Choujin Sentai Jetman
C'è qualcosa di speciale negli eroi delle produzioni giapponesi per ragazzi. Da decenni, le loro storie continuano a ripetersi, presentandoci di continuo determinati stereotipi a livello di caratterizzazione dei personaggi e svolte della trama, gruppi di cinque paladini, costumi di cinque colori, robot componibili, maghette combattenti, imperi del male, mostri giganti, battaglie mortali.
Cambiano le epoche, i disegni, gli attori, gli effetti speciali, ma non cambiano gli eroi, che continuano a lottare, a riscuotere successi e a emozionare con le loro avventure i bambini (e i bambinoni come il sottoscritto) in patria e in tutto il mondo.
Perché? Qual è la formula magica segreta che permette agli eroi giapponesi di sopravvivere ancora oggi, nonostante i cambiamenti delle loro varie forme e la vicendevole ripetitività delle loro storie, e di continuare a essere amati? Se un segreto c'è, personalmente credo che risieda nel fatto che gli eroi giapponesi, per quanto invincibili e dotati di poteri fantastici, sono in realtà dei personaggi molto umani, che sì, sono capaci di tirar fuori un coraggio incredibile nei momenti topici e sono dotati di una forza invincibile, ma hanno anche le loro debolezze. Soffrono, amano, provano sentimenti, credono nell'amicizia, ma a volte dubitano di se stessi, ogni tanto si allontanano dai loro compagni o dalla retta via, ricercano la vendetta, piangono, si arrabbiano, si appassionano, hanno dei problemi piccoli o grandi che alla fine, con determinazione, volontà o anche solo un po' di fortuna, risolvono.
Sono regole che, nella maggior parte dei casi, valgono anche per i loro avversari, il cui elemento di maggior fascino è il loro carattere sfumato e complesso, ricco di emozioni contrastanti, di determinazione e ambizione, generato spesso e volentieri da un passato travagliato.
Sono un po' come noi, è molto facile identificarsi in questi personaggi, e perciò credo sia questo il motivo per cui gli eroi giapponesi, i loro fumetti, i loro cartoni animati e i loro telefilm continuino a piacere così tanto anche al giorno d'oggi.
Quando, nel 1991, esce "Choujin Sentai Jetman" ("Jetman, lo squadrone degli uomini-uccello"), di eroi in tutine colorate, gruppi di cinque paladini, mostri e robot giganti ce n'erano già stati tanti.
Fondamentalmente, il telefilm non offre nulla che non si sia già visto in almeno una produzione dei decenni precedenti.
In un indefinito anno 199X (come quello di "Ken il guerriero"), la Terra è attaccata dai malvagi alieni Vyram. Ma niente paura, l'inflessibile comandante-dottoressa Aya Odagiri ha organizzato, a difesa del pianeta, il progetto Jetman: cinque terrestri, investiti da potenti onde d'energia chiamate Birdonic Waves, acquisiscono poteri straordinari e costituiscono lo squadrone degli eroi Jetman. Ryu Tendo/Red Hawk è il leader del gruppo: un guerriero perfettamente addestrato, atletico, giusto e coraggioso, che non si arrende mai e pone sempre la giustizia e la sua missione davanti ai suoi problemi personali.
Kaori Rokumeikan/White Swan è una ragazza bellissima, facoltosa e un po' timida, dall'animo nobile e gentile, che nel corso della serie farà strage di cuori.
Raita Ooishi/Yellow Owl è un goffo e pacioso ragazzone con il pollice verde, dall'animo sensibile e dalla grande forza fisica.
Ako Hayasaka/Blue Swallow è una liceale schietta e senza peli sulla lingua, molto furba, allegra e atletica.
Gai Yuuki/Black Condor è un playboy cool e solitario dalla testa calda, che si circonda di belle ragazze, beve alcolici e suona il sax nei locali e, soprattutto, con questa faccenda dei supereroi vuole averci davvero poco a che fare, se non costretto.
