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esseci

Episodi visti: 8/8 --- Voto 5,5
Il solito delirio onirico collettivo di "otaku"... con una pseudomorale?

Dopo aver visto la seconda serie di "Alice in Borderland" e il finale con la spiegazione ("per modo di scrivere"...) del perché dell'ambientazione simil post-apocalisse in una Tokyo surreale e semi-disabitata, la prima impressione che mi è venuta in mente è la somiglianza per logica di costruzione con un'opera che rappresenta una pietra miliare dell'animazione giapponese: "Neon Genesis Evangelion" nella versione dei quattro film denominati "Rebuild".

Spero che non me ne vogliano i fan dell'opera di H. Anno, nè quelli di "AIB" e sebbene mi renda conto che ho scritto un paragone molto "forzato" (ma la stessa serie di "AIB" lo è in molti punti della trama), ho azzardato tale paragone per la somiglianza di fondo delle due opere.
Senza voler spoilerare il finale, "AIB" utilizza 16 episodi per arrivare ad una spiegazione che sarebbe il frutto dell'immaginazione dei protagonisti ed in particolare di Arisu. E su questo aspetto il paragone con Shinji di "NGE Rebuild" sembra sostenibile: anche lui esce da una specie di delirio e scopre che i pg con cui ha interagito nella trama sono reali e viventi e che in fondo il problema dell'odissea vissuta è dovuta principalmente alla sua alienazione e fuga continua dalla realtà a causa delle sue difficoltà relazionali con la famiglia e la società, che si risolverà solo quando il protagonista acquisterà il coraggio di affrontare la realtà, ossia la vita con le sue difficoltà.

"AIB" seconda serie sfrutta l'idea di fondo appena descritta per sviluppare una storia di "survival games" nella quale azzarda delle riflessioni "randomiche" sul valore dell'esistenza umana e sulla possibile metafora della vita come gioco o partita a carte in cui, nonostante l'abilità dei giocatori e le strategie messe in atto, il risultato o la vittoria si raggiungono anche "per caso" o "per fortuna", a nulla contando l'essere un abile giocatore.

E il protagonista Arisu (ma anche gli altri personaggi della serie scampati alla mattanza...) è facilmente sovrapponibile al buon Shinji di "NGE" ma anche a qualsiasi altro ragazzo/a protagonista di tanti anime che soffrono la vita familiare e sociale e si rinchiudono nella loro bolla (confort zone) in cui rifiutano, ciascuno a suo modo, di vivere secondo la visione prevalente, salvo poi realizzare a suon di sofferenze che in fondo essere se stessi e collaborare con gli altri inserendosi nella società non sono antinomici e il compromesso è possibile e, forse, anche piacevole...

Purtroppo tali considerazioni emergono palesemente solo nell'ultimo episodio della seconda serie, in particolare nell'ultimo game che abbandona ogni velleità di violenza e capacità di sopraffazione per tornare ad essere di pura psicologia, ma lo fa in modo pretenzioso: i dialoghi tra la regina di cuori e Arisu risultano artificiosi e forzati come tante soluzioni di trama e registiche che ho avuto modo di vedere durante la serie. In questo particolare frangente mi è sembrato di rivedere il dialogo tra Morpheus e l'agente Smith di Matrix con il secondo che voleva far capitolare il primo nella realtà virtuale a suon di elucubrazioni ontologico metafisiche sull'umanità...

Vedere la regina di cuori impietosirsi alla vista della resilienza di Arisu e Usagi se da un lato attribuisce una parvenza di umanità a coloro che organizzano i game (al pari del re di fiori e di quello di quadri), per poi perdere il game e morire non prima di aver espresso la morale sulla vita ad Arisu, è francamente surreale con venature di comicità involontaria che fa sorridere piuttosto che meditare sul "dramma" (se così si può definire...) delle vite dei personaggi, tutti segnati a loro modo da "problemi" che non sono riusciti ad affrontare o dolori che non riescono ad elaborare e superare...

Dal punto di vista tecnico, anche la seconda serie conferma il buon livello registico della prima. Scenari molto suggestivi, fotografia di qualità, scene di azione mozzafiato e suggestive, scenari inquietanti con un discreto pathos... qualità che tuttavia non sono confermate a livello interpretativo e recitativo dagli attori, tra i quali riesco a salvare solo Nijirô Murakami (che interpreta Chishiya - il personaggio enigmatico, atarassico e glaciale della serie).

