Hakkenden - Touhou hakken ibun
Dopo tanti anni di dominio incontrastato, la camomilla Bonomelli ha finalmente trovato un avversario degno di questo nome nel campo dei rimedi all'insonnia: bastano, infatti, una decina di minuti di un episodio qualsiasi di questo Hakkenden - Touhou hakken ibun per crollare in un sonno pacifico e profondo. Leggere attentamente le istruzioni prima dell'uso.
Ironia a parte, so che questo titolo a molti è piaciuto e quindi spiace doverne parlar male ed attirare così l'ira degli appassionati; ma dato che devo comunque esprimere il mio giudizio sincero, questo non può che essere negativo in quanto ho trovato questo anime davvero brutto e assolutamente noiosissimo. I motivi sono di due tipi: soggettivi ed oggettivi. I primi riguardano le mie inclinazioni personali in base alle quali non potrei mai apprezzare un anime di questo tipo. Alcuni potrebbero chiedersi come mai mi metta a vedere generi che non apprezzo; ma come fai a dire che una cosa è cattiva se prima non la si assaggia? E ad ogni modo, proprio in quanto soggettive, le mie inclinazioni personali resteranno fuori dalla valutazione che darò di questo anime e mi concentrerò solo su quegli elementi che ritengo imprescindibili sia per chi ama che per chi non ama questo genere di anime: se non agissi in questo modo il voto sarebbe ancora più basso.
Restano dunque le motivazioni che ritengo oggettive. In primis la trama: siamo sinceri, per quasi tutta la durata dei tredici episodi che compongono questo anime non si capisce un tubo. Ora non è che dico peste e corna di questo titolo perchè non l'ho capito, anche perchè una ricerca in questo senso c'è stata e in linea generale ho capito di cosa parlava, ma perchè l'anime stesso è strutturato in modo tale da non far capire nulla. Leggendo commenti in giro, non mi pare che questo sia un problema soggettivo, in molti si sono lamentati della stessa cosa; ed è questo il motivo per cui, diversamente da quanto faccio di solito, non lascerò in questa recensione la solita breve descrizione della trama.
In secondo luogo il susseguirsi degli eventi è di una lentezza mostruosa: troppe perdite di tempo, troppi dialoghi e gag di nessuna utilità infarciscono questo anime rallentando l'azione in modo imbarazzante e che finirà per far sbadigliare anche lo spettatore più paziente.
In terzo ed ultimo luogo i personaggi, che forse faranno la gioia del pubblico femminile (per carità questo non è un difetto), mi sono sembrati dei bellissimi involucri che non contengono, però, nulla al loro interno. Sono personalizzati in un modo talmente piatto che a lungo ho avuto difficoltà per distinguere gli uni dagli altri.
Nulla da ridire, invece, su aspetto grafico e sulla colonna sonora, entrambi di ottima fattura.
In definitiva la mia impressione su questo anime è molto negativa; so che è stata realizzata una seconda serie ma dato che già il sapore della prima mi è sembrato eccessivamente insipido eviterò di assaggiare anche la seconda portata.
Ironia a parte, so che questo titolo a molti è piaciuto e quindi spiace doverne parlar male ed attirare così l'ira degli appassionati; ma dato che devo comunque esprimere il mio giudizio sincero, questo non può che essere negativo in quanto ho trovato questo anime davvero brutto e assolutamente noiosissimo. I motivi sono di due tipi: soggettivi ed oggettivi. I primi riguardano le mie inclinazioni personali in base alle quali non potrei mai apprezzare un anime di questo tipo. Alcuni potrebbero chiedersi come mai mi metta a vedere generi che non apprezzo; ma come fai a dire che una cosa è cattiva se prima non la si assaggia? E ad ogni modo, proprio in quanto soggettive, le mie inclinazioni personali resteranno fuori dalla valutazione che darò di questo anime e mi concentrerò solo su quegli elementi che ritengo imprescindibili sia per chi ama che per chi non ama questo genere di anime: se non agissi in questo modo il voto sarebbe ancora più basso.
Restano dunque le motivazioni che ritengo oggettive. In primis la trama: siamo sinceri, per quasi tutta la durata dei tredici episodi che compongono questo anime non si capisce un tubo. Ora non è che dico peste e corna di questo titolo perchè non l'ho capito, anche perchè una ricerca in questo senso c'è stata e in linea generale ho capito di cosa parlava, ma perchè l'anime stesso è strutturato in modo tale da non far capire nulla. Leggendo commenti in giro, non mi pare che questo sia un problema soggettivo, in molti si sono lamentati della stessa cosa; ed è questo il motivo per cui, diversamente da quanto faccio di solito, non lascerò in questa recensione la solita breve descrizione della trama.
In secondo luogo il susseguirsi degli eventi è di una lentezza mostruosa: troppe perdite di tempo, troppi dialoghi e gag di nessuna utilità infarciscono questo anime rallentando l'azione in modo imbarazzante e che finirà per far sbadigliare anche lo spettatore più paziente.
In terzo ed ultimo luogo i personaggi, che forse faranno la gioia del pubblico femminile (per carità questo non è un difetto), mi sono sembrati dei bellissimi involucri che non contengono, però, nulla al loro interno. Sono personalizzati in un modo talmente piatto che a lungo ho avuto difficoltà per distinguere gli uni dagli altri.
Nulla da ridire, invece, su aspetto grafico e sulla colonna sonora, entrambi di ottima fattura.
In definitiva la mia impressione su questo anime è molto negativa; so che è stata realizzata una seconda serie ma dato che già il sapore della prima mi è sembrato eccessivamente insipido eviterò di assaggiare anche la seconda portata.
Un 5 non tanto per la "bruttezza" dell'anime, quanto piuttosto per la delusione verso un'opera su cui avevo riposto molte speranze (leggendo la trama), ma che alla fine è apparsa, a parer mio, monotona e noiosa.
"Hakkenden - Touhou hakken ibun" inizia subito col presentarci Shino Inuzuka, un ragazzino dallo strano passaggio che, non solo riesce a parlare con strane entità, ma dentro al suo corpo racchiude Murasame, una spada demoniaca di notevole potenza. Sousuke Inukawa, amico d'infanzia di Shino, nonché suo protettore, risulterà essere metà umano metà cane, ma, aldilà di questi strani poteri, qualcosa di ben più strano avvolge Shino e i suoi amici: un passato enigmatico, segnato dall'aiuto di un misterioso personaggio in seguito a un incidente che aveva coinvolto il loro villaggio e li aveva condotti in punto di morte.
Hamaji (la 2° amica d'infanzia di Shino) viene rapita dalla chiesa, così gli altri due amici sono costretti a raggiungere la capitale per andare a cercarla. L'impresa in sé risulterà alquanto semplice, ma dal loro trasferimento incominceranno i problemi.
Riou Satomi, membro di rilievo della chiesa, li coinvolgerà nella ricerca di strane sfere, coinvolte con un' oscura profezia. Da questo momento incominceranno le peripezie di Shino, dove conoscerà amici e dovrà affrontare pericoli e strani esseri.
Come detto la trama sembra avvincente, ma penso che l'anime non sia riuscito a esprimere tutte le qualità nascoste della storia. La regia non coinvolge quasi per nulla e le poche scene emozionanti non possono oscurare i molti momenti tediosi.
Per non parlare della poca cura delle emozioni dei singoli personaggi, che paiono "piatti" e privi di quella caratura interiore specifica di altri anime, ben più popolari e apprezzati. Sistematicamente i protagonisti stavano per morire e, altrettanto sistematicamente, venivano salvati da una qualche entità misteriosa, commossa dal loro forte desiderio di sopravvivenza (e ci mancherebbe altro). Così nel corso della vicenda si viene a formare un gruppo di persone, radunate sotto lo spirito carismatico di Shino, dotati tutti, e dico proprio tutti, di poteri soprannaturali che li permetteranno di affrontare nemici, forse troppo prevedibili.
In teoria ci sarebbero alcuni colpi di scena, ma da come vengono posti allo spettatore, appaiono più come rivelazione da soap opera.
Concludo ribadendo ancora il concetto espresso all'inizio: l'anime non è brutto, ma troppo deludente per meritare un giudizio sufficiente. Non lo sconsiglio solo perché penso che le opinioni sono strettamente personali e che, magari, qualcun altro potrebbe apprezzare "Hakkenden - Touhou hakken ibun".
Voto finale: 5…e mezzo!
"Hakkenden - Touhou hakken ibun" inizia subito col presentarci Shino Inuzuka, un ragazzino dallo strano passaggio che, non solo riesce a parlare con strane entità, ma dentro al suo corpo racchiude Murasame, una spada demoniaca di notevole potenza. Sousuke Inukawa, amico d'infanzia di Shino, nonché suo protettore, risulterà essere metà umano metà cane, ma, aldilà di questi strani poteri, qualcosa di ben più strano avvolge Shino e i suoi amici: un passato enigmatico, segnato dall'aiuto di un misterioso personaggio in seguito a un incidente che aveva coinvolto il loro villaggio e li aveva condotti in punto di morte.
