Il castello invisibile
"Il castello invisibile" è un anime molto attento su ogni aspetto emotivo che coinvolge l'emancipazione adolescenziale, con una forza emozionale rara da trovare. La trama, che segue un gruppo di ragazzi emarginati che trovano rifugio in un misterioso castello, è una delicata esplorazione dell'anima, delle fragilità umane, e del bisogno di connessione. Nonostante le sue imperfezioni a livello di animazione, che in alcune scene risulta un po’ grezza e poco fluida, il film riesce a compensare con una narrazione coinvolgente e personaggi che vivono e respirano attraverso le emozioni profonde che trasmettono.
Il tratto emozionale è senza dubbio il vero gioiello di questa produzione. Le relazioni tra i protagonisti sono gestite con una delicatezza e autenticità straordinarie, rendendo le loro esperienze di solitudine, amicizia e crescita personale toccanti. Il castello diventa simbolo di un mondo interiore che, pur essendo invisibile agli altri, custodisce la bellezza e il dolore di ciascun personaggio.
Il tratto emozionale è senza dubbio il vero gioiello di questa produzione. Le relazioni tra i protagonisti sono gestite con una delicatezza e autenticità straordinarie, rendendo le loro esperienze di solitudine, amicizia e crescita personale toccanti. Il castello diventa simbolo di un mondo interiore che, pur essendo invisibile agli altri, custodisce la bellezza e il dolore di ciascun personaggio.
C’è poco da dire, tranne che, secondo me, è un quasi capolavoro. Un film sulla violenza del bullismo, dove si sente il problema come vivo e terribile, senza però calcare la mano sulla violenza.
La violenza più che fisica è psicologica, e quasi sempre avviene da compagni di scuola, amici o parenti.
Si radunano in un castello magicamente sette individui: tutti tranne uno bullizzati. Anche quello non bullizzato ha il suo perché, la sua quota di dolore che si porta sulla schiena. La signora del castello, il venerabile lupo, li invita un gioco e dà loro delle regole. Presto il castello diventa la loro oasi di tranquillità, ma ha due limiti: alle 17:00 devono tornarsene a casa, pena essere mangiati, e tutto finirà a fine marzo.
I ragazzi accettano le condizioni, che sono a loro favorevoli: non passeranno tutte quelle lunghe ore a soffrire soli a casa. Questo è un punto importante nel film: non esiste un’oasi per sempre, e da soli si è sempre in cattiva compagnia.
Buona la musica e anche tutto ciò che riguarda il comparto tecnico, anzi il film è ottimo, nonostante il fatto che la A-1 Pictures non avesse a disposizione i soldi per un film alla Miyazaki o alla Studio Ghibli.
A volte il topolino riesce a far meglio dell’elefante: sono certo che guarderò altre opere del regista Keiichi Hara, pur sapendo che questa in quanto ultima sua fatica è sicuramente quella che condensa meglio le capacità acquisite negli anni, ma ho sentito parlare benissimo di opere come “Colorful” o “Miss Hokusai”.
Insomma, lo consiglio tantissimo e gli assegno un 9 ½ per lievi sbavature nella trama verso la fine, piccole cose che inficiano il finale.
La violenza più che fisica è psicologica, e quasi sempre avviene da compagni di scuola, amici o parenti.
Si radunano in un castello magicamente sette individui: tutti tranne uno bullizzati. Anche quello non bullizzato ha il suo perché, la sua quota di dolore che si porta sulla schiena. La signora del castello, il venerabile lupo, li invita un gioco e dà loro delle regole. Presto il castello diventa la loro oasi di tranquillità, ma ha due limiti: alle 17:00 devono tornarsene a casa, pena essere mangiati, e tutto finirà a fine marzo.
I ragazzi accettano le condizioni, che sono a loro favorevoli: non passeranno tutte quelle lunghe ore a soffrire soli a casa. Questo è un punto importante nel film: non esiste un’oasi per sempre, e da soli si è sempre in cattiva compagnia.
Buona la musica e anche tutto ciò che riguarda il comparto tecnico, anzi il film è ottimo, nonostante il fatto che la A-1 Pictures non avesse a disposizione i soldi per un film alla Miyazaki o alla Studio Ghibli.
A volte il topolino riesce a far meglio dell’elefante: sono certo che guarderò altre opere del regista Keiichi Hara, pur sapendo che questa in quanto ultima sua fatica è sicuramente quella che condensa meglio le capacità acquisite negli anni, ma ho sentito parlare benissimo di opere come “Colorful” o “Miss Hokusai”.
