The Lost Village
Di solito, gli anime sceneggiati da Mari Okada (come “Araburu” e “Black Rock Shooter”) ci fanno riflettere sulla figura femminile e sui suoi complessi mentali. Tutte trame caratterizzate da una certa complessità e dall’atmosfera talvolta molto onirica, che destabilizzano e confondono lo spettatore stesso, proprio per il loro modo originale di dirigere l’aspetto narrativo. Questa volta invece parleremo di “Lost Village”, un anime sempre psicologico ma più puntato sull’investigazione, dove si cercherà di entrare nel profondo della questione attraverso le azioni di molteplici personaggi, sia femminili che maschili.
Faccio solo una premessa prima di incominciare; l’anime è riuscito a confondermi nei primi minuti, e questo davvero non me lo sarei mai aspettato.
Avete presente le gite scolastiche alle superiori, dove all’improvviso vi mettevate a cantare tutti insieme e vi emozionavate appena entrati in un tunnel sotterraneo? Beh, la trama esattamente parte così. Senza dire nulla di tutto quello che è successo prima, possiamo osservare fin da subito la presenza di un gruppo di trenta persone (sia adulti che non) che viaggiano su un bus per poter raggiungere un villaggio chiamato Nanaki. Tutte queste persone hanno scelto di intraprendere il viaggio per ricominciare da capo con la loro vita, sperando nella veridicità dell’unicità di questo misterioso paesino sperduto: cioè quello di essere un posto libero dalle influenze esterne del mondo. Il resto di tutta la trama si focalizzerà sull’esplorazione dei dintorni di questo villaggio purtroppo abbandonato.
L’obiettivo del gruppo sarà far fronte alle avversità, per arrivare a scoprire il vero segreto sull’esistenza del villaggio. In nessun modo posso andare avanti nel descrivere le varie situazioni, perché rovinerei l’effetto sorpresa, ma posso solo dire che il tutto c’entra con un aspetto psicologico, il quale si rivelerà più pressante man mano che le condizioni avverse aumenteranno. Il gruppo, ovviamente poco unito, si impegnerà per un po’ di tempo nel cercare qualsiasi cosa di utile per poter sopravvivere a lungo, e soprattutto lontano dalla realtà.
Per quanto riguarda l’aspetto visivo, l’anime fa uso di animazione tradizionale e CGI nelle scene più movimentate. Per quanto riguarda la prima, non c’è molto da dire, perché si mantiene a livelli standard e quindi non troppo malvagi, invece la seconda è davvero improponibile. Davvero, in questo tipo di scene o si ride o si piange, ma non andiamo nel dettaglio, perché l’uso della CGI è relegata ad aspetti che non possono essere raccontati in questa recensione.
Parlando invece della sceneggiatura, la confusione sarà quasi all’ordine di ogni episodio. All’inizio poi non ne parliamo, infatti sfido chiunque a non avere un mal di testa nel sentire l’appello di trenta persone che dicono il loro nome e qualche volta anche il perché del viaggio. Poi tutto il resto sarà un guazzabuglio di idee che riescono sempre a metà, mai avremo la sensazione di un senso compiuto in tutto quello che avverrà nel corso della storia. Anche qui ci sono fastidiosi salti da scene ad altre di diverso tipo, messe così, senza lasciare il tempo necessario per farle maturare, e soprattutto le azioni illogiche dei personaggi non fanno entrare lo spettatore in uno stato di vera “suspense”.
C’è da dire però che tutto sommato la trama riesce a girare, seppur con sforzo, e a tenere costante l’attenzione, perché si rimane incuriositi da tutte le sotto-trame che si aggiungono con l’avanzare degli episodi, proprio per ingigantire il discorso. Abbiamo quindi un salto di qualità durante la fase intermedia dell’anime, seppur verso la fine le cose vanno a complicarsi più del previsto, rendendo la trama ancor più frammentata.
Il gruppo è pieno di persone scalmanate e dai problemi seri, tanto che fin da subito ci ritroviamo in situazioni poco convincenti. Si è cercato di dare una spiegazione seria dei motivi decisionali che hanno portato alcuni membri del gruppo ad agire in un certo modo, ma alla fine quelli che si salvano sono davvero pochi, tra cui il protagonista. Il resto invece è tutto fatto per creare maggior ansia nello spettatore, che si ritroverà purtroppo ad abbandonare il concetto di empatia per tutto l’anime. Per quello che posso capire di psicologia, affermo infatti che c’è stato un cattivo studio dei personaggi, svalutati specialmente per le loro scelte senza cognizione di causa. È un peccato, perché di solito sono proprio i personaggi ad essere interessanti nelle opere di Mari Okada e, nonostante alcune scelte di sceneggiatura azzardate, riuscivano davvero a comunicare sentimenti profondi e contrastanti nello spettatore. Questo però non succede anche per la presenza di troppi elementi messi tutti insieme, creando situazioni psicologiche che si potevano evitare, per valorizzare invece la componente misteriosa e simbolica della storia.
È possibile vederlo?
La serie comunque, seppur mediocre, riesce ad essere apprezzata in certi punti, proprio per il suo saper mantenere viva l’attenzione; ma alla fine cosa rimane dalla visione di questo prodotto? Molto poco, seppur non penso sia una totale perdita di tempo, come molti affermano nelle loro valutazioni. Può interessare chi vede di buon occhio le trame sovrannaturali e dall’orrore non troppo sviluppato oppure solo per trovare qualcosa che sia salvabile.
Faccio solo una premessa prima di incominciare; l’anime è riuscito a confondermi nei primi minuti, e questo davvero non me lo sarei mai aspettato.
Avete presente le gite scolastiche alle superiori, dove all’improvviso vi mettevate a cantare tutti insieme e vi emozionavate appena entrati in un tunnel sotterraneo? Beh, la trama esattamente parte così. Senza dire nulla di tutto quello che è successo prima, possiamo osservare fin da subito la presenza di un gruppo di trenta persone (sia adulti che non) che viaggiano su un bus per poter raggiungere un villaggio chiamato Nanaki. Tutte queste persone hanno scelto di intraprendere il viaggio per ricominciare da capo con la loro vita, sperando nella veridicità dell’unicità di questo misterioso paesino sperduto: cioè quello di essere un posto libero dalle influenze esterne del mondo. Il resto di tutta la trama si focalizzerà sull’esplorazione dei dintorni di questo villaggio purtroppo abbandonato.
L’obiettivo del gruppo sarà far fronte alle avversità, per arrivare a scoprire il vero segreto sull’esistenza del villaggio. In nessun modo posso andare avanti nel descrivere le varie situazioni, perché rovinerei l’effetto sorpresa, ma posso solo dire che il tutto c’entra con un aspetto psicologico, il quale si rivelerà più pressante man mano che le condizioni avverse aumenteranno. Il gruppo, ovviamente poco unito, si impegnerà per un po’ di tempo nel cercare qualsiasi cosa di utile per poter sopravvivere a lungo, e soprattutto lontano dalla realtà.
Per quanto riguarda l’aspetto visivo, l’anime fa uso di animazione tradizionale e CGI nelle scene più movimentate. Per quanto riguarda la prima, non c’è molto da dire, perché si mantiene a livelli standard e quindi non troppo malvagi, invece la seconda è davvero improponibile. Davvero, in questo tipo di scene o si ride o si piange, ma non andiamo nel dettaglio, perché l’uso della CGI è relegata ad aspetti che non possono essere raccontati in questa recensione.
Parlando invece della sceneggiatura, la confusione sarà quasi all’ordine di ogni episodio. All’inizio poi non ne parliamo, infatti sfido chiunque a non avere un mal di testa nel sentire l’appello di trenta persone che dicono il loro nome e qualche volta anche il perché del viaggio. Poi tutto il resto sarà un guazzabuglio di idee che riescono sempre a metà, mai avremo la sensazione di un senso compiuto in tutto quello che avverrà nel corso della storia. Anche qui ci sono fastidiosi salti da scene ad altre di diverso tipo, messe così, senza lasciare il tempo necessario per farle maturare, e soprattutto le azioni illogiche dei personaggi non fanno entrare lo spettatore in uno stato di vera “suspense”.
C’è da dire però che tutto sommato la trama riesce a girare, seppur con sforzo, e a tenere costante l’attenzione, perché si rimane incuriositi da tutte le sotto-trame che si aggiungono con l’avanzare degli episodi, proprio per ingigantire il discorso. Abbiamo quindi un salto di qualità durante la fase intermedia dell’anime, seppur verso la fine le cose vanno a complicarsi più del previsto, rendendo la trama ancor più frammentata.
Il gruppo è pieno di persone scalmanate e dai problemi seri, tanto che fin da subito ci ritroviamo in situazioni poco convincenti. Si è cercato di dare una spiegazione seria dei motivi decisionali che hanno portato alcuni membri del gruppo ad agire in un certo modo, ma alla fine quelli che si salvano sono davvero pochi, tra cui il protagonista. Il resto invece è tutto fatto per creare maggior ansia nello spettatore, che si ritroverà purtroppo ad abbandonare il concetto di empatia per tutto l’anime. Per quello che posso capire di psicologia, affermo infatti che c’è stato un cattivo studio dei personaggi, svalutati specialmente per le loro scelte senza cognizione di causa. È un peccato, perché di solito sono proprio i personaggi ad essere interessanti nelle opere di Mari Okada e, nonostante alcune scelte di sceneggiatura azzardate, riuscivano davvero a comunicare sentimenti profondi e contrastanti nello spettatore. Questo però non succede anche per la presenza di troppi elementi messi tutti insieme, creando situazioni psicologiche che si potevano evitare, per valorizzare invece la componente misteriosa e simbolica della storia.
È possibile vederlo?
La serie comunque, seppur mediocre, riesce ad essere apprezzata in certi punti, proprio per il suo saper mantenere viva l’attenzione; ma alla fine cosa rimane dalla visione di questo prodotto? Molto poco, seppur non penso sia una totale perdita di tempo, come molti affermano nelle loro valutazioni. Può interessare chi vede di buon occhio le trame sovrannaturali e dall’orrore non troppo sviluppato oppure solo per trovare qualcosa che sia salvabile.
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Parto dicendo che mi dispiace vedere tutto questo accanimento verso un anime che non mi ha fatto sognare, ma si è lasciato vedere tranquillamente.
Una critica che ho visto spesso riguarda quanto siano stravaganti, inetti o stupidi alcuni personaggi, ma in realtà, se ci pensate, ci sta, dato che han deciso di lasciare la loro vita per un'avventura ai limiti della follia. Proprio le ferite che portano dentro hanno caratterizzato la loro psiche, e questo li ha portati tutti a essere, a modo loro, particolari. Alcuni personaggi non sono stati approfonditi, ma probabilmente perché marginali e perché avrebbe reso l'anime una lista della spesa psicologica (dato che ce n'erano un sacco). Spesso però con piccoli dettagli ci lasciavano immaginare quali fossero i complessi o i problemi anche degli altri.
Per quanto riguarda la trama, l'ho trovata bizzarra ma coerente, un po' simile a "It" come idea di fondo. I primi episodi in particolare sono molto ansiogeni, dopodiché tende quasi a una commedia, ma resta comunque interessante, per arrivare agli ultimi episodi che sono molto onirici e confusi, ma tutto sommato la storia riesce a chiudersi abbastanza bene, anche se la sparizione del rapper resta molto vaga e i graffi o le impronte (di un orso) non so bene come spiegarle, dato che il problema si scopre essere un altro.
Il finale invece non è affatto buonista, come ho spesso letto in altre recensioni, perché fa vedere anche l'altro lato della medaglia, ovvero quelli che sono rimasti al villaggio e che non riescono convivere col proprio trauma, dunque non sanno tornare alla realtà perché ignavi e in conflitto con loro stessi.
I disegni ci stanno, ma odio la computer grafica, e in questo anime si vede spesso. OST carina, soprattutto la canzone dell'ippopotamo.
Trama: 6
Personaggi: 7
Disegni/OST: 6
Parto dicendo che mi dispiace vedere tutto questo accanimento verso un anime che non mi ha fatto sognare, ma si è lasciato vedere tranquillamente.
