Ralph Spaccatutto
Un'idea brillante quella di ambientare un film nel mondo dei videogiochi, a mio avviso originale e grandiosa. Qui, gli sceneggiatori e produttori della Disney ci hanno messo tutto il loro impegno: un film con un ritmo molto lento, ma crescente, graduale e costante che si rivela a poco a poco, e che quindi promette sorprese, colpi di scena e rivolgimenti/sconvolgimenti come non mai. La storia di un'amicizia del tutto inaspettata che cambierà la vita dei protagonisti, questo è "Ralph Spaccatutto", una storia che prima di tutto insegna che non è necessario aderire per forza agli schemi del sistema e che possiamo sempre scegliere di cambiare il corso della nostra vita.
I personaggi sono semplicemente fantastici, presi ovviamente dai maggiori titoli del mondo videoludico e trasposti in chiave animata, per dare vita a una storia che, come detto sopra, è tutto dire, piena di imprevisti e di probabilità. È anche una storia che ci insegna a non vedere soltanto noi stessi e a tenere in considerazione anche i problemi degli altri, perché, come nello spirito dell'opera, anche nella realtà siamo "connessi" gli uni agli altri, e ciò che ciascuno di noi pensa, dice, fa, sceglie, decide si riflette sugli altri come su sé stesso. Occorre quindi fermarsi a riflettere e capire cosa è meglio, anziché quello che è facile, veloce e conveniente, e quindi non accettare le promesse facili fatte da chi si presenta al nostro cospetto con "la guardia abbassata".
La grafica è semplicemente grandiosa, sorprendente, in puro stile Disney, con giochi di luce che non smettono mai di sorprendere e stupire. La trama è semplicemente equilibrata e sembra svolgersi a velocità diverse a seconda della scena e/o dei personaggi che la interpretano. Ma questo è per ricordarci che la tecnologia è una cosa molto sensibile e che quindi va trattata in maniera responsabile. I personaggi sono ben caratterizzati anche dal punto di vista psicologico, e questo per ricordarci che anche i personaggi fittizi hanno delle sensazioni, dei sentimenti e delle emozioni. Una storia molto importante e anche profonda, per la quale bisogna sapere mostrare pazienza, perché è così che si viene premiati, ed è soprattutto con la pazienza che tutti i problemi della vita, sia "virtuale che reale", si risolvono. E, cosa più importante, bisogna imparare prima di tutto ad accettare di essere quello che si è.
Ralph: "Io sono un cattivo, e questo è bello. Non sarò mai buono, e non è brutto. Non vorrei essere nessun altro a parte me."
Questo Ralph lo capisce anche alla fine del proprio viaggio di videogioco in videogioco, quando comprende che è stato creato così e cerca quindi di porre rimedio ai disastri che ha combinato, e salva il mondo dei videogiochi dalla minaccia incombente degli insetti cyborg e di Candy King, salvando così anche la sua nuova amica, Vellenope Von Schweez, meglio nota come Problema Tecnico. Quindi, l'altra lezione importante che apprendiamo da questa trama è affrontare i problemi.
Personalmente, devo dire che in questo film mi ci immedesimo abbastanza, poiché io ho sempre trovato nei videogiochi un po' le risposte, le soluzioni a tutti i miei problemi, ovviamente riallacciandoli alla vita reale, perché, come ribadito, lo scopo del film non è quello di condannare i videogiochi, ma di farne un uso consapevole, attento, cosciente, e i cui contenuti siano in linea con il corso della vita reale e raggiungano un determinato equilibrio anche all'interno della nostra coscienza dualistica.
I personaggi sono semplicemente fantastici, presi ovviamente dai maggiori titoli del mondo videoludico e trasposti in chiave animata, per dare vita a una storia che, come detto sopra, è tutto dire, piena di imprevisti e di probabilità. È anche una storia che ci insegna a non vedere soltanto noi stessi e a tenere in considerazione anche i problemi degli altri, perché, come nello spirito dell'opera, anche nella realtà siamo "connessi" gli uni agli altri, e ciò che ciascuno di noi pensa, dice, fa, sceglie, decide si riflette sugli altri come su sé stesso. Occorre quindi fermarsi a riflettere e capire cosa è meglio, anziché quello che è facile, veloce e conveniente, e quindi non accettare le promesse facili fatte da chi si presenta al nostro cospetto con "la guardia abbassata".
La grafica è semplicemente grandiosa, sorprendente, in puro stile Disney, con giochi di luce che non smettono mai di sorprendere e stupire. La trama è semplicemente equilibrata e sembra svolgersi a velocità diverse a seconda della scena e/o dei personaggi che la interpretano. Ma questo è per ricordarci che la tecnologia è una cosa molto sensibile e che quindi va trattata in maniera responsabile. I personaggi sono ben caratterizzati anche dal punto di vista psicologico, e questo per ricordarci che anche i personaggi fittizi hanno delle sensazioni, dei sentimenti e delle emozioni. Una storia molto importante e anche profonda, per la quale bisogna sapere mostrare pazienza, perché è così che si viene premiati, ed è soprattutto con la pazienza che tutti i problemi della vita, sia "virtuale che reale", si risolvono. E, cosa più importante, bisogna imparare prima di tutto ad accettare di essere quello che si è.
Ralph: "Io sono un cattivo, e questo è bello. Non sarò mai buono, e non è brutto. Non vorrei essere nessun altro a parte me."
Questo Ralph lo capisce anche alla fine del proprio viaggio di videogioco in videogioco, quando comprende che è stato creato così e cerca quindi di porre rimedio ai disastri che ha combinato, e salva il mondo dei videogiochi dalla minaccia incombente degli insetti cyborg e di Candy King, salvando così anche la sua nuova amica, Vellenope Von Schweez, meglio nota come Problema Tecnico. Quindi, l'altra lezione importante che apprendiamo da questa trama è affrontare i problemi.
Personalmente, devo dire che in questo film mi ci immedesimo abbastanza, poiché io ho sempre trovato nei videogiochi un po' le risposte, le soluzioni a tutti i miei problemi, ovviamente riallacciandoli alla vita reale, perché, come ribadito, lo scopo del film non è quello di condannare i videogiochi, ma di farne un uso consapevole, attento, cosciente, e i cui contenuti siano in linea con il corso della vita reale e raggiungano un determinato equilibrio anche all'interno della nostra coscienza dualistica.
Qui si parla di sala giochi, dove dentro ogni gioco esistono più personaggi. In un vecchio gioco, Felix Aggiustatutto, il cattivo che deve demolire l'albergo si chiama Ralph. Questi personaggi, all'orario di chiusura, si ritrovano tutti a passare del tempo per i fatti loro, attendendo la riapertura della sala giochi. Un giorno Ralph decide di entrate in Sugar Rush, gioco di corsa dei kart, dove conoscerà Vannelope, con cui dovrà risolvere molti problemi causati da un personaggio pazzo di un altro gioco e dimostrare che forse non è davvero così cattivo.
È uno dei film più belli che ho visto nella sezione animazione, non ho potuto fare a meno di fare un'ottima recensione. In alcuni tratti fa ridere, in alcuni commuovere, in altri ti tiene sotto pressione, fatto sta che nell'intera durata del film ti tiene appiccicato. Animazioni di livello eccellente, dalle corse con i kart ai piccoli dettagli dei personaggi. Storia bellissima che nessuno si aspetterebbe a primo impatto. Consigliato.
È uno dei film più belli che ho visto nella sezione animazione, non ho potuto fare a meno di fare un'ottima recensione. In alcuni tratti fa ridere, in alcuni commuovere, in altri ti tiene sotto pressione, fatto sta che nell'intera durata del film ti tiene appiccicato. Animazioni di livello eccellente, dalle corse con i kart ai piccoli dettagli dei personaggi. Storia bellissima che nessuno si aspetterebbe a primo impatto. Consigliato.
Devo direi che non mi trovo d'accordo con le opinioni entusiaste su questo film: il mio entusiasmo era forte all'inizio e si è protratto per i primi 20 minuti che presentano l'affascinante mondo del protagonista, un vero e proprio omaggio ai giocatori degli anni 70, 80 e 90. Bella l'analisi del ruolo del cattivo di un gioco, con tanto di sessione di psicoterapia di gruppo fra cattivi, per un'ambientazione che risulta geniale, gli sceneggiatori creano un ecosistema che ruota intorno a una sala giochi, dove ogni gioco è collegato dai cavi elettrici e attraverso i quali i vari personaggi possono incontrarsi nella sala comune, credo la ciabatta elettrica, e poi entrare nei vari cabinati e visitare il loro mondo. Una volta chiusa la sala giochi, nella classica tradizione di Toy Story, i personaggi escono dal loro ruolo, si incontrano, organizzano feste e stanno insieme. Il tutto non è certamente innovativo, ma avere collegato l'idea all'ambiente video ludico ha certamente un bel po' di fascino, ancor più grazie alle decine di cameo che mostrano tantissimi personaggi che una persona come me, che quegli anni li ha vissuti, può riconoscere. Fra questi vi è Ralph, un gigante buono e irascibile, che nel suo gioco è emarginato dai suoi compagni a favore dal buono del gioco, che prende medaglie e complimenti, mentre lui è obbligato a vivere nella discarica e svolgere il suo ingrato ruolo. La situazione alla lunga degenererà, fino a quando Ralph decide di cercare gloria e riconoscimenti altrove.
Questa prima parte è in effetti molto bella, con un'ottima realizzazione tecnica e delle belle scene tratte e adattate dagli stessi videogiochi. Altrettanto stupenda è la sigla finale, davvero spaziale, ma sfortunatamente i miei complimenti terminano qui. O, anzi, devo ammettere che pure il personaggio di Ralph risulta notevole, vi è un buon lavoro di introspezione, sebbene il cliché del gigante dal cuore tenero, incompreso da tutti, non è certo una novità, soprattutto dopo l'avvento di Shrek.
Meno bene posso parlare degli altri personaggi, che risultano a mio parere poco brillanti, non sempre divertenti e altrettanto stereotipati. E certamente lacunosa trovo la parte centrale del film, ambientata in un mondo zuccheroso in cui si svolgono gare di auto alla "Mario Kart", per intenderci, e in cui vi è una ragazzina che si trova a sua volta emarginata dalle gare e che spera in qualche modo di rientrarvi. La trama si rivela prevedibile e scontata, banale negli spunti, si sa già come proseguirà, anche se ad onor del vero un colpo di scena in effetti vi è, ma è comunque marginale e poco rilevante ad una progressione di eventi che si è rivelata per il sottoscritto prevedibile e quindi noiosa: tolto il tutto dal contesto video ludico, tolte le citazioni, rimane, in questa parte del cartone, a mio parere ben poco. Il finale è già scritto, ma è alla fine un film per famiglie, pertanto la cosa non mi stupirebbe e né mi darebbe fastidio, se non fosse che il viaggio per arrivare alla meta non risultasse altrettanto poco ispirato. Se il lungometraggio si dimostra potenzialmente originale nelle premesse, trovo sia un'occasione sprecata quando il contesto va a sfumare e i personaggi videoludici noti lasciano il posto alle vicende di un singolo mondo, tra l'altro di concezione (credo) originale (ah, carina la sigla finale in giapponese legata allo stesso). Non è entusiasmante o, perlomeno, le sequenze proposte sanno di già visto, non c'è un vero pathos e trasporto nelle sequenze mostrate, e nemmeno vi sono battute particolarmente divertenti che in qualche modo suppliscono alla quasi cronica incapacità di tante produzioni animate per famiglie di presentare una sceneggiatura degna di nota. In questo modo i minuti scorrono tra qualche sbadiglio, con il sottoscritto ormai rassegnato a non vedere più la genialità che caratterizzava i primi minuti. Già visto, scontato, banale e prevedibile: non c'è da stupirsi che la sigla finale sia di gran lunga la cosa migliore che ho trovato dopo i primi 20 minuti. Sì, si può elogiare il rapporto che va a crearsi tra Ralph e la ragazzina che all'inizio aveva etichettato come capricciosa, ma che poi scopre tanto simile a se stesso, anche lei relegata dalle convenzioni del gioco stesso al ruolo di mero bug, osteggiata da tutti, frenata nel suo entusiasmo innato e nella voglia di correre che le scorre nelle vene. Lei che impara a fidarsi di lui, lui che tradisce in buona fede la sua fiducia, lui che scopre di essere stato ingannato e si fa in quattro per riparare i danni fatti, gli eventi che precipitano e il conseguente pandemonio che accade dopo, fino a giungere alla risoluzione di tutta la confusione generatasi. Per carità, si può fermarsi a fare elogi sulla crescita di personaggi e sulle sfaccettature del loro rapporto, ma lo trovo anche questo un deja-vu, proposto in tanti e tanti film animati.
