Love Me, If You Dare
Adrenalina e un protagonista magnifico
Ho visionato questa serie da 24 episodi della durata di circa 40 minuti ciascuno, al netto delle ending, in lingua originale con sottotitoli in inglese.
Tratto dal romanzo Close Your Eyes, Stay Close To Me di Ding Mo, Love me if you dare narra le vicende di uno psicologo criminale, dal quoziente intellettivo decisamente fuori scala e particolarmente abile nel suo lavoro, di nome Bo Jin Yan, interpretato da Wallace Huo. Ex professore all’Università del Maryland e consulente della polizia, rientra in patria dopo aver avuto a che fare con un serial killer. Lì incontra Jenny Jian Yao, giovane figlia di un investigatore di polizia interpretata da Sandra Ma, e la assume come sua assistente. L’intelligentissimo Bo ha qualche problema a relazionarsi col prossimo e, come normale in Dramaland, assisteremo al progressivo avvicinamento dei due, ma non sarà la loro relazione l’asse portante di questa serie, per quanto la coppia risulti credibile e affiatata.
Le indagini condotte dal duo sono varie e ben gestite, anche ai fini del quadro generale che pian piano si viene a delineare. Col ritorno di un criminale del passato, le occasioni di pericolo, i colpi di scena, le minacce alla persona e alla libertà del nostro genio ci terranno inesorabilmente attaccati alla sedia, anche se non mancheranno scene umoristiche a sdrammatizzare il tutto. Soprattutto l’aria di superiorità del bel Bo, unita alla sua quasi totale mancanza di empatia verso il prossimo, lo porteranno a fare affermazioni decisamente risibili. Non manca neppure un risvolto tecno-fantastico: il nostro possiede un’auto a prova di proiettile fornita di intelligenza artificiale (e ritorno ragazzina pensando a Kytt).
E’ una produzione adrenalinica, che conosce pochissimi punti morti e ha una trama abbastanza solida, per quanto forse leggermente troppo allungata nella seconda metà. A parte la solita logica che vuole sempre permettere ai cattivi di fare il loro discorsetto e ai buoni di spiegare quanto sono stati furbi a incastrarli (spesso permettendo a detti cattivi di scappare), uno dei pochi punti negativi di questo drama risiede negli ultimi 10 secondi, che vorrebbero – forse – gettare una nuova luce su tutta la vicenda e preludere ad una seconda stagione. Dicono tutto e niente. Dato che non esiste una seconda serie, propendo per il niente. Altra piccola cosa fastidiosa è il fiorire gratuito di tante coppie negli ultimi 5 minuti, ma accettiamo la cosa in nome del lieto fine. Si tratta comunque di quisquilie.
La solida realtà è che questa produzione, per la regia di Zhang Kai Zhou, è sicuramente una tra le migliori che abbia mai visto. Il Big Boss finale non è che non possa essere mai sospettato, e in effetti l’idea viene, durante la visione, ma così come si sospetta di tantissime altre persone. Semplicemente, la storia è complessa e ben condotta a livello di sceneggiatura. Il commento musicale aggiunge pathos alle scene più pregnanti e l’ottima cinematografia rende il tutto anche molto attraente alla vista.
Ma, soprattutto, è la recitazione a rendere indimenticabile questa serie. Non solo Wallace Huo è molto piacevole da guardare, è un attore coi controfiocchi e i pappafichi. Sandra Ma ha recitato alla grande e Yin Zheng, per essere all’epoca praticamente un novellino, se l’é cavata benissimo. Anche gran parte dei comprimari e secondari ha recitato sopra la media, pur se qualche finto americano lasciava un po’ a desiderare. Alcuni possono aver trovato sconcertanti i dialoghi mezzi in inglese (non ottimo) e mezzi in cinese. Posso capire lo scombussolamento, ma essendo italiana per me sono tutti stranieri e, seguendo comunque i sottotitoli, la cosa non mi ha disturbata più di tanto.
Avendo seguito questa serie a botte di 7/8 episodi al giorno, mi sento ora in crisi d’astinenza. Le vicende si svolgono in maniera pressante, incalzante, senza lasciare allo spettatore il tempo di tirare il fiato, si arriva alla fine ansimando… L’unica cosa che veramente mi delude è il fatto che ci sia una stagione sola. Ho adorato il complesso di superiorità del bel Bo, che ne ha ben d’onde: un Q.I. di 180 non si trova ovunque. Pazienza. Dovrò cercare qualcosa di simile. Buona fortuna a me.
