Go! Princess PreCure
Forza, Gentilezza e Bellezza.
Tre elementi molto particolari che possono essere riconducibili a una sola figura: Le principesse, ovvero quelle figure di donzelle che uniscono una bellezza senza pari con una forza e una grinta incredibile nell’affrontare le avversità, oltre a mostrare una vera e propria gentilezza nei confronti degli altri.
Ma per chi è cresciuto coi film della Disney, tra cui il sottoscritto, ricorderà che, nella maggior parte delle volte, diventare una principessa, o esserlo, non è stato facile, in quanto il sentiero intrapreso per esserlo fu parecchio insidioso, con molti ostacoli che puntualmente portavano alla disperazione, ma che venivano infine attraversati con le proprie capacità, e molte volte con degli aiuti, per poter raggiungere il traguardo dei propri sogni.
I sogni, infatti, sono uno dei Sali della vita i quali permettono di scegliere il cammino che si vuole intraprendere per il futuro e che va coltivato a discapito dei problemi che essi possono portare.
A volte le prospettive di vedere il proprio sogno andare in fumo, o rischiare che esso sia irrealizzabile, può portare alla tristezza, o peggio, nella disperazione, ma se si riesce ad andare avanti nella vita, a volte da soli o a volte con dei supporti, essi possono tornare e magari diventare realtà.
Go! Princess Pretty Cure, dodicesima serie dedicata alla famosa saga delle leggendarie guerriere, porta in scena, alla loro maniera, proprio questo percorso, riproponendo una storia di Disneyana memoria, con gli elementi tipici della saga dove stavolta le leggendarie guerriere vestiranno dei panni completamente nuovi: quelli delle principesse, dove con la loro poderosa forza, la loro dolcissima gentilezza, e la loro eccezionale bellezza, lotteranno, in tutti i sensi, contro la disperazione per proteggere i propri e quelli delle persone a loro care.
Occhio agli spoiler
L’ingresso di Haruka Haruno alla prestigiosa Noble Accademy, famosa per la realizzazione dei sogni di molti studenti passati, diventerà la più grande avventura della sua vita, quando acquisirà il potere di diventare una delle leggendarie guerriere Pretty Cure a seguito dell’incontro delle fate Pafu e Aroma.
Il sogno di Haruka è quello di diventare una principessa, complice anche il fatto che da bambina incontrò un misterioso ragazzo che gli diede una misteriosa chiave, e proprio nel suo primo giorno di scuola, salverà la vita a una sua compagna di scuola con la quale aveva fatto amicizia: Yui Nanase da un losco figuro, proprio con la suddetta chiave: la Dress- up Key, che unita al Princess Perfume donatele da Pafu e Aroma, permette alla ragazza di trasformarsi in Cure Flora, per poter sconfiggere il mostro di turno: gli Zetsuborg, i quali analizzano i sogni di una vittima e li rinchiudono dentro delle gabbie per poi assumere aspetto e poteri in base al sogno assorbito ( e come già accaduto in Smile e Happiness Charge, aumentano di potenza e in forme), costringendo il losco individuo a svignarsela.
Si scopre quindi che Pafu e Aroma, vengono dal regno dell’Hope Kingdom, il cui principe Kanata e il ragazzo che ha consegnato la chiave ad Haruka, caduto nelle grinfie di Desperaia, la crudele regina della disperazione, assistita dai suoi sinistri soldati ovvero Close, Shut , Lock, e la principessa nera Twilight e ora il loro prossimo obiettivo e la terra, e le uniche in grado di fermarli sono le leggendarie principesse che proteggono i sogni, le Princess Pretty Cure.
Ovviamente Haruka, la cui forma di trasformazione è Cure Flora, la principessa dei fiori, non può combattere da sola e quindi ha bisogno di alleate, e le alleate in questione saranno 2 compagne di scuola del secondo anno:
La prima è Minami Kaidou, presidentessa del consiglio studentesco esperta in tutte le materie, la cui famiglia gestisce un potente gruppo economico, che assumerà la forma di Cure Mermaid, la principessa dei mari; mentre la seconda e Kirara Amanogawa, figlia di una famosa Top Model di cui segue le orme, che assumerà la forma di Cure Twinkle, la principessa delle stelle; e insieme formeranno il gruppo delle Go! Princess Pretty Cure, e il loro obiettivo consisterà nel contrastare gli assalti degli scagnozzi di Desperaia e a col tempo intraprendere il cammino per diventare Grand Princess, coloro che possono sconfiggere Desperaia e salvare L’Hope Kingdom.
