Frieren - Oltre la Fine del Viaggio
Sin dal primo episodio la qualità della produzione ha frantumato ogni mia più rosea aspettativa con comparto audio e video stratosferici, i quali hanno rischiato di oscurare in parte una trama già di per sé molto accattivante per un qualsiasi appassionato di fantasy.
La storia raccontata è incentrata sui rapporti fra i personaggi e sulle ripercussioni che ciascuno può avere sugli altri. L’attenzione è incentrata sui protagonisti, umani e non, i quali attraversano una serie di avventure che vengono utilizzate come strumento per esprimere tali cambiamenti. Questo concetto, a mio parere, allarga di molto il raggio di interesse e di pubblico potenziale, poiché, seppure l’attenzione sia spesso incentrata su personaggi tecnicamente umanoidi ma non umani e appartenenti a un mondo di fantasia, essi mostrano emozioni comunque molto umane e “reali”. Dunque, lo spettatore può empatizzare con loro con una certa facilità. Insomma, trovo che anche chi non dovesse essere un fervente appassionato del fantasy possa tranquillamente godere della visione di questa serie.
Ora vediamo i punti principali.
Trama (8): la trama è abbastanza semplice e la rotta generale della storia viene delineata praticamente subito. Il concetto è chiaro: ripercorrere le avventure passate della maga Frieren con la compagnia dell’anel... ehm, la compagnia degli eroi che ha sconfitto il Re Demone. Col passare del tempo cambiano le persone intorno a lei, e cambia lei stessa, ma sono frequenti i parallelismi fra le varie situazioni in cui si ritrovano i vecchi e i nuovi compagni di viaggio.
È tutto sommato di una semplicità disarmante, e il fatto che funzioni così bene è una testimonianza della qualità della produzione.
Personaggi (9,5): un cast di tutto rispetto, dai protagonisti ai personaggi secondari. Ovviamente, c’è un gruppo di personaggi “principali” a cui viene donato maggior minutaggio sullo schermo, ma come spettatori passiamo molta parte del nostro tempo insieme a personaggi che tecnicamente sarebbero definibili secondari, il che fa sfocare un po’ le linee di demarcazione fra gli uni e gli altri. Trovo che praticamente tutti i personaggi abbiano qualcosa da dare allo spettatore: una lezione, una risata, o anche solo il ricordo di una singola scena. Ben pochi quelli freddamente definibili “anonimi”. Molti sono dotati di caratteri accattivanti e/o personalità bizzarre, elemento spesso usato per gag comiche che ho trovato piuttosto divertenti. E molti, molti personaggi hanno avuto la capacità di commuovermi in pochi minuti dalla loro prima apparizione, spesso per non tornare più, ma lasciando comunque ricordi per me forti e preziosi.
Menzione speciale per le due protagoniste principali, il loro rapporto è una delle cose più dolci che abbia mai visto. Roba che ti mette il sorriso per tutta la giornata.
Svolgimento (8,75): il ritmo della storia non è perfettamente costante, anzi, l’ho trovato piuttosto imprevedibile. Scelta anche rischiosa, ma che va a bilanciarsi con l’unica vera costante della serie, che sono i flashback. Benché i principali protagonisti dei flashback siano due personaggi in particolare, non mancano eccezioni, e la discreta varietà fra i personaggi coinvolti nei flashback riduce la sensazione di ripetitività di questo format. Mi sono assolutamente goduto tutto, dal primo all’ultimo episodio, con un paio di episodi meno emozionanti che comunque stra-dominerebbero un qualsiasi episodio di un qualsiasi anime con produzione di fascia medio-alta.
Degni di nota due aspetti in particolare: la lore (cura dei dettagli molto gradita, mi sono piaciute molto le spiegazioni sui meccanismi di questo mondo magico e sulle dinamiche sociali degli individui che lo abitano); la comicità, elemento importante di questa storia e che a mio avviso viene implementata col giusto peso, abbastanza da alleggerire il “carico” allo spettatore ma non così tanta da sminuire gli aspetti più seri della storia.
Comparto video (10): pazzesco, semplicemente pazzesco. Soprattutto in termini di costanza. Quante volte in una serie si vedono due episodi in cui sono stati palesemente messi un sacco di fondi e di impegno, mentre nei restanti dieci la qualità cola a picco? Qua la qualità c’è praticamente sempre. A partire dall’attenzione per i dettagli del movimento degli arti, degli occhi, dei capelli, per non parlare della fluidità delle animazioni dei vestiti (che a volte sono di una qualità quasi comicamente esagerata)... tutti questi elementi danno la sensazione di ammirare un mondo veramente vivo.
E come potrei dimenticarmi delle animazioni delle scene d’azione? Qua ho visto alcune delle sequenze di battaglia animate più belle di sempre. A livello di lotta “tradizionale” non si scherza, ma ci sono in particolare due battaglie fra maghi che mi hanno davvero colpito e che penso siano tranquillamente definibili nel loro genere le più belle che abbia mai visto.
Menzione d’onore alla palette di colori scelta per i disegni in generale: molti colori caldi e “confortanti” che a parer mio rendono ancora più godibile questa bella storia, alleggerendo almeno un po’ il peso delle emozioni che molti episodi portano con sé. Direzione artistica a mio parere molto intelligente.
Comparto sonoro (9,25): le due intro sono particolarmente gasanti, con un velo di malinconia, e sono di altissima qualità. Ad ogni episodio ti catapultano quasi per magia in un mondo, appunto, di magia, creando i presupposti migliori per goderti quello che verrà nei successivi venti minuti circa. Le due ending invece sono semplicemente incredibili, due dei video musicali più belli che abbia mai visto in un anime, sul serio. E man mano che si prosegue con gli episodi, almeno nella mia esperienza di visione, queste musiche si caricano sempre più di peso emotivo. Dunque, in generale, opening e ending magnifiche. Ma anche l’OST in generale ha delle tracce di tutto rispetto, me ne viene in mente una nel primo episodio, la quale, personalmente, è stata il primo “colpo” emotivo che mi ha fatto aprire il cuore nei confronti di questa serie. Evan Call, il compositore della serie, ha fatto un lavoro eccellente.
Il doppiaggio è stato un vero valore aggiunto: non faccio nomi, ma c’è un personaggio le cui intonazioni rafforzano a mio avviso il suo parziale ruolo di spalla comica del cast principale; se a dargli la voce fosse stato un altro doppiatore, non credo che sarebbe stato lo stesso. Poi ce n’è uno che a volte interrompe il suo tono tipicamente serioso e pacato, con versetti di gioia per i motivi più sciocchi (spesso invocando ilarità), e tanti altri che adesso non voglio citare per motivi di lunghezza del testo. Insomma, doppiaggio molto buono.
Di tutta questa storia posso citare solo due dettagli che non mi hanno convinto appieno, uno contentente un po’ di spoiler (saltate il secondo punto se non avete ancora visto la serie).
Il fatto che molti personaggi mostrino quasi costantemente un’aria un po’ distaccata (indipendentemente dalle proprie azioni) è interessante e piuttosto “diverso” da quello che sono abituato a vedere, ma almeno inizialmente mi ha lasciato un po’ perplesso... poi mi sono abituato e ho capito che quello nello schermo non è un mondo di persone apatiche, ma che si tratta semplicemente di una scelta artistica.
