Bagi
Che cosa contraddistingue un'opera di Tezuka? La semplicità, la delicatezza, la bontà, l'umorismo, l'amore per la natura e la vita in tutte le sue forme, ma anche l'azione, il movimento, il dramma e la commozione, il tutto presentato in una forma comprensibile ai bambini. Tutto questo si trova in "Bagi", che a sorpresa si rivela essere un'opera degna del miglior Tezuka. Dico a sorpresa perché ultimamente non ero stato completamente soddisfatto dai film del Dio dei manga, fossero opere sperimentali come "Male", "Memory", "Mermaid", "Jumping" o film cinematografici come "L'Uccello di Fuoco 2772" e "Prime Rose": sia ben chiaro, sono tutte opere buone, ma che a mio avviso mancano del tocco magico che si può trovare in manga come "La Principessa Zaffiro", "Kimba" o "La Fenice". "Bagi" invece, il tocco magico, ce l'ha, eccome, fin dalla prima apparizione della protagonista, che si presenta inizialmente soltanto come una maschera femminile.
La storia è semplice, dopo dieci minuti è possibile anticipare tutto il film e la sostanza del finale, ma questo è un punto di forza, non un punto debole. Non dovendo spendere molto tempo per seguire la trama (già familiare a chi conosce l'"Isola del dottor Moreau" di H. G. Wells) lo spettatore è libero di apprezzare lo stupendo chara design di "Bagi" e il dinamismo dei suoi movimenti. Il valore di "Bagi" sta nei dettagli, in alcune scene estremamente semplici eppure di grande impatto, quali il racconto dell'infanzia di Bagi, che vediamo imparare a camminare, a parlare e a scrivere. Indimenticabile è la scena del balletto sotto la pioggia, i movimenti di Bagi esprimono la vita stessa, una tematica carissima a Tezuka. I conoscitori di Tezuka vedranno nei movimenti di Bagi un'evoluzione di quelli di Kimba, mentre le forme femminili di Bagi ricorderanno le trasformazioni dell'Uccello di Fuoco; la coppia Ryo-Cico ricorderà la coppia Black Jack-Pinoko, nel finale appariranno dei cameo di Ham Egg e Acetylene Lampe.
"Bagi" è anche un'espressione del Tezuka sensuale, visto in Ayako, in Melmo, in Prime Rose, ma anche gli aspetti "erotici" sono trattati in maniera delicatissima, rendendo il film fruibile sia dai bambini sia dagli adulti. Un film perfetto nella tempistica, mirabilmente costruito nei lunghi flashback che preludono all'inevitabile finale. È balzato inaspettatamente al primo posto tra i miei film di Tezuka preferiti. Si tratta di una piccola perla da riscoprire. Peccato solo per non aver visto la versione italiana, doppiata dall'ottima Cinzia de Carolis (Lady Oscar) che sicuramente sarà stata perfetta nella parte di Bagi.
La storia è semplice, dopo dieci minuti è possibile anticipare tutto il film e la sostanza del finale, ma questo è un punto di forza, non un punto debole. Non dovendo spendere molto tempo per seguire la trama (già familiare a chi conosce l'"Isola del dottor Moreau" di H. G. Wells) lo spettatore è libero di apprezzare lo stupendo chara design di "Bagi" e il dinamismo dei suoi movimenti. Il valore di "Bagi" sta nei dettagli, in alcune scene estremamente semplici eppure di grande impatto, quali il racconto dell'infanzia di Bagi, che vediamo imparare a camminare, a parlare e a scrivere. Indimenticabile è la scena del balletto sotto la pioggia, i movimenti di Bagi esprimono la vita stessa, una tematica carissima a Tezuka. I conoscitori di Tezuka vedranno nei movimenti di Bagi un'evoluzione di quelli di Kimba, mentre le forme femminili di Bagi ricorderanno le trasformazioni dell'Uccello di Fuoco; la coppia Ryo-Cico ricorderà la coppia Black Jack-Pinoko, nel finale appariranno dei cameo di Ham Egg e Acetylene Lampe.
