Shirobako
“Shirobako” è una serie che qualsiasi appassionato di anime dovrebbe vedere almeno una volta nella vita. È una serie perfetta per curiosare tra i retroscena della creazione di una serie anime.
La protagonista è Aoi Miyamori, neoassunta come assistente alla produzione presso la Musashino Animation, per collaborare alla produzione della serie originale Exodus.
Aoi è entrata nel mondo dell’animazione spinta dalla promessa fatta a suon di ciambelle con le sue compagne del corso di animazione Ema Yasuhara, Midori Imai, Misa Tōdō e Shizuka Sakaki di realizzare un anime professionale insieme. Ciascuna specializzata in un ambito diverso (animazione, CG, sceneggiatura e doppiaggio), le quattro ragazze e Aoi ci permettono di indagare il mondo della produzione anime in ogni suo anfratto.
Se avete mai pensato che lavorare in questo settore sia bellissimo, questa serie vi darà conferma che è un settore bellissimo, dove si possono incontrare tantissimi professionisti diversi, plasmare da zero delle opere d’arte, creare qualcosa che incanti il pubblico. Ma il fatto che sia bellissimo non significa che sia semplice. La produzione di un anime richiede tantissime fasi, che coinvolgono un numero impressionante di professionisti e il tutto deve incastrarsi alla perfezione per rispettare le scadenze spesso strettissime. Basta che un solo ingranaggio si inceppi, per avere una reazione a catena disastrosa.
Grazie a questa serie ho scoperto che gli episodi riassuntivi, che ho sempre ritenuto inutili, in realtà sono l’ultima risorsa che i produttori sono costretti a tirare fuori quando la schedulazione è sull’orlo del collasso, per rispettare l’uscita settimanale degli episodi. Quindi d’ora in poi sarò molto più comprensiva quando ne incontrerò uno, figurandomi i casini che la produzione avrà certamente affrontato.
I personaggi sono realistici e ben approfonditi sia dal lato umano che dal lato tecnico. Aoi è molto vivace e dinamica e la sua forte personalità fa da legante tra tutti i personaggi.
Ogni fase ha il suo momento di approfondimento, dalla realizzazione della sceneggiatura e degli storyboard, alla realizzazione delle animazioni chiave, dalla scelta della palette di colori della serie, alle musiche, i suoni, il montaggio, il doppiaggio, fino alla consegna all’emittente televisiva. E in ciascuna fase trasudano una passione e un impegno contagiosi. Ho apprezzato tantissimo l’incontro con i tecnici del suono e vedere come vengono registrati anche i rumori più banali, come possono essere i passi sul selciato o nell’acqua. Sono rimasta sorpresa di come una differente scelta espressiva di un personaggio possa rivoluzionare radicalmente la scena e il suo significato.
Non sono trascurati nemmeno i momenti più tesi come sono gli incontri con gli sponsor, i conflitti di idee tra i reparti, le disapprovazioni degli autori. Tutti però sono trattati mantenendo toni tragicomici che allo stesso tempo evidenziano i conflitti che emergono in queste situazioni, ma lasciando la tensione che si respira nella realtà all’immaginazione dello spettatore, senza aggravare l’atmosfera.
La serie parte lenta, ma dopo i primissimi episodi il ritmo si alza tantissimo, quasi a ricalcare i ritmi frenetici degli addetti ai lavori. Ognuna delle cinque ragazze si trova a scoprire le difficoltà e le bellezze del proprio lavoro, scoprendo che anche il compito all’apparenza più banale può far sviluppare e acquisire conoscenze che fanno la differenza tra un lavoro buono e uno eccellente.
Una serie sorprendente, interessante e istruttiva al tempo stesso. Consigliatissima.
La protagonista è Aoi Miyamori, neoassunta come assistente alla produzione presso la Musashino Animation, per collaborare alla produzione della serie originale Exodus.
Aoi è entrata nel mondo dell’animazione spinta dalla promessa fatta a suon di ciambelle con le sue compagne del corso di animazione Ema Yasuhara, Midori Imai, Misa Tōdō e Shizuka Sakaki di realizzare un anime professionale insieme. Ciascuna specializzata in un ambito diverso (animazione, CG, sceneggiatura e doppiaggio), le quattro ragazze e Aoi ci permettono di indagare il mondo della produzione anime in ogni suo anfratto.
Se avete mai pensato che lavorare in questo settore sia bellissimo, questa serie vi darà conferma che è un settore bellissimo, dove si possono incontrare tantissimi professionisti diversi, plasmare da zero delle opere d’arte, creare qualcosa che incanti il pubblico. Ma il fatto che sia bellissimo non significa che sia semplice. La produzione di un anime richiede tantissime fasi, che coinvolgono un numero impressionante di professionisti e il tutto deve incastrarsi alla perfezione per rispettare le scadenze spesso strettissime. Basta che un solo ingranaggio si inceppi, per avere una reazione a catena disastrosa.
Grazie a questa serie ho scoperto che gli episodi riassuntivi, che ho sempre ritenuto inutili, in realtà sono l’ultima risorsa che i produttori sono costretti a tirare fuori quando la schedulazione è sull’orlo del collasso, per rispettare l’uscita settimanale degli episodi. Quindi d’ora in poi sarò molto più comprensiva quando ne incontrerò uno, figurandomi i casini che la produzione avrà certamente affrontato.
I personaggi sono realistici e ben approfonditi sia dal lato umano che dal lato tecnico. Aoi è molto vivace e dinamica e la sua forte personalità fa da legante tra tutti i personaggi.
Ogni fase ha il suo momento di approfondimento, dalla realizzazione della sceneggiatura e degli storyboard, alla realizzazione delle animazioni chiave, dalla scelta della palette di colori della serie, alle musiche, i suoni, il montaggio, il doppiaggio, fino alla consegna all’emittente televisiva. E in ciascuna fase trasudano una passione e un impegno contagiosi. Ho apprezzato tantissimo l’incontro con i tecnici del suono e vedere come vengono registrati anche i rumori più banali, come possono essere i passi sul selciato o nell’acqua. Sono rimasta sorpresa di come una differente scelta espressiva di un personaggio possa rivoluzionare radicalmente la scena e il suo significato.
Non sono trascurati nemmeno i momenti più tesi come sono gli incontri con gli sponsor, i conflitti di idee tra i reparti, le disapprovazioni degli autori. Tutti però sono trattati mantenendo toni tragicomici che allo stesso tempo evidenziano i conflitti che emergono in queste situazioni, ma lasciando la tensione che si respira nella realtà all’immaginazione dello spettatore, senza aggravare l’atmosfera.
La serie parte lenta, ma dopo i primissimi episodi il ritmo si alza tantissimo, quasi a ricalcare i ritmi frenetici degli addetti ai lavori. Ognuna delle cinque ragazze si trova a scoprire le difficoltà e le bellezze del proprio lavoro, scoprendo che anche il compito all’apparenza più banale può far sviluppare e acquisire conoscenze che fanno la differenza tra un lavoro buono e uno eccellente.
Una serie sorprendente, interessante e istruttiva al tempo stesso. Consigliatissima.
In questa recensione ho cercato di evitare spoiler sulla trama, siccome penso che potrebbe essere letta da persone all'oscuro di quasi tutti i fatti; ho preferito raccontare il mio parere ed evidenziare i punti di forza di questo bellissimo anime.
Vorrei cominciare questa recensione parlando del fatto che ho trovato "Shirobako" un anime "diesel" (inizio non troppo entusiasmante, ma dopo qualche episodio la serie diventa incalzante e davvero ben studiata, con un crescendo sempre maggiore fino all'ultimo episodio).
Questo fattore potrebbe essere supportato dal fatto che fin dal primo episodio, senza contare la scena di presentazione delle cinque ragazze al liceo, veniamo proiettati direttamente dentro lo studio della "MusAni", nella quale vengono presentati fin da subito quasi tutti i membri dello staff, con i quali si può fare un po' di confusione all'inizio, sia per i nomi, che per gli svariati ruoli che ricoprono.
Tralasciando questo piccolo scoglio iniziale, appena si prende dimestichezza e si imparano a conoscere i vari ruoli all'interno dello studio, il ritmo della serie cambia, diventa più serrato e coinvolgente, facendo sì che la trama si sviluppi nel modo più adeguato.
Tutti i personaggi con il passare degli episodi vengono ben presentati, non soltanto in modo superficiale ma anche con vari approfondimenti, senza mai concentrarsi esclusivamente sulle protagoniste. Questa ottima caratterizzazione dello staff è uno dei tanti punti di forza di questa serie, oltre che l'ottima trama: anche se priva di grandissimi colpi di scena, è davvero ben pensata e piacevole da vedere, portandoti ogni volta a vedere l'episodio successivo.
Penso che il fattore più importante di questa serie però è il modo in cui riesce a proiettarci all'interno del mondo delle animazioni giapponesi: riesce a creare un quadro generale ben chiaro e molto interessante sul come vengono create queste opere d'arte, mostrandoci i lati positivi e negativi di questo fantastico mondo.
Per concludere, vorrei dare un piccolo parere soggettivo a questa recensione.
Ho trovato il character design davvero ben curato, anche le ambientazioni e i colori sono ben studiati. Unica pecca, non ho trovato colonne sonore di altissimo livello: anche se erano piacevoli, non ne ho trovata nessuna davvero interessante.
Vorrei consigliare questo anime a tutti, anche se posso capire che ognuno possiede gusti differenti, però chiunque sia interessato ai generi "slice of life" e "commedia" non se lo può lasciar scappare.
Vorrei cominciare questa recensione parlando del fatto che ho trovato "Shirobako" un anime "diesel" (inizio non troppo entusiasmante, ma dopo qualche episodio la serie diventa incalzante e davvero ben studiata, con un crescendo sempre maggiore fino all'ultimo episodio).
Questo fattore potrebbe essere supportato dal fatto che fin dal primo episodio, senza contare la scena di presentazione delle cinque ragazze al liceo, veniamo proiettati direttamente dentro lo studio della "MusAni", nella quale vengono presentati fin da subito quasi tutti i membri dello staff, con i quali si può fare un po' di confusione all'inizio, sia per i nomi, che per gli svariati ruoli che ricoprono.
Tralasciando questo piccolo scoglio iniziale, appena si prende dimestichezza e si imparano a conoscere i vari ruoli all'interno dello studio, il ritmo della serie cambia, diventa più serrato e coinvolgente, facendo sì che la trama si sviluppi nel modo più adeguato.
Tutti i personaggi con il passare degli episodi vengono ben presentati, non soltanto in modo superficiale ma anche con vari approfondimenti, senza mai concentrarsi esclusivamente sulle protagoniste. Questa ottima caratterizzazione dello staff è uno dei tanti punti di forza di questa serie, oltre che l'ottima trama: anche se priva di grandissimi colpi di scena, è davvero ben pensata e piacevole da vedere, portandoti ogni volta a vedere l'episodio successivo.
Penso che il fattore più importante di questa serie però è il modo in cui riesce a proiettarci all'interno del mondo delle animazioni giapponesi: riesce a creare un quadro generale ben chiaro e molto interessante sul come vengono create queste opere d'arte, mostrandoci i lati positivi e negativi di questo fantastico mondo.
Per concludere, vorrei dare un piccolo parere soggettivo a questa recensione.
Ho trovato il character design davvero ben curato, anche le ambientazioni e i colori sono ben studiati. Unica pecca, non ho trovato colonne sonore di altissimo livello: anche se erano piacevoli, non ne ho trovata nessuna davvero interessante.
Vorrei consigliare questo anime a tutti, anche se posso capire che ognuno possiede gusti differenti, però chiunque sia interessato ai generi "slice of life" e "commedia" non se lo può lasciar scappare.
Nel 2014 lo studio P.A. Works ci regala “Shirobako”, anime diretto da Tsutomu Mizushima e portato in Italia da Yamato Video sul canale di streaming Yamato Animation. La serie è composta da ventiquattro episodi, a cui si aggiungono due OVA rilasciati con l’edizione home video.
Protagonista della serie è Aoi Miyamori, una tempo un attivo membro del club di animazione assieme alle amiche Ema, Shizuka, Midori e Misa. Desiderosa di realizzare la propria opera insieme alle compagne, la ragazza ricopre ora il ruolo di assistente di produzione all’interno dello studio Musashino Animation, quest’ultimo al lavoro sulla serie originale chiamata “Exodus”.
Telefonate da un capo all’altro della stanza, matite che corrono instancabili sui fogli e auto che sfrecciano alla velocità della luce: il modo in cui inizia “Shirobako” non può essere più indicativo della frenesia che permea la complessa industria degli anime. Un settore che costituisce, ovviamente, la colonna portante dell’opera, e che viene trattato nelle sue più variegate sfaccettature. Innanzitutto, non possono che essere messe in evidenza le mille difficoltà che interessano tale ambiente di lavoro: consegne al limite della scadenza, tabelle di marcia sfasate per il più piccolo imprevisto o mancanza di personale disposto ad eseguire un incarico impegnativo, spesso sottopagato. “Shirobako” riesce ad affrontare le più disparate tematiche in maniera abbastanza realistica, senza sottrarsi a implicite critiche alle varie ingiustizie che investono il settore. Si pensi, ad esempio, alle ragioni che spingono ad assumere una doppiatrice piuttosto che un’altra, che poco o niente hanno a che fare con la bravura e le doti di recitazione.
Se la serie svolge un ottimo lavoro nel raccontare i vari problemi che si presentano ogni giorno (che si tratti di incomprensioni col mangaka o assistenti poco competenti), stessa cosa accade con gli aspetti più piacevoli e soddisfacenti del settore, i quali raggiungono efficacemente lo spettatore. Gli episodi più interessanti, a mio parere, sono quelli in cui si imbastisce un dialettico confronto tra vecchia e nuova guardia: tra animazioni disegnate a mano e realizzate in CG, in cui è difficile (ma non impossibile, come la serie ci dimostra) trovare un punto di incontro; tra lo stile più classico e quello più moderno, in cui il secondo ha sempre qualcosa da imparare dal primo; tra gli appartenenti alla vecchia generazione e alla nuova, in cui i giovani trovano l’impulso di continuare a lavorare grazie all’aiuto dei veterani.
Altro punto a favore risiede nel fatto che “Shirobako” possa considerarsi in tutto e per tutto un documentario sull’industria degli anime: non di rado ci verranno illustrate le varie fasi che stanno dietro alla realizzazione di un prodotto, con tutti gli incontri da tenere e le tabelle di marcia da seguire (non mancheranno neanche i numerosi termini tecnici). Proprio per questo l’anime si rivela perfetto per coloro che - come la sottoscritta - ignorano ma vorrebbero esplorare il “dietro le quinte” di una serie animata.
Altrettanto riuscito si dimostra il lato umoristico, ricco di gag e situazioni esilaranti che alleggeriranno la tensione e strapperanno una risata a una buona fetta di pubblico (da ricordare, a tal proposito, il divertentissimo episodio 23 e i singolari pupazzetti di Aoi).
Nella catena di produzione è essenziale ogni singolo membro dello staff: allo stesso modo, ogni singolo membro del cast di “Shirobako” si rivela fondamentale e viene approfondito con la dovuta adeguatezza. I personaggi dell’anime sono davvero numerosi, eppure l’ardua impresa (ma non impossibile, ancora una volta) di caratterizzarli uno per uno è stata compiuta senza riserve. Di certo le nostre protagoniste hanno ricevuto molto più spazio rispetto ad altri personaggi secondari (spesso di sesso opposto), ma bisogna comunque constatare che ciascuno di essi si è dimostrato reale e differente rispetto ai propri colleghi. Ad esempio, ci troviamo dinanzi a chi non ha ancora scelto la propria strada, chi persegue un ideale già da tempo e chi invece ha abbandonato futili speranze di fronte alla dura realtà. C’è ancora chi svolge il proprio lavoro con costanza, chi sfugge spesso e volentieri alle proprie responsabilità e chi non è soddisfatto del proprio operato. Nonostante le mille difficoltà, però, in ogni membro della MusAni è possibile percepire l’immensa passione per il settore in cui è attivo e, soprattutto, il profondo affetto per i prodotti creati, i cui personaggi si rivelano dei veri e propri “figli”.
Passando al lato tecnico, il character design risulta abbastanza gradevole e presenta fattezze alquanto “moe” sulle ragazze, molto meno evidenti per i personaggi maschili e adulti; le animazioni svolgono un lavoro nella media, mentre gli sfondi - purtroppo non tanto variegati - si rivelano come sempre eccelsi. Orecchiabili OST e sigle, in particolare l’ultima ending.
In conclusione, “Shirobako” si è dimostrato di sicuro uno dei migliori anime degli ultimi anni. Un interessante documentario e un realistico ritratto dell’industria dell’animazione, con tutte le problematiche e le gioie che ne derivano. Da ricordare, tra l’altro, per i numerosi ma carismatici personaggi che affollano le sue scene. Voto: 9.
Protagonista della serie è Aoi Miyamori, una tempo un attivo membro del club di animazione assieme alle amiche Ema, Shizuka, Midori e Misa. Desiderosa di realizzare la propria opera insieme alle compagne, la ragazza ricopre ora il ruolo di assistente di produzione all’interno dello studio Musashino Animation, quest’ultimo al lavoro sulla serie originale chiamata “Exodus”.
Telefonate da un capo all’altro della stanza, matite che corrono instancabili sui fogli e auto che sfrecciano alla velocità della luce: il modo in cui inizia “Shirobako” non può essere più indicativo della frenesia che permea la complessa industria degli anime. Un settore che costituisce, ovviamente, la colonna portante dell’opera, e che viene trattato nelle sue più variegate sfaccettature. Innanzitutto, non possono che essere messe in evidenza le mille difficoltà che interessano tale ambiente di lavoro: consegne al limite della scadenza, tabelle di marcia sfasate per il più piccolo imprevisto o mancanza di personale disposto ad eseguire un incarico impegnativo, spesso sottopagato. “Shirobako” riesce ad affrontare le più disparate tematiche in maniera abbastanza realistica, senza sottrarsi a implicite critiche alle varie ingiustizie che investono il settore. Si pensi, ad esempio, alle ragioni che spingono ad assumere una doppiatrice piuttosto che un’altra, che poco o niente hanno a che fare con la bravura e le doti di recitazione.
Se la serie svolge un ottimo lavoro nel raccontare i vari problemi che si presentano ogni giorno (che si tratti di incomprensioni col mangaka o assistenti poco competenti), stessa cosa accade con gli aspetti più piacevoli e soddisfacenti del settore, i quali raggiungono efficacemente lo spettatore. Gli episodi più interessanti, a mio parere, sono quelli in cui si imbastisce un dialettico confronto tra vecchia e nuova guardia: tra animazioni disegnate a mano e realizzate in CG, in cui è difficile (ma non impossibile, come la serie ci dimostra) trovare un punto di incontro; tra lo stile più classico e quello più moderno, in cui il secondo ha sempre qualcosa da imparare dal primo; tra gli appartenenti alla vecchia generazione e alla nuova, in cui i giovani trovano l’impulso di continuare a lavorare grazie all’aiuto dei veterani.
Altro punto a favore risiede nel fatto che “Shirobako” possa considerarsi in tutto e per tutto un documentario sull’industria degli anime: non di rado ci verranno illustrate le varie fasi che stanno dietro alla realizzazione di un prodotto, con tutti gli incontri da tenere e le tabelle di marcia da seguire (non mancheranno neanche i numerosi termini tecnici). Proprio per questo l’anime si rivela perfetto per coloro che - come la sottoscritta - ignorano ma vorrebbero esplorare il “dietro le quinte” di una serie animata.
Altrettanto riuscito si dimostra il lato umoristico, ricco di gag e situazioni esilaranti che alleggeriranno la tensione e strapperanno una risata a una buona fetta di pubblico (da ricordare, a tal proposito, il divertentissimo episodio 23 e i singolari pupazzetti di Aoi).
