Gladiatori di Roma
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Un cartone animato, il quale nella sua apparente banalità, mi ha suscitato parecchi interrogativi e dubbi che vorrei risolvere prossimamente. Come mi è sempre stato insegnato bisogna imparare ad apprezzare le cose banali della vita, perché a dispetto di ciò che possono sembrare, sono quelle che molto spesso ci insegnano le cose di cui abbiamo più bisogno in un determinato contesto/caso e/o situazione.
Questa storia si apre in chiave tragica con l'eruzione del Vulcano Vesuvio nell'anno 79 d.C., quella che distrugge Pompei, e ruota attorno ad un ragazzo di nome Timo, il quale perde la madre che viene schiacciata da una bomba vulcanica e viene salvato da Chirone, prima centurione e poi addestratore di gladiatori. Timo fa la conoscenza di Lucilla, figlia di Chirone e tra i due nasce un'amicizia che si evolve nel corso degli anni. Improvvisamente, però, Lucilla viene mandata in Grecia a studiare filosofia. Ed è qui che comincia il declino del protagonista, il quale ha sempre visto e/o percepito in Lucilla, senza neanche saperlo, la sostituzione della propria figura materna. Gli anni passano, ma Timo non fa progressi, sembra abbia perso la voglia di combattere, migliorare e persino di vivere e Chirone è sul punto di perdere la pazienza e cacciarlo dalla sua accademia. A peggiorare le cose ci si mette Cassio, il nipote di Diocleziano, quindi futuro imperatore e anche "promesso" sposo di Lucilla; infatti, il matrimonio è già stato deciso. Cassio è allenato, determinato, ambizioso e sicuro di sé, ma è anche astuto, furbo e subdolo, meschino e adotta qualunque tattica, strategia per coercizzare chiunque e farsi strada, soprattutto Timo. Improvvisamente Lucilla ritorna dalla Grecia e reincontra Timo, ma Cassio si frappone e cerca di far capire a Lucilla (subdolamente, ricorrendo a opportune omissioni) che Timo è un fallito, una nullità. Timo cerca di farsi aiutare dai suoi amici Mauritius e Ciccius, il quale propone a Timo di farsi aiutare da sua nonna, la maga Circe. Consapevole che ricorrere a trucchi come pozioni magiche è scorretto oltre che pericoloso, ma troppo debole ed accecato dall'amore che prova per Lucilla, Timo ricorre a questo trucco ugualmente e sfida Cassio, ma nel momento meno opportuno e decisamente in modo inappropriato. Scoperto il trucco, Chirone in preda ad un impeto di collera ed ira caccia definitivamente Timo dalla sua accademia senza risparmiargli una strigliata categorica, rigorosa e rigida. Solo, sconfitto, debole, senza un appoggio Timo vaga ormai da solo senza una meta. Ma i problemi non finiscono li, perché Cassio lo segue accompagnato da due scagnozzi e lo pesta per l'umiliazione che Timo gli ha causato davanti a suo zio, l'imperatore Diocleziano, il quale sta anche per inaugurare il Colosseo per il torneo imminente. Sul punto dell'ennesima sconfitta Timo viene salvato da una figura misteriosa che si scopre essere Diana, la dea della Caccia, abile lottatrice, atletica, dinamica, intelligente, astuta e sensuale, oltre che dotata di un senso dell'umorismo tendente al sarcasmo lacerante. Diana intuisce subito che Timo ha un potenziale, ma che è anche molto insicuro di sé, goffo, impacciato e non incline a ragionare prima di agire. Pertanto decide di sottoporlo ad un addestramento molto severo e rigido per farlo cambiare e far emergere il suo vero potenziale. Timo sulle prime si dimostra molto diffidente, commette pasticci uno dietro l'altro e dimostra un atteggiamento decisamente infantile ed immaturo, cosa che lo porta quasi sempre a mettersi nei guai. Nel frattempo, Cassio monopolizza la vita di Lucilla e le fa capire che anche se lui provasse a convincere suo padre a riamettere Timo nella sua accademia, questi non cambierebbe idea riguardo a Timo ed anche che questi si sta allenando con un'altra donna, scatenando in un certo senso la curiosità e la gelosia di Lucilla. Ma