Saijaku Muhai no Bahamut
"Saijaku Muhai no Bahamut" è un harem-fantasy pubblicato nel 2016 e che, nonostante il discreto successo della prima stagione basata sui primi quarantacinque capitoli del manga, da tempo aspetta una nuova pubblicazione.
La storia, ambientata in un mondo fantastico, si basa sulle avventure di Lux, ex principe di Arcadia, il cui impero, cinque anni addietro, è stato sconfitto da una rivolta. Ora è quindi costretto a vivere facendo lavoretti qua e là. Una sera, mentre insegue un gattino che aveva derubato una signora della propria borsetta, cade nei bagni termali del dormitorio femminile dell'Accademia dei Drag-Knight, e lì incappa nella principessa del nuovo regno Lisesharte, nuda e che, presa dall'ira, decide di sfidarlo a duello il giorno seguente. Ma, mentre i due lottano, un Abyss li attacca, e Lux riesce a sconfiggerlo. Da quel momento in poi diventerà membro della Accademia femminile, di cui lui è l'unico ragazzo, ben presto conteso da molte ragazze.
La trama dell'opera ci trasporta in una dimensione alquanto familiare: un solo ragazzo tra tante ragazze che se lo contendono e cercano di conquistarlo nei modi più disparati; la solita ragazza tsundere fredda e distaccata ma profondamente innamorata del protagonista; combattimenti con mezzi epici che vedono sempre il bene trionfare sul male; e un protagonista sempre disponibile verso gli altri perché deve espiare le proprie colpe ecc.
Insomma, nulla di nuovo.
Effettivamente, l'opera potrebbe essere definita come mediocre, eppure non mi sento di criticarla così tanto. La componente harem è buona (e vorrei ben vedere) e anche quella fantasy ha un suo perché, con belle modalità di combattimento. Certo ci sono dei buchi di trama non indifferenti, dato che molte cose sono spiegate un po' male, ma probabilmente questo è dovuto al fatto che sarebbe dovuta uscire una seconda stagione di cui però ad oggi non si sa nulla.
A migliorare la situazione, ci sono quantomeno delle buone musiche a fare da sottofondo alle battaglie e a mio avviso una gran bella outro, leggermente meglio della intro.
Quindi, in conclusione, un’opera da vedere senza troppe pretese, magari da alternare a un anime o manga più serio e sostanzioso che si ha già in lettura.
La storia, ambientata in un mondo fantastico, si basa sulle avventure di Lux, ex principe di Arcadia, il cui impero, cinque anni addietro, è stato sconfitto da una rivolta. Ora è quindi costretto a vivere facendo lavoretti qua e là. Una sera, mentre insegue un gattino che aveva derubato una signora della propria borsetta, cade nei bagni termali del dormitorio femminile dell'Accademia dei Drag-Knight, e lì incappa nella principessa del nuovo regno Lisesharte, nuda e che, presa dall'ira, decide di sfidarlo a duello il giorno seguente. Ma, mentre i due lottano, un Abyss li attacca, e Lux riesce a sconfiggerlo. Da quel momento in poi diventerà membro della Accademia femminile, di cui lui è l'unico ragazzo, ben presto conteso da molte ragazze.
La trama dell'opera ci trasporta in una dimensione alquanto familiare: un solo ragazzo tra tante ragazze che se lo contendono e cercano di conquistarlo nei modi più disparati; la solita ragazza tsundere fredda e distaccata ma profondamente innamorata del protagonista; combattimenti con mezzi epici che vedono sempre il bene trionfare sul male; e un protagonista sempre disponibile verso gli altri perché deve espiare le proprie colpe ecc.
Insomma, nulla di nuovo.
Effettivamente, l'opera potrebbe essere definita come mediocre, eppure non mi sento di criticarla così tanto. La componente harem è buona (e vorrei ben vedere) e anche quella fantasy ha un suo perché, con belle modalità di combattimento. Certo ci sono dei buchi di trama non indifferenti, dato che molte cose sono spiegate un po' male, ma probabilmente questo è dovuto al fatto che sarebbe dovuta uscire una seconda stagione di cui però ad oggi non si sa nulla.