Attenzione: il paragrafo seguente contiene spoiler
Il fatto che non ci siano sviluppi particolarmente tragici durante una certa prova. Concettualmente, ci sta: conoscendo il carattere della persona che ha ingegnato tale prova, ci si poteva aspettare che questa avrebbe organizzato il tutto in modo da avere meno perdite possibili... ma visti gli sviluppi delle singole situazioni, uno o due decessi sarebbero stati più che realistici. Capisco che siamo in un mondo di magia e che tutto è possibile, ma non mi convince lo stesso. Comunque, nulla di davvero grave, è una lamentela su un dettaglio tutto sommato marginale ai fini dello sviluppo della storia.
Fine paragrafo contenente spoiler
Ribadisco ancora una volta: è un anime fenomenale. Guardatelo.
La storia raccontata è incentrata sui rapporti fra i personaggi e sulle ripercussioni che ciascuno può avere sugli altri. L’attenzione è incentrata sui protagonisti, umani e non, i quali attraversano una serie di avventure che vengono utilizzate come strumento per esprimere tali cambiamenti. Questo concetto, a mio parere, allarga di molto il raggio di interesse e di pubblico potenziale, poiché, seppure l’attenzione sia spesso incentrata su personaggi tecnicamente umanoidi ma non umani e appartenenti a un mondo di fantasia, essi mostrano emozioni comunque molto umane e “reali”. Dunque, lo spettatore può empatizzare con loro con una certa facilità. Insomma, trovo che anche chi non dovesse essere un fervente appassionato del fantasy possa tranquillamente godere della visione di questa serie.
Ora vediamo i punti principali.
Trama (8): la trama è abbastanza semplice e la rotta generale della storia viene delineata praticamente subito. Il concetto è chiaro: ripercorrere le avventure passate della maga Frieren con la compagnia dell’anel... ehm, la compagnia degli eroi che ha sconfitto il Re Demone. Col passare del tempo cambiano le persone intorno a lei, e cambia lei stessa, ma sono frequenti i parallelismi fra le varie situazioni in cui si ritrovano i vecchi e i nuovi compagni di viaggio.
È tutto sommato di una semplicità disarmante, e il fatto che funzioni così bene è una testimonianza della qualità della produzione.
Personaggi (9,5): un cast di tutto rispetto, dai protagonisti ai personaggi secondari. Ovviamente, c’è un gruppo di personaggi “principali” a cui viene donato maggior minutaggio sullo schermo, ma come spettatori passiamo molta parte del nostro tempo insieme a personaggi che tecnicamente sarebbero definibili secondari, il che fa sfocare un po’ le linee di demarcazione fra gli uni e gli altri. Trovo che praticamente tutti i personaggi abbiano qualcosa da dare allo spettatore: una lezione, una risata, o anche solo il ricordo di una singola scena. Ben pochi quelli freddamente definibili “anonimi”. Molti sono dotati di caratteri accattivanti e/o personalità bizzarre, elemento spesso usato per gag comiche che ho trovato piuttosto divertenti. E molti, molti personaggi hanno avuto la capacità di commuovermi in pochi minuti dalla loro prima apparizione, spesso per non tornare più, ma lasciando comunque ricordi per me forti e preziosi.
Menzione speciale per le due protagoniste principali, il loro rapporto è una delle cose più dolci che abbia mai visto. Roba che ti mette il sorriso per tutta la giornata.
Svolgimento (8,75): il ritmo della storia non è perfettamente costante, anzi, l’ho trovato piuttosto imprevedibile. Scelta anche rischiosa, ma che va a bilanciarsi con l’unica vera costante della serie, che sono i flashback. Benché i principali protagonisti dei flashback siano due personaggi in particolare, non mancano eccezioni, e la discreta varietà fra i personaggi coinvolti nei flashback riduce la sensazione di ripetitività di questo format. Mi sono assolutamente goduto tutto, dal primo all’ultimo episodio, con un paio di episodi meno emozionanti che comunque stra-dominerebbero un qualsiasi episodio di un qualsiasi anime con produzione di fascia medio-alta.
Degni di nota due aspetti in particolare: la lore (cura dei dettagli molto gradita, mi sono piaciute molto le spiegazioni sui meccanismi di questo mondo magico e sulle dinamiche sociali degli individui che lo abitano); la comicità, elemento importante di questa storia e che a mio avviso viene implementata col giusto peso, abbastanza da alleggerire il “carico” allo spettatore ma non così tanta da sminuire gli aspetti più seri della storia.
Comparto video (10): pazzesco, semplicemente pazzesco. Soprattutto in termini di costanza. Quante volte in una serie si vedono due episodi in cui sono stati palesemente messi un sacco di fondi e di impegno, mentre nei restanti dieci la qualità cola a picco? Qua la qualità c’è praticamente sempre. A partire dall’attenzione per i dettagli del movimento degli arti, degli occhi, dei capelli, per non parlare della fluidità delle animazioni dei vestiti (che a volte sono di una qualità quasi comicamente esagerata)... tutti questi elementi danno la sensazione di ammirare un mondo veramente vivo.
E come potrei dimenticarmi delle animazioni delle scene d’azione? Qua ho visto alcune delle sequenze di battaglia animate più belle di sempre. A livello di lotta “tradizionale” non si scherza, ma ci sono in particolare due battaglie fra maghi che mi hanno davvero colpito e che penso siano tranquillamente definibili nel loro genere le più belle che abbia mai visto.
Menzione d’onore alla palette di colori scelta per i disegni in generale: molti colori caldi e “confortanti” che a parer mio rendono ancora più godibile questa bella storia, alleggerendo almeno un po’ il peso delle emozioni che molti episodi portano con sé. Direzione artistica a mio parere molto intelligente.
Comparto sonoro (9,25): le due intro sono particolarmente gasanti, con un velo di malinconia, e sono di altissima qualità. Ad ogni episodio ti catapultano quasi per magia in un mondo, appunto, di magia, creando i presupposti migliori per goderti quello che verrà nei successivi venti minuti circa. Le due ending invece sono semplicemente incredibili, due dei video musicali più belli che abbia mai visto in un anime, sul serio. E man mano che si prosegue con gli episodi, almeno nella mia esperienza di visione, queste musiche si caricano sempre più di peso emotivo. Dunque, in generale, opening e ending magnifiche. Ma anche l’OST in generale ha delle tracce di tutto rispetto, me ne viene in mente una nel primo episodio, la quale, personalmente, è stata il primo “colpo” emotivo che mi ha fatto aprire il cuore nei confronti di questa serie. Evan Call, il compositore della serie, ha fatto un lavoro eccellente.
Il doppiaggio è stato un vero valore aggiunto: non faccio nomi, ma c’è un personaggio le cui intonazioni rafforzano a mio avviso il suo parziale ruolo di spalla comica del cast principale; se a dargli la voce fosse stato un altro doppiatore, non credo che sarebbe stato lo stesso. Poi ce n’è uno che a volte interrompe il suo tono tipicamente serioso e pacato, con versetti di gioia per i motivi più sciocchi (spesso invocando ilarità), e tanti altri che adesso non voglio citare per motivi di lunghezza del testo. Insomma, doppiaggio molto buono.
Di tutta questa storia posso citare solo due dettagli che non mi hanno convinto appieno, uno contentente un po’ di spoiler (saltate il secondo punto se non avete ancora visto la serie).
