Something in the Rain
La prima stagione di "Something in the Rain" è stata presentata in anteprima JTBC il 30 marzo 2018 ed è andato in onda nei 16 episodi di cui si compone concludendosi il 19 maggio 2018 in Corea. Per quanto riguarda il resto del mondo, ha debuttato su Netflix il 13 aprile 2018 ed è ancora ad oggi disponibile.
Quindi non si tratta di un prodotto recentissimo e sembrerebbe che sia in cantiere una seconda serie di cui purtroppo non ho ancora raccolto notizie certe sulla sua realizzazione.
"Something in the Rain", nota anche come "Pretty Noona (sorella maggiore in coreano, equivalente di "oneesan" - formale - o "oneechan" -informale - in giapponese) who buys me food" (titolo molto meno "romantico" di quello con cui la serie è distribuita nel mondo) è stata per me la prima serie coreana, scoprendo un mondo del tutto sconosciuto e tutto sommato da quanto ho potuto constatare piacevole e interessante. La serie ha anche collezionato diversi premi, tra cui quello di Best Drama Series agli Asian Television Awards.
In effetti, documentandomi un po' in rete e sfogliando l'offerta delle opere orientali (coreane e giapponesi) sulle piattaforme streaming, mi sono fatto l'idea che oramai (purtroppo in grave ritardo) non esistono solo le produzioni europee, nord e sud americane, ma anche quelle asiatiche, costituite da un "ecosistema" molto sfaccettato, ricco di varietà di opere che si ispirano un po' a tutti i generi noti che possono soddisfare anche i gusti più particolari e difficili degli spettatori occidentali.
E "Something in the rain" come prodotto non fa eccezione in termini di qualità e di dimostrazione di capacità a concorrere con le serie cui siamo abituati di produzione "occidentale", anzi superando ogni più rosea aspettativa in termini di trama, sceneggiatura, regia e interpretazione.
La serie è diretta da Ahn Pan-seok, ambientata a Seoul, racconta le vicende amorose e lavorative dei due protagonisti: Yoon Jin-ah (interpretata dalla bella e brava Son Ye-jin) e di Seo Joon-hee (interpretato da un altrettanto bello e bravo Hae-In Jung).
La trama è piuttosto semplice e di primo acchito sembra un vero e proprio "slice of life" che racconta uno spaccato di vita di persone normali che interagiscono tra loro lavorando, condividendo amori, passioni e problemi tipici di persone qualsiasi nell'affrontare le gioie e i dolori che la vita sottopone loro.
Sarebbe tuttavia un errore classificare la serie esclusivamente di genere romantico perché affronta in modo equilibrato e intelligente una serie di temi che riguardano la vita di ciascuno di noi quali le interazioni (non sempre "semplici") con i propri familiari, i rapporti con i genitori, i problemi di discriminazione e molestie nel mondo del lavoro, i pregiudizi sociali e familiari tipici della società (coreana ma non solo) con una peculiarità che non può sfuggire allo spettatore più attento: "Something in the rain" grazie alla lunghezza degli episodi (in media dai 60 agli 80 minuti ciascuno) mostra i suoi personaggi in un modo piuttosto completo e non "orienta" in modo preponderante il giudizio di chi visiona l'opera tra i personaggi "buoni" da quelli "cattivi" perché "non giudica" al posto di chi vede l'opera...
Ciascun personaggio, anche quelli più "odiosi", vengono mostrati e sviluppati in modo tale da comunque dimostrare i loro "validi" ragioni e principi per comportarsi in un determinato modo; e quelli che sembrano più "superficiali" dimostrano di essere attenti e sensibili a determinate tematiche tanto da "stupire" lo spettatore a rivalutare la propria idea...
In fondo la serie sembra "costruita" proprio per criticare in modo delicato i cosiddetti "stereotipi" tipici delle società un po' tradizionali e lo fa in un modo "normale", da "tutti i giorni" e non tramite azioni dirompenti e di rottura dei propri personaggi.
In un certo senso si ispira al motto latino "gutta cavat lapidem", immergendo lo spettatore in una storia di tutti i giorni in cui illustra in un arco di tempo piuttosto limitato ma continuo l'evoluzione delle esistenze di tutti i personaggi in relazione alla storia dei due protagonisti principali: Yoon Jin-ah e Seo Joon-hee.
E arriviamo alla sostanza della trama con leggero spoiler
Yoon Jin-ah è una donna adulta nel pieno della maturità fisica (su quella mentale avrei qualche riserva, ad eccezione del finale dove sembra evolvere positivamente) appena al di sotto della soglia critica dei 40 anni che vive la propria esistenza tra un lavoro che le riserva poche soddisfazioni e molte umiliazioni anche a livello personale e una vita sentimentale "poco appagante" a causa di un "fidanzato" gradito ai suoi genitori e di successo a livello lavorativo ma meschino, stupido, superficiale al limite del grottesco.
Proprio nel punto più basso della "parabola discendente" della sua esistenza, Jin-ah incontra casualmente Joon-hee, fratello minore della sua amica del cuore appena tornato dagli USA dopo tre anni di trasferta lavorativa, di circa 10 anni più giovane di lei.
Il momento dell'incontro ha un non so che di esilarante e fanciullesco: i due comunque adulti si mettono a rincorrersi nella piazza in cui si sono incontrati come due bambini che si fanno festa felici di rivedersi...
Senza esagerare con lo spoiler, Jin-ah sebbene molto più grande di Joon-hee, inizierà a vedere il ragazzo con occhi "diversi" anche a causa delle continue attenzioni che lui le riserva in ogni momento in cui trascorrono del tempo insieme.
I primi episodi sono dedicati alla "epifania" del loro amore e credo che ad oggi non abbia mai visto una serie così dolce, romantica, realistica improntata al c.d. amore "puro" e "ideale", quasi da "dolce stil novo"...
Lei sarà sotto i 40 anni di età ma sembra una ragazzina al primo amore per le sue reazioni buffe, per la sua ingenuità e quella capacità di sembrare tale con le espressioni, le reazioni e il tono della voce: sarà la lingua coreana e il loro modo "cantilenato" di esprimersi ma in certi frangenti sono esilaranti e carichi di una dolcezza che scaldano il cuore... Lui, a dispetto della più giovane età, sfoggia spesso nel recitare un sorriso dolce solo in apparenza "beffardo" o di "presa in giro", che in modo "giogionesco" comunica tutto il suo interesse e divertimento nei confronti di Jin-ah e del suo atteggiamento da ragazzina impertinente e imbranata...
