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Fabbrizio_on_the_Road

Episodi visti: 26/26 --- Voto 8
Dopo aver visto e amato “Ginga Nagareboshi Gin” non potevo non guardare il suo seguito, uscito nel 2005, quasi a vent’anni di distanza dalla prima serie. “Ginga Densetsu Weed” è un’anime di 26 episodi tratto dall’omonimo manga e prodotto dallo studio Deen (la serie precedente era della Toei) che si propone di raccogliere l’eredità della storia precedente mantenendo buona parte dei punti forti, ma introducendo anche qualche elemento di novità.

Le premesse però non sono rosee. Infatti la serie non parte con il piede giusto, presentando fin da subito alcuni problemi. Per chi come me approda alla visione del primo episodio subito dopo aver terminato di vedere le avventure di Gin (e di conseguenza con le aspettative molto alte, visto soprattutto il memorabile finale) la situazione è tutto tranne che promettente.
In primo luogo, la trama: le vicende iniziali (circa i primi 5 episodi) non sono molto ispirate e nel complesso la narrazione risulta piuttosto fiacca. Non aiutano fin qui i personaggi che, molto banalmente, sembrano la brutta copia di quelli vecchi. Fortunatamente però le cose si risollevano e nel complesso la storia si fa per tutto il resto della serie molto più convincente.
Un altro aspetto negativo che ogni spettatore non potrà fare a meno di notare è la discutibile qualità del comparto tecnico. Preparatevi a rimpiangere la serie dell’86, perché disegni e animazioni risultano abbastanza deludenti. Inoltre gli animatori devono aver avuto qualche problema per animare la parlata dei cani, visto che, almeno nei primi episodi, i protagonisti parlano in modo molto strano.

Tolti questi difetti e procedendo con la visione, la serie dimostra di sapere il fatto suo. Lo sviluppo delle vicende si fa più interessante e i nuovi personaggi acquisiscono spessore, buona anche la gestione di quelli vecchi che abbiamo il piacere di rivedere quasi al completo. In termini di contenuti viene ripreso il tema fondamentale della prima serie: la formazione del protagonista, che si articola in uno sviluppo fisico e caratteriale notevole. Seppur nelle sue peculiarità il percorso di Weed ricorda molto quello di Gin, ma senza farcelo rimpiangere e nel complesso si tratta di una caratterizzazione piuttosto riuscita. Gli altri temi più importanti sono invece stati rinnovati e potremmo dire aggiornati a tempi più recenti. La Guerra ad esempio, aspetto fondamentale anche della serie precedente, non è più una lotta eroica/epica contro un nemico esterno (in quel caso gli orsi), ma uno scontro interno tra cani di diverse fazioni. Anche i toni sono stati profondamente cambiati, probabilmente perché in questo caso il prodotto è un seinen, cioè destinato ad un pubblico adulto, mentre la vecchia serie era uno shonen, destinato ai ragazzi. Infatti gli scenari e le atmosfere sono più cupe e drammatiche, e spesso le vicende riservano dei risvolti malinconici. Anche la prima serie era molto violenta e cruda in tanti momenti, ma era a mio avviso un po' più “romanzata”.
Purtroppo scompaiono dalla scena i protagonisti umani, non vi è quindi un confronto sentimentale o morale di alcun tipo nella storia di Weed e compagnia se non tra i protagonisti canini. Il che è un peccato, visto che invece nella storia di Gin gli uomini avevano giocato un ruolo fondamentale, un rapporto di amicizia, stima e lealtà, ma anche di sofferenza e sacrifici. Forse è questo più di altri il motivo per il quale tuttora considero migliore la vecchia serie, insieme ad altri aspetti di contorno come colonna sonora e comparto grafico.

Tuttavia “Ginga Densetsu Weed” è un ottimo seguito, consigliato soprattutto a chi già ha avuto modo di apprezzare le gesta del piccolo Gin, ma volendo anche ai neofiti. Una serie che riesce a coinvolgere e ad emozionare, in modo nuovo rispetto al predecessore senza rinnegare le origini e i valori fondanti della prima serie.


