Shoshimin: How to Become Ordinary
Cosa ho appena visto?
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Leggendo vari commenti positivi in rete, mi sono approcciato a "Shoshimin: How to Become Ordinary" con fiducia. Devo ammettere che a metà, in concomitanza con l'episodio 5, forse uno dei più noiosi episodi mai visti in un anime, ero lì lì per 'dropparlo'. Mi sono fatto coraggio e l'ho concluso.
Non mi perderò in chiacchiere con la trama, vado direttamente alle mie considerazioni. "Shoshimin: How to Become Ordinary" ha due anime: una tecnica, da 8, forse anche 9; una contenutistica, di scrittura, da 4, a voler essere generosi. Di dieci episodi, forse ne val la pena vedere uno e mezzo, due al massimo. Perché? È presto detto.
Partiamo dai pregi della serie. In "Shoshimin: How to Become Ordinary" c'è una splendida fotografia, curata e dettagliata; un ottimo comparto audio con due sigle, opening ed ending, davvero belle; un bel character design che, per quanto non originalissimo, comunque si distingue e colpisce, in particolare la protagonista Osanai e un paio di personaggi secondari che purtroppo arrivano nel finale; una regia che onestamente definirei eccellente. L'idea di traslare i personaggi, durante i dialoghi clou, in altre location, dà un tocco di surrealismo che sorprende oltremodo positivamente in un anime del genere. Anche la costruzione di alcune inquadrature sottolinea la ricercatezza di una messa in scena mai casuale. Peccato che il materiale da mostrare sia veramente mediocre.
Sarò brutale: i primi sei episodi su dieci totali di questa serie, al di là dell'introduzione dei due protagonisti e di pochissimi dettagli sul loro background, sono totalmente inutili. Anzi, dico di più, sono proprio irritanti. Osanai e Kobato sono una ex (?) ragazza troppo vendicativa e un ex (?) impiccione con il fiuto da detective che, pretestuosamente, vorrebbero trasformarsi in persone ordinarie (da qui il titolo), ma non ci riescono neanche per cinque minuti. Lui prova a risolvere qualsiasi fesseria gli si presenti davanti (roba veramente ridicola e costruita malissimo, vedi la storia delle tazze di latte al cioccolato), lei fa il diavolo a quattro per una bicicletta rubata. Contenuto degno di nota? Zero. Pretesti per farci capire che loro non sono come sembrano, scritti in maniera che definire balorda è un complimento.
Arriva il fantomatico quinto episodio, la cui soluzione è un 2+2 da scuola elementare che abbiamo fatto tutti dopo quattro minuti di puntata. E invece no, ce la menano per più di venti minuti. Tra l'altro, sorvoliamo anche sul fatto che ci buttano lì uno skip temporale: all'inizio della serie i ragazzi sono neo-iscritti alle scuole superiori, qui Kobato si presenta come studente del secondo anno.
L'arco finale poi, dall'episodio 7 in poi, è un susseguirsi di eventi messi in fila da un deus ex machina che ci viene spiegato essere sostanzialmente la stessa Osanai. Che incastra tutta una serie di mosse, come fosse l'architetto di Matrix, per vendicarsi di una compagna delle medie, diventata teppista professionista, che la minacciava (?) per dei trascorsi. Onestamente, per arrivare ad apprezzare una storia del genere, bisogna crederci davvero tanto, bisogna crederci anche troppo. Nell'equazione finale tutto trova una spiegazione, ma non un senso logico. Né tantomeno risultano credibili le motivazioni che spingono i protagonisti e men che meno l'abilità di una sedicenne nell'orchestrare una roba del genere.
L'unica cosa che risulta credibile è la reazione di Kobato, che dà giustamente della bugiarda a Osanai, indignandosi per aver fatto accusare la teppista di un crimine che non aveva effettivamente commesso, giusto per farla stare in galera un po' di più. E il fatto che i due si separino, perché è evidente che il loro patto di supportarsi a vicenda per restare "normali" (della cui origine praticamente non ci viene spiegato assolutamente niente: come si sono conosciuti? Cosa li ha portati a legare e a farsi questa promessa?) è venuto meno. Ognuno per la sua strada, entrambi alla fine sembrano trovarsi dei veri fidanzati, dato che ai più ovviamente sembrava stessero insieme.
Che dire? Per poter apprezzare la trama di questa serie, bisogna sospendere la propria incredulità mandandola su Marte, altroché. Io non sono un fan stretto di crime e mistery, ma dubito che i più 'scafati' di questi generi possano anche solo minimamente godere delle "indagini" di "Shoshimin: How to Become Ordinary".
Chiudiamo con l'ultimissima scena: il furgoncino che era davanti la palestra dove Osanai era sequestrata, dato alle fiamme. Da chi? Da Sanae, la sua complice nel rapimento pilotato? E perché? Per cancellare delle prove che la polizia avrebbe potuto trovare? E chi lo sa. Ma sicuramente ce lo diranno nella seconda stagione, visto che la serie è stata rinnovata e coprirà gli altri tre romanzi. Io ho il serio dubbio che, rispetto alla storia originale, qui abbiano tagliato talmente tanta di quella roba da creare questo guazzabuglio né carne né pesce. "Shoshimin: How to Become Ordinary" non è una serie mistery/crime (definire tali quelle indagini è blasfemo), non è un romance, non è un anime psicologico. Pesca qualcosa da tutti questi generi, ma non spinge su nessuno di essi, gratta la superficie e butta alle ortiche un grandissimo potenziale.