nello stesso tempo Cassio progetta di vincere il torneo utilizzando lo stesso imbroglio di Timo, sentendo la conversazione di Mauritius e Ciccius ed ordina ai bambini gladiatori di rubare la pozione della nonna di Ciccius. Intanto, Timo continua ad allenarsi e comincia a fare progressi, ma deve ancora migliorare, soprattutto dal punto di vista dell'atteggiamento e del carattere. La prova più difficile sta nel fatto che Lucilla, informata da Cassio, lo vede abbracciato a Diana e scappa per la delusione. Timo la vede e la insegue per cercare di spiegarle la situazione, ma Lucilla non vuole starlo a sentire e quando lui la ferma lei gli fa una ramanzina sul fatto che lui cerchi sempre le strade più facili per vincere anziché mettersi d'impegno sul serio e dimostrare di quale pasta sia fatto. Sull'orlo di una crisi Timo è tentato di abbandonare, ma Diana interviene nuovamente ed anche lei gli fa una ramanzina sul fatto che lui tenda ad abbandonare tutte le sfide che la vita gli mette davanti e che se vuole qualcosa se la deve conquistare. Il torneo è ormai prossimo a cominciare e questa è l'unica occasione che Timo ha per dimostrare il suo vero valore e potenziale. Il torneo ha inizio e tutti gli aspiranti si danno battaglia nelle diverse competizioni. Alla fine rimangono solo Timo e Cassio, il quale sta usando il trucco del primo, ma in maniera apparentemente meno evidente. Tuttavia, la situazione prende una piega inaspettata, perché sembra che la pozione abbia degli effetti collaterali e rivela in un certo senso la vera natura delle persone. Dopo averne abusato, Cassio diventa un minotauro e in preda ad un'estasi di follia, pazzia, furia, ira, rabbia animale comincia ad attaccare tutti indiscriminatamente, persino Lucilla. Quando Lucilla si ritrova in pericolo di vita, Timo, avendo un flashback della morte di sua madre, questa volta mostra il suo carattere e riesce a trarre in salvo Lucilla. Tuttavia, rimane sempre il problema di come affrontare Cassio, il quale sembra inarrestabile: Timo cerca quindi di impiegare qualche strategia efficace contro questi, combattendo con lui all'ultimo sangue e alla fine riesce a tramortirlo. Alla fine, il Colosseo è distrutto e il torneo si conclude con la sconfitta di Cassio (tornato alla normalità), la vittoria di Timo, il quale cerca di spiegare a Lucilla che il suo rapporto con Diana è meramente professionale e che lui ha sempre pensato a lei anche quando era lontana. Alla fine tutto si conclude con Cassio che deve pagare per le sue malefatte, Diocleziano che fa arrestare l'architetto di corte e Timo e Lucilla che si scambiano un bacio al chiaro di luna.
La storia in sé è abbastanza semplice, diretta, ma così non è. I messaggi che si intravedono sono tanti e devono essere, a mio avviso, approfonditi e contestualizzati per meglio intenderli. I personaggi sono definiti e incastrati abbastanza bene nei loro ruoli, ma questo è il punto cruciale, il fatto di essere già assegnati ad un ruolo non significa che bisogna esserne schiavi e che si può sempre cambiare il proprio destino; per utilizzare un espressione latina, (visto che l'ambientazione della vicenda è l'antica Roma) "Homo Faber", cioè l'uomo è artefice del proprio destino. Quindi spetta al singolo creare la sua vita e non agli altri. Questo implica che non si possono ricorrere a scorciatoie, come ci viene mostrato nel film e che si vuole ottenere qualcosa bisogna essere pronti a sacrificare tanto di sé stessi, mettendo a repentaglio la propria vita. Inoltre prima di tutto ci viene detto che bisogna riflettere nelle varie situazioni della vita e non agire d'impulso e/o peggio ancora di stimoli esterni negativi. Ciononostante, essi dimostrano di avere sia un lato chiaro che uno oscuro, vale a dire che ognuno di loro ha delle qualità, ma anche dei difetti e questo è un po' il filo conduttore su cui la vicenda si dirama, il punto sta nel trovare l'equilibrio dentro di sé.