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Kotaro

Episodi visti: 26/26 --- Voto 7
<i>Siamo lontani dall’irraggiungibile percorso battuto da quei grandi uomini</i>

In un certo senso, basta questa frase, che apre la bella sigla di chiusura “Tsuki Akari”, per fare capire cos’è Ginga Densetsu Weed.
Seguito diretto di Ginga Nagareboshi Gin (fortunata serie animata degli anni ’80), l'anime è la storia del piccolo Weed, cucciolo di Akita inu che scopre di essere il figlio del glorioso Gin, un padre leggendario da cui è stato separato in tenerissima età. Saputo che il padre è stato fatto prigioniero da un potente e mostruoso avversario, al cucciolo non resterà che prendere il comando e radunare un esercito di cani per salvare lui e il suo territorio preso di mira dal nemico.
Per chi, come me, approda alla visione di Ginga Densetsu Weed dopo aver da poco terminato la prima serie, lo scenario che gli si profila davanti, agli inizi, è terribilmente desolante.
Colpiti nel profondo del cuore dallo splendido finale della serie anni ’80, si rimane un po’ delusi nel vedere l’incipit di questo seguito giunto dopo tanti anni. Deludente è l’aspetto tecnico e deludente è la storia, che presenta una trama ben più banale e campata per aria rispetto a quella della prima serie, oltre che dei personaggi a cui è difficile affezionarsi, agli inizi, dato che sembrano un po’ la copia malriuscita di quelli tanto amati nella prima avventura.

Fortunatamente, nonostante l’incipit deludente, Ginga Densetsu Weed si riprende abbastanza nel corso del suo svolgimento, soprattutto nella seconda metà della storia. E’ vero che la struttura della serie riprende quella di Ginga Nagareboshi Gin, con questo gruppo di cani che viaggia in lungo e in largo per aumentare il numero dei suoi membri, e questo porta a scontri, intrighi, tradimenti e battaglie in vista di una battaglia finale che conclude la serie facendosi tragica e avvincente. Tuttavia, si possono riscontrare diverse differenze fra le due serie, con Ginga Densetsu Weed che è più tragico, più violento, più sofferto, più esagerato e più “canino” rispetto alla storia di Gin. Se la prima storia poneva l’accento sul triangolare rapporto fra uomo, orso e cane, cosa che diventava poi metafora del rapporto fra l’uomo e la natura, questo seguito si presenta come qualcosa di meno profondo, che imbastisce una trama piuttosto risibile per dedicarsi unicamente sui combattimenti e sull’elogio di temi quali l’amicizia virile, la lealtà e il coraggio.
Non vi sono, infatti, orsi, dato che il nemico da battere è qui rappresentato da due cani: il mostruoso mutante Kaibutsu e il dispotico e ambizioso Hougen. E non vi sono neppure umani, i quali appaiono sullo sfondo o nei racconti dei personaggi canini e peraltro non ci fanno neppure una bella figura, passando sempre per i cattivi di turno che maltrattano i cani, li rinchiudono senza farli mangiare, gli sparano o compiono terrificanti esperimenti scientifici sui loro corpi. Ben altra cosa erano la profonda umanità, pur tuttavia celata dietro i suoi metodi poco ortodossi che rivelavano però un grande amore per la natura e gli animali, del cacciatore Gohei Takeda, e il legame quasi fraterno che univa il vivace bimbo Daisuke e il cucciolo Gin nella prima storia.

Scomparendo gli orsi e i personaggi umani, si toglie però a questo nuovo capitolo della Ginga Densetsu un po’ di sacralità, un po’ di simbolismi, e la sensazione è quella di un autore che torna a narrare la sua opera più celebre dopo tanti anni per spremerne ancora il successo in maniera discutibile. Il fatto che Ginga Densetsu Weed sia unicamente vissuto da cani gli toglie un bel po’ di fascino, dato che, essendo comunque tutti cani, anche se di specie diverse, i personaggi vengono in qualche modo posti sullo stesso piano, e non ci si spiega dunque perché Hougen debba voler primeggiare su animali che sono di pari livello rispetto a lui. Rimane un cattivo diabolico e affascinante, che riesce davvero a spaventare lo spettatore malgrado troppo spesso si dedichi ad atteggiamenti da cattivo di serie B, ma ci si chiede comunque cosa abbia di più degli altri personaggi che lo rende il cattivo, dato che essendo tutti cani potenzialmente chiunque di loro potrebbe diventarlo.
Vi è anche un’esagerazione a volte troppo accentuata nel dipingere i personaggi. Fra cani geneticamente modificati, cani ciechi che vedono e leggono nel pensiero con gli occhi della mente, e cani a cui sono state innestate dagli uomini delle zampe bioniche, si storce un po’ il naso e ci si chiede se prima o poi non spuntino fuori anche cani extraterrestri (cosa che fortunatamente non accade).

