Uta no Prince-sama: Maji Love 2000%
“Uta no Prince-sama: Maji Love 2000%” è la seconda stagione della serie, prodotta anch'essa dalla A-1 Pictures, e consta, come la precedente, di tredici ridicolissimi episodi.
La serie prosegue sulla scia della precedente, con i personaggi principali già miracolosamente diplomati alla scuola che, evidentemente, ti prepara in soli tre o quattro mesi e, quando debutti, puoi considerarti diplomato. Ma lasciamo perdere, che questo è l’ultimo dei suoi problemi!
Tutti i personaggi adesso frequentano il Master Course e alloggiano nella stessa struttura, tutti tranne il personaggio di Tomo, che viene letteralmente sfrattata dalla serie e relegata a semplice comparsa, inserita un po’ a caso nelle vicende degli UtaPri e di quella senza-neuroni della protagonista. Se da un lato Tomo viene rimossa dai regular, dall’altro sono inseriti dei nuovi personaggi come i senpai dei Quartet Night e gli Heavens, acerrimi nemici degli UtaPri, tanto famosi, ‘fighi’, bravissimi ed eccelsi quanto sconosciuti per noi spettatori della serie.
Ma questa serie è negativamente nota per l’introduzione di un personaggio, d’ora in poi regular, che abbiamo sfortunatamente già incontrato nella stagione precedente: l’inspiegabile Cecil. Quest’ultimo si unisce agli UtaPri per gareggiare e vincere l’UtaPri Brand Award, premio per giovani idol debuttanti che ovviamente, fino a quel momento, non esisteva, e che hanno deciso di creare giusto per dare un senso alla serie. Sempre che questa serie ne abbia uno! Sappiamo tutti chi, con tanto di animazioni scadenti e orrende, vince l’UtaPri Award, no? Lo dice il nome stesso del premio! (Originalità portali tutti via!).
In questa seconda serie, il mio pensiero su Ittoki non cambia, anzi migliora, grazie all’episodio a lui dedicato, un episodio a mio dire parecchio intenso che mi ha esaltata. Tokiya è sempre il mio preferito, gli episodi che lo vedono protagonista sono i migliori, peccato che in questa serie lo hanno ridicolizzato vestendolo da donna per un motivo tanto futile... Masato cala, ricoprendo un ruolo più marginale nel corso della serie, mentre Natsuki risulta sempre noioso e patetico a causa della sua doppia personalità.
Noto un leggero miglioramento per i personaggi di Syo e Ren, i cui episodi dedicati li ho trovati molto interessanti, soprattutto per Syo. Per Ren c’è sempre quell’evento paranormale che rovina un po’ tutto, come il fratello che inciampa sul nulla ferendosi inspiegabilmente la mano ed entra nella sala audio facendo un salto da film d’azione per infilare il CD nell’apposita fessura con uno slam dunk, illuminando la stanza e la sala con milioni di persone in maniera tanto paranormale quanto inquietante. E, se proprio vogliamo dirla tutta, il CD si è inserito come le carte di credito allo sportello della posta, e quindi il dunk a cosa è servito? Lo dico subito, a nulla!
Tralascio i senpai e gli Heavens, il cui approfondimento rasenta lo zero, passando subito al problema.
Cecil è il personaggio più illogico e deludente della stagione, se possibile è più ridicolo di tutti gli UtaPri messi insieme. Questo tizio è stato maledetto e la cretina della protagonista è riuscita ad aiutarlo a spezzare la maledizione. Chi ti aveva maledetto? Che genere di maledizione? Perché sei stato maledetto? Come ha fatto Haruka a spezzare la maledizione? Perché lei allora ti ha sognato mentre volavate come Peter Pan e Wendy? Che ci facevi all’accademia? Perché eri un gatto? Domande a cui non daremo mai risposta. La cosa più assurda è che questo tizio poi non scrive le canzoni, no! Lui si mette davanti alla luna, con la pietruzza che indossa come ciondolo, a richiamare le muse che lo accendono come un albero di Natale in pieno inverno, lo fanno sudare come se avesse trentanove di febbre, gli scrivono la canzoncina e dopo lui è tanto stanco, talmente tanto da lasciar cadere il foglio con sopra inciso il testo per mostrare ai telespettatori "la magia". Certo, ci sto credendo! Tornatene ad Agnapolis a ballare la tua insulsa Agnadance, dai!
La parte tecnica è stata ovviamente molto curata, il chara design e le ambientazioni sono eccelsi, dalla A-1 Pictures non mi aspettavo niente di meno. Tuttavia, la scena finale dove gli UtaPri cantano e "l'amore delle loro canzoni si espande per tutte le galassie esistenti" è qualcosa che avrei caldamente evitato.
La opening cantata da Mamoru Miyano è strepitosa come la precedente opening, ma la chicca di questa seconda stagione è la ending e la sua improponibile coreografia che impediva di distogliere lo sguardo dal movimento di bacino dei componenti degli Starish.
Voto: 3
La serie prosegue sulla scia della precedente, con i personaggi principali già miracolosamente diplomati alla scuola che, evidentemente, ti prepara in soli tre o quattro mesi e, quando debutti, puoi considerarti diplomato. Ma lasciamo perdere, che questo è l’ultimo dei suoi problemi!
