Mushishi
Guardarlo la sera è perfetto, perché rilassa, con le sue musiche, la natura e la voce del doppiatore di Gunko, assai particolare, per gli amanti della natura è perfetto. Ce ne sono pochi di anime così, se non è l'unico.
Le storie, una diversa dall'altra, hanno sempre i mushi e le persone come protagonisti, ognuno con i propri problemi, che la mangaka associa ai problemi psicologici umani (lo afferma nei suoi manga). Ti affezioni subito a Ginko, ai mushi, al Giappone feudale, al clima rilassante ma allo stesso tempo pauroso, perché mai prendere alla leggera gli abitanti delle foreste, soprattutto se mushi!
Le storie, una diversa dall'altra, hanno sempre i mushi e le persone come protagonisti, ognuno con i propri problemi, che la mangaka associa ai problemi psicologici umani (lo afferma nei suoi manga). Ti affezioni subito a Ginko, ai mushi, al Giappone feudale, al clima rilassante ma allo stesso tempo pauroso, perché mai prendere alla leggera gli abitanti delle foreste, soprattutto se mushi!
Mushishi, serie animata del 2005 tratta dall'omonimo manga di Yuki Urushibara, può definirsi alla stregua dell'identità interiore di un Giappone ormai iper-modernizzato, ma che al contempo ha sempre gelosamente conservato quelle caratteristiche ancestrali che si concretizzano nel legame spirituale con la natura, nel rapporto con gli antenati e nella fedeltà alle proprie tradizioni. Anche nel vastissimo campo dell'animazione i modelli pratici di tutto ciò sono svariati - si pensi al capolavoro miyazakiano La città incantata, riconosciuto a livello internazionale con il premio Oscar - e spesso si ritrovano nascosti e integrati persino all'interno di opere di tutt'altro genere o contesto. È per questo che ritengo Mushishi - che si fonda esclusivamente sulla magnificenza del folklore nipponico - una serie profondamente giapponese, tanto nella forma quanto nei contenuti; nell'estrema rarefazione dei modelli visivi e narrativi incontra e riporta alla luce l'identità culturale del Sol Levante, sopita ma al contempo sempre viva e rimpianta.
In un vortice di emozioni, filosofia e padronanza del mezzo espressivo, Mushishi si impone così come una delle migliori serie animate degli anni Duemila.
I mushi. Piccole creature primordiali e avvolte nel mistero, esseri vicini alla sorgente di ogni forma di vita e di ogni umana sensazione, che nonostante la loro naturale propensione a vivere nascosti tra le braccia della natura possono entrare in contatto con gli umani, attaccandoli come parassiti: alcuni hanno effetti benefici, altri possono arrivare a provocare conseguenze persino letali.
Ginko. Un mushishi, ovvero un esperto di mushi continuamente in viaggio nei più remoti angoli del mondo. Svolgendo le sue ricerche in solitaria e soccorrendo le persone colpite dai mushi, Ginko si ritrova sovente ad osservare il quieto scorrere delle cose e a contemplare quel legame di "fusione" tra uomo e natura, tanto radicato da aver afflitto il suo stesso passato.
«Ricorda: ogni persona e ogni luogo ha diritto di esistere. E ciò vale anche per te: il mondo intero, nel suo complesso, è casa tua.»
Approcciandosi alla visione di Mushishi, occorre tenere a mente come la struttura narrativa si fondi essenzialmente su una serie di brevi storie autoconclusive. Non vi è una trama delineata - se non rappresentata dal sottotesto filosofico che permea gli episodi - e pertanto il fascino fiabesco dell'opera è dato principalmente dalle placide atmosfere, alla cui riuscita gioca un ruolo fondamentale il sapiente storytelling.
Per comprendere ciò, è necessario soffermarsi prima di tutto sul perfetto meccanismo estetico-narrativo messo in moto dal regista: la straordinaria direzione di Hiroshi Nagahama si condensa in un comparto visivo che diviene a tutti gli effetti parte integrante della comunicazione, sfruttando il vasto repertorio artistico, auditivo e scenografico al fine di sublimare intense atmosfere, dipingere pittoreschi giochi di luce e suggerire l'immersione totale nell'ambiente rappresentato. Un caldo sussurro in pieno silenzio; un tramonto lontano e malinconico; una solitaria goccia di rugiada nell'intimità della foresta; l'autore racconta storie semplicemente attraverso la concatenazione di immagini, suoni e movimenti di macchina, prima ancora che con la sceneggiatura; la ricchezza dei dettagli, dei fondali statici e delle inquadrature compone un vastissimo quadro espressivo, magnificando e rendendo viva un'ambientazione che di fatto assume un ruolo attivo all'interno dello stesso racconto. Le evocative musiche di un Toshio Masuda mai più così ispirato, che riverberano con le loro sonorità distese e tradizionali, esaltano la ricercatezza stilistica di un comparto sonoro estremamente variegato e immersivo.
A partire dalle curatissime animazioni, tutto in Mushishi si muove con estrema lentezza; la realizzazione grafica contribuisce in modo vitale al mood onirico, iper-dilatato, ipnotico e fortemente teatrale della rappresentazione. Il character design spartano ma elegante si unisce a questa idea minimalista di resa espressiva per "sottrazione": grazie a una fotografia pressoché perfetta, non c'è un solo attimo in cui l'essenzialità prettamente giapponese della messinscena non sia esaltata al massimo delle sue potenzialità. Lo stesso uso del colore, a discrezione di una direzione artistica eccezionalmente ispirata, può dirsi a dir poco magistrale: ogni episodio è caratterizzato da un suo cromatismo dominante, spesso legato a una particolare simbologia visiva - come il verde per gli elementi naturali e il rosso per quelli soprannaturali - sul quale spicca l'assenza di colori - o desaturazione, se vogliamo - della figura di Ginko, che va a rimarcare la sua natura impassibile ed esterna al contesto.
Mushishi è un'opera che fluisce lentamente, che sfuma con un approccio minimale, che si trascina nelle atmosfere dense in cui si muove il protagonista e pone un'attenzione vitale alla ricchezza dei dettagli e della caratterizzazione dei teatranti; all'interno di un vasto microcosmo estraneo a ogni spazio e tempo che, per conformazione, richiama il Giappone rurale del periodo Edo, il mushishi errante Ginko si impone subito come parte integrante della storia: a metà tra un medico/farmacista/psicologo e un viaggiatore che ha nel viaggio in sé il suo stesso scopo, Ginko simboleggia allo stesso modo l'anima più profonda di quel Giappone legato alla tradizione e la passività dell'esistenza, vista come un cammino senza meta ma costellato dai tanti piccoli eventi mutevoli del mondo.
I mushi, d'altro canto, si fanno la piena rappresentazione di quella concezione animista estrapolata dal calderone del sincretismo spirituale giapponese: nella figura di questi piccoli esseri, che nell'ambiente in cui sono inseriti si fanno strettamente legati al sottotesto shinto del popolo nipponico, si può scorgere quella commistione mistica tra l'innata energia naturale e le sue svariate proiezioni nella realtà concreta.
Non c'è aggressività nel loro comportamento né tantomeno benevolenza: i mushi sono creature neutre, assoggettate al naturale fluire delle cose in quell'eterno e impassibile meccanismo che è la Natura. Non vi è presente infatti alcun momento in cui le storie (e i personaggi che si avvicendano in esse) siano svincolati dal senso di "enormità" del circostante; negli effetti spesso funesti sull'uomo non c'è influenza volontaria, e anzi la concezione normalmente antropocentrica di qualsiasi opera di carattere narrativo si ritrova in questo caso letteralmente schiacciata dalle leggi della natura che avvolgono ogni essere in un tutt'uno, e di cui i mushi si fanno involontaria manifestazione, quasi come una "compenetrazione" tra le due dimensioni.
Questa riflessione, che si protrae per l'intera durata dell'opera, va a braccetto dunque con un'altra concezione di stampo prettamente nipponico: il mono no aware, la "precarietà delle cose", che accompagna mestamente il malinconico lirismo messo in rilievo dal susseguirsi delle storie narrate. Tra vite che si spengono e vite che sbocciano, Ginko si fa spettatore super partes degli impenetrabili - seppur talvolta cinici - meccanismi della natura, e di come l'uomo ne sia intrappolato in modo del tutto inconsapevole.
Difficile dunque tracciare una panoramica di Mushishi, essendo essa un'opera talmente ricercata e originale da ritagliarsi un angolino tutto suo all'interno del panorama anime odierno; al contempo però la sua estetica raffinata e la sua amara poeticità lo rendono una visione decisamente appagante, nobilitante e mai scontata. Una serie che trova nella staticità di quei paesaggi rupestri la sua particolare forma di bellezza, mentre siamo travolti dal sense of wonder di un incanto primigenio di cui non eravamo ancora a conoscenza.
In un vortice di emozioni, filosofia e padronanza del mezzo espressivo, Mushishi si impone così come una delle migliori serie animate degli anni Duemila.
I mushi. Piccole creature primordiali e avvolte nel mistero, esseri vicini alla sorgente di ogni forma di vita e di ogni umana sensazione, che nonostante la loro naturale propensione a vivere nascosti tra le braccia della natura possono entrare in contatto con gli umani, attaccandoli come parassiti: alcuni hanno effetti benefici, altri possono arrivare a provocare conseguenze persino letali.
Ginko. Un mushishi, ovvero un esperto di mushi continuamente in viaggio nei più remoti angoli del mondo. Svolgendo le sue ricerche in solitaria e soccorrendo le persone colpite dai mushi, Ginko si ritrova sovente ad osservare il quieto scorrere delle cose e a contemplare quel legame di "fusione" tra uomo e natura, tanto radicato da aver afflitto il suo stesso passato.
«Ricorda: ogni persona e ogni luogo ha diritto di esistere. E ciò vale anche per te: il mondo intero, nel suo complesso, è casa tua.»
– Ginko –
Approcciandosi alla visione di Mushishi, occorre tenere a mente come la struttura narrativa si fondi essenzialmente su una serie di brevi storie autoconclusive. Non vi è una trama delineata - se non rappresentata dal sottotesto filosofico che permea gli episodi - e pertanto il fascino fiabesco dell'opera è dato principalmente dalle placide atmosfere, alla cui riuscita gioca un ruolo fondamentale il sapiente storytelling.
Per comprendere ciò, è necessario soffermarsi prima di tutto sul perfetto meccanismo estetico-narrativo messo in moto dal regista: la straordinaria direzione di Hiroshi Nagahama si condensa in un comparto visivo che diviene a tutti gli effetti parte integrante della comunicazione, sfruttando il vasto repertorio artistico, auditivo e scenografico al fine di sublimare intense atmosfere, dipingere pittoreschi giochi di luce e suggerire l'immersione totale nell'ambiente rappresentato. Un caldo sussurro in pieno silenzio; un tramonto lontano e malinconico; una solitaria goccia di rugiada nell'intimità della foresta; l'autore racconta storie semplicemente attraverso la concatenazione di immagini, suoni e movimenti di macchina, prima ancora che con la sceneggiatura; la ricchezza dei dettagli, dei fondali statici e delle inquadrature compone un vastissimo quadro espressivo, magnificando e rendendo viva un'ambientazione che di fatto assume un ruolo attivo all'interno dello stesso racconto. Le evocative musiche di un Toshio Masuda mai più così ispirato, che riverberano con le loro sonorità distese e tradizionali, esaltano la ricercatezza stilistica di un comparto sonoro estremamente variegato e immersivo.
A partire dalle curatissime animazioni, tutto in Mushishi si muove con estrema lentezza; la realizzazione grafica contribuisce in modo vitale al mood onirico, iper-dilatato, ipnotico e fortemente teatrale della rappresentazione. Il character design spartano ma elegante si unisce a questa idea minimalista di resa espressiva per "sottrazione": grazie a una fotografia pressoché perfetta, non c'è un solo attimo in cui l'essenzialità prettamente giapponese della messinscena non sia esaltata al massimo delle sue potenzialità. Lo stesso uso del colore, a discrezione di una direzione artistica eccezionalmente ispirata, può dirsi a dir poco magistrale: ogni episodio è caratterizzato da un suo cromatismo dominante, spesso legato a una particolare simbologia visiva - come il verde per gli elementi naturali e il rosso per quelli soprannaturali - sul quale spicca l'assenza di colori - o desaturazione, se vogliamo - della figura di Ginko, che va a rimarcare la sua natura impassibile ed esterna al contesto.
Mushishi è un'opera che fluisce lentamente, che sfuma con un approccio minimale, che si trascina nelle atmosfere dense in cui si muove il protagonista e pone un'attenzione vitale alla ricchezza dei dettagli e della caratterizzazione dei teatranti; all'interno di un vasto microcosmo estraneo a ogni spazio e tempo che, per conformazione, richiama il Giappone rurale del periodo Edo, il mushishi errante Ginko si impone subito come parte integrante della storia: a metà tra un medico/farmacista/psicologo e un viaggiatore che ha nel viaggio in sé il suo stesso scopo, Ginko simboleggia allo stesso modo l'anima più profonda di quel Giappone legato alla tradizione e la passività dell'esistenza, vista come un cammino senza meta ma costellato dai tanti piccoli eventi mutevoli del mondo.
I mushi, d'altro canto, si fanno la piena rappresentazione di quella concezione animista estrapolata dal calderone del sincretismo spirituale giapponese: nella figura di questi piccoli esseri, che nell'ambiente in cui sono inseriti si fanno strettamente legati al sottotesto shinto del popolo nipponico, si può scorgere quella commistione mistica tra l'innata energia naturale e le sue svariate proiezioni nella realtà concreta.
Non c'è aggressività nel loro comportamento né tantomeno benevolenza: i mushi sono creature neutre, assoggettate al naturale fluire delle cose in quell'eterno e impassibile meccanismo che è la Natura. Non vi è presente infatti alcun momento in cui le storie (e i personaggi che si avvicendano in esse) siano svincolati dal senso di "enormità" del circostante; negli effetti spesso funesti sull'uomo non c'è influenza volontaria, e anzi la concezione normalmente antropocentrica di qualsiasi opera di carattere narrativo si ritrova in questo caso letteralmente schiacciata dalle leggi della natura che avvolgono ogni essere in un tutt'uno, e di cui i mushi si fanno involontaria manifestazione, quasi come una "compenetrazione" tra le due dimensioni.
Questa riflessione, che si protrae per l'intera durata dell'opera, va a braccetto dunque con un'altra concezione di stampo prettamente nipponico: il mono no aware, la "precarietà delle cose", che accompagna mestamente il malinconico lirismo messo in rilievo dal susseguirsi delle storie narrate. Tra vite che si spengono e vite che sbocciano, Ginko si fa spettatore super partes degli impenetrabili - seppur talvolta cinici - meccanismi della natura, e di come l'uomo ne sia intrappolato in modo del tutto inconsapevole.