Hamaji (la 2° amica d'infanzia di Shino) viene rapita dalla chiesa, così gli altri due amici sono costretti a raggiungere la capitale per andare a cercarla. L'impresa in sé risulterà alquanto semplice, ma dal loro trasferimento incominceranno i problemi.
Riou Satomi, membro di rilievo della chiesa, li coinvolgerà nella ricerca di strane sfere, coinvolte con un' oscura profezia. Da questo momento incominceranno le peripezie di Shino, dove conoscerà amici e dovrà affrontare pericoli e strani esseri.
Come detto la trama sembra avvincente, ma penso che l'anime non sia riuscito a esprimere tutte le qualità nascoste della storia. La regia non coinvolge quasi per nulla e le poche scene emozionanti non possono oscurare i molti momenti tediosi.
Per non parlare della poca cura delle emozioni dei singoli personaggi, che paiono "piatti" e privi di quella caratura interiore specifica di altri anime, ben più popolari e apprezzati. Sistematicamente i protagonisti stavano per morire e, altrettanto sistematicamente, venivano salvati da una qualche entità misteriosa, commossa dal loro forte desiderio di sopravvivenza (e ci mancherebbe altro). Così nel corso della vicenda si viene a formare un gruppo di persone, radunate sotto lo spirito carismatico di Shino, dotati tutti, e dico proprio tutti, di poteri soprannaturali che li permetteranno di affrontare nemici, forse troppo prevedibili.
In teoria ci sarebbero alcuni colpi di scena, ma da come vengono posti allo spettatore, appaiono più come rivelazione da soap opera.
Concludo ribadendo ancora il concetto espresso all'inizio: l'anime non è brutto, ma troppo deludente per meritare un giudizio sufficiente. Non lo sconsiglio solo perché penso che le opinioni sono strettamente personali e che, magari, qualcun altro potrebbe apprezzare "Hakkenden - Touhou hakken ibun".
Voto finale: 5…e mezzo!
Non sono molto brava a scrivere recensioni. posso dire che questo anime si è aggiudicato il primo posto nella mia top ten! La storia è semplicemente fantastica! La trama molto avvincente segue le vicende di un ragazzo Inuzuka Shino, il custode di Murasame, una spada demoniaca lasciatagli da Satomi Rio, suo tutore, il quale affiderà a Shino e l'amico d'infanzia Souske, il compito di trovare 8 uomini "cani guerieri" che posseggano una perla. Ad accumunare questi personaggi, oltre il possesso della perla è anche il loro stesso destino: possiamo definire questi peronaggi dei "non morti" perchè riusciti a soppravvivere in situazioni davvero tragiche.
A mio giudizio quest'anime può soddisfare tutti sia un pubblico maschile, che un pubblico femminile, infatti gli episodi sono ricchi di azione qualcuno di combattimento, non mancano episodi tranquilli e momenti divertenti. A soddifare il palato delle yaoiste una vena molto soft di shounen'ai si percepisce.
Ora non mi resta che consigliarvi questo anime e augurarvi buona visione!
A mio giudizio quest'anime può soddisfare tutti sia un pubblico maschile, che un pubblico femminile, infatti gli episodi sono ricchi di azione qualcuno di combattimento, non mancano episodi tranquilli e momenti divertenti. A soddifare il palato delle yaoiste una vena molto soft di shounen'ai si percepisce.
Ora non mi resta che consigliarvi questo anime e augurarvi buona visione!
In "Hakkenden - Touhou hakken ibun" ho trovato una grande delusione, in quanto è una bella idea buttata in aria. Grande delusione perché era tra i titoli più aspettati da me per questa nuova stagione invernale, non per lo stile dei personaggi, che molte volte può colpire a primo impatto lo spettatore, ma per la trama proposta qui su Animeclick.it.
E' una trama molto interessante, ma non la vedremo mai in questi 13 episodi, tranne negli ultimi, che spiegano chiaramente molte cose ma che, però, non possono salvare la mediocrità della serie, in quanto non si può valutare un prodotto solo dagli ultimi episodi tralasciando tutto il resto. E' una serie che porta avanti mini-saghe di pochi episodi ciascuno (due-tre massimo) inserendo nuovi personaggi alla bottega che a fin di trama (tranne per la spiegazione sul finale) non sono serviti a niente, comparendo solo nelle occasioni in cui li vedevamo tutti insieme a mangiare, bere, divertirsi oppure, in alcuni casi, scomparendo. Ed è così che "Hakkenden" ha stroncato la sua potenzialità in 13 episodi. La prima serie, che dovrebbe essere solo di presentazione, fallisce pure in questo: troppi personaggi per caratterizzarli a dovere dando loro un'idea originale e propria.
Quindi, riassumendo, si tratta di 13 episodi noiosi di un nulla totale, che non riescono a intrattenere lo spettatore, tranne negli ultimi (come ho già accennato prima) che riguardano la trama.
Passiamo agli altri fattori che caratterizzano la serie, in quanto non posso valutare solo dalla trama totalmente assente. All'opening e all'ending do una sufficienza: carine ma non troppo. Le OST sono assolutamente fantastiche. Animazione e apparato tecnico sono discreti. Lo stile dei personaggi è assolutamente bocciato: femmine che sembrano maschi, maschi che sembrano femmine e il protagonista che da piccolo aveva i capelli lunghi fino al sedere... in generale, tanti piccoli "trap". Cosa realmente odiosa di questa serie è sicuramente il fatto che vengono inseriti situazioni e doppi sensi tipici degli yaoi, che logicamente possono attrarre le amanti (o gli amanti, ne esistono?) di questo genere, ma danno anche disgusto a chi si voleva gustare la trama e non si aspettava tali situazioni assolutamente squallide. C'è una scena in cui Kobungo trova il protagonista e Satomi pieno di sangue nel letto pensando di avere beccato i due dopo una situazione erotica.
Assolutamente mediocre, questa serie, se non insufficiente, ma nel dubbio do un 5 con una speranza per la seconda serie (già annunciata per la stagione estiva) in cui vedremo la trama che mi ha attratto tanto. Per il momento non mi sento né di sconsigliarlo né tanto meno di consigliarlo.
E' una trama molto interessante, ma non la vedremo mai in questi 13 episodi, tranne negli ultimi, che spiegano chiaramente molte cose ma che, però, non possono salvare la mediocrità della serie, in quanto non si può valutare un prodotto solo dagli ultimi episodi tralasciando tutto il resto. E' una serie che porta avanti mini-saghe di pochi episodi ciascuno (due-tre massimo) inserendo nuovi personaggi alla bottega che a fin di trama (tranne per la spiegazione sul finale) non sono serviti a niente, comparendo solo nelle occasioni in cui li vedevamo tutti insieme a mangiare, bere, divertirsi oppure, in alcuni casi, scomparendo. Ed è così che "Hakkenden" ha stroncato la sua potenzialità in 13 episodi. La prima serie, che dovrebbe essere solo di presentazione, fallisce pure in questo: troppi personaggi per caratterizzarli a dovere dando loro un'idea originale e propria.
Quindi, riassumendo, si tratta di 13 episodi noiosi di un nulla totale, che non riescono a intrattenere lo spettatore, tranne negli ultimi (come ho già accennato prima) che riguardano la trama.
Passiamo agli altri fattori che caratterizzano la serie, in quanto non posso valutare solo dalla trama totalmente assente. All'opening e all'ending do una sufficienza: carine ma non troppo. Le OST sono assolutamente fantastiche. Animazione e apparato tecnico sono discreti. Lo stile dei personaggi è assolutamente bocciato: femmine che sembrano maschi, maschi che sembrano femmine e il protagonista che da piccolo aveva i capelli lunghi fino al sedere... in generale, tanti piccoli "trap". Cosa realmente odiosa di questa serie è sicuramente il fatto che vengono inseriti situazioni e doppi sensi tipici degli yaoi, che logicamente possono attrarre le amanti (o gli amanti, ne esistono?) di questo genere, ma danno anche disgusto a chi si voleva gustare la trama e non si aspettava tali situazioni assolutamente squallide. C'è una scena in cui Kobungo trova il protagonista e Satomi pieno di sangue nel letto pensando di avere beccato i due dopo una situazione erotica.
Assolutamente mediocre, questa serie, se non insufficiente, ma nel dubbio do un 5 con una speranza per la seconda serie (già annunciata per la stagione estiva) in cui vedremo la trama che mi ha attratto tanto. Per il momento non mi sento né di sconsigliarlo né tanto meno di consigliarlo.
