grande attenzione è stata data alle tattiche ed alle strategie di battaglia e le considerazioni e le valutazioni dei comandanti sono interessanti almeno quanto le battaglie vere e proprie. Da questo deriva il fatto che, per esempio, anche la ritirata può essere una scelta conveniente per non pregiudicare la strategia futura, e che i personalismi non hanno importanza alcuna, anzi, sono dannosi. Lo stesso protagonista viene rimproverato dal comandante della Base Bianca, dopo aver inflitto danni al nemico con una azione personale, perché così facendo ha creato problemi per il raggiungimento degli obiettivi futuri. Ciò che conta è solo l'azione collettiva, coordinata, corale.
Dove mai si possono trovare tutti questi elementi in un anime di trent'anni fa? Ma lo stesso discorso vale anche per le serie più recenti.
I personaggi sono tutti caratterizzati con attenzione, in particolare per quanto riguarda la loro capacità di combattere (in Gundam i piloti si esercitano ed addestrano, altra novità), nonché più in generale la loro maturità come persone; Kai, in particolare, secondo me, è quello che cambia maggiormente atteggiamenti rispetto alle prime puntate.
Un personaggio particolarmente interessante è il Maggiore Char. Oltre ad un acume tattico fuori dalla norma, è anche dotato di un notevole carisma, anche se le sue motivazioni sono principalmente di natura personale (vendetta).
Per quanto riguarda i disegni ed il comparto tecnico, non me la sento di fare commenti particolari: la serie, come ho già scritto, ha trent'anni e li dimostra tutti, anche se per gli standard dell'epoca era ben realizzata. Il doppiaggio, invece, non mi piaciuto molto: accanto ad alcuni personaggi ben doppiati ce ne sono alcuni un po' sconcertanti, sopratutto quelli femminili: sembra di sentire parlare una professoressa ad un convegno di filologia romanza.
In conclusione, uno dei primi veri capolavori, a mio parere, dell'animazione giapponese.
<b>[ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER]</b>
Come potevo non recensire questo capolavoro della fantascienza robotica? Tappa doverosa per me, essendo uno dei fortunati o sfortunati (per via del disastroso doppiaggio e dell'adattamento) che seguirono la prima messa in onda. Ricordo come da piccolo ci rimasi malissimo quando Amuro fece saltare in aria l'RX-78-2 alla fine.
Sono stato davvero felice quando Dynit ha riproposto questo pezzo di storia sul mercato italiano. Stavolta nessuna scelta all'italiana. Tutto in regola, con tanto di supervisione di Tomino-sensei. Il riadattamento e la pulizia effettuata sui master hanno davvero dato i loro frutti e anche le voci italiane sono secondo me molto azzeccate.
Questa serie tv, nonostante abbia superato i trent'anni, è sempre stupenda: introspezione psicologica, narrazione di una guerra reale e cruda in cui non ci sono eroi e cattivi, solo vincitori o vinti. Nessuna fazione in fondo ha più ragione dell'altra. Ci sono momenti toccanti come quando i due soldati di Zeon aiutano una rifugiata della Base Bianca a scappare via col suo bimbo. Quei soldati, se non erro, fanno purtroppo una brutta fine. Amuro è poi un protagonista perfetto nel ruolo del "dannato": ha un potere non voluto, ma necessario a sopravvivere. Responsabilità che più volte cercherà di scrollarsi di dosso fino al tragico epilogo con Lalah e allo scontro finale con Char, sublime.
Gundam sta a alla fantascienza robotica come Star Trek sta alla fantascienza classica: due capisaldi, due punti di riferimento per il futuro.
Chi non ha l'ancora vista lo faccia, sarà un po' passata a livello estetico,in fondo ha pur sempre 30 anni) ma sfido chiunque a non apprezzarne la drammatica e sconvolgente storia.
