Brain Powered
Con le molte opere dirette da Yoshiyuki Tomino ("Gundam", "Ideon", e "Dunbine") la gente rimase affascinata dal coraggio delle trame offerte dai suoi anime, al prezzo, però, di dover assistere a massacri di cast degni di una strage (che gli diedero il sopranome di "macellaio").
Ma la verità è che quelle scelte erano dovute al fatto che quel regista aveva una non so quale depressione che l'ho portò all'epoca a narrare quelle drammatiche e mortuarie storie di guerra e tradimenti (salvo un paio di eccezioni), ma alla fine riuscì a riprendersi e con esse gli anime che voleva narrare, è una di queste nuove storie più leggere nei toni ma ugualmente capaci di non dare la noia allo spettatore fu questa sconosciuta (ora disponibile grazie a Dynit) serie del 1998 che prende il nome di "Brain Powerd", ovviamente prodotto da Sunrise.
<b>Attenzione: la seguente parte contiene spoiler</b>
Da tempo la Terra è soggetta a svariati cataclismi ambientali di ogni genere con sempre maggiore frequenza e la causa è una gigantesca astronave aliena rinvenuta sul fondo dell'oceano, che venne in seguito ribattezzata "Orphan".
Sfortuna vuole che gli scienziati venuti a studiarla, guidati dai coniugi Kensaku e Midori Isami con appresso i loro figli Iko e Yuu, intendano sfruttare la tecnologia della nave per poterla far decollare e lasciare la terra ormai morente, lasciandosi volutamente dietro l'umanità intera, che morirebbe per via della terrificante potenza che la gigantesca nave, dotata di una specie di volontà propria che ha reso gli occupanti succubi, potrebbe creare al momento del decollo. A tal riguardo venne formato un team di oppositori che hanno la loro base nella nave Novaris Nova.
Ad aggravare i danni al pianeta vi sono dei dischi volanti che partono da "Orphan"; dalla base viene mandato al recupero di tali dischi il gruppo Reclaimer, il quale fa uso di giganteschi robot-esoscheletri organici chiamati Grandchild, per recuperarli.
Tutto cambia quando una giovane ragazza, tale Hime Utsumiya, finisce con l'avvicinarsi a uno di questi dischi e assiste a un fenomeno che i Reclaimer tentavano d'impedire mediante i loro recuperi: la "nascita" di un Brain Powered, un essere simile ai Grandchild ma dotato d'intelligenza, e Hime riesce immediatamente a imparare a pilotarlo. In quel frangente conoscerà uno dei Reclaimer di "Orphan": Yuu Isami.
Egli rimane colpito dal carisma di quella ragazza, e così, tempo dopo, vorrebbe rivederla, ma, mentre girovaga per "Orphan", viene a sapere del terribile progetto della sua famiglia e così, etichettato dalla sua stessa famiglia come traditore della volontà di "Orphan" (complice il fatto che sua sorella Iko, ribattezzatasi Queency Issa, gli ha volutamene sparato senza battere ciglio), è costretto a darsi la fuga mediante un Brain Powered da lui nascosto e con cui ha legato (al momento della loro "nascita" i Brain Powerd sono come neonati e quindi vanno accuditi e istruiti). Nel bel mezzo della fuga rincontrerà proprio Hime, nel frattempo unitasi all'equipaggio della Novaris Nova, che ha incluso nella sua armata dei Brain Powered. Quindi, deciso a fermare il disumano piano della sua famiglia e dei fedeli assoggettati alla volontà di "Orphan", decide, dopo un periodo d'isolamento, di unirsi alla lotta contro "Orphan", dalla quale dipenderà il destino dell'umanità e della Terra.
L'anime riprende molte delle tematiche già affrontate da Tomino nei suoi anime come: dipendenza dal potere, pensare al proprio tornaconto ai danni altrui, indifferenza nei confronti della popolazione, famiglie pronte a puntarsi contro la pistola a vicenda per modi di pensare opposti, luce negativa sui personaggi femminili (freddi calcolatori, traditori e facilmente influenzabili), oltre agli elementi positivi, come prendersi cura degli orfani, nel caso dei tre bambini presi sotto l'ala protettiva materna di Hime, storie d'amore fra i personaggi, tra cui quella che si svilupperà lentamente fra Yuu e Hime, e cambi di posizione dai nemici ai protagonisti.
Inoltre la trama è piena di colpi di scena e mostra molti background dei vari personaggi, che vantano una discreta caratterizzazione.
Come detto sopra, L'anime vede dei cambiamenti sulla regia del regista, dal momento che non viene più mostrata la moria dei personaggi (e vero che qualcuno perderà la vita ma non in maniera cruda) in favore, nonostante il contesto, di un ritmo più calmo e rilassato.
Tecnicamente, in un anime mecha, che vanta un complesso e affascinante design dei Brain Powered e i Grandchild, che richiamano gli esoscheletri, gli scontri dovrebbero essere il piatto forte ma, e qui sta il colmo, non è il caso di questa serie: deve esserci stato qualcosa che non andava nella produzione, dal momento che gli scontri vengono, il più delle volte, mostrati in maniera piuttosto rozza, oltre a essere molto lenti e brevi e anche un po' confusionari, mentre il resto delle animazioni e della grafica è negli standard dell'epoca.
In ambito sonoro invece andiamo bene, dal momento che vanta il nome di Yoko Kanno (nota per "Cowboy Beebop", uscito lo stesso anno) presentando brani che variano dalla pseudo-techno alle cornamuse scozzesi, fino alle orchestre e anche agli pseudo-cori. L'opening e le ending, per quanto belle da sentire, sono molto strane a vedersi, dal momento che l'opening mostra svariati complessi architettonici di svariate nazioni, come i Maya e gli Egizi, e panorami vari come il mare o i vulcani, dove vengono mostrate molte delle ragazze protagoniste della serie nude, come a simboleggiare l'importanza che esse hanno nella storia, mentre l'ending mostra un complesso di piante e fiori degno di un panorama marino, mostrando in un richiamo immagini o riprese lente di una scena dell'episodio successivo mostrato a mo' di preview.
Nonostante gli strani elementi che la serie presenta, Tomino vuole mostrare che con questa serie voleva cambiare, di non essere più un macellaio di cast ma un regista che vuole mostrare una storia profonda, ma senza rendere la morte protagonista una costante di ogni sua opera. Non sarà fra le migliori serie per il suo genere ma "Brain Powered" rimane comunque un'opera molto affascinante.
Una possibilità la merita, a mio parere.
Ma la verità è che quelle scelte erano dovute al fatto che quel regista aveva una non so quale depressione che l'ho portò all'epoca a narrare quelle drammatiche e mortuarie storie di guerra e tradimenti (salvo un paio di eccezioni), ma alla fine riuscì a riprendersi e con esse gli anime che voleva narrare, è una di queste nuove storie più leggere nei toni ma ugualmente capaci di non dare la noia allo spettatore fu questa sconosciuta (ora disponibile grazie a Dynit) serie del 1998 che prende il nome di "Brain Powerd", ovviamente prodotto da Sunrise.
<b>Attenzione: la seguente parte contiene spoiler</b>
Da tempo la Terra è soggetta a svariati cataclismi ambientali di ogni genere con sempre maggiore frequenza e la causa è una gigantesca astronave aliena rinvenuta sul fondo dell'oceano, che venne in seguito ribattezzata "Orphan".
Sfortuna vuole che gli scienziati venuti a studiarla, guidati dai coniugi Kensaku e Midori Isami con appresso i loro figli Iko e Yuu, intendano sfruttare la tecnologia della nave per poterla far decollare e lasciare la terra ormai morente, lasciandosi volutamente dietro l'umanità intera, che morirebbe per via della terrificante potenza che la gigantesca nave, dotata di una specie di volontà propria che ha reso gli occupanti succubi, potrebbe creare al momento del decollo. A tal riguardo venne formato un team di oppositori che hanno la loro base nella nave Novaris Nova.