Difficile dunque tracciare una panoramica di Mushishi, essendo essa un'opera talmente ricercata e originale da ritagliarsi un angolino tutto suo all'interno del panorama anime odierno; al contempo però la sua estetica raffinata e la sua amara poeticità lo rendono una visione decisamente appagante, nobilitante e mai scontata. Una serie che trova nella staticità di quei paesaggi rupestri la sua particolare forma di bellezza, mentre siamo travolti dal sense of wonder di un incanto primigenio di cui non eravamo ancora a conoscenza.
Un anime come pochi, una perla preziosa narrata con cura, un anime così lontano dalla frenetica, commerciale e ordinaria animazione giapponese, che rende la sua produzione di ventisei episodi e di un sequel ancora più stupefacente. La storia narra di Ginko, un Mushi-shi, una sorta di cacciatore di Mushi, esseri definiti soprannaturali, invisibili agli occhi di molti ma vivi, che coesistono con il nostro mondo anche se in modo molto differente. Ginko però, più che un cacciatore, è uno studioso. I Mushi per lui non sono mostri, ma creature vive e, come tali, le rispetta. Li affronta solo se dannosi per gli esseri umani, altrimenti cerca un modo per conviverci.
Ginko, nei ventisei episodi auto-conclusivi, ci prende per mano e ci porta nel Giappone della tradizione e della vita contadina in un luogo fuori dal tempo e lontano dalle ossessioni moderne. La trama di ogni singolo episodio è ben costruita, dando spazio sia all'aspetto interiore che alle vicende umane. Ho apprezzato molto che non tutte le vicende avessero una lieta fine, né che tutte si potessero risolvere: in fondo la vita è proprio così, a volte va bene, a volte va male, a volte rimane così nonostante gli sforzi, e non si può fare altro che rimanere spettatori.
Bellissima e toccante la colonna sonora, mai banale. Chi ha visitato il Giappone, guardando questo anime ne proverà una romantica nostalgia, almeno della sua parte tradizionale e riservata. Consiglio la visione a chi cerca qualcosa di differente, calmo e riflessivo. Se poi avete i miei stessi gusti e fate fatica ad affrontare il primo episodio, saltatelo e partite dal secondo. Non è un episodio brutto, ma l'ho trovato eccessivo su alcuni aspetti e poco indicato per seguire l'intera opera. Non lo valuto 10, solo perché non sono un amante degli episodi auto-conclusivi.
Ginko, nei ventisei episodi auto-conclusivi, ci prende per mano e ci porta nel Giappone della tradizione e della vita contadina in un luogo fuori dal tempo e lontano dalle ossessioni moderne. La trama di ogni singolo episodio è ben costruita, dando spazio sia all'aspetto interiore che alle vicende umane. Ho apprezzato molto che non tutte le vicende avessero una lieta fine, né che tutte si potessero risolvere: in fondo la vita è proprio così, a volte va bene, a volte va male, a volte rimane così nonostante gli sforzi, e non si può fare altro che rimanere spettatori.
Bellissima e toccante la colonna sonora, mai banale. Chi ha visitato il Giappone, guardando questo anime ne proverà una romantica nostalgia, almeno della sua parte tradizionale e riservata. Consiglio la visione a chi cerca qualcosa di differente, calmo e riflessivo. Se poi avete i miei stessi gusti e fate fatica ad affrontare il primo episodio, saltatelo e partite dal secondo. Non è un episodio brutto, ma l'ho trovato eccessivo su alcuni aspetti e poco indicato per seguire l'intera opera. Non lo valuto 10, solo perché non sono un amante degli episodi auto-conclusivi.
Chi si approccia alla visione di "Mushishi" deve prepararsi a un salto nel vuoto. La serie non ha una trama ben definita, ma procede a spizzichi e bocconi con estemporanei rimandi a un passato non ben esplicitato - quello del protagonista -, in un contesto storico tutto da definire. Mia personale interpretazione è che il Mushishi sia una rappresentazione di ciò che era il Giappone, in quel momento di profondo cambiamento prodotto dall'apertura al mondo esterno avvenuta un secolo e mezzo fa. Il richiamo all'energia elettrica - nello specifico a una 'grande città illuminata' - che si fa in una delle ultime puntate della seconda stagione dell'anime, mi fa infatti collocare le vicende narrate nel Giappone del secondo ottocento. Partendo da tale presupposto, si può tentare di costruire la figura del Mushishi e cercare di trovare un 'senso' al perché sotteso all'esistenza dei Mushi. Il Mushishi è sostanzialmente un ecclettico, a metà tra un dottore odierno, o meglio un farmacista/apotecario, e un monaco cercatore della via. La conferma di quell'ibrido fatto di progresso e tradizione riassunti nel tipico meltin pot sincretico tramite il quale i Giapponesi hanno da sempre interpretato la storia e metabolizzato i cambiamenti.
Nella figura del Mushi si può invece rintracciare un frammento spirituale della natura, e un esempio di quel particolare rapporto di compenetrazione che essa ha con la 'concretezza reale' degli esseri viventi. I Mushi non sono altro che proiezioni - e qui il richiamo è più allo scintoismo che al buddismo - a metà tra quel tutt'uno che è l'energia primigenia naturale e le sue diverse manifestazioni. Sono esseri neutri, né aggressivi né positivi, ad uso e consumo delle reazioni provocate dalle azioni di uomini e animali. Si parte infatti dalla constatazione che la natura procede nel suo ciclo eterno e può essere benigna o produrre reazioni maligne, indotte oppure necessarie affinché l'ordine naturale continui ad essere salvaguardato. Un inno al fatalismo nipponico che si riverbera nella costruzione tecnica delle puntate, dove musica e immagini si fondono dando la sensazione dell'ineluttabilità di 'ciò che deve accadere'. La bellezza 'statica' dei panorami di un Giappone rupestre, nei quali le Yama-San (le montagne) dettano i tempi e le azioni della storia, può essere vista come la rappresentazione poetica di questo ciclo inscalfibile, sebbene un po' triste e malinconico.
Una siffatta chiave di lettura mi ha permesso di evitare la ricerca spasmodica di una trama ben delineata nel susseguirsi delle puntate. Il 'puzzle filosofico', apparentemente scoordinato, che costituisce l'arco narrativo di Mushishi basta a renderne significativa la visione.
Nella figura del Mushi si può invece rintracciare un frammento spirituale della natura, e un esempio di quel particolare rapporto di compenetrazione che essa ha con la 'concretezza reale' degli esseri viventi. I Mushi non sono altro che proiezioni - e qui il richiamo è più allo scintoismo che al buddismo - a metà tra quel tutt'uno che è l'energia primigenia naturale e le sue diverse manifestazioni. Sono esseri neutri, né aggressivi né positivi, ad uso e consumo delle reazioni provocate dalle azioni di uomini e animali. Si parte infatti dalla constatazione che la natura procede nel suo ciclo eterno e può essere benigna o produrre reazioni maligne, indotte oppure necessarie affinché l'ordine naturale continui ad essere salvaguardato. Un inno al fatalismo nipponico che si riverbera nella costruzione tecnica delle puntate, dove musica e immagini si fondono dando la sensazione dell'ineluttabilità di 'ciò che deve accadere'. La bellezza 'statica' dei panorami di un Giappone rupestre, nei quali le Yama-San (le montagne) dettano i tempi e le azioni della storia, può essere vista come la rappresentazione poetica di questo ciclo inscalfibile, sebbene un po' triste e malinconico.
Una siffatta chiave di lettura mi ha permesso di evitare la ricerca spasmodica di una trama ben delineata nel susseguirsi delle puntate. Il 'puzzle filosofico', apparentemente scoordinato, che costituisce l'arco narrativo di Mushishi basta a renderne significativa la visione.
Introduzione
Ogni tanto nel mare sterminato degli adattamenti animati, esistono dei prodotti che provano a distinguersi, cercando di proporre qualcosa di diverso dal solito. Senza alcun dubbio, ed a prescindere dalla mia valutazione, questo anime è uno di questi.
Creature indefinibili
La trama di questo anime va avanti attraverso degli episodi autoconclusivi. Le puntate non sono legate tra di loro e non esiste alcuna trama. Tutto quello che vedrete è un tizio (Ginko, il protagonista) che se ne va in giro (un po a casaccio a quanto pare) a fare il buon samaritano, cercando in giro questi Mushi, che come dei veri e propri virus infettano dei malcapitati dandogli parecchie rogne. Questi Mushi non è ben chiaro cosa siano, sembrerebbero delle "entità" che assumono varie forme, e che solo alcuni possono vedere (e ti pareva...), si va dalle forme di bruchi e farfalle a quelle di spiriti o di interi laghi (no, non ho bevuto e non mi drogo tranquilli). Il tutto avviene con una lentezza, disarmante. Le puntate sembrano non finire mai e sono estremamente ripetitive.
Personaggi tristi e depressi
Prendete un'ammasso di gente triste e sfigata, magari senza genitori o abbandonata da essi da sola nel bosco, per via dell'infezione dei Mushi (bella solidarietà...) o anche gente a cui è morto qualcuno e da quel giorno non si da più pace, ed avrete un buon esempio del personaggio tipico di questo anime. Ovunque Ginko vada, trova gente con la voglia di vivere di un cadavere marcescente. Non so se è sua sfiga o sono sempre coincidenze. Io opto per la prima.
Ma parliamo proprio di Ginko, il protagonista sfigato. Chi è? Quale motivazioni ha per fare quel che fa? Come tira a campare? Chi lo ha addestrato a riconoscere, vedere e "combattere" i Mushi? Ci sono altri come lui, o è il solo sfigato sulla faccia della terra che ha a che fare con i Mushi e gente più triste e sfigata di lui? Non è dato saperlo, si sa solo che il "prode" Ginko è un tizio che si passa le giornate a fare il buon samaritano a vendere qualche "pezzo" di Mushi e che ha un'espressione e un modo di parlare eternamente triste e malinconico.
Là dove osano i Mushi
Le ambientazioni di questo anime lasciano un'attimino perplessi. Quasi tutte immense foreste (con annessi bambini che vivono al loro interno da soli) o posti in riva al mare. In 8 puntate non si è visto altro... Tanta verdura, acqua e scogliere. Non so se poi la situazione migliora, ma considerando quanto ho visto la situazione è estremamente monotona. Non si sa nemmeno in che posto esatto sia ambientato il tutto. E' il Giappone di non si sa quale epoca? E' un'altra nazione? E' un'altro mondo? Vedendo quest'anime mi son fatto l'idea che sia un'altro mondo. Non può esistere nella realtà un posto con una cosi alta concentrazione di persone tristi e sfigate, del tipo presente in quest'anime.
La tecnica dei Mushi
Tecnicamente questo anime sarebbe anche ben fatto, ma la cosa che proprio non mi è piaciuta è l'eccessivo monocromatismo presente. I colori predominanti infatti saranno il verde delle foreste e il grigio dei posti in riva al mare (chissà perchè c'è quasi sempre brutto tempo o nebbia al mare, quando passa Ginko). Si ha quindi una sensazione di slavato, durante tutta la visione. Tutto questo è anche conseguenza delle ambientazioni scelte, ma credo che si poteva fare di più da questo punto di vista.
La colonna sonora deve tener fede alla tristezza generale che permea l'intero anime, ed infatti è lagnosa e triste. L'opening l'ho ascoltata la prima volta, poi per il mio bene personale e per evitare crisi depressive l'ho saltata. Davvero troppo malinconica, sembra una di quelle musichette che mettono negli spot per adottare un bambino a distanza. Credo che ci starebbe bene.
Perchè non vedere Mushishi
Il motivo è semplice, è un'anime noioso, ripetitivo e non succede mai nulla di significativo tra una puntata e un'altra. Le puntate sono proprio pesanti da seguire e si rischia la depressione. Purtroppo gli autori hanno decisamente esagerato, perchè va bene fare qualcosa di diverso, ma se il risultato finale è questo, posso dire "grazie per il tentativo ma lascio stare".
Come vedete comunque la mia non è stata una bocciatura completa, questo perché è vero che l'anime è pesante e noioso, ma è anche confezionato bene rispetto ad altri adattamenti animati, ed è indubbio che questo genere possa piacere a molta gente, che abbia la giusta pazienza. Quindi se da quanto ho scritto siete rimasti schifati da questo anime, lasciate perdere la visione. Se invece siete pronti a sorvolare su quanto ho scritto, dategli pure un'occhiata, ma state attenti perché rischiate seriamente di annoiarvi.
Ogni tanto nel mare sterminato degli adattamenti animati, esistono dei prodotti che provano a distinguersi, cercando di proporre qualcosa di diverso dal solito. Senza alcun dubbio, ed a prescindere dalla mia valutazione, questo anime è uno di questi.
Creature indefinibili
La trama di questo anime va avanti attraverso degli episodi autoconclusivi. Le puntate non sono legate tra di loro e non esiste alcuna trama. Tutto quello che vedrete è un tizio (Ginko, il protagonista) che se ne va in giro (un po a casaccio a quanto pare) a fare il buon samaritano, cercando in giro questi Mushi, che come dei veri e propri virus infettano dei malcapitati dandogli parecchie rogne. Questi Mushi non è ben chiaro cosa siano, sembrerebbero delle "entità" che assumono varie forme, e che solo alcuni possono vedere (e ti pareva...), si va dalle forme di bruchi e farfalle a quelle di spiriti o di interi laghi (no, non ho bevuto e non mi drogo tranquilli). Il tutto avviene con una lentezza, disarmante. Le puntate sembrano non finire mai e sono estremamente ripetitive.
Personaggi tristi e depressi
Prendete un'ammasso di gente triste e sfigata, magari senza genitori o abbandonata da essi da sola nel bosco, per via dell'infezione dei Mushi (bella solidarietà...) o anche gente a cui è morto qualcuno e da quel giorno non si da più pace, ed avrete un buon esempio del personaggio tipico di questo anime. Ovunque Ginko vada, trova gente con la voglia di vivere di un cadavere marcescente. Non so se è sua sfiga o sono sempre coincidenze. Io opto per la prima.
Ma parliamo proprio di Ginko, il protagonista sfigato. Chi è? Quale motivazioni ha per fare quel che fa? Come tira a campare? Chi lo ha addestrato a riconoscere, vedere e "combattere" i Mushi? Ci sono altri come lui, o è il solo sfigato sulla faccia della terra che ha a che fare con i Mushi e gente più triste e sfigata di lui? Non è dato saperlo, si sa solo che il "prode" Ginko è un tizio che si passa le giornate a fare il buon samaritano a vendere qualche "pezzo" di Mushi e che ha un'espressione e un modo di parlare eternamente triste e malinconico.
