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esseci

Episodi visti: 24/24 --- Voto 5,5
Conosciuta in patria con il titolo originale di "Ao no Orchestra", il manga di Makoto Akui ha iniziato la serializzazione nel 2017 ed è ancora in corso. A oggi, la serie manga conta undici volumi pubblicati e il con successo ricevuto in patria ha stimolato la produzione di un anime che per la prima stagione consta di ben 24 episodi, segno che la Nippon Animation ha investito e scommesso in modo considerevole sul successo dell'opera, della quale sembra sia prevista già una seconda serie.

Makoto Akui l'ho già incrociata in "The Anthem of the heart" ("Kokoro ga Sakebitagatterunda" o "Kokosake"), il manga del 2015 di cui ha curato i disegni e dal quale è stato tratto l'omonimo film animato sceneggiato da Mari Okada a cura della A1-pictures e potevo pertanto immaginare che la storia di "Blue orchestra" potesse essere un po' tanto "drammatica" e non molto "commedia" leggera...

Di anime a tema musicale (classica) ne ho visto qualcuno e "Blue orchestra" nell'incipit richiama un po' (tanto) un classico del genere: "Your lie in April". Hajime Aono, il protagonista della serie, è un violinista molto bravo, dotato di grandissimo talento, ma, nell'ultimo anno delle scuole medie, restando privo di motivazioni, lascia perdere il suo amato violino. Ma iniziando a frequentare una scuola superiore specializzata in musica e dotata di una prestigiosa orchestra scolastica incontra una ragazza, Ritsuko Akine, che lo "costringe" a ripensare alla sua decisione e a re-iniziare una nuova esistenza in cui la musica riprenderà il posto che le spetta nel cuore e nella mente del virtuoso protagonista.

E' facile intravedere parecchie somiglianze tra la serie in recensione e quella di "Your lie in April"... fortunatamente (o sfortunatamente, dipende dai punti di vista...) le somiglianze non si spingono oltre, nel senso che per quanto visto in questa serie "Blue orchestra" non prende la piega tragico/dolorosa della serie più famosa e fa risparmiare allo spettatore parecchi fazzoletti di carta.

Ciò che invece non gli fa risparmiare è la pazienza... Almeno per me, "Blue orchestra", la reputo non del tutto sufficiente nel complesso come opera di animazione: l'ho percepita come molto prolissa, un po' tanto ripetitiva e priva di spunti di interesse che riuscissero ad appassionare lo spettatore oltre al comparto musicale.

Se l'inizio con le interazioni tra Hajime e Ritsuko sembrava avere un po' di verve oltre alla musica, la trama letteralmente si "spegne" addormentandosi per tanti episodi solo su prove e rivalità musicali all'interno della orchestra della scuola in cui si consuma il solito "dramma" della "propaganda" e "retorica" nipponica alla "full metal jacket" dove forse è mancato solo "palla di lardo" che alla fine uccide l'odioso sergente che dirigeva il corso delle matricole e si suicida...

Ok l'ordine, la disciplina e il reciproco rispetto (ogni riferimento è puramente casuale...), ma vedere degli studenti che trascorrono le loro giornate (e serate) dopo la scuola a massacrarsi in continue prove, esercitazioni e selezioni per vedere chi sia il migliore e degno di ricoprire i ruoli più importanti nella orchestra (sempre sulle stesse note di Ravel e/o Dvorak), sotto la direzione inflessibile di un professore/direttore "alla sergente Hartman" del citato film di Stanley Kubrick è stato per me veramente provante, dandomi l'impressione che "Blue orchestra" rappresentasse più uno di quegli spokon degli anni '70/80 in cui gli studenti di musica vivessero una sorta di incubo tutto "sudore e sangue" per immolarsi alla causa e alla gloria della famigerata orchestra della scuola, con il non tanto latente messaggio che il "talento", anche quello più fulgido e cristallino, senza disciplina, controllo, motivazione e abnegazione non potrà mai emergere in un contesto competitivo come quello giapponese.