I nostri cinque personaggi richiamano varie specie di uccelli con i loro nomi di battaglia e i loro costumi (come i "Gatchaman" degli anni '70) e, naturalmente, possono contare su giganteschi robot componibili che li aiutano nelle loro battaglie.
Niente di nuovo sotto il sole, dunque, eppure "Jetman" è una delle serie sentai di maggior successo, che negli anni '90 ha ottenuto giocattoli, un videogioco per il Famicon, una serie di romanzi per un pubblico adulto e persino un epilogo in formato manga: una serie anacronistica, che però assume un valore tutto particolare, facendo in un certo senso da spartiacque fra due diverse epoche.
Nel 1991, "Jetman", infatti, prende in sé il meglio di quindici anni di telefilm sentai fatti di organizzazioni militari, soldati, alieni e scienziati. Dall'anno successivo, il 1992, le trame dei serial abbandoneranno quasi del tutto questi elementi di retaggio anni '70 per trattare tematiche più fantasy e dal taglio più moderno, che sanciranno il successo di questo tipo di produzioni anche nel resto del mondo tramite i remake americani "Power Rangers".
Sempre nello stesso anno, un inedito "sentai al femminile", dove alle tute di spandex si sostituiscono delle sensuali sailor-fuku, prenderà il via in forma di fumetto e cartone animato.
Dunque, "Jetman" non pare essere nulla di innovativo.
Sapeva di già visto già nel 1991, figuriamoci oggi. Eppure riscosse un enorme successo nel 1991 e ancora oggi viene acclamato come una delle migliori serie sentai e riscuote omaggi nei telefilm recenti e fanart dedicate in giro per il web. Come mai? Qual è il suo segreto? Che cos'è che lo rende così speciale?
L'elemento migliore di "Jetman" sono senza dubbio i personaggi. Di base, come abbiamo potuto notare, non sono personalità nuove al mondo dell'intrattenimento giapponese per ragazzi: il leader indomito, l'amico-rivale cool e ribelle, il ciccione buontempone, la ragazza nobile e ambita e la ragazzina frizzante. Eppure, anche se li abbiamo già visti in molte altre salse, questi nostri cinque eroi ci cattureranno immediatamente, diventando i nostri migliori amici per le 51 puntate di cui si compone il serial.
Nonostante la loro base stereotipata, nessuno dei nostri personaggi sarà lasciato al caso. Gli episodi ci offriranno una dettagliata analisi dei loro caratteri, problemi e, soprattutto, sentimenti. C'è una certa profondità nella caratterizzazione dei personaggi: nessuno di loro è freddo o lascia indifferenti, tutti quanti rivelano una certa passionalità e provano dei sentimenti molto forti.
Sarà impossibile per lo spettatore non appassionarsi alla tragica vicenda di Ryu, perennemente in bilico fra l'incrollabile fedeltà con cui adempie alla sua missione di eroe e un amore triste e complicato, la cui riconquista diventa la ragione principale della sua lotta.
Come dimenticare la bellissima Kaori, che, temprata dalle dure battaglie che affronta nel suo bianco costume, ottiene una piena consapevolezza di sé e un grande coraggio, sia quello necessario per lottare come Jetman sia quello di amare con sincerità.
Anche i personaggi apparentemente più scanzonati si rivelano capaci di emozionare in diversi modi: l'allegra e furba Ako, spettatrice saggia e divertita dei problemi amorosi dei suoi compagni, avrà modo di affrontare diverse problematiche legate all'adolescenza e a ciò che sarà dei suoi sogni e amici d'infanzia adesso che è diventata una supereroina liceale. Il goffo e gentile Raita scoprirà, in un percorso raccontato con gran tenerezza, che anche una persona timida e piena di insicurezze come lui può essere un eroe, per il mondo intero e per una ragazza speciale.
