Super Mario Bros (live action)
I difetti di questo film sono talmente tanti ed evidenti che, anche volendo, sarebbe inutile dilungarsi sulla virata punk, sui fighissimi stivali molleggiati ad aria compressa, sulla scemenza de-evolutiva, sul re (mai esistito) inquietante, su Luigi senza Baffi, sul fatto che la principessa che vive nel mondo umano non fosse Peach e mi ricordasse una studentesca April Oneil, sul fatto che Bowser fosse chiamato koopa come le sue truppe e avesse aspetto umano, ecc. ecc. ecc...
Le uniche cose apprezzabili erano il piccolo Yoshi e l'accenno tardo e giocattoloso dei Bob-omb. Per il resto ok: Daisy nel mondo di Mario esiste pur essendo la principessa minore comparsa nel primo gioco con Wario su Gameboy, e ok, è la quasi fidanzata di Luigi, quindi che Mario non cucchi è paradossalmente fedele, ma almeno sforzarsi di chiamare la fidanzata del baffone Pauline come ai tempi in cui era ancora Jumpman sarebbe stato carino, per quanto difficile da recepire, considerando la scarsa informazione disponibile. Comunque la cosa strana, a parte il linguaggio soft scurrile per avvicinarsi ai ragazzini (che poi saremmo i noi di allora), è che la serie a cartoni, per quanto di bassa qualità come disegni, trame e stereotipi svolazzanti, alla fin fine dipingeva un mondo abbastanza fedele al Mario Bros 3, e Il Mario Bros Super Show con il bressler che impersonava l'idraulico aveva successo e ospiti famosi, quindi in generale c'era abbastanza conoscenza e apprezzamento di massa del gioco in sé per non comprendere come una virata del genere potesse mai aver presa sul giovane pubblico. Infatti anche se a una certa età si digerisce di tutto, il film fu un colossale flop.
Ora, inutile girarci ancora intorno: questo semplicemente non è Super Mario; chiamatelo in un altro modo, possibilmente ironico, e magari gli darete un punticino in più... o forse no. In ogni caso l'unica cosa simpatica, a parte il citato Yoshi, è il veccho Bob (Roger Rabbit/Papa Buono) Hoskins, il resto è qualcosa che non si può apprezzare e nemmeno odiare per quanto è strano.
Le uniche cose apprezzabili erano il piccolo Yoshi e l'accenno tardo e giocattoloso dei Bob-omb. Per il resto ok: Daisy nel mondo di Mario esiste pur essendo la principessa minore comparsa nel primo gioco con Wario su Gameboy, e ok, è la quasi fidanzata di Luigi, quindi che Mario non cucchi è paradossalmente fedele, ma almeno sforzarsi di chiamare la fidanzata del baffone Pauline come ai tempi in cui era ancora Jumpman sarebbe stato carino, per quanto difficile da recepire, considerando la scarsa informazione disponibile. Comunque la cosa strana, a parte il linguaggio soft scurrile per avvicinarsi ai ragazzini (che poi saremmo i noi di allora), è che la serie a cartoni, per quanto di bassa qualità come disegni, trame e stereotipi svolazzanti, alla fin fine dipingeva un mondo abbastanza fedele al Mario Bros 3, e Il Mario Bros Super Show con il bressler che impersonava l'idraulico aveva successo e ospiti famosi, quindi in generale c'era abbastanza conoscenza e apprezzamento di massa del gioco in sé per non comprendere come una virata del genere potesse mai aver presa sul giovane pubblico. Infatti anche se a una certa età si digerisce di tutto, il film fu un colossale flop.
Ora, inutile girarci ancora intorno: questo semplicemente non è Super Mario; chiamatelo in un altro modo, possibilmente ironico, e magari gli darete un punticino in più... o forse no. In ogni caso l'unica cosa simpatica, a parte il citato Yoshi, è il veccho Bob (Roger Rabbit/Papa Buono) Hoskins, il resto è qualcosa che non si può apprezzare e nemmeno odiare per quanto è strano.
