Il fiuto di Sherlock Holmes
Incredibile insuccesso televisivo della Rai di metà anni '80, questa co-produzione italo-nipponica, firmata Miyazaki e fratelli Pagot, liberamente ispirata al personaggio di Sir Arthur Conan Doyle, invece è un capolavoro animato per famiglie, pieno di furti impossibili e inseguimenti al fulmicotone. All'inizio della sua carriera, fra il 1969 e il 1976, Hayao Miyazaki aveva già animato, e con molta ironia direi, sequenze importanti dei tre film del fiabesco Pero, ovvero il gatto con gli stivali della Toei Animation, e qui si ripete, creando il look dei personaggi e dirigendo alcuni episodi. Inutile fare paragoni con i moderni "Sherlock" e "Detective Conan", qui si cerca, riuscendoci, d'introdurre solo gli spettatori più piccoli al mondo dell'investigatore, presentandolo come un personaggio arguto, intelligente e paladino dei bambini.
A me non dispiace l'utilizzo di automobili e aeroplani, cari a Miyazaki, anzi la loro presenza rende più credibili i furti impossibili del professor Moriarty, che, più che incutere paura, è un simpatico lupacchione che, assieme agli scagnozzi Smiley e Todd, forma la sua personale Banda Bassotti.
Tutti i personaggi di Sir Arthur Conan Doyle sono stati ben riscritti in versione animali antropomorfi, non ce n'è uno che non mi sia piaciuto, anzi, il mio preferito è la signora Hudson, che qui è tutt'altro che una vecchia governante. Stupisce il giovanile Sherlock Holmes doppiato dal veterano attore Elio Pandolfi, che, al massimo, si lascia scappare qualche frase inglese senza scendere nella macchietta, mentre il compianto Riccardo Garrone, quando doppia il dottor Watson, gioca a fare il simpatico, rispolverando lo stesso tono di voce che aveva già usato per la sua piovra nera Takosaku di "Muteking". Il bravo Enzo Consoli fa del mastino ispettore Lestrade un altro Zenigata alla "Lupin III", anche se a me (per via dell'invidia che prova per l'arguzia di Holmes) ricorda pure l'ispettore capo Dreyfus di Herbert Lom della saga de "La pantera Rosa", con Peter Sellers. La vera star del cartone, però, è il già citato lupo Moriarty, tanto intelligente quanto sfortunato, che ha la voce azzeccata di Mauro Bosco in uno dei suoi rari personaggi comici (forse è troppo "da Italiani" il suo dialetto torinese del professore, ma chi se ne importa) e che ha più a che fare con il maldestro professor Fate di Jack Lemmon de "La grande Corsa", di Blake Edwards, che con il vero nemico di Holmes dei libri. Convincente anche Cristina Grado come voce della signora Hudson, mentre, per una volta, è preferibile il lato B del 45 giri della sigla nostrana, che è cantata in inglese dallo stesso autore.
Da vedere e rivedere da soli o in compagnia.
A me non dispiace l'utilizzo di automobili e aeroplani, cari a Miyazaki, anzi la loro presenza rende più credibili i furti impossibili del professor Moriarty, che, più che incutere paura, è un simpatico lupacchione che, assieme agli scagnozzi Smiley e Todd, forma la sua personale Banda Bassotti.
Tutti i personaggi di Sir Arthur Conan Doyle sono stati ben riscritti in versione animali antropomorfi, non ce n'è uno che non mi sia piaciuto, anzi, il mio preferito è la signora Hudson, che qui è tutt'altro che una vecchia governante. Stupisce il giovanile Sherlock Holmes doppiato dal veterano attore Elio Pandolfi, che, al massimo, si lascia scappare qualche frase inglese senza scendere nella macchietta, mentre il compianto Riccardo Garrone, quando doppia il dottor Watson, gioca a fare il simpatico, rispolverando lo stesso tono di voce che aveva già usato per la sua piovra nera Takosaku di "Muteking". Il bravo Enzo Consoli fa del mastino ispettore Lestrade un altro Zenigata alla "Lupin III", anche se a me (per via dell'invidia che prova per l'arguzia di Holmes) ricorda pure l'ispettore capo Dreyfus di Herbert Lom della saga de "La pantera Rosa", con Peter Sellers. La vera star del cartone, però, è il già citato lupo Moriarty, tanto intelligente quanto sfortunato, che ha la voce azzeccata di Mauro Bosco in uno dei suoi rari personaggi comici (forse è troppo "da Italiani" il suo dialetto torinese del professore, ma chi se ne importa) e che ha più a che fare con il maldestro professor Fate di Jack Lemmon de "La grande Corsa", di Blake Edwards, che con il vero nemico di Holmes dei libri. Convincente anche Cristina Grado come voce della signora Hudson, mentre, per una volta, è preferibile il lato B del 45 giri della sigla nostrana, che è cantata in inglese dallo stesso autore.