Un altro difetto piuttosto fastidioso, che non toccherà i non conoscitori di Ginga Nagareboshi Gin, ma che invece personalmente ha parecchio fatto storcere il naso a me che lo conosco e amo, è appunto il modo in cui Ginga Densetsu Weed si pone nei confronti della prima serie.
Fin dai primi istanti del primo episodio, dove viene fatto un riassunto della trama della serie originale, ci si accorge di qualcosa che non va… Il riassunto non corrisponde a quello che poi viene effettivamente narrato nell’ultima puntata della prima serie!
Vi è, fastidiosamente, una sorta di censura di un pezzo molto forte e violento ma fondamentale che chiudeva la prima serie, e il racconto viene fatto in maniera piuttosto sommaria.
Molti personaggi storici della prima serie, Gin in testa, faranno la loro comparsa nel proseguire degli episodi. Alcuni di questi si difendono bene, altri invece li ritroviamo cresciuti, fin troppo cresciuti, quasi irriconoscibili nei comportamenti e fastidiosamente diversi da come ci si aspettava che agissero, avendoli noi conosciuti molto tempo prima.
Alcuni di questi, peraltro, si troveranno in difficoltà molto grandi oppure addirittura finiranno molto male durante la lotta contro Hougen e i suoi sgherri, e disturba non poco vedere i grandi eroi che hanno abbattuto Akakabuto, un orso ferocissimo e grosso quanto una montagna, cadere per mano di quello che a conti fatti rimane solo un alano con manie di grandezza da gerarca nazista di un film di serie B.

Fin qui, il <i>“Siamo lontani dall’irraggiungibile percorso battuto da quei grandi uomini”</i> che dicevo in apertura sarebbe dunque ampiamente giustificato. Però, come accennavo, Ginga Densetsu Weed riesce in qualche modo a migliorarsi nel corso del suo svolgimento e a presentare anche diversi pregi.
Man mano che si va avanti con la storia, i nuovi personaggi presentati acquistano spessore e si distaccano dai loro predecessori, presentando, ognuno di essi, non solo una propria fisicità, ma anche un differente carattere o modo di agire che li contraddistingue e li differenzia gli uni dagli altri.
I personaggi presentati, inoltre, sono davvero tanti, e sarà impossibile non trovarne almeno uno in cui identificarsi o che ci piaccia. Ognuno di loro avrà una sua ben precisa storia personale, spesso molto sofferta o toccante, che viene ben narrata, caratterizza perfettamente il personaggio e le sue azioni e riesce a coinvolgere lo spettatore.
Nel proseguire della storia, poi, vi saranno svariati intrighi, colpi di scena, cambi di fronte e scossoni nei rapporti fra i vari personaggi, oltre che diversi eventi tragici che mantengono lo spettatore incollato allo schermo costringendolo ad ammettere, a ragione, che la storia, malgrado i difetti sopra elencati, è dannatamente avvincente e coinvolgente e vissuta da personaggi ottimamente costruiti.

Qualcuno una volta ha detto che Ginga Densetsu Weed <b>sa</b> come narrare gli eventi drammatici e le morti dei personaggi. Non si può dargli torto. L’autore Yoshihiro Takahashi aveva già dimostrato il suo talento nel rappresentare il dramma, la morte, la lotta, l’esaltazione dell’amicizia, nella sua opera originale, e qui ce ne dà un’ulteriore dimostrazione. Avremo personaggi che paradossalmente sono cani ma riescono a essere più virili di tanti personaggi umani di opere recenti; avremo poi un’esaltazione incredibile dell’amicizia, della lotta per perseguire i propri ideali, della virilità, del morire combattendo per una giusta causa e del combattere con onore. Tutti questi elementi non mancheranno davvero di tenerci incollati allo schermo e, perché no, di farci anche cadere qualche lacrimuccia di commozione in determinati punti.
Quella che sembrava una scialba continuazione della prima storia, dunque, acquista una sua personalità, un cast di personaggi che sa essere indimenticabile, oltre che un’epicità e un lirismo difficili da trovare al giorno d’oggi e sicuramente molto apprezzati. Grandi temi, dunque, e un’epica rappresentazione di essi che fa un po’ dimenticare che il tutto parte dalla lotta fra un gruppo di cani, comandato da un cucciolo di Akita inu, e un altro comandato da un alano con manie di grandezza; cioè una storia di base talmente semplice da apparire quasi ridicola, a ben pensarci.