Gai, probabilmente, è il personaggio più riuscito dell'intera serie: un playboy scostante, solitario, che ha sempre vissuto con superficialità e che inizialmente darà non pochi grattacapi al gruppo. Nel corso della storia, però, attraverserà una crescita molto chiara: imparerà a rivolgere il suo amore soltanto verso un'unica ragazza, e a lottare per lei facendo cose che mai avrebbe immaginato prima, e troverà degli amici sinceri, dei compagni impagabili insieme e per i quali lottare anche a rischio della propria vita.
Non sfuggono a questa caratterizzazione nemmeno i malvagi Vyram: c'è, fra loro, chi prova una fortissima ambizione, chi vuole primeggiare sugli altri a qualunque costo, chi nasconde un passato misterioso, chi pian piano comincia a provare affetto, riconoscenza o compassione, chi prova una rabbia talmente grande da trasformarla in forza e chi, non diversamente dai Jetman suoi avversari, rimarrà vittima dei battiti del suo cuore, facendosi coinvolgere in storie d'amore travagliate, malinconiche e spesso dai risvolti tragici.
E' l'amore, dunque, uno dei cardini di "Jetman", un amore che si mostra in maniera diversa di volta in volta, ora affrontato con leggerezza e brio, ora con tenerezza e poesia, ora con malinconia e rimpianto, ora tragico, drammatico e ricco di tormenti e pathos, e che ci accompagna per tutta la serie, intrecciandosi magistralmente con le battaglie, in maniera non troppo dissimile da quello che si vedrà poi, l'anno successivo, in "Sailor Moon".
"Sailor Moon" che, poi, da "Jetman" riprende questo e altro, a livello di tematiche o eventi. Basti pensare che, fra i molti piani orditi dai perfidi Vyram per soggiogare gli umani ci saranno, fra gli altri, un autobus maledetto, una macchina fotografica che fa sparire i soggetti dello scatto, un mostro che rovina i matrimoni facendo litigare le coppie, un diamante che rende malvagio e avido chi lo tocca o una chiromante... Ricorda niente, tutto ciò?
Se i sentimenti e le psicologie dei personaggi sono così ben curati, le scene d'azione lo sono un po' meno, perlomeno confrontandole con altre serie sentai successive.
I costumi dei Jetman sono molto ben realizzati - le ali piumate che li adornano, sulle prime, appaiono un po' ridicole, ma ci si fa l'abitudine e hanno il loro perché -, mentre i robot, di contro, sono assai anonimi. Visto che il tema è quello degli uccelli, i nostri eroi guideranno cinque aeroplani che ricordano vagamente dei volatili, ma sono colorati in maniera pallida e non troppo viva, non rimanendo troppo impressi.
Nonostante entrambi abbiano un nome mitologico legato al volo, i due robot Jet Icarus e Jet Garuda non spiccano particolarmente a livello di design e sono delle semplici macchine da combattimento, a differenza di altre serie sentai dove i robot hanno una loro volontà e dunque sono più vicini sia ai personaggi sia agli spettatori. Il terzo robot di cui i Jetman dispongono, Tetra Boy, è invece totalmente fuori contesto, non ha nulla a che fare con gli uccelli né come aspetto né come nome, ed è anche piuttosto irritante nelle sue movenze.
I robot sembrano degli asettici scatoloni di cartapesta, ma le scene di lotta sono corredate da effetti speciali abbastanza particolari e ben fatti, anche se sono sin troppo arretrati per essere questa una serie degli anni '90. Le scene di lotta con i personaggi in costume, invece, non presentano troppi problemi, sono ben coreografate e avvincenti.
Fortunatamente, la scarsità tecnica di molti effetti speciali viene ampiamente compensata da una regia e una fotografia molto raffinate, capaci di rendere al meglio scene introspettive, malinconiche, comiche, drammatiche o d'azione. Le scene divertenti non mancano, ma, a differenza dei sentai più recenti, "Jetman" ha ben poco di giocoso e l'atmosfera che lo permea è per la maggior parte dramma, epicità, intensità, malinconia. Non a caso, anche il suo finale non sarà totalmente lieto e non mancherà di far commuovere gli spettatori.