C'è stato un tempo, fra la fine degli anni '80 e la prima metà dei '90, in cui si pensava ai videogiochi e, subito, irrimediabilmente, veniva alla mente la figura di un ometto basso e grasso, con il naso a patata, grossi baffoni e una tuta rossa e blu da idraulico. Super Mario, la mascotte della Nintendo, al tempo era pressoché in ogni casa e chiunque, in un modo o nell'altro, lo conosceva, poiché i suoi giochi erano presenti su tutte le (vendutissime) console Nintendo dell'epoca, poiché aveva ispirato fumetti, cartoni animati, programmi tv e innumerevoli oggetti di merchandising.
Sfruttando il grandissimo successo del personaggio, si decise di compiere un grande passo. Per la prima volta, un personaggio dei videogiochi avrebbe ispirato un film per il cinema. Pratica, questa, che oggi è abbastanza normale e vanta negli anni numerosi esponenti, ma che trova le sue origini nel 1993, anno della produzione del film ispirato a Super Mario Bros.
Super Mario Bros, lo conosciamo tutti, è la storia di un idraulico italiano che si riscopre eroe di un mondo fiabesco popolato da funghi viventi, tartarughe alate, funghi e stelle dai magici poteri, nuvole, astri e montagne senzienti, dinosauri, animali fantastici e mostriciattoli di vario genere. Incaricato di liberare la bella principessa Peach, rapita dal tartarugone despota Koopa/Bowser, Mario può all'occorrenza ingigantirsi, sparare palle di fuoco, volare, trasformarsi nella statuetta di un jizo, indossare dei costumi da tanuki o da rana o un mantello che gli donano particolari facoltà.
Se tutti questi elementi possono funzionare in un videogioco o in un film a cartoni animati (cosa che, infatti, negli anni '80 fu realizzata), viene da sé che sarebbe stato molto difficile riprodurli in un film con attori in carne e ossa, a meno di non giocarsi la carta del miscuglio di attori e animazione alla Roger Rabbit.
La scelta operata per Super Mario Bros è in realtà differente. Gli autori del film optano per una riscrittura completa dell'universo narrativo creato da Shigeru Miyamoto, creando una pellicola che ne estrapola soltanto alcuni elementi di base ma li inserisce in una storia e in un'ambientazione del tutto nuovi.
Il Mario del film è sì, dunque, un idraulico italiano grasso e baffuto, ma non ha il carattere gioviale e simpatico di quello dei videogiochi. E' invece un omone burbero e disilluso, ma dal cuore tenero, che si prende cura del più giovane fratello Luigi, che qui perde completamente i baffi del personaggio originale trasformandosi in un adolescente allegro, vivace e fantasioso.
L'incontro con Daisy, una giovane archeologa dal carattere forte che fa subito battere il cuore di Luigi, catapulta i due scapestrati idraulici in un mondo parallelo a quello umano, abitato da creature evolutesi dai dinosauri e attualmente governato dal tiranno Koopa, che brama di impossessarsi anche del mondo degli umani mediante una speciale pietra magica di cui Daisy, che ne ignora i poteri, è in possesso.
Super Mario Bros, coproduzione fra Gran Bretagna e Stati Uniti diretta da Rocky Morton e Annabel Jankel, è una pellicola decisamente particolare, che non può prescindere in alcun modo dalla sua contestualizzazione nell'anno di uscita, il 1993.
La sensazione che si ha oggi, a quasi vent'anni dalla sua uscita, è che, volendo, comprensibilmente, sfruttare il successo del brand, ma trovandosi nell'impossibilità di farne una trasposizione fedelissima per via dell'aspetto troppo fantasioso dei giochi, gli autori del film abbiano optato dunque per fare, più che un film su Super Mario Bros, un film su ciò che Super Mario Bros rappresentava in quel 1993, per la generazione che all'epoca lo idolatrava.