E' un peccato, una grandissima occasione sprecata, Ralph Spaccatutto parte alla grande e poi si conforma alla classica e prevedibile storiella par famiglie di buoni propositi e bei sentimenti. Se si leva la parte che va ad ammiccare alle passioni della mia adolescenza e si analizza quello che offre in modo razionale, rimane ben poco. L'ho trovato interessante nei propositi, noioso nei fatti. Ribadisco: nulla da dire sul fatto che sia un prodotto realizzato con perizia e cura, ma le mie aspettative, anche dopo il bell'inizio, erano ben altre. Lo trovo solo discreto e pertanto per me è una delusione. Diciamolo chiaramente: è un incrocio tra Toy Story e Shrek, ma manca dell'originalità del primo e della prorompente ironia e dissacrante scanzonatezza del secondo (almeno nelle loro prime incarnazioni). Peccato.
Questa prima parte è in effetti molto bella, con un'ottima realizzazione tecnica e delle belle scene tratte e adattate dagli stessi videogiochi. Altrettanto stupenda è la sigla finale, davvero spaziale, ma sfortunatamente i miei complimenti terminano qui. O, anzi, devo ammettere che pure il personaggio di Ralph risulta notevole, vi è un buon lavoro di introspezione, sebbene il cliché del gigante dal cuore tenero, incompreso da tutti, non è certo una novità, soprattutto dopo l'avvento di Shrek.
Meno bene posso parlare degli altri personaggi, che risultano a mio parere poco brillanti, non sempre divertenti e altrettanto stereotipati. E certamente lacunosa trovo la parte centrale del film, ambientata in un mondo zuccheroso in cui si svolgono gare di auto alla "Mario Kart", per intenderci, e in cui vi è una ragazzina che si trova a sua volta emarginata dalle gare e che spera in qualche modo di rientrarvi. La trama si rivela prevedibile e scontata, banale negli spunti, si sa già come proseguirà, anche se ad onor del vero un colpo di scena in effetti vi è, ma è comunque marginale e poco rilevante ad una progressione di eventi che si è rivelata per il sottoscritto prevedibile e quindi noiosa: tolto il tutto dal contesto video ludico, tolte le citazioni, rimane, in questa parte del cartone, a mio parere ben poco. Il finale è già scritto, ma è alla fine un film per famiglie, pertanto la cosa non mi stupirebbe e né mi darebbe fastidio, se non fosse che il viaggio per arrivare alla meta non risultasse altrettanto poco ispirato. Se il lungometraggio si dimostra potenzialmente originale nelle premesse, trovo sia un'occasione sprecata quando il contesto va a sfumare e i personaggi videoludici noti lasciano il posto alle vicende di un singolo mondo, tra l'altro di concezione (credo) originale (ah, carina la sigla finale in giapponese legata allo stesso). Non è entusiasmante o, perlomeno, le sequenze proposte sanno di già visto, non c'è un vero pathos e trasporto nelle sequenze mostrate, e nemmeno vi sono battute particolarmente divertenti che in qualche modo suppliscono alla quasi cronica incapacità di tante produzioni animate per famiglie di presentare una sceneggiatura degna di nota. In questo modo i minuti scorrono tra qualche sbadiglio, con il sottoscritto ormai rassegnato a non vedere più la genialità che caratterizzava i primi minuti. Già visto, scontato, banale e prevedibile: non c'è da stupirsi che la sigla finale sia di gran lunga la cosa migliore che ho trovato dopo i primi 20 minuti. Sì, si può elogiare il rapporto che va a crearsi tra Ralph e la ragazzina che all'inizio aveva etichettato come capricciosa, ma che poi scopre tanto simile a se stesso, anche lei relegata dalle convenzioni del gioco stesso al ruolo di mero bug, osteggiata da tutti, frenata nel suo entusiasmo innato e nella voglia di correre che le scorre nelle vene. Lei che impara a fidarsi di lui, lui che tradisce in buona fede la sua fiducia, lui che scopre di essere stato ingannato e si fa in quattro per riparare i danni fatti, gli eventi che precipitano e il conseguente pandemonio che accade dopo, fino a giungere alla risoluzione di tutta la confusione generatasi. Per carità, si può fermarsi a fare elogi sulla crescita di personaggi e sulle sfaccettature del loro rapporto, ma lo trovo anche questo un deja-vu, proposto in tanti e tanti film animati.
E' un peccato, una grandissima occasione sprecata, Ralph Spaccatutto parte alla grande e poi si conforma alla classica e prevedibile storiella par famiglie di buoni propositi e bei sentimenti. Se si leva la parte che va ad ammiccare alle passioni della mia adolescenza e si analizza quello che offre in modo razionale, rimane ben poco. L'ho trovato interessante nei propositi, noioso nei fatti. Ribadisco: nulla da dire sul fatto che sia un prodotto realizzato con perizia e cura, ma le mie aspettative, anche dopo il bell'inizio, erano ben altre. Lo trovo solo discreto e pertanto per me è una delusione. Diciamolo chiaramente: è un incrocio tra Toy Story e Shrek, ma manca dell'originalità del primo e della prorompente ironia e dissacrante scanzonatezza del secondo (almeno nelle loro prime incarnazioni). Peccato.
Ammetto che da oggi in poi, quando giocherò a qualcosa, vedrò con occhi diversi il cattivo. "Ralph Spaccatutto" riesce nei suoi 115 minuti ad emozionare e a far avere nostalgia allo spettatore come soli pochi altri film riescono. Il film è assolutamente per tutti, ma se la storia è spiegata anche per i bambini dell'epoca di produzione è, comunque, un prodotto per gente un po' più vecchiotta in quanto è ricco di citazioni che solo i vecchi giocatori posso prendere e percepire. Anche io, con i miei venti anni ho trovato difficoltà a cogliere i tantissimi riferimenti ai videogames che hanno fatto la storia video ludica.
Lo spettatore non viene posto davanti alla storia di un protagonista bensì di un antagonista: Ralph. Lui è il cattivo del gioco "Felix Aggiustatutto" ed ha il duro compito di distruggere un condominio che verrà sistemato dal carpentiere col martello magico, Felix. Per tutta la giornata, guidato dai giovani bambini, il protagonista del gioco sabota la sete di distruzione di Ralph e ottiene una medaglia di riconoscimento per la sua impresa mentre l'omone da 300 Kg verrà buttato nel fango. Quando però la sala giochi chiude, il mondo dei videogiochi si anima e ci si ritrova in un mondo vero e proprio fatto da tutti i personaggi che smettono di recitare il loro ruolo e vivono come una grande comunità. Ralph però è stanco di fare il cattivo ed esterna spesso questi suoi sentimenti fin quando non gli viene detto che potrà cambiare vita se otterrà una medaglia da eroe. Da qui nasce tutto il film che vedrà uniti tre mondi di videogiochi diversi, "Felix Aggiustatutto", "Hero's Duty", e "Sugar Rush".
Come già accennavo prima è davvero un film nostalgico e, per i più grandicelli, una continua ricerca alla citazione. Ci troviamo immersi in un mondo che tutti pensano o che hanno solo ipotizzato. Complice una idea che parte da "Toy Story", il film "Ralph Spaccatutto" ripercorre quella strada con dei personaggi elettronici. Essi si riunisco, escono insieme creando impossibili e mai visti crossover. In fondo vedere in "Tapper" i personaggi di "Street Fighter", "Hero's Duty" è qualcosa di geniale e divertente. Come è stupendo vedere le stranissime interazioni che avrebbero personaggi di giochi diametralmente opposti!
Purtroppo in questo mondo del tutto particolare vige la legge secondo la quale non si può andare contro la programmazione. Quindi un cattivo deve rimanere cattivo ed un buono deve rimanere tale. Ralph però vuole cambiare, lui è stanco di questa vita che lo vede sempre nel fango ed emarginato. Il suo cambiamento però mette a rischio vari videogiochi. Questo è solo l'incipit per riuscire a farci capire i sentimenti del personaggio. La cosa interessante di questo film è proprio la caratterizzazione. La presa di consapevolezza di ciò che si è e non ripudiarla mai è il fulcro su cui ruota tutta la storia. I dettagli possono cambiare ma non si può odiare il proprio essere!
Inutile girarci ancora, ho amato questo film che può avere vari livelli di lettura: dalla semplice storia avvincente per i bambini, agli spunti di riflessione su se stessi, ai nostalgici pensieri per i vecchi videogames.
Il livello tecnico è quello che ci si aspetta dalla Walt Disney Animation Studios. Animazioni perfette, regia che non pecca di banalità e una colonna sonora immensa che conta grandi nomi come Skrilex e Rihanna. Dunque, se si è dei vecchi giocatori non si può non vedere questo film. Ciò nonostante è anche accessibile a chi non coglie le infinite citazioni.
Lo spettatore non viene posto davanti alla storia di un protagonista bensì di un antagonista: Ralph. Lui è il cattivo del gioco "Felix Aggiustatutto" ed ha il duro compito di distruggere un condominio che verrà sistemato dal carpentiere col martello magico, Felix. Per tutta la giornata, guidato dai giovani bambini, il protagonista del gioco sabota la sete di distruzione di Ralph e ottiene una medaglia di riconoscimento per la sua impresa mentre l'omone da 300 Kg verrà buttato nel fango. Quando però la sala giochi chiude, il mondo dei videogiochi si anima e ci si ritrova in un mondo vero e proprio fatto da tutti i personaggi che smettono di recitare il loro ruolo e vivono come una grande comunità. Ralph però è stanco di fare il cattivo ed esterna spesso questi suoi sentimenti fin quando non gli viene detto che potrà cambiare vita se otterrà una medaglia da eroe. Da qui nasce tutto il film che vedrà uniti tre mondi di videogiochi diversi, "Felix Aggiustatutto", "Hero's Duty", e "Sugar Rush".
Come già accennavo prima è davvero un film nostalgico e, per i più grandicelli, una continua ricerca alla citazione. Ci troviamo immersi in un mondo che tutti pensano o che hanno solo ipotizzato. Complice una idea che parte da "Toy Story", il film "Ralph Spaccatutto" ripercorre quella strada con dei personaggi elettronici. Essi si riunisco, escono insieme creando impossibili e mai visti crossover. In fondo vedere in "Tapper" i personaggi di "Street Fighter", "Hero's Duty" è qualcosa di geniale e divertente. Come è stupendo vedere le stranissime interazioni che avrebbero personaggi di giochi diametralmente opposti!
Purtroppo in questo mondo del tutto particolare vige la legge secondo la quale non si può andare contro la programmazione. Quindi un cattivo deve rimanere cattivo ed un buono deve rimanere tale. Ralph però vuole cambiare, lui è stanco di questa vita che lo vede sempre nel fango ed emarginato. Il suo cambiamento però mette a rischio vari videogiochi. Questo è solo l'incipit per riuscire a farci capire i sentimenti del personaggio. La cosa interessante di questo film è proprio la caratterizzazione. La presa di consapevolezza di ciò che si è e non ripudiarla mai è il fulcro su cui ruota tutta la storia. I dettagli possono cambiare ma non si può odiare il proprio essere!
