The Labyrinth of Grisaia
Nell’aprile del 2015 va in onda “Grisaia no Meikyuu” (“Le Labyrinthe de la Grisaia”), special televisivo prodotto dallo studio 8-Bit. Della durata di 48 minuti circa, esso è la trasposizione animata dell’omonima visual novel sviluppata da Frontwing, e si configura come sequel di “Grisaia no Kajitsu”.
L’opera qui analizzata riesce a liberarsi di alcuni difetti che tanto avevano penalizzato il suo predecessore. Innanzitutto, la narrazione è molto più equilibrata: al contrario della serie del 2014, essa non è esageratamente veloce o superficiale. L’episodio, infatti, si lascia seguire tranquillamente, ed espone adeguatamente, in maniera tutt’altro che approssimativa, i fatti trattati. Altro punto a favore consiste nell’approfondimento del passato del protagonista, rimasto in precedenza celato. Ma una delle più grandi note dolenti di “Grisaia no Kajitsu” ricompare, purtroppo, anche in “Grisaia no Meikyuu”: tutti gli avvenimenti che hanno coinvolto il piccolo Yuuji, infatti, possono sembrare estremamente crudeli e, in alcuni casi, abbastanza realistici. Tuttavia, man mano che si procede con la visione, eventi tragici si susseguono uno dopo l’altro e si accumulano sulle gracili spalle del giovane: se si riflette un po’, si noterà che tali situazioni perdono tutta la loro verosimiglianza proprio perché presenti in quantità eccessive. Dunque, ancora una volta, il famoso brand conferma la sua volontà di colpire e spiazzare lo spettatore, scadendo inevitabilmente in evidenti forzature.
Altro difetto non di poco conto è rappresentato dal fanservice: a questo giro risulta ancor più fastidioso, dato che spesso sfocia in scene incestuose. Tale elemento potrebbe essere giustificato dalla psicologia dei personaggi coinvolti, ma il modo in cui viene esposto sembra avere l’unico scopo di accontentare le menti “otaku” più estreme.
Un buon lavoro, seppur non eccelso, è stato compiuto sulla caratterizzazione del protagonista. Verremo infatti a conoscenza di alcune delle motivazioni che hanno spinto Yuuji a diventare quel che è adesso e ad assumere il suo particolare comportamento. Un buon approfondimento è stato svolto anche per quanto riguarda i genitori del protagonista e sua sorella Kazuki.
Passando al lato tecnico, si può dire che disegni e animazioni abbiano subito un leggero miglioramento. Esse, infatti, non presentano i cali di qualità a cui abbiamo assistito nella serie precedente. Molto orecchiabili e adatte le OST.
In conclusione, “Le Labyrinthe de la Grisaia” è sicuramente superiore a “Le Fruit de la Grisaia”. Tuttavia, anche se alcuni difetti sono stati eliminati, ne sopravvivono altri che incidono notevolmente sul valore complessivo del prodotto. Voto: 6.
L’opera qui analizzata riesce a liberarsi di alcuni difetti che tanto avevano penalizzato il suo predecessore. Innanzitutto, la narrazione è molto più equilibrata: al contrario della serie del 2014, essa non è esageratamente veloce o superficiale. L’episodio, infatti, si lascia seguire tranquillamente, ed espone adeguatamente, in maniera tutt’altro che approssimativa, i fatti trattati. Altro punto a favore consiste nell’approfondimento del passato del protagonista, rimasto in precedenza celato. Ma una delle più grandi note dolenti di “Grisaia no Kajitsu” ricompare, purtroppo, anche in “Grisaia no Meikyuu”: tutti gli avvenimenti che hanno coinvolto il piccolo Yuuji, infatti, possono sembrare estremamente crudeli e, in alcuni casi, abbastanza realistici. Tuttavia, man mano che si procede con la visione, eventi tragici si susseguono uno dopo l’altro e si accumulano sulle gracili spalle del giovane: se si riflette un po’, si noterà che tali situazioni perdono tutta la loro verosimiglianza proprio perché presenti in quantità eccessive. Dunque, ancora una volta, il famoso brand conferma la sua volontà di colpire e spiazzare lo spettatore, scadendo inevitabilmente in evidenti forzature.
Altro difetto non di poco conto è rappresentato dal fanservice: a questo giro risulta ancor più fastidioso, dato che spesso sfocia in scene incestuose. Tale elemento potrebbe essere giustificato dalla psicologia dei personaggi coinvolti, ma il modo in cui viene esposto sembra avere l’unico scopo di accontentare le menti “otaku” più estreme.