Il fatto che molti personaggi mostrino quasi costantemente un’aria un po’ distaccata (indipendentemente dalle proprie azioni) è interessante e piuttosto “diverso” da quello che sono abituato a vedere, ma almeno inizialmente mi ha lasciato un po’ perplesso... poi mi sono abituato e ho capito che quello nello schermo non è un mondo di persone apatiche, ma che si tratta semplicemente di una scelta artistica.
Attenzione: il paragrafo seguente contiene spoiler
Il fatto che non ci siano sviluppi particolarmente tragici durante una certa prova. Concettualmente, ci sta: conoscendo il carattere della persona che ha ingegnato tale prova, ci si poteva aspettare che questa avrebbe organizzato il tutto in modo da avere meno perdite possibili... ma visti gli sviluppi delle singole situazioni, uno o due decessi sarebbero stati più che realistici. Capisco che siamo in un mondo di magia e che tutto è possibile, ma non mi convince lo stesso. Comunque, nulla di davvero grave, è una lamentela su un dettaglio tutto sommato marginale ai fini dello sviluppo della storia.
Fine paragrafo contenente spoiler
Ribadisco ancora una volta: è un anime fenomenale. Guardatelo.
Una ventata d'aria fresca per i manga fantasy, una trama che non si basa solo su combattimenti ma sulla crescita dei personaggi e le diverse interazioni che hanno tra di loro, un vero capolavoro sotto praticamente ogni punto di vista, dalla trama, alla protagonista, all'animazione, tutto curato nel minimo dettaglio. Adatto a tutti, sia se vuoi un anime interessante e coinvolgente sia se vuoi qualcosa di più leggero solo per affezionarti ai personaggi.
Se vi sembra noioso all'inizio, vi consiglio di guardare almeno i primi cinque episodi, e tutto il resto sarà in discesa. Nulla da dire, uno dei migliori anime di questi anni. 10/10
Se vi sembra noioso all'inizio, vi consiglio di guardare almeno i primi cinque episodi, e tutto il resto sarà in discesa. Nulla da dire, uno dei migliori anime di questi anni. 10/10
È una bellissima serie, affronta tematiche molto mature come la perdita e l'inesorabile scorrere del tempo in maniera eccellente. Bella dall'inizio alla fine, ottima anche la colonna sonora, perfetta la scelta di usare strofe diverse della stessa ending, così da realizzarne due con una sola canzone. I personaggi sono caratterizzati alla perfezione, ti affezioni letteralmente ad ognuno di loro.
Insomma, non è un fantasy convenzionale, certo le scene di lotta ci sono (anche molto belle), ma passano in secondo piano, se paragonate a tutto il resto. Un'esperienza incredibile, consigliatissimo a chi ancora non l'ha visto.
Insomma, non è un fantasy convenzionale, certo le scene di lotta ci sono (anche molto belle), ma passano in secondo piano, se paragonate a tutto il resto. Un'esperienza incredibile, consigliatissimo a chi ancora non l'ha visto.
“Sapevo che gli umani non vivono a lungo…
perché non ho cercato di conoscerlo meglio?”
“Frieren - Oltre la fine del viaggio”, in giapponese “葬送のフリーレン” (Sousou no Furīren), è l’adattamento animato dell’omonimo manga nato dalla penna di Kanehito Yamada e dall’inchiostro di Tsukasa Abe, opera che ha goduto di un ampio successo sia in Giappone sia all’estero tanto che, se siete un minimo appassionati di animazione giapponese, è quasi impossibile che non l’abbiate sentita almeno nominare.
Invero, negli ultimi anni l’animazione del Sol Levante si è caratterizzata per il proliferare di un brulicante sottobosco di titoli fantasy dalla discutibile qualità e, soprattutto, della cui necessità si può del tutto legittimamente dubitare; ebbene, certamente “Frieren” non appartiene a quest’ultimi, costituendo invece una deliziosa sorpresa per lo spettatore. "Frieren", infatti, si presenta come un’opera particolare già dalla premessa della storia, la quale inizia lì dove solitamente le storie finiscono: alla fine del viaggio dell’eroe, al suo ritorno a casa dopo aver sconfitto il proprio nemico e adempiuto la propria missione.
Ma andiamo con ordine.
Partiamo dal titolo dell'opera, il quale cela un doppio significato: l’espressione “葬送” (Sousou) indica, letteralmente, l’atto di partecipare alle esequie di un defunto, tuttavia può assumere anche la sfumatura di “accompagnare alla tomba” e, in questo senso, “uccidere”, di talché “Sousou no Frieren” in italiano può essere reso sia con “Frieren al funerale” e/o, anche, con “Frieren la sterminatrice”.
Lungi dal limitarsi ad essere un mero gioco di parole, l’ambiguità semantica del titolo è strettamente correlata e intrecciata con i topoi narrativi propri della serie e costituisce una chiave di lettura per l’intera opera, oltre che il perfetto primo passo per addentrarsi nell’analisi dei contenuti di questa bellissima serie.
Il primo significato del titolo ("Frieren al funerale") è legato al fatto che Frieren è un’elfa e, in quanto tale, immortale (o, in ogni caso, incredibilmente longeva); per tale ragione è destinata ad assistere alla morte della maggior parte delle persone, umane e quindi mortali, con cui interagisce e con le quali stringe dei legami, che siano questi di amicizia o di amore.
Tale circostanza pone Frieren in una differente “dimensione” esistenziale rispetto alle altre persone: la vita della maga è infatti segnata dalla solitudine e dall’oblio, in quanto Frieren è destinata ad attraversare i secoli e i millenni sostanzialmente da sola, tutte le persone che la conoscono, infatti, sono destinate a morire e lei a venire ogni volta dimenticata.
La serie tratta questa tematica in modo molto delicato, dolce e malinconico, ponendo l’accento della riflessione sull’importanza e il significato che le relazioni con gli altri rivestono per la nostra vita ed esistenza e su quanto spesso, molte volte per abitudine, diamo per scontato ciò che scontato non dovrebbe essere.
Nello stesso errore cade la protagonista della serie, la quale finisce per non dare il giusto valore e attenzione alla propria relazione con Himmel. Non a caso, infatti, l’ossatura centrale, nonché vero e proprio fil rouge lungo cui si dipana tutta l’affabulazione della trama, è il viaggio che Frieren compie per poter re-incontrare il fantasma di Himmel. Unicamente il fatto di aver perso il suo compagno ha portato la maga a realizzare non solo l’importanza del legame che aveva con lo stesso, ma, altresì, che nei dieci anni in cui i due avevano viaggiato assieme, e anche successivamente, lei lo aveva conosciuto (e, soprattutto, cercato di conoscere) ben poco, in un certo senso “sprecando” il tempo che avevano avuto a disposizione insieme. Spinta da questo rimpianto, quindi, Frieren principia il proprio viaggio nella flebile speranza di poter recuperare il tempo perduto, alla ricerca di Aureole, una sorta di paradiso, terra fisicamente esistente dove si narra trovino riposo le anime dei morti. Questo per lei sarà un percorso quasi “terapeutico”: ripercorrere le tappe del suo vecchio viaggio, allora intrapreso per uccidere il Re Demone con i suoi compagni, l’aiuterà a risolvere i propri dilemmi interiori.
Tale considerazione ci porta, poi, a un altro argomento correlato all’immortalità, ovvero il valore del tempo e la percezione del tempo.