Sarebbe estremamente facile stroncare Super Mario Bros criticandone la poca attinenza con i videogiochi da cui è tratto, ma bisognerebbe invece pensarlo per quello che è, un film per bambini degli anni '90, perfettamente in linea con molte altre produzioni analoghe dell'epoca.
L'universo narrativo del film è ben diverso dal placido Mushroom Kingdom dei videogiochi, è anzi una metropoli dalle atmosfere futuristiche e decadenti, divisa fra zone di benessere piene di locali alla moda e angoli di grande povertà, popolati da criminali, mendicanti ambulanti e autorità corrotte. Final Fight, verrebbe da dire, più che Super Mario Bros, eppure in un certo senso funziona, poiché, per i piccoli spettatori degli anni '90 cui il film si rivolge, era un tipo di ambientazione ugualmente familiare e accattivante.
Super Mario Bros è, del resto, un film perfettamente figlio dei suoi tempi, creato a uso e consumo dei bambini degli anni '90. Chi c'era in quegli anni si troverà perfettamente a suo agio nella storia di idraulici e dinosauri che il film propone, cogliendo tutta una serie di rimandi - alcuni sicuramente inconsapevoli per forza di cose, altri, chissà, magari voluti - all'immaginario collettivo del periodo.
Curioso, infatti, che fra tutte le possibili trame dei videogiochi di Mario abbiano preso il principale spunto proprio dal più recente Super Mario World, avendo così l'occasione di inserire nella storia la tematica dei dinosauri, al tempo sulla cresta dell'onda grazie al Jurassic Park di Spielberg, ma comunque in quegli anni mai dimenticati e sempre popolarissimi fra i bambini: si pensi a "Dinosaucers", a "Alla ricerca della valle incantata", a "Cadillacs & Dinosaurs", a "Dink il piccolo dinosauro", a "Quattro dinosauri a New York", al film dei Flintstones e via dicendo.
Innumerevoli sono i rimandi al mondo dei bambini del periodo, ai loro videogiochi, ai loro film e ai loro cartoni animati.
La bella (e, naturalmente, biondissima) Daisy, ad esempio, è una ragazza spigliata e mascolina, che veste gilet e pantaloncini, come le tante ragazzine maschiaccio che popolavano i film per ragazzi di quel periodo. Viene rapita, come le altrettanto biondissime ragazze dei picchiaduro a scorrimento, costringendo i due eroi a rincorrerla in un mondo pieno di teppisti da sgominare. E, dulcis in fundo, non ha memoria del proprio passato ma ha un unico appiglio per poterlo scoprire: un ciondolo con una pietra azzurra che la ragazza porta al collo sin da quando era in fasce e che nasconde un fantastico segreto. Non ci viene in mente nessuna ragazza disegnata con una storia simile?
Ancora, il perfido dittatore Koopa ha due nipoti, Iggy e Spike, che gli fanno da tirapiedi, ma che sono decisamente stupidi e fungono più da comic relief che da vere minacce per i nostri eroi. Chi, guardandoli, non ha pensato immediatamente a Rocksteady e Bebop delle Ninja Turtles?
In più, non vi sovviene forse una sorta di curioso legame, a livello grafico e di nomi, fra Lena, la sfortunata first lady di Koopa, e la quasi omonima e visivamente molto simile cantante degli Aqua, gruppo musicale danese che avrebbe sfondato qualche anno dopo l'uscita del film? E' una somiglianza assolutamente non voluta, ma curiosa, che contribuisce ad accrescere il fascino del film, se visto con gli occhi di chi allora era bambino e oggi è adulto.
Del gioco originale, Super Mario Bros mantiene diversi elementi o nomi, per quanto siano rielaborati in questa versione: c'è la principessa Daisy di Super Mario Land, ci sono le bob-ombe, c'è Yoshi, ci sono i funghi, ci sono i dinosauri, ci sono gli scarponi, ci sono i Goomba, c'è Koopa, ci sono le mitiche tute da idraulico rossa e verde. Si tratta di piccole chicche, innestate in una storia totalmente differente, ma che faranno sorridere comunque gli appassionati dei videogiochi di Mario.