La recitazione degli attori è molto convincente: ognuno è perfettamente adatto al ruolo che rappresenta e molti di loro si rivelano essere anche assai versatili, visto che i personaggi di "Jetman" sono molto sfaccettati e quindi gli attori si ritrovano spesso e volentieri a dover rendere una vasta gamma di sentimenti, passando dal bene al male, dal comico al drammatico o al romantico, con grande disinvoltura.
Un plauso particolare va agli interpreti dei cattivi principali che, a differenza di altre serie sentai, non hanno le fattezze di pupazzoni divertenti, ma riescono ad incutere un certo timore anche a livello visivo, anche se spesso si lanciano in risate da cattivi di serie B un po' troppo macchiettistiche.
Il comparto musicale della serie, invece, è di prim'ordine: a diversi brani orchestrati molto efficaci si affiancano pezzi cantati davvero belli, per la maggior parte eseguiti del celebre Hironobu Kageyama. Insieme alle due belle sigle che aprono e chiudono le puntate, infatti, vi sono diverse canzoni che accompagneranno i combattimenti o le scene clou, donando loro epicità e aumentando il coinvolgimento dello spettatore.
Siamo nel 1991, come ci viene ricordato dalle molte scene di vita quotidiana dei nostri eroi e dal tripudio di sale giochi, caffetterie alla moda, locali per adulti con tavoli da biliardo, teppisti, alcolici. Sassofonisti, bretelle, acconciature ingellate, giubbotti di pelle, felpe sportive e guanti da palestra della Gold's Gym che ci verranno mostrati. Tuttavia, il cuore di "Jetman" batte rivolgendo il pensiero a diversi anni prima, dimostrandosi il non plus ultra dell'eroismo giapponese per ragazzi, una serie che sembra essere la sintesi di un ventennio di eroi colorati, robot giganti, sacrifici, alieni cattivi, passioni, amicizie virili suggellate a suon di pugni, tragedie e amori impossibili.
E' un cuore che batte forte come quello dei suoi personaggi, eroi d'altri tempi che, fra un battaglia e l'altra, fra un amore e l'altro, fra un'avversità e l'altra, continuano sempre a rialzarsi e a lottare, mossi da sentimenti molto potenti.
A distanza di anni, questi eroi continuano a piacerci. Rimaniamo coinvolti dai loro amori e dalle loro lotte, ammiriamo il loro indomabile coraggio, lo spirito di sacrificio con cui si gettano in battaglia, la calda passione con cui esternano i loro sentimenti.
Quelli di "Jetman" non sono eroi sempre perfetti: a volte antepongono le schermaglie amorose alla salvezza della Terra, sono egoisti, arroganti, pavidi, imbranati, collerici, ottusi. Un soldato tanto atletico, leale e coraggioso quanto sfortunato in amore, una nobildonna ingenua e inesperta nei fatti della vita, una ragazzina senza peli sulla lingua, un ragazzone imbranato e un fighetto che vuole vivere da solo andando a donne e fregandosene di doveri, responsabilità e del prossimo sono di certo una squadra assai improbabile, eppure i cinque Jetman sono una delle rappresentazioni più iconiche dei supereroi giapponesi, un gruppo di eroi nelle cui mani in molti affideremmo la nostra sicurezza senza alcuna remora.
Probabilmente è per questo che i Jetman, presi a rappresentanza degli eroi dei cartoni, dei fumetti e dei telefilm giapponesi ci piacciono così tanto. Perché se questo gruppo così mal assortito che veste ridicoli costumini in spandex con le ali piumate può riuscire con impegno a salvare il mondo dai malvagi, allora anche noi, nel nostro piccolo, possiamo essere degli eroi.
Sì, probabilmente gli eroi giapponesi ci piacciono così tanto, a distanza di tanti anni e nonostante la ripetitività delle loro storie, perché continuano ad alimentare questo tipo di sogni.
Oltre all'indubbio fascino dei suoi personaggi e della sua storia ottimamente narrata, è per questo che, dunque, consiglio la visione di "Jetman": perché fa sognare, regalando emozioni e un gran coinvolgimento.