Insomma, lo consiglio tantissimo e gli assegno un 9 ½ per lievi sbavature nella trama verso la fine, piccole cose che inficiano il finale.
L'ho visto al cinema (c'è stato solo per tre giorni nelle sale italiane), spinta dalle ottime recensioni che riguardavano il libro omonimo da cui è tratto, molto premiato, di Mizuki Tsujimura. Ne fu fatto anche un adattamento manga, da noi pubblicato dalla Dynit; dopo la visione di questo film, mi sa che lo recupero, perché, si dice, viene fatto un approfondimento maggiore a livello psicologico sui personaggi secondari.
È un film perfetto sul bullismo scolastico, un tema molto frequente, da sempre esistito, e per fortuna negli ultimi anni ha goduto e gode di più attenzione e visibilità, poiché si tratta di una tematica da non sottovalutare mai!
Mi sento di dire che è molto più emozionante e intenso per le persone che hanno sofferto molto come vittime di bullismo scolastico nella propria vita; si riesce in questo caso a vedere i piccoli dettagli che però racchiudono una certa importanza, una persona che non ci è passata difficilmente potrà coglierli.
Un tema delicato, dunque, molti adolescenti soffrono psicologicamente e affettivamente a causa di atteggiamenti violenti, umiliazioni, aggressioni all'interno dell'ambiente sociale scolastico, infatti i protagonisti sono sette adolescenti che, a causa del bullismo e maltrattamenti, finiscono tutti inevitabilmente per non riuscire più a indossare la divisa e varcare la porta di casa tutte le mattine.
Il peso e la sofferenza dei maltrattamenti quotidiani dai compagni grava sull'equilibrio psicologico di questi ragazzi, un peso che si riversa anche a livello fisico, bloccando il corpo al sol pensiero di andare in quel luogo di torture: la scuola. Questi sette giovani, ognuno con una sofferenza diversa sulle spalle, vengono scelti per entrare in un castello magico totalmente isolato e a cui si può accedere attraverso uno specchio.
Qui i ragazzi possono esprimersi liberamente, mostrarsi per come sono senza suggestioni o condizionamenti, fare amicizia tra loro, girare per il castello, ma con alcune scadenze: fino al 30 marzo, e quotidianamente entro e non oltre le ore 17:00, dovranno rientrare o verranno divorati e uccisi da un lupo gigantesco, chiara metafora che indica il non poter adagiarsi in eterno in un mondo sicuro, evitando per sempre le proprie paure. Molti misteri circondano questo castello e la bambina lupo che appare e scompare all'improvviso. L'atmosfera e il calore di questo luogo incantato sembrano trasportarti dentro a una fiaba.
Il tutto viene visto perlopiù dal punto di vista di una dei sette adolescenti, Kokoro, un personaggio che non spicca per originalità, come gli altri d'altronde, ma il punto forte di questa storia non è questo. Nella prima parte del film i ragazzi interagiscono tra loro e fanno amicizia, sorvolando sui misteri del castello, e devo dire che l'ho trovata un po' piatta e monotona.
Ma la seconda parte riserva colpi di scena e sorprese davvero interessanti: non avendo letto il romanzo o il manga omonimi, ero totalmente inconsapevole della trama e... mi sono sorpresa a piangere parecchio verso la fine. Vengono approfonditi i passati e il vissuto degli altri abitanti del castello in un continuo susseguirsi di colpi di scena e flashback fino al finale decisamente convincente.
Una nota speciale va di sicuro alle musiche, penetranti ed emozionanti, fondamentali per creare il clima giusto nelle scene emotivamente forti.
L'animazione è abbastanza buona, anche se non eccelsa. Nel complesso, molto godibile.
Il doppiaggio è buono e le voci ben azzeccate.
In definitiva, un film che consiglio a tutti, apparentemente semplice, ma che svela pian piano una trama profonda. Dato che il romanzo e il manga hanno una caratterizzazione dei personaggi più approfondita, sicuramente li leggerò e li consiglio a chiunque abbia amato questo film e vuole saperne di più.
È un film perfetto sul bullismo scolastico, un tema molto frequente, da sempre esistito, e per fortuna negli ultimi anni ha goduto e gode di più attenzione e visibilità, poiché si tratta di una tematica da non sottovalutare mai!
