Mitsuwano
Attenzione: questo anime ha contenuti propagandistici ed è volto a incoraggiare il pubblico femminile verso il recupero di una figura tradizionale il cui numero di proseliti sta man mano diminuendo. Maneggiare con cautela.
Sto esagerando? E' così sbagliato cercare di dare un nuovo impulso alla figura della maiko (e conseguentemente a quella della geisha) le cui origini risalgono, a quanto ne so, al 1600? Certamente no: ogni cultura tiene alle sue tradizioni e desidera che queste vengano preservate il più a lungo possibile. Il problema è il modo in cui questo viene fatto: ancora una volta non posso non constatare un tentativo di manipolare ad arte la realtà per il raggiungimento del fine che ci si è proposti. "Mitsuwano" non racconta in cosa consista esattamente la figura di maiko, a dimostrazione che il pubblico a cui è destinato è esclusivamente quello giapponese: uno straniero non informato già di suo non capirebbe, dalla visione di questo anime, di cosa stiamo parlando. Non raccontandolo omette, in modo intenzionale secondo me, tutto ciò che potrebbe risultare sgradito o poco attraente al giovane (e influenzabile) pubblico femminile. Ed ecco che ci viene propinata la solita storia di amicizia tra ragazze, entusiaste della loro professione e incuranti delle difficoltà ad essa connesse. E si ricorre al solito espediente, che ho sempre trovato molto irritante, con il quale ciò che comporta fatica e duro lavoro diventa "divertente". Quindi, a mio avviso, va benissimo cercare di incoraggiare il rinnovamento di forme e figure tradizionali che altrimenti andrebbero perdute; ciò però non dovrebbe avvenire attraverso l'inganno, ma mostrando a chi è interessata alla cosa sia gli aspetti positivi che le difficoltà connesse a una scelta che potrebbe condizionare tutta la vita di una persona. E in "Mitsuwano" questo non succede.
Fatta questa premessa che, come si immaginerà, finisce per compromettere in modo irreparabile la mia valutazione finale, cerchiamo di capire chi è, in realtà, una maiko.
La maiko nasce a Kyoto nel Seicento e qui, tradizionalmente, questa figura vanta il maggior numero di proseliti. Di età compresa fra i quindici e i vent'anni queste ragazze devono istruirsi nel canto, nelle danze tradizionali e nel suonare lo shamisen, al fine di potersi esibire alle feste. Molto particolari, poi, sono le loro acconciature con capelli raccolti, un trucco molto pesante e kimono a tema floreale. Finito il loro apprendistato le maiko diventeranno delle geishe a tutti gli effetti. Di tutto ciò l'anime tratta in maniera molto superficiale cercando di mostrare solo gli aspetti positivi occultando il resto.
"Mitsuwano" narra le vicende di tre maiko, della loro passione comune e della grande amicizia che le lega. Amicizia che conoscerà qualche scricchiolio quando, in occasione di una festa, vengono a sapere che soltanto due di loro potranno esibirsi in una danza tradizionale. Ovviamente tutte vogliono partecipare assolutamente e ciò creerà malumori e qualche dissapore fra le tre. Inutile dire che le attende un coreografico lieto fine.
L'anime è molto leggero, quindi si lascia guardare senza troppe difficoltà; la qualità grafica è buona ma dalla colonna sonora mi aspettavo un po' di più dato l'argomento trattato. Sarebbe, insomma, un titolo a cui avrei dato la sufficienza se non fosse stato intriso in ogni sua componente di quell'insopportabile elemento propagandistico di cui si è già detto abbondantemente sopra. Questo tipo di anime a me non piacciono, ragion per cui la mia valutazione complessiva è decisamente negativa.
Sto esagerando? E' così sbagliato cercare di dare un nuovo impulso alla figura della maiko (e conseguentemente a quella della geisha) le cui origini risalgono, a quanto ne so, al 1600? Certamente no: ogni cultura tiene alle sue tradizioni e desidera che queste vengano preservate il più a lungo possibile. Il problema è il modo in cui questo viene fatto: ancora una volta non posso non constatare un tentativo di manipolare ad arte la realtà per il raggiungimento del fine che ci si è proposti. "Mitsuwano" non racconta in cosa consista esattamente la figura di maiko, a dimostrazione che il pubblico a cui è destinato è esclusivamente quello giapponese: uno straniero non informato già di suo non capirebbe, dalla visione di questo anime, di cosa stiamo parlando. Non raccontandolo omette, in modo intenzionale secondo me, tutto ciò che potrebbe risultare sgradito o poco attraente al giovane (e influenzabile) pubblico femminile. Ed ecco che ci viene propinata la solita storia di amicizia tra ragazze, entusiaste della loro professione e incuranti delle difficoltà ad essa connesse. E si ricorre al solito espediente, che ho sempre trovato molto irritante, con il quale ciò che comporta fatica e duro lavoro diventa "divertente". Quindi, a mio avviso, va benissimo cercare di incoraggiare il rinnovamento di forme e figure tradizionali che altrimenti andrebbero perdute; ciò però non dovrebbe avvenire attraverso l'inganno, ma mostrando a chi è interessata alla cosa sia gli aspetti positivi che le difficoltà connesse a una scelta che potrebbe condizionare tutta la vita di una persona. E in "Mitsuwano" questo non succede.