In più, tra i due, lui sembra nella coppia la persona matura ed equilibrata... anche nelle battute risulta essere sagace e ironico il giusto, mantenendo sempre un equilibrio e compostezza che manda sistematicamente in "crisi" Jin-ah... e ovviamente il confronto con il suo ex fidanzato è impietoso...
Da "Amici mai" ad una sorta di "Korean graffiti"...
Al di là della bella storia di amore, "Something in the rain" inserisce altri "temi" che risulteranno alla maggioranza degli spettatori attuali e classici: i problemi sul posto di lavoro (rapporti tra colleghi/e e responsabili), le discriminazioni e talvolta gli abusi nei confronti delle donne, la rigidità e il tradizionalismo delle famiglie nell'arrogarsi il diritto di decidere del futuro e della felicità dei loro figli.
Vedere Jin-ah litigare sempre con la madre perché non è ancora accasata con un "buon partito" sarà anche utile allo svolgimento della trama ma lascia qualche punto di riflessione su quanto un genitore possa interferire nella vita anche sentimentale della propria figlia, come se fosse una vera e propria "proprietà".
Idem per le considerazioni sul ceto e l'estrazione sociale di Joo-hee: assistere ai monologhi rabbiosi e pieni di astio della madre che non vuole accettare il ragazzo solo perché molto più giovane di lei, perché appartiene ad una classe sociale inferiore, perché non ha avuto i genitori (lui è stato cresciuto dalla sorella) o non ha un impiego di spicco e che dia visibilità e onore alla famiglia fa ancora rabbrividire tenendo conto dell'epoca in cui viviamo.
Al contempo mi ha colpito anche la remissività e il rispetto che i figli dimostrano nei confronti dei genitori anche in occasioni in cui i secondi sembrano proprio essere nel torto più evidente: vedere i figli inginocchiarsi davanti ad un adulto o genitore per scusarsi del disagio che hanno arrecato con la loro storia di amore "non convenzionale" è abbastanza inquietante se visti con occhi "occidentali" ma probabilmente normale e logico per la cultura ed educazione "orientale"...
Gli autori hanno poi abilmente intrecciato le esistenze dei protagonisti in modo da rendere il tutto "complicato" e plausibile: Jin-ah e Joon-hee si conoscono da bambini e la famiglia di lei considera lui alla stregua di un figlio aggiunto... Pertanto le famiglie (ad eccezione di una persona ossia il vituperato padre di Joo-hee) stentano a comprendere come i due si possano essere reciprocamente innamorati nonostante la grande differenza di età e del rapporto di parentela "di fatto" instauratosi nel tempo...
Anche nell'ambito del mondo del lavoro, l'immagine che la serie sembra comunicare sia quella di una realtà molto ipocrita, discriminatoria nei confronti del sesso femminile e comunque molto competitiva e di quasi totale dedizione: molte scene anche serali e quasi notturne sono ambientate negli uffici dove i protagonisti e i loro colleghi entrano ed escono a qualsiasi ora, come se fosse una seconda casa. Tale "esperienza" sembra essere comune a quella dei giapponesi, come se nella visione "orientale" il lavoro sia non solo e non tanto un modo di realizzazione professionale e personale ma un modo di sacrificio collettivo per il bene comune dell'azienda e pertanto della comunità...
Nella seconda parte è evidente come, in modo neanche tanto implicito, la serie perde un (bel) po' di romanticismo per inserire delle riflessioni più realistiche sulla vita e le sue "ingiustizie" e "paradossi". Si vedrà come i due protagonisti vanno a prendere decisioni opposte che poi si risolveranno solo nel finale positivo ma non "pirotecnico" dal punto di vista sentimentale.
Di sicuro si innestano temi più complessi come la comprensione, il perdono, l'elaborazione delle difficoltà e la definitiva maturazione di Jin-ah e Joon-hee verso la piena condivisione e ascolto delle reciproche esigenze, non solo imputabili al momento "magico" della passione dell'innamoramento, ma alla sofferenza del distacco e della necessità reciproca di avere proprio quella determinata persona al proprio fianco per provare a conviverci per il resto della esistenza.
Ma si assiste anche alla "realizzazione" da parte della madre di Jin-ah, nel momento del distacco finale, delle profonde ingiustizie e cattiverie inferte alla propria figlia nell'ostacolare la sua grande e unica storia di amore con Joon-hee.
Di notevole e pregevole spessore la reazione di Jin-ah: il perdono si fa strada nella decisione sofferta di allontanarsi definitivamente dalla famiglia per camminare finalmente in modo indipendente verso il proprio destino tutto da (ri)costruire... Perché, in fondo, nella vita non è mai troppo tardi per cambiare e provare a risolvere i problemi sofferti...
"Amare è dura e senza frutti al sole..." (Peppino di A. Venditti, Album Venditti e Segreti, 1986), con qualche "ingenuità"...
"Something in the rain" è una serie che mi ha convinto soprattutto per la seconda parte (quella forse meno sentimentale...) in cui è riuscita a mixare il lato romance con quello più profondo "slice of life" in cui anche se in parte ha cercato di scavare oltre la maschera superficiale è un po' anche caricaturale dei primi episodi in cui alcune situazioni e personaggi mi sono sembrati un po' eccessivi e poco approfonditi. In questo senso, e a mero titolo di esempio, l'ex di Jin-ah è francamente "surreale": passa dal grottesco allo stalker violento senza permettere allo spettatore di capire i motivi di tali reazioni
Come al solito, non mi va di segnalare dei "difetti" ma degli elementi che non ho apprezzato pienamente: di sicuro alcuni personaggi (neanche tanto) secondari ed in primis la madre di Jin-ah. Solo nell'ultimo episodio recupera quell'umanità tipica di una madre nei confronti della propria figlia che non si è mai vista in tutta la serie... un personaggio francamente troppo caricaturale e monodimensionale inserito solo per creare il disagio nella coppia fino alla loro esasperazione e rottura... ma potremmo citare anche il padre troppo debole e in apparenza vittima della moglie al pari dei figli (salvo poi ribellarsi quando "alticcio"...) e alcuni colleghi/superiori nell'azienda dove lavora Jin-ah per le questioni di discriminazione e abusi/molestie (sembrano più personaggi dei B-movie anni 70-80 che dei manager)...
