Battle Royale - The Movie
Beh, credo che chiunque abbia amato Battle Royale, non possa lasciarsi sfuggire questo film.
La trama resta invariata.
Nella Repubblica della Grande Asia dell'Est, stato totalitario di pura fantasia, sotto la pressione di una spietata dittatura, molti adulti si trovano disoccupati, incapaci e spaventati dalla nuova generazione di adolescenti, i quali, senza più punti di riferimento, sentono sempre più crescere la sfiducia e l'odio verso il mondo degli adulti, dando il via ad un susseguirsi di azioni violente e abbandono degli studi.
Nella Repubblica, vige anche una legge chiamata "Il Programma". Per la precisione, ogni anno viene sorteggiata una classe di terza media, e gli alunni che la compongono vengono sottoposti ad un crudele "gioco": anestetizzati con una scusa (in questo specifico caso, gli studenti erano sul pullman che li avrebbe condotti nel luogo della gita scolastica, quando viene rilasciato un gas soporifero che li fa addormentare), si risvegliano su di una piccola isola e vengono costretti ad uccidersi a vicenda, finché non sarà rimasto un unico vincitore. Sfuggire al gioco è impossibile, in quanto ogni studente indosserà un collare munito di esplosivo, che i militari potranno far esplodere all'istante, qualora si verificassero situazioni spiacevoli come tentativi di fuga, o permanenza per oltre 20 minuti nelle aree definite man mano off-limits (rendendo inaccessibili mano a mano parti dell'isola, tutti saranno prima o poi obbligati a combattere). Ad ogni studente, verrà inoltre fatto dono di una borsa contenente cibo, acqua, una mappa, una bussola, un pennarello e... un'arma casuale (che può essere un mitra come una forchetta da cucina)!
E in questo modo, la "Battle Royale" ha inizio!
A questo punto, è giusto elencare le differenze che contraddistinguono questo film, dalla serie manga (che è quella maggiormente conosciuta dai fans italiani).
Le regole del gioco sono pressoché le stesse, con l'eccezione che, anziché "almeno un morto ogni 24 ore", il gioco deve terminare con un vincitore entro tre giorni (se allo scadere del tempo, vi sarà più di uno studente in vita, verranno uccisi tutti e il gioco si concluderà senza alcun vincitore).
Le regole del Programma non vengono illustrate dal professore, ma vengono spiegate tramite un video che vede protagonista una stupenda ragazza nipponica che, con voce cantilenante ed esasperatamente gioiosa, totalmente in contrasto con il panico e lo smarrimento dei ragazzi, risulta alquanto crudele.
Il professore non è più Kamon Yonemi, ma il sensei Kitano (interpretato dal famosissimo Takeshi Kitano), un uomo pieno di risentimento nei confronti degli studenti chi più volte l'hanno calunniato e odiato dalla figlia, che nutre però una sorta di infatuazione nei confronti di Noriko (dando vita, a parer mio, ad un personaggio controverso ed ambivalente, ma davvero stupendo) e che lascerà col fiato sospeso fino alla fine.
Purtroppo gli studenti secondari, non avranno modo di apparire molto. E' comprensibile se si pensa che in poco tempo bisogna seguire il destino di ben 42 alunni, ma che lascerà probabilmente insoddisfatti i fans dei personaggi che non sono apparsi molto nemmeno nel manga.
Per quanto riguarda i personaggi principali, ho apprezzato molto Shogo Kawada (che, assieme a Kiriyama, fa la parte di uno "studente trasferito" per movimentare un po' di più il gioco). Shuya Nanahara mi è sembrato alquanto "inutile" e impacciato nella veste di protagonista, e assume chiaramente il ruolo di spalla di Kawada. Noriko, più infantile e meno carina (considerata brutta da molte compagne di classe che la bullizzavano) è decisamente differente dalla ragazza che abbiamo conosciuto nel manga.
Kiriyama, che veste sempre i panni dello psicopatico senza cuore, appare qua come un ragazzo di bell'aspetto, inspiegabilmente attratto dalla violenza, poiché non vi è cenno alcuno sul suo passato, e che vedremo perire, ahimè, alquanto in fretta, rispetto all'osso duro che si rivelava nel manga.
