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esseci

Episodi visti: 13/13 --- Voto 8
Era da un po' che non mi dedicavo alla visione di un anime di fantascienza e devo ammettere che "Tengoku Daimakyo" o "Heavenly delusion" mi ha colpito per la sua capacità di tenere lo spettatore continuamente sulle spine per cercare di capire il filo logico e il senso della trama. Come temevo, purtroppo, la serie di 13 episodi tratti dall'omonimo manga di Masakazu Ishiguro del 2018 (ancora in corso, ad oggi pubblicati 9 volumi di cui 8 in Italia), traspone solo i primi 6 volumi e pertanto il finale è purtroppo "interlocutorio" e non risolve esplicitamente molti degli interrogativi che la serie fa sorgere negli spettatori e lasciando un retrogusto di, non tanto vaga, inconcludenza.

L'incompiutezza e la cripticità della storia narrata

Ho scritto degli interrogativi perché, anticipo il giudizio, il vero pregio della serie consiste nella scelta registica di intrecciare e alternare sapientemente due linee temporali di narrazione creando anche momenti di smarrimento in quegli spettatori come me che non hanno preventivamente letto il manga.

Scelta che può essere apprezzata da chi ama affrontare e convivere con il dubbio ed è disposto a sfidare se stesso e gli altri nell'immaginare e ipotizzare le motivazioni sottese a certe scelte e svolte della storia... ma credo che non tutti siano disposti a visionare una serie più "impegnativa" della media e che tiene costantemente "sotto scacco" lo spettatore nell'incomprensione della genesi delle situazioni narrate e il loro concatenarsi fino all'epilogo che, come già scritto, "non conclude"...

Purtroppo, e qui sono un po' critico, la storia narrata è ambientata in un futuro (2039) in cui la Terra è stata devastata quindici anni prima (e non secoli) da una misteriosa catastrofe in cui le città sono degli ammassi di ruderi, i mezzi di trasporto sono quasi inesistenti e molte delle tecnologie a noi note non sono utilizzabili (salvo qualche eccezione...), l'umanità superstite si ritrova a vivere quasi come se fosse ritornata ad un'epoca precedente la rivoluzione industriale in uno scenario da "far west" in cui la pace si mantiene con la violenza anche perché il mondo risulta infestato da strani esseri definiti "mangiauomini" che insidiano i superstiti e li uccidono senza pietà cibandosene...

In questo scenario post-apocalittico molto simile a tante altre opere e film, i due protagonisti, una ragazza di nome Kiruko e un ragazzo di nome Maru, poco più che adolescenti, intraprendono una sorta di viaggio alla ricerca di un fantomatico "paradiso" perduto in cui ipotizzano di condurre un'esistenza senza la violenza e i problemi che incontrano quotidianamente, una continua sfida al restare vivi e riuscire a salvarsi non solo dai mostri, ma anche dagli umani che riorganizzatesi in tribù e gruppi cercano di vivere anche con la sopraffazione dei propri simili. In altri termini: una sorta di "inferno", un luogo in cui l'umanità ha perso quasi tutto il grado di civiltà raggiunto e (soprav)vive come può...

In parallelo e, almeno inizialmente in modo assolutamente poco comprensibile, l'ambientazione "infernale" si alterna in modo quasi bipolare e schizofrenico con un altro scenario ambientato in una sorta di istituto (scientifico?) in cui risiedono dei bambini e ragazzi dotati di strani e particolari poteri: un mondo asettico, perfetto, controllato e dotato anche di tecnologie avanzate in cui i ragazzi e bambini sembrano trovarsi in una scuola o residenza in cui appaiono felici ma che in realtà vivono in una sorta di gabbia dorata in cui gli adulti li studiano e forse anche li sottopongono a esperimenti loro malgrado. Quindi un apparente "paradiso" ma che in realtà, man mano che la trama si "sgomitola", nasconde un mondo in cui questi ragazzi, ignari di ciò che li circonda e del mondo esterno, sembrano vivere in un laboratorio per cavie in cui sembra che l'uomo stia creando una sorta di razza superiore...

Nella recensione ufficiale di AC, si scrive che le due linee temporali si intrecciano in una spirale: e non posso che confermare tale giudizio, aggiungendo che la spirale è tra due linee temporali sfalsate di qualche anno, con quella relativa all'"inferno" che trova man mano qualche spiegazione in quella relativa al "paradiso" che diventa una sorta di "dante causa" dell'inferno... e in questo senso la scena dell'ultimo episodio post ending credo che possa indurre o spettatore a ipotizzare un possibile scenario delle cause della apocalisse che la terra ha subito...

La regia sapiente...