La grafica è abbastanza buona con una distribuzione dei colori ben impostata. La colonna sonora è una scaletta di pezzi di grande successo, da "You Spin Me Round", "The Final Countdown", "The Best", "Everyday", "Tears And Rain" che danno alle scene in cui sono utilizzate una carica esplosiva e ne risaltano i diversi aspetti caratteriali da quello comico a quello dell'audacia, della fiducia, della gioia, della determinazione, motivazione. Belli sono anche i flashback dei protagonisti, Timo e Lucilla, sarebbe stato bello tuttavia avere dei flashback anche per gli altri personaggi in modo da ampliare la trama e darle anche profondità e migliorarne l'intensità, il mistero, la suspense, l'intrigo. I doppiaggi di Belén Rodriguez, Luca Argentero, Laura Chiatti, Massimo Corvo, Enzo Avolio, Michele Cucuzza e Fabrizio Mazzotta sono senza ombra di dubbio alcuni dei migliori e risaltano il carattere dei rispettivi personaggi.
Tutto sommato è una storia che si lascia guardare e vedere ed anche apprezzare per la comicità, dietro la quale, bisogna sempre ricordare, c'è molta più serietà di quella che appare. Una storia che ci insegna a lottare per quello che si desidera e a non arrendersi mai; soltanto con la costanza, il duro lavoro, la pazienza, l'autodisciplina e l'autocontrollo, la perseveranza, la persistenza si possono ottenere i risultati che si desidera raggiungere.
Un cartone animato, il quale nella sua apparente banalità, mi ha suscitato parecchi interrogativi e dubbi che vorrei risolvere prossimamente. Come mi è sempre stato insegnato bisogna imparare ad apprezzare le cose banali della vita, perché a dispetto di ciò che possono sembrare, sono quelle che molto spesso ci insegnano le cose di cui abbiamo più bisogno in un determinato contesto/caso e/o situazione.
Questa storia si apre in chiave tragica con l'eruzione del Vulcano Vesuvio nell'anno 79 d.C., quella che distrugge Pompei, e ruota attorno ad un ragazzo di nome Timo, il quale perde la madre che viene schiacciata da una bomba vulcanica e viene salvato da Chirone, prima centurione e poi addestratore di gladiatori. Timo fa la conoscenza di Lucilla, figlia di Chirone e tra i due nasce un'amicizia che si evolve nel corso degli anni. Improvvisamente, però, Lucilla viene mandata in Grecia a studiare filosofia. Ed è qui che comincia il declino del protagonista, il quale ha sempre visto e/o percepito in Lucilla, senza neanche saperlo, la sostituzione della propria figura materna. Gli anni passano, ma Timo non fa progressi, sembra abbia perso la voglia di combattere, migliorare e persino di vivere e Chirone è sul punto di perdere la pazienza e cacciarlo dalla sua accademia. A peggiorare le cose ci si mette Cassio, il nipote di Diocleziano, quindi futuro imperatore e anche "promesso" sposo di Lucilla; infatti, il matrimonio è già stato deciso. Cassio è allenato, determinato, ambizioso e sicuro di sé, ma è anche astuto, furbo e subdolo, meschino e adotta qualunque tattica, strategia per coercizzare chiunque e farsi strada, soprattutto Timo. Improvvisamente Lucilla ritorna dalla Grecia e reincontra Timo, ma Cassio si frappone e cerca di far capire a Lucilla (subdolamente, ricorrendo a opportune omissioni) che Timo è un fallito, una nullità. Timo cerca di farsi aiutare dai suoi amici Mauritius e Ciccius, il quale propone a Timo di farsi aiutare da sua nonna, la maga Circe. Consapevole che ricorrere a trucchi come pozioni magiche è scorretto oltre che pericoloso, ma troppo debole ed accecato dall'amore che prova per Lucilla, Timo ricorre a questo trucco ugualmente e sfida Cassio, ma nel momento meno opportuno e decisamente in modo inappropriato. Scoperto il trucco, Chirone in preda ad un impeto di collera ed ira caccia definitivamente Timo dalla sua accademia senza risparmiargli una strigliata categorica, rigorosa e rigida. Solo, sconfitto, debole, senza un appoggio Timo vaga ormai da solo senza una meta. Ma i problemi non finiscono