Frieren è, dicevamo, immortale e, pertanto, la sua percezione del tempo è completamente diversa nonché sfasata rispetto a quella degli esseri umani: ciò che per un comune essere umano costituisce un lunghissimo ammontare di tempo per Frieren è, all’opposto, un battito di ciglia. Ciò porta la maga a non accorgersi che, invece, per i suoi compagni il tempo passa eccome, scandendo inesorabile il fato degli uomini.
Frieren, dunque, stenta a comprendere perfettamente i sentimenti degli esseri umani e, più in generale, il modo umano; questo perché vive e ragiona in una dimensione sostanzialmente atemporale e semi-alienata, in parte dovuta alla sua solitudine da immortale e in parte causata dal fatto stesso che ciò che definisce gli esseri umani è proprio la brevità delle loro vite (e quindi la scarsità di tempo), nonché la paura della morte, concetti a lei del tutto estranei. Per tali ragioni, il viaggio che Frieren intraprende è anche un viaggio volto al tentativo di comprendere i sentimenti e la dimensione umana.
Ma il tempo gioca un altro ruolo cruciale nella narrativa di “Frieren”, infatti il tempo porta con sé il mutamento, l’evoluzione e il progresso, il tempo perciò può anche essere usato, da chi è immortale, indirettamente come un’arma. A tal proposito si rivela esemplare il caso del demone Qual, creatore della magia Zooltrak: un tempo temuto e potentissimo stregone, che non poteva essere sconfitto, è stato sigillato e intrappolato da Frieren e dalla sua compagnia, per poi essere definitivamente annientato decenni più tardi, quando il progresso e lo sviluppo della teoria magica e dello studio degli incantesimi avevano ormai consentito di scovare il modo per neutralizzarlo.
Per quanto riguarda, poi, la narrazione e come questa si intreccia con le tematiche trattate, per certi versi “Sousou no Frieren” appalesa diverse affinità con il modus procedendi di “Aria”, di Kozue Amano. Entrambe le serie, infatti, strutturano la propria narrazione attorno a un ritmo molto lento e un’atmosfera trasognata “che ispira all'animo tranquillità e letizia, mettendo a proprio agio lo spettatore, prendendolo gentilmente per mano per accompagnarlo in un viaggio la cui meta è non la scoperta di un nuovo mondo, ma la riscoperta del mondo o, se vogliamo, la scoperta di un nuovo modo di vedere le cose”, citando la mia recensione del manga di “Aria”.
Entrambe le opere condividono, mutatis mutandis, la medesima “filosofia” di fondo: il valore delle cose apparentemente banali, di tutti i giorni, un valore che normalmente è invisibile agli occhi delle persone a causa dell’abitudine e della routine, ma che, nondimeno, è importantissimo per apprezzare e realizzare la propria vita. Concetto che si riflette, per esempio, nella predilezione di Frieren per le magie più banali e inutili, nonché nel suo aiutare le persone nelle loro piccole faccende quotidiane, sull’esempio dell’eroe Himmel. Tali azioni non sono poco importanti, sebbene riguardino faccende che apparentemente possono sembrare tali, perché sono proprio quelle che verranno, poi, ricordate con più gratitudine e gioia dalle persone. Tale filosofia si rispecchia anche nella vicenda di Frieren, che si rende conto di non avere dato il giusto valore alla propria relazione con Himmel.
Alla luce di quanto sopra espresso, è chiaro che Frieren non si presenti come un’opera d’azione, sebbene, e questo lo vedremo più avanti, non mancheranno i momenti di combattimento, i quali sono davvero ben realizzati e spettacolari.
Tuttavia, la narrazione che caratterizza l’opera rimane più affine ad uno “slice of life” riflessivo e posato.
Un altro riferimento, questa volta letterario, che balza all’evidenza una volta considerate le tematiche di “Sousou no Frieren”, è “Il Signore degli Anelli” e, di conseguenza, il notevole corpus mitopoietico che costituisce il cosiddetto Legendarium partorito dal genio di J.R.R. Tolkien. Tematica cardinale dell’opera tolkeniana, infatti, è proprio quella legata al significato della morte e il suo rapporto con l’immortalità, topos su cui il professore di Oxford da sempre si è interrogato.
Nell’epica tolkeniana una delle storie che incarna maggiormente la tematica del rapporto mortale/immortale è quella di “Beren e Luthien”, la quale racconta (in estrema sintesi) di un amore impossibile tra un uomo (mortale) e un’elfa (immortale). Tolkien, tuttavia, tratta le proprie tematiche in modo assai più tragico e amaro (almeno per ora) rispetto all’opera oggetto di questa recensione, sebbene sempre malinconico. Mentre le vicende di Frieren afferiscono al viaggio terapeutico della maga, che segue il proprio rimpianto per risolvere i propri irrisolti interiori e capire meglio sé stessa, la storia di Luthien riguarda più da vicino la natura stessa della vita e del destino. Luthien, per amore di Beren, rinuncia alla propria immortalità, anzi, più precisamente e tragicamente, Luthien rinuncia alla propria stessa natura elfica, per intercessione di Manwë (e, suo tramite, di Iluvatar), commosso dalla sua triste storia. Infatti, nel mondo di Tolkien, quando gli elfi muoiono, non muoiono nello stesso modo in cui lo fanno gli uomini: i loro spiriti migrano nelle aule di Mandos, da cui con il tempo possono tornare. Gli spiriti degli elfi rimangono quindi legati alla Terra di Mezzo. Mentre gli uomini, quando muoiono, muoiono “veramente”, nel senso che il loro spirito lascia la Terra di Mezzo, per andare in un posto sconosciuto anche ai Valar e noto solo a Iluvatar. Secondo alcune versioni, quindi, Luthien, è la prima elfa a morire di morte “vera”, e ciò per poter seguire il suo amato verso il fato degli uomini. La storia di Beren e Luthien verrà poi riflessa nella storia di Arwen e Aragorn, che avrà anch’essa un epilogo amaro.
Mi si perdoni per aver aperto una parentesi fin troppo lunga su Tolkien, che non è strettamente legato all’opera in analisi, ma il collegamento è, a mio avviso, degno di menzione.
Il secondo significato del titolo, invece, è legato al fatto che Frieren non è una maga qualsiasi, bensì una delle studiose di magia più potenti e pericolose attualmente in circolazione, la quale ha contribuito a sconfiggere il Re dei Demoni.
E infatti i demoni la chiamano “Sousou no Frieren” nel senso, questa volta, di “Frieren la sterminatrice”, poiché la temono in quanto ha “accompagnato” innumerevoli demoni alla tomba.
Questo aspetto ci permette di parlare di un altro lato di "Frieren" che finora è stato solo brevemente menzionato: i combattimenti.
Del tutto inaspettatamente, “Sousou no Frieren”, a dispetto della propria natura orientata più nella direzione dello “slice of life”, presenta dei combattimenti estremamente curati e ben pensati. Gli scontri con i demoni non sono mai banali e, anzi, nell'approssimarsi verso la conclusione dell’opera diventano finanche epici ed estremamente godibili. A tutti gli effetti lo scontro finale rappresenta un po’ l’apice emotivo della serie, sebbene non la sua conclusione (e infatti non avviene nell’ultimo episodio). A mio avviso l’azione è sapientemente dosata in tutto il corso della narrazione in un avvicendarsi con i momenti distensivi e riflessivi, e il risultato è un amalgama diegeticamente alquanto bilanciata e convincente.