Fatta questa premessa che, come si immaginerà, finisce per compromettere in modo irreparabile la mia valutazione finale, cerchiamo di capire chi è, in realtà, una maiko.
La maiko nasce a Kyoto nel Seicento e qui, tradizionalmente, questa figura vanta il maggior numero di proseliti. Di età compresa fra i quindici e i vent'anni queste ragazze devono istruirsi nel canto, nelle danze tradizionali e nel suonare lo shamisen, al fine di potersi esibire alle feste. Molto particolari, poi, sono le loro acconciature con capelli raccolti, un trucco molto pesante e kimono a tema floreale. Finito il loro apprendistato le maiko diventeranno delle geishe a tutti gli effetti. Di tutto ciò l'anime tratta in maniera molto superficiale cercando di mostrare solo gli aspetti positivi occultando il resto.
"Mitsuwano" narra le vicende di tre maiko, della loro passione comune e della grande amicizia che le lega. Amicizia che conoscerà qualche scricchiolio quando, in occasione di una festa, vengono a sapere che soltanto due di loro potranno esibirsi in una danza tradizionale. Ovviamente tutte vogliono partecipare assolutamente e ciò creerà malumori e qualche dissapore fra le tre. Inutile dire che le attende un coreografico lieto fine.
L'anime è molto leggero, quindi si lascia guardare senza troppe difficoltà; la qualità grafica è buona ma dalla colonna sonora mi aspettavo un po' di più dato l'argomento trattato. Sarebbe, insomma, un titolo a cui avrei dato la sufficienza se non fosse stato intriso in ogni sua componente di quell'insopportabile elemento propagandistico di cui si è già detto abbondantemente sopra. Questo tipo di anime a me non piacciono, ragion per cui la mia valutazione complessiva è decisamente negativa.
Mitsuwano si presenta in modo pessimo con un doppiaggio non ispirato e animazioni ridotte all'osso, praticamente delle slide in sequenza che generano una staticità semplicemente disarmante e irritante. In certi frangenti raggiunge livelli da Ganime, però come potrete facilmente intuire non c'è dietro lo stesso vettore stilistico.
Sia chiaro, slice of life non significa riempire mezz'ora di animazione (o presunta tale) di nulla cosmico. Mitsuwano è semplicemente lo specchio della decadenza dell'animazione giapponese. Perché laddove esistono sceneggiatori capaci di scrivere commedie improntate sugli equivoci con un ritmo alto e incessante, troviamo anche mezz'ora di prodotto basato su un solo e stupido equivoco, che risolve il tutto in un nulla di fatto.
E' difficile cercare di dire qualcosa su Mitsuwano, perché è semplicemente privo di qualsivoglia contenuto e perché non essendo neanche di quella bruttezza trash o kitsch non lascia nemmeno il segno, è semplicemente piatto e mediocre. Diciamo che la principale differenza tra i dimenticati e innumerevoli OAV anni '80 e questi più moderni è che i primi fallivano provandoci, i secondi invece decidono di fare un copia incolla di altre produzioni arrendendosi in partenza. Prendiamo i personaggi ad esempio, che seguono quella scuola che ha avuto il suo esponente più noto in K-On!: c'è la tipa buona (leggasi ingenua), quella neutrale (leggasi protagonista) e quella più impegnativa (leggasi 'scassamaroni'). Ma c'è un ma: laddove la sceneggiatura, le animazioni e i personaggi avevano fallito poteva intervenire l'ambientazione, cambiando le carte in tavola. Purtroppo nemmeno questa carta viene giocata, e una volta conclusa la visione l'unica cosa che avrete potuto intuire sarà che le maiko sono delle specie di geishe apprendiste. A conti fatti, se pure le protagoniste fossero state delle semplici studentesse sarebbe cambiato poco o nulla.
Mitsuwano è noioso e animato male. Dalla sua ha come unica scusante quella di essere tratto dall'omonima light novel di Matsumoto Itsuki e quindi di essere un prodotto indirizzato agli appassionati della stessa; a tutti gli altri: lasciate stare. Col senno di poi posso chiaramente dichiarare che si tratta di un prodotto commerciale utilizzato per far impennare le vendite del libro, che difatti approfondisce quelle vicende solamente accennate nell'OAV.
Sia chiaro, slice of life non significa riempire mezz'ora di animazione (o presunta tale) di nulla cosmico. Mitsuwano è semplicemente lo specchio della decadenza dell'animazione giapponese. Perché laddove esistono sceneggiatori capaci di scrivere commedie improntate sugli equivoci con un ritmo alto e incessante, troviamo anche mezz'ora di prodotto basato su un solo e stupido equivoco, che risolve il tutto in un nulla di fatto.
E' difficile cercare di dire qualcosa su Mitsuwano, perché è semplicemente privo di qualsivoglia contenuto e perché non essendo neanche di quella bruttezza trash o kitsch non lascia nemmeno il segno, è semplicemente piatto e mediocre. Diciamo che la principale differenza tra i dimenticati e innumerevoli OAV anni '80 e questi più moderni è che i primi fallivano provandoci, i secondi invece decidono di fare un copia incolla di altre produzioni arrendendosi in partenza. Prendiamo i personaggi ad esempio, che seguono quella scuola che ha avuto il suo esponente più noto in K-On!: c'è la tipa buona (leggasi ingenua), quella neutrale (leggasi protagonista) e quella più impegnativa (leggasi 'scassamaroni'). Ma c'è un ma: laddove la sceneggiatura, le animazioni e i personaggi avevano fallito poteva intervenire l'ambientazione, cambiando le carte in tavola. Purtroppo nemmeno questa carta viene giocata, e una volta conclusa la visione l'unica cosa che avrete potuto intuire sarà che le maiko sono delle specie di geishe apprendiste. A conti fatti, se pure le protagoniste fossero state delle semplici studentesse sarebbe cambiato poco o nulla.