Mimura, uno dei personaggi più amati, ci farà invece compagnia fino alla fine, accompagnato da Seto (interpretato da un ragazzo normalissimo, quindi nessun commento sulla sua bassa statura e viso infantile) e da Iijima, suo caro amico (e non "bug" come nel manga). Incontreremo anche Hiroki (che non ci mostrerà un kempo spettacolare) alle prese con una Takako sempre più orgogliosa e con Kayoko (purtroppo, dimenticatevi i bei capitoli dedicati al loro amore, perché tutto si concluderà alquanto in fretta). Per finire, Mitsuko Soma. Bellissima e spietata come sempre, ha qua un passato più "soft"; non viene infatti stuprata ripetutamente dal padre ma "venduta" dalla madre ad un maniaco sessuale che tenterà di abusare di lei, ma la bambina lo scaraventerà giù da una rampa di scale, uccidendolo) e la vedremo combattere con Shimizu (rimasta nel cuore a molti per la sua terribile morte nel pozzo) che anziché una spigliata ragazza punk, sarà invece una ragazza (il cui abbigliamento è più simile alla sottocultura "gal") più dolce e intenzionata a fermare "l'amica" della quale scopre subito il lato violento.
Stavo per dimenticare Yoshitoki (nel film tutti lo chiamano Nobu) che, anziché essere il timido ed impacciato amico di Shuya, è mostrato come un ragazzo con evidenti problemi comportamentali.
Detto questo, ognuno è libero ovviamente di fare le sue constatazioni. Io mi sento caldamente di consigliare la visione del film a chiunque abbia amato Battle Royale, in quanto molto bello, perché è bello vedere in una nuova "veste" i personaggi amati tra le pagine del manga e, perché le differenze presenti, non sono per forza "più brutte", ma ci offrono punti di riflessione differenti. Davvero ben fatto!
Certo, non fa per voi se sperate di vedere uno splatter in tutto e per tutto. Non tutti gli studenti infatti faranno "morti spettacolari" e scordatevi anche le crude scene di sesso alle quali ci ha abituate Mitsuko Soma. La violenza di questo film è perlopiù psicologica e, come ripeto, in grado di far riflettere!
Io l'ho visionato molto volentieri, e probabilmente lo riguarderò!
La trama resta invariata.
Nella Repubblica della Grande Asia dell'Est, stato totalitario di pura fantasia, sotto la pressione di una spietata dittatura, molti adulti si trovano disoccupati, incapaci e spaventati dalla nuova generazione di adolescenti, i quali, senza più punti di riferimento, sentono sempre più crescere la sfiducia e l'odio verso il mondo degli adulti, dando il via ad un susseguirsi di azioni violente e abbandono degli studi.
Nella Repubblica, vige anche una legge chiamata "Il Programma". Per la precisione, ogni anno viene sorteggiata una classe di terza media, e gli alunni che la compongono vengono sottoposti ad un crudele "gioco": anestetizzati con una scusa (in questo specifico caso, gli studenti erano sul pullman che li avrebbe condotti nel luogo della gita scolastica, quando viene rilasciato un gas soporifero che li fa addormentare), si risvegliano su di una piccola isola e vengono costretti ad uccidersi a vicenda, finché non sarà rimasto un unico vincitore. Sfuggire al gioco è impossibile, in quanto ogni studente indosserà un collare munito di esplosivo, che i militari potranno far esplodere all'istante, qualora si verificassero situazioni spiacevoli come tentativi di fuga, o permanenza per oltre 20 minuti nelle aree definite man mano off-limits (rendendo inaccessibili mano a mano parti dell'isola, tutti saranno prima o poi obbligati a combattere). Ad ogni studente, verrà inoltre fatto dono di una borsa contenente cibo, acqua, una mappa, una bussola, un pennarello e... un'arma casuale (che può essere un mitra come una forchetta da cucina)!
E in questo modo, la "Battle Royale" ha inizio!
A questo punto, è giusto elencare le differenze che contraddistinguono questo film, dalla serie manga (che è quella maggiormente conosciuta dai fans italiani).
Le regole del gioco sono pressoché le stesse, con l'eccezione che, anziché "almeno un morto ogni 24 ore", il gioco deve terminare con un vincitore entro tre giorni (se allo scadere del tempo, vi sarà più di uno studente in vita, verranno uccisi tutti e il gioco si concluderà senza alcun vincitore).
Le regole del Programma non vengono illustrate dal professore, ma vengono spiegate tramite un video che vede protagonista una stupenda ragazza nipponica che, con voce cantilenante ed esasperatamente gioiosa, totalmente in contrasto con il panico e lo smarrimento dei ragazzi, risulta alquanto crudele.
Il professore non è più Kamon Yonemi, ma il sensei Kitano (interpretato dal famosissimo Takeshi Kitano), un uomo pieno di risentimento nei confronti degli studenti chi più volte l'hanno calunniato e odiato dalla figlia, che nutre però una sorta di infatuazione nei confronti di Noriko (dando vita, a parer mio, ad un personaggio controverso ed ambivalente, ma davvero stupendo) e che lascerà col fiato sospeso fino alla fine.