Ad aggravare i danni al pianeta vi sono dei dischi volanti che partono da "Orphan"; dalla base viene mandato al recupero di tali dischi il gruppo Reclaimer, il quale fa uso di giganteschi robot-esoscheletri organici chiamati Grandchild, per recuperarli.
Tutto cambia quando una giovane ragazza, tale Hime Utsumiya, finisce con l'avvicinarsi a uno di questi dischi e assiste a un fenomeno che i Reclaimer tentavano d'impedire mediante i loro recuperi: la "nascita" di un Brain Powered, un essere simile ai Grandchild ma dotato d'intelligenza, e Hime riesce immediatamente a imparare a pilotarlo. In quel frangente conoscerà uno dei Reclaimer di "Orphan": Yuu Isami.
Egli rimane colpito dal carisma di quella ragazza, e così, tempo dopo, vorrebbe rivederla, ma, mentre girovaga per "Orphan", viene a sapere del terribile progetto della sua famiglia e così, etichettato dalla sua stessa famiglia come traditore della volontà di "Orphan" (complice il fatto che sua sorella Iko, ribattezzatasi Queency Issa, gli ha volutamene sparato senza battere ciglio), è costretto a darsi la fuga mediante un Brain Powered da lui nascosto e con cui ha legato (al momento della loro "nascita" i Brain Powerd sono come neonati e quindi vanno accuditi e istruiti). Nel bel mezzo della fuga rincontrerà proprio Hime, nel frattempo unitasi all'equipaggio della Novaris Nova, che ha incluso nella sua armata dei Brain Powered. Quindi, deciso a fermare il disumano piano della sua famiglia e dei fedeli assoggettati alla volontà di "Orphan", decide, dopo un periodo d'isolamento, di unirsi alla lotta contro "Orphan", dalla quale dipenderà il destino dell'umanità e della Terra.
L'anime riprende molte delle tematiche già affrontate da Tomino nei suoi anime come: dipendenza dal potere, pensare al proprio tornaconto ai danni altrui, indifferenza nei confronti della popolazione, famiglie pronte a puntarsi contro la pistola a vicenda per modi di pensare opposti, luce negativa sui personaggi femminili (freddi calcolatori, traditori e facilmente influenzabili), oltre agli elementi positivi, come prendersi cura degli orfani, nel caso dei tre bambini presi sotto l'ala protettiva materna di Hime, storie d'amore fra i personaggi, tra cui quella che si svilupperà lentamente fra Yuu e Hime, e cambi di posizione dai nemici ai protagonisti.
Inoltre la trama è piena di colpi di scena e mostra molti background dei vari personaggi, che vantano una discreta caratterizzazione.
Come detto sopra, L'anime vede dei cambiamenti sulla regia del regista, dal momento che non viene più mostrata la moria dei personaggi (e vero che qualcuno perderà la vita ma non in maniera cruda) in favore, nonostante il contesto, di un ritmo più calmo e rilassato.
Tecnicamente, in un anime mecha, che vanta un complesso e affascinante design dei Brain Powered e i Grandchild, che richiamano gli esoscheletri, gli scontri dovrebbero essere il piatto forte ma, e qui sta il colmo, non è il caso di questa serie: deve esserci stato qualcosa che non andava nella produzione, dal momento che gli scontri vengono, il più delle volte, mostrati in maniera piuttosto rozza, oltre a essere molto lenti e brevi e anche un po' confusionari, mentre il resto delle animazioni e della grafica è negli standard dell'epoca.
In ambito sonoro invece andiamo bene, dal momento che vanta il nome di Yoko Kanno (nota per "Cowboy Beebop", uscito lo stesso anno) presentando brani che variano dalla pseudo-techno alle cornamuse scozzesi, fino alle orchestre e anche agli pseudo-cori. L'opening e le ending, per quanto belle da sentire, sono molto strane a vedersi, dal momento che l'opening mostra svariati complessi architettonici di svariate nazioni, come i Maya e gli Egizi, e panorami vari come il mare o i vulcani, dove vengono mostrate molte delle ragazze protagoniste della serie nude, come a simboleggiare l'importanza che esse hanno nella storia, mentre l'ending mostra un complesso di piante e fiori degno di un panorama marino, mostrando in un richiamo immagini o riprese lente di una scena dell'episodio successivo mostrato a mo' di preview.
Nonostante gli strani elementi che la serie presenta, Tomino vuole mostrare che con questa serie voleva cambiare, di non essere più un macellaio di cast ma un regista che vuole mostrare una storia profonda, ma senza rendere la morte protagonista una costante di ogni sua opera. Non sarà fra le migliori serie per il suo genere ma "Brain Powered" rimane comunque un'opera molto affascinante.
Una possibilità la merita, a mio parere.
Brain Powerd è una serie fantascientifico/robotica che ricorda opere come Gundam, dove gli scontri, i rapporti tra i personaggi e tra le fazioni in guerra sono mostrati in modo articolato e si intrecciano nella narrazione. Sono presenti elementi puramente fantascientifici, come la nave aliena, che offrono gli spunti per le vicende narrate, ma vengono inseriti in un contesto che rimane abbastanza credibile. Il rapporto antibody/pilota ricorda molto Evangelion.
Per quello che riguarda il lato tecnico, Brain Powerd è ben realizzato anche se non regge il confronto con le produzioni degli ultimi anni. Il character design ed il mecha design sono ben fatti ma, a volte, calano in quanto cura dei dettagli, in particolar modo nel secondi piani. Le animazioni sono abbastanza fluide ma in alcuni combattimenti perdono la loro dinamicità, dando vita a scontri poco animati. Sul lato musicale non c'è niente da dire, Yoko Kanno ha realizzato, come sempre, una colonna sonora molto bella.
Per quello che riguarda il lato tecnico, Brain Powerd è ben realizzato anche se non regge il confronto con le produzioni degli ultimi anni. Il character design ed il mecha design sono ben fatti ma, a volte, calano in quanto cura dei dettagli, in particolar modo nel secondi piani. Le animazioni sono abbastanza fluide ma in alcuni combattimenti perdono la loro dinamicità, dando vita a scontri poco animati. Sul lato musicale non c'è niente da dire, Yoko Kanno ha realizzato, come sempre, una colonna sonora molto bella.
New Age Tomino
"Brain Powerd" è un robotico anni '90 decisamente nella media. Scritto e diretto interamente da Yoshiyuki Tomino nella sua fase post-depressione (vi ricordate quel mattatoio di "V Gundam?"), questo anime è una vera e propria celebrazione della figura femminile in salsa New Age. Ancora una volta, con quest'opera, il regista torna ad affrontare il tema a lui più caro, quello dell'incomunicabilità tra le persone, aggiungendoci anche riflessioni sulla crisi della famiglia moderna in cui la figura della "madre che cresce i figli" è diventata sempre più rara. Infatti molti personaggi di "Brain Powerd" sono tormentati dal rapporto che hanno (o hanno avuto) con i genitori, soffrono per la perdita della madre (o della nonna) come figura di riferimento, sono abbandonati a loro stessi.
In quest'opera, così come nel successivo "Turn A Gundam" (che uscirà un anno dopo, nel 1999), si osserva che Tomino ha riacquisito fiducia nel genere umano: i suoi messaggi sono coadiuvati da un insolito "happy ending" assai più positivo dei truculenti finali dei suoi capolavori "Z Gundam", "Ideon" e "Aura Battler Dunbine".