A migliorare la situazione, ci sono quantomeno delle buone musiche a fare da sottofondo alle battaglie e a mio avviso una gran bella outro, leggermente meglio della intro.
Quindi, in conclusione, un’opera da vedere senza troppe pretese, magari da alternare a un anime o manga più serio e sostanzioso che si ha già in lettura.
Più volte si è detto che un anime che nasce senza troppe ambizioni può risultare comunque un prodotto gradevole e apprezzabile. Purtroppo, però, troppo spesso gli autori di queste opere si lasciano prendere la mano e cercano di trasformare la propria creazione in qualcosa che, per sua natura, non può essere; cominciano così a sviluppare idee complesse sulla trama che mal si conciliano con quelle che sono le aspettative che ha lo spettatore e che, il più delle volte, rivelano un'architettura del tutto incomprensibile.
Harem e fantasy sono due generi che vengono associati sempre più di frequente, ma, affinché questo binomio possa funzionare, è necessario che ognuno dei due generi venga sviluppato tenendo conto delle caratteristiche dell'altro. Entrambi hanno potenzialmente diverse sfaccettature, per cui è possibile creare diversi tipi di combinazioni vincenti, ma, se si vuol creare un harem leggero, poi non si può chiedere alla componente fantasy di raggiungere livelli troppo impegnativi, specie se poi chi la crea idee troppo chiare su quello che sta raccontando non le ha nemmeno lui. Ed è proprio questo quello che accade in questo "Saijaku Muhai no Bahamut", che parte con una clamorosa scopiazzatura di altri harem, per poi cercare di darsi un'importanza attraverso una storia che ho trovato molto difficile da capire, ma solo perché raccontata malissimo e decisamente piena di buchi; il risultato è un qualcosa che supera la noia, rasenta la pura frustrazione.
La trama: il tirannico impero di Arcadia viene rovesciato a seguito dell'intervento di un eroe misterioso, che in sella al suo drag-ride (una specie di robot) riesce da solo a sbaragliare l'intero esercito imperiale, per poi sparire nel nulla. Dopo la caduta dell'impero viene fondato un nuovo regno e si forma una nuova casta di nobili; i membri della vecchia casa imperiale, invece, cadono in disgrazia e sono costretti a svolgere delle commissioni per chiunque ne faccia richiesta, al fine di estinguere il proprio debito. Fra questi c'è anche l'ex principe Lux Arcadia, il quale, mentre si accingeva a portare a termine una commissione, finisce per cadere accidentalmente nei bagni del dormitorio femminile dell'accademia di preparazione al combattimento con i drag-ride. E dove non andare a cascare, se non tra le braccia della principessa del nuovo regno?
L'inizio di questo anime ha rappresentato, per me, il primo motivo di sgomento: già a suo tempo ero rimasto meravigliato nel constatare la grande somiglianza della parte iniziale di "Rakudai Kishi no Cavalry" e quella di "The Asterisk World"; ma che ci fosse addirittura un terzo anime che cominciasse nello stesso identico modo non me lo sarei mai aspettato. Cos'è, siamo così a corto di idee?