Mi sento di dire che è molto più emozionante e intenso per le persone che hanno sofferto molto come vittime di bullismo scolastico nella propria vita; si riesce in questo caso a vedere i piccoli dettagli che però racchiudono una certa importanza, una persona che non ci è passata difficilmente potrà coglierli.
Un tema delicato, dunque, molti adolescenti soffrono psicologicamente e affettivamente a causa di atteggiamenti violenti, umiliazioni, aggressioni all'interno dell'ambiente sociale scolastico, infatti i protagonisti sono sette adolescenti che, a causa del bullismo e maltrattamenti, finiscono tutti inevitabilmente per non riuscire più a indossare la divisa e varcare la porta di casa tutte le mattine.
Il peso e la sofferenza dei maltrattamenti quotidiani dai compagni grava sull'equilibrio psicologico di questi ragazzi, un peso che si riversa anche a livello fisico, bloccando il corpo al sol pensiero di andare in quel luogo di torture: la scuola. Questi sette giovani, ognuno con una sofferenza diversa sulle spalle, vengono scelti per entrare in un castello magico totalmente isolato e a cui si può accedere attraverso uno specchio.
Qui i ragazzi possono esprimersi liberamente, mostrarsi per come sono senza suggestioni o condizionamenti, fare amicizia tra loro, girare per il castello, ma con alcune scadenze: fino al 30 marzo, e quotidianamente entro e non oltre le ore 17:00, dovranno rientrare o verranno divorati e uccisi da un lupo gigantesco, chiara metafora che indica il non poter adagiarsi in eterno in un mondo sicuro, evitando per sempre le proprie paure. Molti misteri circondano questo castello e la bambina lupo che appare e scompare all'improvviso. L'atmosfera e il calore di questo luogo incantato sembrano trasportarti dentro a una fiaba.
Il tutto viene visto perlopiù dal punto di vista di una dei sette adolescenti, Kokoro, un personaggio che non spicca per originalità, come gli altri d'altronde, ma il punto forte di questa storia non è questo. Nella prima parte del film i ragazzi interagiscono tra loro e fanno amicizia, sorvolando sui misteri del castello, e devo dire che l'ho trovata un po' piatta e monotona.
Ma la seconda parte riserva colpi di scena e sorprese davvero interessanti: non avendo letto il romanzo o il manga omonimi, ero totalmente inconsapevole della trama e... mi sono sorpresa a piangere parecchio verso la fine. Vengono approfonditi i passati e il vissuto degli altri abitanti del castello in un continuo susseguirsi di colpi di scena e flashback fino al finale decisamente convincente.
Una nota speciale va di sicuro alle musiche, penetranti ed emozionanti, fondamentali per creare il clima giusto nelle scene emotivamente forti.
L'animazione è abbastanza buona, anche se non eccelsa. Nel complesso, molto godibile.
Il doppiaggio è buono e le voci ben azzeccate.
In definitiva, un film che consiglio a tutti, apparentemente semplice, ma che svela pian piano una trama profonda. Dato che il romanzo e il manga hanno una caratterizzazione dei personaggi più approfondita, sicuramente li leggerò e li consiglio a chiunque abbia amato questo film e vuole saperne di più.
È un film che è riuscito ad emozionarmi, nonostante i tanti difetti.
La vicenda della protagonista Kokoro infatti mi ha coinvolto, riesce a raccontare del bullismo in maniera efficace, senza scadere in sensazionalismi, come avviene spesso in opere simili. Invece, purtroppo, le storie degli altri ragazzi coinvolti nella vicenda risultano appena accennate; questo non è per forza un difetto, ma quel poco che viene fatto vedere non è riuscito a farmi provare empatia per loro. Invece, dal punto di vista fantasy, il film parte bene e crea anche una certa dose di mistero che mantiene alta l'attenzione, per poi rovinare tutto con un finale figlio per l'ennesima volta di "Your Name.".
Per scrupolo, ho controllato di che anno fosse la novel da cui è tratto il film, ed è uscita ben un anno dopo il famoso film di Makoto Shinkai, quindi probabilmente un'influenza potrebbe esserci stata.
Dal punto di vista registico invece l'ho trovato molto poco ispirato. Le scene astratte che dovrebbero essere il climax emotivo e visivo della storia mi sono sembrate molto fiacche, rovinando anche l'atmosfera generale.
Una favola che fa riflettere ed emozionare, ma che poteva essere molto di più, secondo me.