"Bagi" è anche un'espressione del Tezuka sensuale, visto in Ayako, in Melmo, in Prime Rose, ma anche gli aspetti "erotici" sono trattati in maniera delicatissima, rendendo il film fruibile sia dai bambini sia dagli adulti. Un film perfetto nella tempistica, mirabilmente costruito nei lunghi flashback che preludono all'inevitabile finale. È balzato inaspettatamente al primo posto tra i miei film di Tezuka preferiti. Si tratta di una piccola perla da riscoprire. Peccato solo per non aver visto la versione italiana, doppiata dall'ottima Cinzia de Carolis (Lady Oscar) che sicuramente sarà stata perfetta nella parte di Bagi.
Peccato che film di questo genere non vadano più in onda sulle tv nazionali ma siano relegati a comparire su DVD difficilmente reperibili, perché davvero sono opere che hanno sempre qualcosa da insegnare anche dopo 30 anni.
"Bagi" è del 1984, ultimo OAV di una serie realizzata da Tezuka, uno dei migliori. Bagi sembra una gatta con sembianze umane, da cucciola compagna di giochi del protagonista Rio. E' un film basato sui flashback, non ha una linea di azione temporale nel presente, ma risaliamo al presente di Ryo e Bagi tramite i flashback nel passato del protagonista. Ryo oggi è un cacciatore di animali che viene ingaggiato da un governo per uccidere una bestia che sta causando distruzione e morte nei villaggi del Sud America.
La bestia è una vecchia conoscenza, e amicizia, di Ryo, appunta la gatta Bagi. Cosa può essere accaduto tra i due vecchi amici per averli portati a odiarsi?
Il film narra dell'abuso dell'ingegneria genetica a discapito di tutti gli esseri viventi, e di quanto, in nome del dio denaro e della scienza, si possano profanare ideali e persone.
Nel film c'è una scenetta nella quale viene spiegato come si modifica il DNA degli esseri viventi, mi sono ritrovata a pensare alla stessa lezioncina spiegata in "Jurassic Park", stesso tipo di discorso e di animazione. Che Spielberg abbia copiato?
"Bagi" un film che raccomando, tematica difficile, personaggi complessi e scavati dalla sofferenza, il chara sarà pure infantile ma la storia vale moltissimo e il doppiaggio è eccellente. Cinzia De Carolis (più famosa come Lady Oscar) rende ulteriormente sexy la già attraente Bagi.
"Bagi" è del 1984, ultimo OAV di una serie realizzata da Tezuka, uno dei migliori. Bagi sembra una gatta con sembianze umane, da cucciola compagna di giochi del protagonista Rio. E' un film basato sui flashback, non ha una linea di azione temporale nel presente, ma risaliamo al presente di Ryo e Bagi tramite i flashback nel passato del protagonista. Ryo oggi è un cacciatore di animali che viene ingaggiato da un governo per uccidere una bestia che sta causando distruzione e morte nei villaggi del Sud America.
La bestia è una vecchia conoscenza, e amicizia, di Ryo, appunta la gatta Bagi. Cosa può essere accaduto tra i due vecchi amici per averli portati a odiarsi?
Il film narra dell'abuso dell'ingegneria genetica a discapito di tutti gli esseri viventi, e di quanto, in nome del dio denaro e della scienza, si possano profanare ideali e persone.
Nel film c'è una scenetta nella quale viene spiegato come si modifica il DNA degli esseri viventi, mi sono ritrovata a pensare alla stessa lezioncina spiegata in "Jurassic Park", stesso tipo di discorso e di animazione. Che Spielberg abbia copiato?
"Bagi" un film che raccomando, tematica difficile, personaggi complessi e scavati dalla sofferenza, il chara sarà pure infantile ma la storia vale moltissimo e il doppiaggio è eccellente. Cinzia De Carolis (più famosa come Lady Oscar) rende ulteriormente sexy la già attraente Bagi.
Bagi è un anime del 1984 che dura circa 80 minuti abbondanti. E' un'opera del maestro Tezuka, lo stesso autore di Metropolis e di altre gradevoli opere come Fumoon, Primerose, ecc. Tratta un tema che allora era molto discusso, e cioè l'ingegneria genetica.