li, perché Cassio lo segue accompagnato da due scagnozzi e lo pesta per l'umiliazione che Timo gli ha causato davanti a suo zio, l'imperatore Diocleziano, il quale sta anche per inaugurare il Colosseo per il torneo imminente. Sul punto dell'ennesima sconfitta Timo viene salvato da una figura misteriosa che si scopre essere Diana, la dea della Caccia, abile lottatrice, atletica, dinamica, intelligente, astuta e sensuale, oltre che dotata di un senso dell'umorismo tendente al sarcasmo lacerante. Diana intuisce subito che Timo ha un potenziale, ma che è anche molto insicuro di sé, goffo, impacciato e non incline a ragionare prima di agire. Pertanto decide di sottoporlo ad un addestramento molto severo e rigido per farlo cambiare e far emergere il suo vero potenziale. Timo sulle prime si dimostra molto diffidente, commette pasticci uno dietro l'altro e dimostra un atteggiamento decisamente infantile ed immaturo, cosa che lo porta quasi sempre a mettersi nei guai. Nel frattempo, Cassio monopolizza la vita di Lucilla e le fa capire che anche se lui provasse a convincere suo padre a riamettere Timo nella sua accademia, questi non cambierebbe idea riguardo a Timo ed anche che questi si sta allenando con un'altra donna, scatenando in un certo senso la curiosità e la gelosia di Lucilla. Ma nello stesso tempo Cassio progetta di vincere il torneo utilizzando lo stesso imbroglio di Timo, sentendo la conversazione di Mauritius e Ciccius ed ordina ai bambini gladiatori di rubare la pozione della nonna di Ciccius. Intanto, Timo continua ad allenarsi e comincia a fare progressi, ma deve ancora migliorare, soprattutto dal punto di vista dell'atteggiamento e del carattere. La prova più difficile sta nel fatto che Lucilla, informata da Cassio, lo vede abbracciato a Diana e scappa per la delusione. Timo la vede e la insegue per cercare di spiegarle la situazione, ma Lucilla non vuole starlo a sentire e quando lui la ferma lei gli fa una ramanzina sul fatto che lui cerchi sempre le strade più facili per vincere anziché mettersi d'impegno sul serio e dimostrare di quale pasta sia fatto. Sull'orlo di una crisi Timo è tentato di abbandonare, ma Diana interviene nuovamente ed anche lei gli fa una ramanzina sul fatto che lui tenda ad abbandonare tutte le sfide che la vita gli mette davanti e che se vuole qualcosa se la deve conquistare. Il torneo è ormai prossimo a cominciare e questa è l'unica occasione che Timo ha per dimostrare il suo vero valore e potenziale. Il torneo ha inizio e tutti gli aspiranti si danno battaglia nelle diverse competizioni. Alla fine rimangono solo Timo e Cassio, il quale sta usando il trucco del primo, ma in maniera apparentemente meno evidente. Tuttavia, la situazione prende una piega inaspettata, perché sembra che la pozione abbia degli effetti collaterali e rivela in un certo senso la vera natura delle persone. Dopo averne abusato, Cassio diventa un minotauro e in preda ad un'estasi di follia, pazzia, furia, ira, rabbia animale comincia ad attaccare tutti indiscriminatamente, persino Lucilla. Quando Lucilla si ritrova in pericolo di vita, Timo, avendo un flashback della morte di sua madre, questa volta mostra il suo carattere e riesce a trarre in salvo Lucilla. Tuttavia, rimane sempre il problema di come affrontare Cassio, il quale sembra inarrestabile: Timo cerca quindi di impiegare qualche strategia efficace contro questi, combattendo con lui all'ultimo sangue e alla fine riesce a tramortirlo. Alla fine, il Colosseo è distrutto e il torneo si conclude con la sconfitta di Cassio (tornato alla normalità), la vittoria di Timo, il quale cerca di spiegare a Lucilla che il suo rapporto con Diana è meramente professionale e che lui ha sempre pensato a lei anche quando era lontana. Alla fine tutto si conclude con Cassio che deve pagare per le sue malefatte, Diocleziano che fa arrestare l'architetto di corte e Timo e Lucilla che si scambiano un bacio al chiaro di luna.