Questa storia così appassionante, purtroppo, viene poi affossata non soltanto dai difetti sopraccitati e da un finale bello ma ben lontano da quello, più intenso, della prima serie, ma anche da diverse mancanze sul lato tecnico. Queste è possibile notarle già dal primo episodio, il quale mi fece dare alla serie la nomea di “I cani spastici”, per via della scarsità delle animazioni.
Le animazioni rimarranno di basso livello per tutta la prima parte, alternandosi poi fra alti e bassi lungo tutto lo svolgimento della serie, e lo stesso si dirà per i disegni, meno curati rispetto a quelli della prima serie (i quali erano tuttavia più grezzi per via dell’età) e anch’essi variabili e altalenanti da un episodio o da una scena all’altra. Sono invece più apprezzabili i colori e i disegni dei paesaggi, che ci regalano ottime ambientazioni divise fra prati verdi, ruscelli e alberi di ciliegio in fiore, dipinti con colorazioni acquerellate e soffuse, e montagne innevate, con venti e tormente bianche dipinte con colorazioni più scure e inquietanti.
Le due sigle, “Ginga Densetsu Weed” e “Tsuki Akari”, dagli smaccati ritmi ora rock ora country e con un testo particolarmente ispirato, ad opera dei Dohatsuten, sono d’effetto e molto belle, mentre la colonna sonora di sfondo agli episodi è gradevole ma un po’ ripetitiva e con qualche pezzo poco ispirato. Però presenta anche un paio di brani cantati molto affascinanti. Si tratta di una colonna sonora gradevole e tutto sommato adatta a rappresentare Weed, ma assai lontana dall’eccezionale lavoro che accompagnava la prima serie, una colonna sonora epocale che si sposava meravigliosamente con l’ambientazione e le scene e ti penetrava nel cuore e fin dentro le ossa.

Deludente è, purtroppo, anche il doppiaggio giapponese, che non presenta particolari grandi nomi né doppiatori dalla voce troppo particolare. Sia chiaro, il loro lavoro lo svolgono, ma difficilmente rimangono impressi, ad eccezione del bravo Kouji Ishii che dà la voce a Hougen.
Dispiace, peraltro, la mancanza di qualsivoglia membro del cast della serie storica a caratterizzare i vecchi personaggi, cosa che avrebbe dato più continuità e che così sminuisce volti noti e amati nella precedente storia.

Ginga Densetsu Weed è dunque una serie abbastanza contraddittoria, che presenta evidenti difetti ma che ugualmente, nonostante questo e le ripetute volte in cui i vecchi fans di Ginga Nagareboshi Gin storcono il naso, riesce a dare quasi assuefazione e a tenere incollati allo schermo gli spettatori, bramosi di seguirne le vicende.
Uno spettatore che già conosce la prima serie proverà spesso fastidio nel vedere certe cose, ma comunque non potrà fare a meno di riconoscere che la mano dell’autore amato per Ginga Nagareboshi Gin è sempre presente e non finirà d'incantarlo.
Uno spettatore che non conosce la serie originale, di contro, non noterà diversi punti deboli da me elencati e magari potrà storcere un po’ il naso per l’altalenante realizzazione tecnica, ma comunque ci sono altissime probabilità che rimanga affascinato dalla storia coinvolgente e toccante.
L’ideale sarebbe partire da Ginga Nagareboshi Gin, ma se proprio la prima serie sembra troppo “vecchia” (per quanto sia idealmente molto più bella) anche Ginga Densetsu Weed può essere un buon punto di partenza per addentrarsi in questo affascinante mondo canino, che rappresenta uno degli ultimi baluardi di un modo lirico e passionale di fare manga che oggi va pian piano scomparendo.
Una visione è fortemente consigliata, poi starà allo spettatore valutare da sé.