Una critica che ho visto spesso riguarda quanto siano stravaganti, inetti o stupidi alcuni personaggi, ma in realtà, se ci pensate, ci sta, dato che han deciso di lasciare la loro vita per un'avventura ai limiti della follia. Proprio le ferite che portano dentro hanno caratterizzato la loro psiche, e questo li ha portati tutti a essere, a modo loro, particolari. Alcuni personaggi non sono stati approfonditi, ma probabilmente perché marginali e perché avrebbe reso l'anime una lista della spesa psicologica (dato che ce n'erano un sacco). Spesso però con piccoli dettagli ci lasciavano immaginare quali fossero i complessi o i problemi anche degli altri.
Per quanto riguarda la trama, l'ho trovata bizzarra ma coerente, un po' simile a "It" come idea di fondo. I primi episodi in particolare sono molto ansiogeni, dopodiché tende quasi a una commedia, ma resta comunque interessante, per arrivare agli ultimi episodi che sono molto onirici e confusi, ma tutto sommato la storia riesce a chiudersi abbastanza bene, anche se la sparizione del rapper resta molto vaga e i graffi o le impronte (di un orso) non so bene come spiegarle, dato che il problema si scopre essere un altro.
Il finale invece non è affatto buonista, come ho spesso letto in altre recensioni, perché fa vedere anche l'altro lato della medaglia, ovvero quelli che sono rimasti al villaggio e che non riescono convivere col proprio trauma, dunque non sanno tornare alla realtà perché ignavi e in conflitto con loro stessi.
I disegni ci stanno, ma odio la computer grafica, e in questo anime si vede spesso. OST carina, soprattutto la canzone dell'ippopotamo.
Trama: 6
Personaggi: 7
Disegni/OST: 6
Questa è la mia prima recensione, di solito non oso farne, non essendo esperta.
Questa volta ho dovuto. Per mia (s?)fortuna la brutta fama non mi ha fermata.
Disegni e animazioni, pur non essendo il mio genere, non sono affatto male, anzi, e lo stesso vale anche per il reparto audio.
In breve, l'anime parla di questo viaggio verso un villaggio sperduto, organizzato per aiutare chi vuole scappare dalla propria vita; per farla breve, per chi vuole rinascere, stando ben lontano dal proprio passato.
E fin qui l'anime non direbbe nulla, se non fosse che, ad ogni episodio, si scopre pian piano la psicologia dei personaggi, la nostra psicologia: la paura, la fragilità, l'ego, l'amore che ogni essere umano porta dentro sé.
Ed ecco il motivo per cui ho dato 5,5: non arriva.
La trama e gli intenti, pur essendo nobili, non ci sfiorano. Probabilmente ci sono troppi personaggi per i pochi episodi (dodici episodi per conoscere psicologicamente oltre trenta personaggi), o semplicemente pochi episodi per una trama del genere. Alcuni non protagonisti non vengono approfonditi, e ci sta, fanno da sfondo agli intenti, ma altri con ruoli più importanti e con psicologie più complesse vengono purtroppo lasciati in sospeso, fluttuano.
Per concludere, l'anime non è malvagio, certamente si sarebbe potuto far un lavoro decisamente migliore.
Questa volta ho dovuto. Per mia (s?)fortuna la brutta fama non mi ha fermata.
Disegni e animazioni, pur non essendo il mio genere, non sono affatto male, anzi, e lo stesso vale anche per il reparto audio.
In breve, l'anime parla di questo viaggio verso un villaggio sperduto, organizzato per aiutare chi vuole scappare dalla propria vita; per farla breve, per chi vuole rinascere, stando ben lontano dal proprio passato.
E fin qui l'anime non direbbe nulla, se non fosse che, ad ogni episodio, si scopre pian piano la psicologia dei personaggi, la nostra psicologia: la paura, la fragilità, l'ego, l'amore che ogni essere umano porta dentro sé.
Ed ecco il motivo per cui ho dato 5,5: non arriva.
La trama e gli intenti, pur essendo nobili, non ci sfiorano. Probabilmente ci sono troppi personaggi per i pochi episodi (dodici episodi per conoscere psicologicamente oltre trenta personaggi), o semplicemente pochi episodi per una trama del genere. Alcuni non protagonisti non vengono approfonditi, e ci sta, fanno da sfondo agli intenti, ma altri con ruoli più importanti e con psicologie più complesse vengono purtroppo lasciati in sospeso, fluttuano.
Per concludere, l'anime non è malvagio, certamente si sarebbe potuto far un lavoro decisamente migliore.
"Quest'anime non s'ha da fare", questo avrebbero dovuto dire i produttori prima di creare questo scempio.
La storia narra di tantissimi ragazzini che scappano dalla vita di tutti i giorni per cambiare la propria esistenza, quindi decidono di partire con un bus diretto a Nanakimura, un paese di cui non sanno praticamente nulla.
Sebbene sapessi a cosa mi sarei trovato di fronte, dopo aver letto e visto diverse recensioni su internet, ho voluto lo stesso visionare questa serie... mai scelta fu più errata.
"Mayoiga", o "The Lost Village" in lingua anglosassone, è un anime di dodici episodi, prodotto dallo studio Diomedéa e sceneggiato da Mari Okada.
"Mayoiga" parte da un'idea di fondo molto interessante, ma i problemi maggiori sono probabilmente il cast di personaggi e la sceneggiatura, che prendono quest'idea e la calpestano per bene, fino a far sembrare questa serie una delle cose peggiori che la mente umana abbia mai partorito. Ci sono tante cose di questa serie che non capisco, ma quella che non capisco proprio è il perché abbiano deciso di fare una serie di dodici episodi con più di trenta personaggi, che, se fossero interessanti, ci si potrebbe anche passare sopra; invece no, sono tutti stereotipati e/o stupidi, l'unico che mi stava simpatico era l'autista, ma a fine primo episodio impazzisce in un modo del tutto casuale (grazie Okada). Piano piano ci verranno mostrati anche i traumi dei personaggi, e posso dire che sono uno più ridicolo dell'altro: un tizio ad esempio ha paura del silicone, non so chi possa aver pensato a una cosa simile...
I personaggi, come ho già detto, hanno pochissimo da dire, c'è il protagonista che è in pratica un personaggio privo di spessore che si fa comandare a bacchetta dal suo migliore amico e che si innamora di tutto il cast di ragazze (ogni volta che una tizia gli parla si prende una cotta), successivamente viene stregato definitivamente della strana Masaki per motivi del tutto ignoti.
Il resto del cast è ancora più squallido: la coppietta, il ciccione che mangia, alcuni personaggi maschili e femminili che non si ha avuto modo di conoscere, un tizio sempre furioso, due amanti delle armi, la guida, la psicopatica Lovepon che mi ha fatto rabbrividire più e più volte per la sua scandalosa caratterizzazione, i due Jack e il tizio di colore che scompare all'inizio e di cui nessuno sentiva la mancanza.
La sceneggiatrice l'ho potuta già conoscere grazie a "Kiznaiver", in cui, seppur non avesse fatto un buon lavoro, non ha rovinato interamente un'opera; la Okada invece qui, per peggiorare le cose, si è messa proprio d'impegno, non ne ha azzeccata una: dialoghi tediosi ed esageratamente lunghi, addirittura in alcuni episodi non succede praticamente nulla, parlano solamente fino a che nel finale non c'è un cliffhanger, che nell'episodio successivo non porterà a nulla, oppure, se accadrà qualcosa, sarà qualcosa di stupido e/o insensato. Poi trovo incredibile che con tutto quello che si è detto, la Okada è riuscita lo stesso a creare dei buchi di trama e delle incongruenze, che soprattutto nel finale verranno fuori.
Un'altra cosa che mi ha fatto abbastanza infuriare/schiattare dalle risate (dipende dalle circostanze) sono i comportamenti dei personaggi fuori da ogni logica: succede di tutto, gente che impazzisce, persone che rapiscono altre persone, personaggi che si trasformano in Robin Hood... ma che è?
La regia non è il massimo, per essere una serie horror crea troppa poca suspense, non riesce a mettere timore allo spettatore, spesso è pessima anche nei punti dove i personaggi sono fermi e parlano; c'è una scena ad esempio dove un tizio parla e ha un paletto davanti, molto fastidioso.
Anche dal punto di vista grafico e musicale non è un granché, le animazioni non sono di grandissimo livello e la opening, la ending e le OST sono abbastanza dimenticabili.
Il voto che do a quest'opera è 1, penso non ci sia un lato positivo in questa serie, anche il finale è di un buonismo unico. Vi consiglio di guardarlo giusto per farvi due risate in compagnia, per il resto evitatelo come la morte, "Mayoiga" è spazzatura e l'unica cosa che mi rimarrà in mente è la canzone dell'ippopotamo a inizio e fine serie.
La storia narra di tantissimi ragazzini che scappano dalla vita di tutti i giorni per cambiare la propria esistenza, quindi decidono di partire con un bus diretto a Nanakimura, un paese di cui non sanno praticamente nulla.
Sebbene sapessi a cosa mi sarei trovato di fronte, dopo aver letto e visto diverse recensioni su internet, ho voluto lo stesso visionare questa serie... mai scelta fu più errata.
"Mayoiga", o "The Lost Village" in lingua anglosassone, è un anime di dodici episodi, prodotto dallo studio Diomedéa e sceneggiato da Mari Okada.
"Mayoiga" parte da un'idea di fondo molto interessante, ma i problemi maggiori sono probabilmente il cast di personaggi e la sceneggiatura, che prendono quest'idea e la calpestano per bene, fino a far sembrare questa serie una delle cose peggiori che la mente umana abbia mai partorito. Ci sono tante cose di questa serie che non capisco, ma quella che non capisco proprio è il perché abbiano deciso di fare una serie di dodici episodi con più di trenta personaggi, che, se fossero interessanti, ci si potrebbe anche passare sopra; invece no, sono tutti stereotipati e/o stupidi, l'unico che mi stava simpatico era l'autista, ma a fine primo episodio impazzisce in un modo del tutto casuale (grazie Okada). Piano piano ci verranno mostrati anche i traumi dei personaggi, e posso dire che sono uno più ridicolo dell'altro: un tizio ad esempio ha paura del silicone, non so chi possa aver pensato a una cosa simile...
I personaggi, come ho già detto, hanno pochissimo da dire, c'è il protagonista che è in pratica un personaggio privo di spessore che si fa comandare a bacchetta dal suo migliore amico e che si innamora di tutto il cast di ragazze (ogni volta che una tizia gli parla si prende una cotta), successivamente viene stregato definitivamente della strana Masaki per motivi del tutto ignoti.
Il resto del cast è ancora più squallido: la coppietta, il ciccione che mangia, alcuni personaggi maschili e femminili che non si ha avuto modo di conoscere, un tizio sempre furioso, due amanti delle armi, la guida, la psicopatica Lovepon che mi ha fatto rabbrividire più e più volte per la sua scandalosa caratterizzazione, i due Jack e il tizio di colore che scompare all'inizio e di cui nessuno sentiva la mancanza.
La sceneggiatrice l'ho potuta già conoscere grazie a "Kiznaiver", in cui, seppur non avesse fatto un buon lavoro, non ha rovinato interamente un'opera; la Okada invece qui, per peggiorare le cose, si è messa proprio d'impegno, non ne ha azzeccata una: dialoghi tediosi ed esageratamente lunghi, addirittura in alcuni episodi non succede praticamente nulla, parlano solamente fino a che nel finale non c'è un cliffhanger, che nell'episodio successivo non porterà a nulla, oppure, se accadrà qualcosa, sarà qualcosa di stupido e/o insensato. Poi trovo incredibile che con tutto quello che si è detto, la Okada è riuscita lo stesso a creare dei buchi di trama e delle incongruenze, che soprattutto nel finale verranno fuori.
Un'altra cosa che mi ha fatto abbastanza infuriare/schiattare dalle risate (dipende dalle circostanze) sono i comportamenti dei personaggi fuori da ogni logica: succede di tutto, gente che impazzisce, persone che rapiscono altre persone, personaggi che si trasformano in Robin Hood... ma che è?
La regia non è il massimo, per essere una serie horror crea troppa poca suspense, non riesce a mettere timore allo spettatore, spesso è pessima anche nei punti dove i personaggi sono fermi e parlano; c'è una scena ad esempio dove un tizio parla e ha un paletto davanti, molto fastidioso.