Uno dei miei sogni nel cassetto, da brava studentessa di lingua e letteratura giapponese quale sono, è quello di tradurre l'opera monumentale di Takizawa Bakin. Forse mi ci vorranno due o tre vite per poterla vedere conclusa, ma conservo la speranza che così come il buon vecchio Kyokutei l'ha scritta in una sola esistenza, anche io possa tradurla nello stesso tempo. E' per questo motivo che mi sono accostata alla visione di "Hakkenden - Touhou Hakken Ibun". E non ho iniziato nemmeno a vederlo che ho scoperto il segreto dell'immortalità di Bakin: forse aveva anche lui Murasame dentro di sé e restava sempre piccolo! Che imbroglione...
Riprendendo la storia del "Nansō Satomi Hakkenden", incontriamo nell'incipit dell'anime tre tra i protagonisti principali: Shino, il contenitore di Murasame, un demone corvo che lo rende immortale e gli blocca la crescita a 13 anni (in realtà ne ha 18); Sousuke, amico d'infanzia di Shino, a cui è legato da un rapporto - possiamo dire - ancora più intimo; e Satomi Rio, salvatore di Shino diventato poi suo tutore. Dopo una grande pestilenza che aveva attaccato il loro villaggio, Shino, Sou e l'amica Hamaji si affidano alla protezione della Chiesa. Incaricati da Satomi di trovare gli otto guerrieri che posseggono una perla sulla quale è inciso un valore, accomunati da uno stesso destino e da uno stesso tatuaggio a forma di giglio, nonché dall'iniziale del cognome "inu" (in giapponese "cane"), i due ragazzi conosceranno sul loro cammino tante persone, incontreranno non poche avversità e la loro relazione, i loro valori, la loro forza verranno messi a dura prova.
A tratti lento nella sua narrazione, a tratti misterioso e affascinante, in questa prima serie "Hakkenden" presenta più che altro i personaggi principali, attorno ai quali ruoterà l'intero apparato della trama. Si sofferma molto su Shino e Sousuke, essendo il manga di matrice shounen ai (cosa che ho appreso nel corso della visione, ma di cui mi ero felicemente accorta fin dall'inizio), ma non indugia a considerare il rapporto che li lega se non come qualcosa di platonico, quasi fossero simbiotici e vivessero le loro vite dipendendo l'uno dall'altro.
Ciò non deve lasciar pensare che l'anime ignori o comunque affretti la caratterizzazione degli altri personaggi. Anzi, ognuno dei principali ha un episodio quasi intero dedicatogli e una storia - dove solo accennata, dove più dettagliata - che gli ruota intorno. Tutto questo crea dei personaggi dinamici, che sanno come agire sulla scena e che interpretano una funzione chiave; in alcuni casi, come quello di Kobungo e Genpachi, è riservato un ruolo ironico, in altri, come quello di Asakeno o Kohaku, uno altrettanto drammatico.
Il chara design è spettacolare. Sono talmente belli i disegni, che in alcuni punti sembrano quasi reali, se non fosse che probabilmente bambini dai capelli viola o cani giganti non esistono in questa cinica realtà... Shino è meraviglioso: è il personaggio che più m'è piaciuto, avendo io una predilezione per i ragazzi androgini, ma soprattutto per quelli con i capelli lunghi. Trovo particolarmente bello Genpachi, ma anche Satomi e Asakeno mi attraggono... Sarà la folta chioma?!
La cosa più spettacolare però sono le ambientazioni: quando la regia indugiava sui paesaggi, sulle abitazioni, sui quartieri, nelle foreste, negli interni, sembrava quasi stesse scattando una fotografia. Curate nei minimi particolari, fedeli a come erano nell'epoca in cui l'anime è ambientato, mi è sembrato quasi come essere catapultata nella Edo Jidai.
"Hakkenden" trasmette bene quel senso di ambiguità che traspare dallo stile Tokugawa, che è sia culto della vergogna sia cultura samuraica, nel più evidente contrasto fra la presenza religiosa e, accanto a essa, la libidine propria dei quartieri di piacere, che in quei tempi rappresentavano una vera piaga, ma pure un'essenziale necessità.
La chiesa ci viene mostrata in stile quasi occidentale, con la sua idea di carità così intensamente portata avanti, ma non dimenticando mai le sue contraddizioni intrinseche: accanto alla povertà delle due vecchie suore nella chiesetta che Sousuke aiuta ad aggiustare vive quella casta quasi reale che è il clero, di cui fa parte Satomi Rio. Questa chiesa che mostra "Hakkenden" è quella della Compagnia di Gesù, e sinceramente mi ha colpito con quanta semplicità sia stato introdotto l'argomento Gesuiti, che per il Giappone in passato aveva rappresentato una spina nel fianco non indifferente: dltro merito di quest'anime, direi! In puro stile giapponese, paese nel quale corre la regola del "Nasci shintoista, ti sposi cristiano, e infine muori buddista.", ci viene mostrata la convivenza nell'animo di una sola persona di più fedi. I personaggi, infatti, si dicono far parte della chiesa, ma allo stesso tempo credono alle divinità del pantheon shintoista.
L'OST mi ha pienamente affascinata: sa cullarti in alcune scene, accellerare il battito in altre. L'OP e l'ED meritano non solo per il ritmo incalzante, ma anche per i testi delle canzoni. Adoro il doppiatore di Shino, Testuya Kakihara, che è anche il cantante della ending. Ho condotto una ricerca sulla sua carriera, perché incuriosita dalla sua voce.
Infine, chiudo dicendo l'unica cosa che mi manca da dire: "Non vedo l'ora arrivi l'estate per poter vedere la II serie!".
Riprendendo la storia del "Nansō Satomi Hakkenden", incontriamo nell'incipit dell'anime tre tra i protagonisti principali: Shino, il contenitore di Murasame, un demone corvo che lo rende immortale e gli blocca la crescita a 13 anni (in realtà ne ha 18); Sousuke, amico d'infanzia di Shino, a cui è legato da un rapporto - possiamo dire - ancora più intimo; e Satomi Rio, salvatore di Shino diventato poi suo tutore. Dopo una grande pestilenza che aveva attaccato il loro villaggio, Shino, Sou e l'amica Hamaji si affidano alla protezione della Chiesa. Incaricati da Satomi di trovare gli otto guerrieri che posseggono una perla sulla quale è inciso un valore, accomunati da uno stesso destino e da uno stesso tatuaggio a forma di giglio, nonché dall'iniziale del cognome "inu" (in giapponese "cane"), i due ragazzi conosceranno sul loro cammino tante persone, incontreranno non poche avversità e la loro relazione, i loro valori, la loro forza verranno messi a dura prova.
A tratti lento nella sua narrazione, a tratti misterioso e affascinante, in questa prima serie "Hakkenden" presenta più che altro i personaggi principali, attorno ai quali ruoterà l'intero apparato della trama. Si sofferma molto su Shino e Sousuke, essendo il manga di matrice shounen ai (cosa che ho appreso nel corso della visione, ma di cui mi ero felicemente accorta fin dall'inizio), ma non indugia a considerare il rapporto che li lega se non come qualcosa di platonico, quasi fossero simbiotici e vivessero le loro vite dipendendo l'uno dall'altro.
Ciò non deve lasciar pensare che l'anime ignori o comunque affretti la caratterizzazione degli altri personaggi. Anzi, ognuno dei principali ha un episodio quasi intero dedicatogli e una storia - dove solo accennata, dove più dettagliata - che gli ruota intorno. Tutto questo crea dei personaggi dinamici, che sanno come agire sulla scena e che interpretano una funzione chiave; in alcuni casi, come quello di Kobungo e Genpachi, è riservato un ruolo ironico, in altri, come quello di Asakeno o Kohaku, uno altrettanto drammatico.
Il chara design è spettacolare. Sono talmente belli i disegni, che in alcuni punti sembrano quasi reali, se non fosse che probabilmente bambini dai capelli viola o cani giganti non esistono in questa cinica realtà... Shino è meraviglioso: è il personaggio che più m'è piaciuto, avendo io una predilezione per i ragazzi androgini, ma soprattutto per quelli con i capelli lunghi. Trovo particolarmente bello Genpachi, ma anche Satomi e Asakeno mi attraggono... Sarà la folta chioma?!
La cosa più spettacolare però sono le ambientazioni: quando la regia indugiava sui paesaggi, sulle abitazioni, sui quartieri, nelle foreste, negli interni, sembrava quasi stesse scattando una fotografia. Curate nei minimi particolari, fedeli a come erano nell'epoca in cui l'anime è ambientato, mi è sembrato quasi come essere catapultata nella Edo Jidai.