Nella loro diversità dai modelli originari, anche i personaggi riescono a essere convincenti. Ci si affeziona subito al burbero e sarcastico Mario di Bob Hoskins, attore ben noto per il pubblico infantile di quegli anni, poiché ottimo Eddie Valiant in "Chi ha incastrato Roger Rabbit?", così come al vivace e sognatore Luigi di John Leguizamo, futuro Tebaldo nel "Romeo+Juliet" di Baz Luhrmann, e, sì, anche al farsesco cattivone Koopa di Dennis Hopper, grande attore forse un po' sprecato in questo ruolo, ma decisamente simpatico.
Super Mario Bros è dunque un'avventura un po' infantile, ma affascinante e ricca di humour, con un cast azzeccato e con un'ottima colonna sonora decisamente d'atmosfera, che ha tra le sue fila grandi nomi che vanno dai Queen ai Megadeth, passando per piacevoli cover di pezzi celeberrimi come "Walk the dinosaur" dei Was not was (qui ripresa da George Clinton) e "Love is the drug" dei Roxy Music (qui ripresa dai Divinyls), per artisti in voga nei primi anni '90 come il rapper Marky Mark (ossia l'oggi famoso attore Mark Wahlberg) e il chitarrista Joe Satriani e per un paio di brani che raggiunsero un successo mondiale nell'anno d'uscita del film e tutt'oggi decisamente famosi, "Cantaloop" degli Us3 e "I would stop the world" di Charles & Eddie.
Spicca, facendosi canzone portante del film - omaggiata anche da un videoclip dedicato -, la dolce "Almost unreal" dei Roxette, gruppo pop fra i più amati e simbolici degli anni '90, i quali, riutilizzando un pezzo realizzato per la colonna sonora di "Hocus Pocus" e poi scartato, ci regalano una canzone perfettamente in linea con l'atmosfera generale del lungometraggio, la cui presenza incrementa l'effetto nostalgia.
E' un film per bambini degli anni '90. E' così che si può sintetizzare questo Super Mario Bros, e questo è, allo stesso tempo, il suo più grande difetto e il suo più grande pregio. Molto difficilmente il film interesserà i bambini di oggi, che hanno sostituito altri miti al pacioso idraulico Nintendo, che però, fortunatamente, ancora oggi conoscono. Per loro, abituati a ben altri virtuosismi digitali, sarà, probabilmente, un film stupido, dagli effetti speciali decisamente obsoleti.
Super Mario Bros, però, non si rivolge ai bambini di oggi. Non ha la pretesa di essere un caposaldo della storia del cinema, ma aveva, nel 1993, unicamente lo scopo di intrattenere i bambini del 1993, proponendo loro su grande schermo una versione in carne e ossa dei loro miti videoludici, con una considerevole spruzzatina di cultura popolare a loro familiare. Per i bambini di oggi risulterà oscura, ma chi nel 1993 c'era e vide questo film da bambino, riguardandolo oggi non può non ritrovarsi nella lunga serie di rimandi visuali, narrativi e musicali al mondo della sua infanzia. Immancabile sarà, dunque, il sorriso, nel vedere questa pellicola che ha il fascino trash-vintage dei film per bambini di una volta e che rimane documento storico di un'epoca in cui, prima di elaboratissimi simulatori a tre dimensioni, per far sognare i ragazzi bastavano un idraulico grasso e baffuto, una principessa, un fungo e un mondo ricco di fantasia.