Anche dal punto di vista grafico e musicale non è un granché, le animazioni non sono di grandissimo livello e la opening, la ending e le OST sono abbastanza dimenticabili.
Il voto che do a quest'opera è 1, penso non ci sia un lato positivo in questa serie, anche il finale è di un buonismo unico. Vi consiglio di guardarlo giusto per farvi due risate in compagnia, per il resto evitatelo come la morte, "Mayoiga" è spazzatura e l'unica cosa che mi rimarrà in mente è la canzone dell'ippopotamo a inizio e fine serie.
Vi è mai capitato di andare alla ricerca di un anime brutto? A me ogni tanto succede: apro Animeclick.it, guardo le medie voto e comincio a seguire la serie che mi incuriosisce di più. Sono pazzo o è semplice masochismo? In realtà nessuna delle due: a volte mi capita di trovarmi in una situazione di attesa di qualcosa o di qualcuno, e devo trovare un modo per ammazzare il tempo. Perché non approfittarne per vedere, allora, qualcosa di potenzialmente bello? Facile: perché, quando mi trovo in una simile situazione, posso essere interrotto in qualsiasi momento, sono poco attento e molto incline a distrarmi. E allora meglio andare alla ricerca di qualcosa che poi abbandonerò molto volentieri senza provare alcun rimorso.
In genere, quando scelgo un anime in questo modo, ne guardo al massimo due-tre episodi, e poi, dopo aver compreso le motivazioni dell'utenza, finisce nel dimenticatoio. Ci sono ovviamente delle eccezioni: può succedere, cioè, che il mio giudizio non sia allineato con quello dell'utenza. In questo caso ovviamente vado avanti fino a cambiare idea o fino ad avere tutti gli elementi necessari per esprimere un giudizio positivo sull'opera. E' forse questo il caso di "The Lost Village"? Assolutamente no: quest'anime era davvero brutto come avevano sentenziato gli altri utenti. Ma allora perché l'ho guardato fino alla fine? Perché si è verificato un imprevisto nefasto: la persona che aspettavo ha tardato di parecchio, e così mi sono allungato a guardare più episodi del dovuto. E, arrivati a quel punto, tanto valeva guardarselo fino alla fine.
"The Lost Village" è un anime davvero terribile; difficilmente si trova di peggio in giro. Eppure i presupposti per creare un anime perlomeno accettabile c'erano tutti: un misterioso villaggio nascosto e disabitato; un gruppo di persone intenzionate a lasciarsi alle spalle le brutture della loro vita che si lanciano alla sua ricerca; la speranza che si trasforma in panico e paura. Con una buona sceneggiatura si poteva tirar fuori da tutto questo un buon horror, non rivoluzionario ma sicuramente piacevole. E invece no.
Si parte male già dall'inizio: questo gruppo di disperati in cerca di una nuova vita parte verso l'impenetrabile villaggio... con un pullman da "gita a Montevergine". E dopo una serie di lunghissime e noiosissime presentazioni i "pellegrini" cominciano a intonare in coro "L'ippopotamo sfortunato"; a questo punto potevano tirar fuori anche le frittate di maccheroni, che sicuramente non sfiguravano in un contesto simile.
Ma il peggio doveva ancora arrivare. Ovviamente non posso dilungarmi troppo con il racconto della trama, se no poi nasce il problema spoiler. Quello che posso dire, però, è che la sceneggiatura non ha né capo né coda, tali e tante sono le contraddizioni, le incoerenze o anche più semplicemente le sciocchezze narrative che contiene. Succedono troppe cose tutte assieme, ci sono troppe coincidenze fortuite che si susseguono senza soluzione di continuità, troppe cose vengono lasciate al caso o al classico "tiriamo a campare". Se l'idea era quella di confondere lo spettatore in modo da nascondergli la verità, vediamo che il goffo tentativo fallisce miseramente: già dopo pochi episodi si capisce benissimo dove si vuole andare a parare.
Ma la parte peggiore è quella "psicologica": i personaggi si muovono in modo troppo illogico. Per fare un esempio, vediamo che il gruppo a un certo punto comincia a formulare teorie su quello che sta accadendo; teorie che in genere hanno il solo compito di scaricare la responsabilità degli eventi su questo o su quel personaggio. Senza che questa teoria venga smentita, però, se ne formula in breve tempo un'altra che non ha maggiori probabilità dell'altra di essere corretta (anche perché sono così stupide, che tale probabilità è sempre molto vicina allo zero), ma che sostituisce immediatamente la precedente. La prima teoria, per essere più precisi, non viene considerata come un'alternativa a quella più alla moda al momento, ma viene letteralmente dimenticata.
Pur essendo davvero tanti, poi, i personaggi possono essere comodamente divisi in tre categorie: i "protagonisti" (due o tre), i "parzialmente utili" (tre o quattro), che sono quelli su cui inizialmente si inventa qualcosa per poi essere improvvisamente abbandonati, e i "soprammobili" (la massa), che non hanno alcuna reale utilità e non svolgono alcun ruolo particolare all'interno della storia.
I protagonisti, infine, sono veramente odiosi. Nell'ordine troviamo: la bambinetta che sa troppe cose e che non dice niente per conservare un segreto che non interesserebbe a nessuno; lo zerbino della bambinetta; il burattinaio dello zerbino geloso della bambinetta; un'altra ragazzina che non sa decidersi su quale potere paranormale possiede veramente; pazzoidi vari che meriterebbero un'analisi a parte.
Insomma, un vero disastro, sotto tutti i punti di vista. Si salvano le sigle, ma, dopo averle ascoltate un paio di volte, si saltano pure quelle.
Se cercavo un anime brutto, mi sa che stavolta ho centrato un titolo memorabile da questo punto di vista. Lo strazio è stato tale, da indurmi a prendere un'importante decisione: o impongo alle persone una maggiore puntualità (ma temo che la cosa mi si rivolterebbe contro) o la prossima volta cercherò un titolo meno estremo. Un altro anime così non credo che riuscirei a reggerlo.
In genere, quando scelgo un anime in questo modo, ne guardo al massimo due-tre episodi, e poi, dopo aver compreso le motivazioni dell'utenza, finisce nel dimenticatoio. Ci sono ovviamente delle eccezioni: può succedere, cioè, che il mio giudizio non sia allineato con quello dell'utenza. In questo caso ovviamente vado avanti fino a cambiare idea o fino ad avere tutti gli elementi necessari per esprimere un giudizio positivo sull'opera. E' forse questo il caso di "The Lost Village"? Assolutamente no: quest'anime era davvero brutto come avevano sentenziato gli altri utenti. Ma allora perché l'ho guardato fino alla fine? Perché si è verificato un imprevisto nefasto: la persona che aspettavo ha tardato di parecchio, e così mi sono allungato a guardare più episodi del dovuto. E, arrivati a quel punto, tanto valeva guardarselo fino alla fine.
"The Lost Village" è un anime davvero terribile; difficilmente si trova di peggio in giro. Eppure i presupposti per creare un anime perlomeno accettabile c'erano tutti: un misterioso villaggio nascosto e disabitato; un gruppo di persone intenzionate a lasciarsi alle spalle le brutture della loro vita che si lanciano alla sua ricerca; la speranza che si trasforma in panico e paura. Con una buona sceneggiatura si poteva tirar fuori da tutto questo un buon horror, non rivoluzionario ma sicuramente piacevole. E invece no.
Si parte male già dall'inizio: questo gruppo di disperati in cerca di una nuova vita parte verso l'impenetrabile villaggio... con un pullman da "gita a Montevergine". E dopo una serie di lunghissime e noiosissime presentazioni i "pellegrini" cominciano a intonare in coro "L'ippopotamo sfortunato"; a questo punto potevano tirar fuori anche le frittate di maccheroni, che sicuramente non sfiguravano in un contesto simile.
Ma il peggio doveva ancora arrivare. Ovviamente non posso dilungarmi troppo con il racconto della trama, se no poi nasce il problema spoiler. Quello che posso dire, però, è che la sceneggiatura non ha né capo né coda, tali e tante sono le contraddizioni, le incoerenze o anche più semplicemente le sciocchezze narrative che contiene. Succedono troppe cose tutte assieme, ci sono troppe coincidenze fortuite che si susseguono senza soluzione di continuità, troppe cose vengono lasciate al caso o al classico "tiriamo a campare". Se l'idea era quella di confondere lo spettatore in modo da nascondergli la verità, vediamo che il goffo tentativo fallisce miseramente: già dopo pochi episodi si capisce benissimo dove si vuole andare a parare.
Ma la parte peggiore è quella "psicologica": i personaggi si muovono in modo troppo illogico. Per fare un esempio, vediamo che il gruppo a un certo punto comincia a formulare teorie su quello che sta accadendo; teorie che in genere hanno il solo compito di scaricare la responsabilità degli eventi su questo o su quel personaggio. Senza che questa teoria venga smentita, però, se ne formula in breve tempo un'altra che non ha maggiori probabilità dell'altra di essere corretta (anche perché sono così stupide, che tale probabilità è sempre molto vicina allo zero), ma che sostituisce immediatamente la precedente. La prima teoria, per essere più precisi, non viene considerata come un'alternativa a quella più alla moda al momento, ma viene letteralmente dimenticata.
Pur essendo davvero tanti, poi, i personaggi possono essere comodamente divisi in tre categorie: i "protagonisti" (due o tre), i "parzialmente utili" (tre o quattro), che sono quelli su cui inizialmente si inventa qualcosa per poi essere improvvisamente abbandonati, e i "soprammobili" (la massa), che non hanno alcuna reale utilità e non svolgono alcun ruolo particolare all'interno della storia.
I protagonisti, infine, sono veramente odiosi. Nell'ordine troviamo: la bambinetta che sa troppe cose e che non dice niente per conservare un segreto che non interesserebbe a nessuno; lo zerbino della bambinetta; il burattinaio dello zerbino geloso della bambinetta; un'altra ragazzina che non sa decidersi su quale potere paranormale possiede veramente; pazzoidi vari che meriterebbero un'analisi a parte.
Insomma, un vero disastro, sotto tutti i punti di vista. Si salvano le sigle, ma, dopo averle ascoltate un paio di volte, si saltano pure quelle.
Se cercavo un anime brutto, mi sa che stavolta ho centrato un titolo memorabile da questo punto di vista. Lo strazio è stato tale, da indurmi a prendere un'importante decisione: o impongo alle persone una maggiore puntualità (ma temo che la cosa mi si rivolterebbe contro) o la prossima volta cercherò un titolo meno estremo. Un altro anime così non credo che riuscirei a reggerlo.
Accidenti, che dire su quest' anime... ah sì, orrendo!
Il protagonista, insieme ad altre trenta persone, sta cercando di scappare dalla sua triste vita, cercando un villaggio leggendario sperduto fra le montagne. I trenta ragazzi e ragazze di tutte le età sono su un pullman e si stanno dirigendo al villaggio, quasi come se fosse una gita scolastica; una volta arrivati, però, il villaggio leggendario sembra essere disabitato.
Allora, bisogna dire che quest'anime parte davvero molto bene, facendo pensare a un horror psicologico ben costruito; purtroppo non è così, non c'è molto da dire su questo anime, se non che da presupposti ottimi poi cade nella più totale assurdità e stupidità. I primi episodi sono davvero ben strutturati, facendo davvero ansia e lasciando un forte dubbio in chi guarda su cosa si nasconde in questo villaggio, ma purtroppo l'anime è tutto in discesa, ed è davvero senza senso come svolgimento.
Grafica, sigle e gli altri aspetti grafici e sonori non sono male, però io personalmente sconsiglio questo anime a chiunque: pone delle buone basi, ma non è accettabile una storia che va in una direzione del genere.
Il protagonista, insieme ad altre trenta persone, sta cercando di scappare dalla sua triste vita, cercando un villaggio leggendario sperduto fra le montagne. I trenta ragazzi e ragazze di tutte le età sono su un pullman e si stanno dirigendo al villaggio, quasi come se fosse una gita scolastica; una volta arrivati, però, il villaggio leggendario sembra essere disabitato.