Nella catena di produzione è essenziale ogni singolo membro dello staff: allo stesso modo, ogni singolo membro del cast di “Shirobako” si rivela fondamentale e viene approfondito con la dovuta adeguatezza. I personaggi dell’anime sono davvero numerosi, eppure l’ardua impresa (ma non impossibile, ancora una volta) di caratterizzarli uno per uno è stata compiuta senza riserve. Di certo le nostre protagoniste hanno ricevuto molto più spazio rispetto ad altri personaggi secondari (spesso di sesso opposto), ma bisogna comunque constatare che ciascuno di essi si è dimostrato reale e differente rispetto ai propri colleghi. Ad esempio, ci troviamo dinanzi a chi non ha ancora scelto la propria strada, chi persegue un ideale già da tempo e chi invece ha abbandonato futili speranze di fronte alla dura realtà. C’è ancora chi svolge il proprio lavoro con costanza, chi sfugge spesso e volentieri alle proprie responsabilità e chi non è soddisfatto del proprio operato. Nonostante le mille difficoltà, però, in ogni membro della MusAni è possibile percepire l’immensa passione per il settore in cui è attivo e, soprattutto, il profondo affetto per i prodotti creati, i cui personaggi si rivelano dei veri e propri “figli”.
Passando al lato tecnico, il character design risulta abbastanza gradevole e presenta fattezze alquanto “moe” sulle ragazze, molto meno evidenti per i personaggi maschili e adulti; le animazioni svolgono un lavoro nella media, mentre gli sfondi - purtroppo non tanto variegati - si rivelano come sempre eccelsi. Orecchiabili OST e sigle, in particolare l’ultima ending.
In conclusione, “Shirobako” si è dimostrato di sicuro uno dei migliori anime degli ultimi anni. Un interessante documentario e un realistico ritratto dell’industria dell’animazione, con tutte le problematiche e le gioie che ne derivano. Da ricordare, tra l’altro, per i numerosi ma carismatici personaggi che affollano le sue scene. Voto: 9.
Aoi Miyamori, Shizuka Sakaki, Emi Yasuhara, Midori Imai e Misa Todo sono cinque studentesse appassionate di animazione che, per il festival scolastico del loro ultimo anno di liceo, decidono di realizzare artigianalmente un cortometraggio anime da proiettare nella propria scuola. Le amiche, all'alba del loro ingresso nella società lavorativa, si scambiano una promessa: in futuro dovranno riuscire a realizzare una loro opera originale, curandone insieme gli aspetti produttivi.
Alcuni anni dopo Aoi è diventata un'assistente di produzione e lavora insieme a Ema, divenuta animatrice, alla Musashino Animation (abbreviato in MusAni), uno studio tornato da poco sulla cresta dell'onda. Midori nel frattempo studia all'università, mentre Misa è stata assunta da un'azienda specializzata in computer graphics e Shizuka, doppiatrice in erba, lavora part-time in un bar per mantenersi gli studi di recitazione.
Shirobako, serie d'animazione di ventiquattro episodi uscita nella stagione invernale del 2014, è dunque il (meta)racconto di queste cinque ragazze e del loro sogno, che si intreccia con quelli di centinaia di altre persone, all'interno di una delle fabbriche di sogni più vaste e prolifiche al mondo.
A parere di chi scrive il più gran pregio di Shirobako sta nell'essere riuscito a dare un volto al mondo dell'animazione (anziché un semplice quanto distaccato chiarimento tecnico sulle fasi della creazione di un anime, com'è dato aspettarsi) proprio grazie all'immedesimazione in esso; immedesimazione che peraltro avviene nel modo più semplice e - c'è da dirlo - efficace in assoluto. Le cinque ragazze - in particolar modo Aoi Miyamori, la "vera" protagonista di Shirobako - all'inizio si possono dire nella stessa condizione dello spettatore, ovvero poste d'innanzi a una realtà del tutto esterna alla loro, una realtà comunemente invisibile e nascosta al pubblico "generalista", talmente abituato a consumare prodotti a un ritmo spaventoso da aver ormai completamente rimosso la loro origine; questo espediente narrativo, più che mai azzeccato in un tal contesto, permette sostanzialmente uno sviluppo "da vicino" delle vicende, non più assimilate dall'alto della nostra focalizzazione esterna da spettatori bensì osservate con gli occhi e il cuore della protagonista. Per cui a un primo impatto leggermente spiazzante (ma mai confusionario) segue una sempre maggiore immersione nella vita e nelle vicende quotidiane del piccolo studio d'animazione, mentre in parallelo assistiamo ovviamente all'evolversi della realizzazione vera e propria di un'opera animata, descritta sempre impeccabilmente e con dovizia di particolari.
Fin da subito ci ritroviamo catapultati nella frenesia dell'ufficio, in mezzo a un coacervo di chiassosi e alquanto atipici personaggi intenti ad adoperarsi nel loro mestiere. Termini tecnici e accese discussioni non si risparmiano, tanto che inizialmente, a meno che non si abbia già un minimo di esperienza in questo campo, stare dietro alla considerevole mole di battute scambiate tra i produttori richiederà una certa dose d'attenzione; si parla di disegni chiave e intercalari, si assiste ai battibecchi tra il direttore delle animazioni e i responsabili della computer graphics o alle ridicole lagne inscenate dal regista pur di non lavorare agli storyboard, il tutto senza un attimo di tregua; ma dopo qualche episodio di "ambientazione" lo spaesamento iniziale lascerà il posto a una sempre maggior consapevolezza dell'ambiente in cui ci troviamo in tutte le sue sfumature. Anche in questo caso non sarebbe del tutto inappropriato definire un parallelismo tra la protagonista Aoi e il suo percorso di maturazione: ma su questo punto ci tornerò in seguito.
Partendo dunque dalle fasi di concepimento, pianificazione e composizione di una nuova opera, si passa alla stesura della sceneggiatura; il character designer lavora ai bozzetti dei primi personaggi, mentre al contempo vedono la luce gli storyboard basati sulla sceneggiatura e i successivi layout; gli animatori si dividono i vari cut, il direttore artistico organizza il lavoro sui fondali e molti intercalari vengono subappaltati ad altre aziende; vengono realizzati gli effetti in CG, si entra nel vivo della fase di colorazione e di post-produzione; nasce la colonna sonora e il comparto rumoristico, i personaggi vengono doppiati e il prodotto finale viene sviluppato, montato e spedito alle emittenti televisive.
Ma oltre a essere una vera e propria enciclopedia sulla produzione di un anime, il merito principale della serie è quello di mettere in luce l'industria degli anime nella sua interezza, senza risparmiarsi anche profonde riflessioni - a volte anche critiche - sugli aspetti meno piacevoli della stessa. Qualsiasi spettatore abbia un minimo di esperienza saprà difatti come questo mondo non sia certo tutto rose e fiori: dai comitati di produzione composti da ciniche caricature umane desiderose solo di tirare acqua al loro mulino fino a registi fannulloni che rallentano il lavoro di tutto il team, passando per assistenti alla produzione sull'orlo del tracollo psicofisico e animatori sottopagati che passano intere nottate in bianco pur di rispettare la tabella di marcia, Shirobako riporta per filo e per segno la realtà contemporanea del settore, senza lesinare sul realismo professionale e psicologico dei personaggi e del loro lavoro.
Ma la trovata acuta, paradossalmente, è l'approccio comedy. Nonostante l'opera tocchi temi piuttosto attuali e annoveri diversi momenti emotivamente intensi, fortunatamente non si lascia mai andare all'autocompiacimento fine a sé stesso, facendo attenzione a mantenere dall'inizio alla fine lo stile brillante proprio del genere che la caratterizza, senza (s)cadere in quello che avrebbe potuto risultare un facile e "furbo" melodramma. Ciò che infatti solitamente potrebbe sembrare un elemento scontato in questo caso gioca un notevole punto a favore della serie, giacché permette lo sviluppo di due importantissimi espedienti: uno (ovvio) di intrattenimento, e uno (fondamentale) di empatia; perché ciò che rende quest'anime superiore alla media è proprio la resa dei personaggi sul piano umano, e la sensazione di sincero affetto che essi ci ispirano, in tutti i loro pregi e difetti. Una volta che impariamo a conoscerli, i membri dello studio MusAni ci appariranno per quello che realmente sono: persone come tutti noi, che hanno sogni e aspettative, che sopportano turni di lavoro intensissimi e tabelle di marcia da svenimento, che festeggiano i successi davanti a una birra con i colleghi e che lavorano a ritmi disumani spinti solo da un'immensa passione per ciò che fanno; il cast stesso, nonostante sia eccezionalmente ricco per una commedia, vanta un'enorme cura e attenzione per ognuno dei suoi teatranti, tutti contraddistinti da una caratterizzazione psicologica adeguatamente delineata, sia nel singolo sia nella coralità. Degno di nota è peraltro il lavoro svolto dai doppiatori, che sono stati capaci di rendere con una recitazione di grande intensità i diversi personaggi, in tutte le loro sfumature.
Una volta definito il contesto si passa quindi al particolare; e anche su questo fronte, è palese come gli autori abbiano svolto ancora una volta un lavoro ottimale.
Parallelamente alle attività dello studio MusAni viene portata avanti la vicenda personale di Aoi Miyamori. Ragazza sveglia e tenace, quest'ultima condivide con le amiche della scuola superiore il sogno di riuscire a realizzare la loro personale serie animata; tuttavia Aoi si accorgerà ben presto che la strada che porta al raggiungimento del loro obiettivo è quanto mai dissestata, e l'entusiasmo di lavorare nell'industria dell'animazione lascerà fin da subito il posto a molteplici dubbi, che travolgono completamente la sua carriera trascinandola in un percorso a ostacoli di domande e incertezze: incertezze derivanti dal lavorare in un settore precario e pronto ad andare in pezzi alla minima disattenzione, dal dover ricevere costantemente sfuriate e porte in faccia, dal vedere le proprie amiche incorrere nell'ennesimo fallimento; il suo entusiasmo iniziale viene subito soffocato, e per la ragazza (ma non solo) arriva il momento di fermarsi, guardarsi alle spalle, e decidere se la strada percorsa la stia effettivamente portando a ciò che vuole diventare. A tal proposito, una trovata simpatica è la coppia formata dall'orsetto di peluche e dalla bambolina di Aoi, che di tanto in tanto prendono vita (e quindi "si animano", altro gioco degli autori sul metaracconto) e iniziano a discutere vivacemente tra di loro: essi rappresentano il "flusso di coscienza" della ragazza, oltre a fungere occasionalmente da narratori intradiegetici e a fornirci curiosità varie sul mondo dell'animazione.
Altro ruolo fondamentale è esercitato dalle serie animate e dai personaggi a cui Aoi, le altre ragazze e tutti i membri dello studio lavorano, spesso metafore della loro interiorità, plasmate e costruite attraverso i sentimenti dei loro creatori: un'immagine simbolica che getta un barlume di calore sulle decine e decine di serie che escono a ogni stagione, spesso e volentieri fagocitate dal pubblico a tempo record per poi essere lasciate nel dimenticatoio. È incredibile notare come pian piano, passando attraverso le varie fasi produttive, questi "anime nell'anime" prendano rapidamente forma; attraverso l'evolversi della metanarrazione il livello di profondità raggiunto da queste opere fittizie sarà tale che, nei cofanetti blu-ray della serie, saranno persino inseriti degli OAV dedicati a Exodus! e Dai San Hikou Shoujo-tai, le due creazioni nate dai talenti dello studio MusAni dopo l'arrivo di Aoi.
A questo va infine ad aggiungersi anche l'aspetto più nostalgico e celebrativo, che omaggia l'animazione del passato attraverso riferimenti più o meno espliciti a grandi nomi del settore - impossibile trattenere le risate davanti a un Hideaki Anno o un Ichiro Itano in chiave cartoonesca -, personaggi di gran spessore e toccanti flashback che ritraggono fedelmente un'epoca ormai distante, ma più che mai vivida nel cuore di tutti coloro che ne hanno fatto parte; indimenticabili, a tal proposito, il sentito omaggio al capolavoro tominiano Space Runaway Ideon dell'episodio 6 e la ending dell'episodio 19 realizzata in stile anni '70, splendido coronamento di uno dei segmenti più emozionanti dell'opera.
Per cui, a dispetto di un character design moe che - benché piacevole - potrebbe inizialmente destare qualche perplessità, la serie è caratterizzata da un realismo costante e ben orchestrato, anche e soprattutto nell'introspezione: la seconda parte, in particolare, si svilupperà in modo molto più maturo della prima e regalerà anche momenti di grande forza emotiva.
Shirobako vale la visione perché racconta un intero mondo, in tutti i suoi aspetti, focalizzandosi ampiamente sia sul singolo che sulla totalità e riuscendo a calibrare sapientemente interessantissime parti descrittive, simpatiche gag e momenti più dolci, intimi e toccanti. Da questo punto di vista la ritengo un'opera ben scritta, istruttiva, brillante e originale, arricchita ulteriormente da una marea di citazioni che toccano l'universo dell'animazione giapponese nella sua completezza. Shirobako è un vero atto d'amore nei confronti degli anime e dell'universo che ci sta dietro, un'opera di grandi vedute che non mancherà di appassionare tutti, dallo studioso più invasato al semplice curioso che vorrebbe solamente saperne di più in merito a questa realtà così poco conosciuta. Dopotutto, parafrasando Aoi Miyamori, «decine di migliaia di persone attraverso diverse generazioni, insieme alle emozioni e alle opinioni degli spettatori, hanno contribuito a creare gli anime. Un singolo anime potrebbe anche essere la tenue fiammella di una candela; ma se giorno dopo giorno continuiamo a passarci questa fiamma, essa diverrà un fuoco che non si spegnerà mai».
Alcuni anni dopo Aoi è diventata un'assistente di produzione e lavora insieme a Ema, divenuta animatrice, alla Musashino Animation (abbreviato in MusAni), uno studio tornato da poco sulla cresta dell'onda. Midori nel frattempo studia all'università, mentre Misa è stata assunta da un'azienda specializzata in computer graphics e Shizuka, doppiatrice in erba, lavora part-time in un bar per mantenersi gli studi di recitazione.
Shirobako, serie d'animazione di ventiquattro episodi uscita nella stagione invernale del 2014, è dunque il (meta)racconto di queste cinque ragazze e del loro sogno, che si intreccia con quelli di centinaia di altre persone, all'interno di una delle fabbriche di sogni più vaste e prolifiche al mondo.
A parere di chi scrive il più gran pregio di Shirobako sta nell'essere riuscito a dare un volto al mondo dell'animazione (anziché un semplice quanto distaccato chiarimento tecnico sulle fasi della creazione di un anime, com'è dato aspettarsi) proprio grazie all'immedesimazione in esso; immedesimazione che peraltro avviene nel modo più semplice e - c'è da dirlo - efficace in assoluto. Le cinque ragazze - in particolar modo Aoi Miyamori, la "vera" protagonista di Shirobako - all'inizio si possono dire nella stessa condizione dello spettatore, ovvero poste d'innanzi a una realtà del tutto esterna alla loro, una realtà comunemente invisibile e nascosta al pubblico "generalista", talmente abituato a consumare prodotti a un ritmo spaventoso da aver ormai completamente rimosso la loro origine; questo espediente narrativo, più che mai azzeccato in un tal contesto, permette sostanzialmente uno sviluppo "da vicino" delle vicende, non più assimilate dall'alto della nostra focalizzazione esterna da spettatori bensì osservate con gli occhi e il cuore della protagonista. Per cui a un primo impatto leggermente spiazzante (ma mai confusionario) segue una sempre maggiore immersione nella vita e nelle vicende quotidiane del piccolo studio d'animazione, mentre in parallelo assistiamo ovviamente all'evolversi della realizzazione vera e propria di un'opera animata, descritta sempre impeccabilmente e con dovizia di particolari.
Fin da subito ci ritroviamo catapultati nella frenesia dell'ufficio, in mezzo a un coacervo di chiassosi e alquanto atipici personaggi intenti ad adoperarsi nel loro mestiere. Termini tecnici e accese discussioni non si risparmiano, tanto che inizialmente, a meno che non si abbia già un minimo di esperienza in questo campo, stare dietro alla considerevole mole di battute scambiate tra i produttori richiederà una certa dose d'attenzione; si parla di disegni chiave e intercalari, si assiste ai battibecchi tra il direttore delle animazioni e i responsabili della computer graphics o alle ridicole lagne inscenate dal regista pur di non lavorare agli storyboard, il tutto senza un attimo di tregua; ma dopo qualche episodio di "ambientazione" lo spaesamento iniziale lascerà il posto a una sempre maggior consapevolezza dell'ambiente in cui ci troviamo in tutte le sue sfumature. Anche in questo caso non sarebbe del tutto inappropriato definire un parallelismo tra la protagonista Aoi e il suo percorso di maturazione: ma su questo punto ci tornerò in seguito.
Partendo dunque dalle fasi di concepimento, pianificazione e composizione di una nuova opera, si passa alla stesura della sceneggiatura; il character designer lavora ai bozzetti dei primi personaggi, mentre al contempo vedono la luce gli storyboard basati sulla sceneggiatura e i successivi layout; gli animatori si dividono i vari cut, il direttore artistico organizza il lavoro sui fondali e molti intercalari vengono subappaltati ad altre aziende; vengono realizzati gli effetti in CG, si entra nel vivo della fase di colorazione e di post-produzione; nasce la colonna sonora e il comparto rumoristico, i personaggi vengono doppiati e il prodotto finale viene sviluppato, montato e spedito alle emittenti televisive.
Ma oltre a essere una vera e propria enciclopedia sulla produzione di un anime, il merito principale della serie è quello di mettere in luce l'industria degli anime nella sua interezza, senza risparmiarsi anche profonde riflessioni - a volte anche critiche - sugli aspetti meno piacevoli della stessa. Qualsiasi spettatore abbia un minimo di esperienza saprà difatti come questo mondo non sia certo tutto rose e fiori: dai comitati di produzione composti da ciniche caricature umane desiderose solo di tirare acqua al loro mulino fino a registi fannulloni che rallentano il lavoro di tutto il team, passando per assistenti alla produzione sull'orlo del tracollo psicofisico e animatori sottopagati che passano intere nottate in bianco pur di rispettare la tabella di marcia, Shirobako riporta per filo e per segno la realtà contemporanea del settore, senza lesinare sul realismo professionale e psicologico dei personaggi e del loro lavoro.
Ma la trovata acuta, paradossalmente, è l'approccio comedy. Nonostante l'opera tocchi temi piuttosto attuali e annoveri diversi momenti emotivamente intensi, fortunatamente non si lascia mai andare all'autocompiacimento fine a sé stesso, facendo attenzione a mantenere dall'inizio alla fine lo stile brillante proprio del genere che la caratterizza, senza (s)cadere in quello che avrebbe potuto risultare un facile e "furbo" melodramma. Ciò che infatti solitamente potrebbe sembrare un elemento scontato in questo caso gioca un notevole punto a favore della serie, giacché permette lo sviluppo di due importantissimi espedienti: uno (ovvio) di intrattenimento, e uno (fondamentale) di empatia; perché ciò che rende quest'anime superiore alla media è proprio la resa dei personaggi sul piano umano, e la sensazione di sincero affetto che essi ci ispirano, in tutti i loro pregi e difetti. Una volta che impariamo a conoscerli, i membri dello studio MusAni ci appariranno per quello che realmente sono: persone come tutti noi, che hanno sogni e aspettative, che sopportano turni di lavoro intensissimi e tabelle di marcia da svenimento, che festeggiano i successi davanti a una birra con i colleghi e che lavorano a ritmi disumani spinti solo da un'immensa passione per ciò che fanno; il cast stesso, nonostante sia eccezionalmente ricco per una commedia, vanta un'enorme cura e attenzione per ognuno dei suoi teatranti, tutti contraddistinti da una caratterizzazione psicologica adeguatamente delineata, sia nel singolo sia nella coralità. Degno di nota è peraltro il lavoro svolto dai doppiatori, che sono stati capaci di rendere con una recitazione di grande intensità i diversi personaggi, in tutte le loro sfumature.
Una volta definito il contesto si passa quindi al particolare; e anche su questo fronte, è palese come gli autori abbiano svolto ancora una volta un lavoro ottimale.
