Toy Story 2 - Woody e Buzz alla riscossa
Attenzione: la recensione contiene spoiler
È il secondo capitolo della tetralogia dedicata ai giocattoli targata Disney Pixar.
Buzz e Woody hanno ormai chiarito il proprio malinteso e sono diventati ormai amici inseparabili. Inseparabili? È proprio questo il punto che si va ad approfondire in questo secondo capitolo. Infatti, la mamma di Andy ha deciso di allestire dei gazebi per la vendita di alcune cose, tra cui i giocattoli che Andy e sua sorella Molly non usano più, e questo spaventa i nostri amici, poiché per loro significa dover dire addio alla banda e alla famiglia. Tra questi c'è un vecchio pinguino canterino, il quale è stato messo "sulla mensola", il quale, tradotto nel linguaggio dei giocattoli, significa essere passati in secondo piano ed essere quindi destinati a finire o in soffitta o nella spazzatura o essere venduti. Ed è proprio quello che succede: infatti, per sbaglio, Woody e il suo vecchio amico finiscono sul gazebo, e qui subentra un collezionista che gestisce un negozio di giocattoli, il quale vorrebbe fare soldi vendendo Woody a un suo omologo giapponese. Questa volta è Woody ad essere in pericolo, e tocca a Buzz e agli altri giocattoli salvarlo. Nel frattempo, Woody finisce in mano al collezionista Al Barn e scopre di essere l'icona di una vecchia serie animata sul West, dove fa la conoscenza degli altri personaggi/action figure della serie, Jessie, Bullseye e infine Pete. Questi gli spiegano che è importante che resti, perché così finiranno nella collezione privata di un museo di Tokyo, in Giappone, per diventare celebri e famosi per le generazioni future. Ma Woody non è intenzionato a rimanere e decide di tornare a casa, proponendo ai nuovi amici di andare con lui. Tuttavia, Stinky Pete non ne vuole sapere e incastra tutti, primo fra tutti Woody, giustificandosi che è rimasto imballato per tutta la sua vita e che alla fine i giocattoli sono destinati ad essere rimpiazzati e/o distrutti, dimenticati. Alla fine Buzz e gli altri riescono a trarlo in salvo, mentre Pete finisce nelle mani di una bambina che lo accoppia con una Barbie. Possiamo quindi dire che c'è un lieto fine.
La grafica non è cambiata, ma è rimasta la stessa, ed è quindi grandiosa da vedere, ammirare con quei colori ben distribuiti e soprattutto luminosi che conferiscono alla vicenda un'atmosfera di gioia, divertimento e allegria, a simboleggiare il ritorno all'infanzia per tutti noi. I personaggi hanno mantenuto le loro caratteristiche psicologiche, caratteriali originali, aggiungendovi qualche novità. Il messaggio è rimasto lo stesso originale del primo capitolo, ovvero non dimenticarci di chi siamo stati, fummo, eravamo e quindi non trascurare mai e poi mai i nostri ricordi più importanti, quelli legati alla nostra infanzia, alla nostra adolescenza ed età adulta, perché sono quelli fondamentali che ci portiamo dietro per tutta la nostra vita e che stabiliscono in una misura significativa chi siamo e/o scegliamo di essere/diventare. Da qui scaturisce l'importanza di imparare a divertirsi e allo stesso tempo conoscere, comprendere, accettare, cambiare, mutare noi stessi in base ai nostri pensieri, parole, azioni, scelte, decisioni, gesti e azioni, e di accontentarsi di quello che abbiamo. Quindi, come nel primo capitolo, anche qui si ribadisce l'importanza di apprezzare quello che abbiamo e di dargli il giusto valore nel rapporto che questo ha con la nostra vita, e di non venderlo per pochi spiccioli, anche perché, una volta andato, non si può più riaverlo indietro.
Dunque, in questo capitolo si rinnova l'invito ai genitori a rendersi partecipi della vita dei propri figli, per lasciare loro stessi un ricordo importante anche di sé stessi ed essere ricordati per gli insegnamenti preziosi riguardo le lezioni fondamentali della vita, in modo che i figli stessi si ricordino, una volta adulti, dei propri genitori, poiché sono essi attraverso i propri pensieri, parole, azioni, gesti, scelte e decisioni a plasmare e creare i figli.
