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GianniGreed

Episodi visti: 12/12 --- Voto 7
"Bakumatsu Gijinden Roman" è una serie anime di dodici episodi, la cui caratteristica più evidente è il character design a opera di Monkey Punch, l'autore di Lupin III. Inutile negare la somiglianza dei personaggi.
La serie anime è basata sui personaggi di un pachinko in cui Monkey Punch ha curato il design dei personaggi. Nel pachinko, l'ambientazione era l'epoca Genroku, mentre nell'anime, come si capisce dal titolo, la storia si svolge durante il periodo Bakumatsu, ovvero la fine dello shogunato, circa la prima metà del 1800.
Chi conosce un po' di storia giapponese sa bene cosa è successo in quel periodo, e sa che l'evento più importante è certamente l'arrivo delle Navi Nere dell'Ammiraglio Perry, evento che ha portato il Giappone a grossi cambiamenti.

Sullo sfondo di queste vicende storiche si muove Manjiro, un uomo che di professione fa "l'aiutante", che accetta richieste da parte della gente di qualunque tipo, che siano aiutare ad arare i campi o trasportare merce. In realtà Manjiro è Roman, il figlio del leggendario Jirokichi, un ladro conosciuto come Nezumi Kozo, e Roman ne porta avanti il compito. Non ruba perché gli piace rubare o per avidità, ma lo fa per restituire al popolo il denaro sottratto attraverso le ingiuste tasse.
Queste sono le premesse di base, ma presto l'anime prende una piega diversa, con l'arrivo di Perry che vuole conquistare il Giappone, rovesciando l'attuale governo servendosi del nome dell'ultima discendente dello shogun Tokugawa Iesada.

L'anime mescola abilmente la vera storia con elementi di finzione, e riesce a essere godibile fino alla fine. Qualche elemento che all'inizio può far storcere il naso c'è, come ad esempio la tuta meccanica che Roman sfoggia in alcune occasioni e che lo rende simile a un supereroe, o altre volte qualche altro macchinario come castelli semoventi, navi volanti o robot. Però, dai, è un anime, non stiamo a fare i pignoli.

Come dicevo all'inizio, la cosa che si nota di più è l'estrema somiglianza dei personaggi con quelli di Lupin. Roman è praticamente Lupin con la barba di Jigen, Okuni è identica alla bella Fujiko, Yasuhiro è Zenigata, ecc.
Comunque, ci si fa l'abitudine presto. Sono somiglianti, ma dopo un po' i personaggi riescono ad acquisire la loro identità, specialmente Roman, grazie all'ottimo doppiaggio di Kazuya Nakai, che dà a Roman una caratterizzazione completamente diversa da Lupin, anche se i personaggi qualche tratto in comune ce l'hanno.

A livello di animazioni e disegni la serie mi è sembrata ottima. Io sono di parte, adoro Lupin e i suoi personaggi, perciò il fatto che i personaggi gli somigliassero le ha fatto guadagnare punti. Il doppiaggio, come dicevo, è molto ben fatto e di alto livello; lo stesso posso dire per la colonna sonora, incluse le belle sigle di apertura e chiusura.

In conclusione, a me Roman è piaciuto abbastanza. Per essere una serie di solo dodici episodi, si lascia guardare con piacere fino alla fine, e riesce a essere a suo modo originale pur riprendendo elementi e personaggi già sfruttati in diverse occasioni. Consiglio poi di non stare a pensare troppo al realismo storico, per quello ci sono altri anime.


 3
Tsume

Episodi visti: 6/12 --- Voto 6
Prendete la faccia di Lupin e mettetela addosso a un personaggio inserito nel contesto di un'epoca terminale del medioevo giapponese, personaggio che, purtroppo, a parte il viso, non ha assolutamente nulla del carisma e della genialità di Lupin; aggiungete le solite stramberie "giappo", tipo una tuta che trasforma Manjiro (il protagonista di quest'anime) in un super-eroe alla Hurricane Polimar, un dottore inglese che si diverte a creare zombie, il solito vecchiaccio pervertito e l'immancabile dose di donne fatali, ed ecco che avrete ottenuto questo calderone di roba che davvero non si capisce dove voglia andare a parare.
La trama, poi, al momento è inesistente. Il protagonista è un tutto-fare che di tanto in tanto veste i panni del super-eroe per ripulire qualche forziere di nobili ricconi e distribuire il ricavato alla povera gente. A differenza del già citato Lupin, però, Manjiro è un imbecille: è imbranato, poco furbo, si fa abindolare facilmente da chiunque, e quei pochi soldi che riesce a guadagnare finisce quasi sempre per perderli al gioco - ed è anche un incallito e pessimo giocatore -, facendo giustamente andare su tutte le furie la povera sorellina a cui dovrebbe dare sostentamento.

La struttura delle puntate è quella di episodi autoconclusivi, quasi sempre slegati l'uno dall'altro, in ognuno dei quali il "nostro" dovrà compiere qualche stupida impresa. Lo stile grafico è quello di Lupin, che personalmente trovo molto bello, poiché sembra quasi fondere il realismo dello stile occidentale con la fantasia, l'espressività e la ricchezza di forme e colori di quello orientale. L'aspetto sonoro... Beh, anche quello, se si presta attenzione, sembra voler prendere qualcosa in prestito da Lupin: quei jingle, quelle trombe, quei sax. Certo, non è niente di memorabile, anzi, ma il richiamo è evidente.
In definitiva, dopo sole sei puntate, già mi sento di affermare che quest'anime arriva a stento alla sufficienza. Si lascia guardare, ma a tratti annoia e pare voler andare avanti soltanto sfruttando la faccia (ma non la sostanza) del mitico Lupin. La trovata della tuta super-tecnologica, poi, è del tutto estranea al contesto storico dell'anime, rendendolo a tutti gli effetti, un titolo "trash".