La vicenda della protagonista Kokoro infatti mi ha coinvolto, riesce a raccontare del bullismo in maniera efficace, senza scadere in sensazionalismi, come avviene spesso in opere simili. Invece, purtroppo, le storie degli altri ragazzi coinvolti nella vicenda risultano appena accennate; questo non è per forza un difetto, ma quel poco che viene fatto vedere non è riuscito a farmi provare empatia per loro. Invece, dal punto di vista fantasy, il film parte bene e crea anche una certa dose di mistero che mantiene alta l'attenzione, per poi rovinare tutto con un finale figlio per l'ennesima volta di "Your Name.".
Per scrupolo, ho controllato di che anno fosse la novel da cui è tratto il film, ed è uscita ben un anno dopo il famoso film di Makoto Shinkai, quindi probabilmente un'influenza potrebbe esserci stata.
Dal punto di vista registico invece l'ho trovato molto poco ispirato. Le scene astratte che dovrebbero essere il climax emotivo e visivo della storia mi sono sembrate molto fiacche, rovinando anche l'atmosfera generale.
Una favola che fa riflettere ed emozionare, ma che poteva essere molto di più, secondo me.
"Il castello invisibile" è un film diretto da Keiichi Hara nel 2022.
Si tratta della storia di sette ragazzi che non riescono ad andare a scuola. Il motivo è uguale per tutti: il bullismo. Tuttavia il regista non vuole analizzarlo in prima persona, ma si concentra sulle sue conseguenze: perdita di amicizie, paura di uscire di casa, diminuzione di autostima sono solo alcuni dei tanti effetti del bullismo. Inoltre, l'età analizzata è quella in cui si costruiscono le fondamenta del carattere. La storia prende quindi uno dei temi più trattati degli ultimi anni, ma lo condisce con una dose importante di fantasy. Il castello invisibile: un luogo fantastico in cui i sette ragazzi si possono incontrare. La trama sembra lineare a tratti, anche se presenta alcuni colpi di scena che non funzionano come forse voluto dal regista. Nel complesso, rimane una storia scritta e diretta in modo ottimale.
I personaggi funzionano quasi tutti, e nessuno risulta ingombrante; la scelta della protagonista funziona e la sceneggiatura funziona molto bene.
Nota di merito per il doppiaggio italiano, che è quasi perfetto, degno di un buon prodotto cinematografico.
A livello stilistico si presenta pulito, ma con qualche incertezza. Infatti, i movimenti dei personaggi risultano goffi e innaturali in diverse parti del film. La colonna sonora funziona; da evidenziare la scelta di usare come canzone del carillon uno dei frammenti dell'opera di Schumann, "Scene Infantili: Traumerei" (sogno). La melodia riesce a trasportare lo spettatore in alto, come se stesse camminando sulle nuvole, forse per avvicinarsi al luogo fantastico del castello invisibile.
Le incertezze dei personaggi e il modo in cui si relazionano tra loro nel castello invisibile è il punto di forza del film. Il modo in cui essi non riescono a parlare delle loro vite reali nel castello è perfetto per descrivere cosa passa nella loro mente: incertezza, paura del giudizio altrui, e poca fiducia. La paura di venire maltrattati ed esclusi anche in quel luogo è il limite che durante il film i personaggi devono riuscire a superare. Il bullismo è solo lo sfondo della storia, che è una complessa vicenda psicologica in cui dei ragazzi stanno per fare il grande salto nella vita degli adulti.
Si tratta della storia di sette ragazzi che non riescono ad andare a scuola. Il motivo è uguale per tutti: il bullismo. Tuttavia il regista non vuole analizzarlo in prima persona, ma si concentra sulle sue conseguenze: perdita di amicizie, paura di uscire di casa, diminuzione di autostima sono solo alcuni dei tanti effetti del bullismo. Inoltre, l'età analizzata è quella in cui si costruiscono le fondamenta del carattere. La storia prende quindi uno dei temi più trattati degli ultimi anni, ma lo condisce con una dose importante di fantasy. Il castello invisibile: un luogo fantastico in cui i sette ragazzi si possono incontrare. La trama sembra lineare a tratti, anche se presenta alcuni colpi di scena che non funzionano come forse voluto dal regista. Nel complesso, rimane una storia scritta e diretta in modo ottimale.
I personaggi funzionano quasi tutti, e nessuno risulta ingombrante; la scelta della protagonista funziona e la sceneggiatura funziona molto bene.