Inutile girarci ancora, ho amato questo film che può avere vari livelli di lettura: dalla semplice storia avvincente per i bambini, agli spunti di riflessione su se stessi, ai nostalgici pensieri per i vecchi videogames.
Il livello tecnico è quello che ci si aspetta dalla Walt Disney Animation Studios. Animazioni perfette, regia che non pecca di banalità e una colonna sonora immensa che conta grandi nomi come Skrilex e Rihanna. Dunque, se si è dei vecchi giocatori non si può non vedere questo film. Ciò nonostante è anche accessibile a chi non coglie le infinite citazioni.
"Ralph Spaccatutto" ("Wreck-It Ralph") è il vero primo tentativo di omaggio videoludico da parte della Disney per i videogiocatori (in particolare ai "retrogamers" che hanno passato tanto tempo nelle sala giochi a furia di inserire gettoni).
Dopo la visione del creativo "Paperman", il vero film comincia da una sala giochi, dove i protagonisti dei vari cabinati "prendono vita" in stile Toy Story ad ogni chiusura delle sale giochi. Il protagonista in questione è niente popò di meno che un cattivo (al contrario delle lunghe tradizioni Disney) dell'immaginario videogioco "Fix-It Felix". Il ruolo del gioco è molto semplice: Ralph spacca, Felix ripara. Ma il nostro protagonista non è il solito cattivo per indole, ma più per natura, a causa della sua programmazione. L'obiettivo di Ralph è quello di ottenere un minimo di dignità, a causa del suo ruolo degradante, visto in una "medaglia" (come quelle che il suo rivale, Felix, ottiene ogni volta che ripara tutto). A causa di un equivoco, si ritrova ad aiutare un "glitch" di nome Vanellope, personaggio dell'immaginario gioco go-kart "Sugar Rush", al fine di reinserirla nel gioco di appartenenza.
Fortunatamente questo film è privo di canzoni improvvisate che vanno a risentire della componente narrativa.
In conclusione consiglio vivamente la visione a grandi, piccini, retrogamers e non. I "Coddari" possono starne alla larga!
Questo film insegna tante cose in termini "etico-morali", ma voglio che siate voi a scoprirlo, guardandovi il film! Per motivi di spoiler non mi va di elencarli, altrimenti la visione ne risentirebbe.
Durante la visione i palesi riferimenti videoludici sono ovunque: graffiti con scritto "Aerith Lives", "All your base are belong to us", qualche comparsata di Sonic e altro ancora.
Unica nota negativa? La logica del regista nell'appropriare Zangief di Street Fighter II come "cattivo" per uno dei motivi più stupidi che abbia mai sentito: non riuscire mai a batterlo durante le sue partite. E sì, questo è il vero motivo per cui si ritrova tra i cattivi. Capcom come l'avrà presa?
Per il resto l'ho adorato come pochi film.
Dopo la visione del creativo "Paperman", il vero film comincia da una sala giochi, dove i protagonisti dei vari cabinati "prendono vita" in stile Toy Story ad ogni chiusura delle sale giochi. Il protagonista in questione è niente popò di meno che un cattivo (al contrario delle lunghe tradizioni Disney) dell'immaginario videogioco "Fix-It Felix". Il ruolo del gioco è molto semplice: Ralph spacca, Felix ripara. Ma il nostro protagonista non è il solito cattivo per indole, ma più per natura, a causa della sua programmazione. L'obiettivo di Ralph è quello di ottenere un minimo di dignità, a causa del suo ruolo degradante, visto in una "medaglia" (come quelle che il suo rivale, Felix, ottiene ogni volta che ripara tutto). A causa di un equivoco, si ritrova ad aiutare un "glitch" di nome Vanellope, personaggio dell'immaginario gioco go-kart "Sugar Rush", al fine di reinserirla nel gioco di appartenenza.
Fortunatamente questo film è privo di canzoni improvvisate che vanno a risentire della componente narrativa.
In conclusione consiglio vivamente la visione a grandi, piccini, retrogamers e non. I "Coddari" possono starne alla larga!
Questo film insegna tante cose in termini "etico-morali", ma voglio che siate voi a scoprirlo, guardandovi il film! Per motivi di spoiler non mi va di elencarli, altrimenti la visione ne risentirebbe.
Durante la visione i palesi riferimenti videoludici sono ovunque: graffiti con scritto "Aerith Lives", "All your base are belong to us", qualche comparsata di Sonic e altro ancora.
Unica nota negativa? La logica del regista nell'appropriare Zangief di Street Fighter II come "cattivo" per uno dei motivi più stupidi che abbia mai sentito: non riuscire mai a batterlo durante le sue partite. E sì, questo è il vero motivo per cui si ritrova tra i cattivi. Capcom come l'avrà presa?
Per il resto l'ho adorato come pochi film.
"Io sono un cattivo, e questo è bello! Non sarò mai un buono e questo non è brutto. Non vorrei essere nessun altro, a parte me!"
Questo è il motto che i cattivi videoludici pronunciano al termine di ogni esilarante sessione terapeutica di gruppo. Ma cosa succede quando uno di questi, Ralph, decide, dopo aver distrutto palazzi pixellosi per trent'anni, di andare a conquistarsi una medaglia e assieme ad essa un po' di sana considerazione? La catastrofe, ovviamente, perché un gioco elettronico non può avviarsi senza la presenza dell'antagonista principale e rischia perciò di venire "scollegato", provocando con ciò la morte virtuale di tutti i suoi abitanti.
L'incipit di Ralph Spaccatutto, 52° "classico" Disney, non è certo dei più originali: fin da queste prime righe si possono avvistare gli spettri di "Toy Story" e "Mosters & Co." per l'idea del multiverso, di "Shreck" "Megamind" e "Cattivissimo me" per la caratterizzazione del protagonista, che è poi il fenotipo del cattivo da fiaba: grosso, rozzo e trasandato, con un'aura di antipatia apparente pari solo al suo olezzo. Sappiamo pure che Disney non è nuova a soggetti non originali e, anche quando non si tratta di adattamenti, i suoi cartoons hanno trame banalissime, estremamente lineari, la cui forza è nella potenza suggestiva del reparto artistico e nell'abilità di gestione di archetipi eterni. Nulla di nuovo sotto il firmamento degli Oscar, diranno alcuni: invece no, perché come spesso avviene un buon prodotto può diventare un capolavoro grazie alla sola qualità profusa nella realizzazione, a scapito della portata rivoluzionaria delle sue fondamenta.
A ben vedere qualcosa di nuovo in Ralph Spaccatutto c'è, ed è il setting stesso. Non si era ancora realizzato un lungometraggio animato interamente ambientato in un sotto testo video ludico, dove le persone reali svolgono la mera funzione di "player" delle avventure dei personaggi digitali. Nessuno prima d'ora aveva osato portare la telecamera oltre il monitor del cabinato, mostrare cosa succede quando le luci della sala giochi si spengono: i personaggi, come i giocattoli o i mostri di qualche anno fa, lasciano le loro postazioni e si ritrovano nella Game Central Station, ciclopico punto di raccordo tra i vari videogiochi arcade. Qui può capitare di trovarsi nel primo livello di Pac-Man per una riunione aziendale, di prendere una birra al "Tapper" con Ryu e Ken di "Street Fighter", di ascoltare gli ammonimenti di Sonic o di donare un obolo a poveri "senza consolle" come Q*bert. Il sogno di milioni di ex-bambini degli anni '80 e '90 si è finalmente realizzato: partecipare a un gigantesco cross-over virtuale e generazionale, a una "caccia" al ricordo di infanzia proiettato su schermo. Gli spettatori potranno ragionevolmente riscontrare in questa operazione una certa malizia da parte di Disney e di chi ha concesso la licenza per simili celebrities: il mondo dei videogiochi al momento attuale è sicura calamita di genitori, pargoli e geek di ogni razza e età, si possono fare milioni a solo citarlo. Difatti nella prima mezz'ora del film i riferimenti nerd si sprecano e, se da un lato va premiata la cultura e l'inventiva degli autori nel realizzarli (insuperabili i crediti finali), dall'altro si deve segnalare l'invadenza iconografica degli stessi, come questi disperdano l'attenzione dello spettatore che invece dovrebbe seguire le arzigogolate basi su cui poggia il sistema. Fa sempre piacere ritrovare il pessimo accento russo di Zangief e il punto esclamativo di "Metal Gear Solid", ma se per accorgersene bisogna perdere il filo del monologo di Ralph, in cui si illustra tutta la mediocrità della sua esistenza e il suo complesso di inferiorità nei confronti degli eroi, che senso ha? C'era bisogno di uno "Scott Pilgrim vs. the kids"? Non credo proprio.
Per fortuna anche alla Walt Disney Animation Studios (WDAS) se ne sono accorti e al terzo rifacimento del copione hanno assunto alla regia nientepopodimeno che Rich Moore, dietro raccomandazione del patron della Pixar John Lasseter. Moore è un alieno alla Disney, ma ha diretto il film dei Simpson e alcuni degli episodi più belli di Futurama. Nel laboratorio di Groening sanno perfettamente come muovere, da uno spunto quotidiano, una trama intricata eppure dotata di una coerenza interna, capace di tenere lo spettatore con il fiato sospeso tramite un ragionato sistema di scatole cinesi. Moore è perfettamente in grado di vivacizzare il blando plot di Ralph Spaccatutto, di togliergli quella patina di "già visto" e caricare i dialoghi di pungente ironia e intelligenza. Mi azzardo a sancire che nel prodotto finale il regista è riuscito a superarsi in una perfetta armonia di ricercatezza e sintesi concettuale. Appena Ralph lascia la Game Central Station, e con essa l'ingorgo di guests, il film decolla. Prima approdato su "Hero's Duty", brillante satira non-violenta di sparatutto violenti e chiassosi, poi su "Sugar Rush", zuccherosa fusione di Mario kart e Pasticciopoli, Ralph ha modo di allargare i suoi orizzonti e maturare. Capisce che non serve a niente una medaglia se non è prova dell'affetto e del rispetto di qualcuno; che non conta quello che fai, quello che gli altri vedono in te, ma quello che sei, come ti senti agli occhi del resto del mondo. Episodio cruciale per il raggiungimento di questa consapevolezza è l'incontro/scontro con Vanellope von Sweetz, piccolo e pestifero glitch dell'altrimenti perfetto gioco di corse arcade; una presenza ancora più solitaria e miserevole della sua, poiché è un'indesiderata, prigioniera di un mondo che non la vuole. Il focus del film si sposta gradualmente da lui a lei, e nel progressivo svelarsi degli altarini, del marcio occultato sotto i confetti e la melassa sponsorizzata, se ne capisce pure il motivo. Non svelo altro per non rovinare la sorpresa a qualcuno, posso però assicurare che non mancheranno i momenti di grande adrenalina e pathos.
Ci sono tanti pregi eclissati dai camei ruffiani in Ralph Spaccatutto: un intreccio narrativo una volta tanto complesso, ramificato e trascinante, dove nessun elemento si rivela poi accessorio; una coppia di protagonisti irresistibili, estremi rappresentanti del disagio della modernità eppure già iconici; una comicità dissacrante che lascia spazio al "pedagogicamente scorretto", alle simil-parolacce, a scambi di battute fulminanti; un ottimo comparto tecnico e sonoro che pure non raggiunge l'eccellenza Pixar; ultimo ma non ultimo, un cast di comprimari funzionale, ben riciclato da stereotipie Disneyane. Felix Aggiustatutto, "antropomorfizzazione" del Topolino cartaceo, e il "cazzutissimo" sergente dal cuore tenero, Calhoun, non ispirano empatia presi da soli, ma insieme formano un'altra coppia irresistibile; allo stesso modo è salacemente inquietante, con quel look alla Cappellaio Matto, il tenero Re Candito. I piloti di "Sugar Rush" sono delle chicche di design, i Belpostiani sono il trionfo della mentalità condominiale e perfino gli Scarafoidi, nel loro piccolo, hanno il loro perché. Più di ogni altra cosa, e so di dire una banalità, Ralph Spaccatutto è intriso di umanità, di universalità, di passione e di efficacia espositiva: in altre parole, è un classico Disney a tutti gli effetti.