La storia in sé è abbastanza semplice, diretta, ma così non è. I messaggi che si intravedono sono tanti e devono essere, a mio avviso, approfonditi e contestualizzati per meglio intenderli. I personaggi sono definiti e incastrati abbastanza bene nei loro ruoli, ma questo è il punto cruciale, il fatto di essere già assegnati ad un ruolo non significa che bisogna esserne schiavi e che si può sempre cambiare il proprio destino; per utilizzare un espressione latina, (visto che l'ambientazione della vicenda è l'antica Roma) "Homo Faber", cioè l'uomo è artefice del proprio destino. Quindi spetta al singolo creare la sua vita e non agli altri. Questo implica che non si possono ricorrere a scorciatoie, come ci viene mostrato nel film e che si vuole ottenere qualcosa bisogna essere pronti a sacrificare tanto di sé stessi, mettendo a repentaglio la propria vita. Inoltre prima di tutto ci viene detto che bisogna riflettere nelle varie situazioni della vita e non agire d'impulso e/o peggio ancora di stimoli esterni negativi. Ciononostante, essi dimostrano di avere sia un lato chiaro che uno oscuro, vale a dire che ognuno di loro ha delle qualità, ma anche dei difetti e questo è un po' il filo conduttore su cui la vicenda si dirama, il punto sta nel trovare l'equilibrio dentro di sé.
La grafica è abbastanza buona con una distribuzione dei colori ben impostata. La colonna sonora è una scaletta di pezzi di grande successo, da "You Spin Me Round", "The Final Countdown", "The Best", "Everyday", "Tears And Rain" che danno alle scene in cui sono utilizzate una carica esplosiva e ne risaltano i diversi aspetti caratteriali da quello comico a quello dell'audacia, della fiducia, della gioia, della determinazione, motivazione. Belli sono anche i flashback dei protagonisti, Timo e Lucilla, sarebbe stato bello tuttavia avere dei flashback anche per gli altri personaggi in modo da ampliare la trama e darle anche profondità e migliorarne l'intensità, il mistero, la suspense, l'intrigo. I doppiaggi di Belén Rodriguez, Luca Argentero, Laura Chiatti, Massimo Corvo, Enzo Avolio, Michele Cucuzza e Fabrizio Mazzotta sono senza ombra di dubbio alcuni dei migliori e risaltano il carattere dei rispettivi personaggi.
Tutto sommato è una storia che si lascia guardare e vedere ed anche apprezzare per la comicità, dietro la quale, bisogna sempre ricordare, c'è molta più serietà di quella che appare. Una storia che ci insegna a lottare per quello che si desidera e a non arrendersi mai; soltanto con la costanza, il duro lavoro, la pazienza, l'autodisciplina e l'autocontrollo, la perseveranza, la persistenza si possono ottenere i risultati che si desidera raggiungere.