E' un telefilm ormai obsoleto, sia per realizzazione tecnica sia per il suo continuo rifarsi a serie di supereroi e robot ben più vecchie di lui, ma le emozioni che dona sono immortali.
Cambiano le epoche, i disegni, gli attori, gli effetti speciali, ma non cambiano gli eroi, che continuano a lottare, a riscuotere successi e a emozionare con le loro avventure i bambini (e i bambinoni come il sottoscritto) in patria e in tutto il mondo.
Perché? Qual è la formula magica segreta che permette agli eroi giapponesi di sopravvivere ancora oggi, nonostante i cambiamenti delle loro varie forme e la vicendevole ripetitività delle loro storie, e di continuare a essere amati? Se un segreto c'è, personalmente credo che risieda nel fatto che gli eroi giapponesi, per quanto invincibili e dotati di poteri fantastici, sono in realtà dei personaggi molto umani, che sì, sono capaci di tirar fuori un coraggio incredibile nei momenti topici e sono dotati di una forza invincibile, ma hanno anche le loro debolezze. Soffrono, amano, provano sentimenti, credono nell'amicizia, ma a volte dubitano di se stessi, ogni tanto si allontanano dai loro compagni o dalla retta via, ricercano la vendetta, piangono, si arrabbiano, si appassionano, hanno dei problemi piccoli o grandi che alla fine, con determinazione, volontà o anche solo un po' di fortuna, risolvono.
Sono regole che, nella maggior parte dei casi, valgono anche per i loro avversari, il cui elemento di maggior fascino è il loro carattere sfumato e complesso, ricco di emozioni contrastanti, di determinazione e ambizione, generato spesso e volentieri da un passato travagliato.
Sono un po' come noi, è molto facile identificarsi in questi personaggi, e perciò credo sia questo il motivo per cui gli eroi giapponesi, i loro fumetti, i loro cartoni animati e i loro telefilm continuino a piacere così tanto anche al giorno d'oggi.
Quando, nel 1991, esce "Choujin Sentai Jetman" ("Jetman, lo squadrone degli uomini-uccello"), di eroi in tutine colorate, gruppi di cinque paladini, mostri e robot giganti ce n'erano già stati tanti.
Fondamentalmente, il telefilm non offre nulla che non si sia già visto in almeno una produzione dei decenni precedenti.
In un indefinito anno 199X (come quello di "Ken il guerriero"), la Terra è attaccata dai malvagi alieni Vyram. Ma niente paura, l'inflessibile comandante-dottoressa Aya Odagiri ha organizzato, a difesa del pianeta, il progetto Jetman: cinque terrestri, investiti da potenti onde d'energia chiamate Birdonic Waves, acquisiscono poteri straordinari e costituiscono lo squadrone degli eroi Jetman. Ryu Tendo/Red Hawk è il leader del gruppo: un guerriero perfettamente addestrato, atletico, giusto e coraggioso, che non si arrende mai e pone sempre la giustizia e la sua missione davanti ai suoi problemi personali.
Kaori Rokumeikan/White Swan è una ragazza bellissima, facoltosa e un po' timida, dall'animo nobile e gentile, che nel corso della serie farà strage di cuori.
Raita Ooishi/Yellow Owl è un goffo e pacioso ragazzone con il pollice verde, dall'animo sensibile e dalla grande forza fisica.
Ako Hayasaka/Blue Swallow è una liceale schietta e senza peli sulla lingua, molto furba, allegra e atletica.
Gai Yuuki/Black Condor è un playboy cool e solitario dalla testa calda, che si circonda di belle ragazze, beve alcolici e suona il sax nei locali e, soprattutto, con questa faccenda dei supereroi vuole averci davvero poco a che fare, se non costretto.
I nostri cinque personaggi richiamano varie specie di uccelli con i loro nomi di battaglia e i loro costumi (come i "Gatchaman" degli anni '70) e, naturalmente, possono contare su giganteschi robot componibili che li aiutano nelle loro battaglie.