Al di là della nobiltà dei contenuti (in una società estremamente patriarcale come quella giapponese, elogiare così direttamente la femminilità è un scelta molto coraggiosa), "Brain Powerd" rimane comunque una serie nella norma, che non fa di certo gridare al capolavoro. La sceneggiatura è volutamente molto frammentaria e veloce, in modo da far sembrare le vicende completamente estranee allo spettatore. All'inizio della serie quest'ultimo rimarrà spiazzato in quanto vengono introdotti millemila concetti senza alcuna spiegazione: "Brain Powerd", "Orphan", "Revival", "Grand Child", "Antibody", "Plate"... Vi avverto: sarà peggio della prima lezione di matematica della vostra vita, in cui il professore aveva riempito la lavagna di strani simboli di cui nessuno aveva capito nulla.
Allo stesso modo dei suoi personaggi, prigionieri di sé stessi e rinchiusi in continui monologhi, anche l'opera in questione si comporta come un lungo monologo di 26 puntate in cui l'osservatore esterno difficilmente riesce a penetrare. "Brain Powerd" parte in quarta e se ne va per i fattacci suoi, senza comunicare con lo spettatore e senza fornirgli alcuno spunto di identificazione con le vicende narrate e con i personaggi. L'incomunicabilità in quest'opera è assoluta e a doppio taglio: i personaggi non comunicano tra loro e lo spettatore non comunica con "Brain Powerd".
Le vicende dei protagonisti ruotano intorno ad una misteriosa entità di origine aliena a forma di astronave, "Orphan", che vive nelle profondità dell'oceano e che si nutre dell'energia dei pianeti in cui si stabilisce, per poi successivamente migrare verso lo spazio (no, non è il "Lavos" di "Chrono Trigger"!). I principali antagonisti della serie sono gli "Antibody" di "Orphan", delle persone condizionate dall'immondo essere (?) che, a bordo dei "Grandchild", lo difendono da quelli della "Novice Noah", che pilotano i cosiddetti "Brain Powerd" (praticamente dei "Grandchild" non soggetti all'influenza di "Orphan"). In questa fazione fa capolino il "protagonista" Yu, uno dei pochi personaggi di sesso maschile presenti nella serie. I robot sono esseri organici e senzienti, presentano una cabina di pilotaggio inguinale e vengono chiamati "bambini" dai loro piloti in quanto sono appena "nati" dalle "Plate", dei cerchi magici rotanti che spuntano fuori da... Boh, e chi lo sa! Comunque non ridete se in "Brain Powerd" i piloti si rivolgono al loro robot dicendo: "questo bambino ha paura", "questo bambino è nervoso" quando il bambino in questione è un coso alto venti metri e dal design accattivante, con un cannone laser nel braccio e una beam-saber ad energia karmica (?) nella mano. Evidentemente a Tomino piace molto "trollare" gli animefan ed il robotico in generale, cosa che ha sempre fatto con molta goduria fin dai tempi di "Daitarn 3".
La sigla di apertura di "Brain Powerd" è un'opera d'arte a parte, che da sola riesce a trasmettere il messaggio finale dell'anime con una chiarezza cristallina ed una sempicità scoinvolgente. La donna nel cielo; la donna nel mare; la donna che ascende verso le nuvole, lasciandosi dietro una suggestiva stupa indiana; la donna che medita, nuda, di fronte alla testa del buddha... La sacralità del corpo femminile, che dà la vita, viene celebrata da bellissime scene di nudo con un sottofondo rock-new age (le musiche sono di Yoko Kanno, la stessa di "Cowboy Bebop"). Dieci pieno alla sigla, una delle migliori in assoluto per bellezza e capacità di sintesi dell'opera che introduce.
Spesso questo titolo viene affiancato a "Evangelion". Niente di più sbagliato: in "Brain Powerd" non c'è post-modernismo, non ci sono sedute psico-analitiche, non ci sono scelte registiche alla David Lynch. "Evangelion" è una decostruzione del genere, mentre "Brain Powerd è un robotico tout court. Se poi i suoi personaggi si pongono alcuni problemi esistenziali ci sta; non è stato forse Tomino, con il suo "Gundam 0079", ad introdurre in animazione il realismo psicologico?
Dal punto di vista tecnico, le animazioni sono assai minimaliste e a tratti legnose. Il character design è tipicamente anni '90: spigoloso, ricco di ombreggiature ma comunque godibile (anche se in alcune scene è eccessivamente deformato e sproporzionato). I combattimenti tra i vari robot sono assai ripetitivi e poco spettacolari, in piena sintonia con il minimalismo che contraddistingue l'opera. Inoltre nel corso della serie non viene affatto spiegata l'origine dei "Brain Powerd" e dei loro affini: rimane una cosa in sospeso e comunque secondaria, in quanto l'autore preferisce concentrarsi sul messaggio che vuole trasmettere alle nuove generazioni.
Tomino è un po' come Van Gogh: le sue opere migliori sono nate in periodi di crisi depressiva e di lucida follia. Tuttavia questo "Brain Powerd" è comunque un buon prodotto: ne consiglio la visione per comprendere meglio il pensiero del maestro nella sua terza fase artistica, quella più ottimista e meno sanguinaria. Altri robotici anni '90 che mi sento di consigliare sono "RahXephon" e "The big O", un altro lavoro della Sunrise, questa volta con lo script di Chiaki J.Konaka (lo stesso di "Lain", "Texhnolyze" e "Digimon Tamers").
"Brain Powerd" è un robotico anni '90 decisamente nella media. Scritto e diretto interamente da Yoshiyuki Tomino nella sua fase post-depressione (vi ricordate quel mattatoio di "V Gundam?"), questo anime è una vera e propria celebrazione della figura femminile in salsa New Age. Ancora una volta, con quest'opera, il regista torna ad affrontare il tema a lui più caro, quello dell'incomunicabilità tra le persone, aggiungendoci anche riflessioni sulla crisi della famiglia moderna in cui la figura della "madre che cresce i figli" è diventata sempre più rara. Infatti molti personaggi di "Brain Powerd" sono tormentati dal rapporto che hanno (o hanno avuto) con i genitori, soffrono per la perdita della madre (o della nonna) come figura di riferimento, sono abbandonati a loro stessi.
In quest'opera, così come nel successivo "Turn A Gundam" (che uscirà un anno dopo, nel 1999), si osserva che Tomino ha riacquisito fiducia nel genere umano: i suoi messaggi sono coadiuvati da un insolito "happy ending" assai più positivo dei truculenti finali dei suoi capolavori "Z Gundam", "Ideon" e "Aura Battler Dunbine".
Al di là della nobiltà dei contenuti (in una società estremamente patriarcale come quella giapponese, elogiare così direttamente la femminilità è un scelta molto coraggiosa), "Brain Powerd" rimane comunque una serie nella norma, che non fa di certo gridare al capolavoro. La sceneggiatura è volutamente molto frammentaria e veloce, in modo da far sembrare le vicende completamente estranee allo spettatore. All'inizio della serie quest'ultimo rimarrà spiazzato in quanto vengono introdotti millemila concetti senza alcuna spiegazione: "Brain Powerd", "Orphan", "Revival", "Grand Child", "Antibody", "Plate"... Vi avverto: sarà peggio della prima lezione di matematica della vostra vita, in cui il professore aveva riempito la lavagna di strani simboli di cui nessuno aveva capito nulla.
Allo stesso modo dei suoi personaggi, prigionieri di sé stessi e rinchiusi in continui monologhi, anche l'opera in questione si comporta come un lungo monologo di 26 puntate in cui l'osservatore esterno difficilmente riesce a penetrare. "Brain Powerd" parte in quarta e se ne va per i fattacci suoi, senza comunicare con lo spettatore e senza fornirgli alcuno spunto di identificazione con le vicende narrate e con i personaggi. L'incomunicabilità in quest'opera è assoluta e a doppio taglio: i personaggi non comunicano tra loro e lo spettatore non comunica con "Brain Powerd".