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kimba77

Episodi visti: 26/26 --- Voto 8
In tempi recenti abbiamo assistito a una gran quantità di anime e manga shonen prodotti in quantità industriale mostranti i temi più disparati: da dei della morte armati di katana a ninja che di ninja hanno tutto tranne i costumi neri, dai pirati ai cani... un momento... CANI!!?? E questo dove salta fuori!!??
Beh, credeteci o no ma esiste un anime/manga con protagonisti i nostri amici a quattro zampe. Per quanto l'idea possa suonare stupida, credetemi non lo è affatto. Dimenticatevi le storie di cani e i loro padroni a cui siamo abituati, qui i nostri cari 'amici' non si fanno scrupoli a usare la forza dei loro denti, e di sangue ne vedrete parecchio.
Ma partiamo con ordine: l'anime in questione è il seguito di un altro shonen uscito negli anni 80, Ginga Nagareboshi Gin (tranquilli non c'è bisogno di conoscere la prima per godersi questa) :sono passati anni dalla sconfitta dell'orso Akakabuto e nel regno del capobranco Gin (protagonista della prima serie) una nuova minaccia si è materializzata: un cane dalla grandezza abnorme sta facendo un massacro in questo regno un tempo pacifico. La compagna di Gin, Sakura, viene mandata in un posto lontano perchè porta in grembo il figlio del capobranco. Passano altri anni e il figlio di Gin è cresciuto e sta cercando di salvare la madre da una grave malattia. Dopo varie peripezie, egli scopre la verità su suo padre e decide di partire verso la sua terra natia per incontrarlo e scoprire cos'è successo. Da qui ha inizio la storia che vedrà Weed fronteggiarsi prima con Kaibutsu, il cane abnorme che si scoprirà essere un esperimimento genetico, e Hougen un tiranno di razza Alana che brama di possedere il regno di Gin, catturato mentre era in viaggio.
La trama ha una struttura semplice e lineare ma si lascia seguire e tiene col fiato sospeso. I personaggi sono anche essi semplici ma ben caratterizzati e variegati: dai San Bernando ai Saluki, dai Golden Retriver agli Akita Inu e cosi via. I combattimenti sono tanti e molto violenti, ogni cane dovrà dare il meglio di sè come nella più classica della tradizione shonen e le vittime saranno parecchie. Weed, dal canto suo, si dimostra abbastanza diverso dal classico protagonista di questi anime dimostrandosi compassionevole e contrario a qualsiasi violenza; sarà col proseguire della storia che capirà il peso della posizione e troverà il coraggio di andare avanti.
Passiamo ora alla gran nota dolente: il lato tecnico. GDW è una serie realizzata con un budget limitato, e si vede. I disegni oltre ad avere un cambio di stile in quasi ogni puntata,talvolta grossolano,sono spesso afflitti da errori grafici ancor più grossolani; disegni fatti male, di cui gran parte sono fortunatamente nascosti da scene veloci, ma che comunque non sarà raro vedere. Detto questo, se riuscite a sopportare questo gran limite, la serie scorrerà veloce senza altri difetti.
Conclusioni: GDW è tra gli anime più particolari usciti finora, ma non per questo non adatto a tutti. Se amate i cani, e scommetto che molti di voi li amano, dovete guardarvi questa serie senza alcun rimorso. Non fermatevi a causa della paura di vedere cani violenti e massacri e vedrete che la storia saprà rapirvi come solo le grandi storie sanno fare.

Oreogk

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Oreogk

Episodi visti: 15/26 --- Voto 9
Molto bello e ben fatto. Il seguito di "Ginga: Nagareboshi Gin" è un anime veramente molto bello.
Il protagonista è Weed, figlio di Gin, che si mette in viaggio per ritrovare il genitore sulle montagne di Ohu; tutti i personaggi sono molto ben fatti, rendono molto bene e le caratteristiche dei diversi cani, come colore e razza, sono rese con cura.
Un raro caso in cui il seguito è meglio della serie principale, uno dei più riusciti del periodo.
Insomma: lo consiglio a chi ama i colpi di scena da togliere il respiro e a chi voglia un'avventura eccitante allo stato puro! E chiaramente a chi ama i cani, come me.