"Hakkenden" trasmette bene quel senso di ambiguità che traspare dallo stile Tokugawa, che è sia culto della vergogna sia cultura samuraica, nel più evidente contrasto fra la presenza religiosa e, accanto a essa, la libidine propria dei quartieri di piacere, che in quei tempi rappresentavano una vera piaga, ma pure un'essenziale necessità.
La chiesa ci viene mostrata in stile quasi occidentale, con la sua idea di carità così intensamente portata avanti, ma non dimenticando mai le sue contraddizioni intrinseche: accanto alla povertà delle due vecchie suore nella chiesetta che Sousuke aiuta ad aggiustare vive quella casta quasi reale che è il clero, di cui fa parte Satomi Rio. Questa chiesa che mostra "Hakkenden" è quella della Compagnia di Gesù, e sinceramente mi ha colpito con quanta semplicità sia stato introdotto l'argomento Gesuiti, che per il Giappone in passato aveva rappresentato una spina nel fianco non indifferente: dltro merito di quest'anime, direi! In puro stile giapponese, paese nel quale corre la regola del "Nasci shintoista, ti sposi cristiano, e infine muori buddista.", ci viene mostrata la convivenza nell'animo di una sola persona di più fedi. I personaggi, infatti, si dicono far parte della chiesa, ma allo stesso tempo credono alle divinità del pantheon shintoista.
L'OST mi ha pienamente affascinata: sa cullarti in alcune scene, accellerare il battito in altre. L'OP e l'ED meritano non solo per il ritmo incalzante, ma anche per i testi delle canzoni. Adoro il doppiatore di Shino, Testuya Kakihara, che è anche il cantante della ending. Ho condotto una ricerca sulla sua carriera, perché incuriosita dalla sua voce.
Infine, chiudo dicendo l'unica cosa che mi manca da dire: "Non vedo l'ora arrivi l'estate per poter vedere la II serie!".
"Hakkenden - Touhou Hakken Ibun" ("Otto cani d'Oriente") è una serie di 13 episodi, tratta dall'omonimo manga: "Hakkenden - Touhou Hakken Ibun" ("Strange story of eight east dogs" - "La strana storia degli otto cani dell'est") di Miyuki Abe; alla regia Osamu Yamasaki, animata dallo Studio Deen.
Per rendervi più chiaro il tutto trascrivo l'incipit (da Anime News Network) da cui trae spunto l'anime:
La storia s'ispira al racconto degli otto samurai che servirono il clan Satomi durante la tumultuosa epoca Sengoku (1478-1605 circa), in versione soprannaturale. Erano samurai mezzi fratelli che vissero avventure in cui si riscontrano temi di lealtà, famiglia, onore e anche Confucianesimo, Bushido e filosofie buddiste. Tutti i samurai discenderebbero da un cane, secondo le leggende, e in tutti i loro casati o cognomi appare l'ideogramma della parola "cane".
Trama: Shino, un giovane ragazzo, viene ferito mortalmente, e gli viene data l'opportunità di salvare se stesso e i suoi cari; da quel giorno ospita nel suo braccio uno spirito di nome Murasame, che oltre a proteggerlo gli blocca la crescita. Attorno a Shino si verrà a creare un gruppo colorito di tanti individui, accomunati per l'appunto dall'ideogramma "cane" nel cognome o nel nome, una particolare voglia impressa sulla pelle, o semplicemente attirati dall'aura di Shino.
La storia si svilupperà lentamente, anche troppo, risulterà diverse volte noiosa, statica, ci verranno presentati i vari personaggi, e sono tanti, cercando di mostrarci il loro carattere e la loro persona a 360 gradi, ovviamente la cosa non riuscirà essendo poco il tempo e tanti per l'appunto i soggetti. Si cambierà svariate volte location, si viaggerà spesso su binari paralleli alla trama principale, infatti a mio dire alcuni episodi non servono realmente ai fini introduttivi; sono comunque interessanti, ma non aggiungono nulla alla storia vera e propria, si discosteranno persino, in vari casi risulteranno poco comprensibili.
Contemplare i legami che uniscono i protagonisti, molto stretti, farà nascere vari dubbi e qualche perplessità: si noterà la presenza velata di shounen-ai quasi mai dichiarato. La cosa è dovuta al fatto che la scrittrice è dedita spesso a questo tipo di genere, in ogni caso la visione è consigliata sia ai maschietti sia alle femminucce, io stessa sono poco avvezza al boys-love ma, come ho scritto poc'anzi, è solo accennato: trattasi di una serie di genere soprannaturale/drammatico/azione, non presenta nulla di palesemente shounen-ai.
Il chara dei personaggi è molto gradevole, strizza l'occhio al pubblico femminile; la grafica dell'opera in generale è buona.
L'opening è molto bella, cantata da Faylan: "God Fate"; anche l'ending è orecchiabile: "String of Pain", cantata da Tetsuya Kakihara. Le soundtrack danno il giusto supporto.
Tutto sommato ho trovato quest'anime interessante, la storia fascinosa, per quel poco che ci verrà mostrato, trattandosi più di una presentazione che di una serie fine a se stessa. In alcuni tratti affronterà anche argomenti delicati. Lo reputo sufficiente, indi penso che gli darò un 7, anche perché il periodo in cui l'ho visionato e in cui è stato appunto trasmesso per la prima volta (inverno 2012) offriva ben poco, e l'ho trovato una gradevole distrazione.
PS: in arrivo a breve una seconda stagione. Logicamente, visto il finale apertissimo, i nuovi personaggi inseriti, quelli vecchi ancora da approfondire e le tante cose da svelare e chiarire.
Per rendervi più chiaro il tutto trascrivo l'incipit (da Anime News Network) da cui trae spunto l'anime:
La storia s'ispira al racconto degli otto samurai che servirono il clan Satomi durante la tumultuosa epoca Sengoku (1478-1605 circa), in versione soprannaturale. Erano samurai mezzi fratelli che vissero avventure in cui si riscontrano temi di lealtà, famiglia, onore e anche Confucianesimo, Bushido e filosofie buddiste. Tutti i samurai discenderebbero da un cane, secondo le leggende, e in tutti i loro casati o cognomi appare l'ideogramma della parola "cane".
Trama: Shino, un giovane ragazzo, viene ferito mortalmente, e gli viene data l'opportunità di salvare se stesso e i suoi cari; da quel giorno ospita nel suo braccio uno spirito di nome Murasame, che oltre a proteggerlo gli blocca la crescita. Attorno a Shino si verrà a creare un gruppo colorito di tanti individui, accomunati per l'appunto dall'ideogramma "cane" nel cognome o nel nome, una particolare voglia impressa sulla pelle, o semplicemente attirati dall'aura di Shino.
La storia si svilupperà lentamente, anche troppo, risulterà diverse volte noiosa, statica, ci verranno presentati i vari personaggi, e sono tanti, cercando di mostrarci il loro carattere e la loro persona a 360 gradi, ovviamente la cosa non riuscirà essendo poco il tempo e tanti per l'appunto i soggetti. Si cambierà svariate volte location, si viaggerà spesso su binari paralleli alla trama principale, infatti a mio dire alcuni episodi non servono realmente ai fini introduttivi; sono comunque interessanti, ma non aggiungono nulla alla storia vera e propria, si discosteranno persino, in vari casi risulteranno poco comprensibili.
Contemplare i legami che uniscono i protagonisti, molto stretti, farà nascere vari dubbi e qualche perplessità: si noterà la presenza velata di shounen-ai quasi mai dichiarato. La cosa è dovuta al fatto che la scrittrice è dedita spesso a questo tipo di genere, in ogni caso la visione è consigliata sia ai maschietti sia alle femminucce, io stessa sono poco avvezza al boys-love ma, come ho scritto poc'anzi, è solo accennato: trattasi di una serie di genere soprannaturale/drammatico/azione, non presenta nulla di palesemente shounen-ai.
Il chara dei personaggi è molto gradevole, strizza l'occhio al pubblico femminile; la grafica dell'opera in generale è buona.
L'opening è molto bella, cantata da Faylan: "God Fate"; anche l'ending è orecchiabile: "String of Pain", cantata da Tetsuya Kakihara. Le soundtrack danno il giusto supporto.
Tutto sommato ho trovato quest'anime interessante, la storia fascinosa, per quel poco che ci verrà mostrato, trattandosi più di una presentazione che di una serie fine a se stessa. In alcuni tratti affronterà anche argomenti delicati. Lo reputo sufficiente, indi penso che gli darò un 7, anche perché il periodo in cui l'ho visionato e in cui è stato appunto trasmesso per la prima volta (inverno 2012) offriva ben poco, e l'ho trovato una gradevole distrazione.
PS: in arrivo a breve una seconda stagione. Logicamente, visto il finale apertissimo, i nuovi personaggi inseriti, quelli vecchi ancora da approfondire e le tante cose da svelare e chiarire.