Purtroppo i lamentati limiti non sono superati/compensati dal finale a lieto fine, con la spiegazione di quanto visto, che rappresenta il paradigma dell'intera opera: surreale e raffazzonato, volutamente lasciato aperto con l'inquadratura delle carte da gioco che volano via da un tavolo ad eccezione di una carta che non era ancora apparsa durante le due serie e che lasciano presagire l'arrivo di una terza serie...


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Horizont

Episodi visti: 8/8 --- Voto 5,5
Alice in Borderland 2: la seconda stagione del live action di Netflix è un passo indietro rispetto alla prima.

Alice in Borderland 2, la seconda stagione della serie live action di Netflix basata sul manga di Haro Aso composta da otto episodi, è ambientata un anno dopo la fine della prima e vede i protagonisti Arisu, Usagi e i loro amici impegnati in una nuova serie di giochi mortali.

La prima stagione di Alice in Borderland era un thriller survival appassionante in alcuni episodi, la serie era caratterizzata da una trama ben congegnata, da personaggi interessanti e da sequenze d'azione ben fatte.

La seconda stagione, invece, è un passo indietro rispetto alla prima. La trama è meno avvincente e i personaggi sono meno sviluppati e ovviamente meno originali, inoltre, la serie introduce alcuni nuovi elementi che non sempre funzionano.

I principali difetti della seconda stagione di Alice in Borderland sono i seguenti:

Trama meno avvincente: la seconda stagione non ha la stessa tensione e suspense della prima. I giochi mortali sono meno originali e i personaggi sono meno in pericolo.
Personaggi meno sviluppati: questa seconda stagione dedica meno tempo alla caratterizzazione dei personaggi. I protagonisti rimangono un po' piatti e non riusciamo a affezionarci a loro.
Nuovi elementi che non sempre funzionano: si introducono alcuni nuovi elementi che non sempre funzionano. Ad esempio, la storia d'amore tra Arisu e Usagi è forzata e la trama dei giochi di società è poco coinvolgente.
La prima stagione è nettamente superiore.

Nonostante i difetti, Alice in Borderland 2 è comunque una serie godibile. La serie ha ancora alcuni punti di forza, come le sequenze d'azione e la fotografia. Tuttavia, la prima stagione è nettamente superiore e rappresenta un'esperienza di visione più completa, questa stagione due non ha inoltre quei guizzi, quei punti di suspense della prima.

Conclusione

Alice in Borderland 2 è una serie godibile ma che non riesce a raggiungere la prima stagione, rimane qualche gradino dietro. Questa stagione 2 ha vari difetti oggettivi e la consiglio solo ai fan della prima stagione, coloro che non conoscono quest'opera è meglio che si recuperino la prima stagione.

Voto 5 e mezzo.


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Buddha89

Episodi visti: 8/8 --- Voto 7,5
Chiunque abbia guardato questa stagione (e serie) avendo letto il manga troverà le puntate, come dire.. sgradevoli.
Certo, una trasposizione fedele è rara perfino negli anime, figuriamoci in un live action, ma determinati stravolgimenti possono lasciare un certo amaro in bocca, soprattutto a visione fresca. Ma ragionandoci un poco, il senso di determinate scelte viene fuori.

Chiunque voglia affacciarsi alla serie troverà una sceneggiatura comunque ben strutturata, una regia ben portata avanti e una fotografia ed ambientazione eccezionali ed è il motivo per la quale non posso certo dare un voto negativo. In questo caso, avendo letto prima l'anime risulta quasi penalizzante, andando a criticare una serie che merita invece il successo che ha avuto. ma ciò non placa un certo mio livore..

[ATTENZIONE!!! QUESTA PARTE CONTIENE SPOILERONI!]
Il progresso emotivo di Arisu è stato in gran parte bypassato, centrando la serie sull'azione e il susseguirsi delle vicende fino alla conclusione, e questo distrugge la trama dell'ultima puntata, che infatti mi è risultata banalizzata. Per riuscire a seguire il finale del manga, usi la storia ma senza esserti portato dietro l'ingrediente principale. E per chi ha letto prima il manga, questa scelta risulta oltremodo deleteria.. cavolo, sono passato dall'astio alla noia durante l'ultimo game (scusate lo sfogo)
[FINE DELLO SFOGO SPOILER]