Narrativamente la trama e molto ben strutturata, con puntate dedicate alla vita di tutti i giorni all’interno della Noble Accademy di cui conosceremo molti studenti, tra cui spicca Yui Nanase, che involontariamente scoprirà l’identità delle Pretty Cure dando a loro una mano quando serve (specialmente alla fine), e con puntate dedicate a una o più guerriere dedicate ai loro sogni o passatempi ecc. e al loro legame di amicizia che diventerà sempre più forte e profondo, come per il fatto che Minami e Kirara, la quale ama dare dolci soprannomi alle sue amiche, essendo di secondo anno, mentre Haruka lo e del primo, tecnicamente sarebbero le Sempai di Haruka, diventando infine un sincero rapporto alla pari, nonché piena di molti colpi di scena, come per il fatto di continui terremoti di posizione tra le file nemiche molto incisive ( come già avvenuto in Fresh e Suite), o l’apparizione di una quarta guerriera, Cure Scarlett, la principessa del fuoco (riprendendo lo schema di fresh e ,temporaneo, di Dokidoki, che da trio si passa al quartetto), la cui identità e la sorella minore di Kanata, Towa Akagi, narrando il suo profondo rapporto di amicizia e gratitudine nei confronti delle sue nuove amiche, nonché il recupero del suo rapporto fraterno con Kanata, in precedenza Twilight poiché soggiogata da Desperaia.
La serie alterna atmosfere tipiche di un Maho Shojo come lo Slice of Live e la commedia scolastica, o su atmosfere più serie, come il drammatico recupero del rapporto fra Towa e Kanata, o i continui ostacoli a cui le protagoniste arrivano sempre a trovarsi davanti, arrivando anche a molti momenti simpatici e sinceri fra le protagoniste e il rapporto che le lega sia come guerriere sia come amiche.
E ovviamente, come da prassi, si arriva agli scontri da battle shonen, tra scontri, e potenziamenti tra nuovi attacchi, sia singoli che di gruppo, e cambi di forme, in questo caso le Elegant Mode.
Per non parlare dell’idea di mostrare gli attacchi speciali con una spettacolare CGI da Cel Shading (Già usate negli attacchi ad area usate in Happines Charge), giù usata nelle coreografie dei titoli di coda da Fresh in poi.
Graficamente, la serie non punta agli eccessi, mostrando uno stile semplice ma grazioso, mentre sonoramente, abbiamo un’ottima colonna sonora degna di una fanfara da castello nei momenti culminanti, e ottime voci per i personaggi, per non parlare poi dell’opening capace di far respirare allo spettatore l’aria principesca del titolo, e della prima ending, che alterna Valzer, danza classica e la classica musica orchestrale che la saga delle leggendarie guerriere ci ha ormai abituato.
Ultima menzione al finale, davvero ben inedito per la saga, ma incredibilmente efficace, a tal punto (a mio parere) da far desiderare che una nuova serie futura della saga, sia di nuovo dedicata a questa ambientazione.
Come ha già fatto Smile, anche Go! Princess Pretty Cure racconta una nuova favola moderna, ripescando gli elementi delle principesse di Disneyana memoria, con gli elementi tipici della saga delle leggendarie guerriere, uniti a ottimi personaggi e una trama molto ben congegnata.
E una volta finita di vederla non potrete che pensare a quali sogni volete puntare.
Tre elementi molto particolari che possono essere riconducibili a una sola figura: Le principesse, ovvero quelle figure di donzelle che uniscono una bellezza senza pari con una forza e una grinta incredibile nell’affrontare le avversità, oltre a mostrare una vera e propria gentilezza nei confronti degli altri.
Ma per chi è cresciuto coi film della Disney, tra cui il sottoscritto, ricorderà che, nella maggior parte delle volte, diventare una principessa, o esserlo, non è stato facile, in quanto il sentiero intrapreso per esserlo fu parecchio insidioso, con molti ostacoli che puntualmente portavano alla disperazione, ma che venivano infine attraversati con le proprie capacità, e molte volte con degli aiuti, per poter raggiungere il traguardo dei propri sogni.
I sogni, infatti, sono uno dei Sali della vita i quali permettono di scegliere il cammino che si vuole intraprendere per il futuro e che va coltivato a discapito dei problemi che essi possono portare.
A volte le prospettive di vedere il proprio sogno andare in fumo, o rischiare che esso sia irrealizzabile, può portare alla tristezza, o peggio, nella disperazione, ma se si riesce ad andare avanti nella vita, a volte da soli o a volte con dei supporti, essi possono tornare e magari diventare realtà.