Da vedere e rivedere da soli o in compagnia.
Come? Direte voi, una serie fatta da Miyazaki solo con un misero 6.5 tirato? Piano, piano, procediamo con la dovuta calma. Miya-san ne ha realizzato il character design, o meglio, lo ha rifatto a suo proprio piacimento (di quello dei Pagot c'è rimasto poco o nulla), ha scritto e diretto un episodio ("La Piccola Cliente") e realizzato lo storyboard per altri quattro, portandone a termine però solo due e mezzo. Stop. Tutto il resto porta la firma TMS. Le storie sono tutte di stampo umoristico e autoconclusive, e seguono per la maggiore sempre lo stesso plot: furto/truffa/rapimento da parte della scalcinata banda del professor Moriarty, l'intervento confusionario e sconclusionato dell'ispettore Lestrade (alter ego canino di Zenigata, doppiato tra l'altro da Enzo Consoli), e le indagini parallele del segugio antropomorfo Sherlock Holmes, ovviamente con il fedele Watson al fianco. I lavori si erano arenati solo dopo pochi episodi completati, pare per improvvisa mancanza di fondi da parte di Mamma RAI, o forse per problemi di copyright (ma quest'ultima motivazione mi sembra assai improbabile). È invece facile arguire, specie dopo averlo rivisto, che Miyazaki abbia un pochino esagerato con la qualità del quinto episodio, andando così a dilapidare il budget stabilito dagli accordi, e facendo battere in ritirata i co-produttori italiani.
[Recensione nella recensione: Pazzesco! L'episodio "Il Rubino Blu" sembra "Il Castello di Cagliostro" in miniatura. Inseguimenti forsennati tra i vicoli di una dettagliatissima Londra con superbi mezzi corazzati a vapore; fondali in parallasse con i palazzi che si specchiano sul Tamigi; personaggi che camminano leggiadri nell'aria in barba alle leggi di gravità; marchingegni volanti al limite dell'assurdo; e chi più ne ha più ne metta! Una fiera campionaria di invenzioni e trovate che vanno a pari passo con una trama incalzante. È l'estasi miyazakiana! Voto: 10]
Purtroppo questi fasti, queste spettacolari sequenze d'azione e i repentini colpi di scena si andranno sempre più rarefacendo, fino quasi a scomparire, lasciando spazio a tranquille e flemmatiche investigazioni con lente e pipa. L'unico a tenergli testa è "Le Scogliere di Dover" sceneggiato da Sunao Katabuchi, dove la dolce e timida governante di casa Holmes (ispirata a Clarisse?) si improvvisa un provetto asso del volante, lanciata in una corsa mozzafiato tra salite e discese, superando treni e compiendo arditi salti acrobatici. "Il Tesoro Sommerso" e "Il Rapimento di Mrs. Hudson", ripresi dallo staff della Telecom dopo la dipartita di Miyazaki, soffrono della mancanza dei celebri guizzi del grande maestro: belli da vedere e superiori alla media, ma a torta finita lasciano un po' di amaro in bocca. Per risollevare le sorti della serie, dato che il lavoro di Keiji Hayakawa sembrava non riscontrare pieno gradimento presso i telespettatori, si passò il testimone nelle mani del consolidato duo Seiji Okuda/Takeo Kitahara, principali artefici della scoppiettante seconda serie di Lupin! Ma, anche in questo caso, le animazioni rimangono piatte e standard, e gli storyboard privi di idee fulminanti, tanto da sembrare una replica delle avventure del ladro gentiluomo: dozzine di buffi poliziotti che si accalcano in bolge inenarrabili, qualche travestimento, qualche donzella in pericolo, qualche gioiello da recuperare e poco altro. Questo per far capire quanto era decisiva l'impronta di un singolo autore nel contesto di una serie (vedi Yoshinori Kanada in "Daitarn 3" o Yuji Moriyama in "Lamù"). Il giudizio finale, quando manca la continuità, è il risultato della media voti di tutti gli episodi. La matematica non è un'opinione.