Mitsuwano è noioso e animato male. Dalla sua ha come unica scusante quella di essere tratto dall'omonima light novel di Matsumoto Itsuki e quindi di essere un prodotto indirizzato agli appassionati della stessa; a tutti gli altri: lasciate stare. Col senno di poi posso chiaramente dichiarare che si tratta di un prodotto commerciale utilizzato per far impennare le vendite del libro, che difatti approfondisce quelle vicende solamente accennate nell'OAV.
"Mitsuwano" è un anime slice of life di produzione recente, datato 2014 per la precisione, e composto da un unico OAV della durata di circa trenta minuti. Una visione che sicuramente non risulta essere troppo impegnativa, considerando anche la trama su cui ruota l'episodio.
Lo stralcio di vita che ci viene raccontato è quello di tre giovani apprendiste maiko, ambientato nella Kyoto moderna. Nel quartiere di Gion, Mai, Midori e Riko sono alle prese con la loro rigorosa quotidianità nell'okiya, fatta di gioie e scoraggiamenti. Riko sembra essere quella più talentuosa del gruppo, Midori quella più "maschiaccio" e Mai, personaggio su cui in realtà s'incentra la storia, quella probabilmente più equilibrata. Tutte, però, condividono il sogno di debuttare al più presto.
Qui mi fermo e prima di addentrarmi nella mia valutazione voglio fare una piccola premessa personale. Il tema delle geisha mi ha da sempre affascinato e incuriosito; proprio per questo, non appena ho scoperto "Mitsuwano", mi sono avvicinata felicemente a questo anime, chiedendomi come sarebbe stato trasposto l'iter che avrebbe poi portato le tre a divenire ufficialmente delle maiko. Tuttavia, non posso negare di aver visto le mie aspettative largamente deluse, per non dire infrante, poiché in questo episodio la vita delle maiko è solamente abbozzata. Non è nulla di più di un'immagine su una bella cartolina colorata: piacevole da guardare e basta.
Ci tengo a sottolineare che questo mondo femminile è un mondo chiuso e diffidente, che per lungo tempo è stato avvolto dal mistero e dalla tradizione, perciò non risulta strano che una gran fetta di persone vi sia in qualche modo attratta. Specie noi Occidentali e soprattutto oggi, dove la modernità dei tempi pare in netto contrasto con quest'arte antica e fascinosa. Tuttavia, si deve distinguere fra quella che è la facciata di una geisha e quello che è il suo retroscena. Se la sua immagine è simbolo di eleganza e fascino, il suo percorso è duro e tortuoso e probabilmente anche quello maggiormente interessante. Proprio per questo motivo, speravo che ci si sarebbe soffermati su quest'ultimo aspetto, cercando di gettare la superficialità per inoltrarsi nella spiegazione dei gesti e degli studi di una maiko. Di un apprendistato che non è poi così diverso dai tempi più antichi, in realtà.
La stessa spiegazione del termine "maiko" non ci viene data con chiarezza. Si accenna sì alla particolarità linguistica di Kyoto, ma non attraverso l'esempio che, per l'appunto, forse sarebbe stato maggiormente attinente. Per chi non lo sapesse, per "maiko" s'intende l'apprendista geisha, ma a Kyoto si tende a ricomprendere con questo termine le geisha in generale. Per questo nell'anime le ragazze si definiscono "apprendiste maiko" anziché "apprendiste geisha".
Gli stessi abiti che indossano sono in grado di distinguere una geisha da una maiko. Le apprendiste vestono colori più sgargianti, variopinti e vivaci, mentre il loro obi (la cintura in seta che le fascia) è lungo ben cinque metri, permettendo di creare il particolare nodo che si può tranquillamente notare anche nell'anime. Non so se qualcuno l'ha notato, ma l'uomo che appare ogni tanto e si nota davanti allo specchio con una delle maiko, ha proprio la funzione di stringere e legare con forza l'obi. Un lavoro che risulta piuttosto ostico.
Anche i loro kanzashi (i loro fermagli) sono maggiormente vistosi rispetto a quelli di una geisha, tuttavia questo aspetto non viene toccato. Non viene mostrata nemmeno la cura e la simbologia del trucco, ma ci si limita a un fotogramma dove viene mostrato l'uso di un pennellino sulle sopracciglia da rifinire, ma nient'altro. La complessità e la tortura delle loro acconciature non viene minimamente mostrata, evitando di spiegare che era proprio questa la ragione degli hakomakura, i cuscini rialzati e scomodi su cui si risvegliano le protagoniste, né si accenna al possibile uso di raffinate parrucche, anche se quest'elemento è intuibile. Mi sto, infatti, ancora chiedendo come sia possibile che la nipote di una direttrice di un okiya (un baluardo della tradizione) sia bionda. Ripeto che questo è ancora un mondo chiuso e diffidente verso l'elemento straniero. Solo da poco ha cominciato ad aprirsi all'Occidente, tant'è che (stando a una notizia del 2008) la prima ragazza che è riuscita ad entrare in questo mondo è australiana, ma al di là dei suoi capelli scuri ha dovuto faticare per poter essere accettata. Non capisco quindi questa scelta grafica, in netto contrasto con il prototipo di maiko e senza secondi fini, se non probabilmente il distinguere i personaggi.