Come potevo non recensire questo capolavoro della fantascienza robotica? Tappa doverosa per me, essendo uno dei fortunati o sfortunati (per via del disastroso doppiaggio e dell'adattamento) che seguirono la prima messa in onda. Ricordo come da piccolo ci rimasi malissimo quando Amuro fece saltare in aria l'RX-78-2 alla fine.
Sono stato davvero felice quando Dynit ha riproposto questo pezzo di storia sul mercato italiano. Stavolta nessuna scelta all'italiana. Tutto in regola, con tanto di supervisione di Tomino-sensei. Il riadattamento e la pulizia effettuata sui master hanno davvero dato i loro frutti e anche le voci italiane sono secondo me molto azzeccate.
Questa serie tv, nonostante abbia superato i trent'anni, è sempre stupenda: introspezione psicologica, narrazione di una guerra reale e cruda in cui non ci sono eroi e cattivi, solo vincitori o vinti. Nessuna fazione in fondo ha più ragione dell'altra. Ci sono momenti toccanti come quando i due soldati di Zeon aiutano una rifugiata della Base Bianca a scappare via col suo bimbo. Quei soldati, se non erro, fanno purtroppo una brutta fine. Amuro è poi un protagonista perfetto nel ruolo del "dannato": ha un potere non voluto, ma necessario a sopravvivere. Responsabilità che più volte cercherà di scrollarsi di dosso fino al tragico epilogo con Lalah e allo scontro finale con Char, sublime.
Gundam sta a alla fantascienza robotica come Star Trek sta alla fantascienza classica: due capisaldi, due punti di riferimento per il futuro.
Chi non ha l'ancora vista lo faccia, sarà un po' passata a livello estetico,in fondo ha pur sempre 30 anni) ma sfido chiunque a non apprezzarne la drammatica e sconvolgente storia.
Penso che Gundam ci introduca in un'atmosfera alquanto differente dagli altri cartoni animati del suo genere prodotti fino ad allora. Non si assiste più a civiltà aliene all'attacco della Terra, né tanto meno a dei robot con armi fantasiose pronte a respingere i loro attacchi. Ci sono solo uomini soli di fronte al dramma della guerra e, infatti, in questa serie, il vero protagonista è proprio la guerra. Persino le battaglie si svolgono sulla base di complesse tattiche militari e con armi evolute e tecnologicamente perfette.
Il disegno è curato perfettamente, in particolare il mecha design che ritrae i mobile suite come semplici macchine da combattimento. Un mito!
Il disegno è curato perfettamente, in particolare il mecha design che ritrae i mobile suite come semplici macchine da combattimento. Un mito!
Ho sempre amato fin da bambino la saga di Gundam. L'unico suo difetto è che forse l'hanno troppo riciclata negli anni, producendo una miriade di serie un po' stereotipate.
Questo però è l'anime capostipite, ossia quello in cui per la prima volta si possono apprezzare i suoi caratteri originali. Gundam è il l'anime robotico che si distingue da tutti per il suo realismo, per la sua trama complessa e per i suoi toni quasi drammatici. La complessità dei personaggi e le riflessioni sui temi della guerra e sui problemi razziali lo rendono un anime molto adulto. Eppure io ricordo che lo seguivo con passione anche da bambino perché per la prima volta l'eroe protagonista era quasi come me: piangeva, soffriva, vinceva grazie al proprio impegno e a volte anche con fortuna. Ne consiglio senza dubbi la visione.
Questo però è l'anime capostipite, ossia quello in cui per la prima volta si possono apprezzare i suoi caratteri originali. Gundam è il l'anime robotico che si distingue da tutti per il suo realismo, per la sua trama complessa e per i suoi toni quasi drammatici. La complessità dei personaggi e le riflessioni sui temi della guerra e sui problemi razziali lo rendono un anime molto adulto. Eppure io ricordo che lo seguivo con passione anche da bambino perché per la prima volta l'eroe protagonista era quasi come me: piangeva, soffriva, vinceva grazie al proprio impegno e a volte anche con fortuna. Ne consiglio senza dubbi la visione.