Nonostante questo, però, i primi tre-quattro episodi non sono poi così male: per uno come me che ancora si diverte a guardare un harem questa parte è sembrata abbastanza piacevole. Ma mai e poi mai mi sarei aspettato il delirio di onnipotenza che avrebbe caratterizzato gli episodi successivi. Dopo un inizio da copia-incolla, dopo qualche episodio che si fa apprezzare per la sua estrema semplicità e con personaggi che hanno ben poco di carismatico e che riproducono in toto gli stereotipi degli harem del passato, tutto mi sarei aspettato tranne che si ritenesse che quanto fatto fino a quel momento fosse meritevole di un background più approfondito. E invece ecco apparire misteriose (in tutti i sensi) rovine, dozzine di ragnarock, alberi genealogici fatti a casaccio e tutta una serie di altre oscenità narrative (e stavolta con oscenità non si intendono le 'poppe' delle ragazze). Il risultato finale è stato terribile; per spiegare la mia sensazione a riguardo vi chiedo di immaginare un gattino su cui viene caricato un pianoforte (scordato, tra l'altro): il poveretto finirebbe per crollare. E con lui crolla pure tutta la sceneggiatura di questo anime.
Nemmeno i personaggi si salvano da questo scempio: non solo sono stereotipati, ma tra i vari modelli esistenti sono stati scelti pure i peggiori. Qualcuno si salva, ma è davvero poca roba.
Riassumendo: "Saijaku Muhai no Bahamut" è un anime che nasce con poche potenzialità e le sfrutta pure male. Non posso che bocciarlo e cercare di dimenticare la sua esistenza il più in fretta possibile.
Harem e fantasy sono due generi che vengono associati sempre più di frequente, ma, affinché questo binomio possa funzionare, è necessario che ognuno dei due generi venga sviluppato tenendo conto delle caratteristiche dell'altro. Entrambi hanno potenzialmente diverse sfaccettature, per cui è possibile creare diversi tipi di combinazioni vincenti, ma, se si vuol creare un harem leggero, poi non si può chiedere alla componente fantasy di raggiungere livelli troppo impegnativi, specie se poi chi la crea idee troppo chiare su quello che sta raccontando non le ha nemmeno lui. Ed è proprio questo quello che accade in questo "Saijaku Muhai no Bahamut", che parte con una clamorosa scopiazzatura di altri harem, per poi cercare di darsi un'importanza attraverso una storia che ho trovato molto difficile da capire, ma solo perché raccontata malissimo e decisamente piena di buchi; il risultato è un qualcosa che supera la noia, rasenta la pura frustrazione.
La trama: il tirannico impero di Arcadia viene rovesciato a seguito dell'intervento di un eroe misterioso, che in sella al suo drag-ride (una specie di robot) riesce da solo a sbaragliare l'intero esercito imperiale, per poi sparire nel nulla. Dopo la caduta dell'impero viene fondato un nuovo regno e si forma una nuova casta di nobili; i membri della vecchia casa imperiale, invece, cadono in disgrazia e sono costretti a svolgere delle commissioni per chiunque ne faccia richiesta, al fine di estinguere il proprio debito. Fra questi c'è anche l'ex principe Lux Arcadia, il quale, mentre si accingeva a portare a termine una commissione, finisce per cadere accidentalmente nei bagni del dormitorio femminile dell'accademia di preparazione al combattimento con i drag-ride. E dove non andare a cascare, se non tra le braccia della principessa del nuovo regno?
L'inizio di questo anime ha rappresentato, per me, il primo motivo di sgomento: già a suo tempo ero rimasto meravigliato nel constatare la grande somiglianza della parte iniziale di "Rakudai Kishi no Cavalry" e quella di "The Asterisk World"; ma che ci fosse addirittura un terzo anime che cominciasse nello stesso identico modo non me lo sarei mai aspettato. Cos'è, siamo così a corto di idee?
Nonostante questo, però, i primi tre-quattro episodi non sono poi così male: per uno come me che ancora si diverte a guardare un harem questa parte è sembrata abbastanza piacevole. Ma mai e poi mai mi sarei aspettato il delirio di onnipotenza che avrebbe caratterizzato gli episodi successivi. Dopo un inizio da copia-incolla, dopo qualche episodio che si fa apprezzare per la sua estrema semplicità e con personaggi che hanno ben poco di carismatico e che riproducono in toto gli stereotipi degli harem del passato, tutto mi sarei aspettato tranne che si ritenesse che quanto fatto fino a quel momento fosse meritevole di un background più approfondito. E invece ecco apparire misteriose (in tutti i sensi) rovine, dozzine di ragnarock, alberi genealogici fatti a casaccio e tutta una serie di altre oscenità narrative (e stavolta con oscenità non si intendono le 'poppe' delle ragazze). Il risultato finale è stato terribile; per spiegare la mia sensazione a riguardo vi chiedo di immaginare un gattino su cui viene caricato un pianoforte (scordato, tra l'altro): il poveretto finirebbe per crollare. E con lui crolla pure tutta la sceneggiatura di questo anime.
