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Interessante corto di Mamoru Oshii (creatore dell'adattamento cinematografico di "Ghost in the Shell", tra le altre cose), che sembra riprendere alcune tematiche espresse in "Ghost in the Shell 2: Innocence", in particolare il confronto tra una forma di vita organica (in entrambi i casi un cane, e nello specifico entrambi molto simili) e una forma di vita artificiale (in entrambi i casi androidi dalle fattezze femminili, anche in questo caso molto simili).
A differenza di "Ghost in the Shell 2: Innocence", in cui l'incontro tra le due forme di vita non è mai diretto ma mediato dalla presenza di Batou, che sviluppa un rapporto di vicinanza con entrambi e nel finale inizia a non poter più distinguere chiaramente tra forme di vita artificiali e non, qui viviamo la storia dal punto di vista del cane, che già dall'inizio del corto è incapace di comprendere che l'androide è un essere artificiale, e cerca di suscitare in lui le stesse reazioni ed emozioni che suscitava nei suoi precedenti compagni umani, chiaramente senza possibilità di successo, ma comunque senza mai arrendersi all'evidenza e continuando negli stessi gesti giorno dopo giorno, pur non ottenendo nessun risultato.
Verso la conclusione del corto ritroviamo un ulteriore elemento similare a "Ghost in the Shell 2: Innocence", cioè la scoperta che l'androide apparentemente fragile e inoffensivo può in realtà trasformarsi in una macchina dal potenziale distruttivo immenso, metafora della moderna tecnologia così invitante a un primo sguardo ma segretamente capace di generare enormi danni, il tutto per condurre alla conclusione che rivela un'interessante metafora riguardante l'insita natura autodistruttiva della tecnologia.
Nel complesso, il corto è estremamente ben animato (grazie alla notevole maestria di Production IG) e pieno di interessanti chiavi di lettura e metafore che lo rendono fruibile per diverse visioni; non certo il miglior lavoro del regista nipponico, ma un ottimo prodotto ben confezionato e pieno di significato.
A differenza di "Ghost in the Shell 2: Innocence", in cui l'incontro tra le due forme di vita non è mai diretto ma mediato dalla presenza di Batou, che sviluppa un rapporto di vicinanza con entrambi e nel finale inizia a non poter più distinguere chiaramente tra forme di vita artificiali e non, qui viviamo la storia dal punto di vista del cane, che già dall'inizio del corto è incapace di comprendere che l'androide è un essere artificiale, e cerca di suscitare in lui le stesse reazioni ed emozioni che suscitava nei suoi precedenti compagni umani, chiaramente senza possibilità di successo, ma comunque senza mai arrendersi all'evidenza e continuando negli stessi gesti giorno dopo giorno, pur non ottenendo nessun risultato.
Verso la conclusione del corto ritroviamo un ulteriore elemento similare a "Ghost in the Shell 2: Innocence", cioè la scoperta che l'androide apparentemente fragile e inoffensivo può in realtà trasformarsi in una macchina dal potenziale distruttivo immenso, metafora della moderna tecnologia così invitante a un primo sguardo ma segretamente capace di generare enormi danni, il tutto per condurre alla conclusione che rivela un'interessante metafora riguardante l'insita natura autodistruttiva della tecnologia.
Nel complesso, il corto è estremamente ben animato (grazie alla notevole maestria di Production IG) e pieno di interessanti chiavi di lettura e metafore che lo rendono fruibile per diverse visioni; non certo il miglior lavoro del regista nipponico, ma un ottimo prodotto ben confezionato e pieno di significato.