Prima di mollare la presa su questa lunghissima recensione, a costo di attirarmi le ire dei lettori, devo fare un punto sulla costante stilistica di WDAS, mai così eloquente. Devo iniziare con una dolorosa premessa: non rivedremo un lungometraggio Disney in 2D prima di molto, molto tempo. I flop (immeritati, a mio avviso) al botteghino de "La principessa e il ranocchio" e "Winnie the Pooh - Nuove avventure nel bosto dei 100 acri" hanno sancito la vittoria della CGI come unica forma espressiva capace di attrarre il target di riferimento. Detto questo, è un piacere constatare che finalmente WDAS ha trovato, a fronte di notevoli progressi sul fronte tecnico, una sua identità artistica. Se nei film Pixar modelli poligonali fortemente geometrici vengono fatti calare in un contesto iperrealistico, dal sapore urbano pure nelle rappresentazioni più fantasiose, a partire da "Rapunzel - L'intreccio della torre" si ha il procedimento inverso: figure umane dalle proporzioni verosimili e dalle morbidezze canoniche che si muovono in ambientazioni pittoriche, dalle forti predominanze cromatiche e povere di barocchismi, di dettagli contestualizzanti. I tre mondi in cui è ambientato il film sono diversissimi tra loro eppure stilisticamente affini, perciò non si ha alcun senso di rottura, di smarrimento quando Ralph si muove dall'uno all'altro. Si deve notare lo sforzo titanico operato per far coesistere personalità di estrazione eterogenea e mantenere il più possibile il loro aspetto fedele al concept storico. Merita infine un plauso la cura profusa nelle animazioni facciali, così espressive da poter quasi toccare i fasti dell'animazione analogica.
Cos'altro aggiungere a questo pedante invito alla visione di Ralph Spaccatutto? Non si spaventino gli adulti allergici ai coin-up, il film è godibilissimo anche per chi non mastica la materia, anzi correrà meno il rischio di perdere dei passaggi narrativi. Quanto ai più piccini…Ammesso che non colgano gli ammiccamenti a un passato che non è loro, saranno conquistati dalle tonnellate di dolciumi digitali e dal sarcasmo infantile di Vanellope.
Di solito sono contriaria ai sequel, ma l'universo video ludico è così ricco di materiale cui attingere e i personaggi originali sono talmente accattivanti che... Vai, Ralph, spacca tutto!
Questo è il motto che i cattivi videoludici pronunciano al termine di ogni esilarante sessione terapeutica di gruppo. Ma cosa succede quando uno di questi, Ralph, decide, dopo aver distrutto palazzi pixellosi per trent'anni, di andare a conquistarsi una medaglia e assieme ad essa un po' di sana considerazione? La catastrofe, ovviamente, perché un gioco elettronico non può avviarsi senza la presenza dell'antagonista principale e rischia perciò di venire "scollegato", provocando con ciò la morte virtuale di tutti i suoi abitanti.
L'incipit di Ralph Spaccatutto, 52° "classico" Disney, non è certo dei più originali: fin da queste prime righe si possono avvistare gli spettri di "Toy Story" e "Mosters & Co." per l'idea del multiverso, di "Shreck" "Megamind" e "Cattivissimo me" per la caratterizzazione del protagonista, che è poi il fenotipo del cattivo da fiaba: grosso, rozzo e trasandato, con un'aura di antipatia apparente pari solo al suo olezzo. Sappiamo pure che Disney non è nuova a soggetti non originali e, anche quando non si tratta di adattamenti, i suoi cartoons hanno trame banalissime, estremamente lineari, la cui forza è nella potenza suggestiva del reparto artistico e nell'abilità di gestione di archetipi eterni. Nulla di nuovo sotto il firmamento degli Oscar, diranno alcuni: invece no, perché come spesso avviene un buon prodotto può diventare un capolavoro grazie alla sola qualità profusa nella realizzazione, a scapito della portata rivoluzionaria delle sue fondamenta.
A ben vedere qualcosa di nuovo in Ralph Spaccatutto c'è, ed è il setting stesso. Non si era ancora realizzato un lungometraggio animato interamente ambientato in un sotto testo video ludico, dove le persone reali svolgono la mera funzione di "player" delle avventure dei personaggi digitali. Nessuno prima d'ora aveva osato portare la telecamera oltre il monitor del cabinato, mostrare cosa succede quando le luci della sala giochi si spengono: i personaggi, come i giocattoli o i mostri di qualche anno fa, lasciano le loro postazioni e si ritrovano nella Game Central Station, ciclopico punto di raccordo tra i vari videogiochi arcade. Qui può capitare di trovarsi nel primo livello di Pac-Man per una riunione aziendale, di prendere una birra al "Tapper" con Ryu e Ken di "Street Fighter", di ascoltare gli ammonimenti di Sonic o di donare un obolo a poveri "senza consolle" come Q*bert. Il sogno di milioni di ex-bambini degli anni '80 e '90 si è finalmente realizzato: partecipare a un gigantesco cross-over virtuale e generazionale, a una "caccia" al ricordo di infanzia proiettato su schermo. Gli spettatori potranno ragionevolmente riscontrare in questa operazione una certa malizia da parte di Disney e di chi ha concesso la licenza per simili celebrities: il mondo dei videogiochi al momento attuale è sicura calamita di genitori, pargoli e geek di ogni razza e età, si possono fare milioni a solo citarlo. Difatti nella prima mezz'ora del film i riferimenti nerd si sprecano e, se da un lato va premiata la cultura e l'inventiva degli autori nel realizzarli (insuperabili i crediti finali), dall'altro si deve segnalare l'invadenza iconografica degli stessi, come questi disperdano l'attenzione dello spettatore che invece dovrebbe seguire le arzigogolate basi su cui poggia il sistema. Fa sempre piacere ritrovare il pessimo accento russo di Zangief e il punto esclamativo di "Metal Gear Solid", ma se per accorgersene bisogna perdere il filo del monologo di Ralph, in cui si illustra tutta la mediocrità della sua esistenza e il suo complesso di inferiorità nei confronti degli eroi, che senso ha? C'era bisogno di uno "Scott Pilgrim vs. the kids"? Non credo proprio.
Per fortuna anche alla Walt Disney Animation Studios (WDAS) se ne sono accorti e al terzo rifacimento del copione hanno assunto alla regia nientepopodimeno che Rich Moore, dietro raccomandazione del patron della Pixar John Lasseter. Moore è un alieno alla Disney, ma ha diretto il film dei Simpson e alcuni degli episodi più belli di Futurama. Nel laboratorio di Groening sanno perfettamente come muovere, da uno spunto quotidiano, una trama intricata eppure dotata di una coerenza interna, capace di tenere lo spettatore con il fiato sospeso tramite un ragionato sistema di scatole cinesi. Moore è perfettamente in grado di vivacizzare il blando plot di Ralph Spaccatutto, di togliergli quella patina di "già visto" e caricare i dialoghi di pungente ironia e intelligenza. Mi azzardo a sancire che nel prodotto finale il regista è riuscito a superarsi in una perfetta armonia di ricercatezza e sintesi concettuale. Appena Ralph lascia la Game Central Station, e con essa l'ingorgo di guests, il film decolla. Prima approdato su "Hero's Duty", brillante satira non-violenta di sparatutto violenti e chiassosi, poi su "Sugar Rush", zuccherosa fusione di Mario kart e Pasticciopoli, Ralph ha modo di allargare i suoi orizzonti e maturare. Capisce che non serve a niente una medaglia se non è prova dell'affetto e del rispetto di qualcuno; che non conta quello che fai, quello che gli altri vedono in te, ma quello che sei, come ti senti agli occhi del resto del mondo. Episodio cruciale per il raggiungimento di questa consapevolezza è l'incontro/scontro con Vanellope von Sweetz, piccolo e pestifero glitch dell'altrimenti perfetto gioco di corse arcade; una presenza ancora più solitaria e miserevole della sua, poiché è un'indesiderata, prigioniera di un mondo che non la vuole. Il focus del film si sposta gradualmente da lui a lei, e nel progressivo svelarsi degli altarini, del marcio occultato sotto i confetti e la melassa sponsorizzata, se ne capisce pure il motivo. Non svelo altro per non rovinare la sorpresa a qualcuno, posso però assicurare che non mancheranno i momenti di grande adrenalina e pathos.
Ci sono tanti pregi eclissati dai camei ruffiani in Ralph Spaccatutto: un intreccio narrativo una volta tanto complesso, ramificato e trascinante, dove nessun elemento si rivela poi accessorio; una coppia di protagonisti irresistibili, estremi rappresentanti del disagio della modernità eppure già iconici; una comicità dissacrante che lascia spazio al "pedagogicamente scorretto", alle simil-parolacce, a scambi di battute fulminanti; un ottimo comparto tecnico e sonoro che pure non raggiunge l'eccellenza Pixar; ultimo ma non ultimo, un cast di comprimari funzionale, ben riciclato da stereotipie Disneyane. Felix Aggiustatutto, "antropomorfizzazione" del Topolino cartaceo, e il "cazzutissimo" sergente dal cuore tenero, Calhoun, non ispirano empatia presi da soli, ma insieme formano un'altra coppia irresistibile; allo stesso modo è salacemente inquietante, con quel look alla Cappellaio Matto, il tenero Re Candito. I piloti di "Sugar Rush" sono delle chicche di design, i Belpostiani sono il trionfo della mentalità condominiale e perfino gli Scarafoidi, nel loro piccolo, hanno il loro perché. Più di ogni altra cosa, e so di dire una banalità, Ralph Spaccatutto è intriso di umanità, di universalità, di passione e di efficacia espositiva: in altre parole, è un classico Disney a tutti gli effetti.
Prima di mollare la presa su questa lunghissima recensione, a costo di attirarmi le ire dei lettori, devo fare un punto sulla costante stilistica di WDAS, mai così eloquente. Devo iniziare con una dolorosa premessa: non rivedremo un lungometraggio Disney in 2D prima di molto, molto tempo. I flop (immeritati, a mio avviso) al botteghino de "La principessa e il ranocchio" e "Winnie the Pooh - Nuove avventure nel bosto dei 100 acri" hanno sancito la vittoria della CGI come unica forma espressiva capace di attrarre il target di riferimento. Detto questo, è un piacere constatare che finalmente WDAS ha trovato, a fronte di notevoli progressi sul fronte tecnico, una sua identità artistica. Se nei film Pixar modelli poligonali fortemente geometrici vengono fatti calare in un contesto iperrealistico, dal sapore urbano pure nelle rappresentazioni più fantasiose, a partire da "Rapunzel - L'intreccio della torre" si ha il procedimento inverso: figure umane dalle proporzioni verosimili e dalle morbidezze canoniche che si muovono in ambientazioni pittoriche, dalle forti predominanze cromatiche e povere di barocchismi, di dettagli contestualizzanti. I tre mondi in cui è ambientato il film sono diversissimi tra loro eppure stilisticamente affini, perciò non si ha alcun senso di rottura, di smarrimento quando Ralph si muove dall'uno all'altro. Si deve notare lo sforzo titanico operato per far coesistere personalità di estrazione eterogenea e mantenere il più possibile il loro aspetto fedele al concept storico. Merita infine un plauso la cura profusa nelle animazioni facciali, così espressive da poter quasi toccare i fasti dell'animazione analogica.