Un buon lavoro, seppur non eccelso, è stato compiuto sulla caratterizzazione del protagonista. Verremo infatti a conoscenza di alcune delle motivazioni che hanno spinto Yuuji a diventare quel che è adesso e ad assumere il suo particolare comportamento. Un buon approfondimento è stato svolto anche per quanto riguarda i genitori del protagonista e sua sorella Kazuki.
Passando al lato tecnico, si può dire che disegni e animazioni abbiano subito un leggero miglioramento. Esse, infatti, non presentano i cali di qualità a cui abbiamo assistito nella serie precedente. Molto orecchiabili e adatte le OST.
In conclusione, “Le Labyrinthe de la Grisaia” è sicuramente superiore a “Le Fruit de la Grisaia”. Tuttavia, anche se alcuni difetti sono stati eliminati, ne sopravvivono altri che incidono notevolmente sul valore complessivo del prodotto. Voto: 6.
Dopo la conclusione ad effetto di "Grisaia no Kajitsu" non vedevo l'ora della comparsa della seconda stagione. Questa, però, è stata anticipata da una puntata speciale della durata di 48 minuti. Un episodio niente male, orientato tutto sul misterioso passato di Yuuji Kazami.
L'anime mantiene ancora i tratti drammatici che aveva caratterizzato la precedente serie, tenendo comunque in considerazione il fattore ecchi (non troppo pesante) e un pizzico di sentimentalismo. L'azione c'è, in effetti, ma non si può dire propriamente che "Grisaia no Meikyuu" sia un anime di questo genere. Direi quasi che la vera battaglia avviene a livello psicologico.
Yuuji Kazami, infatti, aveva deciso di abbandonare almeno in parte la sua vita passata, per assaporare una piacevole e "normale" avventura " scolastica. Ovviamente, per chiunque ha avuto il piacere di vedere la serie precedente, le cose non sono andate proprio come aveva previsto. Ma una domanda ci sorge spontanea: da cosa stava fuggendo?
Il passato di Yuuji non può considerarsi del tutto felice. Il difficile rapporto con la sorella, che lo surclassava in tutto. Un sentimento contrastante, che andava dalla gelosia sfrenata all'amore quasi incestuoso. Ancor più problematico è la relazione con il padre: sempre preoccupato per la sorella maggiore, e completamente indifferente al destino del figlio maschio.
Le cose non vanno bene, ma possiamo dire che precipitano in seguito alla morte della sorella nel ben noto incidente stradale, che ci è stato descritto con accuratezza in "Grisaia no Kajitsu". Il padre si abbandona all'alcolismo, tanto che la moglie è costretta a scappare insieme al piccolo Yuuji. Eppure l'incubo non finisce, i due si rincontrano e il bambino uccide il padre poco prima che questo stuprasse la madre. Fine? No, ovviamente non c'è limite al peggio. Disperata la donna si suicida, lasciando così il figlio alla mercè di un vecchio amico di famiglia, che lo indirizzerà in una strana organizzazione militare.
La figura di Yuuji è abbastanza interessante, soprattutto per la sua apparente passività. Prima subisce le angherie familiari e, per certi versi, lo strano amore della sorella. Poi è costretto ad affrontare difficoltà ben maggiore, mostrando però un'incredibile capacità di adattamento.
Come avevano già mostrato in precedenza, l'obiettivo principale è sicuramente l'analisi dei personaggi e il loro studio psicologico. Delle situazioni, a mio avviso un po' troppo forzate, vengono portate al massimo della loro drammaticità. Lo spettatore si sente partecipe dei dolori del protagonista e ciò è sicuramente positivo nella mia valutazione dell'opera.
Per quanto riguarda la trama, devo ammettere di averla trovata piuttosto interessante. Niente di così sorprendente, visto che, in fin dei conti, si tratta pur sempre di un flashback. Eppure sembra quasi che, questo salto indietro nel tempo, preannunci qualcosa di interessante nel futuro. Innanzi tutto la scoperta di questa sorella così perfetta e impeccabile, poi la comparsa della maestra di Yuuji. Colei che lo renderà così com'è ora.
La grafica è strana, ma non era una sorpresa. I disegni infatti si mantengono molto fedeli alla prima stagione, con figure abbastanza bidimensionali e movenze- mi verrebbe da dire- alla "Bakemonogatari".