Prima indimenticabile serie di quest'anime robotico che ha sconvolto il classico pensiero di "robottone indistruttibile".
Qui invece i "robottoni" si distruggono, si cambiano, si riparano,ecc... ed ogni pilota ha una sua storia e i suoi problemi legati a quella guerra che li rende avversari.
Una menzione "d'onore" va a Char Aznable, probabilmente il miglior protagonista-non protagonista di sempre.
Qui invece i "robottoni" si distruggono, si cambiano, si riparano,ecc... ed ogni pilota ha una sua storia e i suoi problemi legati a quella guerra che li rende avversari.
Una menzione "d'onore" va a Char Aznable, probabilmente il miglior protagonista-non protagonista di sempre.
Ho appena finito di visionare il box 2 dell'edizione Dynit. La serie dal lato grafico è perfetto per la sua età,e la storia è molto fitta, oltre alle strategie dei generali che, nella seconda parte della serie, con l'Operazione Odessa e altre, sono molto complesse. Io sono un ragazzino, quindi faccio ancora fatica a capire molte cose che riguardano l'aspetto morale della serie. Come ci viene fatto capire, Amuro non combatte per qualcosa di preciso,ma per sé stesso, per sopravvivere. Nonostante ciò, però,è sempre pronto ad aiutare gli altri, ed è secondo me uno dei personaggi meglio costruiti della storia degli anime. Onesto, altruista, ma allo stesso tempo spietato, crudele. La psicologia di Amuro e i suoi ideali vengono quindi a modificarsi durante tutta la serie. Dal bambino innocente all'eroe buono/malvagio della Guerra di Un Anno, per poi diventare un uomo consapevole delle sue potenzialità e delle sue responsabilità. Inizialmente la storia è monotona, gli scontri si susseguono uno dopo l'altro, con molti episodi inutili. Nella seconda parte, invece, le cose si fanno diverse. Scopriamo infatti molte cose sul passato dei personaggi,e la storia si sposta su un altro piano. In poche parole, la serie ti abitua, nella prima parte, ad una narrazione statica e lineare, per poi rovesciare il piatto, e presentare le azioni dei personaggi, passate, presenti e future, su un altro piano. Tutto viene capovolto, tutta la realtà viene distorta. E così, la storia inizia a diventare molto fitta e complessa, facendo passare a volte il conflitto tra Zeon e la Federazione in secondo piano. Così il conflitto tra Zeon e la Federazione, le disavventure della Base Bianca, i combattimenti tra robot diventano un mezzo per portare avanti la storia, basata sul passato e gli obiettivi dei personaggi. Quindi, credo anche che la guerra serva a dare spessore alla storia,una morale,senza la quale la trama sarebbe piatta e sarebbe diventato un film che andava dietro le quinte di uno stato importante. Inoltre, la guerra crea anche scompiglio tra i personaggi, dividendoli in due fazioni all'apparenza nette, ma unite dalle storie delle persone partecipi alla battaglia. La guerra rende anche il tutto ancor più drammatico,come le storie dei caduti in battaglia, dei civili e dei soldati vittime della guerra, privati della famiglia.
La serie è quindi adatta per i bambini, che ne seguono i combattimenti, e gli adulti,che ne capiscono gli intrighi e la profondità.
Tomino diventa quindi il Mozart dell'animazione nipponica, creando un prodotto commerciale ma, allo stesso tempo, profondo e crudo, indagando anche sul motivo dell'esistenza dell'uomo.
Un 10 pieno, e un saluto a tutti i fan di Gundam, vecchi e nuovi(come me).
La serie è quindi adatta per i bambini, che ne seguono i combattimenti, e gli adulti,che ne capiscono gli intrighi e la profondità.
Tomino diventa quindi il Mozart dell'animazione nipponica, creando un prodotto commerciale ma, allo stesso tempo, profondo e crudo, indagando anche sul motivo dell'esistenza dell'uomo.
Un 10 pieno, e un saluto a tutti i fan di Gundam, vecchi e nuovi(come me).