[Recensione nella recensione: Pazzesco! L'episodio "Il Rubino Blu" sembra "Il Castello di Cagliostro" in miniatura. Inseguimenti forsennati tra i vicoli di una dettagliatissima Londra con superbi mezzi corazzati a vapore; fondali in parallasse con i palazzi che si specchiano sul Tamigi; personaggi che camminano leggiadri nell'aria in barba alle leggi di gravità; marchingegni volanti al limite dell'assurdo; e chi più ne ha più ne metta! Una fiera campionaria di invenzioni e trovate che vanno a pari passo con una trama incalzante. È l'estasi miyazakiana! Voto: 10]
Purtroppo questi fasti, queste spettacolari sequenze d'azione e i repentini colpi di scena si andranno sempre più rarefacendo, fino quasi a scomparire, lasciando spazio a tranquille e flemmatiche investigazioni con lente e pipa. L'unico a tenergli testa è "Le Scogliere di Dover" sceneggiato da Sunao Katabuchi, dove la dolce e timida governante di casa Holmes (ispirata a Clarisse?) si improvvisa un provetto asso del volante, lanciata in una corsa mozzafiato tra salite e discese, superando treni e compiendo arditi salti acrobatici. "Il Tesoro Sommerso" e "Il Rapimento di Mrs. Hudson", ripresi dallo staff della Telecom dopo la dipartita di Miyazaki, soffrono della mancanza dei celebri guizzi del grande maestro: belli da vedere e superiori alla media, ma a torta finita lasciano un po' di amaro in bocca. Per risollevare le sorti della serie, dato che il lavoro di Keiji Hayakawa sembrava non riscontrare pieno gradimento presso i telespettatori, si passò il testimone nelle mani del consolidato duo Seiji Okuda/Takeo Kitahara, principali artefici della scoppiettante seconda serie di Lupin! Ma, anche in questo caso, le animazioni rimangono piatte e standard, e gli storyboard privi di idee fulminanti, tanto da sembrare una replica delle avventure del ladro gentiluomo: dozzine di buffi poliziotti che si accalcano in bolge inenarrabili, qualche travestimento, qualche donzella in pericolo, qualche gioiello da recuperare e poco altro. Questo per far capire quanto era decisiva l'impronta di un singolo autore nel contesto di una serie (vedi Yoshinori Kanada in "Daitarn 3" o Yuji Moriyama in "Lamù"). Il giudizio finale, quando manca la continuità, è il risultato della media voti di tutti gli episodi. La matematica non è un'opinione.
Primo anime Italiano perché nato da una coproduzione tra la Nippon Animation e la Rai, "Il fiuto di Sherlock Holmes" costituisce un caso particolare nel genere dei meisaku. Qui, infatti, non abbiamo la trasposizione dei romanzi di Sir Arthur Conan Doyle, ma, semplicemente, avventure inventate di sana pianta, i cui protagonisti sono cani antropomorfizzati. Un disastro? Affatto. In primo luogo le storie hanno ritmo e inventiva, non sono per niente infantili e strizzano l'occhio al brio di "Lupin III" non meno che a Sir Arthur Conan Doyle. Non ditemi che l'irruzione di Holmes, Lestrade e venti poliziotti nel terzo episodio non sia una scena da Zenigata e Lupin! Inoltre, l'anima di Holmes e le sue capacità vengono mantenute e ben descritte, in un perfetto processo di attualizzazione, dato che si può far fare a un personaggio opere anche molto diverse da quelle in cui compiva abitualmente, ma non si può tradirne l'anima. Cosa non facile, dato che Holmes sarà molto più avventuroso e d'azione rispetto alla controparte ottocentesca. Un'anima, quindi, cui la sigla italiana, carina ma troppo infantile, non rende giustizia. Interessante anche l'idea di dare molto spazio a Moriarty, che nell'opera originale compare meno di quanto non si creda. O alla Signora Hudson, che spesso e volentieri diventa coprotagonista. Regia buona, grafica in linea con l'epoca. Interessante il doppiaggio italico, con Moriarty dall'esilarante e marcato accento veneto. In conclusione, "Il fiuto di Sherlock Holmes" mi sembra un piccolo gioiello che ho avuto modo di riscoprire, cui do, di cuore, otto.