Tutti i personaggi adesso frequentano il Master Course e alloggiano nella stessa struttura, tutti tranne il personaggio di Tomo, che viene letteralmente sfrattata dalla serie e relegata a semplice comparsa, inserita un po’ a caso nelle vicende degli UtaPri e di quella senza-neuroni della protagonista. Se da un lato Tomo viene rimossa dai regular, dall’altro sono inseriti dei nuovi personaggi come i senpai dei Quartet Night e gli Heavens, acerrimi nemici degli UtaPri, tanto famosi, ‘fighi’, bravissimi ed eccelsi quanto sconosciuti per noi spettatori della serie.
Ma questa serie è negativamente nota per l’introduzione di un personaggio, d’ora in poi regular, che abbiamo sfortunatamente già incontrato nella stagione precedente: l’inspiegabile Cecil. Quest’ultimo si unisce agli UtaPri per gareggiare e vincere l’UtaPri Brand Award, premio per giovani idol debuttanti che ovviamente, fino a quel momento, non esisteva, e che hanno deciso di creare giusto per dare un senso alla serie. Sempre che questa serie ne abbia uno! Sappiamo tutti chi, con tanto di animazioni scadenti e orrende, vince l’UtaPri Award, no? Lo dice il nome stesso del premio! (Originalità portali tutti via!).
In questa seconda serie, il mio pensiero su Ittoki non cambia, anzi migliora, grazie all’episodio a lui dedicato, un episodio a mio dire parecchio intenso che mi ha esaltata. Tokiya è sempre il mio preferito, gli episodi che lo vedono protagonista sono i migliori, peccato che in questa serie lo hanno ridicolizzato vestendolo da donna per un motivo tanto futile... Masato cala, ricoprendo un ruolo più marginale nel corso della serie, mentre Natsuki risulta sempre noioso e patetico a causa della sua doppia personalità.
Noto un leggero miglioramento per i personaggi di Syo e Ren, i cui episodi dedicati li ho trovati molto interessanti, soprattutto per Syo. Per Ren c’è sempre quell’evento paranormale che rovina un po’ tutto, come il fratello che inciampa sul nulla ferendosi inspiegabilmente la mano ed entra nella sala audio facendo un salto da film d’azione per infilare il CD nell’apposita fessura con uno slam dunk, illuminando la stanza e la sala con milioni di persone in maniera tanto paranormale quanto inquietante. E, se proprio vogliamo dirla tutta, il CD si è inserito come le carte di credito allo sportello della posta, e quindi il dunk a cosa è servito? Lo dico subito, a nulla!
Tralascio i senpai e gli Heavens, il cui approfondimento rasenta lo zero, passando subito al problema.
Cecil è il personaggio più illogico e deludente della stagione, se possibile è più ridicolo di tutti gli UtaPri messi insieme. Questo tizio è stato maledetto e la cretina della protagonista è riuscita ad aiutarlo a spezzare la maledizione. Chi ti aveva maledetto? Che genere di maledizione? Perché sei stato maledetto? Come ha fatto Haruka a spezzare la maledizione? Perché lei allora ti ha sognato mentre volavate come Peter Pan e Wendy? Che ci facevi all’accademia? Perché eri un gatto? Domande a cui non daremo mai risposta. La cosa più assurda è che questo tizio poi non scrive le canzoni, no! Lui si mette davanti alla luna, con la pietruzza che indossa come ciondolo, a richiamare le muse che lo accendono come un albero di Natale in pieno inverno, lo fanno sudare come se avesse trentanove di febbre, gli scrivono la canzoncina e dopo lui è tanto stanco, talmente tanto da lasciar cadere il foglio con sopra inciso il testo per mostrare ai telespettatori "la magia". Certo, ci sto credendo! Tornatene ad Agnapolis a ballare la tua insulsa Agnadance, dai!
La parte tecnica è stata ovviamente molto curata, il chara design e le ambientazioni sono eccelsi, dalla A-1 Pictures non mi aspettavo niente di meno. Tuttavia, la scena finale dove gli UtaPri cantano e "l'amore delle loro canzoni si espande per tutte le galassie esistenti" è qualcosa che avrei caldamente evitato.
La opening cantata da Mamoru Miyano è strepitosa come la precedente opening, ma la chicca di questa seconda stagione è la ending e la sua improponibile coreografia che impediva di distogliere lo sguardo dal movimento di bacino dei componenti degli Starish.
Voto: 3
La seconda stagione di "Uta no Prince-sama", inevitabile visto il grandissimo successo che il titolo continua a riscuotere ancora oggi in patria, in realtà non si discosta granché dalla prima, di cui si rivela più o meno un copia-incolla con pochissime variazioni.
Cambia il setting, che si sposta dall'accademia per futuri talenti al mondo dello star system. In realtà, questo cambiamento è solo teorico, dato che i personaggi continuano a vivere insieme in un dormitorio (dal quale hanno prontamente silurato tutti i "personaggi non giocanti" in modo da concentrarsi solo su Haruka e i suoi cavalier serventi), ad essere tiranneggiati da Saotome (ora non più loro preside ma presidente della loro agenzia) e a studiare ed esercitarsi per affinare le loro doti, sotto la guida di quattro insulsi belloni che non hanno granché rilevanza.