Semplicemente Kidou Senshi Gundam (Mobile Suit Gundam, 1979) creata e diretta da Yoshiuki Tomino, è stato un elemento di rottura incredibile con il passato. Per la prima volta i robot non erano Dei meccanici difensori della terra, ma semplici macchine da combattimento. Per gli studiosi Mobile Suit Gundam è il capostipite della scuola realistica o riaruha, che sul finire degli anni '70 ha rivoluzionato il concetto di mecha nell'immaginario collettivo nipponico. Questa linea realistica si può riscontrare su due fronti: quello tecnologico e in quello narrativo. Sul piano tecnologico possiamo notare che i mobile suit vengono danneggiati, esplodono, si usurano, si sporcano, finiscono l'energia e consumano i proiettili; in poche parole sono solo mezzi da combattimento senza anima. Questa essenziale differenza con i robot della scuola ortodossa fa si che si crei una nuova concezione di mecha denominato real-robot, in contrapposizione con i super-robot in stile Go Nagai (e soci). Si rompe cosi quella tradizione che vuole il robot in simbiosi psico/fisica con il pilota. Sul piano narrativo Gundam offre una trama complessa che non fa uso del solito stilema delle puntate auto conclusive ma crea una storia composta da più episodi tutti collegati tra loro. Altro spunto decisivo è la rappresentazione della guerra spogliata del suo fascino teatrale, dove ogni esercito combatte per i propri ideali e la divisione tra buoni e cattivi diventa sempre più labile. Le strategie in battaglia sono essenziali e molte volte anche la fuga risulta una buona soluzione per non rischiare la vita inutilmente. Oltre all'impianto realistico Mobile Suit Gundam eccede anche nel reparto tecnico. Il comparto produttivo della Sunrise risulta ormai più che rodato per dare vita ad una serie ottima sotto tutti i punti di vista, per la prima volta viene chiamato un mecha design addetto solo a visionare e curare tutto ciò che è robotico ed elettronico all'interno della serie, l'eletto per Gundam è Kunio Okawara. Per finire non si può dimenticare un altro passo fondamentale per il genere mecha, cioè una regia molto più autoriale per gli standard del periodo, fatta di piani sequenza, carrellate, zoom e prospettive azzardate supervisionata da Tomino stesso. Gundam è il tipico prodotto che va visto da chiunque si interessa in qualche modo agli anime visto che risulta termine di paragone con un gran numero di serie a venire.
Difficile essere obiettivi su quello che considero l'inizio dell'era del cartone animato rivolto al pubblico adulto. L'ho visto a 14, 20, 30 e 40 anni e continuo a considerarlo un capolavoro. La guerra con la G maiuscola in tutta la sua cruda realtà, i soldati che dimostrano le loro virtu' e i loro difetti alla guida di un aereo o di un esoscheletro (Mobile Suit). L'assenza sostanziale di buoni e cattivi, ma una lotta nel rispetto del proprio codice. Quelli che erano robottoni da bambini negli altri cartoni animati qui sono degli esoscheletri da combattimento, armi da guerra. Ciò che conta è il pilota, l'uomo, non solo la macchina. Personaggi preferiti: il maggiore Char Aznable e il maggiore Ramba Ral.
U.C.0079 per far fronte all'enorme boom demografico i governi di tutto il mondo si sono uniti sotto l'egida di un'unica grande federazione terrestre.Nel tentativo di evitare l'esaurimento delle risorse primarie del pianeta la Federazione ha iniziato a costruire enormi satelliti spaziali, trasferendovi gran parte della popolazione.
Dopo aver proclamato la propria indipendenza dal governo federale ed aver cambiato il proprio nome in Principato di Zion, il satellite Side 3 dichiara guerra alla Terra dando inizio al più sanguinoso conflitto bellico della storia del genere umano.Ad appena una settimana dall'inizio degli scontri il numero delle vittime è già altissimo, soprattutto a causa del cosiddetto "colony drop", una crudele tattica di guerra che consiste nel far precipitare sulla superficie terrestre intere colonie.