E anche il finale potrebbe essere giudicato sproporzionato in senso negativo rispetto al resto della storia: come se gli autori avessero avuto la necessità di concludere senza applicare la stessa "cura e attenzione" quasi certosina applicata per la prima parte della storia...
Dal punto di vista registico e tecnico, la serie presenta una lunghezza per episodio piuttosto "importante" cui non ero abituato: arrivare anche a 80' di visione con il ritmo non sempre sostenuto per me che sono "occidentale" è risultato un po' "pesante" pur apprezzando lo stile narrativo e la trama. E' un aspetto da tenere comunque in considerazione sebbene non possa essere ritenuto un vero e proprio difetto.
La fotografia e le riprese sono curate al pari della capacità di recitazione dei personaggi principali.
La colonna sonora, è molto azzeccata con due/tre canzoni "iconiche" su tutte: "Something in the rain" (con l'incipit paradigmatico "sometimes it's hard to be a woman") e "La la la" cantate da Rachel Yamagata e "Stand by your man" cantata addirittura di Carla Bruni! ...
Allora non resta altro da fare ai "romanticoni" che immergersi nelle (dis)avventure di Jin-ah e Joon-hee e farsi coinvolgere a livello emotivo dalle loro vicissitudini... non ne resteranno delusi!
Quindi non si tratta di un prodotto recentissimo e sembrerebbe che sia in cantiere una seconda serie di cui purtroppo non ho ancora raccolto notizie certe sulla sua realizzazione.
"Something in the Rain", nota anche come "Pretty Noona (sorella maggiore in coreano, equivalente di "oneesan" - formale - o "oneechan" -informale - in giapponese) who buys me food" (titolo molto meno "romantico" di quello con cui la serie è distribuita nel mondo) è stata per me la prima serie coreana, scoprendo un mondo del tutto sconosciuto e tutto sommato da quanto ho potuto constatare piacevole e interessante. La serie ha anche collezionato diversi premi, tra cui quello di Best Drama Series agli Asian Television Awards.
In effetti, documentandomi un po' in rete e sfogliando l'offerta delle opere orientali (coreane e giapponesi) sulle piattaforme streaming, mi sono fatto l'idea che oramai (purtroppo in grave ritardo) non esistono solo le produzioni europee, nord e sud americane, ma anche quelle asiatiche, costituite da un "ecosistema" molto sfaccettato, ricco di varietà di opere che si ispirano un po' a tutti i generi noti che possono soddisfare anche i gusti più particolari e difficili degli spettatori occidentali.
E "Something in the rain" come prodotto non fa eccezione in termini di qualità e di dimostrazione di capacità a concorrere con le serie cui siamo abituati di produzione "occidentale", anzi superando ogni più rosea aspettativa in termini di trama, sceneggiatura, regia e interpretazione.
La serie è diretta da Ahn Pan-seok, ambientata a Seoul, racconta le vicende amorose e lavorative dei due protagonisti: Yoon Jin-ah (interpretata dalla bella e brava Son Ye-jin) e di Seo Joon-hee (interpretato da un altrettanto bello e bravo Hae-In Jung).
La trama è piuttosto semplice e di primo acchito sembra un vero e proprio "slice of life" che racconta uno spaccato di vita di persone normali che interagiscono tra loro lavorando, condividendo amori, passioni e problemi tipici di persone qualsiasi nell'affrontare le gioie e i dolori che la vita sottopone loro.
Sarebbe tuttavia un errore classificare la serie esclusivamente di genere romantico perché affronta in modo equilibrato e intelligente una serie di temi che riguardano la vita di ciascuno di noi quali le interazioni (non sempre "semplici") con i propri familiari, i rapporti con i genitori, i problemi di discriminazione e molestie nel mondo del lavoro, i pregiudizi sociali e familiari tipici della società (coreana ma non solo) con una peculiarità che non può sfuggire allo spettatore più attento: "Something in the rain" grazie alla lunghezza degli episodi (in media dai 60 agli 80 minuti ciascuno) mostra i suoi personaggi in un modo piuttosto completo e non "orienta" in modo preponderante il giudizio di chi visiona l'opera tra i personaggi "buoni" da quelli "cattivi" perché "non giudica" al posto di chi vede l'opera...
Ciascun personaggio, anche quelli più "odiosi", vengono mostrati e sviluppati in modo tale da comunque dimostrare i loro "validi" ragioni e principi per comportarsi in un determinato modo; e quelli che sembrano più "superficiali" dimostrano di essere attenti e sensibili a determinate tematiche tanto da "stupire" lo spettatore a rivalutare la propria idea...
In fondo la serie sembra "costruita" proprio per criticare in modo delicato i cosiddetti "stereotipi" tipici delle società un po' tradizionali e lo fa in un modo "normale", da "tutti i giorni" e non tramite azioni dirompenti e di rottura dei propri personaggi.
In un certo senso si ispira al motto latino "gutta cavat lapidem", immergendo lo spettatore in una storia di tutti i giorni in cui illustra in un arco di tempo piuttosto limitato ma continuo l'evoluzione delle esistenze di tutti i personaggi in relazione alla storia dei due protagonisti principali: Yoon Jin-ah e Seo Joon-hee.
E arriviamo alla sostanza della trama con leggero spoiler
Yoon Jin-ah è una donna adulta nel pieno della maturità fisica (su quella mentale avrei qualche riserva, ad eccezione del finale dove sembra evolvere positivamente) appena al di sotto della soglia critica dei 40 anni che vive la propria esistenza tra un lavoro che le riserva poche soddisfazioni e molte umiliazioni anche a livello personale e una vita sentimentale "poco appagante" a causa di un "fidanzato" gradito ai suoi genitori e di successo a livello lavorativo ma meschino, stupido, superficiale al limite del grottesco.
