The Girl I Like Forgot Her Glasses
Altra breve recensione di un anime di cui tempo fa ho già recensito il manga.
Al solito, se volete saperne di più, leggetevi anche la recensione che ho fatto del cartaceo. Che, non giriamoci attorno, secondo me è più bello della versione animata.
Trama e storia
Mie è una ragazzina delle medie un po’ stramba che, pur non vedendoci a un palmo dal proprio naso, continua a dimenticarsi gli occhiali. E quando non se li dimentica, li perde. Oppure li rompe. Ok, dai, è poco credibile, ma alla fine l’autrice ci chiede di prendere per buona questa cosa, e personalmente mi sembra molto meglio rispetto a quando mi chiedono di credere agli alieni, ai demoni, alla magia, ai superpoteri, a gente che vola o a viaggi in mondi fantasy post mortem. Quindi, fatevela andare bene e non rompete le scatole su questo aspetto.
Scherzi a parte, la trama è davvero tutta qui: Mie è di nuovo senza gli occhiali, ma il suo compagno di classe Komura (innamorato di lei) la aiuta, la incoraggia e la sostiene in ogni modo possibile. E, visto che lui è terribilmente timido, arrossisce per qualsiasi cosa lei faccia. Ecco... questo invece è il punto che a me fa un po’ storcere il naso, perché al solito l’aspetto dell’eccessiva timidezza frena pesantemente ogni avanzamento di trama, rendendo il tutto un po’ stucchevole e, talvolta, cringe. E qui, a maggior ragione, visto che anche Mie non è che sia esattamente una tipa estroversa, chiassosa e loquace.
Il resto sono una sequenza di situazioni scolastiche, brevi e auto-conclusive, che vedono i due ragazzini come protagonisti, il tutto ammantato in un’atmosfera che spazia dalla commedia romantica allo slice of life. L’intera serie è estremamente episodica e tutte le singole puntate contengono più di una storia. Talvolta addirittura parliamo di sketch da un paio di minuti. Ci sono pochi archi, e sono tutti brevi.
A questo aggiungiamo che la narrazione è molto lenta, e ancor più lento il processo di avvicinamento e crescita dei due protagonisti. Io ve lo dico, non aspettatevi in questa prima stagione di vedere evoluzioni. Anzi, se ammettiamo che possa esserne prodotta una seconda, facendo due conti al volo dei capitoli, potrebbero non bastare altri tredici episodi perché qualcosa cambi. Gli sviluppi sono davvero molto lenti.
Premesso quindi che per lo stile narrativo non è certamente un’opera adatta a tutti, io ho trovato questo anime per nulla sgradevole. Dopo aver visto decine di film in bianco e nero di Kurosawa, Ozu e Mizoguchi (e averli molto apprezzati), vedere un anime lento non mi è assolutamente pesante. Ma immagino che la maggior parte delle persone abbiano gusti diversi dai miei, quindi sappiate che potreste non apprezzare.
Sviluppo dei personaggi
Komura è gentile, molto timido, educato e piuttosto responsabile per la propria età.
Mie è distratta, goffa, un po’ svogliata e non esattamente brillante (e si rivelerà piuttosto timida anche lei).
È una coppia interessante che però, nella maggior parte degli altri manga, sarebbe una bella coppia di comprimari. Il fatto che qui siano invece i protagonisti è sicuramente qualcosa di apprezzabile, ma in tutta onestà non si discosta poi tanto dal solito.
Al netto di questo aspetto in questa prima stagione sostanzialmente non ci sono situazioni che delineano uno sviluppo di alcun tipo, e in buona sostanza in tredici episodi non cambia nulla.
Animazioni e disegni
L’aspetto visivo, soprattutto nel primissimo episodio, ha fatto storcere il naso a molti. Inquadrature sbilenche, abuso di grafica computerizzata, effetti luminosi fin troppo aggressivi... tutto ciò non passa certo inosservato e il primo impatto è piuttosto forte. Di nuovo, una volta fatto l’occhio nella prima puntata, io l’ho trovato piuttosto gradevole, se non altro diverso dal solito, ma a tanti invece ha dato fastidio. Particolarmente piacevole l’animazione dei capelli di Mie, per cui credo sia stato usato metà del budget dell’intera serie...