Unico neo, a mio parere, è il fatto che in alcuni punti della storia, in particolar modo nella fase centrale della serie, il ritmo forse rallenta eccessivamente, per dare spazio ad alcuni eventi leggermente ripetitivi e un po’ anonimi, senza con ciò tuttavia pregiudicare troppo il ritmo della narrazione e, quindi, il giudizio complessivo.
Anche sul lato tecnico la serie splende, presentando animazioni fluide, fondali meravigliosi e musiche pregevolissime e coinvolgenti. La confezione di "Sousou no Frieren" è incantevole, un vero e proprio gioiellino per gli occhi.
Per concludere, “Sousou no Frieren” è una serie molto piacevole, originale, che tratta temi interessanti e, a tratti, dotati di un certo spessore e profondità, tuttavia senza mai risultare troppo pesante, ma, anzi, esponendo le proprie tematiche con sapiente delicatezza. Ne consiglio la visione a chiunque.
perché non ho cercato di conoscerlo meglio?”
“Frieren - Oltre la fine del viaggio”, in giapponese “葬送のフリーレン” (Sousou no Furīren), è l’adattamento animato dell’omonimo manga nato dalla penna di Kanehito Yamada e dall’inchiostro di Tsukasa Abe, opera che ha goduto di un ampio successo sia in Giappone sia all’estero tanto che, se siete un minimo appassionati di animazione giapponese, è quasi impossibile che non l’abbiate sentita almeno nominare.
Invero, negli ultimi anni l’animazione del Sol Levante si è caratterizzata per il proliferare di un brulicante sottobosco di titoli fantasy dalla discutibile qualità e, soprattutto, della cui necessità si può del tutto legittimamente dubitare; ebbene, certamente “Frieren” non appartiene a quest’ultimi, costituendo invece una deliziosa sorpresa per lo spettatore. "Frieren", infatti, si presenta come un’opera particolare già dalla premessa della storia, la quale inizia lì dove solitamente le storie finiscono: alla fine del viaggio dell’eroe, al suo ritorno a casa dopo aver sconfitto il proprio nemico e adempiuto la propria missione.
Ma andiamo con ordine.
Partiamo dal titolo dell'opera, il quale cela un doppio significato: l’espressione “葬送” (Sousou) indica, letteralmente, l’atto di partecipare alle esequie di un defunto, tuttavia può assumere anche la sfumatura di “accompagnare alla tomba” e, in questo senso, “uccidere”, di talché “Sousou no Frieren” in italiano può essere reso sia con “Frieren al funerale” e/o, anche, con “Frieren la sterminatrice”.
Lungi dal limitarsi ad essere un mero gioco di parole, l’ambiguità semantica del titolo è strettamente correlata e intrecciata con i topoi narrativi propri della serie e costituisce una chiave di lettura per l’intera opera, oltre che il perfetto primo passo per addentrarsi nell’analisi dei contenuti di questa bellissima serie.
Il primo significato del titolo ("Frieren al funerale") è legato al fatto che Frieren è un’elfa e, in quanto tale, immortale (o, in ogni caso, incredibilmente longeva); per tale ragione è destinata ad assistere alla morte della maggior parte delle persone, umane e quindi mortali, con cui interagisce e con le quali stringe dei legami, che siano questi di amicizia o di amore.
Tale circostanza pone Frieren in una differente “dimensione” esistenziale rispetto alle altre persone: la vita della maga è infatti segnata dalla solitudine e dall’oblio, in quanto Frieren è destinata ad attraversare i secoli e i millenni sostanzialmente da sola, tutte le persone che la conoscono, infatti, sono destinate a morire e lei a venire ogni volta dimenticata.
La serie tratta questa tematica in modo molto delicato, dolce e malinconico, ponendo l’accento della riflessione sull’importanza e il significato che le relazioni con gli altri rivestono per la nostra vita ed esistenza e su quanto spesso, molte volte per abitudine, diamo per scontato ciò che scontato non dovrebbe essere.
Nello stesso errore cade la protagonista della serie, la quale finisce per non dare il giusto valore e attenzione alla propria relazione con Himmel. Non a caso, infatti, l’ossatura centrale, nonché vero e proprio fil rouge lungo cui si dipana tutta l’affabulazione della trama, è il viaggio che Frieren compie per poter re-incontrare il fantasma di Himmel. Unicamente il fatto di aver perso il suo compagno ha portato la maga a realizzare non solo l’importanza del legame che aveva con lo stesso, ma, altresì, che nei dieci anni in cui i due avevano viaggiato assieme, e anche successivamente, lei lo aveva conosciuto (e, soprattutto, cercato di conoscere) ben poco, in un certo senso “sprecando” il tempo che avevano avuto a disposizione insieme. Spinta da questo rimpianto, quindi, Frieren principia il proprio viaggio nella flebile speranza di poter recuperare il tempo perduto, alla ricerca di Aureole, una sorta di paradiso, terra fisicamente esistente dove si narra trovino riposo le anime dei morti. Questo per lei sarà un percorso quasi “terapeutico”: ripercorrere le tappe del suo vecchio viaggio, allora intrapreso per uccidere il Re Demone con i suoi compagni, l’aiuterà a risolvere i propri dilemmi interiori.
Tale considerazione ci porta, poi, a un altro argomento correlato all’immortalità, ovvero il valore del tempo e la percezione del tempo.
Frieren è, dicevamo, immortale e, pertanto, la sua percezione del tempo è completamente diversa nonché sfasata rispetto a quella degli esseri umani: ciò che per un comune essere umano costituisce un lunghissimo ammontare di tempo per Frieren è, all’opposto, un battito di ciglia. Ciò porta la maga a non accorgersi che, invece, per i suoi compagni il tempo passa eccome, scandendo inesorabile il fato degli uomini.
Frieren, dunque, stenta a comprendere perfettamente i sentimenti degli esseri umani e, più in generale, il modo umano; questo perché vive e ragiona in una dimensione sostanzialmente atemporale e semi-alienata, in parte dovuta alla sua solitudine da immortale e in parte causata dal fatto stesso che ciò che definisce gli esseri umani è proprio la brevità delle loro vite (e quindi la scarsità di tempo), nonché la paura della morte, concetti a lei del tutto estranei. Per tali ragioni, il viaggio che Frieren intraprende è anche un viaggio volto al tentativo di comprendere i sentimenti e la dimensione umana.
Ma il tempo gioca un altro ruolo cruciale nella narrativa di “Frieren”, infatti il tempo porta con sé il mutamento, l’evoluzione e il progresso, il tempo perciò può anche essere usato, da chi è immortale, indirettamente come un’arma. A tal proposito si rivela esemplare il caso del demone Qual, creatore della magia Zooltrak: un tempo temuto e potentissimo stregone, che non poteva essere sconfitto, è stato sigillato e intrappolato da Frieren e dalla sua compagnia, per poi essere definitivamente annientato decenni più tardi, quando il progresso e lo sviluppo della teoria magica e dello studio degli incantesimi avevano ormai consentito di scovare il modo per neutralizzarlo.
Per quanto riguarda, poi, la narrazione e come questa si intreccia con le tematiche trattate, per certi versi “Sousou no Frieren” appalesa diverse affinità con il modus procedendi di “Aria”, di Kozue Amano. Entrambe le serie, infatti, strutturano la propria narrazione attorno a un ritmo molto lento e un’atmosfera trasognata “che ispira all'animo tranquillità e letizia, mettendo a proprio agio lo spettatore, prendendolo gentilmente per mano per accompagnarlo in un viaggio la cui meta è non la scoperta di un nuovo mondo, ma la riscoperta del mondo o, se vogliamo, la scoperta di un nuovo modo di vedere le cose”, citando la mia recensione del manga di “Aria”.