Là dove osano i Mushi
Le ambientazioni di questo anime lasciano un'attimino perplessi. Quasi tutte immense foreste (con annessi bambini che vivono al loro interno da soli) o posti in riva al mare. In 8 puntate non si è visto altro... Tanta verdura, acqua e scogliere. Non so se poi la situazione migliora, ma considerando quanto ho visto la situazione è estremamente monotona. Non si sa nemmeno in che posto esatto sia ambientato il tutto. E' il Giappone di non si sa quale epoca? E' un'altra nazione? E' un'altro mondo? Vedendo quest'anime mi son fatto l'idea che sia un'altro mondo. Non può esistere nella realtà un posto con una cosi alta concentrazione di persone tristi e sfigate, del tipo presente in quest'anime.
La tecnica dei Mushi
Tecnicamente questo anime sarebbe anche ben fatto, ma la cosa che proprio non mi è piaciuta è l'eccessivo monocromatismo presente. I colori predominanti infatti saranno il verde delle foreste e il grigio dei posti in riva al mare (chissà perchè c'è quasi sempre brutto tempo o nebbia al mare, quando passa Ginko). Si ha quindi una sensazione di slavato, durante tutta la visione. Tutto questo è anche conseguenza delle ambientazioni scelte, ma credo che si poteva fare di più da questo punto di vista.
La colonna sonora deve tener fede alla tristezza generale che permea l'intero anime, ed infatti è lagnosa e triste. L'opening l'ho ascoltata la prima volta, poi per il mio bene personale e per evitare crisi depressive l'ho saltata. Davvero troppo malinconica, sembra una di quelle musichette che mettono negli spot per adottare un bambino a distanza. Credo che ci starebbe bene.
Perchè non vedere Mushishi
Il motivo è semplice, è un'anime noioso, ripetitivo e non succede mai nulla di significativo tra una puntata e un'altra. Le puntate sono proprio pesanti da seguire e si rischia la depressione. Purtroppo gli autori hanno decisamente esagerato, perchè va bene fare qualcosa di diverso, ma se il risultato finale è questo, posso dire "grazie per il tentativo ma lascio stare".
Come vedete comunque la mia non è stata una bocciatura completa, questo perché è vero che l'anime è pesante e noioso, ma è anche confezionato bene rispetto ad altri adattamenti animati, ed è indubbio che questo genere possa piacere a molta gente, che abbia la giusta pazienza. Quindi se da quanto ho scritto siete rimasti schifati da questo anime, lasciate perdere la visione. Se invece siete pronti a sorvolare su quanto ho scritto, dategli pure un'occhiata, ma state attenti perché rischiate seriamente di annoiarvi.
La serie narra le vicende di Ginko, un mushishi. I mushishi sono, in generale, studiosi di quelli che vengono chiamati Mushi. Esseri al confine tra la vita e la morte che in pochi riescono a vedere. Questi conducono un'esistenza del tutto simile a piante o animali, volta alla sopravvivenza della specie, purtroppo nella maggior parte dei casi sono una seria minaccia per l'uomo. Il compito di un Mushishi, oltre a scoprirne di nuovi e saperne riconoscere quelli già conosciuti, è proprio quello di aiutare i malcapitati che ne vengono a contatto applicando e scoprendo soluzioni e antidoti.
Attraverso gli occhi, anzi l'occhio (sarà spiegato in un episodio) e i viaggi senza meta del buon Ginko ci avventureremo in un Giappone feudale alla ricerca di sempre diversi tipi di Mushi e ascolteremo le testimonianze di coloro che hanno avuto la fortuna o, nella maggior parte dei casi, la sfortuna di esserne stati "posseduti", visto che agiscono come fossero parassiti. Tuttavia, come già detto, queste creature vivono solo come devono vivere la propria esistenza, non hanno colpe. Non ci sono "cattivi" in questo anime, i Mushi non sono demoni o fantasmi, a volte riusciranno anche ad avere la nostra comprensione.
L'opera è composta da 26 episodi autoconclusivi, vista la natura errante del protagonista e incontreremo uomini, donne e bambini sempre diversi, in teoria!
Purtroppo i personaggi sono disegnati in modo che definire uguale sarebbe un eufemismo, sembrano disegnati tutti con lo stampino. Ciò non rende giustizia ad un'opera che parte con dei buoni presupposti e con una storia originale, ma che oltre i primi episodi comincia perdere mordente sullo spettatore in quanto è vero che ascolteremo storie sempre diverse, ma verranno lasciati in sospeso concetti interessanti come il "fiume di luce", definito come "l'essenza stessa della vita", ma che in realtà non è altro che un fiume di Mushi, o il passato del protagonista stesso a cui sono dedicati solo due episodi, i più interessanti.
Ok la colonna sonora, un po' meno le sigle.
In conclusione, la sufficienza è d'obbligo perché "Mushishi" è un'opera davvero interessante ed originale e nonostante il nome che porta sembra che i veri protagonisti delle 26 storie che ascolteremo siano proprio i Mushi. Capolavoro mancato.
Attraverso gli occhi, anzi l'occhio (sarà spiegato in un episodio) e i viaggi senza meta del buon Ginko ci avventureremo in un Giappone feudale alla ricerca di sempre diversi tipi di Mushi e ascolteremo le testimonianze di coloro che hanno avuto la fortuna o, nella maggior parte dei casi, la sfortuna di esserne stati "posseduti", visto che agiscono come fossero parassiti. Tuttavia, come già detto, queste creature vivono solo come devono vivere la propria esistenza, non hanno colpe. Non ci sono "cattivi" in questo anime, i Mushi non sono demoni o fantasmi, a volte riusciranno anche ad avere la nostra comprensione.
L'opera è composta da 26 episodi autoconclusivi, vista la natura errante del protagonista e incontreremo uomini, donne e bambini sempre diversi, in teoria!
Purtroppo i personaggi sono disegnati in modo che definire uguale sarebbe un eufemismo, sembrano disegnati tutti con lo stampino. Ciò non rende giustizia ad un'opera che parte con dei buoni presupposti e con una storia originale, ma che oltre i primi episodi comincia perdere mordente sullo spettatore in quanto è vero che ascolteremo storie sempre diverse, ma verranno lasciati in sospeso concetti interessanti come il "fiume di luce", definito come "l'essenza stessa della vita", ma che in realtà non è altro che un fiume di Mushi, o il passato del protagonista stesso a cui sono dedicati solo due episodi, i più interessanti.
Ok la colonna sonora, un po' meno le sigle.
In conclusione, la sufficienza è d'obbligo perché "Mushishi" è un'opera davvero interessante ed originale e nonostante il nome che porta sembra che i veri protagonisti delle 26 storie che ascolteremo siano proprio i Mushi. Capolavoro mancato.
"Mushishi" è la serie tratta dal manga omonimo di Yuki Urushibara, da ventisei episodi tutti auto conclusivi.
Posso prontamente affermare che "Mushishi" sia un'opera di quelle il cui apprezzamento è bianco o nero. Non ci sono vie di mezzo.
"Mushishi" è, nel suo genere di puro racconto tradizionale, un capolavoro, ed il suo apprezzamento è dato unicamente da come possa o non possa piacere il genere a cui appartiene.
I Mushi sono organismi che possono essere percepiti da pochi umani e, fino ad un certo gradino della scala di specie, dagli animali. La loro esistenza è strettamente collegata alla natura e le loro azioni, come i loro capricci od i loro sentimenti, riescono a contaminare, influenzare o distruggere la vita degli esseri umani, essendo essi stessi parte strutturale del "fiume della vita" da cui viene a crearsi l'intera esistenza degli esseri viventi. Essendo i Mushi visibili anche ad alcuni esseri umani, essi vengono studiati dai Mushishi, umani capaci non solo di vederli ma di poterli capire ed in altri casi di poterli contenere. Ginko è un Mushishi il cui passato viene descritto leggermente in soli due episodi molto distanti tra di loro. Egli viaggia in giro per un antico Giappone per studiare e sopratutto "imbattersi casualmente" nelle vicende che vedono coinvolti gli umani e i Mushi. In molti dei casi che si vengono a trattare, le conseguenze che si ha dal contatto tra questi due esseri distinti è quanto mai distruttivo. In altri casi, i Mushi fungono da consolazione per gli umani, i quali vanno a chiudere dei buchi, delle lacune, delle mancanze che solo con l'esistenza umana non si sarebbe mai potuto colmare.
Le soluzioni che Ginko riesce a trovare vanno sempre a favore dei Mushi, o meglio, tendono sempre a non infrangere quello che è il delicatissimo equilibrio di questa coesistenza incompresa.
Ogni episodio se pur auto conclusivo e se pur dalla stessa struttura narrativa (problema con un Mushi, arriva Ginko, risolto (o meno) il problema) riesce ad esprimere una poesia ed un sentimento unico in ogni episodio.
La storia di ogni Mushi, la fantasiosa invenzione di queste creatura dagli effetti così naturali ma ben lontani dall'umano, sono chiaramente ispirati alla tradizione popolare giapponese dedita ad una fantasia ed un sentimento ricchi di un mondo troppo lontano se pur disegnato proprio sotto i nostri piedi.
Il punto da tutti definito forte di quest'opera (e che a forza di dirlo lo è diventato) è lo stile grafico. Molto simile ma più maturo, sotto il punto di vista di personaggi, rispetto al manga e dalle ambientazioni elegantissime e poetiche, capaci di trasmettere l'atmosfera di nature solenni, eterne ed incontaminate, decorate da questi organismi invisibili ma pesantissimi.
Nonostante debba ammettere che questo sia il punto forte dell'opera, voglio anche aggiungere che ogni struttura di quest'opera sia piena di poesia, sentimento e "sostanza".
Consigliato agli amanti del Giappone erboso ed antico, di esseri un po' mostruosi e di atmosfere malinconiche.
Posso prontamente affermare che "Mushishi" sia un'opera di quelle il cui apprezzamento è bianco o nero. Non ci sono vie di mezzo.
"Mushishi" è, nel suo genere di puro racconto tradizionale, un capolavoro, ed il suo apprezzamento è dato unicamente da come possa o non possa piacere il genere a cui appartiene.
I Mushi sono organismi che possono essere percepiti da pochi umani e, fino ad un certo gradino della scala di specie, dagli animali. La loro esistenza è strettamente collegata alla natura e le loro azioni, come i loro capricci od i loro sentimenti, riescono a contaminare, influenzare o distruggere la vita degli esseri umani, essendo essi stessi parte strutturale del "fiume della vita" da cui viene a crearsi l'intera esistenza degli esseri viventi. Essendo i Mushi visibili anche ad alcuni esseri umani, essi vengono studiati dai Mushishi, umani capaci non solo di vederli ma di poterli capire ed in altri casi di poterli contenere. Ginko è un Mushishi il cui passato viene descritto leggermente in soli due episodi molto distanti tra di loro. Egli viaggia in giro per un antico Giappone per studiare e sopratutto "imbattersi casualmente" nelle vicende che vedono coinvolti gli umani e i Mushi. In molti dei casi che si vengono a trattare, le conseguenze che si ha dal contatto tra questi due esseri distinti è quanto mai distruttivo. In altri casi, i Mushi fungono da consolazione per gli umani, i quali vanno a chiudere dei buchi, delle lacune, delle mancanze che solo con l'esistenza umana non si sarebbe mai potuto colmare.
Le soluzioni che Ginko riesce a trovare vanno sempre a favore dei Mushi, o meglio, tendono sempre a non infrangere quello che è il delicatissimo equilibrio di questa coesistenza incompresa.
Ogni episodio se pur auto conclusivo e se pur dalla stessa struttura narrativa (problema con un Mushi, arriva Ginko, risolto (o meno) il problema) riesce ad esprimere una poesia ed un sentimento unico in ogni episodio.
La storia di ogni Mushi, la fantasiosa invenzione di queste creatura dagli effetti così naturali ma ben lontani dall'umano, sono chiaramente ispirati alla tradizione popolare giapponese dedita ad una fantasia ed un sentimento ricchi di un mondo troppo lontano se pur disegnato proprio sotto i nostri piedi.
Il punto da tutti definito forte di quest'opera (e che a forza di dirlo lo è diventato) è lo stile grafico. Molto simile ma più maturo, sotto il punto di vista di personaggi, rispetto al manga e dalle ambientazioni elegantissime e poetiche, capaci di trasmettere l'atmosfera di nature solenni, eterne ed incontaminate, decorate da questi organismi invisibili ma pesantissimi.
Nonostante debba ammettere che questo sia il punto forte dell'opera, voglio anche aggiungere che ogni struttura di quest'opera sia piena di poesia, sentimento e "sostanza".
Consigliato agli amanti del Giappone erboso ed antico, di esseri un po' mostruosi e di atmosfere malinconiche.
La prima parola che mi viene in mente per descrivere Mushishi è "rilassante" : è un anime che senza dubbio non si basa sulle scene d'azione, il fascino della storia è ben altro.
Le sigle e l'animazione sono semplicemente perfette. Io preferisco i manga rispetto agli anime, poiché mi piace molto leggere, ma devo dire che in questo caso la versione animata batte di gran lunga la versione cartacea - non soltanto perché in quest'ultima i disegni sono molto meno rifiniti.
Mushishi colpisce per le musiche e le atmosfere suggestive, per i bellissimi sfondi naturali ricchi di verde, che trasportano chi li guarda in un Giappone ancora rurale, e per l'originalità della trama.
L'idea dei Mushi secondo me è brillante e rappresenta bene lo spirito shinto che ancora permane nella cultura nipponica, nonostante tutto.
Tutti gli episodi sono molto diversi fra loro, e non si può di sicuro accusare l'autrice di non avere fantasia. Però bisogna dire anche che tutti gli episodi sono autoconclusivi, non c'è un vero intreccio nella storia, e molti potrebbero annoiarsi ad un certo punto. A me Mushishi piace anche così : alcuni, però, potrebbero rimanere delusi.
L'unico personaggio ricorrente nella storia è il protagonista Ginko, che è ben caratterizzato e suscita subito la curiosità dello spettatore. Peccato che per quanto riguarda l'aspetto fisico la caratterizzazione del resto dei personaggi lasci a desiderare. Alcuni sono così simili fra loro che è difficile distinguerli - e secondo me questo è il peggior difetto della serie.
L'autrice di Mushishi è un'amante delle scienze naturali, delle favole e... degli insetti, e tutti questi suoi interessi traspaiono nella sua opera.
Il verde è in assoluto il colore predominante nell'anime. Anche per questo io lo trovo molto rilassante; in alcuni casi, mette in uno stato davvero contemplativo. Io trovo che Mushishi da un certo punto di vista sia molto poetico. Può sembrare una definizione azzardata, ma non m'importa.