Se la trama non introduce particolari novità rispetto ad altre opere simili e resta purtroppo incompiuta, a me sono parse particolarmente convincenti le scelte registiche nello sviluppare la storia e l'intreccio presente/passato in cui vengono distillate con molta parsimonia alcune spiegazioni del mondo post-apocalittico. Di questa serie si possono esprime giudizi differenti sull'apprezzare o meno la trama e alcuni contenuti (sui quali scriverò a breve) ma su come sono state raccontate credo che si possa scrivere che l'anime ha colto nel segno: indizi non sempre facilmente coglibili, segnali e collegamenti tra i personaggi del passato e quelli del presente non sempre immediati ma che col tempo e con la visione degli episodi sembrano diventare certezze (o presunte tali)... La visione della serie richiede un certo sforzo allo spettatore: un sforzo di interpretare i collegamenti tra le scene che, se non meditate e "digerite", danno "prima facie" l'idea di visionare una serie senza o con poco senso e tutto sommato anche poco stimolante: in fondo si narra la storia di bambini e ragazzi che ignari del passato (e questo è un aspetto un po' troppo forzato e illogico della trama) cercano di sopravvivere in un mondo violento aggrappandosi a sogni e alla ricerca di persone che avevano segnato in positivo il loro passato, almeno nei loro ricordi...

La brutalità "innocente" della violenza rappresentata...

E arrivo a quello che ritengo l'aspetto più controverso della serie: la violenza e come viene fatta percepire allo spettatore.
I protagonisti sono dei ragazzi o dei bambini. E vivono in un mondo in cui la sopraffazione è il c.d. "pane quotidiano". In sé non disturbano i combattimenti, anche splatter, con i mangiauomini, né le mostruosità compiute da umani e sovraumani (come si potrebbero classificare i bambini "prodigio") quando cercano di fare in modo che si possano far sopravvivere umani "infettati" dai mangiauomini... Alludo all'accostamento di scene di violenza abbastanza forte a momenti di ilarità e leggerezza tipiche dell'approccio di ragazzi in cui il (dis)valore di alcune scene di disperazione è solo un momento come altri che si supera facilmente rimanendo concentrati sugli obiettivi che ciascun personaggio vuole perseguire.
Questa sensazione è più accentuata quasi nella linea temporale del "paradiso" in cui i ragazzini vivono in una sorta di eden in cui non c'è percezione del bene o del male, del valore delle azioni.

Attenzione: questa parte contiene spoiler

Tanto è vero che può accadere un suicidio (Asura, un essere molto simile ad un alieno...), la disforia di genere, una gravidanza tra ragazzi in cui la madre (Tokyo) sembra non capire cosa significhi mettere al mondo dei figli salvo poi diventare aggressiva e pericolosa una volta che cercano di allontanarla dalla prole... In altre parole un paradiso terrestre con la metafora di Adamo ed Eva...
Ma anche nel c.d. "inferno" non mancano le alternanze di disperazione e leggerezza che culminano con la scena abbastanza esplicita dello stupro della protagonista. In sé sono i dialoghi a rendere la sequenza disturbante per la "crudeltà" della persona in cui lei (ma che è anche un lui, ma mi fermo per non spoilerare troppo...) aveva riposto tutta la sua fiducia tanto da cercarlo in ogni dove in cerca di risposte al suo particolare status... Anche in questa fase della storia c'è qualcosa che mi potrebbe essere sfuggito perché dopo tali scene che lasciano un po' destabilizzati, la protagonista riprende come se nulla fosse il viaggio con il compagno Maru in una atmosfera quasi goliardica e sempre proiettata al futuro...

Il passato che sembra non esistere per vivere proiettati verso un futuro incomprensibile... la dura legge della realtà nella transizione dalla adolescenza all'età adulta.

Fine parte contenente spoiler

"Heavenly delusion" forse porta proprio nel titolo il senso della propria storia: sembra rappresentare la disillusione che un ragazzo o bambino prova nello scoprire che quanto sognato o creduto sia illusorio o inutile di fronte alla realtà caratterizzata più dal male che dal bene.
I bambini che fuggono dal "paradiso" ignari di ciò che sono e rappresentano e il loro approccio "innocente" e scevro da retropensieri e malizia alle interazioni con gli adulti e le AI sembra trasmettere il solo messaggio che nessuno, sebbene sia "diverso", è "cattivo" per natura, ma lo diventa a causa del male che li circonda... Un messaggio semplice che la la serie trasmette in modo diretto alternando ingenuità e tragedia.

Lo Studio Production I.G (tra i tanti Psycho-Pass, Haikyuu, ecc.) ha fatto un buon lavoro per chara design e animazioni e alcune scene riescono a trasmettere disagio, paura, suspense, disturbo... con una cura dei dettagli che diventano un pregio di assoluto rilievo.

Per concludere: "Heavenly delusion" sembra rappresentare un viaggio che fa percorre metaforicamente allo spettatore con gli occhi dei ragazzi protagonisti il percorso di crescita/evoluzione verso un mondo in cui la brutalità fisica e psicologica, la conflittualità, l’angoscia esistenziale, lo smarrimento la fanno da padroni.
In questi 13 episodi tuttavia l'anime sembra fermarsi “on the edge”, lasciando allo spettatore il compito di reperire risposte e trarre spunti di riflessione sulla condizione umana.