Nemmeno i personaggi si salvano da questo scempio: non solo sono stereotipati, ma tra i vari modelli esistenti sono stati scelti pure i peggiori. Qualcuno si salva, ma è davvero poca roba.
Riassumendo: "Saijaku Muhai no Bahamut" è un anime che nasce con poche potenzialità e le sfrutta pure male. Non posso che bocciarlo e cercare di dimenticare la sua esistenza il più in fretta possibile.
Ormai gli harem/fantasy sono diventati una presenza fissa in ogni stagione di anime, e chiunque li segua almeno un po' ha ormai imparato cosa aspettarsi da questo genere di opere.
Alcune di queste riescono a sorprenderti positivamente, trovando qualcosa di particolare o originale che le renda uniche e memorabili, altre non ci riescono. Purtroppo, per quel che mi riguarda, “Saijaku Muhai no Bahamut” rientra in questa seconda categoria...
Tutto, in quest'anime, è assolutamente nei binari e negli stereotipi del genere. Non c'è assolutamente nulla di innovativo che mi venga alla mente.
La storia parla del solito ragazzo buono con tutti che conosce la solita tsundere principessa (identificata dal solito colore rosso) che all'inizio lo odia per i soliti motivi, ovvero che il protagonista l'ha per sbaglio vista nuda/è inciampato su di lei e le ha toccato il seno o altri simili incidenti ecchi, per poi sfidarlo al solito duello per cacciarlo dalla solita scuola di guerriere magiche (che, ovviamente, come al solito, è composta solo da femmine a parte il protagonista... e a ‘sto giro non si sono neanche sprecati a trovare una scusa per questa particolarità. E' l'unico maschio perché sì...) e che come al solito dopo il duello se ne innamora perdutamente.
A questa poi si aggiungono a ruota le solite eroine di contorno, dalla solita amica d'infanzia tonta e ‘tettona’ alla solita nobile snob coi capelli biondi che prima lo schifa e poi cambia idea, alla solita sorellina segretamente innamorata del protagonista...
Avete notato un certo ripetersi di qualche parola in particolare?
Tutto il resto è trattato molto superficialmente e mai veramente spiegato. Non si sa esattamente cosa siano i robottoni che i protagonisti e i nemici controllano o in base a cosa vengano assegnati quelli più potenti versione "divina", non si sa esattamente quali motivazioni muovano i nemici della serie o cosa sia successo esattamente nell'oscuro passato del protagonista, che viene a malapena accennato.
E' evidente che tali interrogativi siano stati lasciati a una eventuale seconda serie, a cui questa prima serie chiaramente fa l'occhiolino nel finale.
In generale, l'anime in sé non è che sia brutto... La storia scorre veloce, qualche gag divertente qua e là si vede anche, e la grafica e le musiche sono di buon livello, ma la serie semplicemente non lascia nulla.
E' indicativo, per quel che mi riguarda, che arrivato all'undicesima e penultima puntata non avessi alcuna foga di vedere il finale, ma che anzi abbia rimandato di diversi giorni la visione dell'ultima puntata semplicemente perché non avevo particolarmente voglia di guardarla.