Va detto, in ogni caso, che questo tipo di storia potrebbe stancare alla lunga, soprattutto per la scarsa dinamicità degli eventi - che del resto è uno dei difetti su cui insistono di più i detrattori di questa serie.
Consiglio a tutti di guardarla. A parte le persone che amano soltanto le vicende adrenaliniche, s'intende.
Le sigle e l'animazione sono semplicemente perfette. Io preferisco i manga rispetto agli anime, poiché mi piace molto leggere, ma devo dire che in questo caso la versione animata batte di gran lunga la versione cartacea - non soltanto perché in quest'ultima i disegni sono molto meno rifiniti.
Mushishi colpisce per le musiche e le atmosfere suggestive, per i bellissimi sfondi naturali ricchi di verde, che trasportano chi li guarda in un Giappone ancora rurale, e per l'originalità della trama.
L'idea dei Mushi secondo me è brillante e rappresenta bene lo spirito shinto che ancora permane nella cultura nipponica, nonostante tutto.
Tutti gli episodi sono molto diversi fra loro, e non si può di sicuro accusare l'autrice di non avere fantasia. Però bisogna dire anche che tutti gli episodi sono autoconclusivi, non c'è un vero intreccio nella storia, e molti potrebbero annoiarsi ad un certo punto. A me Mushishi piace anche così : alcuni, però, potrebbero rimanere delusi.
L'unico personaggio ricorrente nella storia è il protagonista Ginko, che è ben caratterizzato e suscita subito la curiosità dello spettatore. Peccato che per quanto riguarda l'aspetto fisico la caratterizzazione del resto dei personaggi lasci a desiderare. Alcuni sono così simili fra loro che è difficile distinguerli - e secondo me questo è il peggior difetto della serie.
L'autrice di Mushishi è un'amante delle scienze naturali, delle favole e... degli insetti, e tutti questi suoi interessi traspaiono nella sua opera.
Il verde è in assoluto il colore predominante nell'anime. Anche per questo io lo trovo molto rilassante; in alcuni casi, mette in uno stato davvero contemplativo. Io trovo che Mushishi da un certo punto di vista sia molto poetico. Può sembrare una definizione azzardata, ma non m'importa.
Va detto, in ogni caso, che questo tipo di storia potrebbe stancare alla lunga, soprattutto per la scarsa dinamicità degli eventi - che del resto è uno dei difetti su cui insistono di più i detrattori di questa serie.
Consiglio a tutti di guardarla. A parte le persone che amano soltanto le vicende adrenaliniche, s'intende.
Quest'anime è ammirevole; di più, strabiliante sotto molti punti di vista. In primis va sottolineata la resa eccezionale dell'atmosfera e della cultura shintoista. Poi ci sono i personaggi, interessanti i pochi principali come il misterioso Ginko, ma ancor più fantastici i protagonisti dei singoli racconti. Non ne cito nessuno per evitare spiacevoli spoiler, ma vi assicuro che ce ne sono almeno una decina da premio. E poi il disegno, così evanescente, essenziale, eppure comunicativo. Sembra che i disegnatori di "Mushishi", riprendendo il tratto dell'Urushibara, riescano a omaggiare con quest'anime la grande pittura giapponese (hokusai, hiroshige, ecc.). La storia invece va a gusti, personalmente amo un anime con questo formato a episodi autoconclusivi. Qua la storia dietro a tutti i singoli episodi, quella che va dal primo al ventiseiesimo, è talmente eterea che quasi non c'è. Ci sono quasi solo le storie dei vari personaggi, che, come effimere comparse, alla fine dell'episodio se ne vanno... La vera storia di Ginko è la loro storia, il loro mondo.
Anche se io non me ne intendo molto ed è da poco che mi sono interessato al mondo degli anime, ho trovato "Mushishi" veramente stupendo. Forse sono un po' di parte perché mi affascinano molto i miti, le leggende e le creature misteriose (infatti ci sono andato a nozze), ma nonostante questo l'anime mi ha colpito per la sua poesia, infatti l'ho trovato molto romantico - N.B.: non nel senso di sentimentale o d'amore - e delicato, nel senso che riesce a passare dei messaggi anche molto forti con storie relativamente semplici e sempre molto dolci.
Per me ogni episodio è stato come una piccola bolla di sapone, bellissima, un po' a sé stante, che alla fine è scoppiata come se niente fosse, ma che in realtà mi ha lasciato moltissimo e ammetto che non ho faticato a emozionarmi e anche a piangere in alcuni di essi.
Le cose sfolgoranti sono la verità con cui "Mushishi" riesce a raccontare qualcosa che di reale non è, e la semplicità con cui riesce a farti entrare nel suo mondo pieno di creature e esseri misteriosi, i Mushi.
"Mushishi" è un anime dalle tinte flebili ma non ha niente da invidiare ad altri magari più movimentati o violenti.
Per me ogni episodio è stato come una piccola bolla di sapone, bellissima, un po' a sé stante, che alla fine è scoppiata come se niente fosse, ma che in realtà mi ha lasciato moltissimo e ammetto che non ho faticato a emozionarmi e anche a piangere in alcuni di essi.
Le cose sfolgoranti sono la verità con cui "Mushishi" riesce a raccontare qualcosa che di reale non è, e la semplicità con cui riesce a farti entrare nel suo mondo pieno di creature e esseri misteriosi, i Mushi.
"Mushishi" è un anime dalle tinte flebili ma non ha niente da invidiare ad altri magari più movimentati o violenti.
Raramente nei miei frequenti viaggi nel mondo degli anime mi è capitato di imbattermi in un prodotto così ben realizzato.
Se dovessi usare un aggettivo direi certamente "delicato", ma sarebbe comunque riduttivo. Mushishi vi porterà in un mondo agreste/montano dove tutto sembra avvenire in punta di piedi con una dolcezza e una levità uniche.
Anche la trama è appena sfiorata e un plauso merita la regia che ha intrecciato splendidamente passato e futuro senza mai cadere in inutili flashback, ce ne sono tanti ma nessuno è di troppo.
Le sigle di apertura e di chiusura sono assolutamente azzeccate.
Se dovessi usare un aggettivo direi certamente "delicato", ma sarebbe comunque riduttivo. Mushishi vi porterà in un mondo agreste/montano dove tutto sembra avvenire in punta di piedi con una dolcezza e una levità uniche.
Anche la trama è appena sfiorata e un plauso merita la regia che ha intrecciato splendidamente passato e futuro senza mai cadere in inutili flashback, ce ne sono tanti ma nessuno è di troppo.
Le sigle di apertura e di chiusura sono assolutamente azzeccate.
Ginko di professione fa il Mushishi, ossia lo sterminatore di mushi, esseri simili agli spiriti che vivono in un piano più profondo della natura, influenzando lei e noi. Tali Mushi possono essere innocui come pericolosi, quindi Ginko viaggia costantemente da un luogo all'altro prestando i propri servigi per debellare tali minacce.
Molti uomini si pongono per tutta la vita la domanda su se ci sia qualcosa oltre il mondo che vediamo. Ginko non se la pone, perché la sua risposta è ogni giorno sotto i suoi occhi. Oltre il nostro mondo stanno i mushi. E oltre il loro? Forse nulla, in fin dei conti loro stessi, pur essendo apparentemente poco più di animali invisibili ai più, sembrano comprendere meccaniche del mondo a noi del tutto ignote.
E noi che ruolo abbiamo in tutto ciò? Convivendo nello stesso mondo anche le nostre azioni hanno ripercussioni sui mushi, pur sembrando il più delle volte che ne siamo semplici vittime, e i nostri drammi esistenziali s'intrecciano con quelli provocati da loro (quando anzi non sono loro stessi feticci dei nostri problemi).
Ginko viaggia, e ne vede tante di cose, ma non pare porsi troppe domande. In un viaggio del genere porsele potrebbe essere inutile, anzi, deludente. Nella vita di risposte se ne hanno poche, e quando le ottieni non sono sempre quelle che ti saresti aspettato.
Qual è il senso della vita? Ma soprattutto, ce l'ha un senso? Perché se i mushi, pur essendo gli esseri più vicini al principio primo dell'esistenza, sono semplici animali che vivono in simbiosi con la natura, forse il messaggio è solo quello: vivere, accettando tutti i doni, sia quelli buoni che quelli cattivi. Quello che fanno molti uomini con i mushi è aggrapparsi a false illusioni di felicità create sfruttandoli, ma ciò non può portare a nulla di buono, quando magari non sono i mushi stessi a creare gli incubi in cui si vive.
La natura così riflessiva dell'anime si riflette sul piano visivo e sonoro. Il primo, fedele a quello del manga, si traduce in immagini spesso dai colori non troppo accesi, come a creare un'atmosfera di sospensione nella natura, in cui l'unico elemento a risaltare per la loro luce ultraterrena sono proprio i mushi. Unica nota stonata, a mio avviso, i volti di molti personaggi si somigliano un po' troppo.
Le musiche invece sono deliziose. Poco invasive, servono perfettamente a sottolineare l'atmosfera di "magica normalità" che permea la produzione. Da segnalare la canzone della sigla d'apertura, magnifica (The Sore Feet Song, di Ally Kerr) e i vari brani di chiusura, poetici.
Mushishi si presenta come una serie da consigliare con attenzione, visto che la sua natura pacata (forse troppo, certe volte) ne compromettono la raccomandazione a tutti, che potrebbero trovarlo noioso. Comunque sia se ne consiglia la visione di almeno qualche episodio, avrete perfettamente chiaro cosa attendervi dal cartone e soprattutto se è di vostro gradimento. Voto: 8,5
Molti uomini si pongono per tutta la vita la domanda su se ci sia qualcosa oltre il mondo che vediamo. Ginko non se la pone, perché la sua risposta è ogni giorno sotto i suoi occhi. Oltre il nostro mondo stanno i mushi. E oltre il loro? Forse nulla, in fin dei conti loro stessi, pur essendo apparentemente poco più di animali invisibili ai più, sembrano comprendere meccaniche del mondo a noi del tutto ignote.
E noi che ruolo abbiamo in tutto ciò? Convivendo nello stesso mondo anche le nostre azioni hanno ripercussioni sui mushi, pur sembrando il più delle volte che ne siamo semplici vittime, e i nostri drammi esistenziali s'intrecciano con quelli provocati da loro (quando anzi non sono loro stessi feticci dei nostri problemi).
Ginko viaggia, e ne vede tante di cose, ma non pare porsi troppe domande. In un viaggio del genere porsele potrebbe essere inutile, anzi, deludente. Nella vita di risposte se ne hanno poche, e quando le ottieni non sono sempre quelle che ti saresti aspettato.
Qual è il senso della vita? Ma soprattutto, ce l'ha un senso? Perché se i mushi, pur essendo gli esseri più vicini al principio primo dell'esistenza, sono semplici animali che vivono in simbiosi con la natura, forse il messaggio è solo quello: vivere, accettando tutti i doni, sia quelli buoni che quelli cattivi. Quello che fanno molti uomini con i mushi è aggrapparsi a false illusioni di felicità create sfruttandoli, ma ciò non può portare a nulla di buono, quando magari non sono i mushi stessi a creare gli incubi in cui si vive.
La natura così riflessiva dell'anime si riflette sul piano visivo e sonoro. Il primo, fedele a quello del manga, si traduce in immagini spesso dai colori non troppo accesi, come a creare un'atmosfera di sospensione nella natura, in cui l'unico elemento a risaltare per la loro luce ultraterrena sono proprio i mushi. Unica nota stonata, a mio avviso, i volti di molti personaggi si somigliano un po' troppo.
Le musiche invece sono deliziose. Poco invasive, servono perfettamente a sottolineare l'atmosfera di "magica normalità" che permea la produzione. Da segnalare la canzone della sigla d'apertura, magnifica (The Sore Feet Song, di Ally Kerr) e i vari brani di chiusura, poetici.
Mushishi si presenta come una serie da consigliare con attenzione, visto che la sua natura pacata (forse troppo, certe volte) ne compromettono la raccomandazione a tutti, che potrebbero trovarlo noioso. Comunque sia se ne consiglia la visione di almeno qualche episodio, avrete perfettamente chiaro cosa attendervi dal cartone e soprattutto se è di vostro gradimento. Voto: 8,5
<b>[Attenzione, possibili lievi spoiler.]</b>
Niente 10 all'opera solo a causa degli episodi autoconclusivi.
26 episodi epici, in cui Ginko, un cacciatore di mushi, cioè "animali" al limite fra il reale ed il mentale, che possono entrare in relazione con gli umani creando a volte danni. Solo un mushishi, che riesce a vederli e ad entrare in contatto con loro, può aiutare il malcapitato.
Ginko viaggia per le foreste giapponesi, e ci troviamo presuppongo in un'epoca medioevale. Viaggiando trova diversi tipi di umani e diversi tipi di mushi, che gli danno la possibilità di far proprie le storie di vita dei suoi vari assistiti. Ogni storia di vita, ogni personaggio è diverso dall'altro. Una varietà fantastica.
Ma alla base di tutto c'è anche il dramma di un uomo che non sa nulla del proprio passato e che tenta di comprenderlo a pezzi da chi ne sa qualcosa. Ginko, infatti, ha perso la memoria della propria infanzia a causa di un mushi.
Gli OST sono poi un qualcosa di idilliaco. Davvero ci si sente nelle foreste, con Ginko, quando si assiste a questa opera. Strumenti tradizionali giapponesi adoperati per far cadere in una sorta di trance chi usufruisce di Mushishi.
Opera tranquillizzante. Da vedere prima di dormire.
Niente 10 all'opera solo a causa degli episodi autoconclusivi.
26 episodi epici, in cui Ginko, un cacciatore di mushi, cioè "animali" al limite fra il reale ed il mentale, che possono entrare in relazione con gli umani creando a volte danni. Solo un mushishi, che riesce a vederli e ad entrare in contatto con loro, può aiutare il malcapitato.
Ginko viaggia per le foreste giapponesi, e ci troviamo presuppongo in un'epoca medioevale. Viaggiando trova diversi tipi di umani e diversi tipi di mushi, che gli danno la possibilità di far proprie le storie di vita dei suoi vari assistiti. Ogni storia di vita, ogni personaggio è diverso dall'altro. Una varietà fantastica.
Ma alla base di tutto c'è anche il dramma di un uomo che non sa nulla del proprio passato e che tenta di comprenderlo a pezzi da chi ne sa qualcosa. Ginko, infatti, ha perso la memoria della propria infanzia a causa di un mushi.
Gli OST sono poi un qualcosa di idilliaco. Davvero ci si sente nelle foreste, con Ginko, quando si assiste a questa opera. Strumenti tradizionali giapponesi adoperati per far cadere in una sorta di trance chi usufruisce di Mushishi.
Opera tranquillizzante. Da vedere prima di dormire.