Durante una perlustrazione di routine, l'incrociatore spaziale di tipo Musai comandato dal maggiore Char Aznable, intercetta fortuitamente sul satellite Side 7 una nave federale intenta a trasportare i prototipi segreti di un nuovo modello di Mobile Suite, robot antropomorfo estremamente efficace durante i combattimenti a distanza ravvicinata, finora utilizzato unicamente dall'esercito di Zion.In seguito al violento attacco portato ai danni delle truppe federali da parte degli uomini di Char Side 7 viene totalmente distrutto, gli abitanti della colonia tuttavia vengono tratti in salvo dall'equipaggio della White Base,un nuovo modello di corazzata spaziale, appartenente all'esercito terrestre.D'ora in avanti, oltre che dell'incolumità dei numerosi profughi imbarcatisi a bordo della nave, la White Base dovrà occuparsi anche del trasporto dei tre preziosissimi Mobile Suite, fino a raggiungere il quartier generale terrestre di Jaburo.
Frutto della brillante mente del celebre Yoshiyuki Tomino Kidou Senshi Gundam è stata una delle più geniali e innovative serie fantascientifiche degli anni '70.Come un abile alchimista Tomino rimescola tutti gli archetipi del genere trovando nuovi equilibri, la fantascienza epica alla Matsumoto viene proiettata in una nuova dimensione fortemente umanizzata e sovrapposta agli schemi dei classici film di guerra molto in voga in quel periodo.Sono comuni esseri umani a diventare protagonisti, anche in Gundam ci sono eserciti, truppe, flotte, corazzate, eroi, condottieri e dittatori, ma è sempre la loro componente umana ad essere in primo piano.La psicologia dei personaggi compie un notevole balzo in avanti e le relazioni interpersonali che si instaurano tra loro diventano sempre più importanti.Il protagonista non dice più: "Devo combattere perchè solo io posso farlo" ma "Perchè devo farlo propio io?", Tomino inoltre si rivela un vero e proprio maestro del conflitto generazionale, tema presente in tutte le sue serie ma che trova in Gundam la sua massima espressione.Mai infatti il contrasto tra il mondo degli adulti e quello dei giovani era stato tanto evidenziato, non che ci sia meno azione rispetto ad altri robotici precedenti, semplicemente il rapporto tra combattimenti e momenti introspettivi è più equilibrato.Stranamente Gundam viene molto spesso indicato come un anime pacifista che vuole denunciare gli orrori della guerra, è vero che molti episodi possono avere questa chiave di lettura però è anche vero che Tomino non manca mai di mettere i propri personaggi di fronte alla necessità di combattere per la propria libertà o per la propria vita e all'impossibilità di sottrarsi alla battaglia.
Di altissimo livello le animazioni, chiaro esempio di come ottenere molto con poco, finalmente fanno la loro comparsa in una serie animata forza d'attrito, inerzia, vuoto e forza di gravità, in poche parole realismo.Ottimo il mecha anche se persiste in alcuni Mobile Armor la mania di imprimere un'aspetto mostruoso o zoomorfo alle macchine (vedi Bygro, Zakrello o Big Zam) molto diffusa negli anime anni '70.
L'aspetto grafico però che davvero fa la differenza è il character design di Yoshikazu Yasuhiko, lo stile fumettoso e stereotipato delle serie precedenti scompare del tutto rimpiazzato da un tratto molto particolareggiato, addirittura Yasuiko fa attenzione a sottolineare l'etnia di appartenenza dei vari personaggi rimarcandone le differenze dei tratti somatici.