Lo stesso "scopo" di chi pratica il mestiere della geisha non emerge con chiarezza ma indirettamente, attraverso l'esempio forse meno quotidiano. Mi sono, infatti, ritrovata a chiedere dove fossero finite le case da tè, che una parte di me sperava di vedere. Inoltre, c'è da domandarsi anche il perché non si parli delle altre innumerevoli arti cui le apprendiste devono approcciarsi oltre alla danza, cioè la musica, la cerimonia del tè e l'arte della conversazione e dell'intrattenimento. Per divenire maiko l'impegno è tanto e costante, eppure ci sono più scene di loro a spasso, che di loro intente a suonare uno strumento o a esercitarsi con il ventaglio.
Mi sarebbe piaciuto un maggiore realismo o perlomeno una narrazione dove il mondo delle geisha predominasse e non dove il risalto maggiore fosse dato al sentimento d'amicizia delle ragazze, per quanto bello. Se desideravo questo, uno slice of life scolastico o di altro genere sarebbe andato benissimo, poiché se non fosse stato per le poche scene con i kimono nulla sarebbe stato molto diverso. Il tema della rivalità e della competizione c'è ed è, probabilmente, un aspetto normale in un mondo dove la bravura gioca un ruolo importante. Tuttavia, anche quest'aspetto più reale è stato messo subito da parte.
Lasciatemelo dire: che fastidio!
Passiamo al voto, ora.
Come ho già detto, avrei apprezzato che la gestione di questo anime fosse stata diversa. Che senso può avere parlare dello stralcio di vita di una geisha, se poi il tema sembra secondario o marginale? Perché far venir meno spiegazioni che avrebbero potuto inserirsi e allo stesso tempo mostrarsi? È davvero così tanto scontato che tutti sappiano tutto di questo mondo, in Giappone? O semplicemente non c'era il tempo materiale per affrontare tutto e bene?
Su quest'ultima domanda mi soffermerei. È vero: trenta minuti non sono molti, eppure ho la consapevolezza che si sia data importanza a elementi tranquillamente tralasciabili. Perché ho svariate scene nel negozio di tessuti, dove talvolta nulla di significativo accade, ma non ho il tempo per far scambiare quattro parole al personaggio che si occupa di aiutare nell' okiya, in modo da dargli un nome e un ruolo chiaro? L'assurdità è che fa la sua comparsata più volte, per esempio fra il pubblico del festival. Eppure non è da considerarsi un personaggio davvero rilevante, ma tranquillamente tralasciabile. Tutto questo problema non si sarebbe posto, se nel momento della vestizione si fosse speso qualche secondo per fargli chiedere se l'obi era abbastanza stretto.
Giunti a questo punto mi devo porre la seguente domanda e invito anche chi sta leggendo a farsela: "Quest'anime rende giustizia al tema che tratta?" La mia personale opinione è no. Tutto è troppo semplicistico e ci tengo a riutilizzare il mio precedente esempio della cartolina colorata: la guardo e la trovo piacente e gradevole, ma poi la poso e me ne dimentico. Una metafora perfetta per "Mitsuwano".
Dalla sua visione speravo di carpire informazioni sulle geisha nella Kyoto moderna, sull'evoluzione di questa figura che oggi si trova sospesa fra passato e presente. Schiacciata in parte, ma anche pronta ad adattarsi e rimodernarsi. Invece, mi ritrovo con il nulla in mano. Le mie conoscenze non si sono ampliate, anzi! Per fortuna che avevo autonomamente coltivato i miei interessi. Ho potuto scoprire che certi dettagli non li avrei mai notati o compresi se non avessi avuto delle basi. Inoltre, mi sono resa conto che ciò che viene mostrato non emette la corretta percezione di questo mondo e/o ambiente. Non è tutto rosa e fiori e non è sempre tutto bello e giusto. Questo slice of life è fatto di luoghi comuni e di scene che sì, mostrano l'ambiente dell'okiya, cioè della casa delle geisha, ma che non si sofferma a spiegarlo, magari sfruttando l'inesperienza delle tre ragazze. Proprio a causa di questo, non supera il livello che separa il buon prodotto da quello mediocre.
Se si desiderava rappresentare la geisha come figura piacente e perfetta, si poteva tranquillamente dipingere la percezione artistica che si può avere delle maiko, magari attraverso gli occhi di un cliente o di un passante. Si poteva dare enfasi alla scena della fotografia, in quel caso.
Se invece, come suppongo si volesse fare qui, questo stralcio di vita quotidiana voleva mostrare ciò che una geisha è dietro al trucco e al kimono, il messaggio non è passato molto bene. Anzi, si è dimostrato distorto e per nulla caratterizzato. Mi va bene affermare che una geisha è in realtà una donna, una ragazza e una persona come tutte le altre, però la vita che conduce è atipica, decisamente non è ordinaria, bensì costellata di studio e sacrificio per perfezionare la sua arte.