Mi aspettavo, ora che i protagonisti sono star lanciate, una serie incentrata su concerti ed esibizioni. Ma mi sbagliavo, dato che si ripropone quasi subito, solo mescolando un po' l'ordine dei ragazzi, la trafila di puntate dedicate ad ognuno di loro, con conseguente canzone sdolcinata e opzionale ri-dichiarazione ad Haruka di turno. Come già nella prima serie, in realtà, questo gruppo di episodi è abbastanza piacevole, dato che aiuta a caratterizzare meglio i personaggi, a parlare del loro passato, dei loro problemi o delle loro stramberie. E' strano da dire, ma con tutte le sue stupidate, questa serie continua ad essere assai gradevole e a mettere lo spettatore perfettamente a suo agio.
Non ci sono grosse variazioni per quanto riguarda i personaggi già presentati nella prima serie, che continuano il loro percorso esattamente nello stesso modo.
I nuovi personaggi presentati, invece, sono assai meno simpatici dei vecchi, a partire da quello che, ahinoi, sostituisce un ormai declassato Hayato nel ruolo di protagonista pratico della vicenda: l'insulso e insopportabile Cecil. Ricordate il gatto mannaro della prima serie? Quello che si trasformava in una specie di Aladino per intortarsi Haruka in un episodio onirico privo di senso? Ebbene, non era un sogno. Era davvero un gatto mannaro, principe di un fittizio paese mediorientale sotto un incantesimo apparentemente spezzato dalla trigliosa protagonista e ora tornato alla carica per diventare idol anche lui e per mettersi in coda nella già lunga fila di persone che cercano di conquistare il cuore (e qualcos'altro) della suddetta protagonista (aspettate e sperate). Cecil fa il paio con Haruka quanto a vitalità, con l'aggravante che è un maschio e quindi da lui ci si aspetterebbe un minimo di virilità. Speranza vana: a parte piagnucolare, vedere le Muse in seguito a una buona dose di stupefacenti e fare balletti cretini, l'utilità di questo personaggio sarà nulla, e indispone come il resto del gruppo sia immediatamente disposto a diventare amico di quello che in teoria è un rivale d'amore, invece di pestarlo a sangue al primo piagnisteo o al primo sguardo posato sulla loro "bella" (le virgolette sono d'obbligo, dato che Haruka non si è ancora tolta le lenti a contatto fosforescenti).
I nuovi "insegnanti" dei ragazzi sono una manica di belloni stereotipatissimi sotto ogni aspetto (grafico, vocale, caratteriale): c'è il gay che parla e si comporta come una ragazzetta in un negozio di peluches, il finto-duro dagli occhi bicolore, il capellone efebo con un inspiegabile vocione da wrestler di duecento chili che gli sta malissimo e un altro inutile che si ricorda solo perché ha i capelli verde-acqua. Il loro ruolo nella storia è risicatissimo e stupisce in negativo il modo in cui, da duri ostili al gruppo di protagonisti, ne diventano poi i più accesi sostenitori colpiti da chissà quale miracolo divino da essi apparentemente provocato con le loro canzoni.
Esattamente come nella prima serie, anche qua, andando verso la fine, il gruppo si trova in difficoltà con la nuova canzone (quella della sigla finale, qui mostrata nello stesso identico modo della prima serie, con tutti i difetti a livello di tecnica e narrativa che ciò comporta) e riesce a far cambiare idea ai suoi detrattori a suon di visioni mistiche. Più che nella serie precedente, qui il tutto assume connotati ridicoli, dato che il gruppo rivale nel concorso finale (un terzetto di personaggi simpatici come un'ernia del disco) praticamente evoca il demonio con la sua esibizione, e viene invece battuto da una canzoncina dei Backstreet Boys con un balletto gaio che sprigiona sole, cuore & amore in tutto il mondo in stile attacco delle Pretty Cure.
Non mancano anche qua i buchi narrativi, dal momento che le situazioni vengono risolte sempre con troppa fretta e facilità senza un minimo di dramma e i personaggi cambiano idea da un momento all'altro spinti da chissà quale forza mistica oscura allo spettatore. La backstory di Cecil e del suo fantomatico regno della musica che venera le Muse, poi, è un pesante colpo di grazia alla coerenza del tutto.
Nel caso ve lo steste chiedendo, no. Haruka non è diventata più sveglia e anche stavolta riesce nel non facile intento di non concedersi a nessuno dei suoi sempre più numerosi spasimanti, anche quando questi la incalzano in maniera chiara e palese o vengono al sodo sul piano fisico, abbracciandola o chiudendola in corner. Ma c'è una piacevole novità. Stanchi di perdere tempo ed energie in infruttuosi tentativi, alcuni dei ragazzi le hanno detto (certo, con giri di parole più poetici, ma il senso era quello) chiaro e tondo "Sei troppo cretina, è inutile star qua a provarci, aspetterò che tu cresca".
Ovviamente, visto che non cambia la situazione dei personaggi, noi spettatori siamo legittimati a continuare a farci due risate alla faccia loro, a tifare (invano) per questo o quell'altro, a ridere dell'imbecillità di personaggi e situazioni.
Questa seconda serie non risolve i problemi della prima, anzi li ripropone pari pari e li peggiora aggiungendo nuovi personaggi di cui a nessuno importava, nuove forzature e un buonismo eccessivo.