Per carità, quando uno incomincia a vedere una serie harem/fantasy/scolastica alcune cose se le aspetta, non è un problema ritrovarsi di fronte a qualche stereotipo, ma ti aspetteresti anche che la serie provi almeno un pochino a differenziarsi dalle altre decine di serie similari già esistenti, non fosse altro per fornire allo spettatore, dopo qualche settimana dalla visione, qualche particolare con cui descrivere la serie stessa ("Era quell'harem scolastico in cui il protagonista aveva questa caratteristica... o in cui il cattivo era così... in cui il sistema magico/di combattimento aveva questa particolarità...", ecc.).
Io credo che di “Saijaku Muhai no Bahamut” ricorderò solo la sensazione di perplessità che provavo vedendo che in ogni singolo combattimento in cui il protagonista combatte con il Vyvern (il robottone bianco, più debole) finisce per perdere un braccio... Cos'è, era montato male o volevano stereotipare persino le puntate l'una con l'altra?
No, mi spiace, è un anime passabile per chi non abbia mai visto altri titoli dello stesso tipo o per chi riesce a godersi anche una minestra riscaldata all'infinito, ma non me la sento di dare più di un piatto 6 a una serie che di nuovo o di originale non ha assolutamente nulla di nulla.
Alcune di queste riescono a sorprenderti positivamente, trovando qualcosa di particolare o originale che le renda uniche e memorabili, altre non ci riescono. Purtroppo, per quel che mi riguarda, “Saijaku Muhai no Bahamut” rientra in questa seconda categoria...
Tutto, in quest'anime, è assolutamente nei binari e negli stereotipi del genere. Non c'è assolutamente nulla di innovativo che mi venga alla mente.
La storia parla del solito ragazzo buono con tutti che conosce la solita tsundere principessa (identificata dal solito colore rosso) che all'inizio lo odia per i soliti motivi, ovvero che il protagonista l'ha per sbaglio vista nuda/è inciampato su di lei e le ha toccato il seno o altri simili incidenti ecchi, per poi sfidarlo al solito duello per cacciarlo dalla solita scuola di guerriere magiche (che, ovviamente, come al solito, è composta solo da femmine a parte il protagonista... e a ‘sto giro non si sono neanche sprecati a trovare una scusa per questa particolarità. E' l'unico maschio perché sì...) e che come al solito dopo il duello se ne innamora perdutamente.
A questa poi si aggiungono a ruota le solite eroine di contorno, dalla solita amica d'infanzia tonta e ‘tettona’ alla solita nobile snob coi capelli biondi che prima lo schifa e poi cambia idea, alla solita sorellina segretamente innamorata del protagonista...
Avete notato un certo ripetersi di qualche parola in particolare?
Tutto il resto è trattato molto superficialmente e mai veramente spiegato. Non si sa esattamente cosa siano i robottoni che i protagonisti e i nemici controllano o in base a cosa vengano assegnati quelli più potenti versione "divina", non si sa esattamente quali motivazioni muovano i nemici della serie o cosa sia successo esattamente nell'oscuro passato del protagonista, che viene a malapena accennato.
E' evidente che tali interrogativi siano stati lasciati a una eventuale seconda serie, a cui questa prima serie chiaramente fa l'occhiolino nel finale.
In generale, l'anime in sé non è che sia brutto... La storia scorre veloce, qualche gag divertente qua e là si vede anche, e la grafica e le musiche sono di buon livello, ma la serie semplicemente non lascia nulla.
E' indicativo, per quel che mi riguarda, che arrivato all'undicesima e penultima puntata non avessi alcuna foga di vedere il finale, ma che anzi abbia rimandato di diversi giorni la visione dell'ultima puntata semplicemente perché non avevo particolarmente voglia di guardarla.
Per carità, quando uno incomincia a vedere una serie harem/fantasy/scolastica alcune cose se le aspetta, non è un problema ritrovarsi di fronte a qualche stereotipo, ma ti aspetteresti anche che la serie provi almeno un pochino a differenziarsi dalle altre decine di serie similari già esistenti, non fosse altro per fornire allo spettatore, dopo qualche settimana dalla visione, qualche particolare con cui descrivere la serie stessa ("Era quell'harem scolastico in cui il protagonista aveva questa caratteristica... o in cui il cattivo era così... in cui il sistema magico/di combattimento aveva questa particolarità...", ecc.).