Entrambe le opere condividono, mutatis mutandis, la medesima “filosofia” di fondo: il valore delle cose apparentemente banali, di tutti i giorni, un valore che normalmente è invisibile agli occhi delle persone a causa dell’abitudine e della routine, ma che, nondimeno, è importantissimo per apprezzare e realizzare la propria vita. Concetto che si riflette, per esempio, nella predilezione di Frieren per le magie più banali e inutili, nonché nel suo aiutare le persone nelle loro piccole faccende quotidiane, sull’esempio dell’eroe Himmel. Tali azioni non sono poco importanti, sebbene riguardino faccende che apparentemente possono sembrare tali, perché sono proprio quelle che verranno, poi, ricordate con più gratitudine e gioia dalle persone. Tale filosofia si rispecchia anche nella vicenda di Frieren, che si rende conto di non avere dato il giusto valore alla propria relazione con Himmel.
Alla luce di quanto sopra espresso, è chiaro che Frieren non si presenti come un’opera d’azione, sebbene, e questo lo vedremo più avanti, non mancheranno i momenti di combattimento, i quali sono davvero ben realizzati e spettacolari.
Tuttavia, la narrazione che caratterizza l’opera rimane più affine ad uno “slice of life” riflessivo e posato.
Un altro riferimento, questa volta letterario, che balza all’evidenza una volta considerate le tematiche di “Sousou no Frieren”, è “Il Signore degli Anelli” e, di conseguenza, il notevole corpus mitopoietico che costituisce il cosiddetto Legendarium partorito dal genio di J.R.R. Tolkien. Tematica cardinale dell’opera tolkeniana, infatti, è proprio quella legata al significato della morte e il suo rapporto con l’immortalità, topos su cui il professore di Oxford da sempre si è interrogato.
Nell’epica tolkeniana una delle storie che incarna maggiormente la tematica del rapporto mortale/immortale è quella di “Beren e Luthien”, la quale racconta (in estrema sintesi) di un amore impossibile tra un uomo (mortale) e un’elfa (immortale). Tolkien, tuttavia, tratta le proprie tematiche in modo assai più tragico e amaro (almeno per ora) rispetto all’opera oggetto di questa recensione, sebbene sempre malinconico. Mentre le vicende di Frieren afferiscono al viaggio terapeutico della maga, che segue il proprio rimpianto per risolvere i propri irrisolti interiori e capire meglio sé stessa, la storia di Luthien riguarda più da vicino la natura stessa della vita e del destino. Luthien, per amore di Beren, rinuncia alla propria immortalità, anzi, più precisamente e tragicamente, Luthien rinuncia alla propria stessa natura elfica, per intercessione di Manwë (e, suo tramite, di Iluvatar), commosso dalla sua triste storia. Infatti, nel mondo di Tolkien, quando gli elfi muoiono, non muoiono nello stesso modo in cui lo fanno gli uomini: i loro spiriti migrano nelle aule di Mandos, da cui con il tempo possono tornare. Gli spiriti degli elfi rimangono quindi legati alla Terra di Mezzo. Mentre gli uomini, quando muoiono, muoiono “veramente”, nel senso che il loro spirito lascia la Terra di Mezzo, per andare in un posto sconosciuto anche ai Valar e noto solo a Iluvatar. Secondo alcune versioni, quindi, Luthien, è la prima elfa a morire di morte “vera”, e ciò per poter seguire il suo amato verso il fato degli uomini. La storia di Beren e Luthien verrà poi riflessa nella storia di Arwen e Aragorn, che avrà anch’essa un epilogo amaro.
Mi si perdoni per aver aperto una parentesi fin troppo lunga su Tolkien, che non è strettamente legato all’opera in analisi, ma il collegamento è, a mio avviso, degno di menzione.
Il secondo significato del titolo, invece, è legato al fatto che Frieren non è una maga qualsiasi, bensì una delle studiose di magia più potenti e pericolose attualmente in circolazione, la quale ha contribuito a sconfiggere il Re dei Demoni.
E infatti i demoni la chiamano “Sousou no Frieren” nel senso, questa volta, di “Frieren la sterminatrice”, poiché la temono in quanto ha “accompagnato” innumerevoli demoni alla tomba.
Questo aspetto ci permette di parlare di un altro lato di "Frieren" che finora è stato solo brevemente menzionato: i combattimenti.
Del tutto inaspettatamente, “Sousou no Frieren”, a dispetto della propria natura orientata più nella direzione dello “slice of life”, presenta dei combattimenti estremamente curati e ben pensati. Gli scontri con i demoni non sono mai banali e, anzi, nell'approssimarsi verso la conclusione dell’opera diventano finanche epici ed estremamente godibili. A tutti gli effetti lo scontro finale rappresenta un po’ l’apice emotivo della serie, sebbene non la sua conclusione (e infatti non avviene nell’ultimo episodio). A mio avviso l’azione è sapientemente dosata in tutto il corso della narrazione in un avvicendarsi con i momenti distensivi e riflessivi, e il risultato è un amalgama diegeticamente alquanto bilanciata e convincente.
Unico neo, a mio parere, è il fatto che in alcuni punti della storia, in particolar modo nella fase centrale della serie, il ritmo forse rallenta eccessivamente, per dare spazio ad alcuni eventi leggermente ripetitivi e un po’ anonimi, senza con ciò tuttavia pregiudicare troppo il ritmo della narrazione e, quindi, il giudizio complessivo.
Anche sul lato tecnico la serie splende, presentando animazioni fluide, fondali meravigliosi e musiche pregevolissime e coinvolgenti. La confezione di "Sousou no Frieren" è incantevole, un vero e proprio gioiellino per gli occhi.
Per concludere, “Sousou no Frieren” è una serie molto piacevole, originale, che tratta temi interessanti e, a tratti, dotati di un certo spessore e profondità, tuttavia senza mai risultare troppo pesante, ma, anzi, esponendo le proprie tematiche con sapiente delicatezza. Ne consiglio la visione a chiunque.
"Sousou no Frieren" è l'anime che in assoluto più è esploso durante questa stagione, e l'ha fatto con buonissimi motivi.
Differentemente da molti anime che si presentano in maniera simile, le vicende di "Frieren" si svolgono soprattutto nel periodo susseguente a quello che sarebbe il finale di un anime shonen o seinen, ossia la sconfitta del Re Demone ad opera del gruppo capeggiato da Himmel.
Frieren, la pigra quanto adorabile maga del gruppo, nonché facile preda dei Mimic, è la protagonista di questa storia dai toni molto tranquilli e rilassati. Essendo lei un'elfa, ha un'aspettativa di vita estremamente superiore a quella di un umano e una percezione del tempo molto diversa. Dopo poco tempo, ella si renderà conto che Himmel è ormai un uomo anziano prossimo alla morte e, una volta passato a miglior vita, Frieren si renderà conto di quanto effettivamente la sua percezione del tempo sia un qualcosa di problematico.
Decisa a fare ammenda di quella che sente essere una sua colpa, Frieren si metterà in viaggio per raggiungere il Paradiso, un luogo che si trova nella stessa regione del castello del Re Demone, dove si dice che le anime dei morti appaiano ai vivi per parlare con loro, in modo da rimediare a questo suo "sbaglio" e conoscere Himmel meglio.