In conclusione, chiunque voglia guardare la serie non troverà assolutamente un prodotto banale né una perdita di tempo ma piuttosto un'avvincente serie che vi terrà incollati allo schermo. Ma guardatela PRIMA di leggere il manga!
Poi leggetelo ed ampliate la vostra visione ;)


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SimoSimo_96

Episodi visti: 8/8 --- Voto 9,5
Ci eravamo lasciati con tante domande, ma una su tutte era la più importante? dunque, è possibile tornare a casa? "Alice in Borderland" aveva catturato mente e cuore dei suoi spettatori regalando loro avvincenti e strampalati giochi mortali che non soltanto mettessero a dura prova i giocatori, ma che permettessero loro di esaltare le proprie qualità individuali. E ce lo eravamo fatti bastare, perché l'adrenalina ricevuta in cambio valeva tutte le ore spese. Ok, tornare a casa è importante, ma non è che dobbiamo tornarci immediatamente, no?

"Alice in Borderland" porta avanti il suo racconto, ripercorrendo il filone con cui ci eravamo lasciati, l'unico a cui fosse possibile aggrapparsi, ovvero le carte da gioco. Il mazzo non è completo, mancano le sfide più difficili da affrontare, ma sembra che forse, tornare a casa possa effettivamente essere una delle opzioni.

Arisu & co. si troveranno a fronteggiare i vari rappresentanti delle figure delle carte, fante, donna e regio di ogni seme. Il primo che appare si direbbe il Re di Picche, uno spietato pistolero al cui game si partecipa senza iscriversi e senza conoscere le regole. Un tremendo massacro si consuma sotto gli occhi degli sfortunati ragazzi, che finiscono col disperdersi nel tentativo di sopravvivere. Su tutti sarà Chishiya a catturarci lo sguardo nel suo solitario percorso, affrontando i game di Quadri mettendo in mostra tutta l'astuzia di cui si è dimostrato sin da subito dotato, caratteristica decisiva che si mescola perfettamente alla sua capacità di manipolare chi gli sta intorno e di mantenere il sangue freddo, di capire, come Arisu nella sua zona di operato, che aver paura di morire è solo il primo passo verso la morte.

Il tutto è accompagnato da una regia meticolosa e maniacalmente attenta ai dettagli, che mescola i preziosi dialoghi e le rocambolesche azioni dei personaggi a sottofondi sonori profondi ed esaltanti, mettendo in mostra eccezionali prove attoriali sul piano degli sguardi e dei toni, sancendo tra l'altro un netto miglioramento rispetto al primo volume del racconto. Nota di merito assoluta anche per i doppiatori di lingua italiana, magistrali, perfetti.

"Alice in Borderland" porta avanti il suo racconto mettendo faccia a faccia i due lati delle medaglie dei personaggi, dando forma a scontri d'ideale che denuderanno di ogni maschera gli sventurati ragazzi, due su tutti, Arisu e Kyuma. Il loro scambio di battute, la disperazione di Arisu che sbatte violentemente contro la forza d'animo del suo imbattibile avversario, ci narra da solo cosa "Alice in Borderland" si è preso la briga di volerci raccontare. Esiste una ragione per vivere? Questa è la domanda che si aggiunge a quella precedente, quasi a voler indicare quanto sia forte il legame che unisce le due risposte, positive o negative che siano, visto che la risposta è diversa per ognuno di noi. Persino Chishiya finisce col dimostrarsi umano, e lo fa a modo suo, giocandosi il tutto per tutto. Arisu e Usagi, fronteggiando la Regina di Picche, dimostreranno che tra vivere e sopravvivere esiste una bella differenza, non che non si sappia, ma ogni tanto fa bene ricordarlo, anche perché non si è altrettanto certi che esista una bella differenza pure tra sopravvivere e morire. Questo triangolo concettuale che unisce vita, morte e sopravvivenza, decostruisce totalmente il semplice, seppur avvincente, gioco al massacro di cui ci eravamo fin qui beati (più o meno), sbattendoci in faccia la dura realtà delle cose, o le dure realtà (?) e troverà la sua consacrazione nel mastodontico game finale. Probabilmente è difficile rendere proprie le emozioni che vivono i personaggi di questa meravigliosa (più o meno) storia, solo perché giocare con la morte non è proprio cosa da tutti i giorni; potendo scegliere, molto meglio una tranquilla passeggiata in una bella giornata di sole, magari in compagnia di chi si ama, no?