Io credo che di “Saijaku Muhai no Bahamut” ricorderò solo la sensazione di perplessità che provavo vedendo che in ogni singolo combattimento in cui il protagonista combatte con il Vyvern (il robottone bianco, più debole) finisce per perdere un braccio... Cos'è, era montato male o volevano stereotipare persino le puntate l'una con l'altra?
No, mi spiace, è un anime passabile per chi non abbia mai visto altri titoli dello stesso tipo o per chi riesce a godersi anche una minestra riscaldata all'infinito, ma non me la sento di dare più di un piatto 6 a una serie che di nuovo o di originale non ha assolutamente nulla di nulla.
Penso che il genere harem-fantasy possa essere considerato tra i più amati e odiati, allo stesso tempo, per tutti coloro che guardano serie anime. Tra i vari titoli, ne sono usciti alcuni veramente interessanti, altri un po' meno... ma forse quello che fa storcere il naso maggiormente è la ripetitività di determinati elementi.
Ebbene, "Saijaku Muhai no Bahamut" rientra proprio in questa categoria: una storia fantasy, ricca di azione, ma anche di una buona dose di ecchi e harem. Un sottofondo scolastico, che fa rientrare il tutto nei parametri del genere.
Uscito nel 2016, è composto da sole dodici puntate. Non è un capolavoro, anzi, si possono vedere alcune imperfezioni piuttosto considerevoli, eppure non delude. La visione risulta subito piacevole e scorrevole, e tutti gli episodi mostrano un lato nascosto di questa interessantissima vicenda.
Tutto incomincia con la fine: la fine della tirannia della famiglia Arcadia, stroncata da una rivolta popolare che ha condotto alla creazione di un nuovo regno. I membri della famiglia sovrana o, meglio, i pochi sopravvissuti, hanno mantenuto una certa libertà d'azione, ma vengono pur sempre considerati come criminali.
Tra questi c'è Lux, un ragazzo semplice e piuttosto impacciato, che mostra però un'incredibile abilità nel manovrare i Drag-Ride, sorta di armature meccaniche indossate appunto dai Drag-Knight. In seguito a una sfortunata vicenda, in cui Lux precipita da tetto di un edificio e si ritrova tra le braccia della giovane regina Lisesharte Atismata, si ritrova obbligato a iscriversi in un accademia per Drag-Knight, storicamente rivolta a studenti di sesso femminile. Circondato da belle fanciulle, dunque, Lux affronta questa nuova avventura con animo intrepido e coraggioso. Non tutti lo accettano, ma, a quanto pare, è in grado di farsi apprezzare... e anche in maniera molto convincente.
Non si può certo parlare di studio psicologico dei personaggi. O meglio, c'è una sorta di introspezione, ma neanche tanto accentuata. D'altra parte, questo non è lo scopo della serie e un'indagine caratteriale meglio approfondita avrebbe appesantito la vicenda e rallentato lo svolgimento della trama.
Questo, però, non significa che i protagonisti siano figure piatte e prive di una loro crescita interna. Lisesharte è una fanciulla oppressa dalla carica di regina e, soprattutto, da un passato piuttosto cupo. Il ritrovarsi davanti al principe della precedente dinastia non può che far nascere in lei una serie di contrasti, risolti solamente grazie all'aiuto del nostro caro "eroe". Così si potrebbe dire per tutte le altre ragazze che Lux incontrerà sul suo cammino. Hanno tutte dei problemi, più o meno gravi e, dopo l'aiuto del giovane, non potranno che cadere tra le braccia di quest'ultimo.