Ma, di nuovo, prendere in giro "Uta no Prince-sama" mette ancora inaspettatamente di buonumore lo spettatore, che continua a godere di bei colori e canzoncine carine, messi al servizio di personaggi imbecilli che sembrano esser creati apposta per sfotterli.
Come già per la serie precedente, "Uta no Prince-sama" non sarà mai un capolavoro, non sarà mai nemmeno una serie sensata o decente, ma si rivela meno irritante di altre dello stesso genere ed è la perfetta serie da usare per una serata fra amici con cibo spazzatura e cartoni animati brutti su cui farsi due risate.
Cambia il setting, che si sposta dall'accademia per futuri talenti al mondo dello star system. In realtà, questo cambiamento è solo teorico, dato che i personaggi continuano a vivere insieme in un dormitorio (dal quale hanno prontamente silurato tutti i "personaggi non giocanti" in modo da concentrarsi solo su Haruka e i suoi cavalier serventi), ad essere tiranneggiati da Saotome (ora non più loro preside ma presidente della loro agenzia) e a studiare ed esercitarsi per affinare le loro doti, sotto la guida di quattro insulsi belloni che non hanno granché rilevanza.
Mi aspettavo, ora che i protagonisti sono star lanciate, una serie incentrata su concerti ed esibizioni. Ma mi sbagliavo, dato che si ripropone quasi subito, solo mescolando un po' l'ordine dei ragazzi, la trafila di puntate dedicate ad ognuno di loro, con conseguente canzone sdolcinata e opzionale ri-dichiarazione ad Haruka di turno. Come già nella prima serie, in realtà, questo gruppo di episodi è abbastanza piacevole, dato che aiuta a caratterizzare meglio i personaggi, a parlare del loro passato, dei loro problemi o delle loro stramberie. E' strano da dire, ma con tutte le sue stupidate, questa serie continua ad essere assai gradevole e a mettere lo spettatore perfettamente a suo agio.
Non ci sono grosse variazioni per quanto riguarda i personaggi già presentati nella prima serie, che continuano il loro percorso esattamente nello stesso modo.
I nuovi personaggi presentati, invece, sono assai meno simpatici dei vecchi, a partire da quello che, ahinoi, sostituisce un ormai declassato Hayato nel ruolo di protagonista pratico della vicenda: l'insulso e insopportabile Cecil. Ricordate il gatto mannaro della prima serie? Quello che si trasformava in una specie di Aladino per intortarsi Haruka in un episodio onirico privo di senso? Ebbene, non era un sogno. Era davvero un gatto mannaro, principe di un fittizio paese mediorientale sotto un incantesimo apparentemente spezzato dalla trigliosa protagonista e ora tornato alla carica per diventare idol anche lui e per mettersi in coda nella già lunga fila di persone che cercano di conquistare il cuore (e qualcos'altro) della suddetta protagonista (aspettate e sperate). Cecil fa il paio con Haruka quanto a vitalità, con l'aggravante che è un maschio e quindi da lui ci si aspetterebbe un minimo di virilità. Speranza vana: a parte piagnucolare, vedere le Muse in seguito a una buona dose di stupefacenti e fare balletti cretini, l'utilità di questo personaggio sarà nulla, e indispone come il resto del gruppo sia immediatamente disposto a diventare amico di quello che in teoria è un rivale d'amore, invece di pestarlo a sangue al primo piagnisteo o al primo sguardo posato sulla loro "bella" (le virgolette sono d'obbligo, dato che Haruka non si è ancora tolta le lenti a contatto fosforescenti).
I nuovi "insegnanti" dei ragazzi sono una manica di belloni stereotipatissimi sotto ogni aspetto (grafico, vocale, caratteriale): c'è il gay che parla e si comporta come una ragazzetta in un negozio di peluches, il finto-duro dagli occhi bicolore, il capellone efebo con un inspiegabile vocione da wrestler di duecento chili che gli sta malissimo e un altro inutile che si ricorda solo perché ha i capelli verde-acqua. Il loro ruolo nella storia è risicatissimo e stupisce in negativo il modo in cui, da duri ostili al gruppo di protagonisti, ne diventano poi i più accesi sostenitori colpiti da chissà quale miracolo divino da essi apparentemente provocato con le loro canzoni.
Esattamente come nella prima serie, anche qua, andando verso la fine, il gruppo si trova in difficoltà con la nuova canzone (quella della sigla finale, qui mostrata nello stesso identico modo della prima serie, con tutti i difetti a livello di tecnica e narrativa che ciò comporta) e riesce a far cambiare idea ai suoi detrattori a suon di visioni mistiche. Più che nella serie precedente, qui il tutto assume connotati ridicoli, dato che il gruppo rivale nel concorso finale (un terzetto di personaggi simpatici come un'ernia del disco) praticamente evoca il demonio con la sua esibizione, e viene invece battuto da una canzoncina dei Backstreet Boys con un balletto gaio che sprigiona sole, cuore & amore in tutto il mondo in stile attacco delle Pretty Cure.
Non mancano anche qua i buchi narrativi, dal momento che le situazioni vengono risolte sempre con troppa fretta e facilità senza un minimo di dramma e i personaggi cambiano idea da un momento all'altro spinti da chissà quale forza mistica oscura allo spettatore. La backstory di Cecil e del suo fantomatico regno della musica che venera le Muse, poi, è un pesante colpo di grazia alla coerenza del tutto.