Le vicende dei protagonisti ruotano intorno ad una misteriosa entità di origine aliena a forma di astronave, "Orphan", che vive nelle profondità dell'oceano e che si nutre dell'energia dei pianeti in cui si stabilisce, per poi successivamente migrare verso lo spazio (no, non è il "Lavos" di "Chrono Trigger"!). I principali antagonisti della serie sono gli "Antibody" di "Orphan", delle persone condizionate dall'immondo essere (?) che, a bordo dei "Grandchild", lo difendono da quelli della "Novice Noah", che pilotano i cosiddetti "Brain Powerd" (praticamente dei "Grandchild" non soggetti all'influenza di "Orphan"). In questa fazione fa capolino il "protagonista" Yu, uno dei pochi personaggi di sesso maschile presenti nella serie. I robot sono esseri organici e senzienti, presentano una cabina di pilotaggio inguinale e vengono chiamati "bambini" dai loro piloti in quanto sono appena "nati" dalle "Plate", dei cerchi magici rotanti che spuntano fuori da... Boh, e chi lo sa! Comunque non ridete se in "Brain Powerd" i piloti si rivolgono al loro robot dicendo: "questo bambino ha paura", "questo bambino è nervoso" quando il bambino in questione è un coso alto venti metri e dal design accattivante, con un cannone laser nel braccio e una beam-saber ad energia karmica (?) nella mano. Evidentemente a Tomino piace molto "trollare" gli animefan ed il robotico in generale, cosa che ha sempre fatto con molta goduria fin dai tempi di "Daitarn 3".
La sigla di apertura di "Brain Powerd" è un'opera d'arte a parte, che da sola riesce a trasmettere il messaggio finale dell'anime con una chiarezza cristallina ed una sempicità scoinvolgente. La donna nel cielo; la donna nel mare; la donna che ascende verso le nuvole, lasciandosi dietro una suggestiva stupa indiana; la donna che medita, nuda, di fronte alla testa del buddha... La sacralità del corpo femminile, che dà la vita, viene celebrata da bellissime scene di nudo con un sottofondo rock-new age (le musiche sono di Yoko Kanno, la stessa di "Cowboy Bebop"). Dieci pieno alla sigla, una delle migliori in assoluto per bellezza e capacità di sintesi dell'opera che introduce.
Spesso questo titolo viene affiancato a "Evangelion". Niente di più sbagliato: in "Brain Powerd" non c'è post-modernismo, non ci sono sedute psico-analitiche, non ci sono scelte registiche alla David Lynch. "Evangelion" è una decostruzione del genere, mentre "Brain Powerd è un robotico tout court. Se poi i suoi personaggi si pongono alcuni problemi esistenziali ci sta; non è stato forse Tomino, con il suo "Gundam 0079", ad introdurre in animazione il realismo psicologico?
Dal punto di vista tecnico, le animazioni sono assai minimaliste e a tratti legnose. Il character design è tipicamente anni '90: spigoloso, ricco di ombreggiature ma comunque godibile (anche se in alcune scene è eccessivamente deformato e sproporzionato). I combattimenti tra i vari robot sono assai ripetitivi e poco spettacolari, in piena sintonia con il minimalismo che contraddistingue l'opera. Inoltre nel corso della serie non viene affatto spiegata l'origine dei "Brain Powerd" e dei loro affini: rimane una cosa in sospeso e comunque secondaria, in quanto l'autore preferisce concentrarsi sul messaggio che vuole trasmettere alle nuove generazioni.
Tomino è un po' come Van Gogh: le sue opere migliori sono nate in periodi di crisi depressiva e di lucida follia. Tuttavia questo "Brain Powerd" è comunque un buon prodotto: ne consiglio la visione per comprendere meglio il pensiero del maestro nella sua terza fase artistica, quella più ottimista e meno sanguinaria. Altri robotici anni '90 che mi sento di consigliare sono "RahXephon" e "The big O", un altro lavoro della Sunrise, questa volta con lo script di Chiaki J.Konaka (lo stesso di "Lain", "Texhnolyze" e "Digimon Tamers").
Normalmente assegno un 7 quando mi trovo di fronte a un'opera poco originale, non troppo brillante ma neppure scarsa, un lavoretto discreto. Non è questo il caso di 'Brain Powerd', che è tutto fuorché un lavoretto: si tratta invece di un'opera altamente originale dall'altissimo potenziale. Purtroppo è stata rovinata da gravi errori. Il 7 va quindi inteso come la media matematica tra 10 (per le parti migliori) e 4 (per le parti peggiori). Si tratta di una serie difficile da valutare anche perché c'è una forte differenza tra la prima metà, estremamente promettente, e la seconda metà, decisamente inferiore.
In ogni caso è un'opera da vedere e da valutare con la propria testa. La consiglio a chiunque sia interessato all'opera di Tomino e in generale al genere robotico. Ne presento adesso una breve disamina che consiglio di leggere dopo avere visto la serie.
La prima cosa che salta all'occhio, fin dalla sigla, è la presenza di un cast femminile nutritissimo. Yoshiyuki Tomino ha sempre dato grande importanza ai personaggi femminili nelle sue opere, ma in 'Brain Powered' esagera: sembra quasi di guardare 'Simoun'! Avverto però gli amanti dell'ecchi che farebbero bene a tenersi lontani dalla serie: la sigla iniziale, con un campionario notevole di nudità femminili, è del tutto ingannevole. Tomino non è nuovo al nudo (mi viene in mente l'ending di 'Dunbine' già nel 1983) ma non ne ho capito il senso in 'Brain Powerd': nella serie non c'è spazio per l'ecchi e anche le relazioni sentimentali sono solo suggerite. Più che erotismo comunque il coloratissimo e solare chara design dal sapore rétro, opera del buon Atsushi Shigeta, ispira amore per la vita. Personalmente mi è piaciuto molto ma bisogna ammettere che stona completamente con le le musiche oscure e a tratti inquietanti di Yoko Kanno e con buona parte della trama. È una manifestazione della schizofrenia di fondo di questa serie, tragicissima nella prima parte e ridicolmente ottimista nel finale.
Il mecha design, opera del famoso Mamoru Nagano di 'Five Star Stories' è adeguato, ma personalmente non mi ha entusiasmato. Del resto 'Brain Powered' è una serie in cui i combattimenti robotici hanno un'importanza limitata, la storia si basa tutta sull'alone di mistero che circonda il misterioso Orphan e sulle relazioni tra i protagonisti, tutti dotati di un tragico passato - pure troppo a dire la verità, sembra un campionario di disgrazie.
Lo spettatore occasionale probabilmente vedrà 'Brain Powerd' come l'ennesima copia di 'Evangelion'; a dire la verità, qualcosa di 'Evangelion' c'è, in particolare nelle atmosfere di mistero, nell'importanza accordata alla musica e anche nei mecha. Sono concessioni alla moda del momento; tuttavia il conoscitore di Tomino ritroverà in 'Brain Powerd' molti temi cari al regista, che precedono di decenni temi analoghi presenti in 'Evangelion'. In particolare c'è un ritorno alla tematica del robot vivente, che Tomino aveva affrontato in 'Raideen' (1975); c'è il tema dell'antico manufatto sepolto, anch'esso già visto in 'Raideen' e comunque tipico del genere robotico fin dai primordi; c'è il tema del rapporto conflittuale tra genitori e figli, affrontato in quasi tutte le opere del regista, e in maniera specialmente tragica in 'Ideonì e 'Dunbine'. Anche la presenza di personaggi femminili molto decisi e in condizione di potere si è vista più volte. La presenza di bambini e di nonni è pure tipica del regista (viene in mente 'Zambot 3').