Pertanto, nulla di nuovo "sotto il sole", e Hajime, giusto per non perdere riferimenti e citazioni ad opere precedenti e famose (sempre la "tua solita bugia di Aprile"), non poteva non soffrire del confronto con il talentuoso padre Ryūji Aono, tanto bravo quanto fedifrago, che influenza la vita e, (soprattutto), la psiche del povero Hajime in continui ed estenuanti flashback in cui man mano che si procede nella visione della serie, il puzzle si compone man mano con tutte le tesserine e sul finale si manifesterà un'ulteriore tragica epifania della parentela acquisita... ma qui mi fermo per non svelare una delle poche sorprese che danno un po' di ossigeno alla serie.

A "Blue orchestra" è mancata per tutta la serie la "tridimensionalità" dei personaggi: tutti inquadrati, tutti motivati, tutti soldatini ad eccezione di Hajime che della musica non ne vuole più sapere per il rapporto "molto conflittuale" con il padre e per mancanza di motivazione dall'alto delle sue grandi capacità, che proprio per la sua ostinazione nel volersi nascondere e negare gli evidenti problemi di natura caratteriale e personale risulta anch'egli piuttosto noioso e stucchevole nella sua infinita e amletica indecisione/accidia nel sottrarsi dall'affrontare i suoi "demoni". Per non parlare poi della parte "romance": si dovrebbe segnalarla alla trasmissione "Chi l'ha visto?" per provare a capire dove sia stata celata. Di sicuro avrebbe dato quel "quid" in più alla trama per sviarla dall'unico leit motiv che la contraddistingue: l'amore per la musica, tuttavia mal supportato dal comparto grafico in cui si ricorre ad una CG nelle parti suonate che, oltre a non amalgamarsi alle animazioni classiche, rendono i suonatori come delle specie di automi inespressivi e poco realistici nella ripetizione "meccanica" dei movimenti.

Non nutro pertanto molte aspettative positive per la incipiente seconda serie...

Felpato12

Episodi visti: 24/24 --- Voto 6,5
Raramente ricordo il primo contatto con un anime, soprattutto quando si tratta di quelli stagionali. Il modus operandi è sempre lo stesso: sfoglio la lista delle serie in uscita in quella determinata stagione e, in base alla trama e alla varietà degli anime già in lista, scelgo cosa vedere. Con “Blue Orchestra”, è stato leggermente diverso. Erano i primi giorni di primavera e, mentre studiavo minuziosamente la lista sul mio cellulare, rimasi folgorato da questo titolo. Primavera, musica e amore riportano tutt’oggi in vita i ricordi legati a “Your Lie in April” e, mesi fa, fu lo stesso. Pensai che la stagione primaverile, migliore di quella estiva appena conclusasi, avesse in serbo per noi amanti delle romcom una grande sorpresa. Non mi aspettavo, di certo, di rivedere qualcosa della stessa caratura emotiva, mi bastava anche una serie che semplicemente le si avvicinasse, ma purtroppo così non è stato. Tra alti e bassi, “Blue Orchestra” si è tenuto saldamente al di sotto delle mie aspettative, riuscendo comunque a farmi appassionare alla sua storia e rimanendomi ugualmente nel cuore, avendomi accompagnato per ben sette mesi della mia vita.

La storia segue le vicende di Hajime Aono, un ex violinista prodigio, che ha smesso di suonare il violino per motivi personali. All’inizio della storia, Aono frequenta il terzo anno delle medie e fatica a decidere quale percorso accademico intraprendere. Un giorno, incontra a scuola Ritsuko Akine, una violinista alle prime armi dalla testa calda, che vuole iscriversi a una scuola superiore che abbia un'orchestra di rilievo. Hajime, a poco a poco, si avvicina a Ritsuko e, contagiato dal suo entusiasmo, viene riportato nel mondo della musica e del violino, realizzando finalmente che il tempo ha ripreso a scorrere anche per lui.