La serie anime di "Hakkenden - Touhou hakken ibun" prende spunto da un corposo romanzo scritto nell'Ottocento da Kyokutei Bakin; in breve la storia originale racconta che alla morte della principessa Fuse le otto perle del suo rosario si dispersero per il Giappone, e nei luoghi in cui approdarono nacquero otto bambini con la stessa voglia a forma di peonia sulla pelle. Ognuno di loro entrò in possesso di una perla contraddistinta da un ideogramma e, una volta cresciuti, gli otto ragazzi si incontrarono e si misero in viaggio per raggiungere il paese di Fuse. L'opera di Bakin non è nuova alle rielaborazioni da parte del mondo dell'animazione giapponese, tanto è vero che esistono altri anime ispirati a questo romanzo.
Tratto da un manga di Miyuki Abe, "Hakkenden - Touhou hakken ibun" rielabora il romanzo di Bakin in maniera molto personale e fantasiosa, mantenendo alcune delle caratteristiche originali (gli otto ragazzi, le otto perle, il cane Yatsufusa) e aggiungendovi vari elementi tipici di quella fetta di mondo anime/manga rivolto sostanzialmente al pubblico femminile.
Lo studio DEEN non è nuovo a produzioni che strizzano l'occhio alle spettatrici, specie quelle con una predilezione per storie avventurose, ricche di bei ragazzi e sul filo dello shounen-ai (se non oltre), difatti, anime come "07 Ghost", "Amasuki", "Kyo Kara maoh", "Junjou Romantica", "Sekaiichi Hatsukoi", ecc. nascono proprio da questo studio di animazione.
La storia inizia con un flashback in cui il protagonista in punto di morte, Shino, stringe con Satomi un patto che gli permette di rimanere in vita, accogliendo nel suo corpo la misteriosa spada Murasame. Vengono salvati in questo modo anche gli amici di infanzia Sousuke e Hamaji. L'azione si sposta immediatamente nel presente, quando i tre vengono convocati dalla chiesa e costretti a raggiungere la capitale, luogo in cui incontreranno Satomi, colui che anni prima aveva stretto il patto con Shino e suo attuale guardiano, e Kaname, un ragazzo facente parte della chiesa e appartenente a una della quattro sacre famiglie. Quando Shino e Sousuke entrano in possesso delle loro due perle, contrassegnate rispettivamente dagli ideogrammi di "devozione" e "dovere", decidono dietro richiesta di Satomi di mettersi alla ricerca delle restanti perle. Nel proseguire della storia faranno la conoscenza di altri ragazzi che come loro portano nei loro cognomi l'ideogramma "Inu" (cane) e la loro stessa voglia sulla pelle. Le vicende si snodano tra la capitale e i paesi limitrofi, portando Shino e compagnia a imbattersi in creature demoniache, esseri leggendari e misteriosi antagonisti.
"Hakkenden - Touhou hakken ibun" è un anime che, per quanto possa apparire appetibile a un vasto pubblico in virtù dei suoi elementi fantasy e action, si rivolge in realtà a una cerchia di pubblico specifica: quel pubblico femminile di cui si parlava prima, capace di apprezzare l'abbondante presenza di bei ragazzi, ambigue relazioni affettive e tanta enfasi e melodrammaticità su emozioni e sentimenti. Ciò non significa che i ragazzi non possano apprezzare produzioni di questo genere, anzi, la serie è fruibile per tutti coloro che sappiano apprestarsi alla visione privi di qualsiasi preconcetto concernente i classici topoi degli anime al femminile.
Miyuki Abe iniziò la serializzazione di "Hakkenden - Touhou hakken ibun" nel 2005, mentre la sua produzione di manga yaoi e shounen-ai era già ben avviata; facile intuire che seppur "Hakkenden - Touhou hakken ibun" non rientri in quel genere di prodotti, alcuni degli elementi tipici delle sue storie sono stati trasportati all'interno di questo manga, di cui l'anime segue fedelmente la scia. A questo punto è necessaria una doverosa precisazione per chiarire un comune malinteso: per descrivere questo genere di produzioni troppo spesso viene usato, con accezione negativa, il termine "yaoi", cosa sbagliatissima specialmente se si tiene conto che chi usa quest'etichetta in realtà è solitamente qualcuno che non ha la minima idea di cosa quella parola significhi. Il fatto che la mangaka creatrice dell'opera originale abbia un background di manga yaoi e il fatto che nell'anime siano presenti delle relazioni affettive piuttosto profonde tra personaggi maschili, non rende automaticamente la serie di tipo yaoi, basta ricordare che con questo termine si usa indicare delle storie a contenuto omoerotico che pongono l'accento sul lato fisico e sessuale della relazione, mostrando scene di sesso molto esplicite. Niente di tutto ciò accade in "Hakkenden - Touhou hakken ibun", quindi, nel bene e nel male, diffidate da chi usa questo termine per descrivere la serie. Al massimo è possibile parlare di shounen-ai, indicando in tal modo la presenza di un rapporto affettivo omosessuale che però non sfocia mai nell'esplicito, uno stato più mentale che fisico, un amore mostrato in modo del tutto platonico. Anche in questo caso comunque è tutto lasciato all'interpretazione dello spettatore, senza forzare la mano. Inoltre, bisogna ricordare che i profondi rapporti affettivi tra i personaggi non sono mero fanservice, ma parte integrante e fondamentale della storia stessa.
Le uniche differenze tra manga e anime consistono nel finale (l'anime copre solo cinque volumi degli attuali tredici) e nella diversa disposizione cronologica di alcuni eventi, ottenendo come risultato un prodotto fedele all'opera originale ma proprio per questo, e a causa dello scarso numero di episodi, poco concreto e di poca sostanza. "Hakkenden - Touhou hakken ibun" soffre come la maggior parte degli anime odierni il problema della lunghezza; nonostante il materiale a disposizione fosse abbondante, la serie si compone di soli tredici episodi, anche se fortunatamente è già stata annunciata una seconda stagione prevista per l'estate prossima. Il grosso limite di "Hakkenden - Touhou hakken ibun " è quindi il suo essere una semplice serie di presentazione, utile a far conoscere i personaggi principali, il loro passato e le loro relazioni, buttando in mezzo anche degli episodi mediocri e assolutamente inutili che spezzano il ritmo della narrazione e danno la sensazione di una clamorosa perdita di tempo. La storia, insomma, si prende un po' di tempo prima di ingranare ed entrare nel vivo dell'azione. Da lettrice del manga posso affermare che, nella versione cartacea, la sensazione di lentezza è percepita in maniera minore o nulla, ma in questa sede l'analisi riguarda esclusivamente l'anime, quindi i pregi narrativi del manga non giustificano i difetti della serie anime che, data la diversità del medium con cui si esprime, deve (o almeno dovrebbe) per forza di cose adottare soluzioni differenti.
L'anime alterna quindi momenti ricchi di azione a momenti morti e noiosi, mentre da una serie di soli tredici episodi ci si aspetterebbe quanta più sostanza possibile. A parte ciò, però, bisogna dire che la narrazione è volutamente lenta e si concentra sullo sviluppo dei rapporti tra i personaggi, lasciando appositamente in secondo piano l'azione.
Quella svolta fin qui è un'analisi quanto più oggettiva possibile, ma dovendo esprimere le mie considerazioni personali, voglio essere meno negativa e premiare un anime che mi è piaciuto parecchio, che ha saputo emozionarmi e coinvolgermi. Da grande fan di Miyuki Abe, aspettavo la serie anime di "Hakkenden - Touhou hakken ibun" con ansia e trepidazione, e seppur la sua breve durata sia stata un brutto colpo anche per me, posso dire di aver apprezzato l'opera in ogni altro suo aspetto. Conoscendo già questa parte di storia non ho potuto fare a meno di apprezzare la fedeltà della produzione animata rispetto alla controparte cartacea, difatti, a parte qualche piccolo taglio su qualche vignetta che "insaporiva" il rapporto tra Sousuke e Shino e qualche dialogo semplificato che ha reso meno evidente la personalità di alcuni personaggi (Sosuke su tutti: nel manga il suo attaccamento a Shino risulta palesemente amorevole ma al contempo quasi morboso), la storia e la caratterizzazione dei protagonisti è stata ben resa, grazie anche a un doppiaggio abbastanza azzeccato.
L'anime si sofferma molto sulla psicologia dei personaggi e i loro trascorsi di vita, e tra tutti è sicuramente Shino a essere protagonista in tal senso; il suo attaccamento a Sousuke, l'affetto che prova per lui, la convivenza forzata con la spada Murasame, il dover vivere nel corpo di un tredicenne (in realtà Shino ha diciotto anni), l'attaccamento alla vita, la paura della morte propria e altrui e il timore della solitudine sono i pensieri che a ogni puntata invadono la mente del ragazzino che, per di più, sembra non riuscire a trovare un senso alla sua esistenza, senza trascurare il fatto che Murasame richiede un pesante tributo per i suoi servizi. Allo stesso modo, anche l'identità e la vita di Sousuke vengono messe in discussione nelle ultime puntate, portando ulteriori dubbi e misteri.