Cos'altro aggiungere a questo pedante invito alla visione di Ralph Spaccatutto? Non si spaventino gli adulti allergici ai coin-up, il film è godibilissimo anche per chi non mastica la materia, anzi correrà meno il rischio di perdere dei passaggi narrativi. Quanto ai più piccini…Ammesso che non colgano gli ammiccamenti a un passato che non è loro, saranno conquistati dalle tonnellate di dolciumi digitali e dal sarcasmo infantile di Vanellope.
Di solito sono contriaria ai sequel, ma l'universo video ludico è così ricco di materiale cui attingere e i personaggi originali sono talmente accattivanti che... Vai, Ralph, spacca tutto!
Il mondo dei videogiochi è pieno di personaggi molto interessanti: eroi di ogni tipo, ma anche antagonisti tanto cattivi quanto sfortunati, che vedono ogni volta i loro piani rovinati dai buoni di turno. Si pensi, per esempio, al minaccioso lucertolone Bowser, il cui desiderio di conquistare il regno (e il cuore) della bella principessa Peach viene costantemente ostacolato da un semplice idraulico grasso e coi baffi. O al rotondo Dottor Eggman, che da decenni le tenta tutte per impadronirsi degli Smeraldi del Caos e vede ogni volta i suoi piani sventati da un antipatico e superbo porcospino iperveloce.
Capita spesso e volentieri che il cattivo, nelle sue perpetue sfortune, risulti più interessante e/o simpatico di un eroe buono che vince sempre.
E' il caso di Ralph, un gigante di tre metri d'altezza per trecento chili di peso, che da trent'anni, all'interno del coin op "Felix Aggiustatutto", cerca di demolire a mani nude un condominio, che però viene sempre riparato dal piccolo carpentiere Felix, che non ha nessun difetto, ha un martello magico capace di riparare qualsiasi cosa ed è amato, festeggiato e premiato con torte e medaglie da tutti gli abitanti del condominio, anche quando i cabinati si spengono e i personaggi del gioco, dopo il "lavoro", vivono una vita autonoma.
Ralph, invece, viene osteggiato e messo da parte da tutti in quanto "cattivo" del gioco... ma sarà veramente d'indole cattiva, aldilà del ruolo che è stato programmato per interpretare? E se, per una volta, il "cattivo" Ralph, che per tutta la vita non ha fatto altro che "spaccare tutto", fosse l'eroe? Se riuscisse a vincere anche lui una medaglia e a farsi accettare ed amare dagli altri?
"Ralph Spaccatutto", ultimo classico Disney in ordine d'uscita recentemente approdato sugli schermi cinematografici, parte da qui, dallo sterminato mondo dei videogiochi e da un cattivo grande e grosso che poi tanto cattivo non è, che vuole riscoprirsi eroe, per una volta, e compie un viaggio ricco di sorprese, incontri e avventure che lo porteranno a dare un senso alla sua esistenza.
E' un film straordinario, che corre su diversi livelli di lettura e riesce, quale di questi si scelga, a risultare molto accattivante.
Annunciato, chiacchierato, pubblicizzato, assaggiato e atteso da diversi mesi, "Ralph Spaccatutto" è stato presentato al pubblico come un mastodontico viaggio nel mondo dei videogiochi, gioia per gli occhi e per il cuore di trent'anni di videogiocatori, che avrebbero potuto ritrovare nel lungometraggio gran parte dei loro eroi pixellosi di ieri e di oggi.
E, in effetti, da questo punto di vista, il film non delude e anzi riesce pienamente nel suo intento - un po' ruffiano, ma senza dubbio di grandissimo effetto - di far esaltare, ridere e versare lacrimucce di nostalgia agli spettatori-videogiocatori. Mille e più, infatti, i camei e le citazioni di storici videogiochi del passato.
Avremo un buffissimo Q*Bert che parlerà a simboli, un sempre maestoso Bison, un meraviglioso Kano di "Mortal Kombat" che farà quello che sa fare meglio (strappare cuori alla gente, anche se in maniera divertente, stavolta), un inedito e spassoso Zangief in versione "cattivo con l'anima" (nel gioco originale, infatti, Zangief è un personaggio buono, ma in America, patria di "Ralph Spaccatutto", lo considerano da sempre cattivo, probabilmente per motivi politici) che si interroga su se stesso e dispensa consigli, un Sonic che continua a fare il professorino, Ryu e Ken che vanno a farsi una birra insieme.
In aggiunta, ci saranno anche tantissime citazioni più sottili, camei di pochi secondi, effetti sonori, graffiti simbolici sui muri, combinazioni delle casseforti che vanno inserite su pad del Nintendo, funghi di Super Mario, mutandoni di wrestling di Zangief e punti esclamativi di "Metal Gear Solid" che vengono ripescati dai cassonetti, riferimenti solo testuali al Super Mario o alla Lara Croft del caso.
Una caccia alla citazione che sicuramente farà palpitare il cuore dello spettatore-videogiocatore, costringendolo anche a una visione reiterata del film per riuscire a beccare tutti i riferimenti.
L'aspetto nerd-citazionistico, maggiormente esaltato per pubblicizzare il film, tuttavia, non rappresenta (per fortuna) il suo fulcro, al punto che molti dei personaggi di giochi famosi mostrati nei trailer o nei cartelloni pubblicitari fanno solo una comparsata, magari muta, di un paio di secondi e non hanno (per forza di cose/diritti) un ruolo più ampio nella storia, che invece è riservato ai personaggi originali. Ecco quindi che la caccia alla citazione rappresenta soltanto uno dei tanti livelli di lettura di "Ralph Spaccatutto", tanto più strombazzato da pubblicità e trailer quanto più marginale per la fruizione del film.
La vicenda che "Ralph Spaccatutto" ci racconta, infatti, prende il mondo dei videogiochi e dei personaggi famosi da essi provenienti soltanto come base, come setting, per parlare di qualcosa di più ampio, il cui cardine è la frase chiave, citata a più riprese e in vari modi all'interno della storia, "non sono le etichette che ti affibbiano gli altri a determinare ciò che sei veramente".
Una frase che si adatta in maniera mirabile al mondo dei videogiochi, dove ognuno dei personaggi è chiamato/costretto ad interpretare un preciso ruolo, anche se magari in realtà non vorrebbe e questo suo ruolo gli crea problemi più o meno gravi nella vita di tutti i giorni.
Il viaggio di Ralph toccherà (e farà fondere fra loro) diverse realtà molto affascinanti, nelle quali il gigante demolitore si renderà conto che, anche se espresso in maniera differente, anche altri personaggi hanno il suo stesso problema e soffrono, intrappolati nel ruolo che è stato programmato per loro.
Ecco quindi che la fighissima soldatessa Calhoun, indomita eroina dello sparatutto fantascientifico "Hero's Duty", è rimasta condizionata dal suo (programmato e perciò falso) background strappalacrime e, nascondendosi dentro ad un'apparentemente impenetrabile armatura di metallo, reprime le sue sofferenze e la sua femminilità dedicandosi ad addestrare soldati a schiaffoni e a combattere contro schifosi alieni insettoidi.
O, ancora, che la piccola e vivacissima Vanellope, che abita il caramelloso (letteralmente) mondo del demenziale gioco di corse "Sugar Rush", sogna un futuro da campionessa, ma viene invece tormentata ed estromessa dagli altri compagni di gioco perché il suo personaggio è buggato.
Tanto dolce e meraviglioso all'apparenza quanto ricco, in profondità, di intrighi e malignità, il mondo di "Sugar Rush" è il cuore pulsante del nostro film. Ralph, un gigante scontroso e sempre allontanato da tutti, incontra un'appicicosissima bambina iperattiva con la quale, complici un buffo scherzo del destino e il fatto che entrambi, sia pure in modi diversi, condividono la stessa condizione di "outcast", si trova ad instaurare un legame, dapprima di convenienza, che si farà sempre più profondo e toccante.
Il messaggio chiave del film, quel trovare il proprio vero io aldilà delle etichette che ci vengono affibbiate dagli altri, trova qui la sua massima esaltazione, contribuendo a dare una meravigliosa immagine del nostro Ralph, personaggio fra i più belli recentemente concepiti dal cinema d'animazione.
Enorme, rude, scontroso, forzuto, "cattivo", Ralph Spaccatutto scopre, invece, di poter vivere un'amicizia meravigliosa con una piccola bambina che, per una volta, crede in lui, di poter lottare a rischio della propria vita per salvare questa piccola amica e l'intero mondo dei videogiochi dal quale, in precedenza, non aveva mai ricevuto altro che astio.
Un personaggio che indubbiamente riuscirà a farsi ricordare, vuoi per il suo riuscitissimo aspetto grafico, vuoi per il suo essere estremamente simpatico, a tratti anche tenero, nonostante sia un eroe sui generis, dall'aspetto sgradevole e dai comportamenti rozzi.
Molte delle idee che stanno alla base di "Ralph Spaccatutto" non sono poi originalissime. Sono decenni che i film d'animazione ci parlano di personaggi in cerca di rivalsa, di microuniversi che si muovono indipendentemente da quello in cui vivono gli esseri umani e che, magari, sono soggetti alle mode e ai cambiamenti che affliggono questi ultimi (chi, vedendo i cabinati degli anni '80 soppiantati da altri più moderni, non ha ripensato a "Toy Story"?), di rivalutazioni del ruolo del "cattivo" ("Monsters, Inc.", "Shrek"), di ragazzini/coprotagonisti molesti con cui i più ombrosi, rudi e, spesso, enormi protagonisti si trovano a convivere per un po' (si pensi a "Brother Bear", o, di nuovo, "Monsters, Inc." e "Shrek" ).
In molti aspetti, quindi, "Ralph Spaccatutto" potrà magari sembrare qualcosa di già visto, ma ha diverse frecce al suo arco che gli donano una sua ben precisa individualità, in primis un protagonista assolutamente irresistibile, che si differenzia da quelli dei film precedentemente citati. E' sì rude e apparentemente cattivo come Shrek, ma anni luce più simpatico a livello caratteriale, non è volgare e perde ben presto la sua "cattiveria" trasformandosi in un gigante buono ed imbranato ben più spassoso ed adorabile dell'orco verde, mentre il rapporto che Ralph instaura con Vanellope è ben diverso e più profondo di quello fra il mostro Sulley e la piccola Boo, a causa della maggiore età della bimba digitale che permette di affrontare temi differenti.
L'universo narrativo in cui si svolge la vicenda, inoltre, ha un fascino incredibile. Un bellissimo mondo digitale dove convivono infinite realtà e personaggi differenti, e che, virtualmente, potrebbe venire esplorato in numerosi sequel (non nascondo che un po' ci spero, da spettatore-videogiocatore).
Le numerose guest stars provenienti da giochi famosi non sono che la punta dell'iceberg del mondo di "Ralph Spaccatutto", che riesce a costruire bellissimi giochi fittizi prendendo ad esempio e parodiandone altri realmente esistenti e creando locations credibili, affascinanti e diversissime fra loro, ora uno sparatutto fantascientifico dalle tinte oscure e dal character design realistico, ricco di soldati in armature tecnologiche, sexy soldatesse e alieni orripilanti, ora un buffo condominio pixelloso abitato da piccoli ometti, piccoli sindaci baffuti e piccoli carpentieri dalle divise in stile Super Mario, ora un meraviglioso paese fatto di dolci, dove è possibile trovare biscotti Oreo viventi, laghi di cioccolato, vulcani di Coca Cola e abitanti-bamboline-Bratz fedelissime all'estetica del kawaii giapponese.
Questa grandissima varietà di ambienti e stili si riflette nella splendida resa tecnica del lungometraggio, capace di passare da un character design all'altro con grandissima maestria, con tanto di piccole chicche grafiche che rimandano ai videogiochi (vedi Felix e gli abitanti del condominio di Ralph che si muovono volutamente a scatti come i personaggi dei vecchi giochi a 8 bit), di reinterpretare magistralmente personaggi di giochi esistenti e di far coesistere stili differenti nella stessa scena senza che questi stonino.