Comparto sonoro
Niente da segnalare, tutto nella norma. Doppiaggio buono, ma onestamente al giorno d’oggi è raro trovare prodotti scarsi in questi aspetti.
In definitiva
In definitiva, una buona serie per passare un paio di serate in totale relax, con una tisana calda al calduccio sotto al kotatsu. Non richiede particolare attenzione, perché non ci sono trame machiavelliche. Non ci sono evoluzioni che possono scombussolarvi a livello emotivo. Ci sono due personaggi in croce, facili da identificare, e anche i nomi sono facili. Il ritmo è molto blando e il tutto procede su binari estremamente tranquilli. Se non vi si ribaltano gli occhi per le scelte visive, se vi piace un blando romanticismo e se non temete una lentezza narrativa d’altri tempi, potreste apprezzarlo.
Al solito, se volete saperne di più, leggetevi anche la recensione che ho fatto del cartaceo. Che, non giriamoci attorno, secondo me è più bello della versione animata.
Trama e storia
Mie è una ragazzina delle medie un po’ stramba che, pur non vedendoci a un palmo dal proprio naso, continua a dimenticarsi gli occhiali. E quando non se li dimentica, li perde. Oppure li rompe. Ok, dai, è poco credibile, ma alla fine l’autrice ci chiede di prendere per buona questa cosa, e personalmente mi sembra molto meglio rispetto a quando mi chiedono di credere agli alieni, ai demoni, alla magia, ai superpoteri, a gente che vola o a viaggi in mondi fantasy post mortem. Quindi, fatevela andare bene e non rompete le scatole su questo aspetto.
Scherzi a parte, la trama è davvero tutta qui: Mie è di nuovo senza gli occhiali, ma il suo compagno di classe Komura (innamorato di lei) la aiuta, la incoraggia e la sostiene in ogni modo possibile. E, visto che lui è terribilmente timido, arrossisce per qualsiasi cosa lei faccia. Ecco... questo invece è il punto che a me fa un po’ storcere il naso, perché al solito l’aspetto dell’eccessiva timidezza frena pesantemente ogni avanzamento di trama, rendendo il tutto un po’ stucchevole e, talvolta, cringe. E qui, a maggior ragione, visto che anche Mie non è che sia esattamente una tipa estroversa, chiassosa e loquace.
Il resto sono una sequenza di situazioni scolastiche, brevi e auto-conclusive, che vedono i due ragazzini come protagonisti, il tutto ammantato in un’atmosfera che spazia dalla commedia romantica allo slice of life. L’intera serie è estremamente episodica e tutte le singole puntate contengono più di una storia. Talvolta addirittura parliamo di sketch da un paio di minuti. Ci sono pochi archi, e sono tutti brevi.
A questo aggiungiamo che la narrazione è molto lenta, e ancor più lento il processo di avvicinamento e crescita dei due protagonisti. Io ve lo dico, non aspettatevi in questa prima stagione di vedere evoluzioni. Anzi, se ammettiamo che possa esserne prodotta una seconda, facendo due conti al volo dei capitoli, potrebbero non bastare altri tredici episodi perché qualcosa cambi. Gli sviluppi sono davvero molto lenti.
Premesso quindi che per lo stile narrativo non è certamente un’opera adatta a tutti, io ho trovato questo anime per nulla sgradevole. Dopo aver visto decine di film in bianco e nero di Kurosawa, Ozu e Mizoguchi (e averli molto apprezzati), vedere un anime lento non mi è assolutamente pesante. Ma immagino che la maggior parte delle persone abbiano gusti diversi dai miei, quindi sappiate che potreste non apprezzare.
Sviluppo dei personaggi
Komura è gentile, molto timido, educato e piuttosto responsabile per la propria età.
Mie è distratta, goffa, un po’ svogliata e non esattamente brillante (e si rivelerà piuttosto timida anche lei).
È una coppia interessante che però, nella maggior parte degli altri manga, sarebbe una bella coppia di comprimari. Il fatto che qui siano invece i protagonisti è sicuramente qualcosa di apprezzabile, ma in tutta onestà non si discosta poi tanto dal solito.
Al netto di questo aspetto in questa prima stagione sostanzialmente non ci sono situazioni che delineano uno sviluppo di alcun tipo, e in buona sostanza in tredici episodi non cambia nulla.