Nel caso ve lo steste chiedendo, no. Haruka non è diventata più sveglia e anche stavolta riesce nel non facile intento di non concedersi a nessuno dei suoi sempre più numerosi spasimanti, anche quando questi la incalzano in maniera chiara e palese o vengono al sodo sul piano fisico, abbracciandola o chiudendola in corner. Ma c'è una piacevole novità. Stanchi di perdere tempo ed energie in infruttuosi tentativi, alcuni dei ragazzi le hanno detto (certo, con giri di parole più poetici, ma il senso era quello) chiaro e tondo "Sei troppo cretina, è inutile star qua a provarci, aspetterò che tu cresca".
Ovviamente, visto che non cambia la situazione dei personaggi, noi spettatori siamo legittimati a continuare a farci due risate alla faccia loro, a tifare (invano) per questo o quell'altro, a ridere dell'imbecillità di personaggi e situazioni.
Questa seconda serie non risolve i problemi della prima, anzi li ripropone pari pari e li peggiora aggiungendo nuovi personaggi di cui a nessuno importava, nuove forzature e un buonismo eccessivo.
Ma, di nuovo, prendere in giro "Uta no Prince-sama" mette ancora inaspettatamente di buonumore lo spettatore, che continua a godere di bei colori e canzoncine carine, messi al servizio di personaggi imbecilli che sembrano esser creati apposta per sfotterli.
Come già per la serie precedente, "Uta no Prince-sama" non sarà mai un capolavoro, non sarà mai nemmeno una serie sensata o decente, ma si rivela meno irritante di altre dello stesso genere ed è la perfetta serie da usare per una serata fra amici con cibo spazzatura e cartoni animati brutti su cui farsi due risate.
A suon di musica e sederi dondolanti, che con il loro oscillare hanno mandato in tilt le fangirl più convinte, con una buone dose di fanservice che nel mondo degli idol mai stona, ha preso il via la seconda serie di UtaPri, il cui nome è un duplicato del primo: Uta no Prince-sama: Maji Love 2000%!
Terminato il periodo accademico, gli STARISH e Nanami si iscrivono al Master Course della Saotome Academy, nel quale imparano a sopravvivere nel mondo dello spettacolo e a vivere di esso. Realizzato il proprio sogno di scrivere musica per questi sei ragazzi, Nanami comprende di dover maturare come persona e come compositrice, per poter restare al loro fianco. Arriverà da una terra lontana per lei il principe amato dalle muse, Cecil Aijima, liberato dalla maledizione che lo vedeva trasformato in un felino; già nella prima serie aveva aiutato Nanami a combattere l'insicurezza e in questa seconda serie le starà accanto come umano, come amico e come accompagnatore, in un processo di maturazione che non investe soltanto la protagonista, ma anche lui.
Personaggio dinamico e in evoluzione, Cecil è il vero protagonista di questa seconda serie. Partendo da un rifiuto completo del ruolo di idol e dell'idea di fare musica per qualcun altro, verso il finale approda alla scelta di entrare nel gruppo e alla convinzione che cantare per sé stessi non è meglio di cantare per far felici gli altri. Apparendo in ogni episodio con i suoi interrogativi, Cecil cresce di puntata in puntata; mentre inizialmente sembra quasi confuso dallo splendore degli STARISH e dalla loro posizione, e non comprende come sia possibile che delle persone normali riescano a illuminare i volti della gente con sorrisi a trentadue denti, alla fine giunge a desiderare egli stesso di essere qualcuno che fa sorridere gli altri con la propria musica.
Un'innovazione di questa seconda serie è l'assegnazione di un senpai ai ragazzi, che li consiglia, funge da esempio e ne incanala le capacità su una strada più adatta alla loro personalità. I senpai sono sempre presenti sullo sfondo, ma verso la fine della serie diventano anche loro protagonisti; subendo l'influenza dei kohai, cambiano le loro piorità e prendono le redini della loro carriera con mani più decise.
Tutto ciò esalta il ruolo degli STARISH, che con la tenacia, l'allegria, la professionalità che li contraddistinguono, influenzano positivamente le persone intorno, le fan, i giudici. Nanami stessa ripete sempre: "Sono stelle luminose", richiamando il concetto più libero di star. Il gruppo di idol rispecchia in pieno la funzione che queste figure hanno nella società giapponese: un esempio da seguire, uno sprono a non arrendersi, un sorriso sempre presente, una voce che ti tiene compagnia e una mano tesa da cogliere, che ti spinge ad allungarti verso l'alto lasciando indietro ogni incertezza.
Rispetto al prequel c'è un miglioramento a livello di trama: gli episodi sono più divertenti, a volte talmente trash da far ridere a crepapelle, altri molto dolci e delicati, e i personaggi interagiscono più naturalmente fra loro. Sono altrettanto presenti episodi un po' lenti, però nell'architettura dell'anime alla fine si lasciano guardare. Tutto sommato resta interessante scoprire di volta in volta il testo di una nuova canzone o guardare il principe di turno dichiararsi a Haruka.