Allora, bisogna dire che quest'anime parte davvero molto bene, facendo pensare a un horror psicologico ben costruito; purtroppo non è così, non c'è molto da dire su questo anime, se non che da presupposti ottimi poi cade nella più totale assurdità e stupidità. I primi episodi sono davvero ben strutturati, facendo davvero ansia e lasciando un forte dubbio in chi guarda su cosa si nasconde in questo villaggio, ma purtroppo l'anime è tutto in discesa, ed è davvero senza senso come svolgimento.
Grafica, sigle e gli altri aspetti grafici e sonori non sono male, però io personalmente sconsiglio questo anime a chiunque: pone delle buone basi, ma non è accettabile una storia che va in una direzione del genere.
Mi accingo a recensire un anime molto controverso, che ha fatto molto parlare di sé e che ha diviso gli spettatori tra chi lo apprezza e chi no. Io mi schiero nella fazione che si oppone a questo scempio.
"Mayoiga", altresì noto con il titolo "The Lost Village", è un anime che ha un'idea di base molto buona e che poteva essere sviluppato molto bene, regalandoci una storia di tutto rispetto. Infatti, narra la storia di un gruppo di trenta ragazzi che vuole lasciarsi il passato alle spalle e decide di partecipare a un Mystery Tour, grazie al quale sarebbe approdato in un villaggio sperduto e sconosciuto in cui ricominciare da capo. Mi ci sono identificata subito, anche a me piacerebbe poter fare una cosa del genere. Come a tutti, penso.
Peccato che all'arrivo in questo villaggio, Nanakimura, la trama segue uno sviluppo che rasenta il ridicolo, perché i personaggi sono uno più strano dell'altro; dialoghi lunghi e insulsi li portano a conclusioni che non stanno né in cielo né in terra, e grazie ai quali è veramente impossibile empatizzare con loro... insomma, li odiavo tutti (in particolare Lovepon e i due fidanzatini).
A metà serie subentra il sovrannaturale e assistiamo a una scena rivoltante (dico solo una parola... silicone! Mio Dio!), e da lì la conclusione è ormai segnata irrimediabilmente.
Non salvo praticamente nulla di questo anime. Per carità, visivamente è gradevole da guardare, ma per il resto fa veramente piangere. Non mi è piaciuto nulla, nemmeno le sigle.
I protagonisti sono di un piattume unico, non hanno un briciolo di senso e sono stereotipati, e in generale tra tutti non se ne salva uno.
Mi trovo in difficoltà anche nell'etichettare il genere di questa serie, perché al massimo è comico, ma drammatico proprio no (come riporta Wikipedia), e nemmeno psicologico, perché qui non viene approfondito assolutamente nulla. Trenta personaggi sono troppi, i due terzi francamente inutili e tutti noiosi. Trama imbarazzante, finale di un buonismo stomachevole. Bocciato.
"Mayoiga", altresì noto con il titolo "The Lost Village", è un anime che ha un'idea di base molto buona e che poteva essere sviluppato molto bene, regalandoci una storia di tutto rispetto. Infatti, narra la storia di un gruppo di trenta ragazzi che vuole lasciarsi il passato alle spalle e decide di partecipare a un Mystery Tour, grazie al quale sarebbe approdato in un villaggio sperduto e sconosciuto in cui ricominciare da capo. Mi ci sono identificata subito, anche a me piacerebbe poter fare una cosa del genere. Come a tutti, penso.
Peccato che all'arrivo in questo villaggio, Nanakimura, la trama segue uno sviluppo che rasenta il ridicolo, perché i personaggi sono uno più strano dell'altro; dialoghi lunghi e insulsi li portano a conclusioni che non stanno né in cielo né in terra, e grazie ai quali è veramente impossibile empatizzare con loro... insomma, li odiavo tutti (in particolare Lovepon e i due fidanzatini).
A metà serie subentra il sovrannaturale e assistiamo a una scena rivoltante (dico solo una parola... silicone! Mio Dio!), e da lì la conclusione è ormai segnata irrimediabilmente.
Non salvo praticamente nulla di questo anime. Per carità, visivamente è gradevole da guardare, ma per il resto fa veramente piangere. Non mi è piaciuto nulla, nemmeno le sigle.
I protagonisti sono di un piattume unico, non hanno un briciolo di senso e sono stereotipati, e in generale tra tutti non se ne salva uno.
Mi trovo in difficoltà anche nell'etichettare il genere di questa serie, perché al massimo è comico, ma drammatico proprio no (come riporta Wikipedia), e nemmeno psicologico, perché qui non viene approfondito assolutamente nulla. Trenta personaggi sono troppi, i due terzi francamente inutili e tutti noiosi. Trama imbarazzante, finale di un buonismo stomachevole. Bocciato.
"The Lost Village" è un anime che, pur mantenendo molto semplice il concept di base, riesce a sviluppare abbastanza bene una storia di per sé banale.
La cosa che mi ha stupito di questo anime è il fatto che alcuni colpi di scena erano davvero inaspettati, e non ci sarei mai arrivato da solo senza una spiegazione.
Uno dei principali motivi che mi hanno spinto a dargli 8, nonostante non sia un anime così particolarmente originale, è il fatto che comunque possiede personaggi di ottima fattura, alcuni veramente interessanti e carismatici; l'unica pecca è che ce ne sono veramente troppi, e inevitabilmente questo, ai fini della trama, ne lascia alcuni in balia di loro stessi, senza far valere una motivazione sulle loro scelte. All'inizio, come scelta stilistica dei personaggi, sembrava un po' "Danganrompa", ma il non sviluppare una trama che ne richiedesse così tanti è stata una pessima scelta.
La trama è banalotta, si rifà spesso a miti e leggende del folklore, ma tutto sommato intrattiene e in alcuni episodi coinvolge molto bene a livello emotivo, specie quando si vanno a scindere pregi e difetti dei personaggi principali dell'opera. Alcuni personaggi, tra quelli "principali", ovvero tra quelli in cui si dirama una mezza storyline, sono un po' troppo stereotipati, ma non invadenti; per quanto la "ragazza-nyan" mi sia antipatica, qui è molto diversa, e in genere il fanservice l'han reso appetibile, quindi anche per i non amanti può essere visto fino alla fine.
Il bello di questo anime è che si sviluppa con una violenza non fisica sui personaggi, ma molto psicologica; questo si rifà molto ad opere come "Silent Hill" e simili.
La particolarità risiede anche nella delicatezza dei temi trattati: se un protagonista è sensibile a un determinato avvenimento, senza fare spoiler, spiegano molto bene il perché, e riescono anche a farti immedesimare nelle sue scelte.
Il protagonista ha una personalità molto delicata, è un po' un protagonista di quelli che vengono fuori dopo, ma non perde sé stesso durante tutto l'anime, lui rimane sempre così, non viene mai plasmato dagli eventi, e questa è una cosa che mi è piaciuta molto, un po' meno il suo rapporto con l'altra protagonista, che è un po' forzato e non spiega bene come nasce questa scintilla, dato il carattere insicuro di lui ed estremamente timido di lei.
Buone le musiche, capaci di trasmettere le ansie, le paure, le emozioni dei personaggi, ma anche a rispecchiare molto l'atmosfera di Nanakimura.
Un po' forzato l'uso della computer grafica per la realizzazione di alcune scene, ma non particolarmente fastidiosa.
Merita un 8 pieno per me, perché, pur non essendo un capolavoro di originalità, riesce comunque a spiegare tutto e a dare un degno finale a un'opera che ha molto da dire.
La cosa che mi ha stupito di questo anime è il fatto che alcuni colpi di scena erano davvero inaspettati, e non ci sarei mai arrivato da solo senza una spiegazione.
Uno dei principali motivi che mi hanno spinto a dargli 8, nonostante non sia un anime così particolarmente originale, è il fatto che comunque possiede personaggi di ottima fattura, alcuni veramente interessanti e carismatici; l'unica pecca è che ce ne sono veramente troppi, e inevitabilmente questo, ai fini della trama, ne lascia alcuni in balia di loro stessi, senza far valere una motivazione sulle loro scelte. All'inizio, come scelta stilistica dei personaggi, sembrava un po' "Danganrompa", ma il non sviluppare una trama che ne richiedesse così tanti è stata una pessima scelta.
La trama è banalotta, si rifà spesso a miti e leggende del folklore, ma tutto sommato intrattiene e in alcuni episodi coinvolge molto bene a livello emotivo, specie quando si vanno a scindere pregi e difetti dei personaggi principali dell'opera. Alcuni personaggi, tra quelli "principali", ovvero tra quelli in cui si dirama una mezza storyline, sono un po' troppo stereotipati, ma non invadenti; per quanto la "ragazza-nyan" mi sia antipatica, qui è molto diversa, e in genere il fanservice l'han reso appetibile, quindi anche per i non amanti può essere visto fino alla fine.
Il bello di questo anime è che si sviluppa con una violenza non fisica sui personaggi, ma molto psicologica; questo si rifà molto ad opere come "Silent Hill" e simili.
La particolarità risiede anche nella delicatezza dei temi trattati: se un protagonista è sensibile a un determinato avvenimento, senza fare spoiler, spiegano molto bene il perché, e riescono anche a farti immedesimare nelle sue scelte.
Il protagonista ha una personalità molto delicata, è un po' un protagonista di quelli che vengono fuori dopo, ma non perde sé stesso durante tutto l'anime, lui rimane sempre così, non viene mai plasmato dagli eventi, e questa è una cosa che mi è piaciuta molto, un po' meno il suo rapporto con l'altra protagonista, che è un po' forzato e non spiega bene come nasce questa scintilla, dato il carattere insicuro di lui ed estremamente timido di lei.
Buone le musiche, capaci di trasmettere le ansie, le paure, le emozioni dei personaggi, ma anche a rispecchiare molto l'atmosfera di Nanakimura.
Un po' forzato l'uso della computer grafica per la realizzazione di alcune scene, ma non particolarmente fastidiosa.
Merita un 8 pieno per me, perché, pur non essendo un capolavoro di originalità, riesce comunque a spiegare tutto e a dare un degno finale a un'opera che ha molto da dire.
Ho cercato di non farmi condizionare dai pareri negativi che ho letto in rete su questo prodotto e ho guardato quest'anime giudicandolo esclusivamente in base a ciò che pensavo, provando anche ad analizzare i vari aspetti tecnici per poter essere il più obiettivo possibile, quindi non limitandomi solo alla sceneggiatura che, a mio parere, rappresenta il difetto maggiore di questo prodotto.
Ma andiamo con ordine.
"Mayoiga" parla di un gruppo di una trentina di giovani ragazzi e ragazze che decidono di abbandonare la loro vita per poter andare, tramite un tour organizzato, in un certo villaggio, Nanaki (un luogo dalla dubbia esistenza che secondo alcune leggende urbane sarebbe un posto utopico e libero dagli ostacoli del mondo, perfetto per chi vuole abbandonare la vita quotidiana per poter curare le proprie ferite interne, abbandonare la disperazione e ricominciare la vita da zero). Una volta giunti a destinazione, i viaggiatori trovano solo un villaggio disabitato, in decadenza e con qualche traccia di vita. La verità su Nanaki deve ancora essere scoperta.
Se dovessi dire cos'è "Mayoiga" in poche parole direi che è un'occasione sprecata: sì, perché il concept si presenta molto intrigante e offre la possibilità di tanti sviluppi a livello narrativo e a livello di tematiche, che a primo impatto sembrano molto serie. Ma logicamente ci troviamo di fronte a una sceneggiatura che è ai limiti del ridicolo, io non so quali sostanze abbiano preso prima di scrivere una roba del genere, davvero. Vorrei evitare i grossi spoiler che riguardano i vari misteri, che sono l'unica cosa che spinge lo spettatore a continuare la visione, quindi, se vi dicessi quello, è anche inutile che ve lo guardiate.
Tanto per cominciare, reputo assolutamente inconcepibile inserire una trentina di personaggi in una serie da dodici episodi. Questo non fa altro che mettere ancora di più in rilievo il fatto che la sceneggiatura sia carente sotto tutti i punti di vista. Ci saranno interi episodi in cui non succederà assolutamente nulla, conditi di dialoghi inutili e fanservice a caso, e poi magicamente negli ultimi minuti di episodio spunta fuori qualcosa che spinge lo spettatore a vedere la puntata successiva. Non si fa così una serie animata, questo escamotage è davvero ridicolo.