Le prime tre puntate mi fecero genuinamente pensare, o forse semplicemente sperare, di trovarmi dinanzi alla rivelazione della stagione primaverile. Basandomi soprattutto sulle esperienze pregresse, la storia sapeva di già visto, ma con la giusta evoluzione dei personaggi ero convinto che “Blue Orchestra” avrebbe potuto regalare grandi emozioni. Di affinità con “Your Lie in April” ce ne sono parecchie, soprattutto agli esordi. Aono è un ragazzo che ha abbandonato la musica, ma ad un certo punto della sua vita, complice l’incontro con la bella e allegra Ristuko, decide di ritornare sui suoi passi e riprendere in mano il violino. Come nel caso di “Your Lie in April”, uno degli elementi di maggior rilievo è, quindi, la musica classica, anche se non si parla di pianoforte. Come è giusto che sia, però, ad un certo punto, la serie intraprende una strada tutta sua. Si impara, poco per volta, a conoscere meglio i personaggi e le loro situazioni, alcune anche molto difficili, e si assiste alla loro crescita attraverso la musica. Ben presto, si comprende che tutte le puntate saranno in funzione del grande concerto di fine anno del Club dell’Orchestra Umimaku, di cui fa parte il nostro Aono. Il focus è, quindi, solo ed esclusivamente sulla musica, cosa che, per un anime di ventiquattro puntate, rappresenta un grosso limite. Fin troppi episodi vengono dedicati alle esercitazioni in vista del concerto, rendendo impossibile qualsivoglia sviluppo di tipo romantico. E, badate bene, non sono soltanto io ad essere un fanatico delle romcom, ma è il manga stesso, da cui l’anime è tratto, a proporsi come sentimentale. Ebbene, di sentimentale “Blue Orchestra” non ha veramente nulla. L’unico tipo di amore presente è quello per la musica, che, alla lunga, porta alla noia. E, in situazioni di questo tipo, soltanto una cosa può aiutare a rimettere le cose sui binari giusti: il dramma. Poco prima dello sprint finale, la serie prende quella svolta drammatica che non ti aspetti, ma che, arrivati a quel punto, brami come l’acqua in mezzo al deserto. La serie riesce così a risollevarsi e ad incamminarsi verso una dignitosissima e nostalgica conclusione.

Il risultato finale è quello di una serie che definirei incompleta, a cui manca fortemente qualcosa che non sia solo e soltanto la musica. Poteva andar bene la svolta sentimentale, come qualsiasi altra cosa, perché il dramma sa fin troppo di forzatura. Sono tante le speranze disattese, come quella di assistere ad una tresca tra Aono ed Haru; nonostante ciò, “Blue Orchestra” rimane comunque un buon lavoro. I personaggi vanno incontro ad un’importantissima crescita personale e, forse proprio questo, riescono ad entrare nel cuore dello spettatore, a cui tengono compagnia per diverso tempo. Alcuni momenti, come la scena finale del secondo episodio, sono certamente da ricordare e la lezione che la serie impartisce, di non farsi schiacciare dal peso di un passato tutt’altro che rose e fiori, l’ho trovata di grande ispirazione. Inoltre, per quanto possa essere fin troppo dominante, non si può certo dire che il tema musicale non sia stato trattato con i guanti. Forse si poteva evitare il corso approfondito su Dvořák, ma la musica classica è pur sempre musica classica e, quindi, di un livello superiore. Per rimanere in tema, l’unica nota veramente stonata è la CGI, onnipresente ed altamente invadente nelle scene di esibizione dell’orchestra, tanto da creare il famoso effetto “pugno in un occhio”. Infine, nota al merito per l'opening, "Cantabile" dei Novelbright, dal forte impatto musicale e intelligentemente mai sostituita, neanche a metà serie, come si richiede solitamente ad anime da più di venti puntate.

“Blue Orchestra” non è certamente una serie la cui visione vi cambierà la vita, ma a tempo perso, soprattutto se siete amanti della musica classica, potreste anche darle un’occasione.