Proprio nel punto più basso della "parabola discendente" della sua esistenza, Jin-ah incontra casualmente Joon-hee, fratello minore della sua amica del cuore appena tornato dagli USA dopo tre anni di trasferta lavorativa, di circa 10 anni più giovane di lei.
Il momento dell'incontro ha un non so che di esilarante e fanciullesco: i due comunque adulti si mettono a rincorrersi nella piazza in cui si sono incontrati come due bambini che si fanno festa felici di rivedersi...
Senza esagerare con lo spoiler, Jin-ah sebbene molto più grande di Joon-hee, inizierà a vedere il ragazzo con occhi "diversi" anche a causa delle continue attenzioni che lui le riserva in ogni momento in cui trascorrono del tempo insieme.
I primi episodi sono dedicati alla "epifania" del loro amore e credo che ad oggi non abbia mai visto una serie così dolce, romantica, realistica improntata al c.d. amore "puro" e "ideale", quasi da "dolce stil novo"...
Lei sarà sotto i 40 anni di età ma sembra una ragazzina al primo amore per le sue reazioni buffe, per la sua ingenuità e quella capacità di sembrare tale con le espressioni, le reazioni e il tono della voce: sarà la lingua coreana e il loro modo "cantilenato" di esprimersi ma in certi frangenti sono esilaranti e carichi di una dolcezza che scaldano il cuore... Lui, a dispetto della più giovane età, sfoggia spesso nel recitare un sorriso dolce solo in apparenza "beffardo" o di "presa in giro", che in modo "giogionesco" comunica tutto il suo interesse e divertimento nei confronti di Jin-ah e del suo atteggiamento da ragazzina impertinente e imbranata...
In più, tra i due, lui sembra nella coppia la persona matura ed equilibrata... anche nelle battute risulta essere sagace e ironico il giusto, mantenendo sempre un equilibrio e compostezza che manda sistematicamente in "crisi" Jin-ah... e ovviamente il confronto con il suo ex fidanzato è impietoso...
Da "Amici mai" ad una sorta di "Korean graffiti"...
Al di là della bella storia di amore, "Something in the rain" inserisce altri "temi" che risulteranno alla maggioranza degli spettatori attuali e classici: i problemi sul posto di lavoro (rapporti tra colleghi/e e responsabili), le discriminazioni e talvolta gli abusi nei confronti delle donne, la rigidità e il tradizionalismo delle famiglie nell'arrogarsi il diritto di decidere del futuro e della felicità dei loro figli.
Vedere Jin-ah litigare sempre con la madre perché non è ancora accasata con un "buon partito" sarà anche utile allo svolgimento della trama ma lascia qualche punto di riflessione su quanto un genitore possa interferire nella vita anche sentimentale della propria figlia, come se fosse una vera e propria "proprietà".
Idem per le considerazioni sul ceto e l'estrazione sociale di Joo-hee: assistere ai monologhi rabbiosi e pieni di astio della madre che non vuole accettare il ragazzo solo perché molto più giovane di lei, perché appartiene ad una classe sociale inferiore, perché non ha avuto i genitori (lui è stato cresciuto dalla sorella) o non ha un impiego di spicco e che dia visibilità e onore alla famiglia fa ancora rabbrividire tenendo conto dell'epoca in cui viviamo.
Al contempo mi ha colpito anche la remissività e il rispetto che i figli dimostrano nei confronti dei genitori anche in occasioni in cui i secondi sembrano proprio essere nel torto più evidente: vedere i figli inginocchiarsi davanti ad un adulto o genitore per scusarsi del disagio che hanno arrecato con la loro storia di amore "non convenzionale" è abbastanza inquietante se visti con occhi "occidentali" ma probabilmente normale e logico per la cultura ed educazione "orientale"...
Gli autori hanno poi abilmente intrecciato le esistenze dei protagonisti in modo da rendere il tutto "complicato" e plausibile: Jin-ah e Joon-hee si conoscono da bambini e la famiglia di lei considera lui alla stregua di un figlio aggiunto... Pertanto le famiglie (ad eccezione di una persona ossia il vituperato padre di Joo-hee) stentano a comprendere come i due si possano essere reciprocamente innamorati nonostante la grande differenza di età e del rapporto di parentela "di fatto" instauratosi nel tempo...
Anche nell'ambito del mondo del lavoro, l'immagine che la serie sembra comunicare sia quella di una realtà molto ipocrita, discriminatoria nei confronti del sesso femminile e comunque molto competitiva e di quasi totale dedizione: molte scene anche serali e quasi notturne sono ambientate negli uffici dove i protagonisti e i loro colleghi entrano ed escono a qualsiasi ora, come se fosse una seconda casa. Tale "esperienza" sembra essere comune a quella dei giapponesi, come se nella visione "orientale" il lavoro sia non solo e non tanto un modo di realizzazione professionale e personale ma un modo di sacrificio collettivo per il bene comune dell'azienda e pertanto della comunità...
Nella seconda parte è evidente come, in modo neanche tanto implicito, la serie perde un (bel) po' di romanticismo per inserire delle riflessioni più realistiche sulla vita e le sue "ingiustizie" e "paradossi". Si vedrà come i due protagonisti vanno a prendere decisioni opposte che poi si risolveranno solo nel finale positivo ma non "pirotecnico" dal punto di vista sentimentale.
Di sicuro si innestano temi più complessi come la comprensione, il perdono, l'elaborazione delle difficoltà e la definitiva maturazione di Jin-ah e Joon-hee verso la piena condivisione e ascolto delle reciproche esigenze, non solo imputabili al momento "magico" della passione dell'innamoramento, ma alla sofferenza del distacco e della necessità reciproca di avere proprio quella determinata persona al proprio fianco per provare a conviverci per il resto della esistenza.
Ma si assiste anche alla "realizzazione" da parte della madre di Jin-ah, nel momento del distacco finale, delle profonde ingiustizie e cattiverie inferte alla propria figlia nell'ostacolare la sua grande e unica storia di amore con Joon-hee.
Di notevole e pregevole spessore la reazione di Jin-ah: il perdono si fa strada nella decisione sofferta di allontanarsi definitivamente dalla famiglia per camminare finalmente in modo indipendente verso il proprio destino tutto da (ri)costruire... Perché, in fondo, nella vita non è mai troppo tardi per cambiare e provare a risolvere i problemi sofferti...