Mushishi è un anime di 26 episodi prodotto da Artland nel 2005. L'anime è costituito da episodi auto-conclusivi in cui di volta in volta il protagonista, entra in contatto con un diverso caso che coinvolge i Mushi.
Ciò che è interessante è come questi "casi" vengono presentati. Ginko è il protagonista della storia, e l'unico personaggio dotato di un certo spessore, dotato di carattere ma non caratterizzato, personaggio misterioso che pare avere solo lo scopo di fare da cardine a tutte le storie e di cui viene svelato poco e niente. Ginko è un Mushishi (da cui il titolo), e vaga per il Giappone studiando, collezionando e risolvendo casi in cui sono coinvolti i Mushi.
I Mushi sono presenze concrete e nello stesso momento esseri astratti, in pochi li possono vedere, ma tutti li percepiscono.
Lo scheletro degli episodi è sempre quello, Ginko vaga senza una meta precisa, trova un caso su cui indagare, lo risolve e riparte. I casi hanno un minimo retrogusto di giallo, in quanto Ginko raccoglie piccoli elementi pian piano e poi trova la soluzione al problema. La differenza è che in un giallo tutto ha una logica, qualcosa di riscontrabile e testabile nella realtà, mentre in Mushishi no; o almeno, Ginko trova una sua logica, e illustra la sua tesi come se fosse qualcosa di perfettamente normale, tanto che ti sembra che quel qualcosa SIA perfettamente normale, e ci credi senza fare domande: Ginko si crea una logica. Questo è Mushishi, crearsi una sua realtà.
L'anime fa parte del filone degli anime filosofici e dalla narrativa lenta, il problema è che questa scelta stilistica lo rende un minimo noioso. Un esempio lampante è la sigla, una canzone molto soft e rilassante accompagnata da delle immagini dai colori tenui e pastellosi che rimandano all'ambientazione dell'opera, unico problema è che per quanto sia o possa sembrare bella è soporifera, è dopo poche puntate l'impulso di saltarla sarà più forte che con altri anime. L'OST non è da meno, molto bella e adatta, ma troppe poche tracce d'impatto ripetute nel corso di 26 puntate fanno sentire la loro pesantezza.
Le animazioni sono molto adatte allo scopo, sebbene in un anime dove l'azione è inesistente non si possa giudicare molto, e il character design è personale ma anonimo, come molti anime di serie B.
Mi dispiace dare questo voto a questo anime, ma ritengo che un'opera di questo tipo fosse adatta per una serie OAV, e non per una pesantissima serie di 26 episodi.
I primi 2-3 episodi danno l'idea di essere davanti ad un capolavoro, i successivi ti fanno pensare che siano solamente un poco sottotono, poi si arriva ad un punto in cui si continua a guardarlo per inerzia. Io ho deciso di interromperne la visione per il momento, ogni episodio è un mattone unico, e sebbene non l'abbia letto, penso che questo genere di opere risulti molto più scorrevole in formato cartaceo.
Ciò che è interessante è come questi "casi" vengono presentati. Ginko è il protagonista della storia, e l'unico personaggio dotato di un certo spessore, dotato di carattere ma non caratterizzato, personaggio misterioso che pare avere solo lo scopo di fare da cardine a tutte le storie e di cui viene svelato poco e niente. Ginko è un Mushishi (da cui il titolo), e vaga per il Giappone studiando, collezionando e risolvendo casi in cui sono coinvolti i Mushi.
I Mushi sono presenze concrete e nello stesso momento esseri astratti, in pochi li possono vedere, ma tutti li percepiscono.
Lo scheletro degli episodi è sempre quello, Ginko vaga senza una meta precisa, trova un caso su cui indagare, lo risolve e riparte. I casi hanno un minimo retrogusto di giallo, in quanto Ginko raccoglie piccoli elementi pian piano e poi trova la soluzione al problema. La differenza è che in un giallo tutto ha una logica, qualcosa di riscontrabile e testabile nella realtà, mentre in Mushishi no; o almeno, Ginko trova una sua logica, e illustra la sua tesi come se fosse qualcosa di perfettamente normale, tanto che ti sembra che quel qualcosa SIA perfettamente normale, e ci credi senza fare domande: Ginko si crea una logica. Questo è Mushishi, crearsi una sua realtà.
L'anime fa parte del filone degli anime filosofici e dalla narrativa lenta, il problema è che questa scelta stilistica lo rende un minimo noioso. Un esempio lampante è la sigla, una canzone molto soft e rilassante accompagnata da delle immagini dai colori tenui e pastellosi che rimandano all'ambientazione dell'opera, unico problema è che per quanto sia o possa sembrare bella è soporifera, è dopo poche puntate l'impulso di saltarla sarà più forte che con altri anime. L'OST non è da meno, molto bella e adatta, ma troppe poche tracce d'impatto ripetute nel corso di 26 puntate fanno sentire la loro pesantezza.
Le animazioni sono molto adatte allo scopo, sebbene in un anime dove l'azione è inesistente non si possa giudicare molto, e il character design è personale ma anonimo, come molti anime di serie B.
Mi dispiace dare questo voto a questo anime, ma ritengo che un'opera di questo tipo fosse adatta per una serie OAV, e non per una pesantissima serie di 26 episodi.
I primi 2-3 episodi danno l'idea di essere davanti ad un capolavoro, i successivi ti fanno pensare che siano solamente un poco sottotono, poi si arriva ad un punto in cui si continua a guardarlo per inerzia. Io ho deciso di interromperne la visione per il momento, ogni episodio è un mattone unico, e sebbene non l'abbia letto, penso che questo genere di opere risulti molto più scorrevole in formato cartaceo.
Mushishi è un anime di ventisei episodi tutti autoconclusivi, seppure un paio di essi raccontino la storia del protagonista. La storia è ambientata nel Giappone di qualche secolo fa. Gli episodi sono strutturati nel seguente modo: il protagonista (il mushishi, appunto il cacciatore di muschi, insetti particolari e dalle caratteristiche fantastiche) lungo il suo vagabondaggio si imbatte in persone che hanno problemi non spiegabili o risolvibili scientificamente, quindi è suo il compito di trovare rimedio e spesso rimuovere questi mushi. Per questo, Ginko, il protagonista, può essere definito come il detective del fantastico.
La prima parte della serie, ad essere sinceri, è abbastanza pesante e introduce la storia, mentre nella seconda parte viene svelato il mistero e come risolvere il guaio.
E' un anime ricco di interpretazioni filosofiche e l'ambientazione in cui si svolge è varia e caratterizzata da un atmosfera davvero magnifica, in particolare in certi episodi.
Anche le deduzioni fantastiche del mushishi sono descritte e rappresentate molto bene, in maniera credibile appunto. Infatti iniziando a vedere quest'anime ebbi subito l'impressione di un capolavoro (e difatti per i primi episodi è così), ma col passare degli episodi ci si accorge purtroppo che esso non è privo di difetti.
Molti episodi (soprattutto i primi sette-otto) sono infatti da 10, mentre molti dei successivi sono da 8 o anche 7 perché a volte i casi dei mushi si rilevano leggermente ripetitivi.
Un grosso punto debole è rappresentato purtroppo dai disegni, nel senso che molti personaggi presenti nei diversi episodi sono praticamente identici e si fa anche confusione a distinguerli. Purtroppo però non è solo questo l'unico gran difetto dei disegni. L'altro grave problema è rappresentato infatti dalla mancanza dei tratti del viso (naso, occhi e bocca) dei personaggi che sono visibili appena appena in lontananza, come se questo rendesse troppo difficile il disegno (e poi stiamo parlando di un anime i cui disegni sono quasi sempre perfetti, mica di un manga...).
In fin dei conti è comunque un prodotto di alta qualità. Consiglio a tutti di guardare almeno i primi episodi, in quanto ne vale davvero la pena. Sconsigliato ovviamente a chi cerca intrattenimenti leggeri e privi di spessore.
La prima parte della serie, ad essere sinceri, è abbastanza pesante e introduce la storia, mentre nella seconda parte viene svelato il mistero e come risolvere il guaio.
E' un anime ricco di interpretazioni filosofiche e l'ambientazione in cui si svolge è varia e caratterizzata da un atmosfera davvero magnifica, in particolare in certi episodi.
Anche le deduzioni fantastiche del mushishi sono descritte e rappresentate molto bene, in maniera credibile appunto. Infatti iniziando a vedere quest'anime ebbi subito l'impressione di un capolavoro (e difatti per i primi episodi è così), ma col passare degli episodi ci si accorge purtroppo che esso non è privo di difetti.
Molti episodi (soprattutto i primi sette-otto) sono infatti da 10, mentre molti dei successivi sono da 8 o anche 7 perché a volte i casi dei mushi si rilevano leggermente ripetitivi.
Un grosso punto debole è rappresentato purtroppo dai disegni, nel senso che molti personaggi presenti nei diversi episodi sono praticamente identici e si fa anche confusione a distinguerli. Purtroppo però non è solo questo l'unico gran difetto dei disegni. L'altro grave problema è rappresentato infatti dalla mancanza dei tratti del viso (naso, occhi e bocca) dei personaggi che sono visibili appena appena in lontananza, come se questo rendesse troppo difficile il disegno (e poi stiamo parlando di un anime i cui disegni sono quasi sempre perfetti, mica di un manga...).
In fin dei conti è comunque un prodotto di alta qualità. Consiglio a tutti di guardare almeno i primi episodi, in quanto ne vale davvero la pena. Sconsigliato ovviamente a chi cerca intrattenimenti leggeri e privi di spessore.
Mushishi è l’anima "shinto" di un Giappone tecnologico e futuristico che rimpiange la sua identità spirituale con lacrime di luce chiamate “anime”. Mai nulla nella storia dell’animazione giapponese aveva sfiorato così in profondità lo spirito shinto nipponico, e mi vien da pensare alla Fenice di Tezuka, mentre guardo estasiato, uno dopo l’altro, gli episodi di questa serie. In Mushishi certezze quali il tempo e lo spazio non esistono, sfumano in un costante vortice onirico che parla per sussurri, caldi e cordiali, alle orecchie e agli occhi dello spettatore.
La trama, sottile, galleggia in un vento tiepido che ricorda il Giappone Meiji, parlando di un uomo, Ginko, che vede ed interagisce con spiriti che lui definisce Mushi (in giapponese "insetto"). Ogni cosa ha un’anima, secondo le più antiche credenze nipponiche, così come ogni elemento presente al mondo ha uno spirito che lo protegge e veglia su di lui. Già Miyazaki ne “La città incantata” aveva toccato questo tasto, anche se in modo molto più soft. Mushishi riprende il discorso, lo amplifica, definendo i Mushi come creature primordiali, alla base della vita e non solo, anche della luce, del calore, e di ogni altra umana sensazione. A tratti Mushishi sembra essere un tributo ai grandi animatori e mangaka che in passato tanto hanno parlato di Giappone e spiritualità. Primo fra tutti, Miyazaki, ma anche Takao Yaguchi con il suo Sanpei, Jiro Taniguchi e in misura minore Tezuka e la Takahashi. E deve far riflettere come i più grandi nomi del fumetto nipponico siano così legati alla spiritualità e alla tradizione che il Giappone sembra aver perduto. Chi è allora questo Yuki Urushibara creatore del manga che ha dato il via a questo fenomeno? Un perfetto sconosciuto a quanto pare, che emerge dal marasma di animatori e mangaka per stagliarsi, senza se e senza ma, tra i creatori di qualcosa d’immortale. Mushishi è appena nato ma è già una leggenda. Nel nostro paese, quando era ancora un anime fansubbato di pochi episodi (si parla di tre anni fa), era già un cult. Il merito va a quell’Hiroshi Nagahama che ha animato e diretto la serie, rendendola con le sue scelte artistiche, un prodotto di pregio notevole.
Mushishi è lento come le stagioni, travolgente come i temporali e sa essere sia freddo come un inverno buio, che torrido come un’estate afosa. Tutte queste sensazioni sono trasmesse da due fattori: in primis la trama delle puntate, seducente e mai uguali anche se autocolusive e fini a se stesse. In secondo luogo una grafica tra le più accattivanti mai create, superata, a mio avviso, solo dall’ancora ineguagliato Seirei no Moribito. Il disegno è pulito, senza fronzoli artistici eccessivi ma efficace. Gli sfondi sono pregevoli, dipinti con maestria a regola d’arte. Una luce armoniosa e ben distribuita, si amalgama dallo sfondo ai personaggi. La key animation è ben curata. Impressionanti le musiche, lente, calme, pacate, come il soffio dell’armonica che da il via all’opening.
Ma in sostanza di cosa stiamo parlando? Di un evento a mio avviso, di un prodotto destinato a segnare il passo, che stravolge le trame classiche e non si infila in nessun genere, restando simile solo a se stesso. I Mushi, gli esserini che Ginko vede e con cui interagisce, sono così singolari e unici nel loro genere che difficilmente si possono riassumere col nome di “spiritelli”. In Mushishi quell’anima shinto, insita in ogni giapponese, sfocia in un’opera bella, intelligente, dai toni calmi e riflessivi. Da gustarsi in poltrona con una tazza di tè alla sera, prima di andare a dormire. Dieci.
La trama, sottile, galleggia in un vento tiepido che ricorda il Giappone Meiji, parlando di un uomo, Ginko, che vede ed interagisce con spiriti che lui definisce Mushi (in giapponese "insetto"). Ogni cosa ha un’anima, secondo le più antiche credenze nipponiche, così come ogni elemento presente al mondo ha uno spirito che lo protegge e veglia su di lui. Già Miyazaki ne “La città incantata” aveva toccato questo tasto, anche se in modo molto più soft. Mushishi riprende il discorso, lo amplifica, definendo i Mushi come creature primordiali, alla base della vita e non solo, anche della luce, del calore, e di ogni altra umana sensazione. A tratti Mushishi sembra essere un tributo ai grandi animatori e mangaka che in passato tanto hanno parlato di Giappone e spiritualità. Primo fra tutti, Miyazaki, ma anche Takao Yaguchi con il suo Sanpei, Jiro Taniguchi e in misura minore Tezuka e la Takahashi. E deve far riflettere come i più grandi nomi del fumetto nipponico siano così legati alla spiritualità e alla tradizione che il Giappone sembra aver perduto. Chi è allora questo Yuki Urushibara creatore del manga che ha dato il via a questo fenomeno? Un perfetto sconosciuto a quanto pare, che emerge dal marasma di animatori e mangaka per stagliarsi, senza se e senza ma, tra i creatori di qualcosa d’immortale. Mushishi è appena nato ma è già una leggenda. Nel nostro paese, quando era ancora un anime fansubbato di pochi episodi (si parla di tre anni fa), era già un cult. Il merito va a quell’Hiroshi Nagahama che ha animato e diretto la serie, rendendola con le sue scelte artistiche, un prodotto di pregio notevole.