Il chara design e le ambientazioni sono rimaste di ottimo livello. Ho trovato carina l'idea di ambientare il Master Course in un "castello", rendeva il tutto più principesco! Inoltre anche l'abbigliamento durante i live sapeva di reale! L'OST è come al solito il punto di forza dell'anime, assieme ai bishonen: alcuni pezzi sono davvero validi e potrebbero guadagnarsi un'ottima posizione nella Oricon Chart! Sublime il doppiaggio, una vera goduria per le orecchie; col tempo ci si affeziona davvero al personaggio e alla sua voce, anche perché i doppiatori spesso sono apparsi in live, incontri coi fan, sessione di autografi, realizzando in parallelo nel mondo reale quello che gli STARISH portano avanti nella serie. D'altronde UtaPri è un anime che si supporta con la musica e della musica fa il suo centro, perciò è importante anche privilegiare l'aspetto canoro.
In conclusione, Uta no Prince-sama: Maji Love 2000% è un anime che può piacere sia a chi si è appassionato al gruppo con la prima serie, sia a chi comincia a entrare in questo universo per la prima volta. Può sembrare scontato, ma lo ribadisco, è difficile che a un maschio piacciano serie del genere; d'altronde i reverse harem sono prettamente dedicati a un pubblico di donne. Perciò uniamoci al "battito della felicità" nell'onda musicale che riempie di gioia chi la ascolta...
Terminato il periodo accademico, gli STARISH e Nanami si iscrivono al Master Course della Saotome Academy, nel quale imparano a sopravvivere nel mondo dello spettacolo e a vivere di esso. Realizzato il proprio sogno di scrivere musica per questi sei ragazzi, Nanami comprende di dover maturare come persona e come compositrice, per poter restare al loro fianco. Arriverà da una terra lontana per lei il principe amato dalle muse, Cecil Aijima, liberato dalla maledizione che lo vedeva trasformato in un felino; già nella prima serie aveva aiutato Nanami a combattere l'insicurezza e in questa seconda serie le starà accanto come umano, come amico e come accompagnatore, in un processo di maturazione che non investe soltanto la protagonista, ma anche lui.
Personaggio dinamico e in evoluzione, Cecil è il vero protagonista di questa seconda serie. Partendo da un rifiuto completo del ruolo di idol e dell'idea di fare musica per qualcun altro, verso il finale approda alla scelta di entrare nel gruppo e alla convinzione che cantare per sé stessi non è meglio di cantare per far felici gli altri. Apparendo in ogni episodio con i suoi interrogativi, Cecil cresce di puntata in puntata; mentre inizialmente sembra quasi confuso dallo splendore degli STARISH e dalla loro posizione, e non comprende come sia possibile che delle persone normali riescano a illuminare i volti della gente con sorrisi a trentadue denti, alla fine giunge a desiderare egli stesso di essere qualcuno che fa sorridere gli altri con la propria musica.
Un'innovazione di questa seconda serie è l'assegnazione di un senpai ai ragazzi, che li consiglia, funge da esempio e ne incanala le capacità su una strada più adatta alla loro personalità. I senpai sono sempre presenti sullo sfondo, ma verso la fine della serie diventano anche loro protagonisti; subendo l'influenza dei kohai, cambiano le loro piorità e prendono le redini della loro carriera con mani più decise.
Tutto ciò esalta il ruolo degli STARISH, che con la tenacia, l'allegria, la professionalità che li contraddistinguono, influenzano positivamente le persone intorno, le fan, i giudici. Nanami stessa ripete sempre: "Sono stelle luminose", richiamando il concetto più libero di star. Il gruppo di idol rispecchia in pieno la funzione che queste figure hanno nella società giapponese: un esempio da seguire, uno sprono a non arrendersi, un sorriso sempre presente, una voce che ti tiene compagnia e una mano tesa da cogliere, che ti spinge ad allungarti verso l'alto lasciando indietro ogni incertezza.
Rispetto al prequel c'è un miglioramento a livello di trama: gli episodi sono più divertenti, a volte talmente trash da far ridere a crepapelle, altri molto dolci e delicati, e i personaggi interagiscono più naturalmente fra loro. Sono altrettanto presenti episodi un po' lenti, però nell'architettura dell'anime alla fine si lasciano guardare. Tutto sommato resta interessante scoprire di volta in volta il testo di una nuova canzone o guardare il principe di turno dichiararsi a Haruka.
Il chara design e le ambientazioni sono rimaste di ottimo livello. Ho trovato carina l'idea di ambientare il Master Course in un "castello", rendeva il tutto più principesco! Inoltre anche l'abbigliamento durante i live sapeva di reale! L'OST è come al solito il punto di forza dell'anime, assieme ai bishonen: alcuni pezzi sono davvero validi e potrebbero guadagnarsi un'ottima posizione nella Oricon Chart! Sublime il doppiaggio, una vera goduria per le orecchie; col tempo ci si affeziona davvero al personaggio e alla sua voce, anche perché i doppiatori spesso sono apparsi in live, incontri coi fan, sessione di autografi, realizzando in parallelo nel mondo reale quello che gli STARISH portano avanti nella serie. D'altronde UtaPri è un anime che si supporta con la musica e della musica fa il suo centro, perciò è importante anche privilegiare l'aspetto canoro.
In conclusione, Uta no Prince-sama: Maji Love 2000% è un anime che può piacere sia a chi si è appassionato al gruppo con la prima serie, sia a chi comincia a entrare in questo universo per la prima volta. Può sembrare scontato, ma lo ribadisco, è difficile che a un maschio piacciano serie del genere; d'altronde i reverse harem sono prettamente dedicati a un pubblico di donne. Perciò uniamoci al "battito della felicità" nell'onda musicale che riempie di gioia chi la ascolta...