Splendidamente realizzati tutti i personaggi originali, con in testa, ovviamente, Ralph, che, come quel Sulley con cui condivide moltissimo, ha una gamma di espressioni facciali vastissima ed è animato in maniera magistrale, rendendo possibile allo spettatore "sentire" ogni movimento, ogni emozione, ogni capitombolo, ogni grugnito del gigante in salopette.
Curatissima è anche la parte musicale, che si discosta dai classici film-musical Disney e affida quasi del tutto ai titoli di coda il compito di affascinare le orecchie dello spettatore, presentandogli brani efficacissimi come "When can I see you again?" degli Owl City, all'apparenza una scanzonata canzone pop che però assume un valore quasi romantico posta a conclusione del lungometraggio, integrando perfettamente il suo testo con gli eventi mostrati poco prima, o "Sugar Rush", delirio in lingua giapponese eseguito nientepopodimeno che dal celebre gruppo idol AKB48. Menzione d'onore per "Wreck it, Wreck-it Ralph", esaltante tema principale del film che racconta la storia di "Felix aggiustatutto" e la storia della rivalità tra Felix e Ralph con uno stile che rimanda molto ai film degli anni '80, ad opera di Buckner e Garcia, un duo che negli anni '80 realizzò un intero album di canzoni dedicate ai temi dei videogiochi.
Buono, ma non particolarmente incisivo, il doppiaggio italiano. Il bravo Massimo Rossi dà egregiamente la voce a Ralph (ma si rimpiange un po' il più simpatico Franco Mannella dei primi trailer) e Fabrizio Vidale interpreta alla perfezione il demenziale villain del film, mentre tutti gli altri personaggi non rimangono particolarmente impressi a livello vocale. Due i personaggi famosi chiamati in sala di doppiaggio, il regista Paolo Virzì per un'interpretazione macchiettistica e tutto sommato assai divertente (la voce originale del suo personaggio era dello stesso regista del film, quindi non un professionista), e il rugbista Sergio Parisse, che ci regala un Zangief un po' strano ma tutto sommato gradevole, per la piccola manciata di battute che pronuncia.
L'ultima fatica della Disney è un film un po' ruffiano, che certamente cerca di strizzare l'occhio alla generazione dei videogiocatori degli anni '80 e '90 (e, credetemi, ci riesce perfettamente), ma che riesce, aldilà di questo, a trovare una sua ben precisa individualità, mostrandosi come una splendida favola ambientata in un mondo moderno e ricco di immaginazione.
Guardare "Ralph Spaccatutto", a tratti, è come ritrovarsi in una gigantesca sala giochi e rivedere tutti gli amici di un tempo, tornando con la mente in un mondo che funzionava a gettoni e che conteneva innumerevoli fantasie. D'altro canto, però, c'è anche altro, aldilà di questo, e la vicenda del gigantesco demolitore che vuol fare l'eroe per farsi accettare dagli inquilini del palazzo risulta piacevolissima e toccante anche se non si è interessati ai videogiochi o non si ha l'input nostalgico-nerd di riconoscerne le innumerevoli citazioni.
Se siete videogiocatori di vecchia data o avete speso la vostra infanzia fra un cabinato a gettoni e l'altro, "Ralph Spaccatutto" sarà la vostra gioia, ma saprà farsi amare anche, eccome, a prescindere dal suo legame col mondo videoludico.
Un'esperienza che risulterà valida e, probabilmente, indimenticabile, quella dello spettatore alle prese con "Ralph Spaccatutto", per un film che, comunque lo guarderà, avrà il sapore dell'infanzia, vuoi perché gli ricorderà i vecchi videogiochi di quando era bambino, vuoi perché racchiude in sé la stessa, immutata per quanto rimodernata nell'estetica, magia dei classici lungometraggi Disney di Natale ricchi di divertimento, emozioni, insegnamenti e personaggi da ricordare per sempre.
Capita spesso e volentieri che il cattivo, nelle sue perpetue sfortune, risulti più interessante e/o simpatico di un eroe buono che vince sempre.
E' il caso di Ralph, un gigante di tre metri d'altezza per trecento chili di peso, che da trent'anni, all'interno del coin op "Felix Aggiustatutto", cerca di demolire a mani nude un condominio, che però viene sempre riparato dal piccolo carpentiere Felix, che non ha nessun difetto, ha un martello magico capace di riparare qualsiasi cosa ed è amato, festeggiato e premiato con torte e medaglie da tutti gli abitanti del condominio, anche quando i cabinati si spengono e i personaggi del gioco, dopo il "lavoro", vivono una vita autonoma.
Ralph, invece, viene osteggiato e messo da parte da tutti in quanto "cattivo" del gioco... ma sarà veramente d'indole cattiva, aldilà del ruolo che è stato programmato per interpretare? E se, per una volta, il "cattivo" Ralph, che per tutta la vita non ha fatto altro che "spaccare tutto", fosse l'eroe? Se riuscisse a vincere anche lui una medaglia e a farsi accettare ed amare dagli altri?
"Ralph Spaccatutto", ultimo classico Disney in ordine d'uscita recentemente approdato sugli schermi cinematografici, parte da qui, dallo sterminato mondo dei videogiochi e da un cattivo grande e grosso che poi tanto cattivo non è, che vuole riscoprirsi eroe, per una volta, e compie un viaggio ricco di sorprese, incontri e avventure che lo porteranno a dare un senso alla sua esistenza.
E' un film straordinario, che corre su diversi livelli di lettura e riesce, quale di questi si scelga, a risultare molto accattivante.
Annunciato, chiacchierato, pubblicizzato, assaggiato e atteso da diversi mesi, "Ralph Spaccatutto" è stato presentato al pubblico come un mastodontico viaggio nel mondo dei videogiochi, gioia per gli occhi e per il cuore di trent'anni di videogiocatori, che avrebbero potuto ritrovare nel lungometraggio gran parte dei loro eroi pixellosi di ieri e di oggi.
E, in effetti, da questo punto di vista, il film non delude e anzi riesce pienamente nel suo intento - un po' ruffiano, ma senza dubbio di grandissimo effetto - di far esaltare, ridere e versare lacrimucce di nostalgia agli spettatori-videogiocatori. Mille e più, infatti, i camei e le citazioni di storici videogiochi del passato.
Avremo un buffissimo Q*Bert che parlerà a simboli, un sempre maestoso Bison, un meraviglioso Kano di "Mortal Kombat" che farà quello che sa fare meglio (strappare cuori alla gente, anche se in maniera divertente, stavolta), un inedito e spassoso Zangief in versione "cattivo con l'anima" (nel gioco originale, infatti, Zangief è un personaggio buono, ma in America, patria di "Ralph Spaccatutto", lo considerano da sempre cattivo, probabilmente per motivi politici) che si interroga su se stesso e dispensa consigli, un Sonic che continua a fare il professorino, Ryu e Ken che vanno a farsi una birra insieme.
In aggiunta, ci saranno anche tantissime citazioni più sottili, camei di pochi secondi, effetti sonori, graffiti simbolici sui muri, combinazioni delle casseforti che vanno inserite su pad del Nintendo, funghi di Super Mario, mutandoni di wrestling di Zangief e punti esclamativi di "Metal Gear Solid" che vengono ripescati dai cassonetti, riferimenti solo testuali al Super Mario o alla Lara Croft del caso.
Una caccia alla citazione che sicuramente farà palpitare il cuore dello spettatore-videogiocatore, costringendolo anche a una visione reiterata del film per riuscire a beccare tutti i riferimenti.
L'aspetto nerd-citazionistico, maggiormente esaltato per pubblicizzare il film, tuttavia, non rappresenta (per fortuna) il suo fulcro, al punto che molti dei personaggi di giochi famosi mostrati nei trailer o nei cartelloni pubblicitari fanno solo una comparsata, magari muta, di un paio di secondi e non hanno (per forza di cose/diritti) un ruolo più ampio nella storia, che invece è riservato ai personaggi originali. Ecco quindi che la caccia alla citazione rappresenta soltanto uno dei tanti livelli di lettura di "Ralph Spaccatutto", tanto più strombazzato da pubblicità e trailer quanto più marginale per la fruizione del film.
La vicenda che "Ralph Spaccatutto" ci racconta, infatti, prende il mondo dei videogiochi e dei personaggi famosi da essi provenienti soltanto come base, come setting, per parlare di qualcosa di più ampio, il cui cardine è la frase chiave, citata a più riprese e in vari modi all'interno della storia, "non sono le etichette che ti affibbiano gli altri a determinare ciò che sei veramente".
Una frase che si adatta in maniera mirabile al mondo dei videogiochi, dove ognuno dei personaggi è chiamato/costretto ad interpretare un preciso ruolo, anche se magari in realtà non vorrebbe e questo suo ruolo gli crea problemi più o meno gravi nella vita di tutti i giorni.
Il viaggio di Ralph toccherà (e farà fondere fra loro) diverse realtà molto affascinanti, nelle quali il gigante demolitore si renderà conto che, anche se espresso in maniera differente, anche altri personaggi hanno il suo stesso problema e soffrono, intrappolati nel ruolo che è stato programmato per loro.
Ecco quindi che la fighissima soldatessa Calhoun, indomita eroina dello sparatutto fantascientifico "Hero's Duty", è rimasta condizionata dal suo (programmato e perciò falso) background strappalacrime e, nascondendosi dentro ad un'apparentemente impenetrabile armatura di metallo, reprime le sue sofferenze e la sua femminilità dedicandosi ad addestrare soldati a schiaffoni e a combattere contro schifosi alieni insettoidi.
O, ancora, che la piccola e vivacissima Vanellope, che abita il caramelloso (letteralmente) mondo del demenziale gioco di corse "Sugar Rush", sogna un futuro da campionessa, ma viene invece tormentata ed estromessa dagli altri compagni di gioco perché il suo personaggio è buggato.
Tanto dolce e meraviglioso all'apparenza quanto ricco, in profondità, di intrighi e malignità, il mondo di "Sugar Rush" è il cuore pulsante del nostro film. Ralph, un gigante scontroso e sempre allontanato da tutti, incontra un'appicicosissima bambina iperattiva con la quale, complici un buffo scherzo del destino e il fatto che entrambi, sia pure in modi diversi, condividono la stessa condizione di "outcast", si trova ad instaurare un legame, dapprima di convenienza, che si farà sempre più profondo e toccante.
Il messaggio chiave del film, quel trovare il proprio vero io aldilà delle etichette che ci vengono affibbiate dagli altri, trova qui la sua massima esaltazione, contribuendo a dare una meravigliosa immagine del nostro Ralph, personaggio fra i più belli recentemente concepiti dal cinema d'animazione.
Enorme, rude, scontroso, forzuto, "cattivo", Ralph Spaccatutto scopre, invece, di poter vivere un'amicizia meravigliosa con una piccola bambina che, per una volta, crede in lui, di poter lottare a rischio della propria vita per salvare questa piccola amica e l'intero mondo dei videogiochi dal quale, in precedenza, non aveva mai ricevuto altro che astio.
Un personaggio che indubbiamente riuscirà a farsi ricordare, vuoi per il suo riuscitissimo aspetto grafico, vuoi per il suo essere estremamente simpatico, a tratti anche tenero, nonostante sia un eroe sui generis, dall'aspetto sgradevole e dai comportamenti rozzi.
Molte delle idee che stanno alla base di "Ralph Spaccatutto" non sono poi originalissime. Sono decenni che i film d'animazione ci parlano di personaggi in cerca di rivalsa, di microuniversi che si muovono indipendentemente da quello in cui vivono gli esseri umani e che, magari, sono soggetti alle mode e ai cambiamenti che affliggono questi ultimi (chi, vedendo i cabinati degli anni '80 soppiantati da altri più moderni, non ha ripensato a "Toy Story"?), di rivalutazioni del ruolo del "cattivo" ("Monsters, Inc.", "Shrek"), di ragazzini/coprotagonisti molesti con cui i più ombrosi, rudi e, spesso, enormi protagonisti si trovano a convivere per un po' (si pensi a "Brother Bear", o, di nuovo, "Monsters, Inc." e "Shrek" ).