"Hakkenden - Touhou hakken ibun" è una storia di amicizia e amore, una storia incentrata sui sentimenti dei suoi protagonisti e soprattutto sul rapporto che unisce il piccolo Shino al suo salvatore, Satomi, e all'amico prediletto, Sousuke. Insomma, la definirei più una storia sentimentale che una storia d'azione, laddove con sentimentale non voglio indicare solo e necessariamente un sentimento amoroso, ma la miriade di sentimenti che affollano mente e cuore dei personaggi, primi tra tutti i sentimenti di dolore, affetto e di attaccamento alla vita. Un verso della sigla finale, "Strings of pain", recita la frase: "I legami creati dalle nostre mani giunte sono protetti da una forza indistruttibile: i fili del dolore che stringono assieme i nostri destini", indicando palesemente come il legame tra i personaggi sia nato dal dolore e in virtù di quello stesso dolore esso vive e prospera, eliminando quasi del tutto la speranza di un futuro radioso. Nonostante la sua apparente superficialità, Shino vive la sua vita accompagnato da un velo di tristezza e rimorso, con l'aspettativa di un futuro incerto e oscuro in cui l'unica luce sono i "fratelli" Sousuke e Hamaji.
La trama risulta intrigante e accattivante, anche se il ritmo viene a volte spezzato da episodi di puro slice of life, mentre i personaggi hanno una buona caratterizzazione seppur non tutti risultino particolarmente originali. Apprezzo il modo in cui sono stati intrecciati i loro legami, in modo ora dolce e drammatico, ora divertente e giocoso. Personalmente ho una predilezione per le storie in cui un profondo affetto tra i protagonisti supera i limiti convenzionali, e ho adorato il rapporto tra Sousuke e Shino, dolce e fraterno da una parte, severo e protettivo dall'altro, che crea un vincolo di reciproci dipendenza e sostegno. Sousuke definisce Shino "il suo Dio", Shino con il suo affetto rende concreta l'esistenza di Sousuke. Molto interessanti anche alcuni riferimenti al romanzo di Bakin, ad esempio il legame tra Satomi e il cane Yatsufusa o la bellezza femminea di Asakeno, che viene inizialmente scambiato per una donna da Kobungo.
Nelle battute finali l'anime entra nel vivo, ma purtroppo ci toccherà aspettare la prossima stagione per rispondere ai tanti interrogativi posti in questa prima serie, nella speranza che il prosieguo della storia possa offrire risposte concrete e nuovi misteri che tengano vivo l'interesse.
Uno dei pregi di "Hakkenden - Touhou hakken ibun" riguarda il comporto tecnico, laddove il lavoro dello studio DEEN risulta ottimo sotto ogni punto di vista. Il chara, pur non raggiungendo la bellezza dei disegni di Miyuki Abe, è fedele e ben curato, pone la giusta attenzione su quelli che sono i dettagli fondamentali dei personaggi; ottima quindi la resa degli occhi, dello sguardo profondo e della bellezza generale di ogni singolo personaggio, uomo o donna che sia. È evidente una certa cura dei dettagli per quanto riguarda gli interni delle chiese, l'arredamento e gli edifici in generale. Belli sono anche gli sfondi e le location esterne, mentre la regia si presenta dinamica e coinvolgente al punto giusto. Le animazioni sono molto fluide e si mantengono a un buon livello per tutta la durata della serie, mentre la computer graphic, seppur abbastanza presente, è ben amalgamata al disegno, risultando per nulla invasiva.
Meritevole di attenzione è anche la colonna sonora a opera di Hitomi Kuroishi, che già aveva lavorato per grandi produzioni quali "Code Geass" e "Last Exile"; la canzone di Yukihime che sentiamo nell'episodio otto e quella che fa da sfondo al finale dell'episodio tredici riconducono immediatamente a "Continued Story", la bellissima canzone che abbiamo ascoltato negli ultimi minuti dell'ultima puntata di "Code Geass: R2". La 'rockeggiante' e aggressiva opening ,"God Fate", è cantata dalla bella e potente voce di Faylan, cantante che ben conosce chi ha seguito "Mirai Nikki" (sue sono la seconda opening e la prima ending), mentre la bella ending è affidata al doppiatore di Shino, Tetsuya Kakihara. A proposito di doppiaggio, a nomi blasonati quali Hiroshi Kamiya per Satomi e Daisuke Namikawa per Kaname, si accostano doppiatori forse meno rinomati ma altrettanto competenti, vedasi lo stesso Kakihara, Nobuhiko Okamoto, Takuma Terashima (adorabile il suo Kobungo) e Tomoaki Maeno, ognuno dei quali svolge un ottimo lavoro interpretando al meglio la personalità del personaggio di competenza.
"Hakkenden - Touhou hakken ibun" risulta nel complesso una storia più che gradevole, indirizzata fondamentalmente a un pubblico femminile ma apprezzabile da chiunque. Credo che il godimento di questa serie possa trascendere il sesso o l'età, ma ritengo che sia necessaria l'attitudine ad apprezzare uno svolgimento lento e composto degli eventi e la capacità di assaporare l'evoluzione di storia e personaggi più tramite la loro psicologia e i loro sentimenti che non attraverso scossoni e combattimenti. Dire che in questa prima serie non succede nulla è totalmente sbagliato: ci sono stati mostrati quasi tutti i personaggi principali, il loro passato e i loro sentimenti. Questa non è una serie di mazzate, ribadisco che, oltre a essere una serie fantasy e avventurosa, è una serie sentimentale, nel senso più ampio del termine.
Appuntamento quindi alla prossima stagione, nella speranza che, almeno da parte mia e dei suoi fan, possa assicurarsi una valutazione ancora migliore.
Tratto da un manga di Miyuki Abe, "Hakkenden - Touhou hakken ibun" rielabora il romanzo di Bakin in maniera molto personale e fantasiosa, mantenendo alcune delle caratteristiche originali (gli otto ragazzi, le otto perle, il cane Yatsufusa) e aggiungendovi vari elementi tipici di quella fetta di mondo anime/manga rivolto sostanzialmente al pubblico femminile.
Lo studio DEEN non è nuovo a produzioni che strizzano l'occhio alle spettatrici, specie quelle con una predilezione per storie avventurose, ricche di bei ragazzi e sul filo dello shounen-ai (se non oltre), difatti, anime come "07 Ghost", "Amasuki", "Kyo Kara maoh", "Junjou Romantica", "Sekaiichi Hatsukoi", ecc. nascono proprio da questo studio di animazione.
La storia inizia con un flashback in cui il protagonista in punto di morte, Shino, stringe con Satomi un patto che gli permette di rimanere in vita, accogliendo nel suo corpo la misteriosa spada Murasame. Vengono salvati in questo modo anche gli amici di infanzia Sousuke e Hamaji. L'azione si sposta immediatamente nel presente, quando i tre vengono convocati dalla chiesa e costretti a raggiungere la capitale, luogo in cui incontreranno Satomi, colui che anni prima aveva stretto il patto con Shino e suo attuale guardiano, e Kaname, un ragazzo facente parte della chiesa e appartenente a una della quattro sacre famiglie. Quando Shino e Sousuke entrano in possesso delle loro due perle, contrassegnate rispettivamente dagli ideogrammi di "devozione" e "dovere", decidono dietro richiesta di Satomi di mettersi alla ricerca delle restanti perle. Nel proseguire della storia faranno la conoscenza di altri ragazzi che come loro portano nei loro cognomi l'ideogramma "Inu" (cane) e la loro stessa voglia sulla pelle. Le vicende si snodano tra la capitale e i paesi limitrofi, portando Shino e compagnia a imbattersi in creature demoniache, esseri leggendari e misteriosi antagonisti.
"Hakkenden - Touhou hakken ibun" è un anime che, per quanto possa apparire appetibile a un vasto pubblico in virtù dei suoi elementi fantasy e action, si rivolge in realtà a una cerchia di pubblico specifica: quel pubblico femminile di cui si parlava prima, capace di apprezzare l'abbondante presenza di bei ragazzi, ambigue relazioni affettive e tanta enfasi e melodrammaticità su emozioni e sentimenti. Ciò non significa che i ragazzi non possano apprezzare produzioni di questo genere, anzi, la serie è fruibile per tutti coloro che sappiano apprestarsi alla visione privi di qualsiasi preconcetto concernente i classici topoi degli anime al femminile.