Comunque il tema più forte di 'Brain Powerd' è quello della madre snaturata, vero filo conduttore di tutta la serie, tanto che anche l'antica astronave aliena Orphan si rivela alla fine essere una madre. Finché il tema viene trattato in maniera drammatica Tomino è ai suoi massimi: specialmente notevoli sono le figure estremamente negative della madre di Yuu (Midori Isami) e della madre di Jonathan (Anoha McCormick); purtroppo però nella seconda parte tutto quanto costruito prima viene gettato alle ortiche. Midori si prende una sberla dalla nonna e la sua storia finisce lì; la storia di Anoha si evolve in maniera del tutto ridicola. La figura del padre di Yuu, che nella prima parte sembra intrigante e piena di potenziale, scompare nella seconda parte. Ma non è il solo: 'Brain Powerd' abbonda di personaggi inutili, che appaiono ma non hanno alcun senso nell'economia della storia. Tomino ricade nel suo vecchio errore d'introdurre troppi personaggi e ci ricade in maniera grave; a questo si aggiunge l'inconsistenza caratteriale degli stessi. In particolare le figure del comandante Gaybridge e della nonna Naoko non convincono assolutamente: un peccato perché la nonna aveva decisamente potenziale e la puntata flashback sulla sua vita è una delle migliori della serie. L'introduzione del barone Maximilian per me è il punto più basso ed ero anche riuscito a capire in anticipo la rivelazione finale sulla sua vera identità.
Cose buone, ce ne sono molte, a partire dall'opening e dall'ending. Molto originale e intrigante è il rapporto tra i piloti e i robot, che sono trattati come dei cuccioli. La posizione inguinale della cabina di pilotaggio non si era mai vista prima e si presta a varie interpretazioni simboliche. Di grande effetto è l'idea dell'astronave vivente lunga chilometri, l'Orphan, di cui i mecha Brain Powerd costituiscono gli anticorpi; non viene mai chiarito perché Orphan e gli anticorpi abbiano bisogno degli esseri umani, resta un mistero aperto, ma va bene così.
Se 'Brain Powerd' fosse opera di un regista esordiente assegnerei un 8 d'incoraggiamento perché è un'opera molta ricca di idee e dal grande potenziale, ma trattandosi di Tomino tronco in maniera punitiva il mio voto reale da 7,5 a 7, perché non gli perdono gli errori sui personaggi. Chiudo con un consiglio: 'Brain Powerd' presenta delle forti somiglianze con 'RahXephon', opera di Yutaka Izubichi, vecchio collaboratore di Tomino. Tuttavia 'RahXephon' non presenta nessuno degli errori di Brain Powerd, è molto superiore su tutti i fronti e soprattutto tutti gli elementi si sposano consistentemente - sia il mecha, sia il chara, sia la musica, sia la sceneggiatura - e i personaggi sono credibilissimi. È un caso in cui l'allievo è riuscito a superare il maestro. Se volete guardare un robotico con una trama complessa, misteri, segreti e molta psicologia guardate quest'ultimo.
In ogni caso è un'opera da vedere e da valutare con la propria testa. La consiglio a chiunque sia interessato all'opera di Tomino e in generale al genere robotico. Ne presento adesso una breve disamina che consiglio di leggere dopo avere visto la serie.
La prima cosa che salta all'occhio, fin dalla sigla, è la presenza di un cast femminile nutritissimo. Yoshiyuki Tomino ha sempre dato grande importanza ai personaggi femminili nelle sue opere, ma in 'Brain Powered' esagera: sembra quasi di guardare 'Simoun'! Avverto però gli amanti dell'ecchi che farebbero bene a tenersi lontani dalla serie: la sigla iniziale, con un campionario notevole di nudità femminili, è del tutto ingannevole. Tomino non è nuovo al nudo (mi viene in mente l'ending di 'Dunbine' già nel 1983) ma non ne ho capito il senso in 'Brain Powerd': nella serie non c'è spazio per l'ecchi e anche le relazioni sentimentali sono solo suggerite. Più che erotismo comunque il coloratissimo e solare chara design dal sapore rétro, opera del buon Atsushi Shigeta, ispira amore per la vita. Personalmente mi è piaciuto molto ma bisogna ammettere che stona completamente con le le musiche oscure e a tratti inquietanti di Yoko Kanno e con buona parte della trama. È una manifestazione della schizofrenia di fondo di questa serie, tragicissima nella prima parte e ridicolmente ottimista nel finale.
Il mecha design, opera del famoso Mamoru Nagano di 'Five Star Stories' è adeguato, ma personalmente non mi ha entusiasmato. Del resto 'Brain Powered' è una serie in cui i combattimenti robotici hanno un'importanza limitata, la storia si basa tutta sull'alone di mistero che circonda il misterioso Orphan e sulle relazioni tra i protagonisti, tutti dotati di un tragico passato - pure troppo a dire la verità, sembra un campionario di disgrazie.
Lo spettatore occasionale probabilmente vedrà 'Brain Powerd' come l'ennesima copia di 'Evangelion'; a dire la verità, qualcosa di 'Evangelion' c'è, in particolare nelle atmosfere di mistero, nell'importanza accordata alla musica e anche nei mecha. Sono concessioni alla moda del momento; tuttavia il conoscitore di Tomino ritroverà in 'Brain Powerd' molti temi cari al regista, che precedono di decenni temi analoghi presenti in 'Evangelion'. In particolare c'è un ritorno alla tematica del robot vivente, che Tomino aveva affrontato in 'Raideen' (1975); c'è il tema dell'antico manufatto sepolto, anch'esso già visto in 'Raideen' e comunque tipico del genere robotico fin dai primordi; c'è il tema del rapporto conflittuale tra genitori e figli, affrontato in quasi tutte le opere del regista, e in maniera specialmente tragica in 'Ideonì e 'Dunbine'. Anche la presenza di personaggi femminili molto decisi e in condizione di potere si è vista più volte. La presenza di bambini e di nonni è pure tipica del regista (viene in mente 'Zambot 3').
Comunque il tema più forte di 'Brain Powerd' è quello della madre snaturata, vero filo conduttore di tutta la serie, tanto che anche l'antica astronave aliena Orphan si rivela alla fine essere una madre. Finché il tema viene trattato in maniera drammatica Tomino è ai suoi massimi: specialmente notevoli sono le figure estremamente negative della madre di Yuu (Midori Isami) e della madre di Jonathan (Anoha McCormick); purtroppo però nella seconda parte tutto quanto costruito prima viene gettato alle ortiche. Midori si prende una sberla dalla nonna e la sua storia finisce lì; la storia di Anoha si evolve in maniera del tutto ridicola. La figura del padre di Yuu, che nella prima parte sembra intrigante e piena di potenziale, scompare nella seconda parte. Ma non è il solo: 'Brain Powerd' abbonda di personaggi inutili, che appaiono ma non hanno alcun senso nell'economia della storia. Tomino ricade nel suo vecchio errore d'introdurre troppi personaggi e ci ricade in maniera grave; a questo si aggiunge l'inconsistenza caratteriale degli stessi. In particolare le figure del comandante Gaybridge e della nonna Naoko non convincono assolutamente: un peccato perché la nonna aveva decisamente potenziale e la puntata flashback sulla sua vita è una delle migliori della serie. L'introduzione del barone Maximilian per me è il punto più basso ed ero anche riuscito a capire in anticipo la rivelazione finale sulla sua vera identità.
Cose buone, ce ne sono molte, a partire dall'opening e dall'ending. Molto originale e intrigante è il rapporto tra i piloti e i robot, che sono trattati come dei cuccioli. La posizione inguinale della cabina di pilotaggio non si era mai vista prima e si presta a varie interpretazioni simboliche. Di grande effetto è l'idea dell'astronave vivente lunga chilometri, l'Orphan, di cui i mecha Brain Powerd costituiscono gli anticorpi; non viene mai chiarito perché Orphan e gli anticorpi abbiano bisogno degli esseri umani, resta un mistero aperto, ma va bene così.