Purtroppo gli studenti secondari, non avranno modo di apparire molto. E' comprensibile se si pensa che in poco tempo bisogna seguire il destino di ben 42 alunni, ma che lascerà probabilmente insoddisfatti i fans dei personaggi che non sono apparsi molto nemmeno nel manga.
Per quanto riguarda i personaggi principali, ho apprezzato molto Shogo Kawada (che, assieme a Kiriyama, fa la parte di uno "studente trasferito" per movimentare un po' di più il gioco). Shuya Nanahara mi è sembrato alquanto "inutile" e impacciato nella veste di protagonista, e assume chiaramente il ruolo di spalla di Kawada. Noriko, più infantile e meno carina (considerata brutta da molte compagne di classe che la bullizzavano) è decisamente differente dalla ragazza che abbiamo conosciuto nel manga.
Kiriyama, che veste sempre i panni dello psicopatico senza cuore, appare qua come un ragazzo di bell'aspetto, inspiegabilmente attratto dalla violenza, poiché non vi è cenno alcuno sul suo passato, e che vedremo perire, ahimè, alquanto in fretta, rispetto all'osso duro che si rivelava nel manga.
Mimura, uno dei personaggi più amati, ci farà invece compagnia fino alla fine, accompagnato da Seto (interpretato da un ragazzo normalissimo, quindi nessun commento sulla sua bassa statura e viso infantile) e da Iijima, suo caro amico (e non "bug" come nel manga). Incontreremo anche Hiroki (che non ci mostrerà un kempo spettacolare) alle prese con una Takako sempre più orgogliosa e con Kayoko (purtroppo, dimenticatevi i bei capitoli dedicati al loro amore, perché tutto si concluderà alquanto in fretta). Per finire, Mitsuko Soma. Bellissima e spietata come sempre, ha qua un passato più "soft"; non viene infatti stuprata ripetutamente dal padre ma "venduta" dalla madre ad un maniaco sessuale che tenterà di abusare di lei, ma la bambina lo scaraventerà giù da una rampa di scale, uccidendolo) e la vedremo combattere con Shimizu (rimasta nel cuore a molti per la sua terribile morte nel pozzo) che anziché una spigliata ragazza punk, sarà invece una ragazza (il cui abbigliamento è più simile alla sottocultura "gal") più dolce e intenzionata a fermare "l'amica" della quale scopre subito il lato violento.
Stavo per dimenticare Yoshitoki (nel film tutti lo chiamano Nobu) che, anziché essere il timido ed impacciato amico di Shuya, è mostrato come un ragazzo con evidenti problemi comportamentali.
Detto questo, ognuno è libero ovviamente di fare le sue constatazioni. Io mi sento caldamente di consigliare la visione del film a chiunque abbia amato Battle Royale, in quanto molto bello, perché è bello vedere in una nuova "veste" i personaggi amati tra le pagine del manga e, perché le differenze presenti, non sono per forza "più brutte", ma ci offrono punti di riflessione differenti. Davvero ben fatto!
Certo, non fa per voi se sperate di vedere uno splatter in tutto e per tutto. Non tutti gli studenti infatti faranno "morti spettacolari" e scordatevi anche le crude scene di sesso alle quali ci ha abituate Mitsuko Soma. La violenza di questo film è perlopiù psicologica e, come ripeto, in grado di far riflettere!
Io l'ho visionato molto volentieri, e probabilmente lo riguarderò!
In principio a suscitare scalpore fu il romanzo di Koushun Takami, seguito alla breve distanza di appena un anno da un manga e da questo film che fecero da vera e proprio cassa di risonanza a una storia che definire di "rottura" e politicamente scorretta risulta quanto meno riduttiva. In un futuro neanche troppo lontano la violenza giovanile è diventata ormai una piaga cui l'autorità designata non riesce più a tenere sotto controllo e non trovano niente di meglio che promulgare la "Millenium Educational Reform Act" che non è altro che l'estrazione a sorte di una classe delle superiori (nel manga addirittura delle medie) in modo da fare partecipare gli studenti a un'efferata lotta all'ultimo sangue da cui solo uno potrà uscirne vincitore. L'assurda essenza di questo incipit trasuda dai folli occhi della ragazza che appare all'inizio del film, prima sopravvissuta di questo delirio chiamato con il nome altisonante di Battle Royale.