Termino la mia recensione affermando che si è sprecata un'occasione. Il prodotto era abbastanza particolare da suscitare un certo interesse negli appassionati, però c'è da dire che avrebbe potuto rendere maggiormente se vi fossero stati più episodi o almeno una durata maggiore. Tuttavia, ritengo che si dovessero adoperare dei criteri che, invece, non sono stati usati e che hanno inficiato la qualità del prodotto. Sicuramente hanno troncato il mio entusiasmo e le mie attese, perciò spero che la mia recensione possa in qualche modo farvi tenere i piedi per terra su questo titolo. Vorrei evitare che altri si trovassero nella mia medesima situazione: delusi dal prodotto per cui avevano speranze infondate.
Credo che questo sia un anime che può piacere soprattutto a chi ama gli slice of life, piuttosto che agli appassionati di geisha e maiko come me. Certo le animazioni e i disegni sono gradevoli, ma la storia è piuttosto inconsistente o perlomeno non ha una profonda attinenza con questo mondo particolare. Spero che le spiegazioni che ho via via disseminato lungo la recensione possano risultare utili, ma, soprattutto, che facciano emergere le lacune che potevano essere colmate o gli elementi che potevano essere approfonditi.
Come mio solito, il voto che realmente ho in testa è una mezza misura: un sei-sette per la precisione.
Un sei, che ho dato per la trama, e un sette, attribuito per il comparto tecnico-grafico. Una votazione che, però, io non ho problemi a inquadrare subito con un sei pieno. Questo perché il prodotto è sicuramente sufficiente, ma ho le mie riserve e i miei dubbi nell'optare per una valutazione discreta. Forse la mia votazione è un po' troppo severa, ma il mio resta un commento a caldo e da questa visione non mi sento particolarmente arricchita.
Giunti a questo punto, la consueta domanda che mi pongo è sempre la stessa: "Lo consiglierei?"
Non mi sento di condannare totalmente questo anime. Ovviamente ha pregi e difetti come tutti gli altri, ma la sua breve durata costituisce di certo un'attenuante valida. Basandomi su questo, posso dire che "Mitsuwano" è un anime che segue molto il gusto personale, ma soprattutto ciò che la persona ricerca in quel momento. Se volete vedere qualcosa di spensierato, magari visivamente bello, direi che fa sicuramente per voi. Se, invece, ricercate, come nel mio caso, qualcosa di più approfondito o di maggiormente curato, allora evitate per il momento e aspettate di essere dell'umore giusto per qualcosa di disimpegnato.
Ripeto: non è un prodotto da buttare o che inserirei nella categoria "squallido e da dimenticare". Tutt'altro!
Tuttavia, non è nulla di eccezionale, intramontabile o indimenticabile. "Mitsuwano" non emerge, nonostante le potenzialità insite, ed è un peccato sicuramente, dal mio punto di vista.
Detto ciò, ho finito la mia recensione, ma ne approfitto per invitare comunque altri a provarlo e a condividere la loro impressione. Magari, anche solo per avvicinarsi all'affascinante mondo delle geisha e delle maiko.
Lo stralcio di vita che ci viene raccontato è quello di tre giovani apprendiste maiko, ambientato nella Kyoto moderna. Nel quartiere di Gion, Mai, Midori e Riko sono alle prese con la loro rigorosa quotidianità nell'okiya, fatta di gioie e scoraggiamenti. Riko sembra essere quella più talentuosa del gruppo, Midori quella più "maschiaccio" e Mai, personaggio su cui in realtà s'incentra la storia, quella probabilmente più equilibrata. Tutte, però, condividono il sogno di debuttare al più presto.
Qui mi fermo e prima di addentrarmi nella mia valutazione voglio fare una piccola premessa personale. Il tema delle geisha mi ha da sempre affascinato e incuriosito; proprio per questo, non appena ho scoperto "Mitsuwano", mi sono avvicinata felicemente a questo anime, chiedendomi come sarebbe stato trasposto l'iter che avrebbe poi portato le tre a divenire ufficialmente delle maiko. Tuttavia, non posso negare di aver visto le mie aspettative largamente deluse, per non dire infrante, poiché in questo episodio la vita delle maiko è solamente abbozzata. Non è nulla di più di un'immagine su una bella cartolina colorata: piacevole da guardare e basta.
Ci tengo a sottolineare che questo mondo femminile è un mondo chiuso e diffidente, che per lungo tempo è stato avvolto dal mistero e dalla tradizione, perciò non risulta strano che una gran fetta di persone vi sia in qualche modo attratta. Specie noi Occidentali e soprattutto oggi, dove la modernità dei tempi pare in netto contrasto con quest'arte antica e fascinosa. Tuttavia, si deve distinguere fra quella che è la facciata di una geisha e quello che è il suo retroscena. Se la sua immagine è simbolo di eleganza e fascino, il suo percorso è duro e tortuoso e probabilmente anche quello maggiormente interessante. Proprio per questo motivo, speravo che ci si sarebbe soffermati su quest'ultimo aspetto, cercando di gettare la superficialità per inoltrarsi nella spiegazione dei gesti e degli studi di una maiko. Di un apprendistato che non è poi così diverso dai tempi più antichi, in realtà.