Mushishi è lento come le stagioni, travolgente come i temporali e sa essere sia freddo come un inverno buio, che torrido come un’estate afosa. Tutte queste sensazioni sono trasmesse da due fattori: in primis la trama delle puntate, seducente e mai uguali anche se autocolusive e fini a se stesse. In secondo luogo una grafica tra le più accattivanti mai create, superata, a mio avviso, solo dall’ancora ineguagliato Seirei no Moribito. Il disegno è pulito, senza fronzoli artistici eccessivi ma efficace. Gli sfondi sono pregevoli, dipinti con maestria a regola d’arte. Una luce armoniosa e ben distribuita, si amalgama dallo sfondo ai personaggi. La key animation è ben curata. Impressionanti le musiche, lente, calme, pacate, come il soffio dell’armonica che da il via all’opening.
Ma in sostanza di cosa stiamo parlando? Di un evento a mio avviso, di un prodotto destinato a segnare il passo, che stravolge le trame classiche e non si infila in nessun genere, restando simile solo a se stesso. I Mushi, gli esserini che Ginko vede e con cui interagisce, sono così singolari e unici nel loro genere che difficilmente si possono riassumere col nome di “spiritelli”. In Mushishi quell’anima shinto, insita in ogni giapponese, sfocia in un’opera bella, intelligente, dai toni calmi e riflessivi. Da gustarsi in poltrona con una tazza di tè alla sera, prima di andare a dormire. Dieci.
Eccomi a riscrivere per la seconda volta la stessa recensione visto che ho caricato un'altra pagina e mi si è cancellato tutto. :(
Ho viso solo 12 episodi solo perché a me non piacciono molto le serie basate su storie autoconclusive. Alla fine era come vedere la stessa puntata solo con disegni, pur sempre belli, diversi ma con la stessa traccia da seguire.
Non ce l'ho fatta a continuarlo. Sicuramente in Giappone avrà avuto successo, come qui potrebbe averlo un film su papa Giovanni XXIII, ma a me non ha convinto.
Preferirei di gran lunga vedere certi disegni per un manga di più ampio respiro, che coinvolga pienamente non solo i giapponesi, ma tutti i lettori ormai sparsi per il mondo. Oltre a far conoscere una particolarità della propria terra, non credo si sia spinta oltre, quest'opera.
Consiglio comunque la visione a chi è appassionato del genere. Magari un giorno mi interesserò per sapere come si concludono le vicende del Ginko, solo nel suo peregrinare, che riflette sul suo potere di guarire le persone dai mushi....
Ho viso solo 12 episodi solo perché a me non piacciono molto le serie basate su storie autoconclusive. Alla fine era come vedere la stessa puntata solo con disegni, pur sempre belli, diversi ma con la stessa traccia da seguire.
Non ce l'ho fatta a continuarlo. Sicuramente in Giappone avrà avuto successo, come qui potrebbe averlo un film su papa Giovanni XXIII, ma a me non ha convinto.
Preferirei di gran lunga vedere certi disegni per un manga di più ampio respiro, che coinvolga pienamente non solo i giapponesi, ma tutti i lettori ormai sparsi per il mondo. Oltre a far conoscere una particolarità della propria terra, non credo si sia spinta oltre, quest'opera.
Consiglio comunque la visione a chi è appassionato del genere. Magari un giorno mi interesserò per sapere come si concludono le vicende del Ginko, solo nel suo peregrinare, che riflette sul suo potere di guarire le persone dai mushi....
Di che materiale e' fatto lo strato che separa il limbo tra realta' e fantasia? Cosa e' destinato a trovare un uomo che viaggia nella sottile dimensione che esiste dal fantastico e irreale? Queste sono le prime domande affiorate nella mia mente dopo la visione di Mushishi.
I Mushi, veri protagonisti della serie, non sono altro che manifestazioni dell'irrealta' del mondo. Se durante la serie i personaggi manifesteranno nei confronti dei Mushi un rapporto simile a quello tra uomo-divinita' o (spesso da parte di Ginko, il protagonista) simile a un superficiale approccio scientifico nei confronti di qualcosa di misterioso, la loro esistenza tuttavia non verra' mai chiarificata e ne' chiarita.
Di Mushi ne esistono a migliaia, tanti quanti i misteri del mondo. C'e' quello che si ciba dei rumori del mondo penetrando nelle orecchie degli ospiti a mo' di parassita, quello che si ciba di sogni umani, quello che sovrasta una montagna sotto fattezze di un mostro enorme, quello che incarna l'emozione dell'arcobaleno... Dire esattamente cosa sia un Mushi e' complicato, perche' piu' che "creature viventi" sono misteri incarnati, esseri che camminano in quello strato del mondo tra sogno, realta', fantasia e scienza.
Ginko e' un Mushishi viaggiatore, ovvero un profondo esperto di queste creature misteriose. I Mushi, alcuni, li chiamano divinita', per altri sono solo mostri da abbattere, per altri ancora fonte di sofferenza e di dolore.
Tuttavia dagli indizi lasciateci nella serie Ginko e' un Mushishi atipico. A differenza di molti suoi colleghi, egli non viaggia per uccidere i Mushi: Ginko e' semplicemente un viaggiatore maledetto dai capelli bianchi e dall'occhio color smeraldo.
La serie animata di Mushishi e' sicuramente qualcosa di atipico, vuoi per la struttura ad episodica che riesce tuttavia ad emozionare e a farci rimanere affezionati anche a personaggi che vivono nell'arco di una ventina di minuti di narrazione, o vuoi per la grandiosa tematica di fondo e per la delicata profondita' che ci viene presentata episodio dopo episodio.
L'atipicita' la si riscontra subito in Ginko: la storia parrebbe ambientarsi in un Giappone preindustrializzato, eppure Ginko e' un viaggiatore dai vestiti stranamente troppo moderni e occidentali, per un uomo di quel tempo immaginario e misterioso. Proprio quasi come se Yuki Urushibara, l'autore originale del manga, ci dicesse: "quest'uomo cammina nella stessa non-realta' dei Mushi." Lui non e' parte di questo mondo, eppure interagisce sia con il mondo dei Mushi che quello degli uomini.
Ginko non puo' restare nel mondo dei Mushi, perche' non e' umano.
Eppure quel mondo viene attratto da lui, come se volesse prenderlo a se.
Ma non puo' nemmeno rimanere nel mondo degli uomini, poiche' attrae i Mushi stessi a causa della sua 'maledizione'. Ed e' per questo motivo che continua a camminare, senza fissa dimora, di passo in passo, camminare su diecimila migliaia, osservando la vita degli altri e raccogliendo le sue storie personali dei Mushi.
Mushishi e' infatti una serie animata dal sapore amaro e malinconico, sospesa tra il tema del viaggio e degli insoluti interrogativi delle emozioni umane. Numerosi episodi infondono una malinconica pace che lascia spesso l'amaro in bocca; la cosa che piu' colpisce di questa serie e' il naturale equilibrio su cui si regge il tutto, nonchè le curiose idee sulla caratterizzazione dei Mushi, veri e propri personaggi, protagonisti e antagonisti dell'anime al tempo stesso.
Le musiche firmate da Toshio Masuda (Naruto) sono il miglior lavoro del compositore. Delicate, non troppo intense (come potrebbero essere per esempio quelle di Joe Hisaishi, emozioni simili a una doccia calda sul cuore), rispecchiano perfettamente l'equilibrio dell'anime e sono usate in modo superbo pressoche' in qualunque situazione.
L'unica critica che si potrebbe muovere alla serie animata e' un certo calo qualitativo che si nota in alcuni episodi, e non solo a livello di animazioni o grafico, ma anche a certe ridondanti storie che terminano con l'essere un po' piu' pesanti delle altre e a provocare un leggero innalzamento del livello di noia. Tuttavia si tratta un problemino da poco, considerando l'elevata emozione che Mushishi trasmette in generale.
In definitiva Mushishi e' una serie grandiosa per chi ha intenzione di afferrarla con il cuore colmo e la mente libera da ogni pensiero. L'impressione e l'immagine mentale che restera' impressa al termine della serie e' quella di un'opera che scorre nel fiume del tempo senza mai fermarsi, una serie le cui emozioni continuano a camminare anche dopo la scritta fne, convergendo nel limbo dove vivono le creature eteree ed irreali, verso la strada dove la pacifica malinconia e l'amarezza convergono. Questo e' il mio Mushishi.
I Mushi, veri protagonisti della serie, non sono altro che manifestazioni dell'irrealta' del mondo. Se durante la serie i personaggi manifesteranno nei confronti dei Mushi un rapporto simile a quello tra uomo-divinita' o (spesso da parte di Ginko, il protagonista) simile a un superficiale approccio scientifico nei confronti di qualcosa di misterioso, la loro esistenza tuttavia non verra' mai chiarificata e ne' chiarita.
Di Mushi ne esistono a migliaia, tanti quanti i misteri del mondo. C'e' quello che si ciba dei rumori del mondo penetrando nelle orecchie degli ospiti a mo' di parassita, quello che si ciba di sogni umani, quello che sovrasta una montagna sotto fattezze di un mostro enorme, quello che incarna l'emozione dell'arcobaleno... Dire esattamente cosa sia un Mushi e' complicato, perche' piu' che "creature viventi" sono misteri incarnati, esseri che camminano in quello strato del mondo tra sogno, realta', fantasia e scienza.
Ginko e' un Mushishi viaggiatore, ovvero un profondo esperto di queste creature misteriose. I Mushi, alcuni, li chiamano divinita', per altri sono solo mostri da abbattere, per altri ancora fonte di sofferenza e di dolore.
Tuttavia dagli indizi lasciateci nella serie Ginko e' un Mushishi atipico. A differenza di molti suoi colleghi, egli non viaggia per uccidere i Mushi: Ginko e' semplicemente un viaggiatore maledetto dai capelli bianchi e dall'occhio color smeraldo.
La serie animata di Mushishi e' sicuramente qualcosa di atipico, vuoi per la struttura ad episodica che riesce tuttavia ad emozionare e a farci rimanere affezionati anche a personaggi che vivono nell'arco di una ventina di minuti di narrazione, o vuoi per la grandiosa tematica di fondo e per la delicata profondita' che ci viene presentata episodio dopo episodio.
L'atipicita' la si riscontra subito in Ginko: la storia parrebbe ambientarsi in un Giappone preindustrializzato, eppure Ginko e' un viaggiatore dai vestiti stranamente troppo moderni e occidentali, per un uomo di quel tempo immaginario e misterioso. Proprio quasi come se Yuki Urushibara, l'autore originale del manga, ci dicesse: "quest'uomo cammina nella stessa non-realta' dei Mushi." Lui non e' parte di questo mondo, eppure interagisce sia con il mondo dei Mushi che quello degli uomini.
Ginko non puo' restare nel mondo dei Mushi, perche' non e' umano.
Eppure quel mondo viene attratto da lui, come se volesse prenderlo a se.
Ma non puo' nemmeno rimanere nel mondo degli uomini, poiche' attrae i Mushi stessi a causa della sua 'maledizione'. Ed e' per questo motivo che continua a camminare, senza fissa dimora, di passo in passo, camminare su diecimila migliaia, osservando la vita degli altri e raccogliendo le sue storie personali dei Mushi.
Mushishi e' infatti una serie animata dal sapore amaro e malinconico, sospesa tra il tema del viaggio e degli insoluti interrogativi delle emozioni umane. Numerosi episodi infondono una malinconica pace che lascia spesso l'amaro in bocca; la cosa che piu' colpisce di questa serie e' il naturale equilibrio su cui si regge il tutto, nonchè le curiose idee sulla caratterizzazione dei Mushi, veri e propri personaggi, protagonisti e antagonisti dell'anime al tempo stesso.
Le musiche firmate da Toshio Masuda (Naruto) sono il miglior lavoro del compositore. Delicate, non troppo intense (come potrebbero essere per esempio quelle di Joe Hisaishi, emozioni simili a una doccia calda sul cuore), rispecchiano perfettamente l'equilibrio dell'anime e sono usate in modo superbo pressoche' in qualunque situazione.
L'unica critica che si potrebbe muovere alla serie animata e' un certo calo qualitativo che si nota in alcuni episodi, e non solo a livello di animazioni o grafico, ma anche a certe ridondanti storie che terminano con l'essere un po' piu' pesanti delle altre e a provocare un leggero innalzamento del livello di noia. Tuttavia si tratta un problemino da poco, considerando l'elevata emozione che Mushishi trasmette in generale.
In definitiva Mushishi e' una serie grandiosa per chi ha intenzione di afferrarla con il cuore colmo e la mente libera da ogni pensiero. L'impressione e l'immagine mentale che restera' impressa al termine della serie e' quella di un'opera che scorre nel fiume del tempo senza mai fermarsi, una serie le cui emozioni continuano a camminare anche dopo la scritta fne, convergendo nel limbo dove vivono le creature eteree ed irreali, verso la strada dove la pacifica malinconia e l'amarezza convergono. Questo e' il mio Mushishi.
Questo anime, appena visionata la prima puntata, mi aveva ben impressionato.Bei disegni, atmosfere particolari, a cui concorre una colonna sonora efficace; ero stato spinto a procurarmelo dopo aver letto le ottime recensioni degli altri utenti.Il problema è iniziato dopo aver guardato le puntate successive.Per farla breve, ho trovato la trama ripetitiva.Inoltre i personaggi cambiano continuamente da puntata a puntata, non aiutando affatto alla creazione di un filo, seppur tenue, che unisca tra loro gli episodi.Non accade mai nulla di particolarmente avvincente nello svolgersi della storia.Il protagonista vaga di villaggio in villaggio, quasi come un medico errante, per venire incontro alle richieste di persone che si trovano ad aver problemi particolari, che i metodi tradizionali e razionali,la medicina od altro, sembrano non riuscire a risolvere.
E così, collezionando,come compenso, oggetti o reliquie che riguardano queste entità soprannaturali, i Mushishi appunto, il protagonista assurge ad un ruolo simile a quello di un “deus ex-machina”, che in quattro e quattr'otto trova il bandolo della matassa.Per questo motivo, forse per la prima volta da quando guardo anime, non sono riuscito a vedere la serie fino alla fine.Per me è “Mushishi” è stata una delusione.
E così, collezionando,come compenso, oggetti o reliquie che riguardano queste entità soprannaturali, i Mushishi appunto, il protagonista assurge ad un ruolo simile a quello di un “deus ex-machina”, che in quattro e quattr'otto trova il bandolo della matassa.Per questo motivo, forse per la prima volta da quando guardo anime, non sono riuscito a vedere la serie fino alla fine.Per me è “Mushishi” è stata una delusione.