Bagi è il nome di una bellissima gattina alla quale sono stati impiantati geni umani all'interno di un laboratorio di esperimenti genetici. Assieme ad altri animali da esperimento, riesce a fuggire dal laboratario e, mentre questi vengono trucidati, Bagi sfugge al massacro. Verrà adottata da un ragazzino che le vorrà molto bene e, ignorando che ha geni umani, la tratterà come una gattina comune.
Con i mesi però, Bagi rivelerà la sua natura per metà umana, mostrando un'intelligenza inconsueta e una capacità di apprendimento anomala. I vicini, terrorizzati, finiranno per convincere Bagi a fuggire. Nove anni dopo Bagi incontrerà nuovamente il suo padroncino. Ora è una specie di bella ragazza/felina formosa - tipiche di questi anime anni '80 di Tezuka sono queste parti genere "ecchi" che ritroviamo anche in Primerose. Con l'aiuto del suo padrone, vorrà scoprire le sue origini, ed evitare che nuovi esperimenti di questo tipo siano svolti. La morale è quindi una riflessione sull'uso dell'ingegneria genetica. Ma un equivoco porterà quest'anime a un finale triste che ovviamente non rivelo.
La trama quindi è di per sé carina, graziosa, anche se non mancano alcune trovate imbarazzanti, ad esempio i chicchi di riso giganti da usare come arma di distruzione di massa è assolutamente poco credibile, e Bagi che muore e risorge ancora meno. Le pecche sono comunque essenzialmente nella costruzione tecnica. Infatti l'animazione è grossolana, così come il character design e la sceneggiatura. Non vi sono colonne sonore di particolare suggestione.
In sintesi Bagi è un anime quasi discreto, si fa guardare e intrattiene, fa affezionare a Bagi. Direi che la visione è consigliata, ma non imperativa. Non è un imperdibile per intenderci. Voto: 6/7.
Bagi è il nome di una bellissima gattina alla quale sono stati impiantati geni umani all'interno di un laboratorio di esperimenti genetici. Assieme ad altri animali da esperimento, riesce a fuggire dal laboratario e, mentre questi vengono trucidati, Bagi sfugge al massacro. Verrà adottata da un ragazzino che le vorrà molto bene e, ignorando che ha geni umani, la tratterà come una gattina comune.
Con i mesi però, Bagi rivelerà la sua natura per metà umana, mostrando un'intelligenza inconsueta e una capacità di apprendimento anomala. I vicini, terrorizzati, finiranno per convincere Bagi a fuggire. Nove anni dopo Bagi incontrerà nuovamente il suo padroncino. Ora è una specie di bella ragazza/felina formosa - tipiche di questi anime anni '80 di Tezuka sono queste parti genere "ecchi" che ritroviamo anche in Primerose. Con l'aiuto del suo padrone, vorrà scoprire le sue origini, ed evitare che nuovi esperimenti di questo tipo siano svolti. La morale è quindi una riflessione sull'uso dell'ingegneria genetica. Ma un equivoco porterà quest'anime a un finale triste che ovviamente non rivelo.
La trama quindi è di per sé carina, graziosa, anche se non mancano alcune trovate imbarazzanti, ad esempio i chicchi di riso giganti da usare come arma di distruzione di massa è assolutamente poco credibile, e Bagi che muore e risorge ancora meno. Le pecche sono comunque essenzialmente nella costruzione tecnica. Infatti l'animazione è grossolana, così come il character design e la sceneggiatura. Non vi sono colonne sonore di particolare suggestione.
In sintesi Bagi è un anime quasi discreto, si fa guardare e intrattiene, fa affezionare a Bagi. Direi che la visione è consigliata, ma non imperativa. Non è un imperdibile per intenderci. Voto: 6/7.
[<b>ATTENZIONE, CONTIENE SPOILER</b>] "Daishizen no majuu Bagi" (Bagi il mostro di madre natura).