Come già ribadito, la novità di questa serie è che avviene nell'aftermath della guerra totale, a circa ottant'anni dalla fine del viaggio di Frieren con Himmel, e si basa molto su come Frieren stessa percepisce e compara la situazione di ottant'anni prima a quella odierna mediante molti flashback.
Il secondo viaggio è trattato in maniera simile a quella di "The Journey of Elaina", ossia sono molte storie perlopiù autoconclusive nelle quali Frieren, la sua apprendista Fern e l'allievo di un altro dei suoi precedenti compagni Stark, svolgono compiti in giro per il mondo e assistono all'impatto che, a distanza di tanti anni, le gesta del gruppo di Frieren hanno avuto sul mondo. Non mancheranno i buoni personaggi, sia del passato che del futuro, come Framme, Sain e soprattutto Serie, che arricchiranno i viaggi della nostra adorabile elfa.
In questa serie riesco a trovarci solamente due difetti: il primo è più un problema mio personale, che riguarda l'utilizzo davvero risicato delle ottime scene d'azione, il secondo è un pochino più oggettivo, ossia il fatto che al gruppo manca parecchio la presenza costante di un secondo personaggio maschile principale fisso. Le dinamiche fra Frieren, Fern e Stark sono sì simpatiche, ma davvero c'è bisogno di qualcun altro ad equilibrare il tutto, che a lungo andare finisce per risultare un pochetto stantio. Fino ad adesso non si sente più di tanto, ma è un pericolo che rischia seriamente di correre più in là con la storia.
Ma peraltro, l'atmosfera "chill" che si respira è molto carina. Migliorabile, ma bella.
Il lato tecnico è, senza nessuna sorpresa, perfetto. Lo stile di disegno, simile a quello di "Mushoku Tensei", è il mio preferito in assoluto, e anche qui la pulizia e la scorrevolezza delle animazioni e delle immagini è come l'acqua. I volti sono ugualmente perfetti. Davvero, non c'è nulla fuori posto o che faccia storcere il naso. Perfino la CGI, seppur scarsa, si confonde praticamente alla perfezione con il tutto. Gli sfondi sono ugualmente magnifici e puliti. Il lato sonoro è ugualmente fantastico, con ottime musiche che ti aspetteresti da un'ambientazione fantasy medievale dai toni tranquilli. Da citare la leggendaria "Zoltraak". Opening e ending sono carine nel sonoro e ottime sul lato visivo.
Che dire? È un anime che stupisce su molteplici fronti, che riesce benissimo a mettere cerotti ai suoi pochi difetti e che risulta piacevolissimo da seguire dall'inizio alla fine. Spero che nei prossimi archi narrativi arrivi qualche novità o scossone, perché ora come ora ne ha bisogno. Ciò non toglie che questo è un prodotto fantastico dall'inizio alla fine ed è consigliato a tutti quelli che vogliono un anime tranquillo e rilassato, ma con comunque qualche sprazzo di azione qui e lì.
Differentemente da molti anime che si presentano in maniera simile, le vicende di "Frieren" si svolgono soprattutto nel periodo susseguente a quello che sarebbe il finale di un anime shonen o seinen, ossia la sconfitta del Re Demone ad opera del gruppo capeggiato da Himmel.
Frieren, la pigra quanto adorabile maga del gruppo, nonché facile preda dei Mimic, è la protagonista di questa storia dai toni molto tranquilli e rilassati. Essendo lei un'elfa, ha un'aspettativa di vita estremamente superiore a quella di un umano e una percezione del tempo molto diversa. Dopo poco tempo, ella si renderà conto che Himmel è ormai un uomo anziano prossimo alla morte e, una volta passato a miglior vita, Frieren si renderà conto di quanto effettivamente la sua percezione del tempo sia un qualcosa di problematico.
Decisa a fare ammenda di quella che sente essere una sua colpa, Frieren si metterà in viaggio per raggiungere il Paradiso, un luogo che si trova nella stessa regione del castello del Re Demone, dove si dice che le anime dei morti appaiano ai vivi per parlare con loro, in modo da rimediare a questo suo "sbaglio" e conoscere Himmel meglio.
Come già ribadito, la novità di questa serie è che avviene nell'aftermath della guerra totale, a circa ottant'anni dalla fine del viaggio di Frieren con Himmel, e si basa molto su come Frieren stessa percepisce e compara la situazione di ottant'anni prima a quella odierna mediante molti flashback.
Il secondo viaggio è trattato in maniera simile a quella di "The Journey of Elaina", ossia sono molte storie perlopiù autoconclusive nelle quali Frieren, la sua apprendista Fern e l'allievo di un altro dei suoi precedenti compagni Stark, svolgono compiti in giro per il mondo e assistono all'impatto che, a distanza di tanti anni, le gesta del gruppo di Frieren hanno avuto sul mondo. Non mancheranno i buoni personaggi, sia del passato che del futuro, come Framme, Sain e soprattutto Serie, che arricchiranno i viaggi della nostra adorabile elfa.
In questa serie riesco a trovarci solamente due difetti: il primo è più un problema mio personale, che riguarda l'utilizzo davvero risicato delle ottime scene d'azione, il secondo è un pochino più oggettivo, ossia il fatto che al gruppo manca parecchio la presenza costante di un secondo personaggio maschile principale fisso. Le dinamiche fra Frieren, Fern e Stark sono sì simpatiche, ma davvero c'è bisogno di qualcun altro ad equilibrare il tutto, che a lungo andare finisce per risultare un pochetto stantio. Fino ad adesso non si sente più di tanto, ma è un pericolo che rischia seriamente di correre più in là con la storia.
Ma peraltro, l'atmosfera "chill" che si respira è molto carina. Migliorabile, ma bella.
Il lato tecnico è, senza nessuna sorpresa, perfetto. Lo stile di disegno, simile a quello di "Mushoku Tensei", è il mio preferito in assoluto, e anche qui la pulizia e la scorrevolezza delle animazioni e delle immagini è come l'acqua. I volti sono ugualmente perfetti. Davvero, non c'è nulla fuori posto o che faccia storcere il naso. Perfino la CGI, seppur scarsa, si confonde praticamente alla perfezione con il tutto. Gli sfondi sono ugualmente magnifici e puliti. Il lato sonoro è ugualmente fantastico, con ottime musiche che ti aspetteresti da un'ambientazione fantasy medievale dai toni tranquilli. Da citare la leggendaria "Zoltraak". Opening e ending sono carine nel sonoro e ottime sul lato visivo.
Che dire? È un anime che stupisce su molteplici fronti, che riesce benissimo a mettere cerotti ai suoi pochi difetti e che risulta piacevolissimo da seguire dall'inizio alla fine. Spero che nei prossimi archi narrativi arrivi qualche novità o scossone, perché ora come ora ne ha bisogno. Ciò non toglie che questo è un prodotto fantastico dall'inizio alla fine ed è consigliato a tutti quelli che vogliono un anime tranquillo e rilassato, ma con comunque qualche sprazzo di azione qui e lì.
Cosa succede dopo la sconfitta del re demone? Cosa succede dopo la morte degli eroi? Cosa succede oltre la fine del viaggio? "Frieren - Oltre la fine del viaggio", anime prodotto magistralmente da Madhouse e basato sull'omonimo manga, risponde a tutte queste domande.