Tra tutte, ho trovato particolarmente interessante Krulcifer, che, sebbene il nome poco ortodosso, mostra un carattere maturo e sensuale. Non si nasconde dietro atteggiamenti ambigui e dichiara esplicitamente il proprio amore per Lux. Il suo arco narrativo è tra i più accattivanti, anche se non spicca per originalità.
D'altra parte l'intera trama cerca di mantenersi su binari sicuri, che non la allontanino dai soliti cliché e stereotipi. Una strada già segnata, che porta in una direzione precisa, ma, proprio per questo motivo, prevedibile; una carenza colmata dalle varie gag divertenti.
La grafica è molto buona, soprattutto nella gestione dei combattimenti tra Drag-Knight. Far muovere quelle armature in maniera fluida, realizzando così scontri aerei emozionanti e veloci, non era per nulla un lavoro facile. Ma ci sono riusciti e, oltre a questo, hanno accompagnato il tutto con degli scenari belli e carichi di colore e passione.
I personaggi mostrano un design intrigante, che riprende e modifica allo stesso tempo gli stili classici del genere harem. La tsundere protagonista, seppur piccolina, ha qualcosa di diverso rispetto al solito: una postura più matura e delle fattezze all'altezza della situazione. Ma lo stesso si potrebbe dire per molti altri protagonisti.
Per quanto riguarda la colonna sonora, direi che rientra benissimo nella media: non sorprende, ma non delude nemmeno, rimanendo così in un anonimato corretto e consono per l'opera di cui stiamo trattando. Un comparto audio che si chiude con un doppiaggio discreto, sebbene qualche piccola (e quasi impercettibile) sbavatura.
L'anime, dunque, seppur non splenda nella costellazione dei capolavori d'animazione, riesce a dire la sua, in maniera piuttosto cortese. Il suo andamento tranquillo, in cui si alternano scene di combattimento a momenti maggiormente da commedia, viene mantenuto fino alle ultime puntate. Peccato per il finale che, a mio avviso, ha dovuto subire una piccola accelerazione per riuscire a concludersi nelle puntate previste. La storia che era cresciuta man mano s'infiamma all'improvviso, perdendo però qualcosa in quanto a bellezza. Anche il "nemico finale" non si rivela essere poi chissà cosa e, paradossalmente, si è rivelata molto più interessante la preparazione che la battaglia in sé.
E dunque che dire di "Saijaku Muhai no Bahamut"? Sicuramente non è brutto, non delude, non annoia e via dicendo... Gli manca forse la scintilla che l'avrebbe reso ben più interessante, ma, tutto sommato, ci si potrebbe anche accontentare.
Voto finale: 7 meno
Ebbene, "Saijaku Muhai no Bahamut" rientra proprio in questa categoria: una storia fantasy, ricca di azione, ma anche di una buona dose di ecchi e harem. Un sottofondo scolastico, che fa rientrare il tutto nei parametri del genere.
Uscito nel 2016, è composto da sole dodici puntate. Non è un capolavoro, anzi, si possono vedere alcune imperfezioni piuttosto considerevoli, eppure non delude. La visione risulta subito piacevole e scorrevole, e tutti gli episodi mostrano un lato nascosto di questa interessantissima vicenda.
Tutto incomincia con la fine: la fine della tirannia della famiglia Arcadia, stroncata da una rivolta popolare che ha condotto alla creazione di un nuovo regno. I membri della famiglia sovrana o, meglio, i pochi sopravvissuti, hanno mantenuto una certa libertà d'azione, ma vengono pur sempre considerati come criminali.
Tra questi c'è Lux, un ragazzo semplice e piuttosto impacciato, che mostra però un'incredibile abilità nel manovrare i Drag-Ride, sorta di armature meccaniche indossate appunto dai Drag-Knight. In seguito a una sfortunata vicenda, in cui Lux precipita da tetto di un edificio e si ritrova tra le braccia della giovane regina Lisesharte Atismata, si ritrova obbligato a iscriversi in un accademia per Drag-Knight, storicamente rivolta a studenti di sesso femminile. Circondato da belle fanciulle, dunque, Lux affronta questa nuova avventura con animo intrepido e coraggioso. Non tutti lo accettano, ma, a quanto pare, è in grado di farsi apprezzare... e anche in maniera molto convincente.