"Amare è dura e senza frutti al sole..." (Peppino di A. Venditti, Album Venditti e Segreti, 1986), con qualche "ingenuità"...
"Something in the rain" è una serie che mi ha convinto soprattutto per la seconda parte (quella forse meno sentimentale...) in cui è riuscita a mixare il lato romance con quello più profondo "slice of life" in cui anche se in parte ha cercato di scavare oltre la maschera superficiale è un po' anche caricaturale dei primi episodi in cui alcune situazioni e personaggi mi sono sembrati un po' eccessivi e poco approfonditi. In questo senso, e a mero titolo di esempio, l'ex di Jin-ah è francamente "surreale": passa dal grottesco allo stalker violento senza permettere allo spettatore di capire i motivi di tali reazioni
Come al solito, non mi va di segnalare dei "difetti" ma degli elementi che non ho apprezzato pienamente: di sicuro alcuni personaggi (neanche tanto) secondari ed in primis la madre di Jin-ah. Solo nell'ultimo episodio recupera quell'umanità tipica di una madre nei confronti della propria figlia che non si è mai vista in tutta la serie... un personaggio francamente troppo caricaturale e monodimensionale inserito solo per creare il disagio nella coppia fino alla loro esasperazione e rottura... ma potremmo citare anche il padre troppo debole e in apparenza vittima della moglie al pari dei figli (salvo poi ribellarsi quando "alticcio"...) e alcuni colleghi/superiori nell'azienda dove lavora Jin-ah per le questioni di discriminazione e abusi/molestie (sembrano più personaggi dei B-movie anni 70-80 che dei manager)...
E anche il finale potrebbe essere giudicato sproporzionato in senso negativo rispetto al resto della storia: come se gli autori avessero avuto la necessità di concludere senza applicare la stessa "cura e attenzione" quasi certosina applicata per la prima parte della storia...
Dal punto di vista registico e tecnico, la serie presenta una lunghezza per episodio piuttosto "importante" cui non ero abituato: arrivare anche a 80' di visione con il ritmo non sempre sostenuto per me che sono "occidentale" è risultato un po' "pesante" pur apprezzando lo stile narrativo e la trama. E' un aspetto da tenere comunque in considerazione sebbene non possa essere ritenuto un vero e proprio difetto.
La fotografia e le riprese sono curate al pari della capacità di recitazione dei personaggi principali.
La colonna sonora, è molto azzeccata con due/tre canzoni "iconiche" su tutte: "Something in the rain" (con l'incipit paradigmatico "sometimes it's hard to be a woman") e "La la la" cantate da Rachel Yamagata e "Stand by your man" cantata addirittura di Carla Bruni! ...
Allora non resta altro da fare ai "romanticoni" che immergersi nelle (dis)avventure di Jin-ah e Joon-hee e farsi coinvolgere a livello emotivo dalle loro vicissitudini... non ne resteranno delusi!
Se potessimo scegliere chi amare, sceglieremmo sicuramente persone alla nostra portata e situazioni favorevoli. Di certo non ci andremo ad infilare in relazioni difficili, con contesti altrettanto complicati. Ma, come si suol dire, "al cuor non si comanda", e quando Cupido scocca la sua freccia, il bersaglio può essere sorprendente.
È il caso di questa storia.
Jun-hui torna a casa dopo un periodo trascorso negli Stati Uniti a lavorare, e al suo rientro, rincontrandosi con la migliore amica di sua sorella, vede la donna con occhi totalmente diversi, innamorandosene. A Jin-ah, accade lo stesso, e, a poco a poco, s'innamora perdutamente del ragazzo anche lei.
Fin qui nulla di così strano e complicato, se non fosse per il fatto che lei sfiora i quaranta anni e lui supera di poco i venti.
Tuttavia, nonostante lei sia più grande di lui, è Jun-hui a risultare più maturo e autonomo. Jin-ah, infatti, ha una situazione lavorativa difficile, che non le permette di far carriera, e vive ancora in casa con i genitori ed il fratello (amico di Jun-hui). Il ragazzo, invece, lavorativamente promette già bene, e, sebbene viva in un umile appartamento non distante dalla sorella, è libero e indipendente.
Mi ero fatta l'idea (sbagliando) che in un paese come la Corea del Sud, certe differenze, sociali o anagrafiche che siano, non fossero importanti. Invece, tirando in ballo un'altra frase la cui saggezza popolare la dice lunga, "tutto il mondo è paese", e che tu viva in un paesino di campagna o in una grande metropoli, non fa poi molta differenza.
Amici, colleghi e parenti, infatti, scoperto il legame tra i due, non la prendono molto bene, soprattutto la madre di Ji-ah, che sarà l'ostacolo maggiore per la coppia.
Ma devo dire che la stessa Jin-ah è la prima ad avere riserve su questa relazione, ed è comprensibile. Quale donna, infatti, non vivrebbe con una certa ansia ed insicurezza un rapporto con un uomo molto più giovane di lei? È inevitabile pensare al futuro e a tutte le varie complicazioni a venire. Ciononostante, Jin-ah supera abbastanza velocemente questi tabù, grazie proprio a questo forte sentimento che la unisce a Jun-hui, e che le avversità lo renderanno ancora più grande e saldo.
Amore che, invece, non tutte le persone che circondano la coppia accettano così di buon grado.
Ma non è sola la differenza di età tra i due a creare problemi. La madre di Jin-ah ha da sempre come obiettivo quello di accasare i figli con dei buoni partiti, e Jun-hui non ha, secondo la donna, i requisiti adatti. Oltre ad essere troppo giovane, il ragazzo è orfano di madre, e abbandonato dal padre che si è rifatto una vita altrove. Dunque, per la madre di Jin-ah, un ragazzo cresciuto dalla sorella, non ha le carte in regola per definirsi un "uomo di buona famiglia". Eppure la donna è molto legata ai due fratelli, che sono sempre stati di casa e accolti con affetto. Ma si scoprirà ben presto che la sua era soprattutto compassione, e nutriva sentimenti ben lontani dal rispetto e dalla stima per loro.