In molti aspetti, quindi, "Ralph Spaccatutto" potrà magari sembrare qualcosa di già visto, ma ha diverse frecce al suo arco che gli donano una sua ben precisa individualità, in primis un protagonista assolutamente irresistibile, che si differenzia da quelli dei film precedentemente citati. E' sì rude e apparentemente cattivo come Shrek, ma anni luce più simpatico a livello caratteriale, non è volgare e perde ben presto la sua "cattiveria" trasformandosi in un gigante buono ed imbranato ben più spassoso ed adorabile dell'orco verde, mentre il rapporto che Ralph instaura con Vanellope è ben diverso e più profondo di quello fra il mostro Sulley e la piccola Boo, a causa della maggiore età della bimba digitale che permette di affrontare temi differenti.
L'universo narrativo in cui si svolge la vicenda, inoltre, ha un fascino incredibile. Un bellissimo mondo digitale dove convivono infinite realtà e personaggi differenti, e che, virtualmente, potrebbe venire esplorato in numerosi sequel (non nascondo che un po' ci spero, da spettatore-videogiocatore).
Le numerose guest stars provenienti da giochi famosi non sono che la punta dell'iceberg del mondo di "Ralph Spaccatutto", che riesce a costruire bellissimi giochi fittizi prendendo ad esempio e parodiandone altri realmente esistenti e creando locations credibili, affascinanti e diversissime fra loro, ora uno sparatutto fantascientifico dalle tinte oscure e dal character design realistico, ricco di soldati in armature tecnologiche, sexy soldatesse e alieni orripilanti, ora un buffo condominio pixelloso abitato da piccoli ometti, piccoli sindaci baffuti e piccoli carpentieri dalle divise in stile Super Mario, ora un meraviglioso paese fatto di dolci, dove è possibile trovare biscotti Oreo viventi, laghi di cioccolato, vulcani di Coca Cola e abitanti-bamboline-Bratz fedelissime all'estetica del kawaii giapponese.
Questa grandissima varietà di ambienti e stili si riflette nella splendida resa tecnica del lungometraggio, capace di passare da un character design all'altro con grandissima maestria, con tanto di piccole chicche grafiche che rimandano ai videogiochi (vedi Felix e gli abitanti del condominio di Ralph che si muovono volutamente a scatti come i personaggi dei vecchi giochi a 8 bit), di reinterpretare magistralmente personaggi di giochi esistenti e di far coesistere stili differenti nella stessa scena senza che questi stonino.
Splendidamente realizzati tutti i personaggi originali, con in testa, ovviamente, Ralph, che, come quel Sulley con cui condivide moltissimo, ha una gamma di espressioni facciali vastissima ed è animato in maniera magistrale, rendendo possibile allo spettatore "sentire" ogni movimento, ogni emozione, ogni capitombolo, ogni grugnito del gigante in salopette.
Curatissima è anche la parte musicale, che si discosta dai classici film-musical Disney e affida quasi del tutto ai titoli di coda il compito di affascinare le orecchie dello spettatore, presentandogli brani efficacissimi come "When can I see you again?" degli Owl City, all'apparenza una scanzonata canzone pop che però assume un valore quasi romantico posta a conclusione del lungometraggio, integrando perfettamente il suo testo con gli eventi mostrati poco prima, o "Sugar Rush", delirio in lingua giapponese eseguito nientepopodimeno che dal celebre gruppo idol AKB48. Menzione d'onore per "Wreck it, Wreck-it Ralph", esaltante tema principale del film che racconta la storia di "Felix aggiustatutto" e la storia della rivalità tra Felix e Ralph con uno stile che rimanda molto ai film degli anni '80, ad opera di Buckner e Garcia, un duo che negli anni '80 realizzò un intero album di canzoni dedicate ai temi dei videogiochi.
Buono, ma non particolarmente incisivo, il doppiaggio italiano. Il bravo Massimo Rossi dà egregiamente la voce a Ralph (ma si rimpiange un po' il più simpatico Franco Mannella dei primi trailer) e Fabrizio Vidale interpreta alla perfezione il demenziale villain del film, mentre tutti gli altri personaggi non rimangono particolarmente impressi a livello vocale. Due i personaggi famosi chiamati in sala di doppiaggio, il regista Paolo Virzì per un'interpretazione macchiettistica e tutto sommato assai divertente (la voce originale del suo personaggio era dello stesso regista del film, quindi non un professionista), e il rugbista Sergio Parisse, che ci regala un Zangief un po' strano ma tutto sommato gradevole, per la piccola manciata di battute che pronuncia.
L'ultima fatica della Disney è un film un po' ruffiano, che certamente cerca di strizzare l'occhio alla generazione dei videogiocatori degli anni '80 e '90 (e, credetemi, ci riesce perfettamente), ma che riesce, aldilà di questo, a trovare una sua ben precisa individualità, mostrandosi come una splendida favola ambientata in un mondo moderno e ricco di immaginazione.
Guardare "Ralph Spaccatutto", a tratti, è come ritrovarsi in una gigantesca sala giochi e rivedere tutti gli amici di un tempo, tornando con la mente in un mondo che funzionava a gettoni e che conteneva innumerevoli fantasie. D'altro canto, però, c'è anche altro, aldilà di questo, e la vicenda del gigantesco demolitore che vuol fare l'eroe per farsi accettare dagli inquilini del palazzo risulta piacevolissima e toccante anche se non si è interessati ai videogiochi o non si ha l'input nostalgico-nerd di riconoscerne le innumerevoli citazioni.
Se siete videogiocatori di vecchia data o avete speso la vostra infanzia fra un cabinato a gettoni e l'altro, "Ralph Spaccatutto" sarà la vostra gioia, ma saprà farsi amare anche, eccome, a prescindere dal suo legame col mondo videoludico.
Un'esperienza che risulterà valida e, probabilmente, indimenticabile, quella dello spettatore alle prese con "Ralph Spaccatutto", per un film che, comunque lo guarderà, avrà il sapore dell'infanzia, vuoi perché gli ricorderà i vecchi videogiochi di quando era bambino, vuoi perché racchiude in sé la stessa, immutata per quanto rimodernata nell'estetica, magia dei classici lungometraggi Disney di Natale ricchi di divertimento, emozioni, insegnamenti e personaggi da ricordare per sempre.
Ralph Spaccatutto, il protagonista del nuovo film Disney, all'inizio della storia è tutto fuorché un protagonista: Ralph è l'antagonista di un vecchio videogioco arcade il cui compito è demolire dei palazzi a mani nude, mentre l'obiettivo del protagonista del videogame (a cui dà anche il titolo: Felix Aggiustatutto) e del giocatore è riparare i danni causati da Ralph. Si tratta di un brutto lavoro per Ralph, perché i personaggi dei giochi non seguono una sorta di protocollo durante le ore di lavoro e poi, una volta terminato il turno, conducono un'esistenza libera, non gestita dal programma: essi possono soltanto attenersi alla programmazione, quindi chi è buono è positivo nel lavoro, nei rapporti interpersonali, praticamente è un vincente in qualsiasi cosa faccia; al contrario, i cattivi sono ostracizzati a priori proprio in quanto cattivi. Ma a Ralph questo ruolo va stretto: vuole dimostrare che non è soltanto un pericolo ambulante. Perché gli altri riconoscano ciò, deve ottenere una medaglia da eroe compiendo un'azione meritoria, come quelle che Felix compie giornalmente riparando i palazzi che Ralph sempre giornalmente distrugge. Comincia così per Ralph una lunga serie di peripezie.
Esteriormente, il personaggio di Ralph si adegua perfettamente allo stereotipo del cattivo: grande, grosso, forzuto, con abiti fuori moda e a brandelli e non tanto attento all'igiene personale; interiormente, i contorni si fanno più sfumati, e se Ralph non sempre sa esprimersi a parole come vorrebbe, i fatti e le sue espressioni facciali (incredibili a livello di animazioni) parlano al suo posto: in generale si tratta di un protagonista riuscitissimo: simpatico e generoso, per lo spettatore è facile calarsi nei suoi panni di eterno outcast e seguire il suo percorso di riscatto e rinascita. L'unica minuzia che mi ha un po' infastidito è l'accento sul suo odore personale poco gradevole: posso starci in un orco come Shrek, capisco serva a renderlo più vicino ai bambini, ma ce n'era davvero bisogno in Ralph? È in ogni caso un appunto che non scredita il personaggio.
In ordine di apparizione il resto del cast principale è composto dalla nemesi di Ralph Spaccatutto, Felix Aggiustatutto: tappetto rassicurante sotto ogni aspetto (modo di esprimersi, doppiaggio, aspetto esteriore), Felix sarebbe urticante come il peggior Topolino di scuola italiana, "perfettino" della "fonchia" sempre e comunque, se soltanto il suo modo d'essere non venisse messo sotto una luce sottilmente comica/ironica e a fargli da contraltare non ci fosse il sergente Calhoun.
Calhoun, Ralph la incontra come soldatessa in Hero's Duty, dove ha il compito di guidare un manipolo di uomini equipaggiati con un armamentario ultramoderno nello sterminio degli schifosi "scarafoidi". Il sergente Calhoun è caratterialmente ed esteriormente il fortunato incontro tra Sailor Urano e Beatrix Kiddo da "Kill Bill": con la sua indole rude e guerrafondaia e "la sua programmazione drammatica", Calhoun è uno dei personaggi più azzeccati del film (per lo meno secondo me).
Ultima in ordine di apparizione ma assolutamente non di importanza è Vanelope. In maniera simile a Ralph, Vanelope è un personaggio reietto all'interno del proprio gioco, Sugar Rush, una simulazione di corse (leggi: fusione tra "Mario Kart" e "Crash Team Racing") ambientata in un mondo letteralmente fatto di zucchero. Con il suo animo peperino (anche troppo), Vanelope sa instaurare un bel rapporto con Ralph, e il modo in cui i due personaggi mal voluti da tutti si aiutano a vicenda è uno dei temi del lungometraggio.
Come si capisce da questa sommaria presentazione dei protagonisti, Ralph e i suoi colleghi possono, una volta che la sala giochi che ospita i loro cabinati chiude alla sera, spostarsi di mondo in mondo e incontrare un'infinità di personaggi differenti. Ciò determina quelle che ritengo le qualità migliori del film Ralph Spaccatutto: l'intelligente incontro di elementi classici e moderni, i numerosissimi riferimenti alla cultura videoludica e alla filmografia Disney (che invogliano a una ricerca della citazione), e la possibilità di letture multiple, dove quest'ultima ha anche il pregio di far piacere il prodotto a ragazzi e adulti (anzi mi chiedo se non possa piacere più a loro che non ai piccini, se per questi ultimi non sia maggiormente soddisfacente una vicenda lineare invece di continui colpi di scena, capovolgimenti di ruolo e i veloci scambi di battute tra Ralph e Vanelope).
C'è un però. Questa grande caccia alla citazione si accompagna a un rovescio della medaglia: se lo spettatore riesce a riconoscere tanti elementi differenti è perché li conosce già: ciò implica che se ci si appassiona a tenere a mente tutti i camei, tutti i riferimenti, tutti i rimandi ad altre storie, questo piacere (che è inoltre relativo: io l'ho apprezzato, ma ad alcuni sicuramente risulterà eccessiva e molesta la sovrapposizione di letture differenti) è bilanciato da un vaga sensazione di déjà vu: già dall'inizio, quando il gestore chiude la sala giochi per la notte e i personaggi si danno il via libera per rientrare nelle proprie case (o discariche o gruppi di sostegno morale per i cattivi) è spiccata l'impressione di stare assistendo a una nuova proiezione di "Toy Story"; in generale, il fatto che i personaggi dei videogiochi siano mostrati possedere una vita propria al di fuori di quando la console è avviata, e la minaccia che incombe, con il passare del tempo e delle mode, più o meno su ciascuno di vedere il proprio gioco scollegato ed essere costretto alla disoccupazione e all'indigenza sono chiari rimandi a "Toy Story". Ancora: l'andare e venire dei personaggi dalla piattaforma centrale di controllo e collegamento ai mondi/giochi, e la presenza della bambina da salvare (la quale immancabilmente "redime" il protagonista dalla vita vuota che lui conduceva in precedenza) sono palesi rimaneggiamenti di "Monsters & Co".