Non era facile riprendere la cruda idea rivoluzionaria del romanzo e riproporla in maniera da fare recepire lo stesso messaggio anche allo spettatore in sala eppure il regista Kinji Fukasaku riuscì nell'impresa realizzando questa piccola chicca di celluloide che verrà infatti considerato con merito il suo miglior lavoro; perché "Battle Royale" è sì un rutilante susseguirsi di violenza e sangue senza i falsi perbenismi cui la cinematografia americana ci ha abituato, ma è soprattutto una critica per niente velata alla società nipponica, avida e competitiva dove ogni sentimento viene messo da parte in visione dell'obiettivo e in cui i giovani vengono immessi e irreggimentati attraverso un sistema scolastico che ne seleziona il futuro già in tenera età. Il grottesco dipinto che si vede nel finale, l'uno che vince sui tanti con ogni mezzo a sua disposizione, è la tragica allegoria di un Giappone (ma anche del capitalismo più selvaggio) che sta perdendo la sua stessa anima e che proprio dai giovani e dai loro 'innocenti' sentimenti deve ripartire.
Il film risente purtroppo di una non eccelsa recitazione da parte di parecchi giovani attori, rendendo ancora più evidente la bravura di Takeshi Kitano, nel ruolo del burattinaio sadico dello show, davvero più di una spanna su tutti; una menzione va però fatta anche per l'attrice Kou Shibasaki che, grazie alla sua arte della bella e sanguinaria Mitsuko Soma e per Chiaki Kuriyama, dopo essersi messa in mostra in questo film sarà chiamata da Quentin Tarantino per la parte della guardia del corpo in uniforme da marinaretta in Kill Bill 1.
La scure della censura, data la gran presenza di scene violente, ha ovviamente colpito con dovizia questo film dovunque sia riuscito ad arrivare (in Germania il caso più famoso), mentre in USA non è mai arrivato, troppo forte il perbenismo anglosassone ma anche troppo recente il massacro di Columbine per aprirgli il mercato a stelle e strisce; in Italia i diritti del film furono presi dalla defunta Shin Vision che ne diffuse una copia per il noleggio con un doppiaggio davvero imbarazzante ma che comunque servì a fare conoscere maggiormente questo film anche a seguito del gran successo raccolto dal manga anche nel nostro Paese.
Non era facile riprendere la cruda idea rivoluzionaria del romanzo e riproporla in maniera da fare recepire lo stesso messaggio anche allo spettatore in sala eppure il regista Kinji Fukasaku riuscì nell'impresa realizzando questa piccola chicca di celluloide che verrà infatti considerato con merito il suo miglior lavoro; perché "Battle Royale" è sì un rutilante susseguirsi di violenza e sangue senza i falsi perbenismi cui la cinematografia americana ci ha abituato, ma è soprattutto una critica per niente velata alla società nipponica, avida e competitiva dove ogni sentimento viene messo da parte in visione dell'obiettivo e in cui i giovani vengono immessi e irreggimentati attraverso un sistema scolastico che ne seleziona il futuro già in tenera età. Il grottesco dipinto che si vede nel finale, l'uno che vince sui tanti con ogni mezzo a sua disposizione, è la tragica allegoria di un Giappone (ma anche del capitalismo più selvaggio) che sta perdendo la sua stessa anima e che proprio dai giovani e dai loro 'innocenti' sentimenti deve ripartire.
Il film risente purtroppo di una non eccelsa recitazione da parte di parecchi giovani attori, rendendo ancora più evidente la bravura di Takeshi Kitano, nel ruolo del burattinaio sadico dello show, davvero più di una spanna su tutti; una menzione va però fatta anche per l'attrice Kou Shibasaki che, grazie alla sua arte della bella e sanguinaria Mitsuko Soma e per Chiaki Kuriyama, dopo essersi messa in mostra in questo film sarà chiamata da Quentin Tarantino per la parte della guardia del corpo in uniforme da marinaretta in Kill Bill 1.
La scure della censura, data la gran presenza di scene violente, ha ovviamente colpito con dovizia questo film dovunque sia riuscito ad arrivare (in Germania il caso più famoso), mentre in USA non è mai arrivato, troppo forte il perbenismo anglosassone ma anche troppo recente il massacro di Columbine per aprirgli il mercato a stelle e strisce; in Italia i diritti del film furono presi dalla defunta Shin Vision che ne diffuse una copia per il noleggio con un doppiaggio davvero imbarazzante ma che comunque servì a fare conoscere maggiormente questo film anche a seguito del gran successo raccolto dal manga anche nel nostro Paese.