Una curiosità: in Italia non ha avuto il successo meritato, complice la pessima gestione Rai, ma non è sfuggito all'attenzione dei Paolini che, ne "Il Giornalino", non solo ne hanno pubblicato le avventure per alcuni anni, ma hanno usato Holmes e soci anche come testimonial per la pubblicità televisiva.
Una curiosità: in Italia non ha avuto il successo meritato, complice la pessima gestione Rai, ma non è sfuggito all'attenzione dei Paolini che, ne "Il Giornalino", non solo ne hanno pubblicato le avventure per alcuni anni, ma hanno usato Holmes e soci anche come testimonial per la pubblicità televisiva.
Ancora una volta Miyazaki ci stupisce con un'altra opera di quelle memorabili, stavolta addirittura in collaborazione con il nostro Paese, visto che se ne occupano Rai e Tms per la produzione dell'opera, ed è bello vedere il nostro Paese in prima linea per questo genere di opere, quando ancora si disegnavano progetti a lungo respiro, rispetto ai preconfezionati di adesso, c'è da dire di una lunga gestazione della serie per problemi di diritti sullo sfruttamento del nome del Detective, in cui c'erano stati diversi problemi fino all'ok, che ha dato via alla completa stesura del progetto che ha avuto un buon successo, ma tra le altre cose c'è da aggiungere che Miyazaki cavalcava l'onda di Nausicaa e altri capolavori da lui prodotti in quegli anni, che poi sono i più importanti della sua carriera, visto il successo.
Tornando a parlare di questa serie, si capisce subito l'impronta infantile che l'autore ha voluto dare alla serie, in cui destinandola ai ragazzi si dava loro la possibilità di entrare nel mondo del giallo e del poliziesco come se fosse un gioco, un vero peccato che la serie trasmessa in italia ebbe dei problemi di palinsesto, problemi che non troverà una serie simile a questa un pò di anni più avanti, L'ispettore Gadget.
Eppure c'è un cast di tutto rispetto nella produzione di quest'opera, addirittura la presenza degli italiani Pagot nel soggetto, famosi già in altre opere italiane per ragazzini, nonsotante tutto la Rai non è stata capace di tutelare un prodotto così ben fatto, e me ne dispiace molto.
La serie, con una migliore politica di palinsesto, pensata prima e non in ritardo, poteva godere dell'identico successo che ha riscosso in tutto il mondo, visto che le opere di Miyazaki sono sempre seguitissime da tantissimi fan.
Il doppiaggio italiano vanta di un cast incredibile di grandi attori conosciutissimi anche nel cinema, parlo di "Cecerchia", alias Maurizio Mattioli, il simpatico Domenici della serie tv "un ciclone in famiglia", di quasi tutte le opere teatrali di Pingitore al Bagaglino con Pippo Franco,Oreste Lionello e altri,poi ci sono Angelo Maggi, Mauro Bosco, una leggenda del teatro italiano come Elio Pandolfi e il "san Pietro del caffè" Riccardo Garrone, e tanti altri grandissimi che prestano la loro voce in quest'opera che vi invito a seguire fino alla fine!
Tornando a parlare di questa serie, si capisce subito l'impronta infantile che l'autore ha voluto dare alla serie, in cui destinandola ai ragazzi si dava loro la possibilità di entrare nel mondo del giallo e del poliziesco come se fosse un gioco, un vero peccato che la serie trasmessa in italia ebbe dei problemi di palinsesto, problemi che non troverà una serie simile a questa un pò di anni più avanti, L'ispettore Gadget.