Se 'Brain Powerd' fosse opera di un regista esordiente assegnerei un 8 d'incoraggiamento perché è un'opera molta ricca di idee e dal grande potenziale, ma trattandosi di Tomino tronco in maniera punitiva il mio voto reale da 7,5 a 7, perché non gli perdono gli errori sui personaggi. Chiudo con un consiglio: 'Brain Powerd' presenta delle forti somiglianze con 'RahXephon', opera di Yutaka Izubichi, vecchio collaboratore di Tomino. Tuttavia 'RahXephon' non presenta nessuno degli errori di Brain Powerd, è molto superiore su tutti i fronti e soprattutto tutti gli elementi si sposano consistentemente - sia il mecha, sia il chara, sia la musica, sia la sceneggiatura - e i personaggi sono credibilissimi. È un caso in cui l'allievo è riuscito a superare il maestro. Se volete guardare un robotico con una trama complessa, misteri, segreti e molta psicologia guardate quest'ultimo.
Un gigantesco organismo vivente chiamato Orphan, testimonianza di un'antica civiltà aliena, riposa da millenni adagiato sul fondo del mare. Arriverà il giorno in cui gradualmente inizierà a ridestarsi per potere tornare a navigare nell'universo, minacciando però, in questo modo, di distruggere la Terra con il suo risveglio. L'ONU finanzierà quindi la costruzione di una potente nave da guerra, la Novice Noah, per cercare di distruggerlo prima del tempo, ma diversi fazioni interessate a usare Orphan per i loro scopi, tra cui l'esercito americano e sopratutto la famiglia Isami, cercheranno di impedirglielo. La guerra tra le parti sarà condotta attraverso i Grandchild, organismi organici nati da Orphan e utilizzati come arma da combattimento.
Curiosamente noto per essere il primo lavoro della sua terza fase artistica, quella successiva a 'Victory Gundam' dove crudezza e atmosfere cupe sono rimpiazzate da solarità e personaggi che non muoiono quasi mai, 'Brain Powerd' è, con ogni probabilità, il più criptico ed elitario lavoro di Yoshiyuki Tomino. "Colpa", questa, dell'apparente carta bianca che Sunrise sembra avere concesso al suo regista, permettendogli di sceneggiare e dirigere senza i consueti diktat atti a rendere accessibile la storia alle grandi masse. Troviamo così elevati, all'ennesima potenza, tutti gli stilemi più personali della visione cinematografica del noto autore, in primis l'alienazione dei suoi attori.
In 'Brain Powerd' Tomino, molto più che nelle opere del passato, focalizza la storia sull'incapacità, tra esseri umani, di comunicare e comprendersi: ciò si traduce in una corale storia di individui perennemente introversi, incapaci di spiegare i loro comportamenti, divisi da lunghi silenzi e costantemente decisi a non aprirsi con il prossimo, parlando solo attraverso il loro punto di vista che vede tutto in bianco e nero. Ecco così spiegati baci rubati senza spiegazione, monologhi solitari ad alta voce e altre assurdità che impensierirebbero Freud e che a prima visione sembrano vere e proprie assurdità. Proprio per questo 'Brain Powerd' ha un appeal quasi nullo su chi si aspetta una storia semplice, e anche chi ha seguito molte opere del regista potrebbe trovarsi spiazzato dallo strano cast, dagli enigmatici dialoghi e dall'artifizio narrativo, ripreso da 'Victory', di buttare lo spettatore dentro la storia senza spiegarne minimamente l'antefatto, lasciando a lui il compito di contestualizzarlo.
Potrebbero spiazzare anche le animazioni, volutamente minimali, ma sopratutto il glabro approccio registico scelto per rappresentare l'aspetto action del titolo, risultante in barocchi e fivestoriani mecha (monsieur Mamoru Nagano, collaboratore già dai tempi di 'Heavy Metal L-Gaim') che si combattono in scontri aerei aridamente e impersonalmente coreografati, privi di fanservice e condotti sulle calme calme note di una Yoko Kanno new age.
Chi riuscirà ad andare oltre tanto minimalismo troverà in compenso una trama notevolmente interessante (tanto da influenzare in tempi recenti, con il suo soggetto, il costoso 'Eureka Seven' di studio BONES), che affascina nel lento dipanarsi di una storia complessa e intrigante, seppur austeramente narrata. L'anime, pur lento, incuriosisce con il suo plot e i suoi personaggi da scoprire poco a poco; grazia l'occhio con un chara colorato e piacevole; può vantarsi di un buon numero di protagonisti ben delineati e caratterizzati.
Il problema vero e proprio è la sceneggiatura, compatta e dispensatrice di un finale stupendo, poetico e romantico (sempre sulla comprensione vista come ricetta per la felicità), ma anche parzialmente rovinata da alcuni personaggi carismatici le cui potenzialità rimangono inespresse; e sopratutto da alcuni nodi che, sparsi per la serie, sembrava dovessero venire a un pettine ma che infine saranno lasciati a se stessi.
Peccato anche perché questa sceneggiatura, comunque buona, è al servizio di un soggetto stupendo comprensivo di molteplici chiavi di lettura: andando oltre la facciata sci-fi, aiutati come indizio dall'incredibile - e stupenda - opening In my Dream, troveremo in 'Brain Powerd' un vero e proprio culto alla femmina intesa come amica, fidanzata, sorella, madre, nonna... Ritrovata pace con se stesso Tomino rinnega il ritratto poco edificante che ne diede in 'Victory Gundam' e analizza così in chiave positiva, sotto ogni angolazione, la donna, vero motore dell'intreccio (anche perché quasi tutto il cast è formato da ragazze!). La cosa divertente è che sotto un'altra prospettiva 'Brain Powerd' si potrebbe definire anche una voluta presa per i fondelli, visto che mentre ci interroghiamo sui complessi aspetti della storia Tomino trova modo di inserire personaggi ridicoli come un assurdo Darth Vader che vola su un surf o lo stesso protagonista in un demenziale pigiama rosa!
Tutto questo è 'Brain Powerd': una serie robotica quasi sperimentale che per numerosi versi si potrebbe definire rivoluzionaria ma, vuoi per lo script non perfetto o il paragone con 'Evangelion', a lui sempre idiotamente accostato, non ha goduto del successo che meritava. Consigliato, ma non è la classica visione da gustare a cervello spento, e che sopratutto, in virtù di tutte le chiavi di lettura, si presta idealmente a più di una visione per sviscerarlo maggiormente.
Nota a parte per l'edizione italiana a cura della Dynit, che pur godendo di un adattamento certosino e di un doppiaggio sufficiente, soffre non solo di voci scazzate, ma anche di un mixaggio audio atroce: la OST e gli effetti sonori sono registrati a volume altissimo, mentre i dialoghi talmente bassi da essere difficili da sentire. Preparatevi quindi a guardare la serie con una mano che tiene il telecomando.
Curiosamente noto per essere il primo lavoro della sua terza fase artistica, quella successiva a 'Victory Gundam' dove crudezza e atmosfere cupe sono rimpiazzate da solarità e personaggi che non muoiono quasi mai, 'Brain Powerd' è, con ogni probabilità, il più criptico ed elitario lavoro di Yoshiyuki Tomino. "Colpa", questa, dell'apparente carta bianca che Sunrise sembra avere concesso al suo regista, permettendogli di sceneggiare e dirigere senza i consueti diktat atti a rendere accessibile la storia alle grandi masse. Troviamo così elevati, all'ennesima potenza, tutti gli stilemi più personali della visione cinematografica del noto autore, in primis l'alienazione dei suoi attori.