I pregi di questa serie sono svariati e mi appresto ad elencarli.
Protagonisti carismatici: la potentissima, apatica e spesso infantile Frieren, la talentuosa e fredda Fern, e il simpaticissimo, ma imbranato Stark sono tra i migliori trii di protagonisti che io abbia mai visto in un anime, sono personaggi estremamente amabili, ma possiedono tutti, in particolare Frieren con la sua immortalità, drammi profondissimi.
Personaggi secondari interessantissimi: dalla calma e sornione Übel alla pragmatica e misteriosa Serie, dai membri de "La compagnia dell'eroe" all'astuto e maturo Sein, tutti i personaggi secondari mi sono rimasti profondamente impressi per la loro unicità e magistrale caratterizzazione.
Comparto tecnico magistrale: so di star ripetendo l'aggettivo "magistrale" un po' troppe volte, ma è la parola che mi sovviene più spesso pensando a "Frieren". Il comparto tecnico di questo anime si è dimostrato uno dei suoi punti di forza più grandi: le animazioni fluidissime, i magnifici sfondi acquerellati, una colonna sonora così emozionante, l'opening bellissima (in particolare ho adorato quella di Yoasobi), l'ending suggestiva, i character design memorabili, gli scontri esaltanti e i bellissimi colori di "Frieren" rendono il comparto tecnico della serie uno dei migliori mai visti negli ultimi anni.
Narrazione innovativa: per parlare della vera e propria "narrazione", in questa serie bisogna fare un preambolo. L'anime di "Frieren" non possiede una vera e propria trama, i personaggi hanno obiettivi e ideali, tuttavia non sono abbastanza "gloriosi" da sorreggere una trama. La narrazione è spesso "dispersiva", si hanno svariati momenti molto tranquilli in cui Frieren e i suoi compagni aiutano paesani, puliscono spiagge o cercano fiori. Terribile errore? No. È il più grande pregio della serie. Ho visto una tranquillità ricca di tenerezza nella narrazione in questo anime; nonostante ci siano scontri di immensa bellezza ed epica, ho sempre preferito i momenti di quiete, momenti di cui l'anime è colmo.
Quindi, per concludere, posso affermare con sicurezza che io abbia adorato alla follia "Frieren". Mi mancherà tanto poterlo vedere ogni venerdì sera, lo consideravo il mio "comfort anime" per la tranquillità che mi trasmetteva, e aspetto trepidante la seconda stagione.
Potrei finire qui la mia recensione, eppure vorrei parlare un po' anche del mio approccio a quest'anime. Da come lo ho descritto, sembra che lo abbia amato fin dal primo episodio, ma non è assolutamente così: una volta arrivato all'episodio 6, infatti, lo 'droppai' per circa un mese. Lo trovavo noioso, effettivamente ho dovuto "interiorizzare" la sua narrazione lenta e riflessiva per poterne ammirare appieno l'essenza, e vi capirei perfettamente se, provandolo, lo trovaste anche voi noioso. Eppure vi consiglio di guardarlo, poiché, appena abituati al ritmo della serie, lo adorerete.
I pregi di questa serie sono svariati e mi appresto ad elencarli.
Protagonisti carismatici: la potentissima, apatica e spesso infantile Frieren, la talentuosa e fredda Fern, e il simpaticissimo, ma imbranato Stark sono tra i migliori trii di protagonisti che io abbia mai visto in un anime, sono personaggi estremamente amabili, ma possiedono tutti, in particolare Frieren con la sua immortalità, drammi profondissimi.
Personaggi secondari interessantissimi: dalla calma e sornione Übel alla pragmatica e misteriosa Serie, dai membri de "La compagnia dell'eroe" all'astuto e maturo Sein, tutti i personaggi secondari mi sono rimasti profondamente impressi per la loro unicità e magistrale caratterizzazione.
Comparto tecnico magistrale: so di star ripetendo l'aggettivo "magistrale" un po' troppe volte, ma è la parola che mi sovviene più spesso pensando a "Frieren". Il comparto tecnico di questo anime si è dimostrato uno dei suoi punti di forza più grandi: le animazioni fluidissime, i magnifici sfondi acquerellati, una colonna sonora così emozionante, l'opening bellissima (in particolare ho adorato quella di Yoasobi), l'ending suggestiva, i character design memorabili, gli scontri esaltanti e i bellissimi colori di "Frieren" rendono il comparto tecnico della serie uno dei migliori mai visti negli ultimi anni.
Narrazione innovativa: per parlare della vera e propria "narrazione", in questa serie bisogna fare un preambolo. L'anime di "Frieren" non possiede una vera e propria trama, i personaggi hanno obiettivi e ideali, tuttavia non sono abbastanza "gloriosi" da sorreggere una trama. La narrazione è spesso "dispersiva", si hanno svariati momenti molto tranquilli in cui Frieren e i suoi compagni aiutano paesani, puliscono spiagge o cercano fiori. Terribile errore? No. È il più grande pregio della serie. Ho visto una tranquillità ricca di tenerezza nella narrazione in questo anime; nonostante ci siano scontri di immensa bellezza ed epica, ho sempre preferito i momenti di quiete, momenti di cui l'anime è colmo.
Quindi, per concludere, posso affermare con sicurezza che io abbia adorato alla follia "Frieren". Mi mancherà tanto poterlo vedere ogni venerdì sera, lo consideravo il mio "comfort anime" per la tranquillità che mi trasmetteva, e aspetto trepidante la seconda stagione.
Potrei finire qui la mia recensione, eppure vorrei parlare un po' anche del mio approccio a quest'anime. Da come lo ho descritto, sembra che lo abbia amato fin dal primo episodio, ma non è assolutamente così: una volta arrivato all'episodio 6, infatti, lo 'droppai' per circa un mese. Lo trovavo noioso, effettivamente ho dovuto "interiorizzare" la sua narrazione lenta e riflessiva per poterne ammirare appieno l'essenza, e vi capirei perfettamente se, provandolo, lo trovaste anche voi noioso. Eppure vi consiglio di guardarlo, poiché, appena abituati al ritmo della serie, lo adorerete.
L'anime inizia alla fine del racconto, risponde alla domanda "E poi? Cosa succede dopo che la compagnia di eroi giunge alla fine del viaggio?"
L'anime ha uno scorrere molto lento, proprio come viene percepito il tempo della protagonista "Frieren", una elfa inizialmente apatica nei sentimenti, a cui lo scorrere del tempo dei suoi compagni umani fa comprendere quante cose si è persa. L'anime è categorizzato come drammatico, inizialmente non è chiaro il motivo, che si palesa solo nel corso della visione; anche se riprende il classico "percorso dell'eroe", la trama si intreccia in un continuo di ricordi, emozioni dall'alto impatto e addii.
Preparate i fazzoletti, in questo anime si piange.
L'anime ha uno scorrere molto lento, proprio come viene percepito il tempo della protagonista "Frieren", una elfa inizialmente apatica nei sentimenti, a cui lo scorrere del tempo dei suoi compagni umani fa comprendere quante cose si è persa. L'anime è categorizzato come drammatico, inizialmente non è chiaro il motivo, che si palesa solo nel corso della visione; anche se riprende il classico "percorso dell'eroe", la trama si intreccia in un continuo di ricordi, emozioni dall'alto impatto e addii.
Preparate i fazzoletti, in questo anime si piange.