La stessa spiegazione del termine "maiko" non ci viene data con chiarezza. Si accenna sì alla particolarità linguistica di Kyoto, ma non attraverso l'esempio che, per l'appunto, forse sarebbe stato maggiormente attinente. Per chi non lo sapesse, per "maiko" s'intende l'apprendista geisha, ma a Kyoto si tende a ricomprendere con questo termine le geisha in generale. Per questo nell'anime le ragazze si definiscono "apprendiste maiko" anziché "apprendiste geisha".
Gli stessi abiti che indossano sono in grado di distinguere una geisha da una maiko. Le apprendiste vestono colori più sgargianti, variopinti e vivaci, mentre il loro obi (la cintura in seta che le fascia) è lungo ben cinque metri, permettendo di creare il particolare nodo che si può tranquillamente notare anche nell'anime. Non so se qualcuno l'ha notato, ma l'uomo che appare ogni tanto e si nota davanti allo specchio con una delle maiko, ha proprio la funzione di stringere e legare con forza l'obi. Un lavoro che risulta piuttosto ostico.
Anche i loro kanzashi (i loro fermagli) sono maggiormente vistosi rispetto a quelli di una geisha, tuttavia questo aspetto non viene toccato. Non viene mostrata nemmeno la cura e la simbologia del trucco, ma ci si limita a un fotogramma dove viene mostrato l'uso di un pennellino sulle sopracciglia da rifinire, ma nient'altro. La complessità e la tortura delle loro acconciature non viene minimamente mostrata, evitando di spiegare che era proprio questa la ragione degli hakomakura, i cuscini rialzati e scomodi su cui si risvegliano le protagoniste, né si accenna al possibile uso di raffinate parrucche, anche se quest'elemento è intuibile. Mi sto, infatti, ancora chiedendo come sia possibile che la nipote di una direttrice di un okiya (un baluardo della tradizione) sia bionda. Ripeto che questo è ancora un mondo chiuso e diffidente verso l'elemento straniero. Solo da poco ha cominciato ad aprirsi all'Occidente, tant'è che (stando a una notizia del 2008) la prima ragazza che è riuscita ad entrare in questo mondo è australiana, ma al di là dei suoi capelli scuri ha dovuto faticare per poter essere accettata. Non capisco quindi questa scelta grafica, in netto contrasto con il prototipo di maiko e senza secondi fini, se non probabilmente il distinguere i personaggi.
Lo stesso "scopo" di chi pratica il mestiere della geisha non emerge con chiarezza ma indirettamente, attraverso l'esempio forse meno quotidiano. Mi sono, infatti, ritrovata a chiedere dove fossero finite le case da tè, che una parte di me sperava di vedere. Inoltre, c'è da domandarsi anche il perché non si parli delle altre innumerevoli arti cui le apprendiste devono approcciarsi oltre alla danza, cioè la musica, la cerimonia del tè e l'arte della conversazione e dell'intrattenimento. Per divenire maiko l'impegno è tanto e costante, eppure ci sono più scene di loro a spasso, che di loro intente a suonare uno strumento o a esercitarsi con il ventaglio.
Mi sarebbe piaciuto un maggiore realismo o perlomeno una narrazione dove il mondo delle geisha predominasse e non dove il risalto maggiore fosse dato al sentimento d'amicizia delle ragazze, per quanto bello. Se desideravo questo, uno slice of life scolastico o di altro genere sarebbe andato benissimo, poiché se non fosse stato per le poche scene con i kimono nulla sarebbe stato molto diverso. Il tema della rivalità e della competizione c'è ed è, probabilmente, un aspetto normale in un mondo dove la bravura gioca un ruolo importante. Tuttavia, anche quest'aspetto più reale è stato messo subito da parte.
Lasciatemelo dire: che fastidio!
Passiamo al voto, ora.
Come ho già detto, avrei apprezzato che la gestione di questo anime fosse stata diversa. Che senso può avere parlare dello stralcio di vita di una geisha, se poi il tema sembra secondario o marginale? Perché far venir meno spiegazioni che avrebbero potuto inserirsi e allo stesso tempo mostrarsi? È davvero così tanto scontato che tutti sappiano tutto di questo mondo, in Giappone? O semplicemente non c'era il tempo materiale per affrontare tutto e bene?
Su quest'ultima domanda mi soffermerei. È vero: trenta minuti non sono molti, eppure ho la consapevolezza che si sia data importanza a elementi tranquillamente tralasciabili. Perché ho svariate scene nel negozio di tessuti, dove talvolta nulla di significativo accade, ma non ho il tempo per far scambiare quattro parole al personaggio che si occupa di aiutare nell' okiya, in modo da dargli un nome e un ruolo chiaro? L'assurdità è che fa la sua comparsata più volte, per esempio fra il pubblico del festival. Eppure non è da considerarsi un personaggio davvero rilevante, ma tranquillamente tralasciabile. Tutto questo problema non si sarebbe posto, se nel momento della vestizione si fosse speso qualche secondo per fargli chiedere se l'obi era abbastanza stretto.
Giunti a questo punto mi devo porre la seguente domanda e invito anche chi sta leggendo a farsela: "Quest'anime rende giustizia al tema che tratta?" La mia personale opinione è no. Tutto è troppo semplicistico e ci tengo a riutilizzare il mio precedente esempio della cartolina colorata: la guardo e la trovo piacente e gradevole, ma poi la poso e me ne dimentico. Una metafora perfetta per "Mitsuwano".