Parallelamente alle attività dello studio MusAni viene portata avanti la vicenda personale di Aoi Miyamori. Ragazza sveglia e tenace, quest'ultima condivide con le amiche della scuola superiore il sogno di riuscire a realizzare la loro personale serie animata; tuttavia Aoi si accorgerà ben presto che la strada che porta al raggiungimento del loro obiettivo è quanto mai dissestata, e l'entusiasmo di lavorare nell'industria dell'animazione lascerà fin da subito il posto a molteplici dubbi, che travolgono completamente la sua carriera trascinandola in un percorso a ostacoli di domande e incertezze: incertezze derivanti dal lavorare in un settore precario e pronto ad andare in pezzi alla minima disattenzione, dal dover ricevere costantemente sfuriate e porte in faccia, dal vedere le proprie amiche incorrere nell'ennesimo fallimento; il suo entusiasmo iniziale viene subito soffocato, e per la ragazza (ma non solo) arriva il momento di fermarsi, guardarsi alle spalle, e decidere se la strada percorsa la stia effettivamente portando a ciò che vuole diventare. A tal proposito, una trovata simpatica è la coppia formata dall'orsetto di peluche e dalla bambolina di Aoi, che di tanto in tanto prendono vita (e quindi "si animano", altro gioco degli autori sul metaracconto) e iniziano a discutere vivacemente tra di loro: essi rappresentano il "flusso di coscienza" della ragazza, oltre a fungere occasionalmente da narratori intradiegetici e a fornirci curiosità varie sul mondo dell'animazione.
Altro ruolo fondamentale è esercitato dalle serie animate e dai personaggi a cui Aoi, le altre ragazze e tutti i membri dello studio lavorano, spesso metafore della loro interiorità, plasmate e costruite attraverso i sentimenti dei loro creatori: un'immagine simbolica che getta un barlume di calore sulle decine e decine di serie che escono a ogni stagione, spesso e volentieri fagocitate dal pubblico a tempo record per poi essere lasciate nel dimenticatoio. È incredibile notare come pian piano, passando attraverso le varie fasi produttive, questi "anime nell'anime" prendano rapidamente forma; attraverso l'evolversi della metanarrazione il livello di profondità raggiunto da queste opere fittizie sarà tale che, nei cofanetti blu-ray della serie, saranno persino inseriti degli OAV dedicati a Exodus! e Dai San Hikou Shoujo-tai, le due creazioni nate dai talenti dello studio MusAni dopo l'arrivo di Aoi.
A questo va infine ad aggiungersi anche l'aspetto più nostalgico e celebrativo, che omaggia l'animazione del passato attraverso riferimenti più o meno espliciti a grandi nomi del settore - impossibile trattenere le risate davanti a un Hideaki Anno o un Ichiro Itano in chiave cartoonesca -, personaggi di gran spessore e toccanti flashback che ritraggono fedelmente un'epoca ormai distante, ma più che mai vivida nel cuore di tutti coloro che ne hanno fatto parte; indimenticabili, a tal proposito, il sentito omaggio al capolavoro tominiano Space Runaway Ideon dell'episodio 6 e la ending dell'episodio 19 realizzata in stile anni '70, splendido coronamento di uno dei segmenti più emozionanti dell'opera.
Per cui, a dispetto di un character design moe che - benché piacevole - potrebbe inizialmente destare qualche perplessità, la serie è caratterizzata da un realismo costante e ben orchestrato, anche e soprattutto nell'introspezione: la seconda parte, in particolare, si svilupperà in modo molto più maturo della prima e regalerà anche momenti di grande forza emotiva.
Shirobako vale la visione perché racconta un intero mondo, in tutti i suoi aspetti, focalizzandosi ampiamente sia sul singolo che sulla totalità e riuscendo a calibrare sapientemente interessantissime parti descrittive, simpatiche gag e momenti più dolci, intimi e toccanti. Da questo punto di vista la ritengo un'opera ben scritta, istruttiva, brillante e originale, arricchita ulteriormente da una marea di citazioni che toccano l'universo dell'animazione giapponese nella sua completezza. Shirobako è un vero atto d'amore nei confronti degli anime e dell'universo che ci sta dietro, un'opera di grandi vedute che non mancherà di appassionare tutti, dallo studioso più invasato al semplice curioso che vorrebbe solamente saperne di più in merito a questa realtà così poco conosciuta. Dopotutto, parafrasando Aoi Miyamori, «decine di migliaia di persone attraverso diverse generazioni, insieme alle emozioni e alle opinioni degli spettatori, hanno contribuito a creare gli anime. Un singolo anime potrebbe anche essere la tenue fiammella di una candela; ma se giorno dopo giorno continuiamo a passarci questa fiamma, essa diverrà un fuoco che non si spegnerà mai».
Credo che questo anime possa essere molto apprezzato più che altro da quanti seguono il mondo anime fuori dal Giappone e dunque sono assetati d'informazioni riguardo questo modo di fare animazione, che oggi non riguarda quasi per niente l'Occidente (non è una critica, ma una semplice constatazione, in quanto io stessa preferisco l'animazione di giganti come la Pixar).
Per quanto mi riguarda, ho trovato molto piacevoli i colori utilizzati, luminosi ma non troppo accesi; la mancanza di veri e propri colpi di scena e trame secondarie non è riuscita ad annoiarmi, se non verso gli ultimissimi episodi (perché, diciamocelo chiaramente, la prima parte della serie è pressoché identica alla seconda, sebbene è vero che alcuni "problemi" e alcune "soluzioni" vengono proposte solamente nella seconda parte, ma alla fine la questione è sempre la stessa e le difficoltà possono ridursi a problemi di tempistica al 99%), dunque credo sia troppo lungo per una trama così ripetitiva e, proprio per il suo concentrarsi solo ed esclusivamente sulla singola trama centrale legata alla produzione anime (i personaggi non fanno altro che lavorare, per il resto non fanno assolutamente nulla, a parte gli scansafatiche che se ne vanno in bicicletta e per questa "perdita di tempo" vengono redarguiti sul lavoro), trovo che sia più che altro apprezzabile da noi forestieri della cultura anime e manga.
Nel complesso, affibbio a questa serie un bel 7, soprattutto per la qualità delle immagini e dell'animazione.
Per quanto mi riguarda, ho trovato molto piacevoli i colori utilizzati, luminosi ma non troppo accesi; la mancanza di veri e propri colpi di scena e trame secondarie non è riuscita ad annoiarmi, se non verso gli ultimissimi episodi (perché, diciamocelo chiaramente, la prima parte della serie è pressoché identica alla seconda, sebbene è vero che alcuni "problemi" e alcune "soluzioni" vengono proposte solamente nella seconda parte, ma alla fine la questione è sempre la stessa e le difficoltà possono ridursi a problemi di tempistica al 99%), dunque credo sia troppo lungo per una trama così ripetitiva e, proprio per il suo concentrarsi solo ed esclusivamente sulla singola trama centrale legata alla produzione anime (i personaggi non fanno altro che lavorare, per il resto non fanno assolutamente nulla, a parte gli scansafatiche che se ne vanno in bicicletta e per questa "perdita di tempo" vengono redarguiti sul lavoro), trovo che sia più che altro apprezzabile da noi forestieri della cultura anime e manga.
Nel complesso, affibbio a questa serie un bel 7, soprattutto per la qualità delle immagini e dell'animazione.
Quando ero bambino, non sapevo la differenza fra cartoni animati e anime giapponesi, me li godevo e basta. Non mi ricordo quando cominciai a ragionare sulle difficoltà nel produrli, né tantomeno sull'enorme sforzo profuso nella loro realizzazione. Con “Shirobako” ho potuto finalmente conoscere il mondo degli anime dietro le quinte, e da quel momento, per me, ogni anime merita di essere ricordato per lo sforzo profuso nella sua realizzazione, fregandosene dei giudizi.
La trama racconta la storia di cinque amiche, appassionate di anime, Aoi Miyamori, Ema Yasuhara, Midori Imai, Misa Tōdō e Shizuka Sakaki, che, dopo gli studi, riescono, pur separandosi, a entrare nel mondo della realizzazione degli anime in diversi settori. Aoi entra, seguita da Ema e Midori, in uno studio d'animazione particolare, poiché all'interno ospita varie personalità, tra cui spiccano animatori in erba e veterani, assistenti dal carattere assurdo ma simpatico, e registi dal passato fatto di successi e flop. Aoi lavora come assistente di produzione, Ema come disegnatrice, Midori come realizzatrice di sequenze al computer, Misa invece aiuterà le sue amiche in esterno, fornendo loro materiale necessario al lavoro, infine Shizuka calcherà il tortuoso sentiero della seiyuu (doppiatrice). Il loro non è un lavoro facile per ovvie ragioni. Nell'arco delle ventiquattro puntate, le protagoniste affronteranno molte difficoltà sul lavoro.
Si affronteranno infatti problemi di tempistiche, dissidi interni sulla realizzazioni di certe sequenze, contratti, delusioni sul lavoro ecc. Sì, perché i personaggi hanno le loro motivazioni e molte loro storie mi hanno colpito, in particolare quella di Aoi, perché voleva entrare proprio nello studio in cui ora lavora, perché in passato aveva sviluppato un anime che vide da piccola e gli piacque da morire, e il suo sogno era creare un anime che ne ricalcasse il valore, ma soprattutto voleva realizzare un anime in cui lei e le sue amiche avessero messo, pur nel loro piccolo, la loro mano; per farla breve, lavorarci insieme.
Anche la storia di Shizuka mi è molto piaciuta, perché mostra l'apparentemente facile (io non credo molto) mondo del doppiaggio. La sua è la storia più travagliata, perché ha molte occasioni per potersi mettere in gioco e fare la sua parte insieme alle sue amiche, ma solo alla fine riesce ad avere una parte; una parte sì molto piccola, ma per lei di grande valore, sia perché finalmente ha potuto lavorare in un anime insieme alle sue amiche sia perché ha potuto fare un passo avanti nel suo sogno.
Sempre in questo arco, vedremo moltissime fasi della realizzazione di una serie: sceneggiatura, pianificazione, disegno, colore, colonna sonora, doppiaggio, ecc. Ovviamente vedremo come si sviluppano gli anime come li fanno oggi, anche se in una puntata vedremo, anche se di poco, l'enorme difficoltà nel realizzarli negli anni ‘70, ’80, ’90 e inizio millennio.
Non mancheranno citazioni, qui storpiate, di studi di animazioni, serie, e registi.
Se amate gli anime e volete vedere come vengono creati, vedete questa serie. Non ve ne pentirete.
La trama racconta la storia di cinque amiche, appassionate di anime, Aoi Miyamori, Ema Yasuhara, Midori Imai, Misa Tōdō e Shizuka Sakaki, che, dopo gli studi, riescono, pur separandosi, a entrare nel mondo della realizzazione degli anime in diversi settori. Aoi entra, seguita da Ema e Midori, in uno studio d'animazione particolare, poiché all'interno ospita varie personalità, tra cui spiccano animatori in erba e veterani, assistenti dal carattere assurdo ma simpatico, e registi dal passato fatto di successi e flop. Aoi lavora come assistente di produzione, Ema come disegnatrice, Midori come realizzatrice di sequenze al computer, Misa invece aiuterà le sue amiche in esterno, fornendo loro materiale necessario al lavoro, infine Shizuka calcherà il tortuoso sentiero della seiyuu (doppiatrice). Il loro non è un lavoro facile per ovvie ragioni. Nell'arco delle ventiquattro puntate, le protagoniste affronteranno molte difficoltà sul lavoro.
Si affronteranno infatti problemi di tempistiche, dissidi interni sulla realizzazioni di certe sequenze, contratti, delusioni sul lavoro ecc. Sì, perché i personaggi hanno le loro motivazioni e molte loro storie mi hanno colpito, in particolare quella di Aoi, perché voleva entrare proprio nello studio in cui ora lavora, perché in passato aveva sviluppato un anime che vide da piccola e gli piacque da morire, e il suo sogno era creare un anime che ne ricalcasse il valore, ma soprattutto voleva realizzare un anime in cui lei e le sue amiche avessero messo, pur nel loro piccolo, la loro mano; per farla breve, lavorarci insieme.
Anche la storia di Shizuka mi è molto piaciuta, perché mostra l'apparentemente facile (io non credo molto) mondo del doppiaggio. La sua è la storia più travagliata, perché ha molte occasioni per potersi mettere in gioco e fare la sua parte insieme alle sue amiche, ma solo alla fine riesce ad avere una parte; una parte sì molto piccola, ma per lei di grande valore, sia perché finalmente ha potuto lavorare in un anime insieme alle sue amiche sia perché ha potuto fare un passo avanti nel suo sogno.
Sempre in questo arco, vedremo moltissime fasi della realizzazione di una serie: sceneggiatura, pianificazione, disegno, colore, colonna sonora, doppiaggio, ecc. Ovviamente vedremo come si sviluppano gli anime come li fanno oggi, anche se in una puntata vedremo, anche se di poco, l'enorme difficoltà nel realizzarli negli anni ‘70, ’80, ’90 e inizio millennio.
Non mancheranno citazioni, qui storpiate, di studi di animazioni, serie, e registi.
Se amate gli anime e volete vedere come vengono creati, vedete questa serie. Non ve ne pentirete.
"Shirobako" è un anime prodotto dallo studio P.A. Works fondato da Kenji Horikawa. L'anime è diretto da Tsutomu Mizushima ed è approdato in Giappone il 9 ottobre 2015, in Italia invece i diritti sono stati acquistati da Yamato Animation, che lo ha sottotitolato e poi 'uploadato' sul canale YouTube ufficiale.
Il nome dell'anime significa "Scatola Bianca" e si riferisce ai video distribuiti ai membri dello staff di produzione prima della loro pubblicazione.
L'opera parla di un gruppo di cinque ragazze che al liceo facevano parte del club di animazione, tutte con il sogno di produrre un anime insieme. Le ragazze, chi prima e chi dopo, entrano a far parte del mondo dell'animazione, per avvicinarsi sempre di più ai loro sogni. Questo fa da sfondo a un'altra trama, ovvero la crescita dell'azienda MusAni e la sua ripresa dopo un fallimento iniziale per colpa del regista Seiichi Kinoshita. Entriamo quindi nell'universo dello staff della MusAni: disegnatori, animatori, doppiatori, produttori, tecnici del suono e compagnia bella saranno i veri protagonisti dell'anime.
Quando ho visto il primo episodio di "Shirobako", mi sono chiesta come avrebbero fatto a gestire la mole di personaggi presenti nello studio di animazione MusAni; l'anime ci riesce egregiamente, non analizzandone la vita privata ma il loro ruolo nello studio d'animazione, i problemi e le gioie ad esso legati, dando sempre un tocco di personalità ai personaggi. Sono pochi gli stralci di vita privata che vediamo e tutti o quasi in funzione del loro lavoro, a mio parere un ottimo espediente.
Durante la produzione dei due anime affidati alla Musashino Animation ("Exodus!", opera dello stesso Kinoshita Seiichi, e "Terza squadriglia area femminile", opera tratta dal manga di Nogame), affrontiamo con i personaggi vari temi legati al mondo dell'animazione. Con situazioni fluide e mai forzate l'anime tratta temi come: disegni cartacei o design 3D? I vecchi disegnatori servono ancora a qualcosa o vanno sostituiti dalle nuove leve? E temi come l'importanza di ogni ruolo, i problemi legati a chi fa male il proprio mestiere e a chi ne paga le spese, le tempistiche di consegna, il saper cogliere opportunità a volte troppo impegnative per degli apprendisti, le difficoltà del mondo dei doppiatori e tanti, tanti altri.
I personaggi risultano gradevoli e le pennellate di personalità che hanno al di fuori del proprio ruolo non li fanno apparire mai esagerati. La protagonista Aoi Miyamori è utilizzata bene nel suo ruolo, per mediare tra tutte le varie figure professionali.
Le musiche sono abbastanza azzeccate e non mancano le gag comiche a tener vivo il morale, non mancano nemmeno i colpi di scena che terranno col fiato sospeso.
Vengono inoltre parodiate molte aziende e personaggi legati al mondo degli anime, come la I.G. Staff che diventa G.I. Staff; lo stesso Kinoshita Seiichi come aspetto è ispirato a Seiji Mizushima, direttore di "Fullmetal Alchemist" e "Gundam 00", Masato Marukawa è ispirato a Masao Maruyama; ci sono riferimenti a case come la Yukata press, all'anime "Ideon" e a tanti altri personaggi e ditte legate alla produzione di anime.
Tra i contro, in alcuni punti importanti come i festeggiamenti dopo le vittorie (che dovrebbero essere emozionanti ed esprimere l'idea che finalmente ce l'hanno fatta), le animazioni sono statiche e non rendono per niente l'idea, rovinando il climax che si era creato.
Il nome dell'anime significa "Scatola Bianca" e si riferisce ai video distribuiti ai membri dello staff di produzione prima della loro pubblicazione.
L'opera parla di un gruppo di cinque ragazze che al liceo facevano parte del club di animazione, tutte con il sogno di produrre un anime insieme. Le ragazze, chi prima e chi dopo, entrano a far parte del mondo dell'animazione, per avvicinarsi sempre di più ai loro sogni. Questo fa da sfondo a un'altra trama, ovvero la crescita dell'azienda MusAni e la sua ripresa dopo un fallimento iniziale per colpa del regista Seiichi Kinoshita. Entriamo quindi nell'universo dello staff della MusAni: disegnatori, animatori, doppiatori, produttori, tecnici del suono e compagnia bella saranno i veri protagonisti dell'anime.
Quando ho visto il primo episodio di "Shirobako", mi sono chiesta come avrebbero fatto a gestire la mole di personaggi presenti nello studio di animazione MusAni; l'anime ci riesce egregiamente, non analizzandone la vita privata ma il loro ruolo nello studio d'animazione, i problemi e le gioie ad esso legati, dando sempre un tocco di personalità ai personaggi. Sono pochi gli stralci di vita privata che vediamo e tutti o quasi in funzione del loro lavoro, a mio parere un ottimo espediente.
Durante la produzione dei due anime affidati alla Musashino Animation ("Exodus!", opera dello stesso Kinoshita Seiichi, e "Terza squadriglia area femminile", opera tratta dal manga di Nogame), affrontiamo con i personaggi vari temi legati al mondo dell'animazione. Con situazioni fluide e mai forzate l'anime tratta temi come: disegni cartacei o design 3D? I vecchi disegnatori servono ancora a qualcosa o vanno sostituiti dalle nuove leve? E temi come l'importanza di ogni ruolo, i problemi legati a chi fa male il proprio mestiere e a chi ne paga le spese, le tempistiche di consegna, il saper cogliere opportunità a volte troppo impegnative per degli apprendisti, le difficoltà del mondo dei doppiatori e tanti, tanti altri.
I personaggi risultano gradevoli e le pennellate di personalità che hanno al di fuori del proprio ruolo non li fanno apparire mai esagerati. La protagonista Aoi Miyamori è utilizzata bene nel suo ruolo, per mediare tra tutte le varie figure professionali.
Le musiche sono abbastanza azzeccate e non mancano le gag comiche a tener vivo il morale, non mancano nemmeno i colpi di scena che terranno col fiato sospeso.
Vengono inoltre parodiate molte aziende e personaggi legati al mondo degli anime, come la I.G. Staff che diventa G.I. Staff; lo stesso Kinoshita Seiichi come aspetto è ispirato a Seiji Mizushima, direttore di "Fullmetal Alchemist" e "Gundam 00", Masato Marukawa è ispirato a Masao Maruyama; ci sono riferimenti a case come la Yukata press, all'anime "Ideon" e a tanti altri personaggi e ditte legate alla produzione di anime.
Tra i contro, in alcuni punti importanti come i festeggiamenti dopo le vittorie (che dovrebbero essere emozionanti ed esprimere l'idea che finalmente ce l'hanno fatta), le animazioni sono statiche e non rendono per niente l'idea, rovinando il climax che si era creato.
"Shirobako" è il classico anime che non avrei mai e poi mai visto, lo avrei saltato a piedi pari a causa del character design un po' troppo moe per i miei gusti, personaggi con la testa un po' troppo grande, gli occhi squadrati e il naso ridotto a un puntino, tutte cose che mi infastidiscono. Eppure, sentendolo elogiare così tanto, ho deciso di dargli una chance, ed è stata un'ottima decisione.