Sarò limitato io, ma onestamente fatico a carpirne il senso ultimo. Vedremo se con la seconda stagione la serie virerà e cambierà registro. Questa prima sfiora la sufficienza (senza arrivarci, perché sarebbe stato un 6 regalato) solo grazie ai suddetti valori tecnici.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Leggendo vari commenti positivi in rete, mi sono approcciato a "Shoshimin: How to Become Ordinary" con fiducia. Devo ammettere che a metà, in concomitanza con l'episodio 5, forse uno dei più noiosi episodi mai visti in un anime, ero lì lì per 'dropparlo'. Mi sono fatto coraggio e l'ho concluso.
Non mi perderò in chiacchiere con la trama, vado direttamente alle mie considerazioni. "Shoshimin: How to Become Ordinary" ha due anime: una tecnica, da 8, forse anche 9; una contenutistica, di scrittura, da 4, a voler essere generosi. Di dieci episodi, forse ne val la pena vedere uno e mezzo, due al massimo. Perché? È presto detto.
Partiamo dai pregi della serie. In "Shoshimin: How to Become Ordinary" c'è una splendida fotografia, curata e dettagliata; un ottimo comparto audio con due sigle, opening ed ending, davvero belle; un bel character design che, per quanto non originalissimo, comunque si distingue e colpisce, in particolare la protagonista Osanai e un paio di personaggi secondari che purtroppo arrivano nel finale; una regia che onestamente definirei eccellente. L'idea di traslare i personaggi, durante i dialoghi clou, in altre location, dà un tocco di surrealismo che sorprende oltremodo positivamente in un anime del genere. Anche la costruzione di alcune inquadrature sottolinea la ricercatezza di una messa in scena mai casuale. Peccato che il materiale da mostrare sia veramente mediocre.
Sarò brutale: i primi sei episodi su dieci totali di questa serie, al di là dell'introduzione dei due protagonisti e di pochissimi dettagli sul loro background, sono totalmente inutili. Anzi, dico di più, sono proprio irritanti. Osanai e Kobato sono una ex (?) ragazza troppo vendicativa e un ex (?) impiccione con il fiuto da detective che, pretestuosamente, vorrebbero trasformarsi in persone ordinarie (da qui il titolo), ma non ci riescono neanche per cinque minuti. Lui prova a risolvere qualsiasi fesseria gli si presenti davanti (roba veramente ridicola e costruita malissimo, vedi la storia delle tazze di latte al cioccolato), lei fa il diavolo a quattro per una bicicletta rubata. Contenuto degno di nota? Zero. Pretesti per farci capire che loro non sono come sembrano, scritti in maniera che definire balorda è un complimento.
Arriva il fantomatico quinto episodio, la cui soluzione è un 2+2 da scuola elementare che abbiamo fatto tutti dopo quattro minuti di puntata. E invece no, ce la menano per più di venti minuti. Tra l'altro, sorvoliamo anche sul fatto che ci buttano lì uno skip temporale: all'inizio della serie i ragazzi sono neo-iscritti alle scuole superiori, qui Kobato si presenta come studente del secondo anno.
L'arco finale poi, dall'episodio 7 in poi, è un susseguirsi di eventi messi in fila da un deus ex machina che ci viene spiegato essere sostanzialmente la stessa Osanai. Che incastra tutta una serie di mosse, come fosse l'architetto di Matrix, per vendicarsi di una compagna delle medie, diventata teppista professionista, che la minacciava (?) per dei trascorsi. Onestamente, per arrivare ad apprezzare una storia del genere, bisogna crederci davvero tanto, bisogna crederci anche troppo. Nell'equazione finale tutto trova una spiegazione, ma non un senso logico. Né tantomeno risultano credibili le motivazioni che spingono i protagonisti e men che meno l'abilità di una sedicenne nell'orchestrare una roba del genere.
L'unica cosa che risulta credibile è la reazione di Kobato, che dà giustamente della bugiarda a Osanai, indignandosi per aver fatto accusare la teppista di un crimine che non aveva effettivamente commesso, giusto per farla stare in galera un po' di più. E il fatto che i due si separino, perché è evidente che il loro patto di supportarsi a vicenda per restare "normali" (della cui origine praticamente non ci viene spiegato assolutamente niente: come si sono conosciuti? Cosa li ha portati a legare e a farsi questa promessa?) è venuto meno. Ognuno per la sua strada, entrambi alla fine sembrano trovarsi dei veri fidanzati, dato che ai più ovviamente sembrava stessero insieme.
Che dire? Per poter apprezzare la trama di questa serie, bisogna sospendere la propria incredulità mandandola su Marte, altroché. Io non sono un fan stretto di crime e mistery, ma dubito che i più 'scafati' di questi generi possano anche solo minimamente godere delle "indagini" di "Shoshimin: How to Become Ordinary".
Chiudiamo con l'ultimissima scena: il furgoncino che era davanti la palestra dove Osanai era sequestrata, dato alle fiamme. Da chi? Da Sanae, la sua complice nel rapimento pilotato? E perché? Per cancellare delle prove che la polizia avrebbe potuto trovare? E chi lo sa. Ma sicuramente ce lo diranno nella seconda stagione, visto che la serie è stata rinnovata e coprirà gli altri tre romanzi. Io ho il serio dubbio che, rispetto alla storia originale, qui abbiano tagliato talmente tanta di quella roba da creare questo guazzabuglio né carne né pesce. "Shoshimin: How to Become Ordinary" non è una serie mistery/crime (definire tali quelle indagini è blasfemo), non è un romance, non è un anime psicologico. Pesca qualcosa da tutti questi generi, ma non spinge su nessuno di essi, gratta la superficie e butta alle ortiche un grandissimo potenziale.
Sarò limitato io, ma onestamente fatico a carpirne il senso ultimo. Vedremo se con la seconda stagione la serie virerà e cambierà registro. Questa prima sfiora la sufficienza (senza arrivarci, perché sarebbe stato un 6 regalato) solo grazie ai suddetti valori tecnici.