Ma parliamo dei personaggi: almeno due terzi dei personaggi che vedremo saranno inutili, e si limiteranno a un ruolo di semplice comparsa. Il resto invece sono scritti da schifo, sia il protagonista che il resto del gruppo. Non si può approfondire un personaggio con un flashback di tre minuti, o, meglio, questa serie non ci riesce, c'è poco da fare. Più volte ho pensato che sarebbe potuto cadere un meteorite e far fuori più della metà dei personaggi presenti e non me ne sarebbe fregato assolutamente nulla.
Di una sola cosa è carina l'idea, che non voglio 'spoilerarvi', ma anche questa cosa è stata gestita malissimo.
Fortunatamente ci possiamo rifare gli occhi con un apparato tecnico di prim'ordine... sì, mi piacerebbe dirlo, ma non è affatto così, sono rimasto delusissimo anche dagli aspetti tecnici di questa serie: regia inesistente, probabilmente un gruppetto di ragazzini delle scuole medie in gita scolastica con una telecamera avrebbe fatto un lavoro migliore. Le musiche sono orribili e completamente inadatte in ogni singolo contesto in cui vengono inserite, non ci saranno colonne sonore meritevoli e neanche quelle tensive riusciranno nel loro intento. I personaggi sono disegnati in una maniera così approssimativa e superficiale che non riusciremo a distinguere personaggi di trent'anni da quelli di quindici anni, molto interessante.
L'uso dei colori e dei chiaroscuri è inappropriato; non solo non riusciranno a creare delle ambientazioni suggestive, ma in più occasioni ci troveremo di fronte a una colorazione troppo scura in cui non riusciremo a vedere nulla. C'è anche della CG: non vi dico dove viene usata, per non fare spoiler, ma è orribile, agghiacciante. L'unico aspetto che si salva sono le animazioni, che tutto sommato sono relativamente buone (eh beh, qualcosa doveva pur salvarsi).
Detto questo, ritengo "Mayoiga" una delle serie peggiori del 2016 e in generale tra le più brutte che abbia mai visto in assoluto.
Ma andiamo con ordine.
"Mayoiga" parla di un gruppo di una trentina di giovani ragazzi e ragazze che decidono di abbandonare la loro vita per poter andare, tramite un tour organizzato, in un certo villaggio, Nanaki (un luogo dalla dubbia esistenza che secondo alcune leggende urbane sarebbe un posto utopico e libero dagli ostacoli del mondo, perfetto per chi vuole abbandonare la vita quotidiana per poter curare le proprie ferite interne, abbandonare la disperazione e ricominciare la vita da zero). Una volta giunti a destinazione, i viaggiatori trovano solo un villaggio disabitato, in decadenza e con qualche traccia di vita. La verità su Nanaki deve ancora essere scoperta.
Se dovessi dire cos'è "Mayoiga" in poche parole direi che è un'occasione sprecata: sì, perché il concept si presenta molto intrigante e offre la possibilità di tanti sviluppi a livello narrativo e a livello di tematiche, che a primo impatto sembrano molto serie. Ma logicamente ci troviamo di fronte a una sceneggiatura che è ai limiti del ridicolo, io non so quali sostanze abbiano preso prima di scrivere una roba del genere, davvero. Vorrei evitare i grossi spoiler che riguardano i vari misteri, che sono l'unica cosa che spinge lo spettatore a continuare la visione, quindi, se vi dicessi quello, è anche inutile che ve lo guardiate.
Tanto per cominciare, reputo assolutamente inconcepibile inserire una trentina di personaggi in una serie da dodici episodi. Questo non fa altro che mettere ancora di più in rilievo il fatto che la sceneggiatura sia carente sotto tutti i punti di vista. Ci saranno interi episodi in cui non succederà assolutamente nulla, conditi di dialoghi inutili e fanservice a caso, e poi magicamente negli ultimi minuti di episodio spunta fuori qualcosa che spinge lo spettatore a vedere la puntata successiva. Non si fa così una serie animata, questo escamotage è davvero ridicolo.
Ma parliamo dei personaggi: almeno due terzi dei personaggi che vedremo saranno inutili, e si limiteranno a un ruolo di semplice comparsa. Il resto invece sono scritti da schifo, sia il protagonista che il resto del gruppo. Non si può approfondire un personaggio con un flashback di tre minuti, o, meglio, questa serie non ci riesce, c'è poco da fare. Più volte ho pensato che sarebbe potuto cadere un meteorite e far fuori più della metà dei personaggi presenti e non me ne sarebbe fregato assolutamente nulla.
Di una sola cosa è carina l'idea, che non voglio 'spoilerarvi', ma anche questa cosa è stata gestita malissimo.
Fortunatamente ci possiamo rifare gli occhi con un apparato tecnico di prim'ordine... sì, mi piacerebbe dirlo, ma non è affatto così, sono rimasto delusissimo anche dagli aspetti tecnici di questa serie: regia inesistente, probabilmente un gruppetto di ragazzini delle scuole medie in gita scolastica con una telecamera avrebbe fatto un lavoro migliore. Le musiche sono orribili e completamente inadatte in ogni singolo contesto in cui vengono inserite, non ci saranno colonne sonore meritevoli e neanche quelle tensive riusciranno nel loro intento. I personaggi sono disegnati in una maniera così approssimativa e superficiale che non riusciremo a distinguere personaggi di trent'anni da quelli di quindici anni, molto interessante.
L'uso dei colori e dei chiaroscuri è inappropriato; non solo non riusciranno a creare delle ambientazioni suggestive, ma in più occasioni ci troveremo di fronte a una colorazione troppo scura in cui non riusciremo a vedere nulla. C'è anche della CG: non vi dico dove viene usata, per non fare spoiler, ma è orribile, agghiacciante. L'unico aspetto che si salva sono le animazioni, che tutto sommato sono relativamente buone (eh beh, qualcosa doveva pur salvarsi).
Detto questo, ritengo "Mayoiga" una delle serie peggiori del 2016 e in generale tra le più brutte che abbia mai visto in assoluto.
"The Lost Village" ("Mayoiga") è un anime della stagione primaverile prodotto dallo studio Diomedéa, del quale non ho potuto apprezzare nessun'altra opera; la storia è scritta da Mari Okada.
La trama è molto d'impatto e fa ben sperare in qualcosa di epico: un gruppo di ragazzi a bordo di un autobus si dirige nel villaggio di Nanakimura, non segnalato dalle mappe e avvolto da un'aura misteriosa. I ragazzi hanno intrapreso il tour per ricominciare a vivere da zero, lasciandosi alle spalle i traumi passati e tutto ciò che fino ad allora aveva reso loro la vita impossibile.
Dopo un po' di tempo passato al villaggio si imbattono nei loro "Nanaki", ovvero i loro traumi passati che hanno preso forma: starà a loro accettarli e tornare al mondo reale o arrendersi.
Spiegato così è tutto molto bello, peccato che il risultato finale lasci a desiderare per colpa di vari punti che rendono "Mayoiga" un prodotto finale scarso.
Prima di tutto la quantità dei personaggi: sembra quasi che il risultato finale dovesse essere un anime più lungo, ma per farlo rientrare nei dodici episodi qualcuno è stato lasciato indietro. Molti di loro non vengono approfonditi, tanto che, arrivati agli episodi finali, nemmeno ci si riesce a ricordare chi siano e cosa li distingua (di alcuni nemmeno si vede il Nanaki). In più varie storie si intrecciano in maniera molto abbozzata come quella di Koharu e suo padre, e tutto va a scemare in un finale buonista in cui c'è chi accetta il proprio Nanaki e chi invece si lascia andare non trovando la forza di reagire.
Un altro fattore terribile sono i dialoghi, molti dei quali sembrano scritti da mano inesperta e non vanno a toccare nessuna corda della sensibilità umana; è davvero difficile empatizzare con questi personaggi fuori dal comune e mettersi nei loro panni. Cosa che in un anime che tratti psicologia e introspezione dovrebbe essere fondamentale, nessuno di loro può essere additato come "quello buono" o "quello cattivo". Va tutto avanti così veloce con questa accozzaglia di personaggi, concetti da immagazzinare e situazioni diverse, che si arriva alla fine della storia e tutto è stato spiegato ma nulla è stato approfondito.
Il mio voto finale è un 5 risicato, perché la trama di base era molto interessante e anche i vari spunti di riflessione sull'accettare le ferite dell'animo umano; tutto ciò però è stato sprecato in un qualcosa che poteva essere fatto molto meglio, magari prendendosi un po' più di tempo e prestando maggiore cura ai dettagli.
La trama è molto d'impatto e fa ben sperare in qualcosa di epico: un gruppo di ragazzi a bordo di un autobus si dirige nel villaggio di Nanakimura, non segnalato dalle mappe e avvolto da un'aura misteriosa. I ragazzi hanno intrapreso il tour per ricominciare a vivere da zero, lasciandosi alle spalle i traumi passati e tutto ciò che fino ad allora aveva reso loro la vita impossibile.
Dopo un po' di tempo passato al villaggio si imbattono nei loro "Nanaki", ovvero i loro traumi passati che hanno preso forma: starà a loro accettarli e tornare al mondo reale o arrendersi.
Spiegato così è tutto molto bello, peccato che il risultato finale lasci a desiderare per colpa di vari punti che rendono "Mayoiga" un prodotto finale scarso.
Prima di tutto la quantità dei personaggi: sembra quasi che il risultato finale dovesse essere un anime più lungo, ma per farlo rientrare nei dodici episodi qualcuno è stato lasciato indietro. Molti di loro non vengono approfonditi, tanto che, arrivati agli episodi finali, nemmeno ci si riesce a ricordare chi siano e cosa li distingua (di alcuni nemmeno si vede il Nanaki). In più varie storie si intrecciano in maniera molto abbozzata come quella di Koharu e suo padre, e tutto va a scemare in un finale buonista in cui c'è chi accetta il proprio Nanaki e chi invece si lascia andare non trovando la forza di reagire.
Un altro fattore terribile sono i dialoghi, molti dei quali sembrano scritti da mano inesperta e non vanno a toccare nessuna corda della sensibilità umana; è davvero difficile empatizzare con questi personaggi fuori dal comune e mettersi nei loro panni. Cosa che in un anime che tratti psicologia e introspezione dovrebbe essere fondamentale, nessuno di loro può essere additato come "quello buono" o "quello cattivo". Va tutto avanti così veloce con questa accozzaglia di personaggi, concetti da immagazzinare e situazioni diverse, che si arriva alla fine della storia e tutto è stato spiegato ma nulla è stato approfondito.
Il mio voto finale è un 5 risicato, perché la trama di base era molto interessante e anche i vari spunti di riflessione sull'accettare le ferite dell'animo umano; tutto ciò però è stato sprecato in un qualcosa che poteva essere fatto molto meglio, magari prendendosi un po' più di tempo e prestando maggiore cura ai dettagli.
Una delle novità primaverili 2016 è la serie "Mayoiga - The Lost Village", che senza ombra di dubbio è uno degli anime più discussi in questo periodo. Ebbene sì, è sulla bocca di tutti, ma non che i commenti fossero positivi, visto che quasi tutto il pubblico ne è rimasto folgorato, negativamente parlando, mentre poi c'è chi si è diretto controcorrente e quindi ha apprezzato il titolo, e chissà, forse tu che stai leggendo sei tra questi.
Personalmente parlando, mi ero fatto aspettative su quest'anime, visto che la trama mi aveva incuriosito parecchio, ma, come si dice, più alte sono le aspettative...
Bene, arriviamo dunque alla trama.
Un gruppo di ragazzi e ragazze viaggiano in un pullman diretto al villaggio segreto di Nanakimura, dove questi ragazzi si preparano a ricominciare la loro vita da zero, lasciandosi alle spalle le ferite che persistono nel loro cuore. Secondo la leggenda, in questo villaggio si può vivere senza farsi problemi di vincoli con il resto del mondo, infatti Nanakimura non è presente neanche sulle mappe geografiche e quindi le aspettative di chi vuol abbandonare la propria vita per ricominciarla da zero sono altissime.