Eppure c'è un cast di tutto rispetto nella produzione di quest'opera, addirittura la presenza degli italiani Pagot nel soggetto, famosi già in altre opere italiane per ragazzini, nonsotante tutto la Rai non è stata capace di tutelare un prodotto così ben fatto, e me ne dispiace molto.
La serie, con una migliore politica di palinsesto, pensata prima e non in ritardo, poteva godere dell'identico successo che ha riscosso in tutto il mondo, visto che le opere di Miyazaki sono sempre seguitissime da tantissimi fan.
Il doppiaggio italiano vanta di un cast incredibile di grandi attori conosciutissimi anche nel cinema, parlo di "Cecerchia", alias Maurizio Mattioli, il simpatico Domenici della serie tv "un ciclone in famiglia", di quasi tutte le opere teatrali di Pingitore al Bagaglino con Pippo Franco,Oreste Lionello e altri,poi ci sono Angelo Maggi, Mauro Bosco, una leggenda del teatro italiano come Elio Pandolfi e il "san Pietro del caffè" Riccardo Garrone, e tanti altri grandissimi che prestano la loro voce in quest'opera che vi invito a seguire fino alla fine!
Serie molto carina e leggera. Personale rivisitazione di Miyazaki del mondo creato da Sir Conan Doyle in versione "animalesca". L'animazione, per quanto sufficientemente vecchia da creare qualche dubbio iniziale, col passare del tempo si rivela di grande impatto e adatta alla creazione di un'atmosfera di gioiosità che pervade tutta l'opera.
In fondo pur essendo un anime che si rivolge a un pubblico di età non molto avanzata riesce in qualche modo, come tutte le opere del maestro, a suscitare emozioni anche a un pubblico di adulti. Peccato che essendo stato trasmesso in Italia dalla RAI il doppiaggio lasci molto a desiderare (anche se l'idea di dare a Moriarty un accento del nord non era male) con evidenti stravolgimenti dei dialoghi originali.
In definitiva lo considero un anime che dovrebbe essere visto, soprattutto dai fan di Miyazaki!
In fondo pur essendo un anime che si rivolge a un pubblico di età non molto avanzata riesce in qualche modo, come tutte le opere del maestro, a suscitare emozioni anche a un pubblico di adulti. Peccato che essendo stato trasmesso in Italia dalla RAI il doppiaggio lasci molto a desiderare (anche se l'idea di dare a Moriarty un accento del nord non era male) con evidenti stravolgimenti dei dialoghi originali.
In definitiva lo considero un anime che dovrebbe essere visto, soprattutto dai fan di Miyazaki!
Ma che bella serie! Una delle più deliziose giunteci dal Sol Levante. Da far vedere - e rivedere - ai propri bambini ( se se ne hanno e, comunque, prima o poi servirà... eh! eh! eh!) oppure ottima per un tuffo nell'innocenza e nell'ingenuità di un tempo in cui dagli anime non si pretendeva filosofia sui massimi sistemi, ma "solo" una mezzoretta di divertimento e spesieratezza. La grafica è bellissima, i colori stupendi, l'animazione anche e non manca la consueta cura maniacale per tutto ciò che è in grado di volare... tanto, sappiamo bene di CHI stiamo parlando!
Se si vuole iniziare un bambino all'animazione nipponica, "Il fiuto..." è la scelta giusta.
Se si vuole iniziare un bambino all'animazione nipponica, "Il fiuto..." è la scelta giusta.
In realta` e' la media dei 2 voti che la serie merita! (9 per i primi episodi e tutti quelli diretti dalla premiata ditta Miyazaki/Pagot, 6 scarso a quelli degli "altri"!). Le animazioni sono altalenanti (il problema di cui sopra) che vanno dalla fluidità tuttora invidiabile della Ghibli alla "sagra del risparmio" di alcuni episodi. Idem per la trama dei singoli episodi! Il doppiaggio e nello standard dell epoca (anche se una menzione d' onore va al doppiatore di Moriarty, delirante il suo accento piemontese!) che bene si sposano con la caratterizzazione dei personaggi. Forse e tuttora una delle piu` riuscite cooperazioni italo/giapponesi.