In 'Brain Powerd' Tomino, molto più che nelle opere del passato, focalizza la storia sull'incapacità, tra esseri umani, di comunicare e comprendersi: ciò si traduce in una corale storia di individui perennemente introversi, incapaci di spiegare i loro comportamenti, divisi da lunghi silenzi e costantemente decisi a non aprirsi con il prossimo, parlando solo attraverso il loro punto di vista che vede tutto in bianco e nero. Ecco così spiegati baci rubati senza spiegazione, monologhi solitari ad alta voce e altre assurdità che impensierirebbero Freud e che a prima visione sembrano vere e proprie assurdità. Proprio per questo 'Brain Powerd' ha un appeal quasi nullo su chi si aspetta una storia semplice, e anche chi ha seguito molte opere del regista potrebbe trovarsi spiazzato dallo strano cast, dagli enigmatici dialoghi e dall'artifizio narrativo, ripreso da 'Victory', di buttare lo spettatore dentro la storia senza spiegarne minimamente l'antefatto, lasciando a lui il compito di contestualizzarlo.
Potrebbero spiazzare anche le animazioni, volutamente minimali, ma sopratutto il glabro approccio registico scelto per rappresentare l'aspetto action del titolo, risultante in barocchi e fivestoriani mecha (monsieur Mamoru Nagano, collaboratore già dai tempi di 'Heavy Metal L-Gaim') che si combattono in scontri aerei aridamente e impersonalmente coreografati, privi di fanservice e condotti sulle calme calme note di una Yoko Kanno new age.
Chi riuscirà ad andare oltre tanto minimalismo troverà in compenso una trama notevolmente interessante (tanto da influenzare in tempi recenti, con il suo soggetto, il costoso 'Eureka Seven' di studio BONES), che affascina nel lento dipanarsi di una storia complessa e intrigante, seppur austeramente narrata. L'anime, pur lento, incuriosisce con il suo plot e i suoi personaggi da scoprire poco a poco; grazia l'occhio con un chara colorato e piacevole; può vantarsi di un buon numero di protagonisti ben delineati e caratterizzati.
Il problema vero e proprio è la sceneggiatura, compatta e dispensatrice di un finale stupendo, poetico e romantico (sempre sulla comprensione vista come ricetta per la felicità), ma anche parzialmente rovinata da alcuni personaggi carismatici le cui potenzialità rimangono inespresse; e sopratutto da alcuni nodi che, sparsi per la serie, sembrava dovessero venire a un pettine ma che infine saranno lasciati a se stessi.
Peccato anche perché questa sceneggiatura, comunque buona, è al servizio di un soggetto stupendo comprensivo di molteplici chiavi di lettura: andando oltre la facciata sci-fi, aiutati come indizio dall'incredibile - e stupenda - opening In my Dream, troveremo in 'Brain Powerd' un vero e proprio culto alla femmina intesa come amica, fidanzata, sorella, madre, nonna... Ritrovata pace con se stesso Tomino rinnega il ritratto poco edificante che ne diede in 'Victory Gundam' e analizza così in chiave positiva, sotto ogni angolazione, la donna, vero motore dell'intreccio (anche perché quasi tutto il cast è formato da ragazze!). La cosa divertente è che sotto un'altra prospettiva 'Brain Powerd' si potrebbe definire anche una voluta presa per i fondelli, visto che mentre ci interroghiamo sui complessi aspetti della storia Tomino trova modo di inserire personaggi ridicoli come un assurdo Darth Vader che vola su un surf o lo stesso protagonista in un demenziale pigiama rosa!
Tutto questo è 'Brain Powerd': una serie robotica quasi sperimentale che per numerosi versi si potrebbe definire rivoluzionaria ma, vuoi per lo script non perfetto o il paragone con 'Evangelion', a lui sempre idiotamente accostato, non ha goduto del successo che meritava. Consigliato, ma non è la classica visione da gustare a cervello spento, e che sopratutto, in virtù di tutte le chiavi di lettura, si presta idealmente a più di una visione per sviscerarlo maggiormente.
Nota a parte per l'edizione italiana a cura della Dynit, che pur godendo di un adattamento certosino e di un doppiaggio sufficiente, soffre non solo di voci scazzate, ma anche di un mixaggio audio atroce: la OST e gli effetti sonori sono registrati a volume altissimo, mentre i dialoghi talmente bassi da essere difficili da sentire. Preparatevi quindi a guardare la serie con una mano che tiene il telecomando.
Serie TV in 26 puntate che grazie a Dynit abbiamo potuto goderci anche in italiano, Brain Powerd (misteriosamente senza una 'e' nel nome) è l' ennesimo anime robotico partorito dalla mente di Yoshiyuki "Gundam" Tomino. Come spesso accade nei suoi anime, la guerra è solo un pretesto per mostrare le mille sfaccettature dell'animo umano. Da questo punto di vista, debbo dire che qui è stato fatto davvero un bel lavoro: i personaggi che animano le scene di BP sono certamente complessi, complicati e richiedono uno sforzo superiore a quello che viene ordinariamente fatto per entrare in empatia con loro; non sono idealtipi insomma, ma individui molto problematici e realistici, tanto da risultare in certi punti poco comprensibili, mentono a sé stessi ed allo spettatore, rendendo difficile sbrogliare la matassa della trama (a sua volta, zeppa di misteri da chiarire), ma questo l' ho trovato un pregio anziché un difetto (come invece era ai miei occhi in EVA, ad esempio). Va detto che inoltre quasi tutti i personaggi, e non solo i protagonisti ed antagonisti di primo piano, hanno una loro caratterizzazione e rilevanza, ed alla fine il mosaico risulta ben amalgamato, benché certamente molto complesso. A parte questo, è ben sviluppato tramite la rappresentazione delle interazioni fra i personaggi anche quel che io ritengo il tema centrale, ovverosia la solitudine e la necessità dell'essere umano di avere qualcuno accanto e di relazionarsi con lui. Questo aspetto è enfatizzato anche dalla particolarità dei mecha che compaiono nella serie e che le danno il titolo, i Brain Powerd, che sono in pratica senzienti e con le caratteristiche ed i sentimenti che potrebbe avere un cucciolo: hanno bisogno di essere guidati, si affezionano al loro pilota, vogliono le coccole, provano risentimento se qualcuno li tratta male e così via. Continuando con le note positive, la colonna sonora è molto bella e le due sigle di apertura e chiusura sono splendide. Particolare il mecha design (a me non è piaciuto molto, ma qui si va a gusti), gradevole il chara design, mentre pollice verso per le animazioni ed in generale per la rappresentazione grafica, un po' troppo al risparmio. E' curioso inoltre come la guerra cruenta fra due fazioni provochi in realtà un ridottissimo numero di vittime da una parte e dall'altra (sono lontani i tempi di Dunbine e Z Gundam). La cosa certamente appare poco realistica, ma ciò che importa è la narrazione del tema principale, non toccato da questa particolarità: i drammi avvengono più nella coscienza degli individui che sul campo di battaglia. Inoltre fa piacere affezionarsi a dei personaggi e non vederli morire. Avrei gradito però una maggiore chiarezza in alcuni punti, data la complessità della storia; forse qualche puntata in più avrebbe giovato. In conclusione BP è un anime certamente particolare, che richiede notevole attenzione nel seguirlo; non lo definirei certo un capolavoro, ma il mio giudizio globale è comunque più che positivo, e sono contento di avergli dato una chance acquistando tutta la serie.