Dunque, l'anime si apre con un primo episodio davvero strambo, presentando i personaggi e dandoci un'idea di come siano... infatti inquadrandoli non è che si pensa in positivo. Abbiamo un bel gruppetto di personaggi, ognuno strano a modo suo, e altri con qualche rotella fuori posto che però rende molto più divertente la vicenda, visto che per il resto delle puntate saremo riempiti da un nonsense allucinante; lo sviluppo di questa storia è quindi incasinato e pesante.
Per quanto si tenti di appassionarsi, non ci si riesce, e le scelte sono due: o molli tutto o continui fino alla fine la serie, sperando in qualche colpo di scena che riaccenda la fiamma, ma purtroppo i colpi di scena presenti verso il finale non rendono migliore la vicenda.
Si sceglie di dare un aspetto comico e strambo a un genere che dovrebbe trasmettere un'ambientazione cupa e regalare qualche omicidio misterioso e sospetto per aumentare la suspense, ma, purtroppo, nulla da fare, è tutto sbagliato. Positivamente parlando, dunque, si può dire che la trama e l'idea di questa storia sono davvero interessanti, così come i personaggi, che rendono tutto meno amaro (la mia preferita è Lovepon), e la faccenda del Nanaki, che poteva essere un asso nella manica vincente, se solo il resto dell'anime fosse stato un pochino migliore.
Il comparto visivo almeno non è da buttare, visto che ci offre dei buoni disegni e delle animazioni curate; peccato che i colori usati non mi hanno convinto, dato che non riescono a creare un'ambientazione migliore per il proprio genere; Il comparto sonoro non mi è piaciuto per nulla, visto che anche qui le musiche di sottofondo non aiutano a migliorare l'ambientazione, ma almeno le sigle sono orecchiabili.
Chiudo qui la recensione non consigliando assolutamente quest'anime a chi ha poco tempo libero e non vuole sprecarlo dietro un anime di poco senso, mentre, se al contrario avete tanto tempo libero e non sapete come consumarlo, allora mettetevi comodi e cercate di terminare questa vicenda agghiacciante!
Quasi dimenticavo... Giustiziatelo!
Personalmente parlando, mi ero fatto aspettative su quest'anime, visto che la trama mi aveva incuriosito parecchio, ma, come si dice, più alte sono le aspettative...
Bene, arriviamo dunque alla trama.
Un gruppo di ragazzi e ragazze viaggiano in un pullman diretto al villaggio segreto di Nanakimura, dove questi ragazzi si preparano a ricominciare la loro vita da zero, lasciandosi alle spalle le ferite che persistono nel loro cuore. Secondo la leggenda, in questo villaggio si può vivere senza farsi problemi di vincoli con il resto del mondo, infatti Nanakimura non è presente neanche sulle mappe geografiche e quindi le aspettative di chi vuol abbandonare la propria vita per ricominciarla da zero sono altissime.
Dunque, l'anime si apre con un primo episodio davvero strambo, presentando i personaggi e dandoci un'idea di come siano... infatti inquadrandoli non è che si pensa in positivo. Abbiamo un bel gruppetto di personaggi, ognuno strano a modo suo, e altri con qualche rotella fuori posto che però rende molto più divertente la vicenda, visto che per il resto delle puntate saremo riempiti da un nonsense allucinante; lo sviluppo di questa storia è quindi incasinato e pesante.
Per quanto si tenti di appassionarsi, non ci si riesce, e le scelte sono due: o molli tutto o continui fino alla fine la serie, sperando in qualche colpo di scena che riaccenda la fiamma, ma purtroppo i colpi di scena presenti verso il finale non rendono migliore la vicenda.
Si sceglie di dare un aspetto comico e strambo a un genere che dovrebbe trasmettere un'ambientazione cupa e regalare qualche omicidio misterioso e sospetto per aumentare la suspense, ma, purtroppo, nulla da fare, è tutto sbagliato. Positivamente parlando, dunque, si può dire che la trama e l'idea di questa storia sono davvero interessanti, così come i personaggi, che rendono tutto meno amaro (la mia preferita è Lovepon), e la faccenda del Nanaki, che poteva essere un asso nella manica vincente, se solo il resto dell'anime fosse stato un pochino migliore.
Il comparto visivo almeno non è da buttare, visto che ci offre dei buoni disegni e delle animazioni curate; peccato che i colori usati non mi hanno convinto, dato che non riescono a creare un'ambientazione migliore per il proprio genere; Il comparto sonoro non mi è piaciuto per nulla, visto che anche qui le musiche di sottofondo non aiutano a migliorare l'ambientazione, ma almeno le sigle sono orecchiabili.
Chiudo qui la recensione non consigliando assolutamente quest'anime a chi ha poco tempo libero e non vuole sprecarlo dietro un anime di poco senso, mentre, se al contrario avete tanto tempo libero e non sapete come consumarlo, allora mettetevi comodi e cercate di terminare questa vicenda agghiacciante!
Quasi dimenticavo... Giustiziatelo!
Questo è il primo anime primaverile che ho visto, ed ero entusiasta nel vedere il primo episodio. Dopo aver letto solo la trama e aver visto qualche trailer, sembrava un anime capace di destare un'attenzione incredibile, perciò lo consideravo uno dei migliori anime della stagione. Però, dopo quattro episodi, mi sono dovuto ricredere, l'ho trovato un anime nonsense: le parole, le considerazioni e i pensieri dei personaggi non li capivo proprio. Però dobbiamo dire che è di genere psicologico, e devo dire che viene sfruttato al massimo, con le paure dei personaggi sviluppate veramente bene. Il genere mistero... non è che ci sia chissà che di così misterioso, qualche volta c'è suspense per il prossimo episodio, ma non più di tanto. Le animazioni non mi sono dispiaciute, sono fatte abbastanza bene, il comparto sonoro è buono, con l'opening che mi è piaciuta parecchio; sul comparto tecnico siamo ok.
In conclusione, questo anime raggiunge la sufficienza, complice il comparto tecnico e un po' di suspense, ma soprattutto grazie al genere psicologico che viene sfruttato al massimo; è un anime che poteva dare molto di più.
Voto: 6/10
In conclusione, questo anime raggiunge la sufficienza, complice il comparto tecnico e un po' di suspense, ma soprattutto grazie al genere psicologico che viene sfruttato al massimo; è un anime che poteva dare molto di più.
Voto: 6/10
Credo che l'Accademia della Crusca dovrebbe autorizzare un aggettivo ad hoc per descrivere roba come quella che mi sto accingendo a recensire. Qualcosa che unisca i termini "stupendo" e "estremamente stupido". Forse stuped... no. Stupiden... no, nemmeno questo.
Beh... credo che il concetto sia chiaro: un'opera talmente idiota da fare il giro e sbucare sull'altro lato del range di valutazione.
Magari potrei usare la terminologia inglese e utilizzare la parola "trash", ma il problema è che quest'opera si prende troppo sul serio per rientrare in tale categoria. Insomma: un compito piuttosto arduo, che credo lascerò ai posteri.
Fortunatamente l'atto di giudicare quest'opera risulta decisamente più semplice, per quanto sia difficile descrivere ciò che ho visto senza scivolare nello scurrile.
“Mayoiga” è un'opera sbagliata. La metto così, senza troppi giri di parole, per far comprendere che questo era un disastro annunciato ancora prima di essere messo in produzione. È evidente che qualcosa nel controllo qualità dello studio Diomedea e della produzione generale non abbia funzionato: probabilmente la manchevolezza di un qualche impiegato disfattista ha fatto in modo che tutto ciò venisse approvato, con il conseguente spreco di centinaia di minuti di vita per gli incauti spettatori.
Eppure non tutto è andato per nuocere: l'essere nel periodo di internet e della comunicazione di massa ha potuto mitigare il deleterio impatto dell'anime in questione, e moltissimi utenti sono riusciti ad arrangiarsi generando un originale divertimento a posteriori, per merito del fatto che l'estrema bruttezza dell'opera in questione ben si prestava alle discussioni più variegate.
Tuttavia non sono qui per recensire le esilaranti considerazioni che sono scaturite dalla visione dell'opera (purtroppo, oserei aggiungere), ma mi sono fatto carico dell'ingrato compito di scrivere qualche riga sull'opera stessa, cosa che mi accingerò a fare.
Gli errori che hanno ammorbato “Mayoiga” in modo sistemico sono stati commessi fin dalle primissime fasi, ovvero la stesura del soggetto e la creazione della sceneggiatura. Supponiamo anche che l'idea del villaggio perduto non fosse da buttare via (0% di creatività, ma vabbé...), ma il resto è stato un calando mostruoso. Onestamente non capisco perché la Odaka (la sceneggiatrice di questo scempio) insista a voler dare una certa dose di substrato scientifico all'acqua di rose a una certa parte delle sue opere (lo fece in “M3: Sono Kuroki Hagane” con effetti disastrosi, e ha perseverato in questa stagione con quest'opera e con il contemporaneo “Kiznaiver”), in quanto esso risulta di una forzatura assoluta. Evidentemente, per idee del genere, non basta copiare da anime che hanno utilizzato tale espediente con successo, come nella prima parte di “Ghost Hound” (che però ha altri nomi ben più importanti dietro), ma bisognava perseverare nelle brutte abitudini.
Ovviamente, se gli antefatti sono carenti, bisogna tentare di nascondere il problema con altri elementi. E da qui probabilmente deriva l'idea dell'ampio cast, con cui avrete a che fare sin dal primo episodio. Già questo è di per sé un errore, in quanto le possibilità di sviluppare per bene un numero così ampio di personaggi in soli dodici episodi sono pressoché nulle (e infatti vi ricorderete sì e no un terzo dei nomi dei personaggi di quest'opera), ma hanno anche deciso di popolare questa serie con una non invidiabile selezione di casi umani. E non è uno scherzo: la psicologia e lo sviluppo sono quasi inesistenti, e l'unico tentativo di caratterizzazione è dato dall'uso di diversi flashback (i quali, in linea con la qualità dell'opera, scivolano frequentemente nel grottesco) utilizzati in malo modo (un flashback rompe il ritmo, e ‘spammarne’ cinque-sei di breve durata in un episodio non è certo una ‘genialata’).
Superato il tremendo impatto con il cast, l'opera procede tergiversando per un discreto numero di episodi: in questi scopriremo le motivazioni che hanno spinto questa selezione da reparto psichiatrico ad accodarsi a un viaggio/gita (?) finalizzato alla scoperta e insediamento in un villaggio perduto (una contraddizione? Un'idea molto ‘meh’? Sì, lo è, e non sarà l'ultima), ed entreremo in contatto con i “misteri” di questa zona. Tuttavia è estremamente difficile prendere sul serio ciò che vi verrà propinato, e questo a causa del ridicolo comportamento dei personaggi e del grottesco dipanarsi degli eventi.
Ma è l'elemento “mistero” la maggiore furberia di quest'anime: come ho già detto, è l'intero impianto ad essere carente, ma la presenza di un mistero attorno al quale tutto ruota è una mossa furbissima per posporre il più possibile lo sbroglio della matassa.
Tuttavia i nodi devono venire al pettine, e nelle ultime puntate l'opera subisce un crollo ancora più repentino (se pensate che il livello era già basso all'inizio, verrete sorpresi da come le cose possano peggiorare ulteriormente), dovuto alle pessime idee e alle notevoli forzature alla base di tutto, terminando in un finale da antologia: non esagero dicendo che l'ultima puntata rivaleggia e sconfigge i peggiori finali aperti tipici degli anime promozionali.
E oltre al danno si aggiunge pure la beffa: ci sono diverse questioni che rimarranno più o meno insolute, ma ovviamente l'opera si concluderà in un modo orribilmente banale e stereotipato.
Però c'è da ammettere che difficilmente noterete quest'ultima criticità, in quanto sarete con tutta probabilità impegnati a ringraziare la divinità da voi adorata per avervi fatto superare indenni ciò che avete visto.