Niente di nuovo sotto il sole, dunque, eppure "Jetman" è una delle serie sentai di maggior successo, che negli anni '90 ha ottenuto giocattoli, un videogioco per il Famicon, una serie di romanzi per un pubblico adulto e persino un epilogo in formato manga: una serie anacronistica, che però assume un valore tutto particolare, facendo in un certo senso da spartiacque fra due diverse epoche.
Nel 1991, "Jetman", infatti, prende in sé il meglio di quindici anni di telefilm sentai fatti di organizzazioni militari, soldati, alieni e scienziati. Dall'anno successivo, il 1992, le trame dei serial abbandoneranno quasi del tutto questi elementi di retaggio anni '70 per trattare tematiche più fantasy e dal taglio più moderno, che sanciranno il successo di questo tipo di produzioni anche nel resto del mondo tramite i remake americani "Power Rangers".
Sempre nello stesso anno, un inedito "sentai al femminile", dove alle tute di spandex si sostituiscono delle sensuali sailor-fuku, prenderà il via in forma di fumetto e cartone animato.
Dunque, "Jetman" non pare essere nulla di innovativo.
Sapeva di già visto già nel 1991, figuriamoci oggi. Eppure riscosse un enorme successo nel 1991 e ancora oggi viene acclamato come una delle migliori serie sentai e riscuote omaggi nei telefilm recenti e fanart dedicate in giro per il web. Come mai? Qual è il suo segreto? Che cos'è che lo rende così speciale?
L'elemento migliore di "Jetman" sono senza dubbio i personaggi. Di base, come abbiamo potuto notare, non sono personalità nuove al mondo dell'intrattenimento giapponese per ragazzi: il leader indomito, l'amico-rivale cool e ribelle, il ciccione buontempone, la ragazza nobile e ambita e la ragazzina frizzante. Eppure, anche se li abbiamo già visti in molte altre salse, questi nostri cinque eroi ci cattureranno immediatamente, diventando i nostri migliori amici per le 51 puntate di cui si compone il serial.
Nonostante la loro base stereotipata, nessuno dei nostri personaggi sarà lasciato al caso. Gli episodi ci offriranno una dettagliata analisi dei loro caratteri, problemi e, soprattutto, sentimenti. C'è una certa profondità nella caratterizzazione dei personaggi: nessuno di loro è freddo o lascia indifferenti, tutti quanti rivelano una certa passionalità e provano dei sentimenti molto forti.
Sarà impossibile per lo spettatore non appassionarsi alla tragica vicenda di Ryu, perennemente in bilico fra l'incrollabile fedeltà con cui adempie alla sua missione di eroe e un amore triste e complicato, la cui riconquista diventa la ragione principale della sua lotta.
Come dimenticare la bellissima Kaori, che, temprata dalle dure battaglie che affronta nel suo bianco costume, ottiene una piena consapevolezza di sé e un grande coraggio, sia quello necessario per lottare come Jetman sia quello di amare con sincerità.
Anche i personaggi apparentemente più scanzonati si rivelano capaci di emozionare in diversi modi: l'allegra e furba Ako, spettatrice saggia e divertita dei problemi amorosi dei suoi compagni, avrà modo di affrontare diverse problematiche legate all'adolescenza e a ciò che sarà dei suoi sogni e amici d'infanzia adesso che è diventata una supereroina liceale. Il goffo e gentile Raita scoprirà, in un percorso raccontato con gran tenerezza, che anche una persona timida e piena di insicurezze come lui può essere un eroe, per il mondo intero e per una ragazza speciale.
Gai, probabilmente, è il personaggio più riuscito dell'intera serie: un playboy scostante, solitario, che ha sempre vissuto con superficialità e che inizialmente darà non pochi grattacapi al gruppo. Nel corso della storia, però, attraverserà una crescita molto chiara: imparerà a rivolgere il suo amore soltanto verso un'unica ragazza, e a lottare per lei facendo cose che mai avrebbe immaginato prima, e troverà degli amici sinceri, dei compagni impagabili insieme e per i quali lottare anche a rischio della propria vita.