Sconsigliato ai bambini di oggi (che, chissà, magari lo apprezzeranno pure, ma non penso potrebbero ritrovarcisi appieno), Super Mario Bros è dunque un film da consigliare alla generazione che ha vissuto i primi anni '90, che sa cos'è un Super Nintendo e che conserva gelosamente le audiocassette dei Festivalbar, magari quelli presentati da Amadeus. Per loro, l'abbiano visto da bambini o meno, la visione di Super Mario Bros sarà un buffo viaggio all'indietro nel tempo, per riscoprire sensazioni e ricordi che magari credevano dimenticati.
Sfruttando il grandissimo successo del personaggio, si decise di compiere un grande passo. Per la prima volta, un personaggio dei videogiochi avrebbe ispirato un film per il cinema. Pratica, questa, che oggi è abbastanza normale e vanta negli anni numerosi esponenti, ma che trova le sue origini nel 1993, anno della produzione del film ispirato a Super Mario Bros.
Super Mario Bros, lo conosciamo tutti, è la storia di un idraulico italiano che si riscopre eroe di un mondo fiabesco popolato da funghi viventi, tartarughe alate, funghi e stelle dai magici poteri, nuvole, astri e montagne senzienti, dinosauri, animali fantastici e mostriciattoli di vario genere. Incaricato di liberare la bella principessa Peach, rapita dal tartarugone despota Koopa/Bowser, Mario può all'occorrenza ingigantirsi, sparare palle di fuoco, volare, trasformarsi nella statuetta di un jizo, indossare dei costumi da tanuki o da rana o un mantello che gli donano particolari facoltà.
Se tutti questi elementi possono funzionare in un videogioco o in un film a cartoni animati (cosa che, infatti, negli anni '80 fu realizzata), viene da sé che sarebbe stato molto difficile riprodurli in un film con attori in carne e ossa, a meno di non giocarsi la carta del miscuglio di attori e animazione alla Roger Rabbit.
La scelta operata per Super Mario Bros è in realtà differente. Gli autori del film optano per una riscrittura completa dell'universo narrativo creato da Shigeru Miyamoto, creando una pellicola che ne estrapola soltanto alcuni elementi di base ma li inserisce in una storia e in un'ambientazione del tutto nuovi.
Il Mario del film è sì, dunque, un idraulico italiano grasso e baffuto, ma non ha il carattere gioviale e simpatico di quello dei videogiochi. E' invece un omone burbero e disilluso, ma dal cuore tenero, che si prende cura del più giovane fratello Luigi, che qui perde completamente i baffi del personaggio originale trasformandosi in un adolescente allegro, vivace e fantasioso.
L'incontro con Daisy, una giovane archeologa dal carattere forte che fa subito battere il cuore di Luigi, catapulta i due scapestrati idraulici in un mondo parallelo a quello umano, abitato da creature evolutesi dai dinosauri e attualmente governato dal tiranno Koopa, che brama di impossessarsi anche del mondo degli umani mediante una speciale pietra magica di cui Daisy, che ne ignora i poteri, è in possesso.
Super Mario Bros, coproduzione fra Gran Bretagna e Stati Uniti diretta da Rocky Morton e Annabel Jankel, è una pellicola decisamente particolare, che non può prescindere in alcun modo dalla sua contestualizzazione nell'anno di uscita, il 1993.
La sensazione che si ha oggi, a quasi vent'anni dalla sua uscita, è che, volendo, comprensibilmente, sfruttare il successo del brand, ma trovandosi nell'impossibilità di farne una trasposizione fedelissima per via dell'aspetto troppo fantasioso dei giochi, gli autori del film abbiano optato dunque per fare, più che un film su Super Mario Bros, un film su ciò che Super Mario Bros rappresentava in quel 1993, per la generazione che all'epoca lo idolatrava.
Sarebbe estremamente facile stroncare Super Mario Bros criticandone la poca attinenza con i videogiochi da cui è tratto, ma bisognerebbe invece pensarlo per quello che è, un film per bambini degli anni '90, perfettamente in linea con molte altre produzioni analoghe dell'epoca.