Ralph Spaccatutto è in larga misura una rilettura a tema videogame di "Toy Story" e "Monsters & Co". Ci sono chiaramente delle differenze: l'esodo in caso di scollegamento per i personaggi dei videogiochi non è, almeno per i più a livello psichico, così traumatico come per Woody, Buzz e banda in quanto i primi non instaurano un rapporto diretto, "umano" con i videogiocatori; se Boo è una bambina piccola che non sa parlare e la sua importanza agli occhi di Sulley è più che altro emotiva, Vanelope è energica, chiacchierona, "schizzata", e lei e Ralph contribuiscono a turno a permettere alla vicenda di progredire.
Dunque il nuovo film Disney è più una storia d'atmosfera che non di novità a livello narrativo o di caratterizzazione (innovazioni rispetto a storie più classiche come "Bambi" indubbiamente ce ne sono, ma restano punti di forza di produzioni antecedenti che Ralph eredita ma non sviluppa da solo): la possibilità di viaggiare tra mondi/giochi consente al lungometraggio di spaziare tra ambienti e storie assai differenti, e la sceneggiatura sfrutta a piene mani questa caratteristica; pochi altri film permetterebbero l'interazione di personaggi così esteticamente e caratterialmente differenti (Felix e la sergente dicono tutto), il succedersi di scene in universi opposti (seguire senza incertezze buona parte della visione ambientata nel mondo di Sugar Rush - un nome un programma - dopo che questo ha dato il cambio al grigiore e alla violenza di Hero's Duty sarebbe impensabile qualora l'azione non si svolgesse in una serie di universi paralleli) e il gustarsi il modo in cui gli animatori hanno adattato ai loro scopi gli immancabili cliché da videogames (ma qui si ritorna al punto del paragrafo precedente).
Immancabile a coronare e riunire i fili della storia c'è la formula Disney: non importa ciò che dicono gli altri, è quello che sei e come ti comporti a fare la differenza. E anche qui ho apprezzato la maniera in cui questo messaggio si integra con il mondo della storia: in Ralph Spaccatutto si parla spesso di codice, di programmazione che impedisce (o almeno dovrebbe) ai protagonisti di comportarsi diversamente rispetto ai dati prestabiliti: si tratta di un ostacolo credibile e forte, coerente con le premesse del film, a mio parere più delle opinioni della gente in "La Bella e la Bestia" o "La Sirenetta", e vederlo superare rinforza parecchio il messaggio di base.
Volendo potrei impiegare ore a riflettere e scrivere pagine e pagine per segnalare quelli che reputo gli aspetti migliori di Ralph Spaccatutto, ma non lo farò: preferisco astrarre ed esporre gli elementi per me più significativi, altrimenti sarei eccessivamente prolisso e comunque non esprimerei a pieno l'esperienza della proiezione. Perciò termino dicendo che, pur con qualche riserva che ha peso maggiore o minore a seconda delle inclinazioni personali (in particolare mi rendo conto che è un film piuttosto ruffiano nei miei confronti, perché sa far leva su aspetti che apprezzo: il mondo dei videogiochi, l'intertestualità virtualmente infinita), dubito che Ralph Spaccatutto possa non piacere in assoluto e pertanto consiglio la visione a tutti.
Esteriormente, il personaggio di Ralph si adegua perfettamente allo stereotipo del cattivo: grande, grosso, forzuto, con abiti fuori moda e a brandelli e non tanto attento all'igiene personale; interiormente, i contorni si fanno più sfumati, e se Ralph non sempre sa esprimersi a parole come vorrebbe, i fatti e le sue espressioni facciali (incredibili a livello di animazioni) parlano al suo posto: in generale si tratta di un protagonista riuscitissimo: simpatico e generoso, per lo spettatore è facile calarsi nei suoi panni di eterno outcast e seguire il suo percorso di riscatto e rinascita. L'unica minuzia che mi ha un po' infastidito è l'accento sul suo odore personale poco gradevole: posso starci in un orco come Shrek, capisco serva a renderlo più vicino ai bambini, ma ce n'era davvero bisogno in Ralph? È in ogni caso un appunto che non scredita il personaggio.
In ordine di apparizione il resto del cast principale è composto dalla nemesi di Ralph Spaccatutto, Felix Aggiustatutto: tappetto rassicurante sotto ogni aspetto (modo di esprimersi, doppiaggio, aspetto esteriore), Felix sarebbe urticante come il peggior Topolino di scuola italiana, "perfettino" della "fonchia" sempre e comunque, se soltanto il suo modo d'essere non venisse messo sotto una luce sottilmente comica/ironica e a fargli da contraltare non ci fosse il sergente Calhoun.
Calhoun, Ralph la incontra come soldatessa in Hero's Duty, dove ha il compito di guidare un manipolo di uomini equipaggiati con un armamentario ultramoderno nello sterminio degli schifosi "scarafoidi". Il sergente Calhoun è caratterialmente ed esteriormente il fortunato incontro tra Sailor Urano e Beatrix Kiddo da "Kill Bill": con la sua indole rude e guerrafondaia e "la sua programmazione drammatica", Calhoun è uno dei personaggi più azzeccati del film (per lo meno secondo me).
Ultima in ordine di apparizione ma assolutamente non di importanza è Vanelope. In maniera simile a Ralph, Vanelope è un personaggio reietto all'interno del proprio gioco, Sugar Rush, una simulazione di corse (leggi: fusione tra "Mario Kart" e "Crash Team Racing") ambientata in un mondo letteralmente fatto di zucchero. Con il suo animo peperino (anche troppo), Vanelope sa instaurare un bel rapporto con Ralph, e il modo in cui i due personaggi mal voluti da tutti si aiutano a vicenda è uno dei temi del lungometraggio.
Come si capisce da questa sommaria presentazione dei protagonisti, Ralph e i suoi colleghi possono, una volta che la sala giochi che ospita i loro cabinati chiude alla sera, spostarsi di mondo in mondo e incontrare un'infinità di personaggi differenti. Ciò determina quelle che ritengo le qualità migliori del film Ralph Spaccatutto: l'intelligente incontro di elementi classici e moderni, i numerosissimi riferimenti alla cultura videoludica e alla filmografia Disney (che invogliano a una ricerca della citazione), e la possibilità di letture multiple, dove quest'ultima ha anche il pregio di far piacere il prodotto a ragazzi e adulti (anzi mi chiedo se non possa piacere più a loro che non ai piccini, se per questi ultimi non sia maggiormente soddisfacente una vicenda lineare invece di continui colpi di scena, capovolgimenti di ruolo e i veloci scambi di battute tra Ralph e Vanelope).
C'è un però. Questa grande caccia alla citazione si accompagna a un rovescio della medaglia: se lo spettatore riesce a riconoscere tanti elementi differenti è perché li conosce già: ciò implica che se ci si appassiona a tenere a mente tutti i camei, tutti i riferimenti, tutti i rimandi ad altre storie, questo piacere (che è inoltre relativo: io l'ho apprezzato, ma ad alcuni sicuramente risulterà eccessiva e molesta la sovrapposizione di letture differenti) è bilanciato da un vaga sensazione di déjà vu: già dall'inizio, quando il gestore chiude la sala giochi per la notte e i personaggi si danno il via libera per rientrare nelle proprie case (o discariche o gruppi di sostegno morale per i cattivi) è spiccata l'impressione di stare assistendo a una nuova proiezione di "Toy Story"; in generale, il fatto che i personaggi dei videogiochi siano mostrati possedere una vita propria al di fuori di quando la console è avviata, e la minaccia che incombe, con il passare del tempo e delle mode, più o meno su ciascuno di vedere il proprio gioco scollegato ed essere costretto alla disoccupazione e all'indigenza sono chiari rimandi a "Toy Story". Ancora: l'andare e venire dei personaggi dalla piattaforma centrale di controllo e collegamento ai mondi/giochi, e la presenza della bambina da salvare (la quale immancabilmente "redime" il protagonista dalla vita vuota che lui conduceva in precedenza) sono palesi rimaneggiamenti di "Monsters & Co".
Ralph Spaccatutto è in larga misura una rilettura a tema videogame di "Toy Story" e "Monsters & Co". Ci sono chiaramente delle differenze: l'esodo in caso di scollegamento per i personaggi dei videogiochi non è, almeno per i più a livello psichico, così traumatico come per Woody, Buzz e banda in quanto i primi non instaurano un rapporto diretto, "umano" con i videogiocatori; se Boo è una bambina piccola che non sa parlare e la sua importanza agli occhi di Sulley è più che altro emotiva, Vanelope è energica, chiacchierona, "schizzata", e lei e Ralph contribuiscono a turno a permettere alla vicenda di progredire.
Dunque il nuovo film Disney è più una storia d'atmosfera che non di novità a livello narrativo o di caratterizzazione (innovazioni rispetto a storie più classiche come "Bambi" indubbiamente ce ne sono, ma restano punti di forza di produzioni antecedenti che Ralph eredita ma non sviluppa da solo): la possibilità di viaggiare tra mondi/giochi consente al lungometraggio di spaziare tra ambienti e storie assai differenti, e la sceneggiatura sfrutta a piene mani questa caratteristica; pochi altri film permetterebbero l'interazione di personaggi così esteticamente e caratterialmente differenti (Felix e la sergente dicono tutto), il succedersi di scene in universi opposti (seguire senza incertezze buona parte della visione ambientata nel mondo di Sugar Rush - un nome un programma - dopo che questo ha dato il cambio al grigiore e alla violenza di Hero's Duty sarebbe impensabile qualora l'azione non si svolgesse in una serie di universi paralleli) e il gustarsi il modo in cui gli animatori hanno adattato ai loro scopi gli immancabili cliché da videogames (ma qui si ritorna al punto del paragrafo precedente).
Immancabile a coronare e riunire i fili della storia c'è la formula Disney: non importa ciò che dicono gli altri, è quello che sei e come ti comporti a fare la differenza. E anche qui ho apprezzato la maniera in cui questo messaggio si integra con il mondo della storia: in Ralph Spaccatutto si parla spesso di codice, di programmazione che impedisce (o almeno dovrebbe) ai protagonisti di comportarsi diversamente rispetto ai dati prestabiliti: si tratta di un ostacolo credibile e forte, coerente con le premesse del film, a mio parere più delle opinioni della gente in "La Bella e la Bestia" o "La Sirenetta", e vederlo superare rinforza parecchio il messaggio di base.
Volendo potrei impiegare ore a riflettere e scrivere pagine e pagine per segnalare quelli che reputo gli aspetti migliori di Ralph Spaccatutto, ma non lo farò: preferisco astrarre ed esporre gli elementi per me più significativi, altrimenti sarei eccessivamente prolisso e comunque non esprimerei a pieno l'esperienza della proiezione. Perciò termino dicendo che, pur con qualche riserva che ha peso maggiore o minore a seconda delle inclinazioni personali (in particolare mi rendo conto che è un film piuttosto ruffiano nei miei confronti, perché sa far leva su aspetti che apprezzo: il mondo dei videogiochi, l'intertestualità virtualmente infinita), dubito che Ralph Spaccatutto possa non piacere in assoluto e pertanto consiglio la visione a tutti.