Ho da poco finito di vedere la tredicesima puntata di questo anime. "Uta no Prince-sama: Maji Love 2000%" è la seconda serie di "Uta no Prince-sama" e tratta della lotta degli Starish, un gruppo di ragazzi che cercano di diventare degli idol, verso il raggiungimento del prestigioso premio per i migliori idol non professionisti.
Questo anime è tratto dall'omonimo videogioco ed è per questo che all'interno della storia non ci sarà spazio per storie d'amore, le quali verranno infatti lasciate in sospeso. Il tipo di videogioco dal quale è tratto è infatti uno di quelli che posseggono un diverso numero di finali che varia in base alle scelte della giocatrice. Nel gioco, infatti, Haruka si fidanza con uno degli Starish, che varia in base al ragazzo ideale di chi sta giocando. Nell'anime, quindi, non potendone scegliere solo uno per non scontentare le spettatrici dai molteplici gusti, si è deciso di lasciare in sospeso la storia d'amore e basare la storia soprattutto sul successo dei sei ragazzi. Questo può sembrare noioso, ma le varie situazioni che i protagonisti si troveranno ad affrontare sono molto realistiche e quindi rappresentano situazioni che, anche se in modo diverso, possono presentarsi a tutti: superare una paura che ci impedisce di andare avanti, decidere del proprio futuro, affrontare il più profondo io.
Essendo incentrato su un gruppo di cantanti, ovviamente durante le puntate si possono ascoltare numerose canzoni, la maggior parte con dei testi magnifici che potrebbero ispirare l'osservatore e aiutarlo a superare i propri problemi. Ognuno dei protagonisti infatti scrive una propria canzone che rispecchia la propria situazione e la propria anima.
I disegni sono ben fatti e dettagliati, e la bravura dei disegnatori si nota maggiormente durante le scene di danza, che premettono una grande conoscenza da parte del disegnatore dell'anatomia umana.
L'ending, come nella prima serie, presenta la canzone trionfale degli Starish.
In sintesi, consiglio questo anime agli appassionati di musica, soprattutto se ragazze, e a chi è in cerca di un anime non molto impegnativo ma ricco di musica e risate, che celano nel profondo degli insegnamenti di vita importanti.
Questo anime è tratto dall'omonimo videogioco ed è per questo che all'interno della storia non ci sarà spazio per storie d'amore, le quali verranno infatti lasciate in sospeso. Il tipo di videogioco dal quale è tratto è infatti uno di quelli che posseggono un diverso numero di finali che varia in base alle scelte della giocatrice. Nel gioco, infatti, Haruka si fidanza con uno degli Starish, che varia in base al ragazzo ideale di chi sta giocando. Nell'anime, quindi, non potendone scegliere solo uno per non scontentare le spettatrici dai molteplici gusti, si è deciso di lasciare in sospeso la storia d'amore e basare la storia soprattutto sul successo dei sei ragazzi. Questo può sembrare noioso, ma le varie situazioni che i protagonisti si troveranno ad affrontare sono molto realistiche e quindi rappresentano situazioni che, anche se in modo diverso, possono presentarsi a tutti: superare una paura che ci impedisce di andare avanti, decidere del proprio futuro, affrontare il più profondo io.
Essendo incentrato su un gruppo di cantanti, ovviamente durante le puntate si possono ascoltare numerose canzoni, la maggior parte con dei testi magnifici che potrebbero ispirare l'osservatore e aiutarlo a superare i propri problemi. Ognuno dei protagonisti infatti scrive una propria canzone che rispecchia la propria situazione e la propria anima.
I disegni sono ben fatti e dettagliati, e la bravura dei disegnatori si nota maggiormente durante le scene di danza, che premettono una grande conoscenza da parte del disegnatore dell'anatomia umana.
L'ending, come nella prima serie, presenta la canzone trionfale degli Starish.
In sintesi, consiglio questo anime agli appassionati di musica, soprattutto se ragazze, e a chi è in cerca di un anime non molto impegnativo ma ricco di musica e risate, che celano nel profondo degli insegnamenti di vita importanti.
Eccomi qui a recensire la seconda serie di "Uta no Prince-sama", che stavolta (devo dire con poca fantasia) si chiama "Maji Love 2000%", come la canzone finale della serie.
Se nella serie precedente avevamo lasciato i nostri ST☆RISH con il loro debutto, stavolta li ritroviamo intenti nell'ottenere sempre più successo all'interno del mondo degli idol (chi fa l'attore, chi il modello, chi decide di prendere parte a show televisivi). Gli ormai conosciuti sei ragazzi vengono affidati a un gruppo già avviato affinché conoscano tutte le basi per essere buoni idol; vengono quindi introdotti quei quattro personaggi che avevamo visto alla fine della prima serie durante il concerto finale, i QUARTET ★ NIGHT. A coppie di due i nostri vengono divisi tra Ai (il più femmineo), che prende con sé Natsuki e Syo, Reiji (quello meno avverso agli ST☆RISH), a cui toccano Tokiya e Otoya, Ranmaru (lo scontroso del gruppo), a cui vengono affidati Masato e Ren, e per finire a Camus (il riccone), a cui, visto il fatto che è un barone, viene affidato il principe Cecil, che entra quindi a far parte definitivamente dei personaggi in maniera decisa, non certamente come la serie precedente.