Lupocheet

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Lupocheet

Episodi visti: 26/26 --- Voto 9
Anime stupendo, la trama è avvicencente ed estremamente accattivante. E' un anime un po' crudele, ci sono molti combattimenti sanguinari. La storia è cambiata molto dal manga, ma è abbastanza accettabile. I Personaggi son esclusivamente cani, e il protagonista è Weed, un akita/kishu, uno dei protagonisti più magnanimi che conosco. La grafica cambia ad ogni episodio (episodio 2...), a causa del budget limitato. Secondo me di grafica i migliori episodi sono l'1, 5, 6, 9, 10, 12, 17, 19, 21, 26.
E' consigliato ad un pubblico adolescente, per la violenza. Gli do un nove, perchè la storia è cambiata dal manga ed è limitata a causa dello sviluppo veloce. Il prequel Ginga Nagareboshi Gin del 1986 è migliore secondo me sia di grafica che di trama.

Loc

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Loc

Episodi visti: 0/26 --- Voto 9
Un anime veramente particolare.Se vi piace l'azione e vi piacciono le cose un po' insolite fa per voi.
La trama si svolge in Giappone, con la particolarità che rende unico questo anime (anche se ha un predecessore) di avere solo ed esclusivamente cani come personaggi.La storia è veramente molto buona e si può capire anche senza aver visto la prima serie, Ginga Nagareboshi Gin, anche se così ovviamente non si possono apprezzare appieno le sue qualità, in quanto i riferimenti al passato sono scarsi e a volte sono discordanti rispetto alla prima serie.L'unica cosa, trovo che la soluzione iniziale adottata per far cadere il regno di Gin sia troppo ovvia e ormai consumata, cioè il mostro cattivo ormai l'hanno usato tutti.Per quanto riguarda i disegni purtroppo c'è una grande caduta di stile, anche se questa è sicuramente dovuta alla carenza di budget per la realizzazione.Si nota fin troppo bene infatti che è stato realizzato da disegnatori diversi e si riesce a capire anche quali puntate sono state realizzate dalla stessa persona.In effetti, le uniche puntate veramente belle e curate sono la prima è l'ultima, con dei livelli grafici direi più che accettabili.Per quanto mi riguarda, lo stile di disegno non è dei migliori, ma questo non è dovuto ai disegnatori ma piuttosto alla scelta generale dello stile.I colori di alcuni cani sono assolutamente improbabili, così come alcune macchie di pelo dalle forme assurdamente geometriche che caratterizzano alcuni personaggi.
Ora si può passare alla parte più buona: le parti caratterizzanti di questi tipi di anime, cioè i combattimenti, sono esagerati in maniera gradevole e molto più verosimile rispetto ad altri shonen.Oltretutto sono veramente interessanti...è davvero diventete vedere due cani che cercano di spezzarsi il collo a vicenda piuttosto dei soliti tizi con gli spadoni, anche perchè in questo modo sono state inventate cose nuove da questo punto di vista.Le possibilità di arti marziali per un umano sono sì molto varie, e d è dimostrato che lo sono anche per un cane.Soprattutto è interessante vedere i cani-ninja all'azione, che ovviamente non potevano mancare in un anime del genere.Un'altra cosa buona è che nei combattimenti ci sono pochissimi flash back, se non praticamente assenti (me ne viene in mente uno solo al momento) che non rallentano l'azione e rendono più scorrevole e gradevole l'episodio.I flashback sono mostrati, come è giusto che siano, fuori dal combattimento quando i personaggi hanno il tempo di pensare.I combattimenti sono violenti e li sangue scorre a fiumi.Sono tutti molto crudeli quando combattono, a parte il protagonista che invece è un personaggio veramente buono, l'unico che ho trovato tra tutti gli anime che ho visto.
La trama si basa appunto sulla storia di questo cane, Weed, che è l'erede al trono di suo padre, il leader della valle di Ohu.A causa di un mostro creato in alcuni laboratori (sempre dalla forma canina) l'esercito e il regno del padre (Gin) vengono distrutti, mentre egli è assente dato che era ancora in cerca di cani per il suo branco.Gin viene però imprigionato da un rivale , Hougen, che intende prendere il suo posto a capo dei cani.Il compito di Weed sarà quindi riprendere il suo posto a Ohu, sconfiggendo gli oppositori e liberando il padre.Per farlo dovrà però viaggiare in cerca di alleati, in quanto Hougen non è solo, ma ha a disposizione un esercito...


Consiglio a tutti la visione!