"Shirobako" racconta le avventure lavorative di Aoi, una ragazza che lavora come assistente di produzione presso uno studio d'animazione, e di tutte le peripezie che lei e gli altri membri dello staff devono affrontare per portare a termine "Exodus", il primo anime originale prodotto dallo studio dopo tanti anni. C'è il regista sensibile e un po' svogliato, che non consegna gli storyboard a causa del suo "animo sensibile" che non gli permette di stare al passo con i ritmi della produzione, i supervisori dell'animazione, il produttore esecutivo che vive addosso al regista, i tecnici del suono, gli animatori e poi gli assistenti come Aoi. Oltre a raccontare della vita di tutti i personaggi strambi (eppure così realistici!) che popolano la MusAni, "Shirobako" racconta delle ex compagne di liceo con cui Aoi aveva giurato di creare un anime insieme: c'è l'esperta di animazione 3D, la sceneggiatrice, Ema che voleva fare l'animatrice e ha trovato lavoro assieme ad Aoi alla MusAni, e infine Shizuka, che ha intrapreso la difficile strada del doppiaggio, finora con risultati scarsissimi.
"Shirobako" racconta, coi modi tipici dello slice of life, una storia adulta e commovente.
Vengono seguite attentamente tutte le fasi di creazione di un anime, ponendo l'accento anche su cose a cui difficilmente lo spettatore medio pensa (ad esempio viene fatto vedere come si creano gli effetti sonori, come una donna che cammina nell'acqua, tenendo bene a mente il carattere del personaggio), con un vortice di personaggi straordinari. Sebbene i rapporti tra personaggi siano quasi esclusivamente lavorativi, da ogni battuta viene fuori qualcosa sulla loro psicologia, come l'affascinante personaggio di Endo, un animatore di grande esperienza, che da una parte rivaleggia con un'altra supervisor dell'animazione e vorrebbe dare del suo meglio senza scendere a compromessi, dall'altra è schiacciato dalla preoccupazione di finire di pagare il mutuo e non può permettersi colpi di testa.
In questo modo, tutti i personaggi attraversano momenti difficili di grandi dubbi personali e lavorativi, e gli altri in modo gentile o dietro le quinte riescono sempre a dar loro la spinta necessaria a ritrovare la strada giusta per raggiungere il loro obiettivo.
Il personaggio che preferisco sotto questo punto di vista è Shizuka, la ragazza che vuole diventare una doppiatrice. Lei è quella più svantaggiata di tutte, l'unica che continua a ricevere porte in faccia; troppo esuberante agli occhi degli altri, forse troppo volenterosa, e ogni volta arriva a un passo dal realizzare il suo sogno, ma viene scartata. Caratterizzata in modo sottile, e non come una qualunque macchietta a cui siamo abituati, forse è il personaggio più complesso e più positivo di tutti.
Sono interessanti tutti i personaggi che si aggirano per lo studio, dal primo all'ultimo.
L'anime mostra in modo abbastanza realistico la vita in uno studio d'animazione, mettendo in risalto tutti i problemi pratici, i capricci e i colpi di testa di alcune figure con cui devono avere rapporti lavorativi (come lo studio esterno che lavora senza alcuna cura, o l'editor superficiale e bugiardo che li mette nei guai, o ancora l'autore capriccioso che manda loro messaggi criptici dicendo che il loro lavoro non va bene, senza mai essere chiaro ma continuando solo a insultarli - tutte figure che, per quanto possano sembrare macchiette, chiunque abbia letto un po' di free talk, ossia le colonne di lato dei manga in cui gli autori raccontano dei loro fatti personali, che molto spesso raccontano delle loro brutte avventure con gli editor o del loro coinvolgimento nella produzione degli anime tratti dalle loro opere, o qualche semplice pagina di wikipedia sa benissimo esistere davvero), ma tutti i personaggi sono accomunati da una passione incredibile per il loro lavoro.
Così come esiste il disegnatore delle nuvole che vive solo per quello, così esiste l'animatore che si occupa di disegnare solo rovine e così via.
A parte tutte le fasi di lavorazione molto interessanti, ci sono un sacco di riferimenti davvero gustosi, come una puntata dedicata a tale "Kanno" regista di "Ava", che è ovviamente Anno di Evangelion. Deliziosa anche la ricostruzione della sigla dell'anime vintage di cui è appassionata la protagonista, "Andes Chucky", che riprende tutte le sonorità e gli elementi tipici degli anni '70.
Ma, come ho detto prima, "Shirobako" non è solo uno slice of life, ma ha momenti di grande commozione e tensione, come le audizioni di Shizuka, e tutte le volte che arriva vicina al traguardo.
Dal punto di vista tecnico, il design degli uomini è molto diverso da quello delle ragazze, quasi realistico, e per questo l'ho apprezzato molto di più.
Non ci sono mai cali di qualità, e anche le parti dell' "anime dentro l'anime" sono realizzate in modo maniacale. Belli gli sfondi, la scelta dei colori e le parti in 3D. Le animazioni dei personaggi sono un po' legnose, come succede in tutti gli anime degli ultimi anni, ma niente di fastidioso.
Molto molto belle anche le musiche, sempre adatte al contesto.
Per quanto riguarda l'edizione italiana, attualmente è disponibile su Youtube sul canale ufficiale della Yamato Video in versione sottotitolata. Benchè questa versione sia stata criticata ferocemente, come si evince dai commenti sotto agli episodi su Youtube stesso, per quelle che sono le mie conoscenze di giapponese l'adattamento è ottimo. Sinceramente preferisco che rimanga così, senza un doppiaggio italiano (ovviamente, i doppiatori originali sono tutti straordinari), perché sarebbe molto difficile adattarlo per una trasmissione televisiva, imbevuto com'è di elementi tipici della gerarchia sociale e lavorativa che vige in Giappone, cose che tradotte fedelmente sarebbero incomprensibili per il grande pubblico italiano (vedasi gli adattamenti dei poveri film Ghibli) e che invece troppo modificati distruggerebbero lo spirito dell'opera originale. Secondo me i sottotitoli sono un compromesso eccellente e che è stato ben adattato rispetto all'italiano, soprattutto per quanto riguarda tutte le espressioni tipiche di rito in ambito lavorativo.
Veramente un bel lavoro, sotto tutti i punti di vista, da non lasciarsi assolutamente sfuggire.
"Shirobako" racconta le avventure lavorative di Aoi, una ragazza che lavora come assistente di produzione presso uno studio d'animazione, e di tutte le peripezie che lei e gli altri membri dello staff devono affrontare per portare a termine "Exodus", il primo anime originale prodotto dallo studio dopo tanti anni. C'è il regista sensibile e un po' svogliato, che non consegna gli storyboard a causa del suo "animo sensibile" che non gli permette di stare al passo con i ritmi della produzione, i supervisori dell'animazione, il produttore esecutivo che vive addosso al regista, i tecnici del suono, gli animatori e poi gli assistenti come Aoi. Oltre a raccontare della vita di tutti i personaggi strambi (eppure così realistici!) che popolano la MusAni, "Shirobako" racconta delle ex compagne di liceo con cui Aoi aveva giurato di creare un anime insieme: c'è l'esperta di animazione 3D, la sceneggiatrice, Ema che voleva fare l'animatrice e ha trovato lavoro assieme ad Aoi alla MusAni, e infine Shizuka, che ha intrapreso la difficile strada del doppiaggio, finora con risultati scarsissimi.
"Shirobako" racconta, coi modi tipici dello slice of life, una storia adulta e commovente.
Vengono seguite attentamente tutte le fasi di creazione di un anime, ponendo l'accento anche su cose a cui difficilmente lo spettatore medio pensa (ad esempio viene fatto vedere come si creano gli effetti sonori, come una donna che cammina nell'acqua, tenendo bene a mente il carattere del personaggio), con un vortice di personaggi straordinari. Sebbene i rapporti tra personaggi siano quasi esclusivamente lavorativi, da ogni battuta viene fuori qualcosa sulla loro psicologia, come l'affascinante personaggio di Endo, un animatore di grande esperienza, che da una parte rivaleggia con un'altra supervisor dell'animazione e vorrebbe dare del suo meglio senza scendere a compromessi, dall'altra è schiacciato dalla preoccupazione di finire di pagare il mutuo e non può permettersi colpi di testa.
In questo modo, tutti i personaggi attraversano momenti difficili di grandi dubbi personali e lavorativi, e gli altri in modo gentile o dietro le quinte riescono sempre a dar loro la spinta necessaria a ritrovare la strada giusta per raggiungere il loro obiettivo.
Il personaggio che preferisco sotto questo punto di vista è Shizuka, la ragazza che vuole diventare una doppiatrice. Lei è quella più svantaggiata di tutte, l'unica che continua a ricevere porte in faccia; troppo esuberante agli occhi degli altri, forse troppo volenterosa, e ogni volta arriva a un passo dal realizzare il suo sogno, ma viene scartata. Caratterizzata in modo sottile, e non come una qualunque macchietta a cui siamo abituati, forse è il personaggio più complesso e più positivo di tutti.
Sono interessanti tutti i personaggi che si aggirano per lo studio, dal primo all'ultimo.
L'anime mostra in modo abbastanza realistico la vita in uno studio d'animazione, mettendo in risalto tutti i problemi pratici, i capricci e i colpi di testa di alcune figure con cui devono avere rapporti lavorativi (come lo studio esterno che lavora senza alcuna cura, o l'editor superficiale e bugiardo che li mette nei guai, o ancora l'autore capriccioso che manda loro messaggi criptici dicendo che il loro lavoro non va bene, senza mai essere chiaro ma continuando solo a insultarli - tutte figure che, per quanto possano sembrare macchiette, chiunque abbia letto un po' di free talk, ossia le colonne di lato dei manga in cui gli autori raccontano dei loro fatti personali, che molto spesso raccontano delle loro brutte avventure con gli editor o del loro coinvolgimento nella produzione degli anime tratti dalle loro opere, o qualche semplice pagina di wikipedia sa benissimo esistere davvero), ma tutti i personaggi sono accomunati da una passione incredibile per il loro lavoro.
Così come esiste il disegnatore delle nuvole che vive solo per quello, così esiste l'animatore che si occupa di disegnare solo rovine e così via.
A parte tutte le fasi di lavorazione molto interessanti, ci sono un sacco di riferimenti davvero gustosi, come una puntata dedicata a tale "Kanno" regista di "Ava", che è ovviamente Anno di Evangelion. Deliziosa anche la ricostruzione della sigla dell'anime vintage di cui è appassionata la protagonista, "Andes Chucky", che riprende tutte le sonorità e gli elementi tipici degli anni '70.
Ma, come ho detto prima, "Shirobako" non è solo uno slice of life, ma ha momenti di grande commozione e tensione, come le audizioni di Shizuka, e tutte le volte che arriva vicina al traguardo.
Dal punto di vista tecnico, il design degli uomini è molto diverso da quello delle ragazze, quasi realistico, e per questo l'ho apprezzato molto di più.
Non ci sono mai cali di qualità, e anche le parti dell' "anime dentro l'anime" sono realizzate in modo maniacale. Belli gli sfondi, la scelta dei colori e le parti in 3D. Le animazioni dei personaggi sono un po' legnose, come succede in tutti gli anime degli ultimi anni, ma niente di fastidioso.
Molto molto belle anche le musiche, sempre adatte al contesto.
Per quanto riguarda l'edizione italiana, attualmente è disponibile su Youtube sul canale ufficiale della Yamato Video in versione sottotitolata. Benchè questa versione sia stata criticata ferocemente, come si evince dai commenti sotto agli episodi su Youtube stesso, per quelle che sono le mie conoscenze di giapponese l'adattamento è ottimo. Sinceramente preferisco che rimanga così, senza un doppiaggio italiano (ovviamente, i doppiatori originali sono tutti straordinari), perché sarebbe molto difficile adattarlo per una trasmissione televisiva, imbevuto com'è di elementi tipici della gerarchia sociale e lavorativa che vige in Giappone, cose che tradotte fedelmente sarebbero incomprensibili per il grande pubblico italiano (vedasi gli adattamenti dei poveri film Ghibli) e che invece troppo modificati distruggerebbero lo spirito dell'opera originale. Secondo me i sottotitoli sono un compromesso eccellente e che è stato ben adattato rispetto all'italiano, soprattutto per quanto riguarda tutte le espressioni tipiche di rito in ambito lavorativo.
Veramente un bel lavoro, sotto tutti i punti di vista, da non lasciarsi assolutamente sfuggire.
"Shirobako" è un anime di ventiquattro episodi, della durata di venticinque minuti, nei quali viene mostrato il processo di creazione di un anime, inserendo, nel contesto, personaggi ben caratterizzati e situazioni sempre interessanti. I cinque personaggi principali sono cinque ragazze che, dopo aver fatto parte del club di animazione della loro scuola, ed essersi appassionate insieme all'animazione, decidono di provare ad entrare tutte nell'industria dell'animazione. Ogni personaggio è ben caratterizzato, con i propri momenti di sconforto e di gioia. Nell'anime ci sono parecchi eventi che scoraggeranno le nostre protagoniste, ma ognuna di loro andrà avanti, nonostante le difficoltà. Oltre alle cinque ragazze, ci sono anche tanti altri personaggi facenti parte dello staff, ognuno con la propria caratterizzazione e il proprio ruolo. Inoltre, vengono mostrate le varie difficoltà che si possono incontrare nella creazione di un anime, e quanto sia dura dover gestire tutto il processo della sua creazione. Il tutto, tranne qualche piccola vicenda, mi è sembrato molto reale, soprattutto le vicende che sono mostrate negli ultimi episodi. Oltre ciò, però, viene anche mostrata tutta la passione che c'è nell'industria, e di come possa essere soddisfacente, da parte di tutto lo staff, vedere il proprio prodotto finito, nonostante le svariate difficoltà.
Sull'apparato tecnico ho ben poco da dire, se non che ho trovato le animazioni fluidissime e le OST sempre accattivanti, soprattutto le due opening.
Infine, l'anime mi è piaciuto tantissimo, con personaggi ben caratterizzati, vicende sempre interessanti che mostrano quanto sia difficile, e appassionante, l'industria dell'animazione, senza mai annoiare.
Sull'apparato tecnico ho ben poco da dire, se non che ho trovato le animazioni fluidissime e le OST sempre accattivanti, soprattutto le due opening.
Infine, l'anime mi è piaciuto tantissimo, con personaggi ben caratterizzati, vicende sempre interessanti che mostrano quanto sia difficile, e appassionante, l'industria dell'animazione, senza mai annoiare.
"Shirobako": una commedia interessante, istruttiva ed esilarante. La storia di cinque ragazze con il sogno di realizzare insieme un anime che entrano nel mondo dell'animazione giapponese, imparando mestieri diversi, ma con lo stesso obiettivo. Ventiquattro puntate di tutto rispetto, una commedia dalle mille sfumature (ben più di cinquanta), che spazia dalle semplici difficoltà lavorative a divertentissime gag.
Ricorda molto "Working!!" o "Servant x Service", ma, allo stesso tempo, si tratta di opere estremamente diverse. "Shirobako" punta sul divertimento, vero. Tuttavia mira soprattutto a definire con esattezza tutti i passaggi della produzione di una serie animata. Ogni minimo dettaglio viene riportato, dando maggior spazio alla veridicità delle informazioni.
Tutto incomincia in una tranquilla scuola superiore femminile, dove un gruppetto di cinque ragazze realizza nel loro club un anime. Approssimativo, con una storia semplice, e magari non proprio perfetto. Eppure c'è, e con esso anche la volontà di realizzare qualcosa di concreto. La scuola finisce e Aoi Miyamori, Ema Yasuhara e Shizuka Sakaki entrano nel mondo lavorativo, lasciando Midori Imai e Misa Toudou indietro, almeno per il momento.
Bene! Questa è la premessa, ma la nostra storia è ambientata qualche anno dopo, a Tokyo. Ormai hanno tutte finito la scuola, ma, al di là di ogni aspettativa, il mondo lavorativo è ben più problematico di quello che si aspettavano. Solo Miyamori, come assistente, e Ema, come disegnatrice, sono riuscite ad entrare nella stessa compagnia di produzione anime, la MusAni. La strada appare ancora lunga e molto faticosa, ma, passo dopo passo, tutte e cinque le nostre protagoniste cresceranno e impareranno ad affrontare le difficoltà che si presenteranno davanti a loro.
Ce la faranno a realizzare il loro sogno? Tutto dipende dall'impegno e la costanza che ci mettono, da una buona dose di fortuna e, soprattutto, dalla capacità di rimanere sempre concentrate e non demordere mai. Difficile, senza dubbio, ma non impossibile.
Nonostante il gruppo principale è composto da cinque ragazze, la vicenda è narrata dal punto di vista di Aoi Miyamori, l'assistente alla produzione. A differenza delle altre, il suo compito è forse il più vago e poco definito. L'impegno c'è, ma è necessario che impari a definire al meglio il proprio ruolo. Un compito arduo, che interesserà tutta la prima parte della serie.
Forse è proprio questo uno dei punti forti di "Shirobako", ovvero la capacità di non fermarsi a dei "modelli". I personaggi mostrano caratteri ben precisi, ma allo stesso tempo mutano e si contorcono all'interno del loro bozzolo. Una coscienza debole e troppo facilmente soggetta alle difficoltà esterne. Cinque ragazze che non sono supereroi dotati di chissà quali poteri, ma semplici fanciulle. Giovani e prive di esperienza.
Quelle che mi hanno colpito maggiormente sono Miyamori e, ancor di più, Shizuka Sakaki, colei che sogna di diventare una doppiatrice. Quest'ultima, a differenza delle altre, incontra maggiori difficoltà a ottenere una parte soddisfacente. La delusione per i continui fallimenti si accompagna a un pizzico d'invidia, ben celata, verso la fortuna delle proprie amiche.
D'altro canto non ho potuto che rimanere leggermente deluso per la completa mancanza di amore. Non l'amore passionale e dirompente di un anime sentimentale. Mi sarei accontentato anche di una storia di secondo piano, una piccola spintarella che rendesse il tutto ancor più eccitante. Puntavo molto su Tarou il simpatico, magari sperando in un mutamento un po' più serio, ma non c'è stato (rimane comunque uno dei miei personaggi preferiti, nonché la rappresentazione dello stesso regista di "Shirobako" da giovane).
La grafica è veramente bella. Disegni ben fatti, precisi e curati; colori chiari e brillanti, che donano a tutta la vicenda un senso di freschezza e libertà. Le musiche accompagnano in maniera esemplare i vari momenti, dando ad ogni attimo il giusto peso.
Anche il doppiaggio è di tutto rispetto, così come la regia. Ma, d'altra parte, se si decide di mostrare i trucchi del mestiere, non si può far l'errore di cadere nelle stesse trappole descritte. Che senso ha mostrare tutte le procedure utilizzate dai disegnatori e dai grafici per evitare imperfezioni, se poi l'opera stessa ne mostra?
In conclusione, devo ammettere che "Shirobako" è un'opera molto interessante. Che magari non colpisce per la drammaticità o per la trama d'avventura. Ma entra silenziosamente nei cuori di tutti gli spettatori, cullando dolcemente gli animi e facendo assaporare a tutti il piacere di uno slice of life.
Il finale è bello e commovente e, allo stesso tempo, lascia aperti possibili sviluppi per il futuro. In fin dei conti la strada per un anime tutto loro è ancora lunga. "Shirobako" non è una storia fantastica, dove, da sole, cinque ragazzine creano una serie bellissima. "Shirobako" è un anime estremamente realistico, ben conscio delle difficoltà affrontate nella creazione di una serie. Cinque persone sono troppo poche, ma un cast ben più numeroso e l'impegno di mesi e mesi di lavoro può essere sufficiente.
Concludo (ora veramente) ammirando il coraggio del regista nel riportare anche personaggi realmente esistiti, alle volte caricati in maniera estremamente comica.
Voto finale: 8 e mezzo
Ricorda molto "Working!!" o "Servant x Service", ma, allo stesso tempo, si tratta di opere estremamente diverse. "Shirobako" punta sul divertimento, vero. Tuttavia mira soprattutto a definire con esattezza tutti i passaggi della produzione di una serie animata. Ogni minimo dettaglio viene riportato, dando maggior spazio alla veridicità delle informazioni.
Tutto incomincia in una tranquilla scuola superiore femminile, dove un gruppetto di cinque ragazze realizza nel loro club un anime. Approssimativo, con una storia semplice, e magari non proprio perfetto. Eppure c'è, e con esso anche la volontà di realizzare qualcosa di concreto. La scuola finisce e Aoi Miyamori, Ema Yasuhara e Shizuka Sakaki entrano nel mondo lavorativo, lasciando Midori Imai e Misa Toudou indietro, almeno per il momento.