Miyuki Abe iniziò la serializzazione di "Hakkenden - Touhou hakken ibun" nel 2005, mentre la sua produzione di manga yaoi e shounen-ai era già ben avviata; facile intuire che seppur "Hakkenden - Touhou hakken ibun" non rientri in quel genere di prodotti, alcuni degli elementi tipici delle sue storie sono stati trasportati all'interno di questo manga, di cui l'anime segue fedelmente la scia. A questo punto è necessaria una doverosa precisazione per chiarire un comune malinteso: per descrivere questo genere di produzioni troppo spesso viene usato, con accezione negativa, il termine "yaoi", cosa sbagliatissima specialmente se si tiene conto che chi usa quest'etichetta in realtà è solitamente qualcuno che non ha la minima idea di cosa quella parola significhi. Il fatto che la mangaka creatrice dell'opera originale abbia un background di manga yaoi e il fatto che nell'anime siano presenti delle relazioni affettive piuttosto profonde tra personaggi maschili, non rende automaticamente la serie di tipo yaoi, basta ricordare che con questo termine si usa indicare delle storie a contenuto omoerotico che pongono l'accento sul lato fisico e sessuale della relazione, mostrando scene di sesso molto esplicite. Niente di tutto ciò accade in "Hakkenden - Touhou hakken ibun", quindi, nel bene e nel male, diffidate da chi usa questo termine per descrivere la serie. Al massimo è possibile parlare di shounen-ai, indicando in tal modo la presenza di un rapporto affettivo omosessuale che però non sfocia mai nell'esplicito, uno stato più mentale che fisico, un amore mostrato in modo del tutto platonico. Anche in questo caso comunque è tutto lasciato all'interpretazione dello spettatore, senza forzare la mano. Inoltre, bisogna ricordare che i profondi rapporti affettivi tra i personaggi non sono mero fanservice, ma parte integrante e fondamentale della storia stessa.
Le uniche differenze tra manga e anime consistono nel finale (l'anime copre solo cinque volumi degli attuali tredici) e nella diversa disposizione cronologica di alcuni eventi, ottenendo come risultato un prodotto fedele all'opera originale ma proprio per questo, e a causa dello scarso numero di episodi, poco concreto e di poca sostanza. "Hakkenden - Touhou hakken ibun" soffre come la maggior parte degli anime odierni il problema della lunghezza; nonostante il materiale a disposizione fosse abbondante, la serie si compone di soli tredici episodi, anche se fortunatamente è già stata annunciata una seconda stagione prevista per l'estate prossima. Il grosso limite di "Hakkenden - Touhou hakken ibun " è quindi il suo essere una semplice serie di presentazione, utile a far conoscere i personaggi principali, il loro passato e le loro relazioni, buttando in mezzo anche degli episodi mediocri e assolutamente inutili che spezzano il ritmo della narrazione e danno la sensazione di una clamorosa perdita di tempo. La storia, insomma, si prende un po' di tempo prima di ingranare ed entrare nel vivo dell'azione. Da lettrice del manga posso affermare che, nella versione cartacea, la sensazione di lentezza è percepita in maniera minore o nulla, ma in questa sede l'analisi riguarda esclusivamente l'anime, quindi i pregi narrativi del manga non giustificano i difetti della serie anime che, data la diversità del medium con cui si esprime, deve (o almeno dovrebbe) per forza di cose adottare soluzioni differenti.
L'anime alterna quindi momenti ricchi di azione a momenti morti e noiosi, mentre da una serie di soli tredici episodi ci si aspetterebbe quanta più sostanza possibile. A parte ciò, però, bisogna dire che la narrazione è volutamente lenta e si concentra sullo sviluppo dei rapporti tra i personaggi, lasciando appositamente in secondo piano l'azione.
Quella svolta fin qui è un'analisi quanto più oggettiva possibile, ma dovendo esprimere le mie considerazioni personali, voglio essere meno negativa e premiare un anime che mi è piaciuto parecchio, che ha saputo emozionarmi e coinvolgermi. Da grande fan di Miyuki Abe, aspettavo la serie anime di "Hakkenden - Touhou hakken ibun" con ansia e trepidazione, e seppur la sua breve durata sia stata un brutto colpo anche per me, posso dire di aver apprezzato l'opera in ogni altro suo aspetto. Conoscendo già questa parte di storia non ho potuto fare a meno di apprezzare la fedeltà della produzione animata rispetto alla controparte cartacea, difatti, a parte qualche piccolo taglio su qualche vignetta che "insaporiva" il rapporto tra Sousuke e Shino e qualche dialogo semplificato che ha reso meno evidente la personalità di alcuni personaggi (Sosuke su tutti: nel manga il suo attaccamento a Shino risulta palesemente amorevole ma al contempo quasi morboso), la storia e la caratterizzazione dei protagonisti è stata ben resa, grazie anche a un doppiaggio abbastanza azzeccato.
L'anime si sofferma molto sulla psicologia dei personaggi e i loro trascorsi di vita, e tra tutti è sicuramente Shino a essere protagonista in tal senso; il suo attaccamento a Sousuke, l'affetto che prova per lui, la convivenza forzata con la spada Murasame, il dover vivere nel corpo di un tredicenne (in realtà Shino ha diciotto anni), l'attaccamento alla vita, la paura della morte propria e altrui e il timore della solitudine sono i pensieri che a ogni puntata invadono la mente del ragazzino che, per di più, sembra non riuscire a trovare un senso alla sua esistenza, senza trascurare il fatto che Murasame richiede un pesante tributo per i suoi servizi. Allo stesso modo, anche l'identità e la vita di Sousuke vengono messe in discussione nelle ultime puntate, portando ulteriori dubbi e misteri.
"Hakkenden - Touhou hakken ibun" è una storia di amicizia e amore, una storia incentrata sui sentimenti dei suoi protagonisti e soprattutto sul rapporto che unisce il piccolo Shino al suo salvatore, Satomi, e all'amico prediletto, Sousuke. Insomma, la definirei più una storia sentimentale che una storia d'azione, laddove con sentimentale non voglio indicare solo e necessariamente un sentimento amoroso, ma la miriade di sentimenti che affollano mente e cuore dei personaggi, primi tra tutti i sentimenti di dolore, affetto e di attaccamento alla vita. Un verso della sigla finale, "Strings of pain", recita la frase: "I legami creati dalle nostre mani giunte sono protetti da una forza indistruttibile: i fili del dolore che stringono assieme i nostri destini", indicando palesemente come il legame tra i personaggi sia nato dal dolore e in virtù di quello stesso dolore esso vive e prospera, eliminando quasi del tutto la speranza di un futuro radioso. Nonostante la sua apparente superficialità, Shino vive la sua vita accompagnato da un velo di tristezza e rimorso, con l'aspettativa di un futuro incerto e oscuro in cui l'unica luce sono i "fratelli" Sousuke e Hamaji.
La trama risulta intrigante e accattivante, anche se il ritmo viene a volte spezzato da episodi di puro slice of life, mentre i personaggi hanno una buona caratterizzazione seppur non tutti risultino particolarmente originali. Apprezzo il modo in cui sono stati intrecciati i loro legami, in modo ora dolce e drammatico, ora divertente e giocoso. Personalmente ho una predilezione per le storie in cui un profondo affetto tra i protagonisti supera i limiti convenzionali, e ho adorato il rapporto tra Sousuke e Shino, dolce e fraterno da una parte, severo e protettivo dall'altro, che crea un vincolo di reciproci dipendenza e sostegno. Sousuke definisce Shino "il suo Dio", Shino con il suo affetto rende concreta l'esistenza di Sousuke. Molto interessanti anche alcuni riferimenti al romanzo di Bakin, ad esempio il legame tra Satomi e il cane Yatsufusa o la bellezza femminea di Asakeno, che viene inizialmente scambiato per una donna da Kobungo.
Nelle battute finali l'anime entra nel vivo, ma purtroppo ci toccherà aspettare la prossima stagione per rispondere ai tanti interrogativi posti in questa prima serie, nella speranza che il prosieguo della storia possa offrire risposte concrete e nuovi misteri che tengano vivo l'interesse.
Uno dei pregi di "Hakkenden - Touhou hakken ibun" riguarda il comporto tecnico, laddove il lavoro dello studio DEEN risulta ottimo sotto ogni punto di vista. Il chara, pur non raggiungendo la bellezza dei disegni di Miyuki Abe, è fedele e ben curato, pone la giusta attenzione su quelli che sono i dettagli fondamentali dei personaggi; ottima quindi la resa degli occhi, dello sguardo profondo e della bellezza generale di ogni singolo personaggio, uomo o donna che sia. È evidente una certa cura dei dettagli per quanto riguarda gli interni delle chiese, l'arredamento e gli edifici in generale. Belli sono anche gli sfondi e le location esterne, mentre la regia si presenta dinamica e coinvolgente al punto giusto. Le animazioni sono molto fluide e si mantengono a un buon livello per tutta la durata della serie, mentre la computer graphic, seppur abbastanza presente, è ben amalgamata al disegno, risultando per nulla invasiva.