Nota di merito per il doppiaggio italiano, che è quasi perfetto, degno di un buon prodotto cinematografico.
A livello stilistico si presenta pulito, ma con qualche incertezza. Infatti, i movimenti dei personaggi risultano goffi e innaturali in diverse parti del film. La colonna sonora funziona; da evidenziare la scelta di usare come canzone del carillon uno dei frammenti dell'opera di Schumann, "Scene Infantili: Traumerei" (sogno). La melodia riesce a trasportare lo spettatore in alto, come se stesse camminando sulle nuvole, forse per avvicinarsi al luogo fantastico del castello invisibile.
Le incertezze dei personaggi e il modo in cui si relazionano tra loro nel castello invisibile è il punto di forza del film. Il modo in cui essi non riescono a parlare delle loro vite reali nel castello è perfetto per descrivere cosa passa nella loro mente: incertezza, paura del giudizio altrui, e poca fiducia. La paura di venire maltrattati ed esclusi anche in quel luogo è il limite che durante il film i personaggi devono riuscire a superare. Il bullismo è solo lo sfondo della storia, che è una complessa vicenda psicologica in cui dei ragazzi stanno per fare il grande salto nella vita degli adulti.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
"Il castello invisibile" è un anime scolastico senza la scuola. Il film è diviso in tre parti, che rappresentano i tre termini dell'anno scolastico giapponese, e ogni mese funge da capitolo. La prima metà vede una progressione della trama piuttosto ridotta, con sette adolescenti reticenti che si abituano a un nuovo ambiente e cercano di conoscersi a vicenda. La struttura dovrebbe essere familiare ai lettori di altre opere ambientate nel mondo scolastico fantasy, ma "Il castello invisibile" manca del worldbuilding magico che così spesso riempie quelle prime sezioni.
E una volta che la trama prende piede, non c’è alcuna minaccia mondiale o diabolico nemico magico da sconfiggere. La storia si sviluppa verso una conclusione tesa ed emozionante, ma i protagonisti non devono salvare nient'altro se non l'un l'altro: "Il castello invisibile" è una storia sul vincere le proprie lotte personali, e non finge mai di essere qualunque altra cosa.
Ed è assolutamente eccezionale nell'essere quello che è. La descrizione del bullismo è tremendamente realistica, senza crogiolarsi nei dettagli, evitando descrizioni scioccanti di comportamenti disumani in favore di un focus sull’ansia debilitante che può seguire anche alla tossicità sociale quotidiana. Perlopiù vediamo attraverso gli occhi di Kokoro, ma intravediamo i retroscena di ogni personaggio principale, e la loro esitazione a fidarsi di potenziali nuovi amici (per non parlare delle figure autoritarie) deriva proprio da quel tumulto interno. E quando finalmente iniziano ad aprirsi, non è facile, con quello che sembra in superficie un compito semplice, che assume una tale tensione che potrebbe anche salvare il mondo, portando tutto a una conclusione tanto toccante quanto commovente.
Il punto forte de "Il castello invisibile" sono indubbiamente i tanti misteri che costellano il castello, dalla bambina con la maschera di lupo al motivo per cui ognuno di loro si trova al castello. Ciò che tiene lo spettatore attento è proprio la lunga serie di misteri, risolti in maniera coerente nella seconda parte del film. E, quando accade, si resta scioccati: parlo personalmente, ma alcune rivelazioni nel film sono state una sorpresa scioccante per me. Non avrei mai immaginato che la bambina fosse la sorella di Rion (piuttosto, mi sarei aspettato che si scoprisse che fosse la figlia di un paio dei personaggi proveniente dal futuro), né che Aki avesse rischiato di essere violentata dal patrigno (io credevo che il suo ragazzo la picchiasse) o che Fuka avesse una madre-elicottero ossessiva. Ma la vera sorpresa è stato scoprire la vera identità di Aki.
Un altro elemento apprezzabile del film è il crescendo d'intensità delle storie dei protagonisti, che culmina in una sequenza finale di flashback incredibilmente potente. Quest'ultimo troverà nella risoluzione della storia un messaggio di speranza, ma anche un monito: il bullismo ci sarà sempre, in altre scuole come al lavoro, alle superiori come nella vita adulta. A cambiare dobbiamo essere noi, imparando a reagire. Per questo c'è un limite di tempo a quanto si può stare nel castello. Il lupo infuocato che ti divora se resti oltre le 17:00 è una metafora evidente: se ti nascondi e ti rifugi nel tuo spazio sicuro per tutta la vita, alla fine verrai consumato dalle tue paure e dai tuoi incubi.