Bene! Questa è la premessa, ma la nostra storia è ambientata qualche anno dopo, a Tokyo. Ormai hanno tutte finito la scuola, ma, al di là di ogni aspettativa, il mondo lavorativo è ben più problematico di quello che si aspettavano. Solo Miyamori, come assistente, e Ema, come disegnatrice, sono riuscite ad entrare nella stessa compagnia di produzione anime, la MusAni. La strada appare ancora lunga e molto faticosa, ma, passo dopo passo, tutte e cinque le nostre protagoniste cresceranno e impareranno ad affrontare le difficoltà che si presenteranno davanti a loro.
Ce la faranno a realizzare il loro sogno? Tutto dipende dall'impegno e la costanza che ci mettono, da una buona dose di fortuna e, soprattutto, dalla capacità di rimanere sempre concentrate e non demordere mai. Difficile, senza dubbio, ma non impossibile.
Nonostante il gruppo principale è composto da cinque ragazze, la vicenda è narrata dal punto di vista di Aoi Miyamori, l'assistente alla produzione. A differenza delle altre, il suo compito è forse il più vago e poco definito. L'impegno c'è, ma è necessario che impari a definire al meglio il proprio ruolo. Un compito arduo, che interesserà tutta la prima parte della serie.
Forse è proprio questo uno dei punti forti di "Shirobako", ovvero la capacità di non fermarsi a dei "modelli". I personaggi mostrano caratteri ben precisi, ma allo stesso tempo mutano e si contorcono all'interno del loro bozzolo. Una coscienza debole e troppo facilmente soggetta alle difficoltà esterne. Cinque ragazze che non sono supereroi dotati di chissà quali poteri, ma semplici fanciulle. Giovani e prive di esperienza.
Quelle che mi hanno colpito maggiormente sono Miyamori e, ancor di più, Shizuka Sakaki, colei che sogna di diventare una doppiatrice. Quest'ultima, a differenza delle altre, incontra maggiori difficoltà a ottenere una parte soddisfacente. La delusione per i continui fallimenti si accompagna a un pizzico d'invidia, ben celata, verso la fortuna delle proprie amiche.
D'altro canto non ho potuto che rimanere leggermente deluso per la completa mancanza di amore. Non l'amore passionale e dirompente di un anime sentimentale. Mi sarei accontentato anche di una storia di secondo piano, una piccola spintarella che rendesse il tutto ancor più eccitante. Puntavo molto su Tarou il simpatico, magari sperando in un mutamento un po' più serio, ma non c'è stato (rimane comunque uno dei miei personaggi preferiti, nonché la rappresentazione dello stesso regista di "Shirobako" da giovane).
La grafica è veramente bella. Disegni ben fatti, precisi e curati; colori chiari e brillanti, che donano a tutta la vicenda un senso di freschezza e libertà. Le musiche accompagnano in maniera esemplare i vari momenti, dando ad ogni attimo il giusto peso.
Anche il doppiaggio è di tutto rispetto, così come la regia. Ma, d'altra parte, se si decide di mostrare i trucchi del mestiere, non si può far l'errore di cadere nelle stesse trappole descritte. Che senso ha mostrare tutte le procedure utilizzate dai disegnatori e dai grafici per evitare imperfezioni, se poi l'opera stessa ne mostra?
In conclusione, devo ammettere che "Shirobako" è un'opera molto interessante. Che magari non colpisce per la drammaticità o per la trama d'avventura. Ma entra silenziosamente nei cuori di tutti gli spettatori, cullando dolcemente gli animi e facendo assaporare a tutti il piacere di uno slice of life.
Il finale è bello e commovente e, allo stesso tempo, lascia aperti possibili sviluppi per il futuro. In fin dei conti la strada per un anime tutto loro è ancora lunga. "Shirobako" non è una storia fantastica, dove, da sole, cinque ragazzine creano una serie bellissima. "Shirobako" è un anime estremamente realistico, ben conscio delle difficoltà affrontate nella creazione di una serie. Cinque persone sono troppo poche, ma un cast ben più numeroso e l'impegno di mesi e mesi di lavoro può essere sufficiente.
Concludo (ora veramente) ammirando il coraggio del regista nel riportare anche personaggi realmente esistiti, alle volte caricati in maniera estremamente comica.
Voto finale: 8 e mezzo
Diciamocelo: ormai siamo abituati ad associare la parola "anime" ai grandi classici dell'animazione giapponese, da "Lady Oscar" a "Lupin III", e non ci aspettiamo molto trame tanto diverse: eroi/eroine che trionfano, varie guerre o battaglie, misteri puntualmente risolti da bambini-genio, eccetera. Eppure abbiamo voglia di qualcosa di diverso, qualcosa che vada al di là degli stereotipi, così, trovandosi davanti a un anime che ci illustra, attraverso gli occhi di una simpatica e dolce assistente di produzione golosa di ciambelle, tale Aoi Miyamori, i molti e difficili passaggi di una produzione di... anime, cosa possiamo fare? Naturalmente guardarlo tutto con ottimismo e curiosità.
Eh già, l'anime di "Shirobako" (il cui nome significa "scatola bianca" e si riferisce alle cassette con i video che venivano distribuiti allo staff) ci conduce, puntata per puntata, alla scoperta della produzione di un prodotto molto apprezzato in tutto il mondo: gli anime. Le protagoniste sono cinque ragazze (Aoi, Shizuka, Misa, Ema e Midori) che si sono ripromesse, sin dai tempi del liceo, di lavorare un giorno tutte insieme a un anime. Ognuna di loro lavora in modo diverso per realizzare i propri sogni (produzione, 3D, animazione, doppiaggio, scenografia) ed è impossibile non fare il tifo per loro durante questo percorso!
A sostenerle troviamo molti personaggi, ovvero lo staff di produzione della Musashino Animation: ciascuno di loro è ben realizzato e ha un notevole sviluppo caratteriale, nonostante siano quasi tutti personaggi secondari. Primi fra tutti il regista Kinoshita, simpatico e sensibile bambinone, infantile e buffo, e Rinko Ogasawara, la geniale disegnatrice soprannominata Gothic-lolita-san per il suo abbigliamento in stile gotico, calma, seria e molto abile nel disegno.
Dal punto di vista tecnico, questo anime vanta un disegno molto ben fatto, una trama divertente, movimentata, piacevole e originale, e uno splendido doppiaggio, che da parte mia ho adorato.
La trama è leggera e coinvolgente; ho semplicemente adorato come "Shirobako" mostri la produzione di un anime come il risultato del duro lavoro di tante persone che collaborano per creare qualcosa di bello, e la loro felicità e soddisfazione nel vedere i loro sforzi trasformati in un unico grande progetto.
Insomma, non si può certo definire un cartone "colmo di azione e momenti epici", ma "Shirobako" si merita facilmente il 9 perché è un anime, a mio parere, veramente bello! È molto coinvolgente in tutte le sue ventiquattro puntate, lo consiglio vivamente a tutti! Adesso aspetto lo speciale, "Terza squadriglia aerea femminile"!
"Don-don-donuts, continuiamo così!"
Eh già, l'anime di "Shirobako" (il cui nome significa "scatola bianca" e si riferisce alle cassette con i video che venivano distribuiti allo staff) ci conduce, puntata per puntata, alla scoperta della produzione di un prodotto molto apprezzato in tutto il mondo: gli anime. Le protagoniste sono cinque ragazze (Aoi, Shizuka, Misa, Ema e Midori) che si sono ripromesse, sin dai tempi del liceo, di lavorare un giorno tutte insieme a un anime. Ognuna di loro lavora in modo diverso per realizzare i propri sogni (produzione, 3D, animazione, doppiaggio, scenografia) ed è impossibile non fare il tifo per loro durante questo percorso!
A sostenerle troviamo molti personaggi, ovvero lo staff di produzione della Musashino Animation: ciascuno di loro è ben realizzato e ha un notevole sviluppo caratteriale, nonostante siano quasi tutti personaggi secondari. Primi fra tutti il regista Kinoshita, simpatico e sensibile bambinone, infantile e buffo, e Rinko Ogasawara, la geniale disegnatrice soprannominata Gothic-lolita-san per il suo abbigliamento in stile gotico, calma, seria e molto abile nel disegno.
Dal punto di vista tecnico, questo anime vanta un disegno molto ben fatto, una trama divertente, movimentata, piacevole e originale, e uno splendido doppiaggio, che da parte mia ho adorato.
La trama è leggera e coinvolgente; ho semplicemente adorato come "Shirobako" mostri la produzione di un anime come il risultato del duro lavoro di tante persone che collaborano per creare qualcosa di bello, e la loro felicità e soddisfazione nel vedere i loro sforzi trasformati in un unico grande progetto.
Insomma, non si può certo definire un cartone "colmo di azione e momenti epici", ma "Shirobako" si merita facilmente il 9 perché è un anime, a mio parere, veramente bello! È molto coinvolgente in tutte le sue ventiquattro puntate, lo consiglio vivamente a tutti! Adesso aspetto lo speciale, "Terza squadriglia aerea femminile"!
"Don-don-donuts, continuiamo così!"
Nell'universo degli anime capita spesso d'imbattersi in storie molto affascinanti, ma tra loro molto simili e a tratti ripetitive. Per cui, nel momento in cui ci si imbatte, in questa giungla selvaggia, in qualche bestia rara, risulta impossibile non soffermarsi ad osservarla con attenzione, e di certo non potremmo credere ai nostri occhi davanti a una tale visione (se non fosse che questa visione è molto concreta e reale).
Questo è l'effetto che su alcuni potrà avere "Shirobako". Un anime molto originale, dalle tematiche profonde, che spinge lo spettatore a incuriosirsi e a indagare sempre più a fondo... ma cosa? La risposta è tanto semplice quanto stupefacente: il mondo stesso degli anime. Esatto! Perché "Shirobako" è un anime che parla di "come si fanno gli anime" e non soltanto del loro aspetto tecnico, ma anche di tutte quelle emozioni e difficoltà che occupano la mente di ogni persona coinvolta nella loro realizzazione.
La protagonista Aoi Miyamori è un po' il fulcro di tutta questa storia, portatrice di tutte le emozioni più coinvolgenti nell'arco della storia; con lei interagiscono tutti gli altri personaggi, alcuni ben caratterizzati, altri trattati un po' in modo superficiale, ma tutti si adopereranno per trasmettere alla nostra Aoi (e quindi anche a noi) tutti i loro sentimenti e tutta la loro passione per il loro lavoro: dal disegnatore degli sfondi, sempre alla ricerca del "cielo perfetto", al lavativo assistente di produzione sempre disattento e in ritardo, dal regista, figura comica ma sempre appassionata, al presidente che sembra più un padre o un padrone di casa molto cortese.
"Shirobako" mette insieme una schiera di personaggi bizzarri, dunque, che di certo non rispecchiano i reali caratteri di chi lavora in uno studio di produzione, ma di certo rappresenta ciò che essi vogliono essere. In questo senso, sembra infatti che i creatori dell'opera vogliano comunicare con lo spettatore dicendo: "Ecco, questi siamo noi... o meglio, vorremmo esserlo"; questo sforzo comunicativo protratto per tutta la serie e che racchiude sia momenti di gioia e felicità sia momenti di tensione e frustrazione non fa che accrescere l'interesse del pubblico verso l'opera e il suo messaggio.
Alla fine nessuno saprà con esattezza se è veramente così che nascono gli anime, ma di certo "Shirobako" ci rappresenta il "come gli autori di anime vorrebbero che fosse la loro stessa produzione". Per un parallelo cinematografico si potrebbe dire che "Shirobako" è come il felliniano "8 e 1/2".
Se dal punto di vista della trama e della sceneggiatura "Shirobako" è da ritenersi un'opera di prim'ordine, per quanto riguarda il comparto delle animazioni e del character design non ci sono da registrare particolari note di merito. Per quanto infatti l'anime presenti una certa attenzione nella cura dei personaggi e nella scelta dei background, questi non presentano particolarità che fanno saltare all'occhio la serie rispetto ad altre dello stesso periodo. Si può dire che "Shirobako", dal punto di vista grafico, non è diverso da altri anime moderni, ma comunque rimane a un livello più che gradevole.
Altre note "negative" sono l'estremizzazione di certi sentimenti e la drammaticità che da essi deriva; anche se il tutto è incentrato e voluto per far accrescere il pathos e la suspense nello spettatore, a volte sembra molto esagerata e artificiosa. Il comparto sonoro non è brillante, per motivi di trama si lascia più spazio al parlato (in alcune scene davvero logorroico) che a momenti di silenzio, anche la meditazione dei personaggi è fatta con soliloqui o dialoghi mentali. Addirittura per Aoi abbiamo due simpatici pupazzetti che rappresentano le sue visioni contrastanti, ma questa è stata davvero una bella trovata.
"Shirobako" in sostanza è un anime perfetto per chi è appassionato del genere, anche se non rappresenta nella sua completezza ed esattezza il mondo della produzione. Questa opera va accolta più come un lavoro catartico, nel quale gli stessi autori compiono una ricerca profonda all'interno di loro stessi e vogliono condividerla con gli spettatori. Per questo motivo "Shirobako" è apprezzabile al 100% solo da chi mastica anime e manga (oltre che di cultura popolare giapponese). Altri tipi di pubblico potrebbero trovare l'opera paradossale e ridicola, e questo è sia un punto di forza che a sfavore. Tuttavia il giudizio su questa serie non può che essere positivo, nella speranza che magari questa tematica venga ripresa, chissà, magari in un'ottica più realistica.
Questo è l'effetto che su alcuni potrà avere "Shirobako". Un anime molto originale, dalle tematiche profonde, che spinge lo spettatore a incuriosirsi e a indagare sempre più a fondo... ma cosa? La risposta è tanto semplice quanto stupefacente: il mondo stesso degli anime. Esatto! Perché "Shirobako" è un anime che parla di "come si fanno gli anime" e non soltanto del loro aspetto tecnico, ma anche di tutte quelle emozioni e difficoltà che occupano la mente di ogni persona coinvolta nella loro realizzazione.
La protagonista Aoi Miyamori è un po' il fulcro di tutta questa storia, portatrice di tutte le emozioni più coinvolgenti nell'arco della storia; con lei interagiscono tutti gli altri personaggi, alcuni ben caratterizzati, altri trattati un po' in modo superficiale, ma tutti si adopereranno per trasmettere alla nostra Aoi (e quindi anche a noi) tutti i loro sentimenti e tutta la loro passione per il loro lavoro: dal disegnatore degli sfondi, sempre alla ricerca del "cielo perfetto", al lavativo assistente di produzione sempre disattento e in ritardo, dal regista, figura comica ma sempre appassionata, al presidente che sembra più un padre o un padrone di casa molto cortese.
"Shirobako" mette insieme una schiera di personaggi bizzarri, dunque, che di certo non rispecchiano i reali caratteri di chi lavora in uno studio di produzione, ma di certo rappresenta ciò che essi vogliono essere. In questo senso, sembra infatti che i creatori dell'opera vogliano comunicare con lo spettatore dicendo: "Ecco, questi siamo noi... o meglio, vorremmo esserlo"; questo sforzo comunicativo protratto per tutta la serie e che racchiude sia momenti di gioia e felicità sia momenti di tensione e frustrazione non fa che accrescere l'interesse del pubblico verso l'opera e il suo messaggio.
Alla fine nessuno saprà con esattezza se è veramente così che nascono gli anime, ma di certo "Shirobako" ci rappresenta il "come gli autori di anime vorrebbero che fosse la loro stessa produzione". Per un parallelo cinematografico si potrebbe dire che "Shirobako" è come il felliniano "8 e 1/2".
Se dal punto di vista della trama e della sceneggiatura "Shirobako" è da ritenersi un'opera di prim'ordine, per quanto riguarda il comparto delle animazioni e del character design non ci sono da registrare particolari note di merito. Per quanto infatti l'anime presenti una certa attenzione nella cura dei personaggi e nella scelta dei background, questi non presentano particolarità che fanno saltare all'occhio la serie rispetto ad altre dello stesso periodo. Si può dire che "Shirobako", dal punto di vista grafico, non è diverso da altri anime moderni, ma comunque rimane a un livello più che gradevole.
Altre note "negative" sono l'estremizzazione di certi sentimenti e la drammaticità che da essi deriva; anche se il tutto è incentrato e voluto per far accrescere il pathos e la suspense nello spettatore, a volte sembra molto esagerata e artificiosa. Il comparto sonoro non è brillante, per motivi di trama si lascia più spazio al parlato (in alcune scene davvero logorroico) che a momenti di silenzio, anche la meditazione dei personaggi è fatta con soliloqui o dialoghi mentali. Addirittura per Aoi abbiamo due simpatici pupazzetti che rappresentano le sue visioni contrastanti, ma questa è stata davvero una bella trovata.
"Shirobako" in sostanza è un anime perfetto per chi è appassionato del genere, anche se non rappresenta nella sua completezza ed esattezza il mondo della produzione. Questa opera va accolta più come un lavoro catartico, nel quale gli stessi autori compiono una ricerca profonda all'interno di loro stessi e vogliono condividerla con gli spettatori. Per questo motivo "Shirobako" è apprezzabile al 100% solo da chi mastica anime e manga (oltre che di cultura popolare giapponese). Altri tipi di pubblico potrebbero trovare l'opera paradossale e ridicola, e questo è sia un punto di forza che a sfavore. Tuttavia il giudizio su questa serie non può che essere positivo, nella speranza che magari questa tematica venga ripresa, chissà, magari in un'ottica più realistica.
"Shirobako" è una serie della stagione autunnale 2014, composta da ventiquattro episodi di durata canonica, prodotta dalla P.A. Works.
Protagoniste della storia sono Aoi Miyamori, Ema Yasuhara, Midori Imai, Misa Todo e Shizuka Sakaki, cinque giovani ragazze accomunate da una grande passione per il mondo dell'animazione sin dai tempi del liceo, dove appunto erano membri dell'omonimo club. Spinte dai loro interessi a impegnarsi con tutte le forze, le ritroviamo alcuni anni dopo a lavorare per la Musashino Animation: Aoi, la protagonista principale, è diventata un'assistente alla produzione, mentre Ema un'animatrice. Mentre Midori frequenta ancora l'università, Misa è stata assunta da un'altra ditta specializzata in CG. Shizuka è l'unica fra loro che ancora non è riuscita ad entrare nel settore, ma, mentre lavora in un bar, si impegna ogni giorno per diventare una doppiatrice.
"Shirobako" è un'opera difficile da valutare sotto ogni aspetto. La prima nota positiva che balza subito all'occhio è ovviamente la trama, o per meglio dire la funzione della serie stessa: introdurre lo spettatore nel mondo dell'animazione. Come? Presentandolo a grandi linee, spiegando passo passo le fasi principali necessarie per la realizzazione e la produzione di un anime, mostrando chiaramente, anche se in maniera non eccessiva, le problematiche legate a questo settore e che coinvolgono quotidianamente chi vi lavora. Ovviamente "Shirobako" non manca di mostrare anche gli aspetti positivi.
Quanti di noi appassionati, chi più chi meno, dell'animazione giapponese si sono chiesti almeno una volta come si svolgono i lavori dietro le quinte? Credo tutti, o quasi. Ebbene, "Shirobako" ha avuto un'idea tanto semplice quanto geniale e intuitiva.
Ma "Shirobako" è solo una sorta di guida, di documentario o di manuale? Certamente no. Esso infatti riesce brillantemente a unire a questa sua funzione, che comunque gli va riconosciuta, la storia personale delle protagoniste, mostrandoci le loro dirette situazioni e i loro problemi, così come le loro gioie e la loro passione. La trama è costruita splendidamente, non tifare per Aoi è impossibile. Tutti i personaggi godono di un'ottima caratterizzazione, sono simpatici, coinvolgono lo spettatore e formano un gruppo perfetto.
Per chi, come me, è nuovo del settore e non possiede alcuna conoscenza di quello che succede dietro le quinte, i produttori hanno pensato bene di semplificare il tutto, mostrandoci degli esempi concreti, infatti i protagonisti saranno alla prese con la produzione di due serie animate; attraverso questo metodo di esposizione, anche per i più inesperti non ci sarà nulla di impossibile da capire.