Che non abbia i mezzi di altre produzioni, ma che ad esse si ispiri, non c'è neanche bisogno di dirlo, e, senza nulla pretendere (o spendere), qualche risata la strappa, secondo me.
Straffi ha preso un contesto che potesse piacere a un pubblico più vasto possibile, ha fatto un'entrata discreta, ma poi, forte del successo delle fatine modaiole, dopo il logo del titolo ha cucito Roma solo su misura del piccolo spettatore (nonostante alcune battute più volgarotte). Comprensibile, se non fosse per le cadute di stile come il fastidioso coniglio scemo, le 'loffate' equine, gli orridi bimbetti e la svogliata parte sonora. Sì, è davvero triste l'impiego di 'shrekkosi' vecchi brani inglesi mal ritagliati, quando invece tracce strumentali o corali avrebbero conferito molto più fascino. Simpatica invece la citazione di Jovanotti.
La storia 'karatekidda' è piuttosto semplice, Cassio ricorda un po' il Gaston Disney.
Il doppiaggio non è granché, non solo per Belèn che è la peggior trovata promozionale dopo il De Vito di Lorax, ma pure per Chiatti/Lucilla o il riconoscibile Mazzotta (versione Eros), una spanna sopra come bravura ma non certo gradevole da sentire né da cinema.
Credo possa piacere ai più giovani, peccato che, smorfie a parte, contrariamente ai prodotti francesi, "Gladiatori di Roma" non abbia uno stile che si possa definire personale o europeo. Copia male l'America coi suoi facili cliché e la Rainbow non ha nemmeno saputo usare al meglio il proprio bilancio di sviluppo, ma, onestamente, ho visto prodotti spagnoli con la stessa filosofia ben più noiosi. Gli si può dare un'occhiata, ma va preso per quello che è, un prodotto inesperto e figlio di una triste idea radicata nel nostro Paese, ovvero che l'animazione è per bambini. Sicuramente Straffi ha ragione nel ritenere che sono quelli che rendono più soldi; che poi, con la concorrenza esistente riesca a invogliarli a spendere, è un altro discorso.
Straffi ha preso un contesto che potesse piacere a un pubblico più vasto possibile, ha fatto un'entrata discreta, ma poi, forte del successo delle fatine modaiole, dopo il logo del titolo ha cucito Roma solo su misura del piccolo spettatore (nonostante alcune battute più volgarotte). Comprensibile, se non fosse per le cadute di stile come il fastidioso coniglio scemo, le 'loffate' equine, gli orridi bimbetti e la svogliata parte sonora. Sì, è davvero triste l'impiego di 'shrekkosi' vecchi brani inglesi mal ritagliati, quando invece tracce strumentali o corali avrebbero conferito molto più fascino. Simpatica invece la citazione di Jovanotti.
La storia 'karatekidda' è piuttosto semplice, Cassio ricorda un po' il Gaston Disney.
Il doppiaggio non è granché, non solo per Belèn che è la peggior trovata promozionale dopo il De Vito di Lorax, ma pure per Chiatti/Lucilla o il riconoscibile Mazzotta (versione Eros), una spanna sopra come bravura ma non certo gradevole da sentire né da cinema.
Credo possa piacere ai più giovani, peccato che, smorfie a parte, contrariamente ai prodotti francesi, "Gladiatori di Roma" non abbia uno stile che si possa definire personale o europeo. Copia male l'America coi suoi facili cliché e la Rainbow non ha nemmeno saputo usare al meglio il proprio bilancio di sviluppo, ma, onestamente, ho visto prodotti spagnoli con la stessa filosofia ben più noiosi. Gli si può dare un'occhiata, ma va preso per quello che è, un prodotto inesperto e figlio di una triste idea radicata nel nostro Paese, ovvero che l'animazione è per bambini. Sicuramente Straffi ha ragione nel ritenere che sono quelli che rendono più soldi; che poi, con la concorrenza esistente riesca a invogliarli a spendere, è un altro discorso.