Forse, però, è proprio questo a rendere il tutto ancor più interessante. Un alone di mistero e stranezza, capace di attrarre il pubblico.
Belle le musiche e buono il doppiaggio. Tuttavia non si può che ammirare ancora una volta l'ottima regia, che ha trasformato un episodio un po' più lungo del normale, in un'opera degna di nota.
"Grisaia no Meikyuu" non è un capolavoro, secondo il mio modesto parere. Gli manca ancora qualcosa per raggiungere i grandi anime della storia. Sarà che, in fin dei conti, dura solamente 48 minuti, o forse è proprio quell'artificiosità degli avvenimenti. Eppure non è scattata la scintilla sublime, che quella che mi fa innamorare completamente di un'opera.
Un buon giudizio, comunque, non glielo toglie nessuno. Soprattutto tenendo in considerazione che è già stata annunciato l'inizio di una nuova serie, in cui, certamente, verranno risolti gli ultimi misteri di questo contorto rompicapo.
Voto finale: 7… e mezzo!
L'anime mantiene ancora i tratti drammatici che aveva caratterizzato la precedente serie, tenendo comunque in considerazione il fattore ecchi (non troppo pesante) e un pizzico di sentimentalismo. L'azione c'è, in effetti, ma non si può dire propriamente che "Grisaia no Meikyuu" sia un anime di questo genere. Direi quasi che la vera battaglia avviene a livello psicologico.
Yuuji Kazami, infatti, aveva deciso di abbandonare almeno in parte la sua vita passata, per assaporare una piacevole e "normale" avventura " scolastica. Ovviamente, per chiunque ha avuto il piacere di vedere la serie precedente, le cose non sono andate proprio come aveva previsto. Ma una domanda ci sorge spontanea: da cosa stava fuggendo?
Il passato di Yuuji non può considerarsi del tutto felice. Il difficile rapporto con la sorella, che lo surclassava in tutto. Un sentimento contrastante, che andava dalla gelosia sfrenata all'amore quasi incestuoso. Ancor più problematico è la relazione con il padre: sempre preoccupato per la sorella maggiore, e completamente indifferente al destino del figlio maschio.
Le cose non vanno bene, ma possiamo dire che precipitano in seguito alla morte della sorella nel ben noto incidente stradale, che ci è stato descritto con accuratezza in "Grisaia no Kajitsu". Il padre si abbandona all'alcolismo, tanto che la moglie è costretta a scappare insieme al piccolo Yuuji. Eppure l'incubo non finisce, i due si rincontrano e il bambino uccide il padre poco prima che questo stuprasse la madre. Fine? No, ovviamente non c'è limite al peggio. Disperata la donna si suicida, lasciando così il figlio alla mercè di un vecchio amico di famiglia, che lo indirizzerà in una strana organizzazione militare.
La figura di Yuuji è abbastanza interessante, soprattutto per la sua apparente passività. Prima subisce le angherie familiari e, per certi versi, lo strano amore della sorella. Poi è costretto ad affrontare difficoltà ben maggiore, mostrando però un'incredibile capacità di adattamento.
Come avevano già mostrato in precedenza, l'obiettivo principale è sicuramente l'analisi dei personaggi e il loro studio psicologico. Delle situazioni, a mio avviso un po' troppo forzate, vengono portate al massimo della loro drammaticità. Lo spettatore si sente partecipe dei dolori del protagonista e ciò è sicuramente positivo nella mia valutazione dell'opera.
Per quanto riguarda la trama, devo ammettere di averla trovata piuttosto interessante. Niente di così sorprendente, visto che, in fin dei conti, si tratta pur sempre di un flashback. Eppure sembra quasi che, questo salto indietro nel tempo, preannunci qualcosa di interessante nel futuro. Innanzi tutto la scoperta di questa sorella così perfetta e impeccabile, poi la comparsa della maestra di Yuuji. Colei che lo renderà così com'è ora.
La grafica è strana, ma non era una sorpresa. I disegni infatti si mantengono molto fedeli alla prima stagione, con figure abbastanza bidimensionali e movenze- mi verrebbe da dire- alla "Bakemonogatari".
Forse, però, è proprio questo a rendere il tutto ancor più interessante. Un alone di mistero e stranezza, capace di attrarre il pubblico.
Belle le musiche e buono il doppiaggio. Tuttavia non si può che ammirare ancora una volta l'ottima regia, che ha trasformato un episodio un po' più lungo del normale, in un'opera degna di nota.