Tecnicamente, un lavoro sublime. Il design dei personaggi è fantastico, tutti definiti e ben diversi l'uno dall'altro, un risultato notevole considerando il loro numero. Le animazioni sono fluide, i fondali dettagliati. Il comparto sonoro si difende altrettanto bene: ottime le OST, bellissime entrambe le opening e, ancora, un ottimo doppiaggio. Il finale è perfetto, completo, appagante. Nonostante sia abbastanza scontato e non presenti nulla di veramente originale, riesce ad accontentare, a farsi apprezzare. La possibilità per una seconda stagione rimane, anche se le probabilità non sono poi molte.
In conclusione, "Shirobako" è, secondo il mio parere, una di quelle opere che devono essere viste per forza, indipendentemente da tutto. Un'ottima serie, leggera, che si lascia guardare senza annoiare mai, tecnicamente perfetta, e che permette allo spettatore di informarsi su un mondo che appare così lontano e diverso. Consigliatissima la visione, cogliete l'occasione al volo.
Protagoniste della storia sono Aoi Miyamori, Ema Yasuhara, Midori Imai, Misa Todo e Shizuka Sakaki, cinque giovani ragazze accomunate da una grande passione per il mondo dell'animazione sin dai tempi del liceo, dove appunto erano membri dell'omonimo club. Spinte dai loro interessi a impegnarsi con tutte le forze, le ritroviamo alcuni anni dopo a lavorare per la Musashino Animation: Aoi, la protagonista principale, è diventata un'assistente alla produzione, mentre Ema un'animatrice. Mentre Midori frequenta ancora l'università, Misa è stata assunta da un'altra ditta specializzata in CG. Shizuka è l'unica fra loro che ancora non è riuscita ad entrare nel settore, ma, mentre lavora in un bar, si impegna ogni giorno per diventare una doppiatrice.
"Shirobako" è un'opera difficile da valutare sotto ogni aspetto. La prima nota positiva che balza subito all'occhio è ovviamente la trama, o per meglio dire la funzione della serie stessa: introdurre lo spettatore nel mondo dell'animazione. Come? Presentandolo a grandi linee, spiegando passo passo le fasi principali necessarie per la realizzazione e la produzione di un anime, mostrando chiaramente, anche se in maniera non eccessiva, le problematiche legate a questo settore e che coinvolgono quotidianamente chi vi lavora. Ovviamente "Shirobako" non manca di mostrare anche gli aspetti positivi.
Quanti di noi appassionati, chi più chi meno, dell'animazione giapponese si sono chiesti almeno una volta come si svolgono i lavori dietro le quinte? Credo tutti, o quasi. Ebbene, "Shirobako" ha avuto un'idea tanto semplice quanto geniale e intuitiva.
Ma "Shirobako" è solo una sorta di guida, di documentario o di manuale? Certamente no. Esso infatti riesce brillantemente a unire a questa sua funzione, che comunque gli va riconosciuta, la storia personale delle protagoniste, mostrandoci le loro dirette situazioni e i loro problemi, così come le loro gioie e la loro passione. La trama è costruita splendidamente, non tifare per Aoi è impossibile. Tutti i personaggi godono di un'ottima caratterizzazione, sono simpatici, coinvolgono lo spettatore e formano un gruppo perfetto.
Per chi, come me, è nuovo del settore e non possiede alcuna conoscenza di quello che succede dietro le quinte, i produttori hanno pensato bene di semplificare il tutto, mostrandoci degli esempi concreti, infatti i protagonisti saranno alla prese con la produzione di due serie animate; attraverso questo metodo di esposizione, anche per i più inesperti non ci sarà nulla di impossibile da capire.
Tecnicamente, un lavoro sublime. Il design dei personaggi è fantastico, tutti definiti e ben diversi l'uno dall'altro, un risultato notevole considerando il loro numero. Le animazioni sono fluide, i fondali dettagliati. Il comparto sonoro si difende altrettanto bene: ottime le OST, bellissime entrambe le opening e, ancora, un ottimo doppiaggio. Il finale è perfetto, completo, appagante. Nonostante sia abbastanza scontato e non presenti nulla di veramente originale, riesce ad accontentare, a farsi apprezzare. La possibilità per una seconda stagione rimane, anche se le probabilità non sono poi molte.
In conclusione, "Shirobako" è, secondo il mio parere, una di quelle opere che devono essere viste per forza, indipendentemente da tutto. Un'ottima serie, leggera, che si lascia guardare senza annoiare mai, tecnicamente perfetta, e che permette allo spettatore di informarsi su un mondo che appare così lontano e diverso. Consigliatissima la visione, cogliete l'occasione al volo.
Pensare agli anime, solitamente, porta in superficie tante opere differenti, ma che spesso sono legate da un filo comune: il fantastico, la possibilità di viaggiare in mondi incredibili e di poter vivere esperienze sperimentabili solo nel grande universo della fantasia. Persino serie animate legate ad ambienti più comuni portano sempre un tocco al di fuori della norma, che può derivare da caratterizzazioni sopra le righe o avvenimenti surreali che difficilmente si riscontrerebbero nella realtà quotidiana.
Il pubblico abituato alle storie eccezionali degli anime potrebbe lasciarsi stupire dalle prime puntate di "Shirobako", anime uscito lo scorso anno, le quali prospettano una trama semplice e profondamente legata alla vita di tutti i giorni: Aoi Miyamori, Ema Yasuhara, Midori Himai, Shizuka Sakaki e Misa Toudou fanno parte dello stesso club di animazione delle superiori e, una volta concluso il loro primo progetto amatoriale, suggellano la promessa di rifinire, quando avranno i mezzi e l'esperienza necessari, la loro opera e renderla un prodotto completo. La trama segue le vicende delle ragazze anni dopo, ognuna di loro è alle prese con diversi aspetti della creazione di un anime, in particolare la storia ruota attorno a Miyamori e al suo lavoro di assistente di produzione e poi di produzione esecutiva durante lo sviluppo di due anime, il primo originale e il secondo tratto da un manga ancora in prosecuzione.
"Shirobako" si prospetta come un lavoro molto vicino al metaracconto, un anime che si concentra sulla sua stessa creazione e, in effetti, è possibile riconoscere nei personaggi che compongono il cast, soprattutto quelli più anziani (il presidente o l'animatore anziano dello studio d'animazione), una sottospecie di funzione di mediazione fra gli spettatori e gli autori stessi di "Shirobako", sulle amarezze e le gioie indissolubili di un settore che richiede la creatività come qualità principale. La scelta di incentrare il delinearsi della storia attraverso gli occhi di Miyamori risulta una decisione intelligente, che permette di inquadrare ampiamente i vari aspetti dello sviluppo di una serie animata, focalizzandosi su ogni punto, anche se sempre con un occhio di riguardo all'animazione e al coordinamento fra assistenti di produzione e artisti che collaborano con la Musashino Animation (lo studio in cui si svolgono le vicende principali).
L'idea iniziale che l'anime cerchi un approccio il più possibile realista viene soddisfatta dalla cura con cui vengono spiegate le fasi di lavorazione e dalle relazioni fra i vari personaggi; queste ultime sono sceneggiate in modo fluido e sfaccettato: ogni personaggio ha la sua voce, il suo modo di esprimersi e di rapportarsi con gli altri, senza che si abbia l'impressione di assistere a dialoghi o situazioni fra lo stesso tipo di persona. Miyamori è dolce, combattiva, ma ancora inesperta, mentre Yano, sua senpai, è più sicura di sé e dei suoi mezzi e funge da figura di sorella maggiore per la povera Aoi. Tarou, d'altro canto, è un collega più pigro e svogliato, dalle mire decisamente al di sopra delle sue stesse possibilità. I personaggi, insomma, godono di inquadrature a tutto tondo, grazie ai dialoghi capaci di donare veridicità sia alle loro personalità sia alle situazioni leggere o complicate che siano.
E' forse il lato più comico e frivolo dell'opera a fornire un distacco netto dall'impressione minimalista: in un settore in cui l'inventiva è fondamentale per produrre opere capaci di differenziarsi dalla concorrenza e di trasmettere sensazioni variegate agli spettatori, sembra scontato che registi, animatori e persone adibite ad altre mansioni si presentino con caratteri infantili e quasi caricaturali. Tuttavia, soprattutto in certi episodi di "Shirobako", il desiderio di omaggiare altre opere o di fornire una visione piacevole e divertente agli spettatori stridono con quelle più concrete e realistiche. Basterebbe citare le corse sfrenate in macchina per raggiungere gli animatori o consegnare i nastri delle puntate, nonché il momento in cui il regista Kinoshita cerca di incontrare il mangaka di "Dai san hikou shoujo-tai" (Terza Squadriglia Femminile nell'adattamento di Yamato Animation). Anche l'utilizzo dei due pupazzi che servono per dar voce alle riflessioni di Miyamori e come ulteriore mediazione fra il pubblico e le parti più incentrate sugli aspetti tecnici inizieranno a donare un'impronta decisamente surreale a "Shirobako", soprattutto quando, verso il finale, risulterà piuttosto ambiguo il loro ruolo come semplici fantasticherie della protagonista.
Il comparto grafico della serie, comunque, risulta ben allineato con il contesto di normalità dell'ambiente di lavoro della Musashino Animation, tramite un character design che distingue i vari personaggi, ma senza che siano eccessivamente al di fuori dal comune; il fatto che le opere in lavorazione presso lo studio d'animazione siano incentrate su avventure fantastiche permette, inoltre, di godere di attimi di grande pregio a livello artistico, come gli scenari dipinti a mano di Terza Squadriglia Femminile o la cura per l'anatomia degli animali in Exodus!
In conclusione, "Shirobako" resta un lavoro interessante e in grado di trasmettere le fatiche e la bellezza di un mondo così conosciuto, però spesso in maniera poco approfondita, come l'animazione, facendoci assistere alla crescita di Miyamori e delle sue amiche fra i dubbi di fronte agli ostacoli e fra le soddisfazioni di un lavoro ben eseguito e creato con il cuore; funge da chiave per aprire le porte del dietro le quinte della realizzazione di un anime con una piacevolissima dose di allegria e serenità, senza tralasciare momenti di tensione o di difficoltà, seppure soffermandosi poco su questi ultimi. Fanno alzare un po' il sopracciglio quei momenti che si discostano troppo dalle ambientazioni quotidiane e le caratterizzazioni macchiettistiche degli editori dei manga.
L'elevata presenza di citazioni e omaggi concedono, comunque, fitte di ilarità e nostalgia che sembrano quasi voler trasmettere il seguente messaggio: ogni opera ha un'anima e questa è costituita dalla grande passione di chi le ha dato vita.
Sette per l'intelligenza e la cura nel narrare il lavoro dietro agli anime insieme a una sceneggiatura divertente e a personaggi molto credibili, ma tramite un punto di vista troppo roseo e a eccessi che fanno perdere realismo all'opera.
Il pubblico abituato alle storie eccezionali degli anime potrebbe lasciarsi stupire dalle prime puntate di "Shirobako", anime uscito lo scorso anno, le quali prospettano una trama semplice e profondamente legata alla vita di tutti i giorni: Aoi Miyamori, Ema Yasuhara, Midori Himai, Shizuka Sakaki e Misa Toudou fanno parte dello stesso club di animazione delle superiori e, una volta concluso il loro primo progetto amatoriale, suggellano la promessa di rifinire, quando avranno i mezzi e l'esperienza necessari, la loro opera e renderla un prodotto completo. La trama segue le vicende delle ragazze anni dopo, ognuna di loro è alle prese con diversi aspetti della creazione di un anime, in particolare la storia ruota attorno a Miyamori e al suo lavoro di assistente di produzione e poi di produzione esecutiva durante lo sviluppo di due anime, il primo originale e il secondo tratto da un manga ancora in prosecuzione.
"Shirobako" si prospetta come un lavoro molto vicino al metaracconto, un anime che si concentra sulla sua stessa creazione e, in effetti, è possibile riconoscere nei personaggi che compongono il cast, soprattutto quelli più anziani (il presidente o l'animatore anziano dello studio d'animazione), una sottospecie di funzione di mediazione fra gli spettatori e gli autori stessi di "Shirobako", sulle amarezze e le gioie indissolubili di un settore che richiede la creatività come qualità principale. La scelta di incentrare il delinearsi della storia attraverso gli occhi di Miyamori risulta una decisione intelligente, che permette di inquadrare ampiamente i vari aspetti dello sviluppo di una serie animata, focalizzandosi su ogni punto, anche se sempre con un occhio di riguardo all'animazione e al coordinamento fra assistenti di produzione e artisti che collaborano con la Musashino Animation (lo studio in cui si svolgono le vicende principali).
L'idea iniziale che l'anime cerchi un approccio il più possibile realista viene soddisfatta dalla cura con cui vengono spiegate le fasi di lavorazione e dalle relazioni fra i vari personaggi; queste ultime sono sceneggiate in modo fluido e sfaccettato: ogni personaggio ha la sua voce, il suo modo di esprimersi e di rapportarsi con gli altri, senza che si abbia l'impressione di assistere a dialoghi o situazioni fra lo stesso tipo di persona. Miyamori è dolce, combattiva, ma ancora inesperta, mentre Yano, sua senpai, è più sicura di sé e dei suoi mezzi e funge da figura di sorella maggiore per la povera Aoi. Tarou, d'altro canto, è un collega più pigro e svogliato, dalle mire decisamente al di sopra delle sue stesse possibilità. I personaggi, insomma, godono di inquadrature a tutto tondo, grazie ai dialoghi capaci di donare veridicità sia alle loro personalità sia alle situazioni leggere o complicate che siano.
E' forse il lato più comico e frivolo dell'opera a fornire un distacco netto dall'impressione minimalista: in un settore in cui l'inventiva è fondamentale per produrre opere capaci di differenziarsi dalla concorrenza e di trasmettere sensazioni variegate agli spettatori, sembra scontato che registi, animatori e persone adibite ad altre mansioni si presentino con caratteri infantili e quasi caricaturali. Tuttavia, soprattutto in certi episodi di "Shirobako", il desiderio di omaggiare altre opere o di fornire una visione piacevole e divertente agli spettatori stridono con quelle più concrete e realistiche. Basterebbe citare le corse sfrenate in macchina per raggiungere gli animatori o consegnare i nastri delle puntate, nonché il momento in cui il regista Kinoshita cerca di incontrare il mangaka di "Dai san hikou shoujo-tai" (Terza Squadriglia Femminile nell'adattamento di Yamato Animation). Anche l'utilizzo dei due pupazzi che servono per dar voce alle riflessioni di Miyamori e come ulteriore mediazione fra il pubblico e le parti più incentrate sugli aspetti tecnici inizieranno a donare un'impronta decisamente surreale a "Shirobako", soprattutto quando, verso il finale, risulterà piuttosto ambiguo il loro ruolo come semplici fantasticherie della protagonista.
Il comparto grafico della serie, comunque, risulta ben allineato con il contesto di normalità dell'ambiente di lavoro della Musashino Animation, tramite un character design che distingue i vari personaggi, ma senza che siano eccessivamente al di fuori dal comune; il fatto che le opere in lavorazione presso lo studio d'animazione siano incentrate su avventure fantastiche permette, inoltre, di godere di attimi di grande pregio a livello artistico, come gli scenari dipinti a mano di Terza Squadriglia Femminile o la cura per l'anatomia degli animali in Exodus!
In conclusione, "Shirobako" resta un lavoro interessante e in grado di trasmettere le fatiche e la bellezza di un mondo così conosciuto, però spesso in maniera poco approfondita, come l'animazione, facendoci assistere alla crescita di Miyamori e delle sue amiche fra i dubbi di fronte agli ostacoli e fra le soddisfazioni di un lavoro ben eseguito e creato con il cuore; funge da chiave per aprire le porte del dietro le quinte della realizzazione di un anime con una piacevolissima dose di allegria e serenità, senza tralasciare momenti di tensione o di difficoltà, seppure soffermandosi poco su questi ultimi. Fanno alzare un po' il sopracciglio quei momenti che si discostano troppo dalle ambientazioni quotidiane e le caratterizzazioni macchiettistiche degli editori dei manga.
L'elevata presenza di citazioni e omaggi concedono, comunque, fitte di ilarità e nostalgia che sembrano quasi voler trasmettere il seguente messaggio: ogni opera ha un'anima e questa è costituita dalla grande passione di chi le ha dato vita.
Sette per l'intelligenza e la cura nel narrare il lavoro dietro agli anime insieme a una sceneggiatura divertente e a personaggi molto credibili, ma tramite un punto di vista troppo roseo e a eccessi che fanno perdere realismo all'opera.
Un gioiellino, questo è "Shirobako". L'anime racconta le avventure di un gruppo di cinque ragazze la cui aspirazione sin dai tempi del liceo è quella di lavorare un giorno nel mondo dell'animazione. Alcuni anni più tardi le cinque sono a Tokyo e inseguono il loro sogno. La protagonista principale, l'instancabile Aoi, è una giovanissima assistente di produzione alla Musashino Animation, lo studio di animazione in cui è ambientata la serie. Poi ci sono Ema, animatrice nello stesso studio, Misa, che lavora in una ditta che si occupa di grafica 3D, Shizuka, aspirante doppiatrice che lavora part-time in un locale e infine la giovane Midori, universitaria che aspira a diventare sceneggiatrice.
Seguendo da vicino il duro lavoro di coordinazione di Aoi, la serie ci illustra in modo egregio quale e quanto lavoro ci sia dietro alla realizzazione di un anime, non trascurando nessun aspetto: animazione, doppiaggio, regia, sceneggiatura, arrangiamento musicale, suoni, e tanto altro. Ma "Shirobako" va ben oltre questo aspetto "didattico", proponendo una trama sobria ma comunque avvincente e un ampio cast di personaggi normali ma allo stesso tempo interessanti e assolutamente credibili.
La loro caratterizzazione e la gestione delle loro interazioni sono pregevoli e rappresentano il reale punto di forza di quest'opera così particolare. Nel corso delle puntate seguiremo le protagoniste attraverso le loro esperienze, i loro dubbi, la loro formazione e maturazione: cresceremo e impareremo insieme a loro, circondati da un gruppo di personaggi a cui ben presto ci affezioneremo.
E infine tutti ci ritroveremo a incoraggiare la dolce Shizuka nel suo tentativo di diventare doppiatrice. Gambatte!!!
Il tutto è condito con della sana ironia, altra grande protagonista della vicenda. Così ci si ritrova spesso col sorriso sulle labbra durante la visione: citerò da una parte le varie vicissitudini del regista bambinone (che ha in questa caratteristica la sua debolezza, ma anche la sua forza) e dall'altra le scene piuttosto trash di Exodus e di Dai san hikou shoujo-tai, gli anime che vengono realizzati dalla MusAni.
L'anime è pieno di citazioni e azzeccatissimi riferimenti al vero mondo dell'animazione e alcuni dei personaggi sono ispirati a persone reali. Come non citare per esempio la comparsa di Kanno, l'alter ego di Hideaki Anno. Inoltre troviamo vari inserti geniali e favolosi, come la sigla della vecchia serie Andes Chucky (il preferito di Aoi), in perfetto stile anime anni '70 sia per i disegni che per la musica. Sono piccoli dettagli che rendono questo gioiellino ancora più prezioso.
La realizzazione tecnica è molto buona, e viene naturale pensare che gli sforzi per creare un prodotto di qualità elevata, così ben descritti nel corso della vicenda, siano gli stessi compiuti da chi ha realizzato questo anime.
Consiglio vivamente la visione di "Shirobako": un lavoro fatto per chi ama gli anime da chi ama gli anime, con una grande dose di giusta ironia, passione e tanto, tanto cuore. Alcuni passaggi li ricorderete a lungo, come il magnifico episodio 12... Vedrete che non rimarrete delusi.
Seguendo da vicino il duro lavoro di coordinazione di Aoi, la serie ci illustra in modo egregio quale e quanto lavoro ci sia dietro alla realizzazione di un anime, non trascurando nessun aspetto: animazione, doppiaggio, regia, sceneggiatura, arrangiamento musicale, suoni, e tanto altro. Ma "Shirobako" va ben oltre questo aspetto "didattico", proponendo una trama sobria ma comunque avvincente e un ampio cast di personaggi normali ma allo stesso tempo interessanti e assolutamente credibili.
La loro caratterizzazione e la gestione delle loro interazioni sono pregevoli e rappresentano il reale punto di forza di quest'opera così particolare. Nel corso delle puntate seguiremo le protagoniste attraverso le loro esperienze, i loro dubbi, la loro formazione e maturazione: cresceremo e impareremo insieme a loro, circondati da un gruppo di personaggi a cui ben presto ci affezioneremo.