Bagi (pron. Baghi) è il nome della protagonista che dà il titolo al film, ed è anche, tra la moltitudine di characters creati dal compianto Osamu Tezuka(1928-1989), sicuramente uno dei più singolari, vuoi per il curioso nome (è il diminutivo di Baghera, la pantera del romanzo "il libro della giungla" trasposto in animazione nel 1967 dalla Disney, di cui Tezuka era un accanito fan), vuoi per il personaggio e la trama in sè, una sensuale donna-gatto (l'unica in un mondo di umani) che oltre a girare mezzo mondo per trovare la scienzata sua creatice, trova anche il tempo di instaurare, con il figlio di lei, Ryo, vaghi accenni a pratiche zoofile. Girato nel 1984 per il circuto televisivo, l'idea -base dell' anime nacque come gesto di rifiuto, da parte di Tezuka, verso una discutibile legge riguardante gli esperimenti su gli animali, approvata dal suo governo, quello stesso anno. Curiosamente, anche un altro giovane mangaka del tempo, HiroiKo Araki, usò quella legge appena emessa come scintilla d' ispirazione per creare un manga dal titolo e dalle premesse simili al lavoro del Maestro, ovvero "Baoh ".Bisogna precisare che un personaggio come Bagi esisteva già da tempo nella testa di Tezuka. La si può trovare, sotto mentite spoglie, in parecchi suoi manga del passato, a partire dall' antologico "i cento racconti" (1971), ispirato al "Faust" di Goethe e avente come protagonista uno spirito volpe.Perciò, chi accusa Tezuka di essersi ispirato al personaggio di Chanet ne "l'uccellino azzurro" (1983) o a Misutzu,comparsa nel manga di "Lamù" è pienamente nel torto. Il lungometraggio, della durata di ottanta minuti,si basa su un progetto originale di Tezuka, che firma anche storia, creazione dei personaggi e regia (insieme a Kimiharu Okuma) e fu il sesto di una serie di nove, di cui è l'ultimo ad essere arrivato in Italia.La rete Nihon telebi li commissionò a Tezuka a partire dal 1978, trasmettendo ogni anno,in agosto, un nuovo film. Il primo fu "Wander Book",( conosciuto nel nostro Paese come "le avventure di Bandar") basato su un progetto originale. L'ultimo fu "il mio Songoku" (1989) ennesima versione "tezukiana" sulla favola dello scimmiotto di pietra. Pochi anni dopo la sua realizzazione, "Bagi" arrivò anche da noi , grazie alla Rai che lo intitolò semplicemente "Baghi". La versione italiana si distingue per l' assenza di manipolazioni da parte dei responsabili della programmazione e per il buon doppiaggio (con Cinzia de Carolis nel ruolo di Bagi e Francesco Prando in quello di Ryo adulto) e replicato per l'ultima volta all' interno del progamma per ragazzi "Big!" nel 1990. Nonostante gli alti e bassi qualitativi, sia nei disegni che nella sceneggiatura, (ormai datati), chi scrive non potè non rimanere incantato, da bambino, dal fascino della protagonista e dal amaro finale della storia. E non riesce a non pensare che, a diciotto anni dalla sua ultima replica, il discorso tra Cico e Ryo alla fine del film ("pensi che tornerà? Che la rivedremo un giorno?" "Non credo Cico, non credo") si sarebbe rivelato addirittura profetico.