Brain Powered è un tipico anime mecha, ovvero dove i tanto "antichi" robot la fanno da padroni. Nonostante quest'argomentazione assai diffusa e quindi poco originale, Brain Powered ha molte frecce al suo arco. In primis in questo anime sono presenti elementi mistici molto interessanti, come per esempio la venuta di antenati alieni sulla terra. Altro elemento interessantissimo è la natura stessa dei Brain Powered, essi infatti risultano avere dei sentimenti, un anima, uno spirito. Essi dimostrano di provare attaccamento per il loro pilota, e di suscitare in esso altrettante emozioni, instaurandovi un legame molto stretto. Altri elementi interessanti sono i disastri causati da Orphan, che in definita si rivelerà essere essa stessa un ente vivente e senziente. La trama è molto curiosa, in essa vengono delineate le vicende di Hime, una giovane orfana (ci saranno collegamenti con Orphan stessa???) che entra casualmente a contatto con Ci che in futuro diverrà il suo Brain. Hime è la prima persona che l'Hime's Brain (banale come nove, vero?) vede, e come un figlio con la madre i due si legano fortemente. Insieme verranno assoldati poi da un associazione che ha il compito di impedire agli scienziati di risvegliare Orphan dalle profondità marine, perché questo causerebbe la fine del mondo come loro lo conoscono. Con avvincenti duelli e qualche bel colpo di scena, nonché con un soddisfacente finale, la trama si dipana fra i soliti personaggi che sin dall'inizio dominano la scena. La caratterizzazione dei personaggi secondaria purtroppo lascia alquanto a desiderare e questo aspetto negativo spesso pesa sulle dinamiche della trama. La grafica è di buon livello, soprattutto quella dei Brain, meno quella delle persone.
Gli effetti grafici non sono sempre all'altezza delle belle battaglie. Il comparto audio è di buon livello ma non riesce mai a coinvolgere più del dovuto, risultando spesso solo come un elemento di contorno. In definitiva Brain Powered è una buona serie, merita di essere vista, anche se presenta taluni difetti da non sottovalutare. Esempio lampante di difetto è la trama che spesso perde di mordente allentando la presa quando forse non dovrebbe. In compenso gli elementi di base sono ottimi e quindi arricchiscono l'anime pure se spesso questi ultimi non sono ben approfonditi. Insomma Brain Powered è un anime per intenditori ed appassionati. Non per tutti i gusti.
Gli effetti grafici non sono sempre all'altezza delle belle battaglie. Il comparto audio è di buon livello ma non riesce mai a coinvolgere più del dovuto, risultando spesso solo come un elemento di contorno. In definitiva Brain Powered è una buona serie, merita di essere vista, anche se presenta taluni difetti da non sottovalutare. Esempio lampante di difetto è la trama che spesso perde di mordente allentando la presa quando forse non dovrebbe. In compenso gli elementi di base sono ottimi e quindi arricchiscono l'anime pure se spesso questi ultimi non sono ben approfonditi. Insomma Brain Powered è un anime per intenditori ed appassionati. Non per tutti i gusti.
Credo che se c'è qualcosa che in questa serie è meritevole di lode, anziché disprezzo, questa è proprio la trama. Infatti si tratta di una serie dove ogni personaggio ha una sua personalità, un suo passato più o meno traumatico, e dei suoi affetti. Inoltre finalmente una serie dove si mette in mostra il fatto che i "bravi genitori" sono purtroppo l'eccezione, e non la regola come qualcuno crede, nella nostra società "civile"! Insomma, una trama per adulti e non per ragazzini in cerca delle solite banalità.
Quanto ai punti meno riusciti, metterei sicuramente al 1° posto i combattimenti. Infatti questi presentano una certa ripetitività e, soprattutto, sono troppo brevi e troppo poco cruenti secondo me. Non che io ami gli spargimenti di sangue a più non posso, ma qui la guerra è fin troppo "dolce", tanto che nessuno dei protagonisti (e sono tanti, in entrambe le fazioni) ci lascia le penne. Quindi questo aspetto trovo manchi decisamente di realismo.
Infine, terzo caposaldo della serie nonché un punto sicuramente a suo favore, il rapporto umani - Brian (i Brain, per chi non conoscesse la serie, sono gli esseri organici corazzati che vengono pilotati e usati nelle operazioni belliche dai protagonisti). Infatti è molto bello, quasi commovente, vedere dei ragazzi che si affezionano a queste creature non umane e le trattano come "bambini". Un gran bell'esempio di quel rispetto che oggi la razza umana sembra aver smarrito verso la Natura e le sue Creature (animali e piante in primis)! Ed è indubbio che l'Autore abbia voluto enfatizzare l'importanza di avere oggi uno sguardo amorevole ed ecologico verso il nostro Pianeta.
Nell'insieme, dunque, una serie abbastanza ben riuscita e con scene anche molto toccanti. Magari non un capolavoro (questo proprio no), ma direi un meritato 8/10.
Quanto ai punti meno riusciti, metterei sicuramente al 1° posto i combattimenti. Infatti questi presentano una certa ripetitività e, soprattutto, sono troppo brevi e troppo poco cruenti secondo me. Non che io ami gli spargimenti di sangue a più non posso, ma qui la guerra è fin troppo "dolce", tanto che nessuno dei protagonisti (e sono tanti, in entrambe le fazioni) ci lascia le penne. Quindi questo aspetto trovo manchi decisamente di realismo.
Infine, terzo caposaldo della serie nonché un punto sicuramente a suo favore, il rapporto umani - Brian (i Brain, per chi non conoscesse la serie, sono gli esseri organici corazzati che vengono pilotati e usati nelle operazioni belliche dai protagonisti). Infatti è molto bello, quasi commovente, vedere dei ragazzi che si affezionano a queste creature non umane e le trattano come "bambini". Un gran bell'esempio di quel rispetto che oggi la razza umana sembra aver smarrito verso la Natura e le sue Creature (animali e piante in primis)! Ed è indubbio che l'Autore abbia voluto enfatizzare l'importanza di avere oggi uno sguardo amorevole ed ecologico verso il nostro Pianeta.
Nell'insieme, dunque, una serie abbastanza ben riuscita e con scene anche molto toccanti. Magari non un capolavoro (questo proprio no), ma direi un meritato 8/10.
Beh che dire, non ho dato 3 solo per la colonna sonora... il resto è da scartare, la grafica in realtà è anche fatta benino (beh insomma), ma la trama è talmente sconclusionata ed assurda che il tutto si tramuta in una colossale boiata piena di scelte insensate che dovrebbero essere colpi di scena. Non si capisce nulla dei personaggi e del perchè si comportino ognuno per i fatti suoi, praticamente a caso... orribile tentativo di sfruttare la "nuova generazione anime" innescata da Evangelion... peccato perchè poteva venire un ottimo prodotto, invece... quanto lavoro buttato nel cesso...
Dobbiamo ringraziare il geniale Yoshiyuki Tomino, che dopo aver sfornato un capolavoro come Gundam riesce ancora a sorprenderci grazie a quest'anime.
La trama può sembrare in un primo momento contorta ma rimane comunque piacevole, molto interessante il mecha desing più che altro per la sua originalità.
Sublime le musiche di Yoko Kanno, forse l'aspetto migliore di tutto l'anime, "in my dreams" la sigla di testa è realizzata veramente bene.
I personaggi sono caratterizati bene, e durante la storia vanno in contro a dei cambiamenti.
Sono soddisfatto anche dell'adattamento italiano, grazie anche al lavoro dei bravi doppiatori (una su tutti Ilaria "Asuka" Latini).
Tra l'altro il primo DVD è stato venduto a 4,99 Euro.....cosa state aspettando ne vale sicuaramente la pena!!!!!!
La trama può sembrare in un primo momento contorta ma rimane comunque piacevole, molto interessante il mecha desing più che altro per la sua originalità.
Sublime le musiche di Yoko Kanno, forse l'aspetto migliore di tutto l'anime, "in my dreams" la sigla di testa è realizzata veramente bene.
I personaggi sono caratterizati bene, e durante la storia vanno in contro a dei cambiamenti.
Sono soddisfatto anche dell'adattamento italiano, grazie anche al lavoro dei bravi doppiatori (una su tutti Ilaria "Asuka" Latini).
Tra l'altro il primo DVD è stato venduto a 4,99 Euro.....cosa state aspettando ne vale sicuaramente la pena!!!!!!