Purtroppo, il film presenta anche una serie di difetti su cui mi è difficile sorvolare.
Se il finale è abbastanza convincente e il mezzo è interessante, l'inizio risulta essere molto espositivo e macchinoso nel spiegare le regole e i divieti che circondano il castello e la sua stanza dei desideri. La sceneggiatura non riesce a introdurre con naturalezza i personaggi e le regole del gioco.
A livello tecnico, il film evidenzia le sue carenze maggiori: A-1 Pictures, lo studio che l'ha prodotto, è a corto di personale, ma con un sacco di progetti a cui far fronte, e la qualità dei suoi lavori ne risente ormai da un pezzo. Il film ha comunque disegni e animazioni migliori dell'ultimo film di "Sword Art Online", ma solo perché, rispetto a questi, ha molte meno scene dinamiche, spettacolari o d'azione. Ciononostante, sono evidenti molti difetti, tra cui una CGI che stona parecchio (anche se per fortuna non quanto quella del golem del film sopracitato) e dei character design piuttosto anonimi, che non aiutano i personaggi a elevarsi.
Il film penalizza tantissimo i protagonisti, lasciando alla sola Kokoro il piacere di godere di vero character development e approfondimento psicologico completo. Gli altri personaggi sono lasciati nell'ombra, e quello che vediamo e apprendiamo di loro è tutto attraverso gli occhi di lei. Ed è un peccato, perché, come spesso accade, la protagonista non è affatto la più interessante del gruppo. Tant'è che, di tutto il gruppo, alla fine sappiamo che cosa è accaduto solamente ad altri due personaggi e solo perché, appunto, le loro vite si mescolano significativamente con quella di Kokoro.
Nel film manca una vera rivalsa dei buoni nei confronti dei cattivi: a parte Rion e Aki, nessuno, nemmeno la protagonista, gode di un vero lieto fine, dove venga mostrata la sua nuova vita ora felice e con i problemi del passato tutti superati. Soprattutto, i cattivi non vengono puniti. Invece avrebbero dovuto mostrare Sanada e le altre, e soprattutto il patrigno di Aki, avere quello che si meritano...
Come altre opere del genere, questa storia di drammi giovanili si fonda sulla debolezza e l'inutilità del mondo adulto: tutti gli adulti nel film sono ciechi ai problemi dei ragazzi, finché questi non si decidono a sbatterglieli sotto gli occhi. È lo stesso problema che ho sempre avuto con "It" di Stephen King, per esempio. Possibile che nessuno dei genitori, che pure amano molto i figli, per non parlare degli insegnanti, si sia mai accorto di nulla?
"Il castello invisibile" è un anime scolastico senza la scuola. Il film è diviso in tre parti, che rappresentano i tre termini dell'anno scolastico giapponese, e ogni mese funge da capitolo. La prima metà vede una progressione della trama piuttosto ridotta, con sette adolescenti reticenti che si abituano a un nuovo ambiente e cercano di conoscersi a vicenda. La struttura dovrebbe essere familiare ai lettori di altre opere ambientate nel mondo scolastico fantasy, ma "Il castello invisibile" manca del worldbuilding magico che così spesso riempie quelle prime sezioni.
E una volta che la trama prende piede, non c’è alcuna minaccia mondiale o diabolico nemico magico da sconfiggere. La storia si sviluppa verso una conclusione tesa ed emozionante, ma i protagonisti non devono salvare nient'altro se non l'un l'altro: "Il castello invisibile" è una storia sul vincere le proprie lotte personali, e non finge mai di essere qualunque altra cosa.
Ed è assolutamente eccezionale nell'essere quello che è. La descrizione del bullismo è tremendamente realistica, senza crogiolarsi nei dettagli, evitando descrizioni scioccanti di comportamenti disumani in favore di un focus sull’ansia debilitante che può seguire anche alla tossicità sociale quotidiana. Perlopiù vediamo attraverso gli occhi di Kokoro, ma intravediamo i retroscena di ogni personaggio principale, e la loro esitazione a fidarsi di potenziali nuovi amici (per non parlare delle figure autoritarie) deriva proprio da quel tumulto interno. E quando finalmente iniziano ad aprirsi, non è facile, con quello che sembra in superficie un compito semplice, che assume una tale tensione che potrebbe anche salvare il mondo, portando tutto a una conclusione tanto toccante quanto commovente.