Probabilmente l'unico aspetto vicino al salvabile è il comparto tecnico: la sigla iniziale non è male, e nemmeno il disegno generale è troppo biasimabile, ma anche lì si possono riscontrare enormi leggerezze. Il character design ne è un lampante esempio, visto che la forbice d'età fra i personaggi è ampia in media quasi quindici anni (vi sono elementi di quattordici ed elementi che sfiorano i trenta), ma sarà estremamente difficile assegnare le giuste età con certezza (forse però non è un problema: tanto i personaggi sono psicologicamente così piatti che il loro encefalogramma potrebbe benissimo essere il medesimo, ovvero piatto).
Quest'opera va vista solo in gruppo, per farsi qualche risata in compagnia sui personaggi improbabili che la costituiscono e su una delle peggiori sceneggiature del 2016. Non ci sono altri scopi.
Beh... credo che il concetto sia chiaro: un'opera talmente idiota da fare il giro e sbucare sull'altro lato del range di valutazione.
Magari potrei usare la terminologia inglese e utilizzare la parola "trash", ma il problema è che quest'opera si prende troppo sul serio per rientrare in tale categoria. Insomma: un compito piuttosto arduo, che credo lascerò ai posteri.
Fortunatamente l'atto di giudicare quest'opera risulta decisamente più semplice, per quanto sia difficile descrivere ciò che ho visto senza scivolare nello scurrile.
“Mayoiga” è un'opera sbagliata. La metto così, senza troppi giri di parole, per far comprendere che questo era un disastro annunciato ancora prima di essere messo in produzione. È evidente che qualcosa nel controllo qualità dello studio Diomedea e della produzione generale non abbia funzionato: probabilmente la manchevolezza di un qualche impiegato disfattista ha fatto in modo che tutto ciò venisse approvato, con il conseguente spreco di centinaia di minuti di vita per gli incauti spettatori.
Eppure non tutto è andato per nuocere: l'essere nel periodo di internet e della comunicazione di massa ha potuto mitigare il deleterio impatto dell'anime in questione, e moltissimi utenti sono riusciti ad arrangiarsi generando un originale divertimento a posteriori, per merito del fatto che l'estrema bruttezza dell'opera in questione ben si prestava alle discussioni più variegate.
Tuttavia non sono qui per recensire le esilaranti considerazioni che sono scaturite dalla visione dell'opera (purtroppo, oserei aggiungere), ma mi sono fatto carico dell'ingrato compito di scrivere qualche riga sull'opera stessa, cosa che mi accingerò a fare.
Gli errori che hanno ammorbato “Mayoiga” in modo sistemico sono stati commessi fin dalle primissime fasi, ovvero la stesura del soggetto e la creazione della sceneggiatura. Supponiamo anche che l'idea del villaggio perduto non fosse da buttare via (0% di creatività, ma vabbé...), ma il resto è stato un calando mostruoso. Onestamente non capisco perché la Odaka (la sceneggiatrice di questo scempio) insista a voler dare una certa dose di substrato scientifico all'acqua di rose a una certa parte delle sue opere (lo fece in “M3: Sono Kuroki Hagane” con effetti disastrosi, e ha perseverato in questa stagione con quest'opera e con il contemporaneo “Kiznaiver”), in quanto esso risulta di una forzatura assoluta. Evidentemente, per idee del genere, non basta copiare da anime che hanno utilizzato tale espediente con successo, come nella prima parte di “Ghost Hound” (che però ha altri nomi ben più importanti dietro), ma bisognava perseverare nelle brutte abitudini.
Ovviamente, se gli antefatti sono carenti, bisogna tentare di nascondere il problema con altri elementi. E da qui probabilmente deriva l'idea dell'ampio cast, con cui avrete a che fare sin dal primo episodio. Già questo è di per sé un errore, in quanto le possibilità di sviluppare per bene un numero così ampio di personaggi in soli dodici episodi sono pressoché nulle (e infatti vi ricorderete sì e no un terzo dei nomi dei personaggi di quest'opera), ma hanno anche deciso di popolare questa serie con una non invidiabile selezione di casi umani. E non è uno scherzo: la psicologia e lo sviluppo sono quasi inesistenti, e l'unico tentativo di caratterizzazione è dato dall'uso di diversi flashback (i quali, in linea con la qualità dell'opera, scivolano frequentemente nel grottesco) utilizzati in malo modo (un flashback rompe il ritmo, e ‘spammarne’ cinque-sei di breve durata in un episodio non è certo una ‘genialata’).
Superato il tremendo impatto con il cast, l'opera procede tergiversando per un discreto numero di episodi: in questi scopriremo le motivazioni che hanno spinto questa selezione da reparto psichiatrico ad accodarsi a un viaggio/gita (?) finalizzato alla scoperta e insediamento in un villaggio perduto (una contraddizione? Un'idea molto ‘meh’? Sì, lo è, e non sarà l'ultima), ed entreremo in contatto con i “misteri” di questa zona. Tuttavia è estremamente difficile prendere sul serio ciò che vi verrà propinato, e questo a causa del ridicolo comportamento dei personaggi e del grottesco dipanarsi degli eventi.
Ma è l'elemento “mistero” la maggiore furberia di quest'anime: come ho già detto, è l'intero impianto ad essere carente, ma la presenza di un mistero attorno al quale tutto ruota è una mossa furbissima per posporre il più possibile lo sbroglio della matassa.
Tuttavia i nodi devono venire al pettine, e nelle ultime puntate l'opera subisce un crollo ancora più repentino (se pensate che il livello era già basso all'inizio, verrete sorpresi da come le cose possano peggiorare ulteriormente), dovuto alle pessime idee e alle notevoli forzature alla base di tutto, terminando in un finale da antologia: non esagero dicendo che l'ultima puntata rivaleggia e sconfigge i peggiori finali aperti tipici degli anime promozionali.
E oltre al danno si aggiunge pure la beffa: ci sono diverse questioni che rimarranno più o meno insolute, ma ovviamente l'opera si concluderà in un modo orribilmente banale e stereotipato.
Però c'è da ammettere che difficilmente noterete quest'ultima criticità, in quanto sarete con tutta probabilità impegnati a ringraziare la divinità da voi adorata per avervi fatto superare indenni ciò che avete visto.
Probabilmente l'unico aspetto vicino al salvabile è il comparto tecnico: la sigla iniziale non è male, e nemmeno il disegno generale è troppo biasimabile, ma anche lì si possono riscontrare enormi leggerezze. Il character design ne è un lampante esempio, visto che la forbice d'età fra i personaggi è ampia in media quasi quindici anni (vi sono elementi di quattordici ed elementi che sfiorano i trenta), ma sarà estremamente difficile assegnare le giuste età con certezza (forse però non è un problema: tanto i personaggi sono psicologicamente così piatti che il loro encefalogramma potrebbe benissimo essere il medesimo, ovvero piatto).
Quest'opera va vista solo in gruppo, per farsi qualche risata in compagnia sui personaggi improbabili che la costituiscono e su una delle peggiori sceneggiature del 2016. Non ci sono altri scopi.
E’ il primo anime che ho visto, per quanto riguarda la stagione primaverile 2016; andrò controtendenza, ma l’ho trovato veramente molto interessante: una serie di dodici episodi, classificabile nel genere soprannaturale e psicologico, che offre uno scorcio originale dell’anima di ognuno di noi.
Con questo non voglio affermare che sia un anime perfetto (affatto), ma, per qualche ragione, ne sono rimasto subito affascinato. Questione di gusti, entropia, amore a prima vista... Non saprei, fatto sta che me lo sono divorato quasi in un colpo solo. Lo stile è il mio preferito: un tantino misterioso e un tantino folle. Quel velo di mistero che non si solleva al di sopra della serie e giustifica, in piccola parte, quei buchi narrativi riscontrabili nelle varie puntate.
“Volete cambiare vita? Ricominciare tutto da capo? Allora unitevi al nostro tour!” Ecco lo slogan giusto per attirare un gruppo di giovani disadattati, che non hanno saputo trovare il loro posto in questo mondo e cercano di ricostruirsi una vita in uno strano paese misterioso (completamente sconosciuto alle forze dell’ordine) chiamato Nanakimura.
Un unico pullman, che accoglie all’incirca una trentina di persone, tutte piuttosto giovani e con caratteristiche alquanto differenti. Allegre e spensierate si dirigono, nel bel mezzo di una notte senza stelle, in un posto che, già all’esordio, sa di mistero. Un’atmosfera paranormale, che mette i brividi e disorienta lo spettatore. Usano nomi inventati e sembrano del tutto intenzionati a cancellare il loro passato.
Ma ce la faranno? Troveranno Nanakimura? Certo! (Altrimenti non esisterebbe questa storia) Ma il vero quesito è: “Cosa troveranno all’interno di questo paese misterioso?”
Come già detto in precedenza, già dall’inizio non ho potuto che esaltarmi per le atmosfere proposte. Ecco ciò che piace a me! Una storia che inizia a metà, nel bel mezzo di una strada sconosciuta, su un pullman pieno di gente sconosciuta e diretti verso una destinazione sconosciuta. Tanti sorrisi e toni rilassati, per un gruppo di persone che paiono andare in gita scolastica. Ma sarà vero?
Il numero dei protagonisti è alquanto numeroso, anche se, fin da subito, si può notare già come, tra tutti, spiccherà quasi sicuramente la figura di Mitsumune. Un ragazzo timido, ma gentile, che pare essere il ritratto della bontà e della gentilezza, ma che, inevitabilmente, deve anche nascondere un passato non proprio splendente.
A essere onesti non mi ha colpito tanto lui (o gli altri personaggi proposti), quanto piuttosto il contesto generale. Di fatto, l’alto numero di partecipanti al tour ha impedito un approfondimento caratteriale particolareggiato (con l’unica eccezione del protagonista assoluto e di alcuni personaggi secondari), e dunque ecco che si punta su una riflessione d’insieme, che va avanti con il passare delle puntate, indisturbata e quasi indifferente, per scoppiare solamente negli episodi finali.
Tuttavia, come già affermato precedentemente, “Mayoiga” è comunque ben lontano dall’essere un capolavoro. Innanzitutto la trama mostra piccoli buchi, che ne rovinano scorrevolezza e fluidità. In parte possono essere giustificati dal clima generale di mistero, ma solamente in piccola dose. In secondo luogo, avrei gradito uno sviluppo maggiore per quanto riguarda le relazioni tra i vari protagonisti, che, a conti fatti, rimangono alquanto statiche (salvo le solite eccezioni). Il tempo scarseggia e dodici puntate sono effettivamente poche per poter occuparsi di tutto e tutti; si è stati costretti ad attuare un sacrificio non del tutto giustificabile.
La grafica, invece, è molto bella. I toni cupi sanno ben destreggiarsi con le atmosfere più rilassate e luminose. Molto bello il design dei vari protagonisti, che non cade nella ripetitività, nonostante il gran numero di partecipanti. E su questi ultimi, non posso che esprimere il mio rammarico per non aver avuto la possibilità di vederli più da vicino. Le impostazioni di base c’erano, ma il tempo no...
Intriganti e coinvolgenti le musiche, ben curato il doppiaggio e discreta la regia, che a conti fatti riesce a rendere ogni puntata sempre avvincente e coinvolgente, con finali a sorpresa, capaci di attirare lo spettatore.
Ma, se dovessi dire cosa mi ha colpito veramente, credo sia circoscrivibile alla questione dei “mostri”. Non voglio fare spoiler e, dunque, sconsiglio di proseguire a tutti coloro che amano il brivido della sorpresa. I “mostri”, come si può capire quasi subito, non sono altro che la conformazione del passato e delle paure di ogni persona. Non possono essere affrontati e, forse, non bisogna nemmeno farlo. E allora cosa è Nanakimura? Un luogo dove poter ricominciare per cercare un nuovo sé stesso o semplicemente un punto di restauro per ritrovare ciò che si è stati? Una domanda che sussiste fino alla fine ed è avvallata da un finale enigmatico, volutamente aperto, che non offre risposta.
“Mayoiga”, per certi versi, si è mostrato più cinico e spietato del previsto. Le sofferenze vissute lasciano cicatrici indelebili, che non è così facile coprire o dimenticare. E, se in molti anime la forza dell’amore e dell’amicizia riesce spesso a sortire questo effetto... qui non succede, o comunque non del tutto. Dimenticare il passato vuol dire rinnegare sé stessi, nel bene e nel male.
E, per tutto ciò, non posso che apprezzare tale serie.