E infine tutti ci ritroveremo a incoraggiare la dolce Shizuka nel suo tentativo di diventare doppiatrice. Gambatte!!!
Il tutto è condito con della sana ironia, altra grande protagonista della vicenda. Così ci si ritrova spesso col sorriso sulle labbra durante la visione: citerò da una parte le varie vicissitudini del regista bambinone (che ha in questa caratteristica la sua debolezza, ma anche la sua forza) e dall'altra le scene piuttosto trash di Exodus e di Dai san hikou shoujo-tai, gli anime che vengono realizzati dalla MusAni.
L'anime è pieno di citazioni e azzeccatissimi riferimenti al vero mondo dell'animazione e alcuni dei personaggi sono ispirati a persone reali. Come non citare per esempio la comparsa di Kanno, l'alter ego di Hideaki Anno. Inoltre troviamo vari inserti geniali e favolosi, come la sigla della vecchia serie Andes Chucky (il preferito di Aoi), in perfetto stile anime anni '70 sia per i disegni che per la musica. Sono piccoli dettagli che rendono questo gioiellino ancora più prezioso.
La realizzazione tecnica è molto buona, e viene naturale pensare che gli sforzi per creare un prodotto di qualità elevata, così ben descritti nel corso della vicenda, siano gli stessi compiuti da chi ha realizzato questo anime.
Consiglio vivamente la visione di "Shirobako": un lavoro fatto per chi ama gli anime da chi ama gli anime, con una grande dose di giusta ironia, passione e tanto, tanto cuore. Alcuni passaggi li ricorderete a lungo, come il magnifico episodio 12... Vedrete che non rimarrete delusi.
"Shirobako" è una serie anime diversa dalle altre, spesso stereotipate o comunque narranti le solite gesta dell'eroe/eroina di turno. Qui troviamo semplicemente cinque ragazze, una in particolare, impegnate a coltivare il loro sogno "reale", ossia lavorare nel mondo difficile e spesso spietato dell'animazione, iniziando un vero e proprio viaggio all'interno della propria coscienza al fine di scoprire se realmente è quello il lavoro tanto agognato oppure un altro.
"Shirobako" è una commedia brillante perché non si limita a far ridere, fatto che peraltro avviene con precisione e perfezione, ma disegna attorno alla storia tantissime minitrame e storie dedicate a moltissimi personaggi che lavorano con le protagoniste, in particolare i dipendenti della Musani, uno studio decaduto ma voglioso di riscatto. Ebbene, vengono esaminati, volta per volta, tutti gli aspetti di questo mondo nascosto e frequentemente poco approfondito, quello appunto dell'animazione, in tutte le sue fasi: il doppiaggio, la sceneggiatura, i disegni, la produzione, il regista, la computer grafica e così via. Ogni dettaglio è ben rifinito e si impara tanto a seguire questa serie, sempre naturalmente se si sia interessati al settore o quantomeno curiosi di conoscere da cosa trae origine il prodotto che si guarda e che si giudica quotidianamente.
La protagonista principale si chiama Aoi, è una dolce e combattiva ragazza, abbastanza simpatica, che racchiude l'essenza di tutto ciò che vorremmo essere o fare nella nostra vita, cioè lavorare in un ambiente di lavoro "amichevole", guadagnare denaro e ottenere qualche promozione (se meritata), senza dimenticare lo scopo e l'obbiettivo finale di tale lavoro. Esteticamente Aoi, così come le altre quattro amiche del liceo, sono modellate sul classico componente moe, probabilmente perché ciò le rende attraenti al pubblico medio e immediatamente fruibili al grande pubblico. Tuttavia questo non è un difetto, anzi è ben sfruttata questa peculiarità, specialmente perché non c'è traccia alcuna di nudità, ecchi o allusioni varie che, nel contesto (attuale) animato giapponese, è di per sé una notizia, stavolta positiva. Infatti il prodotto ne guadagna e dimostra che non c'è bisogno di far ridere la gente esclusivamente con gag e doppi sensi vari, in quanto esistono diversi altri modi, spesso più congeniali. Aoi si avvale, nel corso della sua esperienza, di due inseparabili amici: due pupazzetti dalle fattezze di un pupazzo di neve e di una piratessa con occhio bendato, i quali aiuteranno la protagonista nelle scelte più difficili o nei momenti di maggiore difficoltà al lavoro, sebbene probabilmente rappresentino o la doppia personalità di Aoi, poiché il pupazzo di neve è solitamente più calmo e docile mentre la piratessa è quella aggressiva e ribelle, oppure la lotta inconscia di Aoi che la spinge a decidere per il suo bene e soprattutto per il bene dello studio di produzione in cui lavora. Certamente è un elemento inserito in maniera ottimale e mai fuori luogo.
Tra le altre protagoniste, quella che mi è piaciuta meno è Misa, forse perché ha meno spazio delle altre e, a un certo punto della storia, effettuata la sua personale scelta, viene relegata in quel contesto, senza ulteriori grandi ruoli. Invece apprezzo notevolmente, e confesso di aver tifato per lei fino alla fine, Shizuka, l'aspirante doppiatrice che sicuramente è colei che ha i maggiori problemi a lavorare, soprattutto riuscire ad entrare nel difficile mondo dell'animazione, essendo spesso respinta alle audizioni di vari anime. Fortunatamente alla fine c'è la ricompensa del duro lavoro anche per lei!
Oltre alle cinque protagoniste, ci sono innumerevoli personaggi e comparse, a cui ti affezioni subito perché solari, socievoli e comuni, quindi si ha un'empatia verso la maggior parte di loro, verso le loro difficoltà, le loro paure e la loro rabbia. Come non citare, a tal proposito, Tao (divertentissimo e spassoso), il presidente-cuoco della Musani, il produttore Honda, Ogasawara (la gotic-girl), Erika e Kinoshita (il regista).
Questi e tanti altri sono personaggi divinamente rappresentati e analizzati nel settore in cui lavorano e, in particolare, cito Hiraoka, il quale entra nello staff soltanto nella seconda parte dell'anime e, quindi, quando si lavora al secondo progetto. E' un ragazzo apparentemente riservato e burbero, insomma il classico solitario asociale, tuttavia nasconde un passato fatto di delusioni e rimpianti a livello lavorativo che lo hanno reso così indenne e apatico nei confronti degli altri. Un po' come se fosse uno dei possibili traguardi negativi, ma possibili, di Aoi che, invece, ha avuto tanta fortuna nel suo percorso lavorativo, nonché volontà e determinazione. Fatto sta che Hiraoka mi piace come personaggio e il cambiamento finale, che lo riporta a sognare e vivere normalmente, è una delle piacevoli note di questa serie.
Come anticipato sono trattate alcune tematiche del mondo lavorativo in genere e specificatamente del mondo dell'animazione, ad esempio le ovvie differenze tra anime del passato e quelli contemporanei, l'eccessiva velocità nel dover preparare episodi che richiederebbero tempi di realizzazione e produzione più lunghi, sovrapposizione tra 2D e 3D, difficoltà di stilare una sceneggiatura originale o conforme alle aspettative dell'autore, differenze generazionali, l'importanza delle vendite, delle critiche e dei trend social attuali, e tanto altro. Mi piace inoltre mettere in risalto come nella prima parte sia realizzato un anime originale (Exodus), mentre nella seconda parte una anime tratto da un manga in corso (Terza squadriglia femminile), aspetto fondamentale perché mutano le difficoltà ed è limitata, nel secondo caso, la libertà di sceneggiatori e regista, ma probabilmente hanno meno timore di sbagliare e meno bisogno di usare la fantasia, considerato che devono lavorare basandosi sull'opera cartacea. Certo, nella realtà non è spesso rispettata la continuità e la fedeltà tra le opere, ma quantomeno "Shirobako" mostra così come dovrebbe avvenire uno scambio di idee tra regista dell'anime e autore del manga. Un lavoro ineccepibile!
Probabilmente la scena più bella dell'intera serie è quella che vede protagonista il regista quando decide di andare all'appuntamento con l'autore del manga Terza squadriglia; scena allo stesso tempo esilarante ed epica, grazie a una colonna sonora in stile western e gag meravigliose, mai banali né scontate.
A proposito della colonna sonora, il comparto audio è di buona fattura, niente di straordinario, ma combacia con la leggerezza dell'opera e col clima di pacatezza caratterizzante l'intera opera, malgrado gli imprevisti ricorrenti.
La parte grafica è ben realizzata, ottimi i primi piani e i disegni di tutti i personaggi, distinguibili facilmente tra loro. Anche le animazioni sono un fiore all'occhiello dell'opera, in quanto regalano emozioni e positività allo spettatore. Ottimi sfondi e ambientazioni, sufficientemente dettagliati e particolareggiati. Una perla!
Nota dolente il doppiaggio di Yamato, abbastanza penoso in più parti, perché non traduce diversi termini tecnici propri di questo mondo, preferendo, forse per pigrizia o per altro, lasciarli in lingua inglese. Tutto ciò porta lo spettatore a doversi ingegnare a ricercare il significato di quei termini per comprendere appieno le fasi di lavorazione di un anime. Un altro piccolo difettuccio, a mio avviso, è quello di alcune dinamiche lavorative, troppo buoniste e quindi irreali, poiché dubito ci sia tra tutti tanta cordialità e amicizia. Certo, sono presenti alcuni screzi e disguidi, ma sono risolti sempre nel pieno rispetto della civiltà e della fratellanza (nell'anime). Magari fosse sempre così anche nel mondo reale. Poi, a voler essere pignolo, è scontato il finale, tuttavia è perfetto per questa serie perché arriva a centrare in pieno l'obbiettivo iniziale, ossia quello di credere nei propri sogni e coltivare le proprie ambizioni, nonostante le tante difficoltà, apparentemente insormontabili, che in ogni caso possono e vanno combattute, nonché vinte, se si vuole raggiungere qualcosa di buono durante la propria vita, in ambito lavorativo e non.
Dulcis in fundo promuovo con un ottimo voto questo anime e lo consiglio a tutti, perché regala eccellenti scene d'animazione e una visione nuova su questo mondo, portando il consumatore a non vedere e valutare con leggerezza i prodotti d'animazione, dal momento che dietro certi errori, certe incongruenze, spesso ci sono motivi di natura e origine estranea ai dipendenti e allo studio di produzione. Infatti i problemi sono all'ordine del giorno e frequentemente inaspettati oltre che imprevedibili, ma comunque da questo anime traspare tutto ciò con efficacia e accuratezza. Ah, segnalo infine le citazioni ad anime attuali e datati durante i ventiquattro episodi dell'anime, non troppi, ma che sembrano raccontare, ognuno di essi, una storia a sé, un mondo diverso con protagonisti ed esponenti comuni, in cui poterci riscoprire e immedesimare. Eccellente "Shirobako", ottimo lavoro!
"Shirobako" è una commedia brillante perché non si limita a far ridere, fatto che peraltro avviene con precisione e perfezione, ma disegna attorno alla storia tantissime minitrame e storie dedicate a moltissimi personaggi che lavorano con le protagoniste, in particolare i dipendenti della Musani, uno studio decaduto ma voglioso di riscatto. Ebbene, vengono esaminati, volta per volta, tutti gli aspetti di questo mondo nascosto e frequentemente poco approfondito, quello appunto dell'animazione, in tutte le sue fasi: il doppiaggio, la sceneggiatura, i disegni, la produzione, il regista, la computer grafica e così via. Ogni dettaglio è ben rifinito e si impara tanto a seguire questa serie, sempre naturalmente se si sia interessati al settore o quantomeno curiosi di conoscere da cosa trae origine il prodotto che si guarda e che si giudica quotidianamente.
La protagonista principale si chiama Aoi, è una dolce e combattiva ragazza, abbastanza simpatica, che racchiude l'essenza di tutto ciò che vorremmo essere o fare nella nostra vita, cioè lavorare in un ambiente di lavoro "amichevole", guadagnare denaro e ottenere qualche promozione (se meritata), senza dimenticare lo scopo e l'obbiettivo finale di tale lavoro. Esteticamente Aoi, così come le altre quattro amiche del liceo, sono modellate sul classico componente moe, probabilmente perché ciò le rende attraenti al pubblico medio e immediatamente fruibili al grande pubblico. Tuttavia questo non è un difetto, anzi è ben sfruttata questa peculiarità, specialmente perché non c'è traccia alcuna di nudità, ecchi o allusioni varie che, nel contesto (attuale) animato giapponese, è di per sé una notizia, stavolta positiva. Infatti il prodotto ne guadagna e dimostra che non c'è bisogno di far ridere la gente esclusivamente con gag e doppi sensi vari, in quanto esistono diversi altri modi, spesso più congeniali. Aoi si avvale, nel corso della sua esperienza, di due inseparabili amici: due pupazzetti dalle fattezze di un pupazzo di neve e di una piratessa con occhio bendato, i quali aiuteranno la protagonista nelle scelte più difficili o nei momenti di maggiore difficoltà al lavoro, sebbene probabilmente rappresentino o la doppia personalità di Aoi, poiché il pupazzo di neve è solitamente più calmo e docile mentre la piratessa è quella aggressiva e ribelle, oppure la lotta inconscia di Aoi che la spinge a decidere per il suo bene e soprattutto per il bene dello studio di produzione in cui lavora. Certamente è un elemento inserito in maniera ottimale e mai fuori luogo.
Tra le altre protagoniste, quella che mi è piaciuta meno è Misa, forse perché ha meno spazio delle altre e, a un certo punto della storia, effettuata la sua personale scelta, viene relegata in quel contesto, senza ulteriori grandi ruoli. Invece apprezzo notevolmente, e confesso di aver tifato per lei fino alla fine, Shizuka, l'aspirante doppiatrice che sicuramente è colei che ha i maggiori problemi a lavorare, soprattutto riuscire ad entrare nel difficile mondo dell'animazione, essendo spesso respinta alle audizioni di vari anime. Fortunatamente alla fine c'è la ricompensa del duro lavoro anche per lei!
Oltre alle cinque protagoniste, ci sono innumerevoli personaggi e comparse, a cui ti affezioni subito perché solari, socievoli e comuni, quindi si ha un'empatia verso la maggior parte di loro, verso le loro difficoltà, le loro paure e la loro rabbia. Come non citare, a tal proposito, Tao (divertentissimo e spassoso), il presidente-cuoco della Musani, il produttore Honda, Ogasawara (la gotic-girl), Erika e Kinoshita (il regista).
Questi e tanti altri sono personaggi divinamente rappresentati e analizzati nel settore in cui lavorano e, in particolare, cito Hiraoka, il quale entra nello staff soltanto nella seconda parte dell'anime e, quindi, quando si lavora al secondo progetto. E' un ragazzo apparentemente riservato e burbero, insomma il classico solitario asociale, tuttavia nasconde un passato fatto di delusioni e rimpianti a livello lavorativo che lo hanno reso così indenne e apatico nei confronti degli altri. Un po' come se fosse uno dei possibili traguardi negativi, ma possibili, di Aoi che, invece, ha avuto tanta fortuna nel suo percorso lavorativo, nonché volontà e determinazione. Fatto sta che Hiraoka mi piace come personaggio e il cambiamento finale, che lo riporta a sognare e vivere normalmente, è una delle piacevoli note di questa serie.
Come anticipato sono trattate alcune tematiche del mondo lavorativo in genere e specificatamente del mondo dell'animazione, ad esempio le ovvie differenze tra anime del passato e quelli contemporanei, l'eccessiva velocità nel dover preparare episodi che richiederebbero tempi di realizzazione e produzione più lunghi, sovrapposizione tra 2D e 3D, difficoltà di stilare una sceneggiatura originale o conforme alle aspettative dell'autore, differenze generazionali, l'importanza delle vendite, delle critiche e dei trend social attuali, e tanto altro. Mi piace inoltre mettere in risalto come nella prima parte sia realizzato un anime originale (Exodus), mentre nella seconda parte una anime tratto da un manga in corso (Terza squadriglia femminile), aspetto fondamentale perché mutano le difficoltà ed è limitata, nel secondo caso, la libertà di sceneggiatori e regista, ma probabilmente hanno meno timore di sbagliare e meno bisogno di usare la fantasia, considerato che devono lavorare basandosi sull'opera cartacea. Certo, nella realtà non è spesso rispettata la continuità e la fedeltà tra le opere, ma quantomeno "Shirobako" mostra così come dovrebbe avvenire uno scambio di idee tra regista dell'anime e autore del manga. Un lavoro ineccepibile!
Probabilmente la scena più bella dell'intera serie è quella che vede protagonista il regista quando decide di andare all'appuntamento con l'autore del manga Terza squadriglia; scena allo stesso tempo esilarante ed epica, grazie a una colonna sonora in stile western e gag meravigliose, mai banali né scontate.
A proposito della colonna sonora, il comparto audio è di buona fattura, niente di straordinario, ma combacia con la leggerezza dell'opera e col clima di pacatezza caratterizzante l'intera opera, malgrado gli imprevisti ricorrenti.
La parte grafica è ben realizzata, ottimi i primi piani e i disegni di tutti i personaggi, distinguibili facilmente tra loro. Anche le animazioni sono un fiore all'occhiello dell'opera, in quanto regalano emozioni e positività allo spettatore. Ottimi sfondi e ambientazioni, sufficientemente dettagliati e particolareggiati. Una perla!
Nota dolente il doppiaggio di Yamato, abbastanza penoso in più parti, perché non traduce diversi termini tecnici propri di questo mondo, preferendo, forse per pigrizia o per altro, lasciarli in lingua inglese. Tutto ciò porta lo spettatore a doversi ingegnare a ricercare il significato di quei termini per comprendere appieno le fasi di lavorazione di un anime. Un altro piccolo difettuccio, a mio avviso, è quello di alcune dinamiche lavorative, troppo buoniste e quindi irreali, poiché dubito ci sia tra tutti tanta cordialità e amicizia. Certo, sono presenti alcuni screzi e disguidi, ma sono risolti sempre nel pieno rispetto della civiltà e della fratellanza (nell'anime). Magari fosse sempre così anche nel mondo reale. Poi, a voler essere pignolo, è scontato il finale, tuttavia è perfetto per questa serie perché arriva a centrare in pieno l'obbiettivo iniziale, ossia quello di credere nei propri sogni e coltivare le proprie ambizioni, nonostante le tante difficoltà, apparentemente insormontabili, che in ogni caso possono e vanno combattute, nonché vinte, se si vuole raggiungere qualcosa di buono durante la propria vita, in ambito lavorativo e non.
Dulcis in fundo promuovo con un ottimo voto questo anime e lo consiglio a tutti, perché regala eccellenti scene d'animazione e una visione nuova su questo mondo, portando il consumatore a non vedere e valutare con leggerezza i prodotti d'animazione, dal momento che dietro certi errori, certe incongruenze, spesso ci sono motivi di natura e origine estranea ai dipendenti e allo studio di produzione. Infatti i problemi sono all'ordine del giorno e frequentemente inaspettati oltre che imprevedibili, ma comunque da questo anime traspare tutto ciò con efficacia e accuratezza. Ah, segnalo infine le citazioni ad anime attuali e datati durante i ventiquattro episodi dell'anime, non troppi, ma che sembrano raccontare, ognuno di essi, una storia a sé, un mondo diverso con protagonisti ed esponenti comuni, in cui poterci riscoprire e immedesimare. Eccellente "Shirobako", ottimo lavoro!
Aoi Miyamori, Ema Yasuhara, Midori Imai, Misa Todo e Shizuka Sakaki sono cinque normali studentesse di un club d'animazione che, dopo aver realizzato un breve anime amatoriale da proiettare nella propria scuola, si scambiano la promessa di produrre, un giorno, un vero e proprio prodotto d'animazione professionale tutte insieme.
Qualche anno dopo, Miyamori è un'assistente alla produzione della Musashino Animation alle prese col suo primo incarico, Ema è diventata un'animatrice del medesimo studio, Misa è stata assunta da una ditta specializzata in CG, Midori frequenta l'università mentre cerca di scrivere una sceneggiatura e Shizuka lavora part-time mentre tenta di ottenere una parte come doppiatrice di una serie televisiva.
Shirobako è la storia di queste cinque ragazze, e della Musashino Animation tutta, nel dietro le quinte del mondo dell'animazione.