Naturalmente, anche stavolta, come nella stagione dell'anno scorso, gli episodi seguono uno schema preciso e quasi mai infrangibile: evento, problema da risolvere, canzone, problema risolto con successo. Devo dire che stavolta però, oltre al fatto che è stato aggiunto un episodio in più da quanto era stato inizialmente stabilito (per le numerose richieste delle fan soprattutto, e questo probabilmente porterà alla terza serie), anche lo schema risulta variato in almeno tre episodi. Il personaggio di Cecil la fa da padrone in quasi tutti gli episodi, a esclusione dell'episodio dedicato a Tokiya, dove il suddetto non ha interferenze da parte del resto del gruppo per buona parte dell'episodio, eccezion fatta per il finale (che questa sia stata una scelta di marketing non so dirvelo, ma sicuramente il fatto di voler inserire prepotentemente Cecil in tutti gli episodi e anche il voler introdurre scene di puro e semplice fanservice dovranno pur dire qualcosa!). Devo dire che stavolta abbiamo fatto passi in avanti, abbiamo scoperto particolari in più sui nostri protagonisti e abbiamo cominciato anche a vedere i problemi che comporta la scelta di diventare un idol, come il severo divieto di non avere una storia d'amore; è soprattutto da lodare il fatto che, stranamente, in questa seconda serie i personaggi accennano un minimo di maturazione. Gli ST☆RISH in questa serie dimostrano di essere sempre più legati a Nanami (che intanto è diventata sempre più noiosa), chi in un modo chi in un altro, e sono tutti rivali di Cecil, l'unico che proprio a inizio serie si dichiara senza troppi risultati.
La grafica è eccellente, con tanti colori, le canzoni meravigliose, tra cui quella degli antagonisti, gli Heavens. Nel complesso, una buona serie, energica al punto giusto per farci passare una buona mezzora. Consiglio la serie al pubblico femminile e vi ricordo, come la scorsa volta, che il cast scelto per la serie è un cast di professionisti, tra cui spicca Mamoru Miyano (Tokiya). Buona visione.
ARE YOU READY!
Se nella serie precedente avevamo lasciato i nostri ST☆RISH con il loro debutto, stavolta li ritroviamo intenti nell'ottenere sempre più successo all'interno del mondo degli idol (chi fa l'attore, chi il modello, chi decide di prendere parte a show televisivi). Gli ormai conosciuti sei ragazzi vengono affidati a un gruppo già avviato affinché conoscano tutte le basi per essere buoni idol; vengono quindi introdotti quei quattro personaggi che avevamo visto alla fine della prima serie durante il concerto finale, i QUARTET ★ NIGHT. A coppie di due i nostri vengono divisi tra Ai (il più femmineo), che prende con sé Natsuki e Syo, Reiji (quello meno avverso agli ST☆RISH), a cui toccano Tokiya e Otoya, Ranmaru (lo scontroso del gruppo), a cui vengono affidati Masato e Ren, e per finire a Camus (il riccone), a cui, visto il fatto che è un barone, viene affidato il principe Cecil, che entra quindi a far parte definitivamente dei personaggi in maniera decisa, non certamente come la serie precedente.
Naturalmente, anche stavolta, come nella stagione dell'anno scorso, gli episodi seguono uno schema preciso e quasi mai infrangibile: evento, problema da risolvere, canzone, problema risolto con successo. Devo dire che stavolta però, oltre al fatto che è stato aggiunto un episodio in più da quanto era stato inizialmente stabilito (per le numerose richieste delle fan soprattutto, e questo probabilmente porterà alla terza serie), anche lo schema risulta variato in almeno tre episodi. Il personaggio di Cecil la fa da padrone in quasi tutti gli episodi, a esclusione dell'episodio dedicato a Tokiya, dove il suddetto non ha interferenze da parte del resto del gruppo per buona parte dell'episodio, eccezion fatta per il finale (che questa sia stata una scelta di marketing non so dirvelo, ma sicuramente il fatto di voler inserire prepotentemente Cecil in tutti gli episodi e anche il voler introdurre scene di puro e semplice fanservice dovranno pur dire qualcosa!). Devo dire che stavolta abbiamo fatto passi in avanti, abbiamo scoperto particolari in più sui nostri protagonisti e abbiamo cominciato anche a vedere i problemi che comporta la scelta di diventare un idol, come il severo divieto di non avere una storia d'amore; è soprattutto da lodare il fatto che, stranamente, in questa seconda serie i personaggi accennano un minimo di maturazione. Gli ST☆RISH in questa serie dimostrano di essere sempre più legati a Nanami (che intanto è diventata sempre più noiosa), chi in un modo chi in un altro, e sono tutti rivali di Cecil, l'unico che proprio a inizio serie si dichiara senza troppi risultati.
La grafica è eccellente, con tanti colori, le canzoni meravigliose, tra cui quella degli antagonisti, gli Heavens. Nel complesso, una buona serie, energica al punto giusto per farci passare una buona mezzora. Consiglio la serie al pubblico femminile e vi ricordo, come la scorsa volta, che il cast scelto per la serie è un cast di professionisti, tra cui spicca Mamoru Miyano (Tokiya). Buona visione.
ARE YOU READY!