Una serie leggera e molto carina, con una Londra più meccanica ed un Holmes più attivo e meno deduttivo (seppur molto intelligente) rispetto ai romanzi di Conan Doyle. Se ho ben capito le prime 6 puntate sono state dirette dal maestro Miyazaki, e devo dire che forse qualche differenza anche in sole 10 puntate si notano a livello di regia. A parte qualche leggerissimo calo qualitativo ho avuto la sensazione che l'amicizia tra Holmes e Watson andasse scemando, mentre si cercava di forzare per le puntate future un'accenno di interesse di Holmes per miss Hudson. Senza vedere il resto rimangono sensazioni ed impressioni, ma onestamente faccio il tifo per il buon vecchio Dottor Watson, raffigurato pian piano sempre più goffo e non sempre utile. Tra le cose che mi hanno colpito, rimangono principalmente le voci di miss Hudson ed il professor Moriarty. La prima ha una voce da donna pacata di mezza età ma nella stranezza direi che le dona in qualche modo, considerando il suo carattere angelico, anche se ricordo una puntata con un pilota in cui era piuttosto attiva. Moriarty dal canto suo vale da solo la visione dell'anime, è lui l'elemento comico di tutta la serie, non importa che sia altalenante la sua perfidia, quel suo accento è spettacolare e nell'adattamento generale scappa uno stile indubbiamente italiano. Devo dire che molto spesso ho avuto l'impressione che i personaggi parlassero per pura invenzione, perchè spesso erano a bocca chiusa per dare risalto alla scena senza bisogno di commenti. Tuttavia ciò non costituisce un grosso difetto, dopotutto oriente ed occidente hanno stili diversi, si vede che da noi non ci si affida alla capacità di analisi degli spettatori. 8,5
L'anime è molto bello, le caratterizzazioni anche. Pure la dialettica con inflessioni dialettiche nostrane non mi disturba. Quello che però è veramente devastante sono i dialoghi in sè; non serve conoscere il giapponese per capire che in gran parte sono inventati, che sono state aggiunte frasi dove regnava il silenzio e che sono state tolte dove invece c'erano. Basta guardare le immagini per capirlo. Disastro!
Sniff, sniff.... scusate, ma è sempre commovente scrivere su di una serie che ha la capacità espressiva di riportarci indietro di vent'anni.
E come non poteva il nostro buon Sherlock Holmes canino in questo?
La presenza costante dell'ombra di Miyazaki nella definizione grafica dei personaggi, ma soprattutto nello stile di narrazione, una colonna sonora leggera e coinvolgente e una sfilza di 26 racconti autoconclusivi di quella semplicità e ingenuità disarmante contro la quale non puoi non provare gioia... insomma, che dire.
Ai nostalgici, consigliato a tutti gli altri, considerando che personalmente meriterebbe un voto ben superiore.
E come non poteva il nostro buon Sherlock Holmes canino in questo?
La presenza costante dell'ombra di Miyazaki nella definizione grafica dei personaggi, ma soprattutto nello stile di narrazione, una colonna sonora leggera e coinvolgente e una sfilza di 26 racconti autoconclusivi di quella semplicità e ingenuità disarmante contro la quale non puoi non provare gioia... insomma, che dire.
Ai nostalgici, consigliato a tutti gli altri, considerando che personalmente meriterebbe un voto ben superiore.
Semplicemente unico e per tutti, grandi e piccini, ottima caratterizzazione e scelta dei cani umanizzati per i personaggi. Strano che all'epoca si vedesse quest'anime alla RAI che poi negli anni ha cambiato proprio orizzonti (si veda digimon ecc...). Solo una frase riassume la genialità della serie:
"Miyazaki è Miyazaki. Grazie e mille di quest'anime"
"Miyazaki è Miyazaki. Grazie e mille di quest'anime"
Une delle migliori serie TV passate sui nostri schermi negli anni '80. Fu commissionata dalla RAI ad un pool di studi giapponesi (e dove Miyazaki giocava un ruolo determinante... basta notare il chara!). Mi sa che negli anni '80 i dirigenti Rai erano ben più lungimiranti degli attuali in materia di anime. Ottimo tecnicamente e ben strutturata la trama. Il target era per un pubblico abbastanza giovane ma se vi capita di poterlo trovare in qualche modo, guardatelo: ne vale davvero la pena.