Dalla sua visione speravo di carpire informazioni sulle geisha nella Kyoto moderna, sull'evoluzione di questa figura che oggi si trova sospesa fra passato e presente. Schiacciata in parte, ma anche pronta ad adattarsi e rimodernarsi. Invece, mi ritrovo con il nulla in mano. Le mie conoscenze non si sono ampliate, anzi! Per fortuna che avevo autonomamente coltivato i miei interessi. Ho potuto scoprire che certi dettagli non li avrei mai notati o compresi se non avessi avuto delle basi. Inoltre, mi sono resa conto che ciò che viene mostrato non emette la corretta percezione di questo mondo e/o ambiente. Non è tutto rosa e fiori e non è sempre tutto bello e giusto. Questo slice of life è fatto di luoghi comuni e di scene che sì, mostrano l'ambiente dell'okiya, cioè della casa delle geisha, ma che non si sofferma a spiegarlo, magari sfruttando l'inesperienza delle tre ragazze. Proprio a causa di questo, non supera il livello che separa il buon prodotto da quello mediocre.
Se si desiderava rappresentare la geisha come figura piacente e perfetta, si poteva tranquillamente dipingere la percezione artistica che si può avere delle maiko, magari attraverso gli occhi di un cliente o di un passante. Si poteva dare enfasi alla scena della fotografia, in quel caso.
Se invece, come suppongo si volesse fare qui, questo stralcio di vita quotidiana voleva mostrare ciò che una geisha è dietro al trucco e al kimono, il messaggio non è passato molto bene. Anzi, si è dimostrato distorto e per nulla caratterizzato. Mi va bene affermare che una geisha è in realtà una donna, una ragazza e una persona come tutte le altre, però la vita che conduce è atipica, decisamente non è ordinaria, bensì costellata di studio e sacrificio per perfezionare la sua arte.
Termino la mia recensione affermando che si è sprecata un'occasione. Il prodotto era abbastanza particolare da suscitare un certo interesse negli appassionati, però c'è da dire che avrebbe potuto rendere maggiormente se vi fossero stati più episodi o almeno una durata maggiore. Tuttavia, ritengo che si dovessero adoperare dei criteri che, invece, non sono stati usati e che hanno inficiato la qualità del prodotto. Sicuramente hanno troncato il mio entusiasmo e le mie attese, perciò spero che la mia recensione possa in qualche modo farvi tenere i piedi per terra su questo titolo. Vorrei evitare che altri si trovassero nella mia medesima situazione: delusi dal prodotto per cui avevano speranze infondate.
Credo che questo sia un anime che può piacere soprattutto a chi ama gli slice of life, piuttosto che agli appassionati di geisha e maiko come me. Certo le animazioni e i disegni sono gradevoli, ma la storia è piuttosto inconsistente o perlomeno non ha una profonda attinenza con questo mondo particolare. Spero che le spiegazioni che ho via via disseminato lungo la recensione possano risultare utili, ma, soprattutto, che facciano emergere le lacune che potevano essere colmate o gli elementi che potevano essere approfonditi.
Come mio solito, il voto che realmente ho in testa è una mezza misura: un sei-sette per la precisione.
Un sei, che ho dato per la trama, e un sette, attribuito per il comparto tecnico-grafico. Una votazione che, però, io non ho problemi a inquadrare subito con un sei pieno. Questo perché il prodotto è sicuramente sufficiente, ma ho le mie riserve e i miei dubbi nell'optare per una valutazione discreta. Forse la mia votazione è un po' troppo severa, ma il mio resta un commento a caldo e da questa visione non mi sento particolarmente arricchita.
Giunti a questo punto, la consueta domanda che mi pongo è sempre la stessa: "Lo consiglierei?"
Non mi sento di condannare totalmente questo anime. Ovviamente ha pregi e difetti come tutti gli altri, ma la sua breve durata costituisce di certo un'attenuante valida. Basandomi su questo, posso dire che "Mitsuwano" è un anime che segue molto il gusto personale, ma soprattutto ciò che la persona ricerca in quel momento. Se volete vedere qualcosa di spensierato, magari visivamente bello, direi che fa sicuramente per voi. Se, invece, ricercate, come nel mio caso, qualcosa di più approfondito o di maggiormente curato, allora evitate per il momento e aspettate di essere dell'umore giusto per qualcosa di disimpegnato.
Ripeto: non è un prodotto da buttare o che inserirei nella categoria "squallido e da dimenticare". Tutt'altro!
Tuttavia, non è nulla di eccezionale, intramontabile o indimenticabile. "Mitsuwano" non emerge, nonostante le potenzialità insite, ed è un peccato sicuramente, dal mio punto di vista.
Detto ciò, ho finito la mia recensione, ma ne approfitto per invitare comunque altri a provarlo e a condividere la loro impressione. Magari, anche solo per avvicinarsi all'affascinante mondo delle geisha e delle maiko.
La geisha, da secoli una figura misteriosa e affascinante, spesso erroneamente confusa per una prostituta d'alto bordo. Lungo e impervio è l'apprendistato per divenire geisha, occorrono anni di studio e pratica sotto la rigida guida di insegnanti esperte e comprovate. Questo piccolo speciale parla proprio di questo, ossia di quanto possa essere complesso riuscire a fregiarsi del titolo di geisha dopo un lungo apprendistato.
"Mitsuwano" è un OAV one shot della stagione invernale 2014 della durata di circa ventinove minuti. L'opera trae origine dall'omonima light novel del 2012.