Ho visionato questa serie da 24 episodi della durata di circa 40 minuti ciascuno, al netto delle ending, in lingua originale con sottotitoli in inglese.
Tratto dal romanzo Close Your Eyes, Stay Close To Me di Ding Mo, Love me if you dare narra le vicende di uno psicologo criminale, dal quoziente intellettivo decisamente fuori scala e particolarmente abile nel suo lavoro, di nome Bo Jin Yan, interpretato da Wallace Huo. Ex professore all’Università del Maryland e consulente della polizia, rientra in patria dopo aver avuto a che fare con un serial killer. Lì incontra Jenny Jian Yao, giovane figlia di un investigatore di polizia interpretata da Sandra Ma, e la assume come sua assistente. L’intelligentissimo Bo ha qualche problema a relazionarsi col prossimo e, come normale in Dramaland, assisteremo al progressivo avvicinamento dei due, ma non sarà la loro relazione l’asse portante di questa serie, per quanto la coppia risulti credibile e affiatata.
Le indagini condotte dal duo sono varie e ben gestite, anche ai fini del quadro generale che pian piano si viene a delineare. Col ritorno di un criminale del passato, le occasioni di pericolo, i colpi di scena, le minacce alla persona e alla libertà del nostro genio ci terranno inesorabilmente attaccati alla sedia, anche se non mancheranno scene umoristiche a sdrammatizzare il tutto. Soprattutto l’aria di superiorità del bel Bo, unita alla sua quasi totale mancanza di empatia verso il prossimo, lo porteranno a fare affermazioni decisamente risibili. Non manca neppure un risvolto tecno-fantastico: il nostro possiede un’auto a prova di proiettile fornita di intelligenza artificiale (e ritorno ragazzina pensando a Kytt).
E’ una produzione adrenalinica, che conosce pochissimi punti morti e ha una trama abbastanza solida, per quanto forse leggermente troppo allungata nella seconda metà. A parte la solita logica che vuole sempre permettere ai cattivi di fare il loro discorsetto e ai buoni di spiegare quanto sono stati furbi a incastrarli (spesso permettendo a detti cattivi di scappare), uno dei pochi punti negativi di questo drama risiede negli ultimi 10 secondi, che vorrebbero – forse – gettare una nuova luce su tutta la vicenda e preludere ad una seconda stagione. Dicono tutto e niente. Dato che non esiste una seconda serie, propendo per il niente. Altra piccola cosa fastidiosa è il fiorire gratuito di tante coppie negli ultimi 5 minuti, ma accettiamo la cosa in nome del lieto fine. Si tratta comunque di quisquilie.
La solida realtà è che questa produzione, per la regia di Zhang Kai Zhou, è sicuramente una tra le migliori che abbia mai visto. Il Big Boss finale non è che non possa essere mai sospettato, e in effetti l’idea viene, durante la visione, ma così come si sospetta di tantissime altre persone. Semplicemente, la storia è complessa e ben condotta a livello di sceneggiatura. Il commento musicale aggiunge pathos alle scene più pregnanti e l’ottima cinematografia rende il tutto anche molto attraente alla vista.
Ma, soprattutto, è la recitazione a rendere indimenticabile questa serie. Non solo Wallace Huo è molto piacevole da guardare, è un attore coi controfiocchi e i pappafichi. Sandra Ma ha recitato alla grande e Yin Zheng, per essere all’epoca praticamente un novellino, se l’é cavata benissimo. Anche gran parte dei comprimari e secondari ha recitato sopra la media, pur se qualche finto americano lasciava un po’ a desiderare. Alcuni possono aver trovato sconcertanti i dialoghi mezzi in inglese (non ottimo) e mezzi in cinese. Posso capire lo scombussolamento, ma essendo italiana per me sono tutti stranieri e, seguendo comunque i sottotitoli, la cosa non mi ha disturbata più di tanto.
Avendo seguito questa serie a botte di 7/8 episodi al giorno, mi sento ora in crisi d’astinenza. Le vicende si svolgono in maniera pressante, incalzante, senza lasciare allo spettatore il tempo di tirare il fiato, si arriva alla fine ansimando… L’unica cosa che veramente mi delude è il fatto che ci sia una stagione sola. Ho adorato il complesso di superiorità del bel Bo, che ne ha ben d’onde: un Q.I. di 180 non si trova ovunque. Pazienza. Dovrò cercare qualcosa di simile. Buona fortuna a me.