Voto finale: 8 più
Con questo non voglio affermare che sia un anime perfetto (affatto), ma, per qualche ragione, ne sono rimasto subito affascinato. Questione di gusti, entropia, amore a prima vista... Non saprei, fatto sta che me lo sono divorato quasi in un colpo solo. Lo stile è il mio preferito: un tantino misterioso e un tantino folle. Quel velo di mistero che non si solleva al di sopra della serie e giustifica, in piccola parte, quei buchi narrativi riscontrabili nelle varie puntate.
“Volete cambiare vita? Ricominciare tutto da capo? Allora unitevi al nostro tour!” Ecco lo slogan giusto per attirare un gruppo di giovani disadattati, che non hanno saputo trovare il loro posto in questo mondo e cercano di ricostruirsi una vita in uno strano paese misterioso (completamente sconosciuto alle forze dell’ordine) chiamato Nanakimura.
Un unico pullman, che accoglie all’incirca una trentina di persone, tutte piuttosto giovani e con caratteristiche alquanto differenti. Allegre e spensierate si dirigono, nel bel mezzo di una notte senza stelle, in un posto che, già all’esordio, sa di mistero. Un’atmosfera paranormale, che mette i brividi e disorienta lo spettatore. Usano nomi inventati e sembrano del tutto intenzionati a cancellare il loro passato.
Ma ce la faranno? Troveranno Nanakimura? Certo! (Altrimenti non esisterebbe questa storia) Ma il vero quesito è: “Cosa troveranno all’interno di questo paese misterioso?”
Come già detto in precedenza, già dall’inizio non ho potuto che esaltarmi per le atmosfere proposte. Ecco ciò che piace a me! Una storia che inizia a metà, nel bel mezzo di una strada sconosciuta, su un pullman pieno di gente sconosciuta e diretti verso una destinazione sconosciuta. Tanti sorrisi e toni rilassati, per un gruppo di persone che paiono andare in gita scolastica. Ma sarà vero?
Il numero dei protagonisti è alquanto numeroso, anche se, fin da subito, si può notare già come, tra tutti, spiccherà quasi sicuramente la figura di Mitsumune. Un ragazzo timido, ma gentile, che pare essere il ritratto della bontà e della gentilezza, ma che, inevitabilmente, deve anche nascondere un passato non proprio splendente.
A essere onesti non mi ha colpito tanto lui (o gli altri personaggi proposti), quanto piuttosto il contesto generale. Di fatto, l’alto numero di partecipanti al tour ha impedito un approfondimento caratteriale particolareggiato (con l’unica eccezione del protagonista assoluto e di alcuni personaggi secondari), e dunque ecco che si punta su una riflessione d’insieme, che va avanti con il passare delle puntate, indisturbata e quasi indifferente, per scoppiare solamente negli episodi finali.
Tuttavia, come già affermato precedentemente, “Mayoiga” è comunque ben lontano dall’essere un capolavoro. Innanzitutto la trama mostra piccoli buchi, che ne rovinano scorrevolezza e fluidità. In parte possono essere giustificati dal clima generale di mistero, ma solamente in piccola dose. In secondo luogo, avrei gradito uno sviluppo maggiore per quanto riguarda le relazioni tra i vari protagonisti, che, a conti fatti, rimangono alquanto statiche (salvo le solite eccezioni). Il tempo scarseggia e dodici puntate sono effettivamente poche per poter occuparsi di tutto e tutti; si è stati costretti ad attuare un sacrificio non del tutto giustificabile.
La grafica, invece, è molto bella. I toni cupi sanno ben destreggiarsi con le atmosfere più rilassate e luminose. Molto bello il design dei vari protagonisti, che non cade nella ripetitività, nonostante il gran numero di partecipanti. E su questi ultimi, non posso che esprimere il mio rammarico per non aver avuto la possibilità di vederli più da vicino. Le impostazioni di base c’erano, ma il tempo no...
Intriganti e coinvolgenti le musiche, ben curato il doppiaggio e discreta la regia, che a conti fatti riesce a rendere ogni puntata sempre avvincente e coinvolgente, con finali a sorpresa, capaci di attirare lo spettatore.
Ma, se dovessi dire cosa mi ha colpito veramente, credo sia circoscrivibile alla questione dei “mostri”. Non voglio fare spoiler e, dunque, sconsiglio di proseguire a tutti coloro che amano il brivido della sorpresa. I “mostri”, come si può capire quasi subito, non sono altro che la conformazione del passato e delle paure di ogni persona. Non possono essere affrontati e, forse, non bisogna nemmeno farlo. E allora cosa è Nanakimura? Un luogo dove poter ricominciare per cercare un nuovo sé stesso o semplicemente un punto di restauro per ritrovare ciò che si è stati? Una domanda che sussiste fino alla fine ed è avvallata da un finale enigmatico, volutamente aperto, che non offre risposta.
“Mayoiga”, per certi versi, si è mostrato più cinico e spietato del previsto. Le sofferenze vissute lasciano cicatrici indelebili, che non è così facile coprire o dimenticare. E, se in molti anime la forza dell’amore e dell’amicizia riesce spesso a sortire questo effetto... qui non succede, o comunque non del tutto. Dimenticare il passato vuol dire rinnegare sé stessi, nel bene e nel male.
E, per tutto ciò, non posso che apprezzare tale serie.
Voto finale: 8 più
"Mayoiga" ("The Lost Village") è un anime di dodici episodi andato in onda dall’aprile al giugno 2016.
La storia inizia su un autobus, con cui trenta persone di diverso sesso ed età, volendo fuggire dalla propria vita, si dirigono verso il villaggio Nanaki, un luogo leggendario che non può essere trovato su nessuna mappa, dove si dice si possa cominciare una nuova vita. Dopo una serie di sfortunati eventi, il gruppo riesce a raggiungere il villaggio solo per trovarlo abbandonato. Quale verità si nasconde dietro l’esistenza di questo luogo? E cosa sono i rumori che ogni notte terrorizzano il gruppo, facendo crescere paura, sfiducia e paranoia?
Inizierò col dire che il concetto di base non è per niente male.
Tutti i personaggi, come si scopre ben presto, sono persone affette da gravi traumi, alcuni più stereotipati, altri più interessanti e originali. Il messaggio di fondo è che non si può scappare all’infinito e che solo affrontando i propri demoni, e accettando sé stessi, si può andare avanti con la propria vita.
Detto ciò, quest’anime fa schifo.
Partiamo dalla parte tecnica, che voglio definire mediocre, e sono stata generosa. La grafica è imbarazzante, così come le animazioni e il doppiaggio sono appena decenti.
La sceneggiatura è assolutamente incoerente, confusa e mal scritta. I dialoghi fra i personaggi non hanno alcun senso, prima è sì, poi è no, ripensandoci però è sì, non si capisce niente. Anche la trama non aiuta, dato lo sviluppo schizofrenico. Lo spettatore non si sente coinvolto in nessun modo, se non in quella perversa maniera che ti spinge a guardare un incidente stradale, anche se sai che dovresti distogliere lo sguardo.
Per quanto riguarda i personaggi, questi tizi sono il peggior branco di spostati che io abbia mai visto.
Gli autori non si sono proprio disturbati a curare un qualsivoglia aspetto della loro psicologia. Non uno di loro che sia una persona razionale, hanno tutti delle reazioni esagerate e grottesche, lanciano urla beduine e cercano di linciarsi a vicenda in più di un’occasione. La loro follia si esprime benissimo nei momenti in cui, il minuto prima, cercano di trucidarsi, e l’attimo dopo sono tutti: “Ma cosa vuoi che sia? Mi volevi solo uccidere, non dirlo nemmeno, tutto passato, amici come prima.”
Viene veramente da chiedersi se, invece che nel villaggio utopico, non li stiano segretamente portando all’ospedale psichiatrico più vicino.
Il protagonista, Mitsumune, è il solito fesso di un buonismo vomitevole, le cui acute osservazioni abbassano il quoziente intellettivo di chiunque sia così sfortunato da starlo a sentire. La sua presenza, già di per sé imbarazzante, diviene ancora più insopportabile a causa dei suoi esitanti e improbabili approcci verso Masaki, la bella di turno. Che ve lo dico a fare, essere intrattenuti dalla vivace intelligenza della protagonista è semplicemente una gioia, la stessa che ti assale quando il bambino seduto dietro di te continua a tirare calci al tuo sedile.
Ammetto di aver sperato che, dato il numero di personaggi così alto e l’ambientazione in un villaggio abbandonato, circondato dalla nebbia, e dove si sentono strani rumori di notte, ci sarebbe stata una bella ecatombe di massa. E invece, non ti fanno nemmeno la cortesia di morire, e allora che ci stanno a fare queste atmosfere da film horror di serie B?
Riassumendolo in una frase o meno: “La vita è troppo breve per guardare anime brutti come questo.”
La storia inizia su un autobus, con cui trenta persone di diverso sesso ed età, volendo fuggire dalla propria vita, si dirigono verso il villaggio Nanaki, un luogo leggendario che non può essere trovato su nessuna mappa, dove si dice si possa cominciare una nuova vita. Dopo una serie di sfortunati eventi, il gruppo riesce a raggiungere il villaggio solo per trovarlo abbandonato. Quale verità si nasconde dietro l’esistenza di questo luogo? E cosa sono i rumori che ogni notte terrorizzano il gruppo, facendo crescere paura, sfiducia e paranoia?
Inizierò col dire che il concetto di base non è per niente male.
Tutti i personaggi, come si scopre ben presto, sono persone affette da gravi traumi, alcuni più stereotipati, altri più interessanti e originali. Il messaggio di fondo è che non si può scappare all’infinito e che solo affrontando i propri demoni, e accettando sé stessi, si può andare avanti con la propria vita.
Detto ciò, quest’anime fa schifo.
Partiamo dalla parte tecnica, che voglio definire mediocre, e sono stata generosa. La grafica è imbarazzante, così come le animazioni e il doppiaggio sono appena decenti.
La sceneggiatura è assolutamente incoerente, confusa e mal scritta. I dialoghi fra i personaggi non hanno alcun senso, prima è sì, poi è no, ripensandoci però è sì, non si capisce niente. Anche la trama non aiuta, dato lo sviluppo schizofrenico. Lo spettatore non si sente coinvolto in nessun modo, se non in quella perversa maniera che ti spinge a guardare un incidente stradale, anche se sai che dovresti distogliere lo sguardo.
Per quanto riguarda i personaggi, questi tizi sono il peggior branco di spostati che io abbia mai visto.
Gli autori non si sono proprio disturbati a curare un qualsivoglia aspetto della loro psicologia. Non uno di loro che sia una persona razionale, hanno tutti delle reazioni esagerate e grottesche, lanciano urla beduine e cercano di linciarsi a vicenda in più di un’occasione. La loro follia si esprime benissimo nei momenti in cui, il minuto prima, cercano di trucidarsi, e l’attimo dopo sono tutti: “Ma cosa vuoi che sia? Mi volevi solo uccidere, non dirlo nemmeno, tutto passato, amici come prima.”
Viene veramente da chiedersi se, invece che nel villaggio utopico, non li stiano segretamente portando all’ospedale psichiatrico più vicino.
Il protagonista, Mitsumune, è il solito fesso di un buonismo vomitevole, le cui acute osservazioni abbassano il quoziente intellettivo di chiunque sia così sfortunato da starlo a sentire. La sua presenza, già di per sé imbarazzante, diviene ancora più insopportabile a causa dei suoi esitanti e improbabili approcci verso Masaki, la bella di turno. Che ve lo dico a fare, essere intrattenuti dalla vivace intelligenza della protagonista è semplicemente una gioia, la stessa che ti assale quando il bambino seduto dietro di te continua a tirare calci al tuo sedile.
Ammetto di aver sperato che, dato il numero di personaggi così alto e l’ambientazione in un villaggio abbandonato, circondato dalla nebbia, e dove si sentono strani rumori di notte, ci sarebbe stata una bella ecatombe di massa. E invece, non ti fanno nemmeno la cortesia di morire, e allora che ci stanno a fare queste atmosfere da film horror di serie B?
Riassumendolo in una frase o meno: “La vita è troppo breve per guardare anime brutti come questo.”