Meritevole di attenzione è anche la colonna sonora a opera di Hitomi Kuroishi, che già aveva lavorato per grandi produzioni quali "Code Geass" e "Last Exile"; la canzone di Yukihime che sentiamo nell'episodio otto e quella che fa da sfondo al finale dell'episodio tredici riconducono immediatamente a "Continued Story", la bellissima canzone che abbiamo ascoltato negli ultimi minuti dell'ultima puntata di "Code Geass: R2". La 'rockeggiante' e aggressiva opening ,"God Fate", è cantata dalla bella e potente voce di Faylan, cantante che ben conosce chi ha seguito "Mirai Nikki" (sue sono la seconda opening e la prima ending), mentre la bella ending è affidata al doppiatore di Shino, Tetsuya Kakihara. A proposito di doppiaggio, a nomi blasonati quali Hiroshi Kamiya per Satomi e Daisuke Namikawa per Kaname, si accostano doppiatori forse meno rinomati ma altrettanto competenti, vedasi lo stesso Kakihara, Nobuhiko Okamoto, Takuma Terashima (adorabile il suo Kobungo) e Tomoaki Maeno, ognuno dei quali svolge un ottimo lavoro interpretando al meglio la personalità del personaggio di competenza.
"Hakkenden - Touhou hakken ibun" risulta nel complesso una storia più che gradevole, indirizzata fondamentalmente a un pubblico femminile ma apprezzabile da chiunque. Credo che il godimento di questa serie possa trascendere il sesso o l'età, ma ritengo che sia necessaria l'attitudine ad apprezzare uno svolgimento lento e composto degli eventi e la capacità di assaporare l'evoluzione di storia e personaggi più tramite la loro psicologia e i loro sentimenti che non attraverso scossoni e combattimenti. Dire che in questa prima serie non succede nulla è totalmente sbagliato: ci sono stati mostrati quasi tutti i personaggi principali, il loro passato e i loro sentimenti. Questa non è una serie di mazzate, ribadisco che, oltre a essere una serie fantasy e avventurosa, è una serie sentimentale, nel senso più ampio del termine.
Appuntamento quindi alla prossima stagione, nella speranza che, almeno da parte mia e dei suoi fan, possa assicurarsi una valutazione ancora migliore.
Chi ricorda la trasmissione di Mediaset "Shin Hakkenden" avrà pensato con nostalgia quest'anime quando nella stagione invernale 2013 è iniziato un prequel spin-off. "Hakkenden: Touhou Hakken Ibun" ha ereditato tutti i difetti del suo predecessore: un anime mediocre, con una sceneggiatura confusa e di difficile comprensione. Insieme a tutti questi problemi è corretto inserire anche il fanservice offerto alle fujoshi e la quasi totale assenza di senso nelle azioni dei vari personaggi. Insomma, un'altra delusione inserita in una stagione già sottotono per i pessimi titoli propinati.
Passiamo alla trama, o per lo meno cercherò di descrivere quello che si capisce. Cinque anni prima delle vicende narrate, nell'anime in questione, un villaggio colpito da una pestilenza viene distrutto lasciando in vita solo tre giovani: Shini, Sosuke e Himaji. Questi ultimi due vennero salvati dal primo che accettò uno strano patto con un misterioso uomo. Da quel momento Shino divenne il possessore di una particolare quanto potente arma, Muramase. Questa spada si dice che "contenga la vita" e, pertanto, i tre verranno convocati dalla chiesa interessata al misterioso fendente. In tutto ciò si uniranno vari personaggi, tutti maschi, che hanno un particolare simbolo di riconoscimento: una paeonia.
La trama, sebbene poco originale, se fosse descritta in modo più semplice sarebbe anche apprezzabile. Purtroppo la sceneggiatura non solo è lacunare e sommaria, ma anche di difficile interpretazione. Nell'anime ci saranno strani silenzi, battute fuori luogo e veramente poche spiegazioni. Per intenderci, la vera storia - quelle che vi ho descritto sopra sono solo le premesse - si riuscirà a comprendere solo all'ultimo episodio in cui, nei momenti finali, una voce fuori campo ci spiegherà per bene lo scopo dei personaggi. E' inammissibile che lo spettatore vedrà ben dodici episodi in cui i personaggi faranno delle cose ma senza che se ne percepisca il motivo.
Il chara è abbastanza interessante graficamente, ma estremamente banale caratterialmente. Shino dovrebbe essere il personaggio più profondo o comunque con una falsa puerilità, ma fondamentalmente è anonimo. Non comunica niente, come suo "fratello" Sosuke. Inoltre per i personaggi secondari c'è la fiera del cliché. Poteva mancare il personaggio con tendenze omosessuali? E il fratello preoccupato per queste tendenze? E il ragazzone che viene confuso da tutti per una donna? Ovviamente niente di più banale come il fanservice gratuito fornito alle fujoshi. Fanservice che non accetto in tutte le sue forme, soprattutto quando non è ostentato chiaramente ma lo si lascia solo intendere! Fu così per "Kuroshitsuji" e così è per quest'anime: inutile modo di accaparrarsi delle fangirl.
Il livello tecnico è abbastanza buono. Quello che maggiormente colpisce è il già sopracitato disegno. Le OST in alcuni episodi saranno fondamentali - addirittura ho promosso un episodio solo per le musiche -, ma la cosa più sconvolgenete è che sono veramente poche. L'opening non è niente di che, ma c'è una superba ending che merita davvero molto.
La regia è veramente buona anche se scontata. Probabilmente il punto di forza dell'apparato tecnico sono le animazioni. La "fuoriuscita" di Muramase è fatta davvero bene e inoltre non si esagera con la computer grafica.
Insomma, questo è un anime che non consiglio di vedere: abbastanza mediocre e spesso noioso.
Passiamo alla trama, o per lo meno cercherò di descrivere quello che si capisce. Cinque anni prima delle vicende narrate, nell'anime in questione, un villaggio colpito da una pestilenza viene distrutto lasciando in vita solo tre giovani: Shini, Sosuke e Himaji. Questi ultimi due vennero salvati dal primo che accettò uno strano patto con un misterioso uomo. Da quel momento Shino divenne il possessore di una particolare quanto potente arma, Muramase. Questa spada si dice che "contenga la vita" e, pertanto, i tre verranno convocati dalla chiesa interessata al misterioso fendente. In tutto ciò si uniranno vari personaggi, tutti maschi, che hanno un particolare simbolo di riconoscimento: una paeonia.
La trama, sebbene poco originale, se fosse descritta in modo più semplice sarebbe anche apprezzabile. Purtroppo la sceneggiatura non solo è lacunare e sommaria, ma anche di difficile interpretazione. Nell'anime ci saranno strani silenzi, battute fuori luogo e veramente poche spiegazioni. Per intenderci, la vera storia - quelle che vi ho descritto sopra sono solo le premesse - si riuscirà a comprendere solo all'ultimo episodio in cui, nei momenti finali, una voce fuori campo ci spiegherà per bene lo scopo dei personaggi. E' inammissibile che lo spettatore vedrà ben dodici episodi in cui i personaggi faranno delle cose ma senza che se ne percepisca il motivo.
Il chara è abbastanza interessante graficamente, ma estremamente banale caratterialmente. Shino dovrebbe essere il personaggio più profondo o comunque con una falsa puerilità, ma fondamentalmente è anonimo. Non comunica niente, come suo "fratello" Sosuke. Inoltre per i personaggi secondari c'è la fiera del cliché. Poteva mancare il personaggio con tendenze omosessuali? E il fratello preoccupato per queste tendenze? E il ragazzone che viene confuso da tutti per una donna? Ovviamente niente di più banale come il fanservice gratuito fornito alle fujoshi. Fanservice che non accetto in tutte le sue forme, soprattutto quando non è ostentato chiaramente ma lo si lascia solo intendere! Fu così per "Kuroshitsuji" e così è per quest'anime: inutile modo di accaparrarsi delle fangirl.
Il livello tecnico è abbastanza buono. Quello che maggiormente colpisce è il già sopracitato disegno. Le OST in alcuni episodi saranno fondamentali - addirittura ho promosso un episodio solo per le musiche -, ma la cosa più sconvolgenete è che sono veramente poche. L'opening non è niente di che, ma c'è una superba ending che merita davvero molto.
La regia è veramente buona anche se scontata. Probabilmente il punto di forza dell'apparato tecnico sono le animazioni. La "fuoriuscita" di Muramase è fatta davvero bene e inoltre non si esagera con la computer grafica.
Insomma, questo è un anime che non consiglio di vedere: abbastanza mediocre e spesso noioso.