Non sfuggono a questa caratterizzazione nemmeno i malvagi Vyram: c'è, fra loro, chi prova una fortissima ambizione, chi vuole primeggiare sugli altri a qualunque costo, chi nasconde un passato misterioso, chi pian piano comincia a provare affetto, riconoscenza o compassione, chi prova una rabbia talmente grande da trasformarla in forza e chi, non diversamente dai Jetman suoi avversari, rimarrà vittima dei battiti del suo cuore, facendosi coinvolgere in storie d'amore travagliate, malinconiche e spesso dai risvolti tragici.
E' l'amore, dunque, uno dei cardini di "Jetman", un amore che si mostra in maniera diversa di volta in volta, ora affrontato con leggerezza e brio, ora con tenerezza e poesia, ora con malinconia e rimpianto, ora tragico, drammatico e ricco di tormenti e pathos, e che ci accompagna per tutta la serie, intrecciandosi magistralmente con le battaglie, in maniera non troppo dissimile da quello che si vedrà poi, l'anno successivo, in "Sailor Moon".
"Sailor Moon" che, poi, da "Jetman" riprende questo e altro, a livello di tematiche o eventi. Basti pensare che, fra i molti piani orditi dai perfidi Vyram per soggiogare gli umani ci saranno, fra gli altri, un autobus maledetto, una macchina fotografica che fa sparire i soggetti dello scatto, un mostro che rovina i matrimoni facendo litigare le coppie, un diamante che rende malvagio e avido chi lo tocca o una chiromante... Ricorda niente, tutto ciò?
Se i sentimenti e le psicologie dei personaggi sono così ben curati, le scene d'azione lo sono un po' meno, perlomeno confrontandole con altre serie sentai successive.
I costumi dei Jetman sono molto ben realizzati - le ali piumate che li adornano, sulle prime, appaiono un po' ridicole, ma ci si fa l'abitudine e hanno il loro perché -, mentre i robot, di contro, sono assai anonimi. Visto che il tema è quello degli uccelli, i nostri eroi guideranno cinque aeroplani che ricordano vagamente dei volatili, ma sono colorati in maniera pallida e non troppo viva, non rimanendo troppo impressi.
Nonostante entrambi abbiano un nome mitologico legato al volo, i due robot Jet Icarus e Jet Garuda non spiccano particolarmente a livello di design e sono delle semplici macchine da combattimento, a differenza di altre serie sentai dove i robot hanno una loro volontà e dunque sono più vicini sia ai personaggi sia agli spettatori. Il terzo robot di cui i Jetman dispongono, Tetra Boy, è invece totalmente fuori contesto, non ha nulla a che fare con gli uccelli né come aspetto né come nome, ed è anche piuttosto irritante nelle sue movenze.
I robot sembrano degli asettici scatoloni di cartapesta, ma le scene di lotta sono corredate da effetti speciali abbastanza particolari e ben fatti, anche se sono sin troppo arretrati per essere questa una serie degli anni '90. Le scene di lotta con i personaggi in costume, invece, non presentano troppi problemi, sono ben coreografate e avvincenti.
Fortunatamente, la scarsità tecnica di molti effetti speciali viene ampiamente compensata da una regia e una fotografia molto raffinate, capaci di rendere al meglio scene introspettive, malinconiche, comiche, drammatiche o d'azione. Le scene divertenti non mancano, ma, a differenza dei sentai più recenti, "Jetman" ha ben poco di giocoso e l'atmosfera che lo permea è per la maggior parte dramma, epicità, intensità, malinconia. Non a caso, anche il suo finale non sarà totalmente lieto e non mancherà di far commuovere gli spettatori.
La recitazione degli attori è molto convincente: ognuno è perfettamente adatto al ruolo che rappresenta e molti di loro si rivelano essere anche assai versatili, visto che i personaggi di "Jetman" sono molto sfaccettati e quindi gli attori si ritrovano spesso e volentieri a dover rendere una vasta gamma di sentimenti, passando dal bene al male, dal comico al drammatico o al romantico, con grande disinvoltura.