Go! Princess Pretty Cure, dodicesima serie dedicata alla famosa saga delle leggendarie guerriere, porta in scena, alla loro maniera, proprio questo percorso, riproponendo una storia di Disneyana memoria, con gli elementi tipici della saga dove stavolta le leggendarie guerriere vestiranno dei panni completamente nuovi: quelli delle principesse, dove con la loro poderosa forza, la loro dolcissima gentilezza, e la loro eccezionale bellezza, lotteranno, in tutti i sensi, contro la disperazione per proteggere i propri e quelli delle persone a loro care.
Occhio agli spoiler
L’ingresso di Haruka Haruno alla prestigiosa Noble Accademy, famosa per la realizzazione dei sogni di molti studenti passati, diventerà la più grande avventura della sua vita, quando acquisirà il potere di diventare una delle leggendarie guerriere Pretty Cure a seguito dell’incontro delle fate Pafu e Aroma.
Il sogno di Haruka è quello di diventare una principessa, complice anche il fatto che da bambina incontrò un misterioso ragazzo che gli diede una misteriosa chiave, e proprio nel suo primo giorno di scuola, salverà la vita a una sua compagna di scuola con la quale aveva fatto amicizia: Yui Nanase da un losco figuro, proprio con la suddetta chiave: la Dress- up Key, che unita al Princess Perfume donatele da Pafu e Aroma, permette alla ragazza di trasformarsi in Cure Flora, per poter sconfiggere il mostro di turno: gli Zetsuborg, i quali analizzano i sogni di una vittima e li rinchiudono dentro delle gabbie per poi assumere aspetto e poteri in base al sogno assorbito ( e come già accaduto in Smile e Happiness Charge, aumentano di potenza e in forme), costringendo il losco individuo a svignarsela.
Si scopre quindi che Pafu e Aroma, vengono dal regno dell’Hope Kingdom, il cui principe Kanata e il ragazzo che ha consegnato la chiave ad Haruka, caduto nelle grinfie di Desperaia, la crudele regina della disperazione, assistita dai suoi sinistri soldati ovvero Close, Shut , Lock, e la principessa nera Twilight e ora il loro prossimo obiettivo e la terra, e le uniche in grado di fermarli sono le leggendarie principesse che proteggono i sogni, le Princess Pretty Cure.
Ovviamente Haruka, la cui forma di trasformazione è Cure Flora, la principessa dei fiori, non può combattere da sola e quindi ha bisogno di alleate, e le alleate in questione saranno 2 compagne di scuola del secondo anno:
La prima è Minami Kaidou, presidentessa del consiglio studentesco esperta in tutte le materie, la cui famiglia gestisce un potente gruppo economico, che assumerà la forma di Cure Mermaid, la principessa dei mari; mentre la seconda e Kirara Amanogawa, figlia di una famosa Top Model di cui segue le orme, che assumerà la forma di Cure Twinkle, la principessa delle stelle; e insieme formeranno il gruppo delle Go! Princess Pretty Cure, e il loro obiettivo consisterà nel contrastare gli assalti degli scagnozzi di Desperaia e a col tempo intraprendere il cammino per diventare Grand Princess, coloro che possono sconfiggere Desperaia e salvare L’Hope Kingdom.
Narrativamente la trama e molto ben strutturata, con puntate dedicate alla vita di tutti i giorni all’interno della Noble Accademy di cui conosceremo molti studenti, tra cui spicca Yui Nanase, che involontariamente scoprirà l’identità delle Pretty Cure dando a loro una mano quando serve (specialmente alla fine), e con puntate dedicate a una o più guerriere dedicate ai loro sogni o passatempi ecc. e al loro legame di amicizia che diventerà sempre più forte e profondo, come per il fatto che Minami e Kirara, la quale ama dare dolci soprannomi alle sue amiche, essendo di secondo anno, mentre Haruka lo e del primo, tecnicamente sarebbero le Sempai di Haruka, diventando infine un sincero rapporto alla pari, nonché piena di molti colpi di scena, come per il fatto di continui terremoti di posizione tra le file nemiche molto incisive ( come già avvenuto in Fresh e Suite), o l’apparizione di una quarta guerriera, Cure Scarlett, la principessa del fuoco (riprendendo lo schema di fresh e ,temporaneo, di Dokidoki, che da trio si passa al quartetto), la cui identità e la sorella minore di Kanata, Towa Akagi, narrando il suo profondo rapporto di amicizia e gratitudine nei confronti delle sue nuove amiche, nonché il recupero del suo rapporto fraterno con Kanata, in precedenza Twilight poiché soggiogata da Desperaia.
La serie alterna atmosfere tipiche di un Maho Shojo come lo Slice of Live e la commedia scolastica, o su atmosfere più serie, come il drammatico recupero del rapporto fra Towa e Kanata, o i continui ostacoli a cui le protagoniste arrivano sempre a trovarsi davanti, arrivando anche a molti momenti simpatici e sinceri fra le protagoniste e il rapporto che le lega sia come guerriere sia come amiche.