Il punto forte de "Il castello invisibile" sono indubbiamente i tanti misteri che costellano il castello, dalla bambina con la maschera di lupo al motivo per cui ognuno di loro si trova al castello. Ciò che tiene lo spettatore attento è proprio la lunga serie di misteri, risolti in maniera coerente nella seconda parte del film. E, quando accade, si resta scioccati: parlo personalmente, ma alcune rivelazioni nel film sono state una sorpresa scioccante per me. Non avrei mai immaginato che la bambina fosse la sorella di Rion (piuttosto, mi sarei aspettato che si scoprisse che fosse la figlia di un paio dei personaggi proveniente dal futuro), né che Aki avesse rischiato di essere violentata dal patrigno (io credevo che il suo ragazzo la picchiasse) o che Fuka avesse una madre-elicottero ossessiva. Ma la vera sorpresa è stato scoprire la vera identità di Aki.
Un altro elemento apprezzabile del film è il crescendo d'intensità delle storie dei protagonisti, che culmina in una sequenza finale di flashback incredibilmente potente. Quest'ultimo troverà nella risoluzione della storia un messaggio di speranza, ma anche un monito: il bullismo ci sarà sempre, in altre scuole come al lavoro, alle superiori come nella vita adulta. A cambiare dobbiamo essere noi, imparando a reagire. Per questo c'è un limite di tempo a quanto si può stare nel castello. Il lupo infuocato che ti divora se resti oltre le 17:00 è una metafora evidente: se ti nascondi e ti rifugi nel tuo spazio sicuro per tutta la vita, alla fine verrai consumato dalle tue paure e dai tuoi incubi.
Purtroppo, il film presenta anche una serie di difetti su cui mi è difficile sorvolare.
Se il finale è abbastanza convincente e il mezzo è interessante, l'inizio risulta essere molto espositivo e macchinoso nel spiegare le regole e i divieti che circondano il castello e la sua stanza dei desideri. La sceneggiatura non riesce a introdurre con naturalezza i personaggi e le regole del gioco.
A livello tecnico, il film evidenzia le sue carenze maggiori: A-1 Pictures, lo studio che l'ha prodotto, è a corto di personale, ma con un sacco di progetti a cui far fronte, e la qualità dei suoi lavori ne risente ormai da un pezzo. Il film ha comunque disegni e animazioni migliori dell'ultimo film di "Sword Art Online", ma solo perché, rispetto a questi, ha molte meno scene dinamiche, spettacolari o d'azione. Ciononostante, sono evidenti molti difetti, tra cui una CGI che stona parecchio (anche se per fortuna non quanto quella del golem del film sopracitato) e dei character design piuttosto anonimi, che non aiutano i personaggi a elevarsi.
Il film penalizza tantissimo i protagonisti, lasciando alla sola Kokoro il piacere di godere di vero character development e approfondimento psicologico completo. Gli altri personaggi sono lasciati nell'ombra, e quello che vediamo e apprendiamo di loro è tutto attraverso gli occhi di lei. Ed è un peccato, perché, come spesso accade, la protagonista non è affatto la più interessante del gruppo. Tant'è che, di tutto il gruppo, alla fine sappiamo che cosa è accaduto solamente ad altri due personaggi e solo perché, appunto, le loro vite si mescolano significativamente con quella di Kokoro.
Nel film manca una vera rivalsa dei buoni nei confronti dei cattivi: a parte Rion e Aki, nessuno, nemmeno la protagonista, gode di un vero lieto fine, dove venga mostrata la sua nuova vita ora felice e con i problemi del passato tutti superati. Soprattutto, i cattivi non vengono puniti. Invece avrebbero dovuto mostrare Sanada e le altre, e soprattutto il patrigno di Aki, avere quello che si meritano...
Come altre opere del genere, questa storia di drammi giovanili si fonda sulla debolezza e l'inutilità del mondo adulto: tutti gli adulti nel film sono ciechi ai problemi dei ragazzi, finché questi non si decidono a sbatterglieli sotto gli occhi. È lo stesso problema che ho sempre avuto con "It" di Stephen King, per esempio. Possibile che nessuno dei genitori, che pure amano molto i figli, per non parlare degli insegnanti, si sia mai accorto di nulla?