Confusionario e inattendibile il doppiaggio italiano, non propone peraltro neanche un livello di recitazione particolarmente apprezzabile da parte dei doppiatori (forse solo in un paio di personaggi), al contrario della versione giapponese, fortemente enfatizzata e matura per l'epoca.Tanto per fare un esempio in uno dei primi episodi Char e Seira si trovano improvvisamente faccia a faccia, nonostante non lo dia a vedere Char riconosce subito la sorella e rimane anche profondamente sconvolto da questo incontro (a dire il vero anche Seira riconosce il fratello ma si capisce solo quando la si vede ripensare a quel momento).Nella versione italiana del'79 non si riconoscono affatto anzi Char le dice una scemenza tipo "mi dispiace biondina non volevo farti del male mi ci hai costretto tu" (tz!).
Dopo aver proclamato la propria indipendenza dal governo federale ed aver cambiato il proprio nome in Principato di Zion, il satellite Side 3 dichiara guerra alla Terra dando inizio al più sanguinoso conflitto bellico della storia del genere umano.Ad appena una settimana dall'inizio degli scontri il numero delle vittime è già altissimo, soprattutto a causa del cosiddetto "colony drop", una crudele tattica di guerra che consiste nel far precipitare sulla superficie terrestre intere colonie.
Durante una perlustrazione di routine, l'incrociatore spaziale di tipo Musai comandato dal maggiore Char Aznable, intercetta fortuitamente sul satellite Side 7 una nave federale intenta a trasportare i prototipi segreti di un nuovo modello di Mobile Suite, robot antropomorfo estremamente efficace durante i combattimenti a distanza ravvicinata, finora utilizzato unicamente dall'esercito di Zion.In seguito al violento attacco portato ai danni delle truppe federali da parte degli uomini di Char Side 7 viene totalmente distrutto, gli abitanti della colonia tuttavia vengono tratti in salvo dall'equipaggio della White Base,un nuovo modello di corazzata spaziale, appartenente all'esercito terrestre.D'ora in avanti, oltre che dell'incolumità dei numerosi profughi imbarcatisi a bordo della nave, la White Base dovrà occuparsi anche del trasporto dei tre preziosissimi Mobile Suite, fino a raggiungere il quartier generale terrestre di Jaburo.
Frutto della brillante mente del celebre Yoshiyuki Tomino Kidou Senshi Gundam è stata una delle più geniali e innovative serie fantascientifiche degli anni '70.Come un abile alchimista Tomino rimescola tutti gli archetipi del genere trovando nuovi equilibri, la fantascienza epica alla Matsumoto viene proiettata in una nuova dimensione fortemente umanizzata e sovrapposta agli schemi dei classici film di guerra molto in voga in quel periodo.Sono comuni esseri umani a diventare protagonisti, anche in Gundam ci sono eserciti, truppe, flotte, corazzate, eroi, condottieri e dittatori, ma è sempre la loro componente umana ad essere in primo piano.La psicologia dei personaggi compie un notevole balzo in avanti e le relazioni interpersonali che si instaurano tra loro diventano sempre più importanti.Il protagonista non dice più: "Devo combattere perchè solo io posso farlo" ma "Perchè devo farlo propio io?", Tomino inoltre si rivela un vero e proprio maestro del conflitto generazionale, tema presente in tutte le sue serie ma che trova in Gundam la sua massima espressione.Mai infatti il contrasto tra il mondo degli adulti e quello dei giovani era stato tanto evidenziato, non che ci sia meno azione rispetto ad altri robotici precedenti, semplicemente il rapporto tra combattimenti e momenti introspettivi è più equilibrato.Stranamente Gundam viene molto spesso indicato come un anime pacifista che vuole denunciare gli orrori della guerra, è vero che molti episodi possono avere questa chiave di lettura però è anche vero che Tomino non manca mai di mettere i propri personaggi di fronte alla necessità di combattere per la propria libertà o per la propria vita e all'impossibilità di sottrarsi alla battaglia.
Di altissimo livello le animazioni, chiaro esempio di come ottenere molto con poco, finalmente fanno la loro comparsa in una serie animata forza d'attrito, inerzia, vuoto e forza di gravità, in poche parole realismo.Ottimo il mecha anche se persiste in alcuni Mobile Armor la mania di imprimere un'aspetto mostruoso o zoomorfo alle macchine (vedi Bygro, Zakrello o Big Zam) molto diffusa negli anime anni '70.