Bagi (pron. Baghi) è il nome della protagonista che dà il titolo al film, ed è anche, tra la moltitudine di characters creati dal compianto Osamu Tezuka(1928-1989), sicuramente uno dei più singolari, vuoi per il curioso nome (è il diminutivo di Baghera, la pantera del romanzo "il libro della giungla" trasposto in animazione nel 1967 dalla Disney, di cui Tezuka era un accanito fan), vuoi per il personaggio e la trama in sè, una sensuale donna-gatto (l'unica in un mondo di umani) che oltre a girare mezzo mondo per trovare la scienzata sua creatice, trova anche il tempo di instaurare, con il figlio di lei, Ryo, vaghi accenni a pratiche zoofile. Girato nel 1984 per il circuto televisivo, l'idea -base dell' anime nacque come gesto di rifiuto, da parte di Tezuka, verso una discutibile legge riguardante gli esperimenti su gli animali, approvata dal suo governo, quello stesso anno. Curiosamente, anche un altro giovane mangaka del tempo, HiroiKo Araki, usò quella legge appena emessa come scintilla d' ispirazione per creare un manga dal titolo e dalle premesse simili al lavoro del Maestro, ovvero "Baoh ".Bisogna precisare che un personaggio come Bagi esisteva già da tempo nella testa di Tezuka. La si può trovare, sotto mentite spoglie, in parecchi suoi manga del passato, a partire dall' antologico "i cento racconti" (1971), ispirato al "Faust" di Goethe e avente come protagonista uno spirito volpe.Perciò, chi accusa Tezuka di essersi ispirato al personaggio di Chanet ne "l'uccellino azzurro" (1983) o a Misutzu,comparsa nel manga di "Lamù" è pienamente nel torto. Il lungometraggio, della durata di ottanta minuti,si basa su un progetto originale di Tezuka, che firma anche storia, creazione dei personaggi e regia (insieme a Kimiharu Okuma) e fu il sesto di una serie di nove, di cui è l'ultimo ad essere arrivato in Italia.La rete Nihon telebi li commissionò a Tezuka a partire dal 1978, trasmettendo ogni anno,in agosto, un nuovo film. Il primo fu "Wander Book",( conosciuto nel nostro Paese come "le avventure di Bandar") basato su un progetto originale. L'ultimo fu "il mio Songoku" (1989) ennesima versione "tezukiana" sulla favola dello scimmiotto di pietra. Pochi anni dopo la sua realizzazione, "Bagi" arrivò anche da noi , grazie alla Rai che lo intitolò semplicemente "Baghi". La versione italiana si distingue per l' assenza di manipolazioni da parte dei responsabili della programmazione e per il buon doppiaggio (con Cinzia de Carolis nel ruolo di Bagi e Francesco Prando in quello di Ryo adulto) e replicato per l'ultima volta all' interno del progamma per ragazzi "Big!" nel 1990. Nonostante gli alti e bassi qualitativi, sia nei disegni che nella sceneggiatura, (ormai datati), chi scrive non potè non rimanere incantato, da bambino, dal fascino della protagonista e dal amaro finale della storia. E non riesce a non pensare che, a diciotto anni dalla sua ultima replica, il discorso tra Cico e Ryo alla fine del film ("pensi che tornerà? Che la rivedremo un giorno?" "Non credo Cico, non credo") si sarebbe rivelato addirittura profetico.
L' ho rivisto da poco dopo tanto tempo e tutt'ora (con i suoi 20 e passa anni) e` stato un pugno nello stomaco! Grande storia, semplice e raccontata con ritmi e metodi "OLD SCHOOL", resa ancora piu` cruda dal contrasto con il disegno Gommoso e "infantile" tipico di Osamu Tezuka. Il contrasto tra il protagonista , novello capitano ACHAB, serio e invasato nella sua ricerca del "mostro", con la sua rappresentazione giovanile, che invece mostra un AFFETTO PROFONDO per la Gattina e uno dei motori della storia (cosa lo ha trasformato?)
Una storia di Mostri creati in laboratorio (ma e` Bagi il personaggio piu' umano, anche mantenendo caratteristiche animali marcatissime) da "Veri mostri" (gli uomini!) mostrataci attraverso una lente che tutto deforma e dove pure l' odio che spinge RYO a inseguire Bagi si rivela alla fine amore compassionevole. Un'opera profonda che lascia in bocca un sapore amaro anche con tutti gli addolcimenti che il regista ha inserito per rendere la storia meno "pesante" . Da vedere, anche a chi non piace lo stile del papa` di Kimba.
Una storia di Mostri creati in laboratorio (ma e` Bagi il personaggio piu' umano, anche mantenendo caratteristiche animali marcatissime) da "Veri mostri" (gli uomini!) mostrataci attraverso una lente che tutto deforma e dove pure l' odio che spinge RYO a inseguire Bagi si rivela alla fine amore compassionevole. Un'opera profonda che lascia in bocca un sapore amaro anche con tutti gli addolcimenti che il regista ha inserito per rendere la storia meno "pesante" . Da vedere, anche a chi non piace lo stile del papa` di Kimba.