Come ben sanno tutti coloro che lo seguono con un minimo di interesse, il mondo dell'animazione è tutt'altro che rose e fiori e Shirobako, pur senza calcare troppo la mano e restando su toni abbastanza leggeri e atmosfere a volte persino da parodia comica, non si fa problemi a mostrarne alcuni degli aspetti meno piacevoli. A partire dalla conclusione del primo episodio, col direttore delle animazioni che sviene dalla stanchezza per il troppo lavoro, abbiamo animatori che tornano a casa in bicicletta per prepararsi il pranzo in quanto acquistarlo già pronto costerebbe troppo, assistenti alla produzione sull'orlo di una crisi di nervi per la difficoltà di far incastrare le esigenze di tutti gli addetti alla realizzazione di un anime, registi che a metà serie inoltrata ancora non hanno deciso come concludere un'opera e realizzato lo storyboard dell'ultimo episodio, editor svogliati a cui non importa nulla della qualità del prodotto finale, un mondo del doppiaggio in cui l'abilità della doppiatrice conta sempre meno rispetto ad elementi come notorietà, aspetto fisico o capacità canore... ma, forse, maggiormente significativo in tal senso è l'assoluta naturalezza con cui molti dei personaggi della serie passino intere notti insonni per completare il lavoro in tempo prima della terribile data di consegna.
Grande spazio viene dato al fanservice dedicato alla spiegazione dei vari aspetti della produzione di una serie televisiva, sebbene forse parlare di fanservice sia improprio in questo caso, non trattandosi di spezzoni slegati dal resto della storia al solo fine di accontentare un determinato gruppo di appassionati bensì di una delle tematiche principali della serie.
Nell'arco della serie assistiamo a quasi tutte le fasi della produzione di un anime, a partire dai tentativi di ottenere i diritti di trasposizione di un manga famoso (chiaramente durante una partita di mahjong) per passare poi alle varie fasi produttive: sceneggiatura, storyboard, character design, smistamento dei disegni chiave tra i vari animatori, intercalari, fondali e direzione artistica, colorazione, computer grafica, colonna sonora, creazione dei rumori, selezione delle doppiatrici e sessioni di doppiaggio vere e proprie, montaggio conclusivo e infine consegna (in alcuni casi anche a poche ore dal termine ultimo) del prodotto finale alle emittenti televisive. Il tutto visto dal punto di vista di tutti i vari personaggi che prendono parte alla lavorazione, con un occhio di riguardo, naturalmente, alla protagonista Miyamori che, in quanto assistente di produzione, si occupa di coordinare tutti gli aspetti, mettendo in comunicazione i vari reparti, preoccupandosi che i vari materiali arrivino a chi deve lavorarci, preparando scalette riassuntive e tabelle di marcia.
Per permettere la piena comprensione di tutti gli aspetti produttivi trattati anche a chi è quasi completamente a digiuno dei singoli aspetti che compongono la realizzazione di un anime, si è scelto di realizzare effettivamente diversi spezzoni dei due anime (Dai san hikou shoujo-tai ed Exodus!) su cui lavorano i personaggi della serie. Si discute della sceneggiatura, di che messaggio si vuole trasmettere e che emozioni si vuole far provare agli spettatori, si definiscono i personaggi e cosa vogliono rappresentare, si assiste alla nascita di vari spezzoni animati a partire dai disegni chiave, vedendoli poi "prendere vita" con l'aggiunta degli intercalari, dei colori, del suono e del doppiaggio, si confrontano tra loro diversi tentativi di character design sui medesimi personaggi, si paragona la stessa scena realizzata a mano o in CG e ci si chiede quale sia migliore, si litiga su come selezionare la doppiatrice più adatta, e tante altre piccole chicche.
La cura nella definizione di questi "anime nell'anime" è tale che nei Blu-Ray giapponesi sono stati inseriti come OVA, i primi episodi completi di Exodus! e Dai san hikou shoujo-tai. A rendere ancora più credibile l'atmosfera generale è la decisione di inserire personaggi ispirati a figure realmente esistenti: da Hideaki Anno a Showji Kawamori, da Ichiro Itano allo stesso regista di Shirobako, passando per diverse citazioni a studi reali (riuscite a capire a chi si ispirano i vari Bee Production, Sunup, The Born, I.G. Staff?). E anche per i personaggi originali della serie, viene spontaneo pensare che gli autori abbiano attinto a piene mani dalla propria esperienza personale: non stupirebbe quindi sapere che esiste realmente una "goth-loli-sama" o animatori che fanno la danza dell'angelo sui tetti degli studi di produzioni per sciogliere i muscoli delle spalle.
Ma Shirobako non è solo un quasi-documentario atto a mostrare la produzione di un anime, in quanto grande importanza viene posta alla caratterizzazione dell'ampio e variegato cast di personaggi. Degno di nota è in particolar modo l'intero cast femminile della serie, il vero e proprio motore di Shirobako. Diversamente da quanto si potrebbe pensare dalle varie immagini promozionali, il quintetto protagonista dell'opera, così come tutte le figure di contorno, sono ben lontane dai classici stereotipi moe da ragazzine carine prive di cervello, e non si tratta nemmeno dei canonici personaggi femminili che vivono in funzione del maschio della situazione senza alcuna storia personale dietro: complice anche la completa assenza di sottotrame sentimentali, si tratta di personaggi con una propria identità, un proprio scopo nella vita, una propria strada da seguire ed un proprio percorso di maturazione e crescita personale.
Rappresentativa è la protagonista Miyamori, assistente alla produzione, ovvero colei che si occupa di mettere in comunicazione tutti i vari settori di produzione, stilando scalette e piani di lavoro, preoccupandosi delle scadenze e permettendo al prodotto finito di giungere agli operatori televisivi che lo trasmetteranno. Miyamori è una vera appassionata, segue con fervore le vicende dei personaggi su cui lavora, si commuove vedendo i singoli disegni muoversi e unirsi dando vita alle animazioni, fa di tutto perché la qualità dell'opera non risenta della fretta delle consegne, disposta anche a far ridisegnare un'intera scena già doppiata in modo da renderla più in linea alle intenzioni originali del regista, anche a costo di mandare in crisi l'intera scaletta da lei stessa stilata. Ma il lavoro nell'animazione è duro in tutti i reparti, specialmente se non si vuole rinunciare alla qualità, ed una delle tematiche di fondo dell'opera diventa ben presto la scelta di una via da seguire per il futuro: tutti hanno intrapreso la propria strada, chi doppiatrice, chi animatrice, chi sceneggiatrice, chi addetta alla CG, ma per Miyamori, che non fa altro che correre tutto il tempo da un animatore all'altro, perennemente sull'orlo di una crisi di nervi cercando di far incastrare tutti gli ingranaggi dello studio tra loro, quale sarà il futuro?
Una figura ben più misera viene invece data dai personaggi maschili, che da un lato racchiudono tutti i personaggi negativi, odiosi, irritanti, "da prendere a sberle" (per tutta la serie ve ne sarà sempre almeno uno a cui non si potrà non voler augurare ogni sofferenza di questo mondo) dall'altro presenta, a parte un paio di eccezioni, bambinoni poco cresciuti. Ma in fondo è anche giusto così, si è scelta la via del realismo nelle caratterizzazioni, e cos'altro sono gli otaku se non degli eterni adolescenti, rimasti indietro nel loro mondo fittizio? Positiva, in tal senso, la scelta di non spingersi nei meandri più oscuri e deviati del fenomeno, ma di cercare di mantenere sempre un'atmosfera caricaturale e leggera, spesso anche divertente.
Anzi, durante tutta la serie viene spesso enfatizzatala la grandissima passione per l'animazione di quasi tutti i membri della Musashino Animation, capaci di infervorarsi ricordando un vecchio classico, felici di passare una notte a discutere dell'anime su cui stanno lavorando per meglio definire personaggi e situazioni e, soprattutto, sempre disposti a impegnarsi per la riuscita della serie su cui stanno lavorando.
L'alchimia che Shirobako riesce a creare tra i vari personaggi e gli stessi spettatori unendo tutte queste diverse figure è qualcosa che non si vede spesso e che ne rappresenta sicuramente la maggiore qualità.
Shirobako è attualmente in corso di trasmissione da Yamato Video in streaming sul proprio canale Youtube, al ritmo di due episodi a settimana. Purtroppo, la decisione di affrettare i tempi di rilascio ha comportato una bassa qualità del prodotto finale, con diversi refusi ed errori di traduzione nonché uno stile dei sottotitoli che ne rende in alcuni casi molto difficile la lettura.
In particolare, la versione italiana soffre di un certo pressapochismo nella traduzione dei vari termini tecnici legati al mondo dell'animazione: per citare alcuni esempi dai primi episodi, abbiamo i douga resi come "animazioni" (quasi annullandone la differenza con i genga), i genga chiamati in almeno quattro modi diversi e kantoku (regista) che diventa maestro. Se in un anime canonico queste si sarebbero potute considerare semplici imprecisioni di poco conto, in una serie come Shirobako, che fa della trattazione seria e puntuale dei vari aspetti della produzione uno dei suoi maggiori punti di forza, si tratta di errori su cui non si può sorvolare.
Shirobako è un grandissimo atto d'amore nei confronti dell'animazione giapponese, del suo mondo di animatori, disegnatori, doppiatori, registi, sceneggiatori, produttori, rumoristi, musicisti e anche di spettatori intransigenti, che tuttavia non lesina di parlare anche degli aspetti meno piacevoli, pur senza calcare troppo la mano e mantenendo un'atmosfera mai troppo pesante. Visione imprescindibile per chiunque voglia approfondire un po' il "dietro le quinte" di questo mondo, con tante, tante, tante citazioni a studi, persone e opere reali ed una trattazione seria ma mai noiosa delle varie fasi di produzione di un anime, ma anche fulgido esempio di come creare un cast di personaggi ben caratterizzati e credibili senza ricorrere in modo troppo invasivo a stereotipi o cliché. Sicuramente uno degli anime più interessanti degli ultimi anni, specialmente per chi ama l'animazione giapponese.
Qualche anno dopo, Miyamori è un'assistente alla produzione della Musashino Animation alle prese col suo primo incarico, Ema è diventata un'animatrice del medesimo studio, Misa è stata assunta da una ditta specializzata in CG, Midori frequenta l'università mentre cerca di scrivere una sceneggiatura e Shizuka lavora part-time mentre tenta di ottenere una parte come doppiatrice di una serie televisiva.
Shirobako è la storia di queste cinque ragazze, e della Musashino Animation tutta, nel dietro le quinte del mondo dell'animazione.
Come ben sanno tutti coloro che lo seguono con un minimo di interesse, il mondo dell'animazione è tutt'altro che rose e fiori e Shirobako, pur senza calcare troppo la mano e restando su toni abbastanza leggeri e atmosfere a volte persino da parodia comica, non si fa problemi a mostrarne alcuni degli aspetti meno piacevoli. A partire dalla conclusione del primo episodio, col direttore delle animazioni che sviene dalla stanchezza per il troppo lavoro, abbiamo animatori che tornano a casa in bicicletta per prepararsi il pranzo in quanto acquistarlo già pronto costerebbe troppo, assistenti alla produzione sull'orlo di una crisi di nervi per la difficoltà di far incastrare le esigenze di tutti gli addetti alla realizzazione di un anime, registi che a metà serie inoltrata ancora non hanno deciso come concludere un'opera e realizzato lo storyboard dell'ultimo episodio, editor svogliati a cui non importa nulla della qualità del prodotto finale, un mondo del doppiaggio in cui l'abilità della doppiatrice conta sempre meno rispetto ad elementi come notorietà, aspetto fisico o capacità canore... ma, forse, maggiormente significativo in tal senso è l'assoluta naturalezza con cui molti dei personaggi della serie passino intere notti insonni per completare il lavoro in tempo prima della terribile data di consegna.
Grande spazio viene dato al fanservice dedicato alla spiegazione dei vari aspetti della produzione di una serie televisiva, sebbene forse parlare di fanservice sia improprio in questo caso, non trattandosi di spezzoni slegati dal resto della storia al solo fine di accontentare un determinato gruppo di appassionati bensì di una delle tematiche principali della serie.
Nell'arco della serie assistiamo a quasi tutte le fasi della produzione di un anime, a partire dai tentativi di ottenere i diritti di trasposizione di un manga famoso (chiaramente durante una partita di mahjong) per passare poi alle varie fasi produttive: sceneggiatura, storyboard, character design, smistamento dei disegni chiave tra i vari animatori, intercalari, fondali e direzione artistica, colorazione, computer grafica, colonna sonora, creazione dei rumori, selezione delle doppiatrici e sessioni di doppiaggio vere e proprie, montaggio conclusivo e infine consegna (in alcuni casi anche a poche ore dal termine ultimo) del prodotto finale alle emittenti televisive. Il tutto visto dal punto di vista di tutti i vari personaggi che prendono parte alla lavorazione, con un occhio di riguardo, naturalmente, alla protagonista Miyamori che, in quanto assistente di produzione, si occupa di coordinare tutti gli aspetti, mettendo in comunicazione i vari reparti, preoccupandosi che i vari materiali arrivino a chi deve lavorarci, preparando scalette riassuntive e tabelle di marcia.
Per permettere la piena comprensione di tutti gli aspetti produttivi trattati anche a chi è quasi completamente a digiuno dei singoli aspetti che compongono la realizzazione di un anime, si è scelto di realizzare effettivamente diversi spezzoni dei due anime (Dai san hikou shoujo-tai ed Exodus!) su cui lavorano i personaggi della serie. Si discute della sceneggiatura, di che messaggio si vuole trasmettere e che emozioni si vuole far provare agli spettatori, si definiscono i personaggi e cosa vogliono rappresentare, si assiste alla nascita di vari spezzoni animati a partire dai disegni chiave, vedendoli poi "prendere vita" con l'aggiunta degli intercalari, dei colori, del suono e del doppiaggio, si confrontano tra loro diversi tentativi di character design sui medesimi personaggi, si paragona la stessa scena realizzata a mano o in CG e ci si chiede quale sia migliore, si litiga su come selezionare la doppiatrice più adatta, e tante altre piccole chicche.
La cura nella definizione di questi "anime nell'anime" è tale che nei Blu-Ray giapponesi sono stati inseriti come OVA, i primi episodi completi di Exodus! e Dai san hikou shoujo-tai. A rendere ancora più credibile l'atmosfera generale è la decisione di inserire personaggi ispirati a figure realmente esistenti: da Hideaki Anno a Showji Kawamori, da Ichiro Itano allo stesso regista di Shirobako, passando per diverse citazioni a studi reali (riuscite a capire a chi si ispirano i vari Bee Production, Sunup, The Born, I.G. Staff?). E anche per i personaggi originali della serie, viene spontaneo pensare che gli autori abbiano attinto a piene mani dalla propria esperienza personale: non stupirebbe quindi sapere che esiste realmente una "goth-loli-sama" o animatori che fanno la danza dell'angelo sui tetti degli studi di produzioni per sciogliere i muscoli delle spalle.
Ma Shirobako non è solo un quasi-documentario atto a mostrare la produzione di un anime, in quanto grande importanza viene posta alla caratterizzazione dell'ampio e variegato cast di personaggi. Degno di nota è in particolar modo l'intero cast femminile della serie, il vero e proprio motore di Shirobako. Diversamente da quanto si potrebbe pensare dalle varie immagini promozionali, il quintetto protagonista dell'opera, così come tutte le figure di contorno, sono ben lontane dai classici stereotipi moe da ragazzine carine prive di cervello, e non si tratta nemmeno dei canonici personaggi femminili che vivono in funzione del maschio della situazione senza alcuna storia personale dietro: complice anche la completa assenza di sottotrame sentimentali, si tratta di personaggi con una propria identità, un proprio scopo nella vita, una propria strada da seguire ed un proprio percorso di maturazione e crescita personale.
Rappresentativa è la protagonista Miyamori, assistente alla produzione, ovvero colei che si occupa di mettere in comunicazione tutti i vari settori di produzione, stilando scalette e piani di lavoro, preoccupandosi delle scadenze e permettendo al prodotto finito di giungere agli operatori televisivi che lo trasmetteranno. Miyamori è una vera appassionata, segue con fervore le vicende dei personaggi su cui lavora, si commuove vedendo i singoli disegni muoversi e unirsi dando vita alle animazioni, fa di tutto perché la qualità dell'opera non risenta della fretta delle consegne, disposta anche a far ridisegnare un'intera scena già doppiata in modo da renderla più in linea alle intenzioni originali del regista, anche a costo di mandare in crisi l'intera scaletta da lei stessa stilata. Ma il lavoro nell'animazione è duro in tutti i reparti, specialmente se non si vuole rinunciare alla qualità, ed una delle tematiche di fondo dell'opera diventa ben presto la scelta di una via da seguire per il futuro: tutti hanno intrapreso la propria strada, chi doppiatrice, chi animatrice, chi sceneggiatrice, chi addetta alla CG, ma per Miyamori, che non fa altro che correre tutto il tempo da un animatore all'altro, perennemente sull'orlo di una crisi di nervi cercando di far incastrare tutti gli ingranaggi dello studio tra loro, quale sarà il futuro?
Una figura ben più misera viene invece data dai personaggi maschili, che da un lato racchiudono tutti i personaggi negativi, odiosi, irritanti, "da prendere a sberle" (per tutta la serie ve ne sarà sempre almeno uno a cui non si potrà non voler augurare ogni sofferenza di questo mondo) dall'altro presenta, a parte un paio di eccezioni, bambinoni poco cresciuti. Ma in fondo è anche giusto così, si è scelta la via del realismo nelle caratterizzazioni, e cos'altro sono gli otaku se non degli eterni adolescenti, rimasti indietro nel loro mondo fittizio? Positiva, in tal senso, la scelta di non spingersi nei meandri più oscuri e deviati del fenomeno, ma di cercare di mantenere sempre un'atmosfera caricaturale e leggera, spesso anche divertente.
Anzi, durante tutta la serie viene spesso enfatizzatala la grandissima passione per l'animazione di quasi tutti i membri della Musashino Animation, capaci di infervorarsi ricordando un vecchio classico, felici di passare una notte a discutere dell'anime su cui stanno lavorando per meglio definire personaggi e situazioni e, soprattutto, sempre disposti a impegnarsi per la riuscita della serie su cui stanno lavorando.
L'alchimia che Shirobako riesce a creare tra i vari personaggi e gli stessi spettatori unendo tutte queste diverse figure è qualcosa che non si vede spesso e che ne rappresenta sicuramente la maggiore qualità.
Shirobako è attualmente in corso di trasmissione da Yamato Video in streaming sul proprio canale Youtube, al ritmo di due episodi a settimana. Purtroppo, la decisione di affrettare i tempi di rilascio ha comportato una bassa qualità del prodotto finale, con diversi refusi ed errori di traduzione nonché uno stile dei sottotitoli che ne rende in alcuni casi molto difficile la lettura.
In particolare, la versione italiana soffre di un certo pressapochismo nella traduzione dei vari termini tecnici legati al mondo dell'animazione: per citare alcuni esempi dai primi episodi, abbiamo i douga resi come "animazioni" (quasi annullandone la differenza con i genga), i genga chiamati in almeno quattro modi diversi e kantoku (regista) che diventa maestro. Se in un anime canonico queste si sarebbero potute considerare semplici imprecisioni di poco conto, in una serie come Shirobako, che fa della trattazione seria e puntuale dei vari aspetti della produzione uno dei suoi maggiori punti di forza, si tratta di errori su cui non si può sorvolare.
Shirobako è un grandissimo atto d'amore nei confronti dell'animazione giapponese, del suo mondo di animatori, disegnatori, doppiatori, registi, sceneggiatori, produttori, rumoristi, musicisti e anche di spettatori intransigenti, che tuttavia non lesina di parlare anche degli aspetti meno piacevoli, pur senza calcare troppo la mano e mantenendo un'atmosfera mai troppo pesante. Visione imprescindibile per chiunque voglia approfondire un po' il "dietro le quinte" di questo mondo, con tante, tante, tante citazioni a studi, persone e opere reali ed una trattazione seria ma mai noiosa delle varie fasi di produzione di un anime, ma anche fulgido esempio di come creare un cast di personaggi ben caratterizzati e credibili senza ricorrere in modo troppo invasivo a stereotipi o cliché. Sicuramente uno degli anime più interessanti degli ultimi anni, specialmente per chi ama l'animazione giapponese.