Non si può certo parlare di studio psicologico dei personaggi. O meglio, c'è una sorta di introspezione, ma neanche tanto accentuata. D'altra parte, questo non è lo scopo della serie e un'indagine caratteriale meglio approfondita avrebbe appesantito la vicenda e rallentato lo svolgimento della trama.
Questo, però, non significa che i protagonisti siano figure piatte e prive di una loro crescita interna. Lisesharte è una fanciulla oppressa dalla carica di regina e, soprattutto, da un passato piuttosto cupo. Il ritrovarsi davanti al principe della precedente dinastia non può che far nascere in lei una serie di contrasti, risolti solamente grazie all'aiuto del nostro caro "eroe". Così si potrebbe dire per tutte le altre ragazze che Lux incontrerà sul suo cammino. Hanno tutte dei problemi, più o meno gravi e, dopo l'aiuto del giovane, non potranno che cadere tra le braccia di quest'ultimo.
Tra tutte, ho trovato particolarmente interessante Krulcifer, che, sebbene il nome poco ortodosso, mostra un carattere maturo e sensuale. Non si nasconde dietro atteggiamenti ambigui e dichiara esplicitamente il proprio amore per Lux. Il suo arco narrativo è tra i più accattivanti, anche se non spicca per originalità.
D'altra parte l'intera trama cerca di mantenersi su binari sicuri, che non la allontanino dai soliti cliché e stereotipi. Una strada già segnata, che porta in una direzione precisa, ma, proprio per questo motivo, prevedibile; una carenza colmata dalle varie gag divertenti.
La grafica è molto buona, soprattutto nella gestione dei combattimenti tra Drag-Knight. Far muovere quelle armature in maniera fluida, realizzando così scontri aerei emozionanti e veloci, non era per nulla un lavoro facile. Ma ci sono riusciti e, oltre a questo, hanno accompagnato il tutto con degli scenari belli e carichi di colore e passione.
I personaggi mostrano un design intrigante, che riprende e modifica allo stesso tempo gli stili classici del genere harem. La tsundere protagonista, seppur piccolina, ha qualcosa di diverso rispetto al solito: una postura più matura e delle fattezze all'altezza della situazione. Ma lo stesso si potrebbe dire per molti altri protagonisti.
Per quanto riguarda la colonna sonora, direi che rientra benissimo nella media: non sorprende, ma non delude nemmeno, rimanendo così in un anonimato corretto e consono per l'opera di cui stiamo trattando. Un comparto audio che si chiude con un doppiaggio discreto, sebbene qualche piccola (e quasi impercettibile) sbavatura.
L'anime, dunque, seppur non splenda nella costellazione dei capolavori d'animazione, riesce a dire la sua, in maniera piuttosto cortese. Il suo andamento tranquillo, in cui si alternano scene di combattimento a momenti maggiormente da commedia, viene mantenuto fino alle ultime puntate. Peccato per il finale che, a mio avviso, ha dovuto subire una piccola accelerazione per riuscire a concludersi nelle puntate previste. La storia che era cresciuta man mano s'infiamma all'improvviso, perdendo però qualcosa in quanto a bellezza. Anche il "nemico finale" non si rivela essere poi chissà cosa e, paradossalmente, si è rivelata molto più interessante la preparazione che la battaglia in sé.
E dunque che dire di "Saijaku Muhai no Bahamut"? Sicuramente non è brutto, non delude, non annoia e via dicendo... Gli manca forse la scintilla che l'avrebbe reso ben più interessante, ma, tutto sommato, ci si potrebbe anche accontentare.
Voto finale: 7 meno