E ovviamente, come da prassi, si arriva agli scontri da battle shonen, tra scontri, e potenziamenti tra nuovi attacchi, sia singoli che di gruppo, e cambi di forme, in questo caso le Elegant Mode.
Per non parlare dell’idea di mostrare gli attacchi speciali con una spettacolare CGI da Cel Shading (Già usate negli attacchi ad area usate in Happines Charge), giù usata nelle coreografie dei titoli di coda da Fresh in poi.
Graficamente, la serie non punta agli eccessi, mostrando uno stile semplice ma grazioso, mentre sonoramente, abbiamo un’ottima colonna sonora degna di una fanfara da castello nei momenti culminanti, e ottime voci per i personaggi, per non parlare poi dell’opening capace di far respirare allo spettatore l’aria principesca del titolo, e della prima ending, che alterna Valzer, danza classica e la classica musica orchestrale che la saga delle leggendarie guerriere ci ha ormai abituato.
Ultima menzione al finale, davvero ben inedito per la saga, ma incredibilmente efficace, a tal punto (a mio parere) da far desiderare che una nuova serie futura della saga, sia di nuovo dedicata a questa ambientazione.
Come ha già fatto Smile, anche Go! Princess Pretty Cure racconta una nuova favola moderna, ripescando gli elementi delle principesse di Disneyana memoria, con gli elementi tipici della saga delle leggendarie guerriere, uniti a ottimi personaggi e una trama molto ben congegnata.
E una volta finita di vederla non potrete che pensare a quali sogni volete puntare.
Alla dodicesima, e per di più consecutiva, serie televisiva, la grande saga delle Pretty Cure prosegue sempre nel segno della filosofia "Squadra che vince non si cambia" o meglio, "Formula che vince (anzi, che vende) non si cambia". Ben inserito quindi in un franchise che ha i suoi canoni ben collaudati, <i>Go! Princess Precure</i> diventa la dodicesima serie di un lunghissimo filone.
Il canone, come detto, è ben collaudato, ma al tempo stesso un pelo inflazionato, e molte sono le similitudini che gli spettatori più fedeli di questo brand ravvisano ad ogni nuova serie, anche se è vero che la formula si pone e ripete l'obiettivo di conquistare leve sempre nuove di spettatori.
Ammesso dunque che una nuova serie di <i>Pretty Cure</i> possa portare delle novità, per valutarne la bontà è ormai d'uopo prenderne in considerazione i singoli elementi principali, per vedere come in questa occasione si siano incastrati insieme.
Lo spunto:
Come suggerito anche dal titolo, il tema di questa serie è quello delle principesse. Probabilmente anche una moda del momento per inseguire il successone di <i>Frozen</i>, pellicola Disney/Pixar che ha fatto impazzire molti, ma il Giappone in particolare. Buona occasione per mettere giù un bel po' di vestiti da gala ariosi e svolazzanti, viene da pensare in un primo momento. In realtà, il tema è quello del "diventare una principessa", ovvero "insegui i tuoi sogni", come viene anche ripetuto ad ogni introduzione d'episodio. Un approccio positivo e di buon esempio verso i giovani spettatori.
Le protagoniste:
Formazione iniziale a tre per le Pretty Cure di questa stagione, con la fascia di capitano che va ad Haruka Haruno, in arte Cure Flora. In accordo con il tema centrale della serie, appare inizialmente come un personaggio acerbo, senza molte qualità se non il carattere solare e la sua volontà ferrea di diventare una principessa. Volontà che le permetterà di affrontare le molte avversità che la aspettano, ma soprattutto di radunare attorno a sé tutti i personaggi che popoleranno la storia.
Paradossalmente, le prime compagne di viaggio che le si affiancano sono due figure che certamente non mancano di carisma e presenza scenica che la fanno sembrare ancora di più un carciofo. Minami Kaido/Cure Mermaid e Kirara Amanogawa/Cure Twinkle sono due "top idol" fra le Precure finora apparse su schermo: studiosa, raffinata, di buona famiglia, ma sensibile amante delle nature marine, la prima; bella, solare e determinata nel ruolo dell'aspirante top model, la seconda. Meglio ancora la quarta guerriera, Cure Scarlet, che si unisce al gruppo a metà serie, confermando la tradizione che vede la subentrante precure come la più "cool" di tutto il gruppo, tra l'altro qui meravigliosamente doppiata da una Miyuki Sawashiro che si esibisce in una grande prova. La stessa povera Haruka, inizialmente adombrata dalle scintillanti compagne, avrà comunque il modo di meritarsi il suo ruolo di leader della squadra.