L'universo narrativo del film è ben diverso dal placido Mushroom Kingdom dei videogiochi, è anzi una metropoli dalle atmosfere futuristiche e decadenti, divisa fra zone di benessere piene di locali alla moda e angoli di grande povertà, popolati da criminali, mendicanti ambulanti e autorità corrotte. Final Fight, verrebbe da dire, più che Super Mario Bros, eppure in un certo senso funziona, poiché, per i piccoli spettatori degli anni '90 cui il film si rivolge, era un tipo di ambientazione ugualmente familiare e accattivante.
Super Mario Bros è, del resto, un film perfettamente figlio dei suoi tempi, creato a uso e consumo dei bambini degli anni '90. Chi c'era in quegli anni si troverà perfettamente a suo agio nella storia di idraulici e dinosauri che il film propone, cogliendo tutta una serie di rimandi - alcuni sicuramente inconsapevoli per forza di cose, altri, chissà, magari voluti - all'immaginario collettivo del periodo.
Curioso, infatti, che fra tutte le possibili trame dei videogiochi di Mario abbiano preso il principale spunto proprio dal più recente Super Mario World, avendo così l'occasione di inserire nella storia la tematica dei dinosauri, al tempo sulla cresta dell'onda grazie al Jurassic Park di Spielberg, ma comunque in quegli anni mai dimenticati e sempre popolarissimi fra i bambini: si pensi a "Dinosaucers", a "Alla ricerca della valle incantata", a "Cadillacs & Dinosaurs", a "Dink il piccolo dinosauro", a "Quattro dinosauri a New York", al film dei Flintstones e via dicendo.
Innumerevoli sono i rimandi al mondo dei bambini del periodo, ai loro videogiochi, ai loro film e ai loro cartoni animati.
La bella (e, naturalmente, biondissima) Daisy, ad esempio, è una ragazza spigliata e mascolina, che veste gilet e pantaloncini, come le tante ragazzine maschiaccio che popolavano i film per ragazzi di quel periodo. Viene rapita, come le altrettanto biondissime ragazze dei picchiaduro a scorrimento, costringendo i due eroi a rincorrerla in un mondo pieno di teppisti da sgominare. E, dulcis in fundo, non ha memoria del proprio passato ma ha un unico appiglio per poterlo scoprire: un ciondolo con una pietra azzurra che la ragazza porta al collo sin da quando era in fasce e che nasconde un fantastico segreto. Non ci viene in mente nessuna ragazza disegnata con una storia simile?
Ancora, il perfido dittatore Koopa ha due nipoti, Iggy e Spike, che gli fanno da tirapiedi, ma che sono decisamente stupidi e fungono più da comic relief che da vere minacce per i nostri eroi. Chi, guardandoli, non ha pensato immediatamente a Rocksteady e Bebop delle Ninja Turtles?
In più, non vi sovviene forse una sorta di curioso legame, a livello grafico e di nomi, fra Lena, la sfortunata first lady di Koopa, e la quasi omonima e visivamente molto simile cantante degli Aqua, gruppo musicale danese che avrebbe sfondato qualche anno dopo l'uscita del film? E' una somiglianza assolutamente non voluta, ma curiosa, che contribuisce ad accrescere il fascino del film, se visto con gli occhi di chi allora era bambino e oggi è adulto.
Del gioco originale, Super Mario Bros mantiene diversi elementi o nomi, per quanto siano rielaborati in questa versione: c'è la principessa Daisy di Super Mario Land, ci sono le bob-ombe, c'è Yoshi, ci sono i funghi, ci sono i dinosauri, ci sono gli scarponi, ci sono i Goomba, c'è Koopa, ci sono le mitiche tute da idraulico rossa e verde. Si tratta di piccole chicche, innestate in una storia totalmente differente, ma che faranno sorridere comunque gli appassionati dei videogiochi di Mario.