Non saprei dire se questi preconcetti siano davvero così radicati in Corea, o se siano il frutto dell'immaginazione dell'autore di questa storia, che ci ha calcato un po' la mano, ma sospetto che avere un ottimo lavoro, un buon marito (o moglie) che abbia studi facoltosi e delle attività di rilievo, conti davvero molto nel paese asiatico. Certo, pure qui in occidente tutto ciò può avere il suo peso, ma di sicuro non c'è riprovazione sociale se ci si sposa un uomo orfano di madre e con studi e attività nella media.
Anche la sorella di lui farà molta fatica ad accettare questa relazione. Di primo acchito non riuscirà a capacitarsi che il fratello si sia innamorato dell'amica sua coetanea, e viceversa, e si risentirà del fatto che i due abbiano per un po' tenuta nascosta la faccenda. Successivamente, lascerà da parte il suo risentimento, ma mostrerà costantemente una forte preoccupazione per il fratello e per il dolore che questi dovrà sopportare nel tempo.
Il fratello di Jin-ah, di fronte al fatto compiuto, ne rimarrà scioccato, ma soprattutto farà notare alla sorella che Jun-hui, per loro, è sempre stato uno di famiglia, come un fratello, e quindi non riuscirà a capire come si sia potuta innamorare di lui. Osservazione che, tra le altre cose, le farà anche la madre: "Come hai potuto innamorarti di lui?! È tuo fratello!". In una delle sue innumerevoli sfuriate se ne uscirà pure con questa frase ad effetto.
Ma, nonostante la loro differenza di età, il legame fraterno che li unisce da sempre, le differenze sociali, gli amici ed i parenti contro, non c'è difficoltà che tenga, non ci sono ostacoli che frenino il loro amore. I due si amano, si amano profondamente, non c'è niente da fare, e più intervengono problemi e sofferenze, più i due fanno di tutto per proteggersi l'un con l'altro. È commovente vedere come danno per assodato e certo il loro amore, e come cerchino di alleviare ferite, umiliazioni, preoccupazioni al partner, anche mentendo.
L'amore che li unisce, non sarà solo fonte di problemi, ma anche un trampolino di lancio per crescere, per raggiungere una consapevolezza personale e lavorativa, per maturare. È soprattutto Jin-ah a fare passi da gigante in tal senso. Da persona insicura, trascurata nell'aspetto, sottomessa in famiglia e refrattaria al lavoro, si trasforma in una donna decisa, più attenta alla cura della sua persona, risoluta in famiglia e determinata al lavoro. Come ho già fatto osservare, agli inizi della loro relazione, è Jin-ah la "più piccola" tra i due, ed è lui quello più maturo e consapevole. Ma a poco a poco diventerà una relazione alla pari, grazie a Jun-hui da cui Jin-ah prenderà da esempio. Lei stessa lo afferma in una bellissima dichiarazione al ragazzo... "...Sto imparando molto da te. Ho imparato che amare è dare il massimo a quella persona speciale al meglio delle proprie abilità. Ecco perché ogni innamorato dovrebbe essere come te...".
E Jin-ah, oltre a dare il massimo delle proprie possibilità nella loro relazione, affrontando anche a brutto muso la propria famiglia, affronta con grande coraggio seri problemi lavorativi. Da tempo, infatti, lei e le sue colleghe sono vittime di molestie sessuali da parte dei loro superiori al lavoro, ma mai nessuna aveva avuto il coraggio di farsi avanti per parlare. Sarà Jin-ah, forte del suo nuovo amore che la rigenera in tutto il suo essere, a farsi paladina della giustizia e a denunciare gli incresciosi accadimenti.
Insomma, una bella crescita a tutto tondo per questa donna, che dà prova di come l'amore sia fonte di energia inesauribile, capace di far affrontare con positività ogni vicissitudine.
Questa storia è un inno all'amore vero, quello che va aldilà di ogni preconcetto, aldilà dell'età, delle condizioni sociali e lavorative. Va anche aldilà del sesso. Intendendo che quello che muove l'uno verso l'altro, non è solo l'attrazione fisica del momento (che c'è, ed è evidente), ma un sentimento sincero, radicato, profondo, che va oltre ad ogni barriera fisica. I protagonisti avrebbero potuto essere due uomini o due donne, non avrebbe fatto differenza visto che qui si celebra semplicemente l'amore, e si onorano due anime gemelle che si cercano e vogliono unirsi. E i due attori protagonisti sono stati davvero bravi a trasmettere al pubblico queste sensazioni. Infatti, a mano a mano che si prosegue nella storia, questo grande ostacolo, tanto marcato all'inizio, della loro differenza di età, non si percepisce più, perché l'accento si sposta sui loro sentimenti, talmenti intensi che oscurano tutto il resto.
Una storia d'amore che si esprime soprattutto con mirati giochi di sguardi (e in questo i coreani son maestri visto che non ci regalano baci ardenti o abbracci appassionati), tocchi casuali, mani che si cercano, e baci sfiorati, non poteva non essere avvalorata da bellissimi primi piani dei due protagonisti ad esaltarne maggiormente i dettagli.
Anche il commento musicale fa la sua parte con pezzi cantati, facilmente ricordabili, dal gusto un po' retrò, che creano l'atmosfera giusta, quella romantica e delicata.
Se devo trovare un difetto a questa serie, trovo che, tra la marea di messaggi positivi proposti, ne lancia uno di assolutamente negativo: bere spropositatamente. È un comportamento che ho osservato mostrare in più prodotti coreani, quindi, vien da pensare che in Corea è un uso abbastanza comune. E anche in questa serie non si risparmia nessuno: bevono tutti. Bevono se sono felici, se sono tristi, se sono arrabbiati o annoiati, se devono festeggiare o se devono dimenticare. Ogni occasione è buona per alzare il gomito. E non si parla di un semplice bicchierino, no. Qui le ubriacature fioccano come se piovesse! (Forse è per questo che fanno gran uso dei taxi). Se questo è comportamento davvero comune nella loro società, dovrebbero iniziare a lanciare un altro tipo di messaggio nelle loro opere visibili a milioni di utenti, considerando, poi, che molti dei loro prodotti, come questo, sono usufruibili in piattaforme internazionali come Netflix.