Insomma, un gruppo di protagoniste solido, vario ed affiatato, che al confronto fa uscire con le ossa rotte quella banda di squinternate, un po' firulì firulà, che infestavano il precedente "Happiness".
I comprimari:
Una parte importante delle serie <i>Pretty Cure</i>. Non solo devono fare da contorno, ma è loro il compito di ravvivare e far variare la situazione altrimenti monotematica verso le protagoniste. Genitori, folletti, mentori e incontri casuali della settimana ovviamente, ma soprattutto coloro che frequentano e vivono nella scuola, l'Accademia "Noble", che fa da principale ambientazione alla serie. La cosa positiva è comunque data dal fatto che nessuno viene mai perso per strada o dimenticato, ma ogni "nuovo acquisto" della settimana entra a far parte della squadra, rendendola sempre più numerosa e vivace per una coralità d'insieme che si mostrerà molto importante soprattutto nel finale. Anche l'opening si modifica spesso aggiungendo e cambiando elementi man mano che la storia prosegue, cosa non elementare.
Tra i secondari maggiori, c'è un personaggio che colpisce positivamente più di altri: parliamo di Yui, la compagna di classe di Haruka, supporter speciale del gruppo ma praticamente una Pretty Cure mancata per pochissimo, il che non è di fatto un difetto, ma semmai un personaggio che non ha dalla sua dei poteri speciali ma solo un gran cuore, carattere e volontà.
Stili, trasformazioni e attacchi:
Rimarcando il tema principesco, da trasformate, le nuove Pretty Cure sfoggiano abiti molto elaborati e praticamente da festa, che divengono sempre più sfavillanti e vaporosi man mano che le capacità aumentano. Va da sé che i più belli sono quelli di Cure Scarlet, come ovvio che sia. L'effetto è nel complesso accettabile, anche se di certo non sembrano costumi da guerriere.
In questa serie si nota un uso più pronunciato della computer grafica, che è ora presente in molti degli attacchi, anche se per fortuna non tutti. La resa della tecnica computerizzata è comunque altalenante: eccellente nella prima opening, che ricorda molto un disegno "tradizionale", diviene talvolta approssimativa ed elementare, oppure anche fuori luogo come quando, nella seconda ending, propone dei personaggi disegnati molto da pupazzi, stilisticamente assai lontani dal resto dell'anime.
L'animazione prodotta è complessivamente su livelli standard o per lo meno buoni, ma va anche detto che, in quattro/cinque occasioni, i mestieranti della Toei ci producono delle belle sequenze di "sugoi level animation" che sono una gioia per gli occhi (scontro finale, meraviglioso). E con le serie delle Pretty Cure questo non si vedeva da un po' di tempo.
<b>Attenzione, seguono dettagli sul finale</b>
La storia: come da alcune serie a questa parte, non viene presentata più direttamente la missione delle Pretty Cure come uno scontro delle paladine del bene contro gli emissari del male. La dualità eterna e conflittuale è più velatamente proposta come lo scontro dei sogni con la "disperazione" ovvero quella cosa che permea il pianeta Desertia (<i>"Sono disperato." "Non dire così. Tieni, ti ho portato un po' di sabbia"</i>). Invero, è la gioia dei sogni che si realizzano contro la degenerata tristezza che i sogni non realizzati, o i semplici dispiaceri di ogni giorno, possono produrre.
Laconico, catartico, realistico e filosoficamente molto orientale, è il finale: sogni e disperazione sono alla fine due facce della stessa medaglia e non possono mai annullarsi del tutto, e, anche se uno dei due prevale momentaneamente, l'altro è presto o tardi destinato a ritornare. C'è solo da accettare questo fatto, sia il bello e il brutto che viene, poiché "life goes on", anche se i compagni con cui si è condivisa la lotta vanno per altre strade. E questo è un bel messaggio da lasciare ai giovani spettatori.
Dodicesima incarnazione del brand, <i>Go! Princess Precure</i> è una bella boccata di ossigeno per un filone che era reduce da alcune prove non proprio esaltanti e che sembrava ormai fin troppo statico nelle sue produzioni. Non siamo certo ai livelli da "Champions" come <i>Splash Star</i> o <i>Heartcatch</i>, ma almeno per l'Europa League se la può giocare.
Il canone, come detto, è ben collaudato, ma al tempo stesso un pelo inflazionato, e molte sono le similitudini che gli spettatori più fedeli di questo brand ravvisano ad ogni nuova serie, anche se è vero che la formula si pone e ripete l'obiettivo di conquistare leve sempre nuove di spettatori.
