La bottega dei suicidi
Lo ammetto: non sono riuscito a finire di vederlo. Ho spento prima. Va bene che ero partito un tantino prevenuto (già solo il design delle animazioni non mi ispirava), però alla fine mi ero ripromesso di non lasciarmi guidare solo da un'impressione potenzialmente fuorviante, poiché sono ben consapevole che talvolta piccoli capolavori si celano dietro un'apparenza scadente.
E invece in questo caso avrei fatto bene a lasciar perdere, poiché ciò che mi sono trovato davanti è stato, nell'ordine: 1) un'atmosfera cupa e malinconica (il che in linea di principio non sarebbe un qualcosa di negativo), che però contemporaneamente ha una pretesa di divertire (e lo fa in maniera a mio parere squallida); 2) una famiglia in stile Addams (la moglie no, ma il padre è spiccicato) interessata esclusivamente a lucrare sulla morte altrui (e questo potrebbe essere un argomento interessante su cui poi intavolare una discussione); 3) un figlio (il terzogenito) che sinceramente mi ha dato soltanto ai nervi, tanto ingenuo quanto innaturale.
Ma sarei anche potuto passare (con un grande sforzo) oltre tutte queste cose, ma no, in mezzo ci hanno dovuto ficcare, ogni due per tre, delle canzoni che francamente mi hanno progressivamente spinto a interrompere la visione, cosa che alla fine ho fatto: pessima qualità, pessima scelta delle tempistiche, ricorso ad esse decisamente eccessivo. E se all'inizio c'è un pessimismo totale, poi si passa ad una visione di un buonismo melenso che più di così non si può.
Davvero non saprei su che cosa far leva per risollevare la mia opinione su questo film d'animazione, considerato che mi risulta difficile persino concepire quale potrebbe essere il tipo di pubblico in grado di apprezzarlo maggiormente. I bambini? No dai, se poi consideriamo che in Italia all'inizio era stato addirittura classificato come vietato ai minori di 18 anni... Gli adulti? Ma allora perché inserirci canzoni a tutto spiano? Di lavori d'animazione destinati agli adulti ce ne sono, e tra di essi ci sono dei capolavori, ma questo nemmeno un nostalgico cronico della Disney lo potrebbe apprezzare secondo me. Mi sembra più che a volerlo premiare siano quei personaggi un po' snob che appena vedono qualcosa di dubbio gusto sono subito pronti a elogiarlo per l'anticonformismo. Ma io proprio non ci sto a fare un ragionamento di questo tipo.
Anzi, sapete cosa dico? Volete guardarvi un film d'animazione? Quello che volete, ma non questo. Davvero per me è tempo perso.
E invece in questo caso avrei fatto bene a lasciar perdere, poiché ciò che mi sono trovato davanti è stato, nell'ordine: 1) un'atmosfera cupa e malinconica (il che in linea di principio non sarebbe un qualcosa di negativo), che però contemporaneamente ha una pretesa di divertire (e lo fa in maniera a mio parere squallida); 2) una famiglia in stile Addams (la moglie no, ma il padre è spiccicato) interessata esclusivamente a lucrare sulla morte altrui (e questo potrebbe essere un argomento interessante su cui poi intavolare una discussione); 3) un figlio (il terzogenito) che sinceramente mi ha dato soltanto ai nervi, tanto ingenuo quanto innaturale.
Ma sarei anche potuto passare (con un grande sforzo) oltre tutte queste cose, ma no, in mezzo ci hanno dovuto ficcare, ogni due per tre, delle canzoni che francamente mi hanno progressivamente spinto a interrompere la visione, cosa che alla fine ho fatto: pessima qualità, pessima scelta delle tempistiche, ricorso ad esse decisamente eccessivo. E se all'inizio c'è un pessimismo totale, poi si passa ad una visione di un buonismo melenso che più di così non si può.
Davvero non saprei su che cosa far leva per risollevare la mia opinione su questo film d'animazione, considerato che mi risulta difficile persino concepire quale potrebbe essere il tipo di pubblico in grado di apprezzarlo maggiormente. I bambini? No dai, se poi consideriamo che in Italia all'inizio era stato addirittura classificato come vietato ai minori di 18 anni... Gli adulti? Ma allora perché inserirci canzoni a tutto spiano? Di lavori d'animazione destinati agli adulti ce ne sono, e tra di essi ci sono dei capolavori, ma questo nemmeno un nostalgico cronico della Disney lo potrebbe apprezzare secondo me. Mi sembra più che a volerlo premiare siano quei personaggi un po' snob che appena vedono qualcosa di dubbio gusto sono subito pronti a elogiarlo per l'anticonformismo. Ma io proprio non ci sto a fare un ragionamento di questo tipo.
Anzi, sapete cosa dico? Volete guardarvi un film d'animazione? Quello che volete, ma non questo. Davvero per me è tempo perso.
Di certo per argomento e un paio di scene inaspettate, Le Magasin Des Suicides è un cartone per un pubblico solo adulto, ma sono rimasto deluso. Visto il tema mi aspettavo qualcosa di più curato come storia. L'ironia nell'affrontare il trapasso è apprezzabile e del tutto diversa da un'innocente stile Addams e il messaggio finale è valido, ma ci sono troppe contraddizioni, sia negli atteggiamenti genitoriali; avidi, passivi, ligi al dovere e lunatici, che nel dipinto urbano, a volte del tutto (troppo) cupo altre volte misto allegro. Alan il piccolo protagonista ha l'aspetto più brutto e dimenticabile che potessero creargli oltre ad un cervello contorto (se non fosse ingenuo direi anche perverso) degno dei genitori. Il ragazzetto senza i dovuti approfondimenti sulla sua influenza ed attività di guastatore, avrebbe giovato di un arrivo improvviso in famiglia e non una nascita (in parte censurata) che solo anni dopo ottiene i primi effetti positivi, su alcuni, con idee oltremodo sceme e senza capo ne coda. La sceneggiatura pare scritta da più persone indecise e peggio ancora assale il nervosismo per le canzoni. Personalmente le adoro nei prodotti animati, le rimpiango nei Disney moderni, ma qui siamo all'eccesso opposto, troppe, troppeee e saranno pure due in tutto (tra cui lo strizzacervelli) quelle accettabili, le altre col coretto ed il tema macabro esaspereranno anche lo spettatore più paziente.
Non ho letto il libro ma già dalla prefazione online si comprendono meglio alcune cose. L'impressione è che non abbiano voluto andare fino in fondo e devo dire che non hanno neppure saputo raccontare una storia, che appare piuttosto monca.
Ps: oltre a possibili rimandi più facili a una serie cartoon ed un film stop motion, verso la fine il cartone contiene senza dubbio una ispirazione al "Sing in my own way" di Sugimoto Kousuke.
Non ho letto il libro ma già dalla prefazione online si comprendono meglio alcune cose. L'impressione è che non abbiano voluto andare fino in fondo e devo dire che non hanno neppure saputo raccontare una storia, che appare piuttosto monca.
Ps: oltre a possibili rimandi più facili a una serie cartoon ed un film stop motion, verso la fine il cartone contiene senza dubbio una ispirazione al "Sing in my own way" di Sugimoto Kousuke.