Animazioni e disegni
L’aspetto visivo, soprattutto nel primissimo episodio, ha fatto storcere il naso a molti. Inquadrature sbilenche, abuso di grafica computerizzata, effetti luminosi fin troppo aggressivi... tutto ciò non passa certo inosservato e il primo impatto è piuttosto forte. Di nuovo, una volta fatto l’occhio nella prima puntata, io l’ho trovato piuttosto gradevole, se non altro diverso dal solito, ma a tanti invece ha dato fastidio. Particolarmente piacevole l’animazione dei capelli di Mie, per cui credo sia stato usato metà del budget dell’intera serie...
Comparto sonoro
Niente da segnalare, tutto nella norma. Doppiaggio buono, ma onestamente al giorno d’oggi è raro trovare prodotti scarsi in questi aspetti.
In definitiva
In definitiva, una buona serie per passare un paio di serate in totale relax, con una tisana calda al calduccio sotto al kotatsu. Non richiede particolare attenzione, perché non ci sono trame machiavelliche. Non ci sono evoluzioni che possono scombussolarvi a livello emotivo. Ci sono due personaggi in croce, facili da identificare, e anche i nomi sono facili. Il ritmo è molto blando e il tutto procede su binari estremamente tranquilli. Se non vi si ribaltano gli occhi per le scelte visive, se vi piace un blando romanticismo e se non temete una lentezza narrativa d’altri tempi, potreste apprezzarlo.
Ecco la serie che ho più amato/odiato della stagione.
Un romance scolastico sorretto esclusivamente dalla simpatia della protagonista femminile Mie, in cui tutto il budget è stato speso per animare la sua folta chioma, rendendola effettivamente molto più affascinante rispetto alla sua controparte cartacea.
Infatti, tutto il resto è assolutamente terribile, tra inquadrature storte per far dire "Hey, che regia particolare!" ed effetti di luce degni dei peggiori filtri Instagram.
Per due terzi della serie assistiamo a dei siparietti imbarazzanti in cui il classico protagonista timidone fa da balia a questa tontolona che, pur essendo ipovedente, continua a dimenticare gli occhiali a casa. Il problema è che le scenette sono davvero poco divertenti: viene persino tirato in ballo il f*tish per i piedini e quello degli occhiali. Per tutto il tempo ho provato imbarazzo per il protagonista e gli autori della serie, manco fossimo in un film di Checco Zalone.
Fortunatamente, nelle puntate finali iniziamo a conoscere meglio i nostri protagonisti e, nonostante le mie resistenze, mi sono affezionato a loro. Purtroppo, il finale di stagione mi ha fatto nuovamente incavolare, in quanto tira fuori dal cilindro un colpo di scena molto poco probabile.
Non so neanch'io se sperare in una seconda stagione o meno, senza dubbio però non mi scorderò dell'imbarazzo provato guardando le vicende di questi due ragazzini.
Un romance scolastico sorretto esclusivamente dalla simpatia della protagonista femminile Mie, in cui tutto il budget è stato speso per animare la sua folta chioma, rendendola effettivamente molto più affascinante rispetto alla sua controparte cartacea.
Infatti, tutto il resto è assolutamente terribile, tra inquadrature storte per far dire "Hey, che regia particolare!" ed effetti di luce degni dei peggiori filtri Instagram.
Per due terzi della serie assistiamo a dei siparietti imbarazzanti in cui il classico protagonista timidone fa da balia a questa tontolona che, pur essendo ipovedente, continua a dimenticare gli occhiali a casa. Il problema è che le scenette sono davvero poco divertenti: viene persino tirato in ballo il f*tish per i piedini e quello degli occhiali. Per tutto il tempo ho provato imbarazzo per il protagonista e gli autori della serie, manco fossimo in un film di Checco Zalone.
Fortunatamente, nelle puntate finali iniziamo a conoscere meglio i nostri protagonisti e, nonostante le mie resistenze, mi sono affezionato a loro. Purtroppo, il finale di stagione mi ha fatto nuovamente incavolare, in quanto tira fuori dal cilindro un colpo di scena molto poco probabile.
Non so neanch'io se sperare in una seconda stagione o meno, senza dubbio però non mi scorderò dell'imbarazzo provato guardando le vicende di questi due ragazzini.