Mi sento di dare un bell'otto a questa serie TV. Il fatto che ogni episodio sia a sé stante è molto bello. Solo in un paio di episodi si racconta la storia del protagonista e, comunque, ce ne vuole di fantasia per creare 26 storie l'una diversa dall'altra. Inoltre ogni episodio cattura la curiosità e l'interesse dello spettatore fin dall'inizio, e questo è molto importante dal mio punto di vista. Purtroppo grafica e animazione di bassa qualità fanno perdere un po' di punti a questo anime: i personaggi hanno sempre gli stessi lineamenti, i fondali sono poco definiti, le animazioni lasciano a desiderare. Ma in un epoca dove colossi dell'animazione spendono fior di quattrini per le migliori animazioni e grafica per poi fare dei "flop" mostruosi, io preferisco un anime di bassa qualità grafica ma con una bella regia e storia. Al di là di questo, "Mushi-shi" si presenta con un'atmosfera molto rilassante, aiutata anche dalla colonna sonora, e nelle storie spesso e volentieri sono coinvolti dei bambini, i quali hanno una sensibilità maggiore rispetto agli adulti verso i Mushi. Questi esseri sono come una specie di "linfa vitale" della Terra, si trovano a cavallo tra ciò che è reale e ciò che non lo è, infatti non tutti riescono a vederli. Alcuni di essi sono innocui, altri pericolosi, e qui il protagonista, Ginko, entra in gioco. Ginko attrae i Mushi e quindi è costretto a viaggiare, e nel suo percorso incontra diverse realtà e situazioni che richiedono la sue esperienza. A volte riesce ad aiutare chi ne ha bisogno, ma a volte non può fare altro che riconoscere la realtà dei fatti. Una vena Zen scorre in questo anime, per gli amanti del genere è una vera soddisfazione ascoltare certi discorsi. Assolutamente da vedere!
In questo caso sono la voce fuori dal coro, penso che questo Mushishi sia uno dei peggiori anime usciti negli ultimi anni. Il problema principale della serie è il non aver nessunissima trama (la cosa più importante), il che rende l'anime noioso e senza senso, a cosa serve continuare a vedere episodi dove comunque nulla accadrà?
Il design del protagonista è buono (è addirittura l'unico personaggio ad apparire più volte nella serie), ma i personaggi secondari sono pessimi, tutti uguali, a volte vi sembrerà di averli già visti in episodi precedenti, quando invece è la prima volta che appaiono. L'atmosfera in generale è ottima, ma assolutamente inutile senza una trama a sorreggerla. In definitiva Mushishi è un anime che può creare un po d'interesse in qualche episodio, ma nulla più, non essendoci nulla da seguire.
Il design del protagonista è buono (è addirittura l'unico personaggio ad apparire più volte nella serie), ma i personaggi secondari sono pessimi, tutti uguali, a volte vi sembrerà di averli già visti in episodi precedenti, quando invece è la prima volta che appaiono. L'atmosfera in generale è ottima, ma assolutamente inutile senza una trama a sorreggerla. In definitiva Mushishi è un anime che può creare un po d'interesse in qualche episodio, ma nulla più, non essendoci nulla da seguire.
Particolare è dire poco. Un anime veramente innovativo come concept, come struttura, come impostazione. I 26 episodi infatti, tutti autoconclusivi, non ci danno modo di sapere come va a finire la vicenda personale di Ginko (il "protagonista"), semplicemente perché, per la prima volta, davvero si può dire che non esista tale vicenda. Tutto ruota attorno all'immenso mondo di sentimenti, valori ed istinti primordiali che permeano il nostro mondo (gioco di parole voluto) e che noi ignoriamo o che abbiamo semplicemente perso di vista.
Tutto questo nell'anime è trasfuso nei Mushi, creature viventi appartenenti ad una sorta di dimensione parallela che si incrocia con la nostra e che solo alcuni possono vedere.
Ginko è un semplice "traghettatore" che ci guida attraverso questo universo.
Quello che la fa da padrone è l'introspezione, le atmosfere sobrie, spesso malinconiche e con un pizzico di decadentismo, il tutto alternato a momenti di tenue solarità.
La narrazione sempre pacata e discreta, i personaggi protagonisti dei vari episodi spesso e volentieri modesti, contadini o viaggiatori per lo più, sembra siano studiati apposta per non distrarre lo spettatore dal senso della storia che viene presentata di volta in volta, dai sentimenti che si vuole trasmettere.
Insomma è davvero difficile mettere su carta quello che Mushishi rappresenta, ma apprezzo moltissimo lo stile e il coraggio degli autori di proporre simili temi in una forma quantomeno atipica.
Sicuramente non è un anime immediato e per tutti i palati, ma merita quantomeno un'occhiata... poi vi catturerà.
L'unico neo è che non tutti gli episodi sono sullo stesso livello narrativo.
Ciò intacca però solo in minima parte il (grande) valore dell'opera.
Voglio chiudere solo augurandomi di vederlo nella nostra lingua prima o poi.
Potrebbe essere una perla rara per far capire alla massa mediocre di che pasta sono fatti gli anime, quelli seri.
Tutto questo nell'anime è trasfuso nei Mushi, creature viventi appartenenti ad una sorta di dimensione parallela che si incrocia con la nostra e che solo alcuni possono vedere.
Ginko è un semplice "traghettatore" che ci guida attraverso questo universo.
Quello che la fa da padrone è l'introspezione, le atmosfere sobrie, spesso malinconiche e con un pizzico di decadentismo, il tutto alternato a momenti di tenue solarità.
La narrazione sempre pacata e discreta, i personaggi protagonisti dei vari episodi spesso e volentieri modesti, contadini o viaggiatori per lo più, sembra siano studiati apposta per non distrarre lo spettatore dal senso della storia che viene presentata di volta in volta, dai sentimenti che si vuole trasmettere.
Insomma è davvero difficile mettere su carta quello che Mushishi rappresenta, ma apprezzo moltissimo lo stile e il coraggio degli autori di proporre simili temi in una forma quantomeno atipica.
Sicuramente non è un anime immediato e per tutti i palati, ma merita quantomeno un'occhiata... poi vi catturerà.
L'unico neo è che non tutti gli episodi sono sullo stesso livello narrativo.
Ciò intacca però solo in minima parte il (grande) valore dell'opera.
Voglio chiudere solo augurandomi di vederlo nella nostra lingua prima o poi.
Potrebbe essere una perla rara per far capire alla massa mediocre di che pasta sono fatti gli anime, quelli seri.
Uno degli anime più belli di tutti i tempi a cominciare dalla bellissima opening che si adatta perfettamente all'ambientazione calma e luminosa, ottima l'animazione e ottimi i personaggi. Gli episodi sono auto conclusivi e contengono un messaggio di filosofia orientale che fanno riflettere profondamente a tutto ciò che ci circonda...
Il protagonista è Ginko, un mushishi che viaggia continuamente perché ha il potere di attirare i mushi: creature strane che si presentano sotto varie forme diverse. Ma la vera protagonista in sè è la natura.
è un anime particolare e fuori dagli schermi a cui siamo abituati... quindi è consigliatissimo!
Il protagonista è Ginko, un mushishi che viaggia continuamente perché ha il potere di attirare i mushi: creature strane che si presentano sotto varie forme diverse. Ma la vera protagonista in sè è la natura.
è un anime particolare e fuori dagli schermi a cui siamo abituati... quindi è consigliatissimo!
Uno degli anime più belli che abbia mai visto. Mushishi è calma e poesia. E' l'anime perfetto per i romantici che amano i sogni e la natura. Fin dalle note della sigla d'apertura si scivola in un altro mondo, dove i problemi di tutti i giorni sembrano così lontani da sembrare nulla. Lo starsene sdraiati su un prato a guardare le stelle o il tramonto può dare un idea di ciò che viene trasmesso da questo anime. Le musiche sono delicate, i movimenti lenti e tranquilli, il doppiaggio ben curato. Che dire di più? Guardatelo!
Un anime semplicemente spettaccolare!
Una storia ambientata in un mondo fantastico popolato da strane creature, eppure estremamente realistico.
Le ambientazioni sono stupende e curate nei minimi particolari e la colonna sonora non poteva essere più azzeccata. Ma la cosa che più colpisce sono i personaggi; non i soliti eroi che combattono il male, ma persone con una vita e una personalità ... insomma dei personaggi realistici e ben costruiti.
Mushishi è un anime che ti porta a riflettere su temi importanti e che pone domande a cui ognuno potrà dare la sua personale risposta. In ogni episodio mette in scena una trama geniale e cionvolgente accompagnata da un atmosfera misteriosa e affascinante.
Ogni volta che rivedo un episodio non posso fare a meno di fermarmi a riflettere una volta concluso... come penso che succeda a chiunque si trovi a visionare questo capolavoro. Credo però che solo le persone più sensibili e riflessive possano apprezzare questo anime in tutte le sue sfumature e comprenderne a pieno la bellezza. Ogni episodio porta in sè un messaggio che non può essere espresso con le sole parole, ma che riguarda da vicino chiunque.
Senz' altro il più bell' anime che abbia mai visto!
Una storia ambientata in un mondo fantastico popolato da strane creature, eppure estremamente realistico.
Le ambientazioni sono stupende e curate nei minimi particolari e la colonna sonora non poteva essere più azzeccata. Ma la cosa che più colpisce sono i personaggi; non i soliti eroi che combattono il male, ma persone con una vita e una personalità ... insomma dei personaggi realistici e ben costruiti.
Mushishi è un anime che ti porta a riflettere su temi importanti e che pone domande a cui ognuno potrà dare la sua personale risposta. In ogni episodio mette in scena una trama geniale e cionvolgente accompagnata da un atmosfera misteriosa e affascinante.
Ogni volta che rivedo un episodio non posso fare a meno di fermarmi a riflettere una volta concluso... come penso che succeda a chiunque si trovi a visionare questo capolavoro. Credo però che solo le persone più sensibili e riflessive possano apprezzare questo anime in tutte le sue sfumature e comprenderne a pieno la bellezza. Ogni episodio porta in sè un messaggio che non può essere espresso con le sole parole, ma che riguarda da vicino chiunque.
Senz' altro il più bell' anime che abbia mai visto!
Una serie molto particolare molto ben realizzata. L'ambientazione rappresenta un primo elemento originale con splendidi scenari naturali da ammirare uno dopo l'altro... dove la natura è protagonista assoluta. In questo contesto si svolge la storia del protagonista Ginko, intento a girovagare per un incontaminato Giappone allo scopo di risolvere problemi connessi agli esseri noti come Mushi. Oltre alla bellezza degli scenari sempre nuovi e ai casi misteriosi che catturano l'attenzione da segnalare la bellissima colonna sonora. Il principale difetto della serie potrebbe essere l'eccessiva lentezza che contraddistingue alcuni episodi.
Il più bell'anime che abbia mai visto (e ne ho visto, a palate). Badate: che sia meraviglioso mica lo dico io: leggete le altre recensioni di questa pagina, vi sfido a trovare un'altra scheda con voti tanto entusiastici! Mushishi NON ASSOMIGLIA NIENT'ALTRO, e basterebbe questo a farne un capolavoro. Se aggiungete che ogni immagine, ogni singola frase ha talmente tanta grazia da far venire i brividi, il giudizio è già espresso. A scanso di venir frainteso, a me piacciono serie come Death Note o Elfen Lied, roba pesa insomma... eppure Mushishi compie il miracolo: senza sesso violenza azione o qualsivoglia riferimento al nostro mondo, al nostro immaginario o al nostro modo di vivere, riesce a toccare le corde del cuore di chiunque sia ancora disposto ad ascoltarle. Ogni puntata è un toccasana per l'anima, e la smetto con questa recensione perchè la sto improvvisando sull'onda emotiva dell'ultimo episodio quando quest'opera avrebbe bisogno di un'approfondita recensione per ogni SINGOLO episodio. Guardarne un episodio non può far male a nessuno per cui, per carità d'Iddio, fatelo.
Ogni puntata avrebbe dovuto vincere un OSCAR, anzi piu' di uno.
Purtroppo la scarsa considerazione degli anime in italia impedisce a molti capolavori di essere trasmessi in tv, di conseguenza dobbiamo comprarli (vengono acquistate poche serie e pensare che ce ne sono piu' di 160 in attesa di essere acquistate) oppure guardarli subbati perdendo in questo modo molti dettagli, dovendo leggere i sottotitoli (Beato chi sa il giapponese!).
L'aspetto tecnico è ineccepibile, non si puo' muovergli una critica, mentre la sceneggiatura riesce ad entrarti nell'animo, lo modifica, lo trasforma (in meglio), non si è piu' come prima, diventa sangue del tuo sangue.
Le musiche si fondono perfettamente con i dialoghi e con le immagini, riuscendo a trasportare letteralmente lo spettatore nelle vicende dell'anime.
Assolutamente da guardare e riguardare, e visto i tempi abbastanza lenti, i sottotitoli non impediscono piu' di tanto la contemplazione delle immagini.
Purtroppo la scarsa considerazione degli anime in italia impedisce a molti capolavori di essere trasmessi in tv, di conseguenza dobbiamo comprarli (vengono acquistate poche serie e pensare che ce ne sono piu' di 160 in attesa di essere acquistate) oppure guardarli subbati perdendo in questo modo molti dettagli, dovendo leggere i sottotitoli (Beato chi sa il giapponese!).
L'aspetto tecnico è ineccepibile, non si puo' muovergli una critica, mentre la sceneggiatura riesce ad entrarti nell'animo, lo modifica, lo trasforma (in meglio), non si è piu' come prima, diventa sangue del tuo sangue.
Le musiche si fondono perfettamente con i dialoghi e con le immagini, riuscendo a trasportare letteralmente lo spettatore nelle vicende dell'anime.
Assolutamente da guardare e riguardare, e visto i tempi abbastanza lenti, i sottotitoli non impediscono piu' di tanto la contemplazione delle immagini.
Mushihi è probabilmente uno dei migliori anime che abbia mai visto.
Inizialmente non si è convinti di ciò che si guarda e lo si svaluta cercando di capire la trama generale aspettando i momenti di suspance.
Però questi non arrivano anzi con il tempo si capisce che ognuna delle 26 puntate ha una storia a se stante che non aggiunge tasselli alla trama principale.
Detto ciò verrebbe si pensa che la serie nel suo complesso sia di basso livello tuttavia non è così in quanto esaminando episodio per episodio si comprende che ognuno ha un proprio significato profondo non sempre facilmente decifrabile.
Così si rivaluta l'intera opera non ponendola più in un ambito generale con gli altri anime, ma piuttosto come un qualcosa a se stante diverso da tutto ciò che è il ritmo moderno.
Detto questo al fine di apprezzare veramente tale capolavoro si capisce che bisogna vedere solo un episodio alla volta cercando di individuare il significato filosofico che porta.