Ammesso dunque che una nuova serie di <i>Pretty Cure</i> possa portare delle novità, per valutarne la bontà è ormai d'uopo prenderne in considerazione i singoli elementi principali, per vedere come in questa occasione si siano incastrati insieme.
Lo spunto:
Come suggerito anche dal titolo, il tema di questa serie è quello delle principesse. Probabilmente anche una moda del momento per inseguire il successone di <i>Frozen</i>, pellicola Disney/Pixar che ha fatto impazzire molti, ma il Giappone in particolare. Buona occasione per mettere giù un bel po' di vestiti da gala ariosi e svolazzanti, viene da pensare in un primo momento. In realtà, il tema è quello del "diventare una principessa", ovvero "insegui i tuoi sogni", come viene anche ripetuto ad ogni introduzione d'episodio. Un approccio positivo e di buon esempio verso i giovani spettatori.
Le protagoniste:
Formazione iniziale a tre per le Pretty Cure di questa stagione, con la fascia di capitano che va ad Haruka Haruno, in arte Cure Flora. In accordo con il tema centrale della serie, appare inizialmente come un personaggio acerbo, senza molte qualità se non il carattere solare e la sua volontà ferrea di diventare una principessa. Volontà che le permetterà di affrontare le molte avversità che la aspettano, ma soprattutto di radunare attorno a sé tutti i personaggi che popoleranno la storia.
Paradossalmente, le prime compagne di viaggio che le si affiancano sono due figure che certamente non mancano di carisma e presenza scenica che la fanno sembrare ancora di più un carciofo. Minami Kaido/Cure Mermaid e Kirara Amanogawa/Cure Twinkle sono due "top idol" fra le Precure finora apparse su schermo: studiosa, raffinata, di buona famiglia, ma sensibile amante delle nature marine, la prima; bella, solare e determinata nel ruolo dell'aspirante top model, la seconda. Meglio ancora la quarta guerriera, Cure Scarlet, che si unisce al gruppo a metà serie, confermando la tradizione che vede la subentrante precure come la più "cool" di tutto il gruppo, tra l'altro qui meravigliosamente doppiata da una Miyuki Sawashiro che si esibisce in una grande prova. La stessa povera Haruka, inizialmente adombrata dalle scintillanti compagne, avrà comunque il modo di meritarsi il suo ruolo di leader della squadra.
Insomma, un gruppo di protagoniste solido, vario ed affiatato, che al confronto fa uscire con le ossa rotte quella banda di squinternate, un po' firulì firulà, che infestavano il precedente "Happiness".
I comprimari:
Una parte importante delle serie <i>Pretty Cure</i>. Non solo devono fare da contorno, ma è loro il compito di ravvivare e far variare la situazione altrimenti monotematica verso le protagoniste. Genitori, folletti, mentori e incontri casuali della settimana ovviamente, ma soprattutto coloro che frequentano e vivono nella scuola, l'Accademia "Noble", che fa da principale ambientazione alla serie. La cosa positiva è comunque data dal fatto che nessuno viene mai perso per strada o dimenticato, ma ogni "nuovo acquisto" della settimana entra a far parte della squadra, rendendola sempre più numerosa e vivace per una coralità d'insieme che si mostrerà molto importante soprattutto nel finale. Anche l'opening si modifica spesso aggiungendo e cambiando elementi man mano che la storia prosegue, cosa non elementare.
Tra i secondari maggiori, c'è un personaggio che colpisce positivamente più di altri: parliamo di Yui, la compagna di classe di Haruka, supporter speciale del gruppo ma praticamente una Pretty Cure mancata per pochissimo, il che non è di fatto un difetto, ma semmai un personaggio che non ha dalla sua dei poteri speciali ma solo un gran cuore, carattere e volontà.
Stili, trasformazioni e attacchi:
Rimarcando il tema principesco, da trasformate, le nuove Pretty Cure sfoggiano abiti molto elaborati e praticamente da festa, che divengono sempre più sfavillanti e vaporosi man mano che le capacità aumentano. Va da sé che i più belli sono quelli di Cure Scarlet, come ovvio che sia. L'effetto è nel complesso accettabile, anche se di certo non sembrano costumi da guerriere.
In questa serie si nota un uso più pronunciato della computer grafica, che è ora presente in molti degli attacchi, anche se per fortuna non tutti. La resa della tecnica computerizzata è comunque altalenante: eccellente nella prima opening, che ricorda molto un disegno "tradizionale", diviene talvolta approssimativa ed elementare, oppure anche fuori luogo come quando, nella seconda ending, propone dei personaggi disegnati molto da pupazzi, stilisticamente assai lontani dal resto dell'anime.