Altro piccolo "difetto" colto, é la piega della storia che prende negli ultimi episodi. In questo caso, però, non posso dilungarmi in troppi commenti altrimenti rischierei di cadere in antipatici spoiler. Aggiungo solamente che la serie si conclude, a parer mio, in modo troppo frettoloso se si considerano gli ultimi accadimenti. Ci sarebbe voluta un evoluzione dei fatti più omogenea e soprattutto un finale più incisivo.
Detto ciò, nessuno di questi elementi va ad intaccare la bellezza di questa meravigliosa storia d'amore.
"Something in the rain", qualcosa sotto la pioggia accade tra i due, e sarà semplicemente tenendosi stretti sotto un ombrello a legarli per sempre.
Consigliato agli inguaribili romantici, a chi non si spaventa davanti ai preconcetti e agli amori travagliati, a chi piace credere che l'amore, quello vero, ha sempre la meglio su tutti e tutto.
È il caso di questa storia.
Jun-hui torna a casa dopo un periodo trascorso negli Stati Uniti a lavorare, e al suo rientro, rincontrandosi con la migliore amica di sua sorella, vede la donna con occhi totalmente diversi, innamorandosene. A Jin-ah, accade lo stesso, e, a poco a poco, s'innamora perdutamente del ragazzo anche lei.
Fin qui nulla di così strano e complicato, se non fosse per il fatto che lei sfiora i quaranta anni e lui supera di poco i venti.
Tuttavia, nonostante lei sia più grande di lui, è Jun-hui a risultare più maturo e autonomo. Jin-ah, infatti, ha una situazione lavorativa difficile, che non le permette di far carriera, e vive ancora in casa con i genitori ed il fratello (amico di Jun-hui). Il ragazzo, invece, lavorativamente promette già bene, e, sebbene viva in un umile appartamento non distante dalla sorella, è libero e indipendente.
Mi ero fatta l'idea (sbagliando) che in un paese come la Corea del Sud, certe differenze, sociali o anagrafiche che siano, non fossero importanti. Invece, tirando in ballo un'altra frase la cui saggezza popolare la dice lunga, "tutto il mondo è paese", e che tu viva in un paesino di campagna o in una grande metropoli, non fa poi molta differenza.
Amici, colleghi e parenti, infatti, scoperto il legame tra i due, non la prendono molto bene, soprattutto la madre di Ji-ah, che sarà l'ostacolo maggiore per la coppia.
Ma devo dire che la stessa Jin-ah è la prima ad avere riserve su questa relazione, ed è comprensibile. Quale donna, infatti, non vivrebbe con una certa ansia ed insicurezza un rapporto con un uomo molto più giovane di lei? È inevitabile pensare al futuro e a tutte le varie complicazioni a venire. Ciononostante, Jin-ah supera abbastanza velocemente questi tabù, grazie proprio a questo forte sentimento che la unisce a Jun-hui, e che le avversità lo renderanno ancora più grande e saldo.
Amore che, invece, non tutte le persone che circondano la coppia accettano così di buon grado.
Ma non è sola la differenza di età tra i due a creare problemi. La madre di Jin-ah ha da sempre come obiettivo quello di accasare i figli con dei buoni partiti, e Jun-hui non ha, secondo la donna, i requisiti adatti. Oltre ad essere troppo giovane, il ragazzo è orfano di madre, e abbandonato dal padre che si è rifatto una vita altrove. Dunque, per la madre di Jin-ah, un ragazzo cresciuto dalla sorella, non ha le carte in regola per definirsi un "uomo di buona famiglia". Eppure la donna è molto legata ai due fratelli, che sono sempre stati di casa e accolti con affetto. Ma si scoprirà ben presto che la sua era soprattutto compassione, e nutriva sentimenti ben lontani dal rispetto e dalla stima per loro.
Non saprei dire se questi preconcetti siano davvero così radicati in Corea, o se siano il frutto dell'immaginazione dell'autore di questa storia, che ci ha calcato un po' la mano, ma sospetto che avere un ottimo lavoro, un buon marito (o moglie) che abbia studi facoltosi e delle attività di rilievo, conti davvero molto nel paese asiatico. Certo, pure qui in occidente tutto ciò può avere il suo peso, ma di sicuro non c'è riprovazione sociale se ci si sposa un uomo orfano di madre e con studi e attività nella media.
Anche la sorella di lui farà molta fatica ad accettare questa relazione. Di primo acchito non riuscirà a capacitarsi che il fratello si sia innamorato dell'amica sua coetanea, e viceversa, e si risentirà del fatto che i due abbiano per un po' tenuta nascosta la faccenda. Successivamente, lascerà da parte il suo risentimento, ma mostrerà costantemente una forte preoccupazione per il fratello e per il dolore che questi dovrà sopportare nel tempo.
Il fratello di Jin-ah, di fronte al fatto compiuto, ne rimarrà scioccato, ma soprattutto farà notare alla sorella che Jun-hui, per loro, è sempre stato uno di famiglia, come un fratello, e quindi non riuscirà a capire come si sia potuta innamorare di lui. Osservazione che, tra le altre cose, le farà anche la madre: "Come hai potuto innamorarti di lui?! È tuo fratello!". In una delle sue innumerevoli sfuriate se ne uscirà pure con questa frase ad effetto.
Ma, nonostante la loro differenza di età, il legame fraterno che li unisce da sempre, le differenze sociali, gli amici ed i parenti contro, non c'è difficoltà che tenga, non ci sono ostacoli che frenino il loro amore. I due si amano, si amano profondamente, non c'è niente da fare, e più intervengono problemi e sofferenze, più i due fanno di tutto per proteggersi l'un con l'altro. È commovente vedere come danno per assodato e certo il loro amore, e come cerchino di alleviare ferite, umiliazioni, preoccupazioni al partner, anche mentendo.