L'aspetto grafico però che davvero fa la differenza è il character design di Yoshikazu Yasuhiko, lo stile fumettoso e stereotipato delle serie precedenti scompare del tutto rimpiazzato da un tratto molto particolareggiato, addirittura Yasuiko fa attenzione a sottolineare l'etnia di appartenenza dei vari personaggi rimarcandone le differenze dei tratti somatici.
Confusionario e inattendibile il doppiaggio italiano, non propone peraltro neanche un livello di recitazione particolarmente apprezzabile da parte dei doppiatori (forse solo in un paio di personaggi), al contrario della versione giapponese, fortemente enfatizzata e matura per l'epoca.Tanto per fare un esempio in uno dei primi episodi Char e Seira si trovano improvvisamente faccia a faccia, nonostante non lo dia a vedere Char riconosce subito la sorella e rimane anche profondamente sconvolto da questo incontro (a dire il vero anche Seira riconosce il fratello ma si capisce solo quando la si vede ripensare a quel momento).Nella versione italiana del'79 non si riconoscono affatto anzi Char le dice una scemenza tipo "mi dispiace biondina non volevo farti del male mi ci hai costretto tu" (tz!).
Avevo avuto la possibilita' di vedere i tre movie riassuntivi della prima serie e ora mi sono deciso a vederla per intero. Indubbiamente e' una serie innovativa per l'epoca e dimostra l'assoluta novita' portata da Tomino nel campo dell'animazione. L'ho trovata molto buona, molto orientata al continuo combattimento e a susseguirsi di moltissimi personaggi comprimari e secondari. Entrambi i doppiaggi non sono il massimo per la fedelta' all'originale ma il senso della storia non ne viene compromesso. Quello che piu' mi e' piaciuto e' il senso di realismo che l'opera porta con se: ti sembra di partecipare alla guerra in prima persona con i suoi morti, le bombe, la distruzione, il continuo massacro che avviene su entrambi i fronti e che a im certo punto ti fa comprendere l'inutilita' e la stupidita' che portano la sete di potere e la voglia di dominio.Ogni appassionato di animazione deve vedere questa serie almeno una volta perche' e' un caposaldo.
La riproposta mediaset mi ha dato l'occasione finalmente di vedere uno dei fenomeni culto dell'animazione giapponese, che ancora oggi viene continuamente citata come titolo per veri otaku (vedi Keroro). Forse sarà per la mia poca passione ai robottoni di qualunque genere e per l'averlo visto aldifuori dell'infanzia, ma non condivido pienamene la ragione di tanto attaccamento a Gundam. Riconosco una certa bellezza dovuta a una trama ben strutturata e l'apprezzabile caratteristica di non dare sempre per scontato chi abbia torto o ragione nelle fazioni avversarie. Ci sono momenti in anime come questo che ti fanno capire che ognuno ha le sue motivazini per combattere e fondamentalmente è il punto di vista più giusto da mostrare, è troppo facile fare buoni belli e senza macchia e cattivi brutti con la pelle viola e un paio di corna in testa. D'altro canto credo che le varie serie che ne hanno furbescamente cavalcato il successo in questi anni non siano sempre state altrettanto interessanti, tra cui il Gundam Wing che sincerametne trovo molto minore con quei piloti così chiusi e poco espressivi. Insomma si vede che la prima serie è di qualità ma non posso dire di essermici appassionato. Comunque il suo ritorno in tv è stata un'ottima cosa. 7,5
E' un grande ricordo d'infanzia, ma al di là di ciò è un prodotto strepitoso, maturo, graficamente retrò ed indimenticabile. Gundam ha rappresentato lo spartiacque tra i robottoni egocentrici e armadioni ed il robot inteso quale semplice arma, prodotta in serie per la distruzione di massa. Il primo doppiaggio è sicuramente un po' rozzo e superficiale, ma non è neppure accostabile alla schifezza fatta recentemente da mediaset. Insuperabile.