Nella loro diversità dai modelli originari, anche i personaggi riescono a essere convincenti. Ci si affeziona subito al burbero e sarcastico Mario di Bob Hoskins, attore ben noto per il pubblico infantile di quegli anni, poiché ottimo Eddie Valiant in "Chi ha incastrato Roger Rabbit?", così come al vivace e sognatore Luigi di John Leguizamo, futuro Tebaldo nel "Romeo+Juliet" di Baz Luhrmann, e, sì, anche al farsesco cattivone Koopa di Dennis Hopper, grande attore forse un po' sprecato in questo ruolo, ma decisamente simpatico.
Super Mario Bros è dunque un'avventura un po' infantile, ma affascinante e ricca di humour, con un cast azzeccato e con un'ottima colonna sonora decisamente d'atmosfera, che ha tra le sue fila grandi nomi che vanno dai Queen ai Megadeth, passando per piacevoli cover di pezzi celeberrimi come "Walk the dinosaur" dei Was not was (qui ripresa da George Clinton) e "Love is the drug" dei Roxy Music (qui ripresa dai Divinyls), per artisti in voga nei primi anni '90 come il rapper Marky Mark (ossia l'oggi famoso attore Mark Wahlberg) e il chitarrista Joe Satriani e per un paio di brani che raggiunsero un successo mondiale nell'anno d'uscita del film e tutt'oggi decisamente famosi, "Cantaloop" degli Us3 e "I would stop the world" di Charles & Eddie.
Spicca, facendosi canzone portante del film - omaggiata anche da un videoclip dedicato -, la dolce "Almost unreal" dei Roxette, gruppo pop fra i più amati e simbolici degli anni '90, i quali, riutilizzando un pezzo realizzato per la colonna sonora di "Hocus Pocus" e poi scartato, ci regalano una canzone perfettamente in linea con l'atmosfera generale del lungometraggio, la cui presenza incrementa l'effetto nostalgia.
E' un film per bambini degli anni '90. E' così che si può sintetizzare questo Super Mario Bros, e questo è, allo stesso tempo, il suo più grande difetto e il suo più grande pregio. Molto difficilmente il film interesserà i bambini di oggi, che hanno sostituito altri miti al pacioso idraulico Nintendo, che però, fortunatamente, ancora oggi conoscono. Per loro, abituati a ben altri virtuosismi digitali, sarà, probabilmente, un film stupido, dagli effetti speciali decisamente obsoleti.
Super Mario Bros, però, non si rivolge ai bambini di oggi. Non ha la pretesa di essere un caposaldo della storia del cinema, ma aveva, nel 1993, unicamente lo scopo di intrattenere i bambini del 1993, proponendo loro su grande schermo una versione in carne e ossa dei loro miti videoludici, con una considerevole spruzzatina di cultura popolare a loro familiare. Per i bambini di oggi risulterà oscura, ma chi nel 1993 c'era e vide questo film da bambino, riguardandolo oggi non può non ritrovarsi nella lunga serie di rimandi visuali, narrativi e musicali al mondo della sua infanzia. Immancabile sarà, dunque, il sorriso, nel vedere questa pellicola che ha il fascino trash-vintage dei film per bambini di una volta e che rimane documento storico di un'epoca in cui, prima di elaboratissimi simulatori a tre dimensioni, per far sognare i ragazzi bastavano un idraulico grasso e baffuto, una principessa, un fungo e un mondo ricco di fantasia.
Sconsigliato ai bambini di oggi (che, chissà, magari lo apprezzeranno pure, ma non penso potrebbero ritrovarcisi appieno), Super Mario Bros è dunque un film da consigliare alla generazione che ha vissuto i primi anni '90, che sa cos'è un Super Nintendo e che conserva gelosamente le audiocassette dei Festivalbar, magari quelli presentati da Amadeus. Per loro, l'abbiano visto da bambini o meno, la visione di Super Mario Bros sarà un buffo viaggio all'indietro nel tempo, per riscoprire sensazioni e ricordi che magari credevano dimenticati.