L'animazione prodotta è complessivamente su livelli standard o per lo meno buoni, ma va anche detto che, in quattro/cinque occasioni, i mestieranti della Toei ci producono delle belle sequenze di "sugoi level animation" che sono una gioia per gli occhi (scontro finale, meraviglioso). E con le serie delle Pretty Cure questo non si vedeva da un po' di tempo.
<b>Attenzione, seguono dettagli sul finale</b>
La storia: come da alcune serie a questa parte, non viene presentata più direttamente la missione delle Pretty Cure come uno scontro delle paladine del bene contro gli emissari del male. La dualità eterna e conflittuale è più velatamente proposta come lo scontro dei sogni con la "disperazione" ovvero quella cosa che permea il pianeta Desertia (<i>"Sono disperato." "Non dire così. Tieni, ti ho portato un po' di sabbia"</i>). Invero, è la gioia dei sogni che si realizzano contro la degenerata tristezza che i sogni non realizzati, o i semplici dispiaceri di ogni giorno, possono produrre.
Laconico, catartico, realistico e filosoficamente molto orientale, è il finale: sogni e disperazione sono alla fine due facce della stessa medaglia e non possono mai annullarsi del tutto, e, anche se uno dei due prevale momentaneamente, l'altro è presto o tardi destinato a ritornare. C'è solo da accettare questo fatto, sia il bello e il brutto che viene, poiché "life goes on", anche se i compagni con cui si è condivisa la lotta vanno per altre strade. E questo è un bel messaggio da lasciare ai giovani spettatori.
Dodicesima incarnazione del brand, <i>Go! Princess Precure</i> è una bella boccata di ossigeno per un filone che era reduce da alcune prove non proprio esaltanti e che sembrava ormai fin troppo statico nelle sue produzioni. Non siamo certo ai livelli da "Champions" come <i>Splash Star</i> o <i>Heartcatch</i>, ma almeno per l'Europa League se la può giocare.
Ho deciso, dopo molto tempo, di ricominciare una serie delle Pretty Cure dopo la gran delusione di Fresh Pretty Cure, che mi aveva lasciato proprio con l'amaro in bocca. Ammetto che, fin dalla primissima serie, con le leggendarie Nagisa e Honoka, sono stata una grande fan delle Pretty Cure ma non per questo la mia recensione sarà di parte, ve lo assicuro!
Non farò un resoconto della serie perché mi sembra letteralmente inutile, di conseguenza vorrei semplicemente evidenziare dei punti chiave e così motivare il mio voto.
La storia mi ha intrigato, chiaramente non c'è nulla di particolarmente innovativo ma devo dire che non mi è dispiaciuta per niente e, secondo me, è stata sviluppata molto bene, così come l'evoluzione di tutte le ragazze.
Per quanto riguarda i cattivi, sono rimasta piacevolmente colpita sia dalla leader, Dyspear, che dai generali di Dysdark. Unica critica forse... la cattiva di turno che poi si redime e diventa una Pretty Cure mi ricordava molto Pretty Cure Splash Star con Michiru e Kaoru oppure altre serie... quindi insomma, avrei fatto una scelta diversa.
Menzione d'onore per lo styling di questa nuova serie: i costumi mi sono piaciuti tantissimo, diversificati anche abbastanza bene per ciascun power up e soprattutto molto carini anche nell'evoluzione finale di Grand Princesses (anche se, ahimé, si vede solo quello di Cure Flora in versione "fighting mode").
Sui power up mi esprimo positivamente un'altra volta: niente di nuovo, sia chiaro, sono sempre piuttosto "banali" se così si può dire, ma credo che si addicessero tematicamente a ciascuna Pretty Cure che li conquistava. Notevole anche la scelta di far guadagnare i power up singolarmente e non "in gruppo", come spesso succedeva in passato. Osservazione particolarmente colta di un utente su di un forum che seguivo (e che ci terrei a porre alla vostra attenzione) è la loro quantità: ai fini della serie e dell'evoluzione finale servivano a poco (il cambiamento non doveva avvenire "materialmente"). Motivazione? Probabilmente semplice merchandise (e fra lo Scarlet Violin, le 12 Keys, i Princesses Rod, l'Hope Kingdom Palace, la Royal Key e le Legendary Keys... ragazzi, per la Bandai credo siano piovuti fior di yen).
Per quanto riguarda le animazioni, arrivando da parecchi anni di "stop" dalla visione delle serie precedenti, la serie mi ha stupito anche su questo piano: combattimenti secondo me un po' più "maturi" e verosimili e anche piuttosto ben realizzati.