Inizialmente non si è convinti di ciò che si guarda e lo si svaluta cercando di capire la trama generale aspettando i momenti di suspance.
Però questi non arrivano anzi con il tempo si capisce che ognuna delle 26 puntate ha una storia a se stante che non aggiunge tasselli alla trama principale.
Detto ciò verrebbe si pensa che la serie nel suo complesso sia di basso livello tuttavia non è così in quanto esaminando episodio per episodio si comprende che ognuno ha un proprio significato profondo non sempre facilmente decifrabile.
Così si rivaluta l'intera opera non ponendola più in un ambito generale con gli altri anime, ma piuttosto come un qualcosa a se stante diverso da tutto ciò che è il ritmo moderno.
Detto questo al fine di apprezzare veramente tale capolavoro si capisce che bisogna vedere solo un episodio alla volta cercando di individuare il significato filosofico che porta.
In un Giappone antico tra boschi e natura incontaminata viaggia uno strano vagabondo con capelli i bianchi e gli occhi verdi, quest'uomo, Ginko è un Mushishi un cacciatore di Mushi,creature primordiali, che come spiegato magistralmente nel primo episodio, esistono da tempo immemore forse nati con la terra stessa e divenuti come mute ed invisibili divinità. I Mushi sono esseri che vivono accanto all'uomo come le piante e gli animali.I Mushi si limitano a vivere le loro millenarie esistenze diventando a volte leggende o divinità stesse, ma a volte incrociano le loro vite con quelle degli esseri umani, causando strani fenomeni, a volte malattie vere e proprie. Ginko nel suo peregrinare incontrerà queste persone e grazie alla sua conoscenza cercherà di alleviare e di rioslvere questi problemi. Gli "effetti" dei Mushi sono sempre qualcosa di soprendente e originale e toccano dei vertici di lirismo davvero commoventi. Le atmosfere così tranquille, come i Boschi e le montagne attraversati dal personaggio, si sposano con delle bellissime musiche e danno un ambientazione splendida dove si inseriscono perfettamente le vicende di Ginko. Un Anime particolare ed originale che va assolutamente consigliato.
Serie stupenda. Un tuffo nel Giappone rurale di più di un secolo fa, nella tradizione delle credenze popolari relative ai mushi, esseri tra il terreno e l'ultraterreno posti ai limiti della nostra dimensione. Poesia allo stato puro le storie presentate in ogni episodio, incorniciate in affreschi scenografici spesso impressionisti. Si resta colpiti dalla delicatezza della narrazione e ci si commuove pure, perchè gli argomenti spesso sono toccanti. Musiche stupende. Do il voto pieno anche se le animazioni sono veramente ridotte all'osso, ma è un bene che sia così. Ripeto che ogni inquadratura è un quadro da ammirare.
Entità tra il naturale e il soprannaturale, presenti nella vita di tutti i giorni e, all'insaputa di molti ma non di tutti, influiscono su quest'ultima, nel bene e nel male. Ecco cosa sono i Mushi.
Ginko è uno di quei pochi ad avere il dono, se così lo si vuol chiamare, di vedere quest'esseri e trascorre la sua vita in un lungo vagabondare per il Giappone, studiando e aiutando le persone che vengono in contatto con queste creature.
Ogni episodio è una vicenda a se, non è presente una vera e propria trama principale e, a mio parere, non è affatto un male, tutt'altro. La serie si discosta molto dai classici stereotipi presenti in tanti altri anime e sinceramente non saprei come classificarlo... I Mushi non ci vengono presentati ne come amici ne come nemici ma semplicemente sono ritenuti parte integrante della Natura e, come tali, vanno rispettati e temuti allo stesso tempo. In questo si coglie un messaggio "ecologista" dell'anime, dove un intervento invasivo, volontario o meno, all'interno di un ecosistema comporta delle ripercussioni a volte violente. In un episodio (il 15) Ginko ammonisce un bambino affascinato dai mushi affermando: "Puoi avere simpatia per loro, ma loro non saranno mai tuoi amici o nemici. Seguiranno sempre il loro percorso."
Le ripercussioni si possono notare nelle variazioni dell'animo umano delle persone con cui vengono a contatto ed ogni episodio dell'anime porta con se un messaggio.
Se volete passare una serata in allegria e spensieratezza quest'anime non fa per voi. Mushishi va seguito dall'inizio alla fine, facendo ben attenzione a non perdere ogni dialogo affinchè possiate comprendere al meglio la sua... "filosofia".
Una menzione d'onore per la splendida colonna sonora che, come già accennato nella scheda principale, sottolinea l'atmosfera onirica dell'anime.
Ginko è uno di quei pochi ad avere il dono, se così lo si vuol chiamare, di vedere quest'esseri e trascorre la sua vita in un lungo vagabondare per il Giappone, studiando e aiutando le persone che vengono in contatto con queste creature.
Ogni episodio è una vicenda a se, non è presente una vera e propria trama principale e, a mio parere, non è affatto un male, tutt'altro. La serie si discosta molto dai classici stereotipi presenti in tanti altri anime e sinceramente non saprei come classificarlo... I Mushi non ci vengono presentati ne come amici ne come nemici ma semplicemente sono ritenuti parte integrante della Natura e, come tali, vanno rispettati e temuti allo stesso tempo. In questo si coglie un messaggio "ecologista" dell'anime, dove un intervento invasivo, volontario o meno, all'interno di un ecosistema comporta delle ripercussioni a volte violente. In un episodio (il 15) Ginko ammonisce un bambino affascinato dai mushi affermando: "Puoi avere simpatia per loro, ma loro non saranno mai tuoi amici o nemici. Seguiranno sempre il loro percorso."
Le ripercussioni si possono notare nelle variazioni dell'animo umano delle persone con cui vengono a contatto ed ogni episodio dell'anime porta con se un messaggio.
Se volete passare una serata in allegria e spensieratezza quest'anime non fa per voi. Mushishi va seguito dall'inizio alla fine, facendo ben attenzione a non perdere ogni dialogo affinchè possiate comprendere al meglio la sua... "filosofia".
Una menzione d'onore per la splendida colonna sonora che, come già accennato nella scheda principale, sottolinea l'atmosfera onirica dell'anime.
Senza dubbio un ottimo anime...
A partire dalla sigla iniziale, molto delicata e nostalgica, Mushishi sa trasportare nel cuore della natura, facendoci scoprire tutte le verità di quelle piccole cose nel quotidiano di cui non riusciamo a spiegare l'esistenza.
Trascina lo spirito in una sorta di viaggio tra il terreno e l'irreale, con momenti a volte brutali, proprio come la vita, ma di cui si accetta la naturalezza con semplice rassegnazione.
Le ambientazioni e la caratterizzazione dei personaggi rendono perfettamente l'ideale di quella che a mio parere è la filosofia orientale, ossia la calma interiore nel fronteggiare ogni piccolo evento, sia esso positivo o negativo, il modo di rapportarsi alla natura che molto spesso manca ad ognuno di noi.
Il tratto è delicato e forte allo stesso tempo, magnifici i fondali e maniacale la cura di particolari in essi, ottima caratterizzazione dei personaggi, soprattutto del protagonista.
unica pecca: ogni episodio è fine a sè stesso, collegato all'andamento generale dell'anime, senza una storia di fondo vera e propria, che non inizia nè finisce.
Nel complesso però lo raccomando a chiunque, così da riuscire a trovare un attimo per chiudere gli occhi, respirare a fondo ed ascoltare la natura.
"...every single step on the way... every single night and day, I've searched for you..."
A partire dalla sigla iniziale, molto delicata e nostalgica, Mushishi sa trasportare nel cuore della natura, facendoci scoprire tutte le verità di quelle piccole cose nel quotidiano di cui non riusciamo a spiegare l'esistenza.
Trascina lo spirito in una sorta di viaggio tra il terreno e l'irreale, con momenti a volte brutali, proprio come la vita, ma di cui si accetta la naturalezza con semplice rassegnazione.
Le ambientazioni e la caratterizzazione dei personaggi rendono perfettamente l'ideale di quella che a mio parere è la filosofia orientale, ossia la calma interiore nel fronteggiare ogni piccolo evento, sia esso positivo o negativo, il modo di rapportarsi alla natura che molto spesso manca ad ognuno di noi.
Il tratto è delicato e forte allo stesso tempo, magnifici i fondali e maniacale la cura di particolari in essi, ottima caratterizzazione dei personaggi, soprattutto del protagonista.
unica pecca: ogni episodio è fine a sè stesso, collegato all'andamento generale dell'anime, senza una storia di fondo vera e propria, che non inizia nè finisce.
Nel complesso però lo raccomando a chiunque, così da riuscire a trovare un attimo per chiudere gli occhi, respirare a fondo ed ascoltare la natura.
"...every single step on the way... every single night and day, I've searched for you..."
Tutte le recensioni che ho letto mi trovano pienamente d'accordo. Volevo solo aggiungere alcune considerazioni personali. Trovo che la meraviglia e, allo stesso tempo, il punto piu' alto di questo anime sia che,in fondo, cio' di cui si narra non siano altro che le "semplici" questioni della vita umana,felici tristi a volte disperate. Tutto cio' che ci accade aldilà del nostro calcolo o della nostra volontà che sia fortuna o sciagura, tutto quello che noi non possiamo percepire o vedere come fato o destino, nella maggior parte dei casi possiamo solo accettarlo.
Questo anime racconta un po' di tutti noi.
Questo anime racconta un po' di tutti noi.
Se fiabe popolari e racconti della tradizioni vi affascinano, non potete perdere Mushishi. I Mushi non sono né buoni né cattivi: vivono nel loro mondo parallelo, mosso da regole proprie, con innocente e spietata indifferenza, anche quando si trasformano in "parassiti" della razza umana, con conseguenze per loro deleterie. Talora è quasi un documentario del fantastico, una dissezione dei microrganismi dell'immaginazione. Una rappresentazione del soprannaturale splendido ma, spesso, infido (ben più che nei film - edulcorati a confronto - di Miyazaki).
Unico difetto, forse, sono gli episodi sempre autoconclusivi, non tutti dello stesso livello: oscillano tra il buono e l'ottimo... sorprende che in 25 minuti si riesca a costruire alcune storie tanto complesse...
Unico difetto, forse, sono gli episodi sempre autoconclusivi, non tutti dello stesso livello: oscillano tra il buono e l'ottimo... sorprende che in 25 minuti si riesca a costruire alcune storie tanto complesse...
Se dovessi usare una sola parola per defininire questo anime direi ''delicato'': delicati sono i colori e i tratti del disegno che l'occhio sembra amare per tutta la loro semplicità e bellezza, delicata è la trama che il nostro cervello adora per la squisita lentezza che lo lascia elaborare con calma tutte le parole e i silenzi dei personaggi e delicate le musiche che non feriscono mai l' orecchio e che aiutano a creare una sorta di pace anteriore che ben si amalgama con Mushishi. Raccomandatissimo!
Serie rivelazione del 2005 Mushishi si presenta fin dalle prime battute come un titolo di altissima qualità.Le atmosfere evocative trascinano in una dimensione parallela fatta di luci e suoni estremamente malinconici.
Perfette le animazioni di Takeshi Waki(premiato come miglior art director al Tokyo Anime Fair 2006) caratterizzate da una cura per i dettagli degna di un dipinto fiammingo.Notevole la precisione con cui viene riprodotto il minimalismo tipicamente giapponese negli arredi delle case.
Molto bella anche l'idea del Mushishi come mediatore di emozioni, dà consistenza alla trama portandola ad un livello decisamente superiore rispetto ad una comune storia di fantasmi.
Ottima la colonna sonora di Toshio Masuda.L'opening The Sore Feet Song, tratta dall'album di debutto di Ally Kerr (Calling Out To You) è semplicemente perfetta, fa delicatamente scivolare lo spettatore nello stato d'animo giusto per affrontare la visione dell'anime.
Perfette le animazioni di Takeshi Waki(premiato come miglior art director al Tokyo Anime Fair 2006) caratterizzate da una cura per i dettagli degna di un dipinto fiammingo.Notevole la precisione con cui viene riprodotto il minimalismo tipicamente giapponese negli arredi delle case.
Molto bella anche l'idea del Mushishi come mediatore di emozioni, dà consistenza alla trama portandola ad un livello decisamente superiore rispetto ad una comune storia di fantasmi.
Ottima la colonna sonora di Toshio Masuda.L'opening The Sore Feet Song, tratta dall'album di debutto di Ally Kerr (Calling Out To You) è semplicemente perfetta, fa delicatamente scivolare lo spettatore nello stato d'animo giusto per affrontare la visione dell'anime.
Mushi-shi è di certo un titolo particolare. I disegni e gli sfondi sono assolutamente incantevoli, la storia perdutamente affascinante. L'anime presenta il rapporto tra i mushi, creature a cavallo tra il mondo terreno ed una realtà oltre-umana,e l'uomo stesso, ma porta a riflessioni di portata ancora maggiore. Ogni episodio è caratterizzato da un'atmosfera onirica e da una storia malinconica, pervasa da una dolcezza che non sfocia mai nello stucchevole: difatti alle sue spalle resta sempre l'ombra dell'ignoto, dello sconosciuto, con tutta la sua potenziale carica disgregatrice e negativa.
Fantastico! Un anime davvero bello! La delicatezza delle atmosfere con cui viene portata avanti la storia traspare in tutte le sfaccettature di questo prodotto, dalla canzone di apertura alle immagini, dai dialoghi, sempre calmi e sereni, ai colori, docili, pacati...
Un misto di sano piacere estetico (disegni mozzafiato!) accompagnato ad un misticismo che va davvero oltre l'umana comprensione, traghettando lo spettatore in un vortice di sensazioni mai turbolente e sempre rilassate, dolci, appaganti, cercando di iniziarlo ad un mondo sconosciuto e allo stesso tempo affascinante, quello dei Mushi, gli esseri ultraterreni che popolano la terra...
Questi, in sintesi, i principali aspetti che rendono questo anime uno dei più belli che io abbia visto in circolazione negli ultimi tempi se non addirittura in assoluto. Una perla che davvero nessuno può farsi scappare. Consigliato!
Un misto di sano piacere estetico (disegni mozzafiato!) accompagnato ad un misticismo che va davvero oltre l'umana comprensione, traghettando lo spettatore in un vortice di sensazioni mai turbolente e sempre rilassate, dolci, appaganti, cercando di iniziarlo ad un mondo sconosciuto e allo stesso tempo affascinante, quello dei Mushi, gli esseri ultraterreni che popolano la terra...
Questi, in sintesi, i principali aspetti che rendono questo anime uno dei più belli che io abbia visto in circolazione negli ultimi tempi se non addirittura in assoluto. Una perla che davvero nessuno può farsi scappare. Consigliato!