È il secondo capitolo della tetralogia dedicata ai giocattoli targata Disney Pixar.
Buzz e Woody hanno ormai chiarito il proprio malinteso e sono diventati ormai amici inseparabili. Inseparabili? È proprio questo il punto che si va ad approfondire in questo secondo capitolo. Infatti, la mamma di Andy ha deciso di allestire dei gazebi per la vendita di alcune cose, tra cui i giocattoli che Andy e sua sorella Molly non usano più, e questo spaventa i nostri amici, poiché per loro significa dover dire addio alla banda e alla famiglia. Tra questi c'è un vecchio pinguino canterino, il quale è stato messo "sulla mensola", il quale, tradotto nel linguaggio dei giocattoli, significa essere passati in secondo piano ed essere quindi destinati a finire o in soffitta o nella spazzatura o essere venduti. Ed è proprio quello che succede: infatti, per sbaglio, Woody e il suo vecchio amico finiscono sul gazebo, e qui subentra un collezionista che gestisce un negozio di giocattoli, il quale vorrebbe fare soldi vendendo Woody a un suo omologo giapponese. Questa volta è Woody ad essere in pericolo, e tocca a Buzz e agli altri giocattoli salvarlo. Nel frattempo, Woody finisce in mano al collezionista Al Barn e scopre di essere l'icona di una vecchia serie animata sul West, dove fa la conoscenza degli altri personaggi/action figure della serie, Jessie, Bullseye e infine Pete. Questi gli spiegano che è importante che resti, perché così finiranno nella collezione privata di un museo di Tokyo, in Giappone, per diventare celebri e famosi per le generazioni future. Ma Woody non è intenzionato a rimanere e decide di tornare a casa, proponendo ai nuovi amici di andare con lui. Tuttavia, Stinky Pete non ne vuole sapere e incastra tutti, primo fra tutti Woody, giustificandosi che è rimasto imballato per tutta la sua vita e che alla fine i giocattoli sono destinati ad essere rimpiazzati e/o distrutti, dimenticati. Alla fine Buzz e gli altri riescono a trarlo in salvo, mentre Pete finisce nelle mani di una bambina che lo accoppia con una Barbie. Possiamo quindi dire che c'è un lieto fine.
La grafica non è cambiata, ma è rimasta la stessa, ed è quindi grandiosa da vedere, ammirare con quei colori ben distribuiti e soprattutto luminosi che conferiscono alla vicenda un'atmosfera di gioia, divertimento e allegria, a simboleggiare il ritorno all'infanzia per tutti noi. I personaggi hanno mantenuto le loro caratteristiche psicologiche, caratteriali originali, aggiungendovi qualche novità. Il messaggio è rimasto lo stesso originale del primo capitolo, ovvero non dimenticarci di chi siamo stati, fummo, eravamo e quindi non trascurare mai e poi mai i nostri ricordi più importanti, quelli legati alla nostra infanzia, alla nostra adolescenza ed età adulta, perché sono quelli fondamentali che ci portiamo dietro per tutta la nostra vita e che stabiliscono in una misura significativa chi siamo e/o scegliamo di essere/diventare. Da qui scaturisce l'importanza di imparare a divertirsi e allo stesso tempo conoscere, comprendere, accettare, cambiare, mutare noi stessi in base ai nostri pensieri, parole, azioni, scelte, decisioni, gesti e azioni, e di accontentarsi di quello che abbiamo. Quindi, come nel primo capitolo, anche qui si ribadisce l'importanza di apprezzare quello che abbiamo e di dargli il giusto valore nel rapporto che questo ha con la nostra vita, e di non venderlo per pochi spiccioli, anche perché, una volta andato, non si può più riaverlo indietro.
Dunque, in questo capitolo si rinnova l'invito ai genitori a rendersi partecipi della vita dei propri figli, per lasciare loro stessi un ricordo importante anche di sé stessi ed essere ricordati per gli insegnamenti preziosi riguardo le lezioni fondamentali della vita, in modo che i figli stessi si ricordino, una volta adulti, dei propri genitori, poiché sono essi attraverso i propri pensieri, parole, azioni, gesti, scelte e decisioni a plasmare e creare i figli.