"Grisaia no Meikyuu" non è un capolavoro, secondo il mio modesto parere. Gli manca ancora qualcosa per raggiungere i grandi anime della storia. Sarà che, in fin dei conti, dura solamente 48 minuti, o forse è proprio quell'artificiosità degli avvenimenti. Eppure non è scattata la scintilla sublime, che quella che mi fa innamorare completamente di un'opera.
Un buon giudizio, comunque, non glielo toglie nessuno. Soprattutto tenendo in considerazione che è già stata annunciato l'inizio di una nuova serie, in cui, certamente, verranno risolti gli ultimi misteri di questo contorto rompicapo.
Voto finale: 7… e mezzo!
Ottimo OAV, questo Grisaia no meikyuu, che crea un ottimo collegamento tra la prima serie (Grisaia no kajitsu) e la seconda, attualmente in corso (Grisaia no rakuen).
Questo Grisaia no meikyuu pare riprendere in modo evidente ed accentuare, la vena drammatica che la prima serie aveva mostrato, seppur mixata spesso e volentieri con toni decisamente più soft, soffermandosi sull'osuro e in verità, tristissimo, passato del nostro protagonista, di cui, in effetti, nel primo Grisaia, abbiamo scoperto ben poco, se non la mostruosa abilità in ambito bellico e militare.
Senza compiere odiosi spoiler posso dire con estrema sicurezza, che i temi, davvero drammatici e pesantissimi, che questo OAV va a toccare sono sviluppati in modo equilibrato ed efficace, senza mai cadere nel melenso, nello strappalacrime, o peggio ancora, nel ridicolo, rischio che, in produzioni di questo genere è sempre in agguato.
Il giovane Yuuji, così come gli altri personaggi all'opera in questo Grisaia no rakuen, sembrano sempre efficaci nelle loro azioni, per quanto estreme, talvolta, ci verranno mostrate, e il canovaccio finisce per catturare senza mezze misure l'attenzione dello spettatore.
Validissimo anche il comparto tecnico, che dopo la sconcertante altalena della prima serie, che ci aveva mostrato momenti di arte pura, alternati a passaggi dalla qualità veramente discutibile, pare invece godere di un'attenzione costante da parte degli autori.
Per chiudere, un OAV che non ha molto senso se preso come stand alone, ma che se visto nell'ottica di fruire delle varie serie del mondo di Grisaia, si presenta con ottime credenziali, sia dal punto di vista tecnico, che della narrazione. Consigliato per chi ha visto la prima serie, e soprattutto, chi ha in programma di vedere la seconda (che, visti i primi episodi, pare molto promettente, più della prima) potrebbe rivelarsi una piccola perla, incastonata nel mondo di Grisaia.
Questo Grisaia no meikyuu pare riprendere in modo evidente ed accentuare, la vena drammatica che la prima serie aveva mostrato, seppur mixata spesso e volentieri con toni decisamente più soft, soffermandosi sull'osuro e in verità, tristissimo, passato del nostro protagonista, di cui, in effetti, nel primo Grisaia, abbiamo scoperto ben poco, se non la mostruosa abilità in ambito bellico e militare.
Senza compiere odiosi spoiler posso dire con estrema sicurezza, che i temi, davvero drammatici e pesantissimi, che questo OAV va a toccare sono sviluppati in modo equilibrato ed efficace, senza mai cadere nel melenso, nello strappalacrime, o peggio ancora, nel ridicolo, rischio che, in produzioni di questo genere è sempre in agguato.
Il giovane Yuuji, così come gli altri personaggi all'opera in questo Grisaia no rakuen, sembrano sempre efficaci nelle loro azioni, per quanto estreme, talvolta, ci verranno mostrate, e il canovaccio finisce per catturare senza mezze misure l'attenzione dello spettatore.
Validissimo anche il comparto tecnico, che dopo la sconcertante altalena della prima serie, che ci aveva mostrato momenti di arte pura, alternati a passaggi dalla qualità veramente discutibile, pare invece godere di un'attenzione costante da parte degli autori.
Per chiudere, un OAV che non ha molto senso se preso come stand alone, ma che se visto nell'ottica di fruire delle varie serie del mondo di Grisaia, si presenta con ottime credenziali, sia dal punto di vista tecnico, che della narrazione. Consigliato per chi ha visto la prima serie, e soprattutto, chi ha in programma di vedere la seconda (che, visti i primi episodi, pare molto promettente, più della prima) potrebbe rivelarsi una piccola perla, incastonata nel mondo di Grisaia.