Trama: Mai, Midori e Riko sono tre ragazze ritrovatesi a Kyoto come apprendiste maiko (ossia aspiranti geisha). Le ragazze si devono sottoporre a un severo addestramento affinché apprendano alla perfezione tutte le arti e le tecniche che questa antica figura impone, dalla danza classica, al canto, alla cerimonia del tè, al saper suonare lo shamisen e così via. La storia si sofferma su questi attimi di vita quotidiana, enfatizzando le piccole e grandi avversità riscontrabili in questo percorso e la gioia nell'apprendere e nell'essere testimoni viventi di una figura ormai in lenta scomparsa.
Grafica: non perfetta ma molto bella. Le ambientazioni non sono molto variegate (difficile in uno speciale), tuttavia sono molto gradevoli anche se il grado di dettaglio in certi frangenti non è molto soddisfacente. Ottime e molto curate le animazioni. Bellissimo il character design.
Sonoro: molto bello. L'opening non è presente, in compenso l'ending è sublime e commovente. Ottime OST (e anche le tempistiche in cui si sentono), effetti sonori convincenti e molto realistici. Ottimo doppiaggio che enfatizza il modo di parlare di una maiko rispetto al comune giapponese.
Personaggi: un trio di protagoniste e i vari comprimari che si susseguono, tutti caratterizzati molto bene. Grande cura per il fattore introspettivo e psicologico. Il fattore evolutivo è ben presente. L'interazione è perfetta.
Sceneggiatura: pur essendo un'opera ad episodio unico, la gestione temporale risulta più articolata di ciò che si potrebbe credere, sono presenti dei flashback sui personaggi e i vari eventi si armonizzano verso la conclusione. Il ritmo è inizialmente più lento, per poi attestarsi su livelli medi man mano che prosegue la trama. Le scene d'azione e il fanservice sono inesistenti. I dialoghi sono molto validi.
Finale: sorprendente, bello e piacevole. Non si dà spazio all'interpretazione personale e all'incompiuto. Tutto si conclude nel migliore dei modi, con una musica meravigliosa e commovente e con molti sentimenti positivi in cuore. Splendido.
In sintesi, "Mitsuwano" è uno speciale molto bello e ben fatto. L'opera potrebbe essere più orientata verso un pubblico occidentale di quanto si possa credere. Il ruolo della geisha e della maiko è ben spiegato e aiuta lo spettatore occidentale a comprenderlo al di là di stereotipi e preconcetti. Consigliato a tutti gli amanti del genere "vita quotidiana" e a chi ricerca una splendida opera compiuta in un unico episodio.
"Mitsuwano" è un OAV one shot della stagione invernale 2014 della durata di circa ventinove minuti. L'opera trae origine dall'omonima light novel del 2012.
Trama: Mai, Midori e Riko sono tre ragazze ritrovatesi a Kyoto come apprendiste maiko (ossia aspiranti geisha). Le ragazze si devono sottoporre a un severo addestramento affinché apprendano alla perfezione tutte le arti e le tecniche che questa antica figura impone, dalla danza classica, al canto, alla cerimonia del tè, al saper suonare lo shamisen e così via. La storia si sofferma su questi attimi di vita quotidiana, enfatizzando le piccole e grandi avversità riscontrabili in questo percorso e la gioia nell'apprendere e nell'essere testimoni viventi di una figura ormai in lenta scomparsa.
Grafica: non perfetta ma molto bella. Le ambientazioni non sono molto variegate (difficile in uno speciale), tuttavia sono molto gradevoli anche se il grado di dettaglio in certi frangenti non è molto soddisfacente. Ottime e molto curate le animazioni. Bellissimo il character design.
Sonoro: molto bello. L'opening non è presente, in compenso l'ending è sublime e commovente. Ottime OST (e anche le tempistiche in cui si sentono), effetti sonori convincenti e molto realistici. Ottimo doppiaggio che enfatizza il modo di parlare di una maiko rispetto al comune giapponese.
Personaggi: un trio di protagoniste e i vari comprimari che si susseguono, tutti caratterizzati molto bene. Grande cura per il fattore introspettivo e psicologico. Il fattore evolutivo è ben presente. L'interazione è perfetta.
Sceneggiatura: pur essendo un'opera ad episodio unico, la gestione temporale risulta più articolata di ciò che si potrebbe credere, sono presenti dei flashback sui personaggi e i vari eventi si armonizzano verso la conclusione. Il ritmo è inizialmente più lento, per poi attestarsi su livelli medi man mano che prosegue la trama. Le scene d'azione e il fanservice sono inesistenti. I dialoghi sono molto validi.
Finale: sorprendente, bello e piacevole. Non si dà spazio all'interpretazione personale e all'incompiuto. Tutto si conclude nel migliore dei modi, con una musica meravigliosa e commovente e con molti sentimenti positivi in cuore. Splendido.
In sintesi, "Mitsuwano" è uno speciale molto bello e ben fatto. L'opera potrebbe essere più orientata verso un pubblico occidentale di quanto si possa credere. Il ruolo della geisha e della maiko è ben spiegato e aiuta lo spettatore occidentale a comprenderlo al di là di stereotipi e preconcetti. Consigliato a tutti gli amanti del genere "vita quotidiana" e a chi ricerca una splendida opera compiuta in un unico episodio.