L'amore che li unisce, non sarà solo fonte di problemi, ma anche un trampolino di lancio per crescere, per raggiungere una consapevolezza personale e lavorativa, per maturare. È soprattutto Jin-ah a fare passi da gigante in tal senso. Da persona insicura, trascurata nell'aspetto, sottomessa in famiglia e refrattaria al lavoro, si trasforma in una donna decisa, più attenta alla cura della sua persona, risoluta in famiglia e determinata al lavoro. Come ho già fatto osservare, agli inizi della loro relazione, è Jin-ah la "più piccola" tra i due, ed è lui quello più maturo e consapevole. Ma a poco a poco diventerà una relazione alla pari, grazie a Jun-hui da cui Jin-ah prenderà da esempio. Lei stessa lo afferma in una bellissima dichiarazione al ragazzo... "...Sto imparando molto da te. Ho imparato che amare è dare il massimo a quella persona speciale al meglio delle proprie abilità. Ecco perché ogni innamorato dovrebbe essere come te...".
E Jin-ah, oltre a dare il massimo delle proprie possibilità nella loro relazione, affrontando anche a brutto muso la propria famiglia, affronta con grande coraggio seri problemi lavorativi. Da tempo, infatti, lei e le sue colleghe sono vittime di molestie sessuali da parte dei loro superiori al lavoro, ma mai nessuna aveva avuto il coraggio di farsi avanti per parlare. Sarà Jin-ah, forte del suo nuovo amore che la rigenera in tutto il suo essere, a farsi paladina della giustizia e a denunciare gli incresciosi accadimenti.
Insomma, una bella crescita a tutto tondo per questa donna, che dà prova di come l'amore sia fonte di energia inesauribile, capace di far affrontare con positività ogni vicissitudine.
Questa storia è un inno all'amore vero, quello che va aldilà di ogni preconcetto, aldilà dell'età, delle condizioni sociali e lavorative. Va anche aldilà del sesso. Intendendo che quello che muove l'uno verso l'altro, non è solo l'attrazione fisica del momento (che c'è, ed è evidente), ma un sentimento sincero, radicato, profondo, che va oltre ad ogni barriera fisica. I protagonisti avrebbero potuto essere due uomini o due donne, non avrebbe fatto differenza visto che qui si celebra semplicemente l'amore, e si onorano due anime gemelle che si cercano e vogliono unirsi. E i due attori protagonisti sono stati davvero bravi a trasmettere al pubblico queste sensazioni. Infatti, a mano a mano che si prosegue nella storia, questo grande ostacolo, tanto marcato all'inizio, della loro differenza di età, non si percepisce più, perché l'accento si sposta sui loro sentimenti, talmenti intensi che oscurano tutto il resto.
Una storia d'amore che si esprime soprattutto con mirati giochi di sguardi (e in questo i coreani son maestri visto che non ci regalano baci ardenti o abbracci appassionati), tocchi casuali, mani che si cercano, e baci sfiorati, non poteva non essere avvalorata da bellissimi primi piani dei due protagonisti ad esaltarne maggiormente i dettagli.
Anche il commento musicale fa la sua parte con pezzi cantati, facilmente ricordabili, dal gusto un po' retrò, che creano l'atmosfera giusta, quella romantica e delicata.
Se devo trovare un difetto a questa serie, trovo che, tra la marea di messaggi positivi proposti, ne lancia uno di assolutamente negativo: bere spropositatamente. È un comportamento che ho osservato mostrare in più prodotti coreani, quindi, vien da pensare che in Corea è un uso abbastanza comune. E anche in questa serie non si risparmia nessuno: bevono tutti. Bevono se sono felici, se sono tristi, se sono arrabbiati o annoiati, se devono festeggiare o se devono dimenticare. Ogni occasione è buona per alzare il gomito. E non si parla di un semplice bicchierino, no. Qui le ubriacature fioccano come se piovesse! (Forse è per questo che fanno gran uso dei taxi). Se questo è comportamento davvero comune nella loro società, dovrebbero iniziare a lanciare un altro tipo di messaggio nelle loro opere visibili a milioni di utenti, considerando, poi, che molti dei loro prodotti, come questo, sono usufruibili in piattaforme internazionali come Netflix.
Altro piccolo "difetto" colto, é la piega della storia che prende negli ultimi episodi. In questo caso, però, non posso dilungarmi in troppi commenti altrimenti rischierei di cadere in antipatici spoiler. Aggiungo solamente che la serie si conclude, a parer mio, in modo troppo frettoloso se si considerano gli ultimi accadimenti. Ci sarebbe voluta un evoluzione dei fatti più omogenea e soprattutto un finale più incisivo.
Detto ciò, nessuno di questi elementi va ad intaccare la bellezza di questa meravigliosa storia d'amore.
"Something in the rain", qualcosa sotto la pioggia accade tra i due, e sarà semplicemente tenendosi stretti sotto un ombrello a legarli per sempre.
Consigliato agli inguaribili romantici, a chi non si spaventa davanti ai preconcetti e agli amori travagliati, a chi piace credere che l'amore, quello vero, ha sempre la meglio su tutti e tutto.
Ho sentito qualcuno definire questo drama "lento", ma non sono per niente d'accordo.
Nonostante che nelle varie puntate non accada niente di eclatante, questo drama è veramente pienissimo di contenuti.
Partendo dal fatto che la storia d'amore presentata è veramente dolcissima, l'autrice ci descrive uno squarcio di realtà che rappresenta una Corea leggermente diversa da quella presentata di solito nei vari drama.
La relazione fra i due protagonisti non è vista di buon occhio dalla società: non solo lui è molto più giovane di lei, ma è anche un orfano (fatto di cui non andare fieri, a quanto pare). Nello sfondo di questa bellissima storia d'amore vengono presentate anche una situazione familiare dove è la madre che decide un po' tutto e una situazione lavorativa non rosea dove le impiegate vengono alcune volte molestate.
Nonostante che nelle varie puntate non accada niente di eclatante, questo drama è veramente pienissimo di contenuti.
Partendo dal fatto che la storia d'amore presentata è veramente dolcissima, l'autrice ci descrive uno squarcio di realtà che rappresenta una Corea leggermente diversa da quella presentata di solito nei vari drama.
La relazione fra i due protagonisti non è vista di buon occhio dalla società: non solo lui è molto più giovane di lei, ma è anche un orfano (fatto di cui non andare fieri, a quanto pare). Nello sfondo di questa bellissima storia d'amore vengono presentate anche una situazione familiare dove è la madre che decide un po' tutto e una situazione lavorativa non rosea dove le impiegate vengono alcune volte molestate.