Infine, la colonna sonora: opening molto carina, che ho sinceramente apprezzato (stranamente) e che addirittura viene cambiata (parlo di animazioni) con l'introduzione di Cure Scarlet. Ending... mah, pessime come sempre. Me ne fosse piaciuta una da quando guardo le Pretty Cure... sembrano ending da anime che parlano di idol, altro che da Pretty Cure!
Tirando le somme, ero indecisa fra sette ed otto, ma credo che otto sia troppo per una serie simile... tuttavia, devo proprio dire che il finale mi è piaciuto veramente tanto (quasi scappata la lacrimuccia, lo ammetto) e che ho seguito la serie con tantissimo entusiasmo e voglia di vedere l'episodio seguente! L'otto non lo merita per la mancanza di effettive novità, l'eccessiva presenza di power up (a volte inutili) e, soprattutto, per la totale mancanza di sviluppo della piccola "storia d'amore" fra Haruka e il principe Kanata (cosa che ha deluso praticamente tutti i fan). Se volete ritornare al genere majokko e alle "vecchie glorie" con le Pretty Cure, credo che questa serie, seppur con qualche elemento di novità, non deluderà assolutamente, soprattutto i fan più affezionati!
Non farò un resoconto della serie perché mi sembra letteralmente inutile, di conseguenza vorrei semplicemente evidenziare dei punti chiave e così motivare il mio voto.
La storia mi ha intrigato, chiaramente non c'è nulla di particolarmente innovativo ma devo dire che non mi è dispiaciuta per niente e, secondo me, è stata sviluppata molto bene, così come l'evoluzione di tutte le ragazze.
Per quanto riguarda i cattivi, sono rimasta piacevolmente colpita sia dalla leader, Dyspear, che dai generali di Dysdark. Unica critica forse... la cattiva di turno che poi si redime e diventa una Pretty Cure mi ricordava molto Pretty Cure Splash Star con Michiru e Kaoru oppure altre serie... quindi insomma, avrei fatto una scelta diversa.
Menzione d'onore per lo styling di questa nuova serie: i costumi mi sono piaciuti tantissimo, diversificati anche abbastanza bene per ciascun power up e soprattutto molto carini anche nell'evoluzione finale di Grand Princesses (anche se, ahimé, si vede solo quello di Cure Flora in versione "fighting mode").
Sui power up mi esprimo positivamente un'altra volta: niente di nuovo, sia chiaro, sono sempre piuttosto "banali" se così si può dire, ma credo che si addicessero tematicamente a ciascuna Pretty Cure che li conquistava. Notevole anche la scelta di far guadagnare i power up singolarmente e non "in gruppo", come spesso succedeva in passato. Osservazione particolarmente colta di un utente su di un forum che seguivo (e che ci terrei a porre alla vostra attenzione) è la loro quantità: ai fini della serie e dell'evoluzione finale servivano a poco (il cambiamento non doveva avvenire "materialmente"). Motivazione? Probabilmente semplice merchandise (e fra lo Scarlet Violin, le 12 Keys, i Princesses Rod, l'Hope Kingdom Palace, la Royal Key e le Legendary Keys... ragazzi, per la Bandai credo siano piovuti fior di yen).
Per quanto riguarda le animazioni, arrivando da parecchi anni di "stop" dalla visione delle serie precedenti, la serie mi ha stupito anche su questo piano: combattimenti secondo me un po' più "maturi" e verosimili e anche piuttosto ben realizzati.
Infine, la colonna sonora: opening molto carina, che ho sinceramente apprezzato (stranamente) e che addirittura viene cambiata (parlo di animazioni) con l'introduzione di Cure Scarlet. Ending... mah, pessime come sempre. Me ne fosse piaciuta una da quando guardo le Pretty Cure... sembrano ending da anime che parlano di idol, altro che da Pretty Cure!
Tirando le somme, ero indecisa fra sette ed otto, ma credo che otto sia troppo per una serie simile... tuttavia, devo proprio dire che il finale mi è piaciuto veramente tanto (quasi scappata la lacrimuccia, lo ammetto) e che ho seguito la serie con tantissimo entusiasmo e voglia di vedere l'episodio seguente! L'otto non lo merita per la mancanza di effettive novità, l'eccessiva presenza di power up (a volte inutili) e, soprattutto, per la totale mancanza di sviluppo della piccola "storia d'amore" fra Haruka e il principe Kanata (cosa che ha deluso praticamente tutti i fan). Se volete ritornare al genere majokko e alle "vecchie glorie" con le Pretty Cure, credo che questa serie, seppur con qualche elemento di novità, non deluderà assolutamente, soprattutto i fan più affezionati!