Un plauso particolare va agli interpreti dei cattivi principali che, a differenza di altre serie sentai, non hanno le fattezze di pupazzoni divertenti, ma riescono ad incutere un certo timore anche a livello visivo, anche se spesso si lanciano in risate da cattivi di serie B un po' troppo macchiettistiche.
Il comparto musicale della serie, invece, è di prim'ordine: a diversi brani orchestrati molto efficaci si affiancano pezzi cantati davvero belli, per la maggior parte eseguiti del celebre Hironobu Kageyama. Insieme alle due belle sigle che aprono e chiudono le puntate, infatti, vi sono diverse canzoni che accompagneranno i combattimenti o le scene clou, donando loro epicità e aumentando il coinvolgimento dello spettatore.
Siamo nel 1991, come ci viene ricordato dalle molte scene di vita quotidiana dei nostri eroi e dal tripudio di sale giochi, caffetterie alla moda, locali per adulti con tavoli da biliardo, teppisti, alcolici. Sassofonisti, bretelle, acconciature ingellate, giubbotti di pelle, felpe sportive e guanti da palestra della Gold's Gym che ci verranno mostrati. Tuttavia, il cuore di "Jetman" batte rivolgendo il pensiero a diversi anni prima, dimostrandosi il non plus ultra dell'eroismo giapponese per ragazzi, una serie che sembra essere la sintesi di un ventennio di eroi colorati, robot giganti, sacrifici, alieni cattivi, passioni, amicizie virili suggellate a suon di pugni, tragedie e amori impossibili.
E' un cuore che batte forte come quello dei suoi personaggi, eroi d'altri tempi che, fra un battaglia e l'altra, fra un amore e l'altro, fra un'avversità e l'altra, continuano sempre a rialzarsi e a lottare, mossi da sentimenti molto potenti.
A distanza di anni, questi eroi continuano a piacerci. Rimaniamo coinvolti dai loro amori e dalle loro lotte, ammiriamo il loro indomabile coraggio, lo spirito di sacrificio con cui si gettano in battaglia, la calda passione con cui esternano i loro sentimenti.
Quelli di "Jetman" non sono eroi sempre perfetti: a volte antepongono le schermaglie amorose alla salvezza della Terra, sono egoisti, arroganti, pavidi, imbranati, collerici, ottusi. Un soldato tanto atletico, leale e coraggioso quanto sfortunato in amore, una nobildonna ingenua e inesperta nei fatti della vita, una ragazzina senza peli sulla lingua, un ragazzone imbranato e un fighetto che vuole vivere da solo andando a donne e fregandosene di doveri, responsabilità e del prossimo sono di certo una squadra assai improbabile, eppure i cinque Jetman sono una delle rappresentazioni più iconiche dei supereroi giapponesi, un gruppo di eroi nelle cui mani in molti affideremmo la nostra sicurezza senza alcuna remora.
Probabilmente è per questo che i Jetman, presi a rappresentanza degli eroi dei cartoni, dei fumetti e dei telefilm giapponesi ci piacciono così tanto. Perché se questo gruppo così mal assortito che veste ridicoli costumini in spandex con le ali piumate può riuscire con impegno a salvare il mondo dai malvagi, allora anche noi, nel nostro piccolo, possiamo essere degli eroi.
Sì, probabilmente gli eroi giapponesi ci piacciono così tanto, a distanza di tanti anni e nonostante la ripetitività delle loro storie, perché continuano ad alimentare questo tipo di sogni.
Oltre all'indubbio fascino dei suoi personaggi e della sua storia ottimamente narrata, è per questo che, dunque, consiglio la visione di "Jetman": perché fa sognare, regalando emozioni e un gran coinvolgimento.
E' un telefilm ormai obsoleto, sia per realizzazione tecnica sia per il suo continuo rifarsi a serie di supereroi e robot ben più vecchie di lui, ma le emozioni che dona sono immortali.