Da qui ha inizio la saga più longeva dell'anime SF del sol levante! Trasmessa in Italia quasi in contemporanea con il Giappone, fu al centro di una delle più epocali battaglie legali che la storia dell'animazione ricordi. La serie venne infatti importata illegalmente senza pagare i diritti alla Sunrise. Solo recentemente è stato possibile vedere in Italia questo pezzo di storia. A guardarla ora, dal punto di vista tecnico, fa tenerezza (ehm ehm...27 anni) ma dopo pochi minuti ci si rende conto che la trama è di DECENNI avanti alle produzioni dell'epoca. Mobile Suit Gundam ha rivoluzionato definitivamente il concetto di robot gigante nel senso "nagaiano" del termine per degradarlo a semplice armamento. La trama è complessa e articolata così come lo sono i personaggi. Il realismo di MSG era scioccante per chi fino a quel momento aveva visto i "Breast Fire" o "Rocket Punch" di Mazinga. Ad esempio, in Gundam, i mezzi finivano le munizioni oppure venivano arrostiti dall'attrito dell'atmosfera durante il rientro sulla terra dallo spazio, insomma tutte cose di cui gli autori fino a quel momento non si erano mai preoccupati. La guerra è una guerra di secessione tra uomini e non più il classico "I buoni difendono la terra dal mostrone della settimana che tanto per cambiare attacca il giappone". Il suo autore Yoshiuki Tomino, pur avendo al suo attivo altre serie robotiche di grande successo come Daitarn 3, Zanbot 3, Dunbine, l-Gaim, Overman King Gainer, Brain Powered etc. rimase per sempre legato al nome Gundam.
Quando vedrete Gundam per la prima volta capirete come mai sono nati Macross e Patlabor e a chi si sono ispirati TUTTI coloro che da quel momento in poi hanno inserito dei mecha nelle loro opere (Evangelion compreso). Senz'altro è la serie SF più importante, dal punto di vista storico, capostipite della saga di guerra che tutt'ora registra successi a non finire ad ogni nuova reincarnazione.
Quando vedrete Gundam per la prima volta capirete come mai sono nati Macross e Patlabor e a chi si sono ispirati TUTTI coloro che da quel momento in poi hanno inserito dei mecha nelle loro opere (Evangelion compreso). Senz'altro è la serie SF più importante, dal punto di vista storico, capostipite della saga di guerra che tutt'ora registra successi a non finire ad ogni nuova reincarnazione.
Tomino con Gundam 0079 ha posto una delle pietre miliari della animazione mondiale. In un mondo contemporaneo (fine 70 inizio 80) dominato da robottoni superpotenti e da nemici inverosimili e cattivissimi, esce dal nulla la prima serie abbastanza realistica (si le esplosioni nel vuoto non esistono, lo so, non rompete) e soprattutto con una psicologia dei personaggi in evoluzione. In pieno stile orientale, i cattivi non sono completamente cattivi e i buoni non sono completamente buoni (proprio come nel TAO): l'evolversi della trama renderà giustizia a molti personaggi ed ai loro tristi vissuti. Di sicuro la presenza dei robot, o mech che dir si voglia, è soltanto un contorno alla storia: il perno fondamentale è la crudeltà della guerra, vissuta dagli occhi di un gruppo di adolescenti invischiati in una situazione più grande di loro. Per quel che riguarda l'aspetto tecnico potranno sembrarci obsoleti sia il mecha che il chara design, ma bisogna pur sempre ricordarsi che è un anime di 25 anni fa. La sigla italiana (amici miei sono peter ray....) ancora la sento canticchiare in giro, che dite è famosa? Un must da vedere, magari come introduzione alla serie più matura e profonda mai uscita: il suo seguito GUNDAM Z(purtroppo ancora inedita in Italia).