While You Were Sleeping
E’ un prodotto di intrattenimento, e lo fa benissimo!
Ho letto di tutto e di più su questo titolo. Chi si lamenta della performance della protagonista, chi del protagonista, chi della chimica fra i due, chi della gestione dei flashback, chi della logica degli avvenimenti, e così via. Immagino sia così per ogni e qualsiasi drama. Io non sono molto abile a notare illogicità sottili e parto dal presupposto che quello che sto guardando, specie perché bazzica nel soprannaturale, sia un mero prodotto di intrattenimento. Da questo punto di vista, per quanto mi riguarda hanno fatto un lavoro ottimo. L’unico, vero, minus di tutta la serie è il fatto che non spieghino come siano nati questi sogni e che a volte siano poco coerenti con le (presunte) premesse. Fine. Ma non stiamo mica guardando una lezione universitaria di fisica nucleare!
Il concetto di base è interessante, anche se forse non completamente originale (raccontiamo storie da migliaia di anni…). C’è una ragazza che soffre di incubi premonitori sin da bambina e cerca, come e quando può, di impedire le tragedie annunciate nel sonno. Non sempre ci riesce e, ovviamente, la cosa non può non avere un pesante effetto sulla sua psiche, specie quando il sogno riguarda parenti stretti… Un giorno, cercando di salvare due uomini, la protagonista innescherà uno strano processo per cui i tre cominceranno a sognarsi a vicenda, e cercheranno di proteggere le persone a loro più care.
Lo svolgimento è ben condotto, senza battute di arresto e accelerazioni improvvise. C’è almeno un cruciale colpo di scena che non avevo minimamente previsto e mi ha fatto ballare di soddisfazione sulla sedia. La storia d’amore fra i protagonisti non prende mai il sopravvento sulle vicende, ma è ben integrata nella storia. Il fatto stesso che la linea temporale viaggi avanti e indietro non confonde, perché il tutto resta abbastanza lineare e perfettamente comprensibile. Il finale è soddisfacente. L’ambientazione nei tribunali è molto piacevole, anche se probabilmente non completamente realistica. Ma, ehi, mica è un documentario!
I costumi? Da donna ho notato particolarmente quelli degli uomini. E le lunghe gambe di Lee Jong Suk inguainate negli abiti scuri, sormontate dal resto, fanno la loro magnifica figura. Anche Jung Hae In, in divisa, specie quella scura, non lascia indifferenti. Lo stesso Lee Sang Yeob, pur se gravato da un personaggio antipatico, è di una innegabile eleganza.
Passando alla performance degli attori, non ho notato particolari deficienze, anzi. Il quartetto dei principali – il duo protagonista, il poliziotto e il legale cattivo – è riuscito a dare un’interpretazione convincente e non forzata. Non dico che siano da oscar, ma hanno sicuramente guadagnato la pagnotta. Anche diversi interpreti di personaggi secondari hanno fatto molto più del loro dovere, per esempio Kim Won Hae, nei panni dell’investigatore Choi, è stato veramente magnifico, Hwang Young Hee è stata una convincente madre della protagonista e, in generale, la serie dei caratteristi di contorno si è comportata alla grande. Non so perché in tanti ce l’abbiano con Bae Suzy. A me nel suo ruolo è piaciuta molto. Una ragazza gravata da un passato doloroso e dal perdurare di sogni sconcertanti e spesso minacciosi, non può che avere qualche stranezza.
I personaggi sono umani. Non ci sono supereroi, tizi imbattibili che prendono sempre la decisione giusta, che vincono sempre, e così via. Le decisioni sono difficili, soppesate, sofferte, tanto più quando ne dipendono le vite delle persone. Il cattivo del mazzo è forse il più umano di tutti, un uomo tutto sommato tormentato, ma che non riesce mai a trovare in questo tormento la forza di fare la cosa giusta, o almeno quella meno errata. “Non sei qui perché la tua risposta era sbagliata. Se qui perché hai preteso che la risposta sbagliata fosse giusta.” Non sono solo i buoni a disprezzare il malvagio, vediamo più volte, nel corso del drama, che si fa schifo da solo. Che tristezza.
Resta da parlare del commento musicale. Ecco, sinceramente forse è l’aspetto più trascurabile. Le canzoni per il mio orecchio non sono particolarmente memorabili, e non ho ricordi di musiche di sottofondo che mi abbiano particolarmente colpito, a parte il crescendo orchestrale che sottolinea le parti più pregnanti. Un po’ poco per scriverne a casa.
In sunto, una serie che ho trovato godibilissima e che ho guardato tutta d’un fiato, a botte di una decina di episodi al giorno, visto che ero in ferie. Una serie da guardare e riguardare, che mi lascia con l’arduo compito di trovarne un’altra che sia almeno alla pari. Compito difficile, perché siamo veramente ai limiti superiori, qui.
Ho letto di tutto e di più su questo titolo. Chi si lamenta della performance della protagonista, chi del protagonista, chi della chimica fra i due, chi della gestione dei flashback, chi della logica degli avvenimenti, e così via. Immagino sia così per ogni e qualsiasi drama. Io non sono molto abile a notare illogicità sottili e parto dal presupposto che quello che sto guardando, specie perché bazzica nel soprannaturale, sia un mero prodotto di intrattenimento. Da questo punto di vista, per quanto mi riguarda hanno fatto un lavoro ottimo. L’unico, vero, minus di tutta la serie è il fatto che non spieghino come siano nati questi sogni e che a volte siano poco coerenti con le (presunte) premesse. Fine. Ma non stiamo mica guardando una lezione universitaria di fisica nucleare!
Il concetto di base è interessante, anche se forse non completamente originale (raccontiamo storie da migliaia di anni…). C’è una ragazza che soffre di incubi premonitori sin da bambina e cerca, come e quando può, di impedire le tragedie annunciate nel sonno. Non sempre ci riesce e, ovviamente, la cosa non può non avere un pesante effetto sulla sua psiche, specie quando il sogno riguarda parenti stretti… Un giorno, cercando di salvare due uomini, la protagonista innescherà uno strano processo per cui i tre cominceranno a sognarsi a vicenda, e cercheranno di proteggere le persone a loro più care.
Lo svolgimento è ben condotto, senza battute di arresto e accelerazioni improvvise. C’è almeno un cruciale colpo di scena che non avevo minimamente previsto e mi ha fatto ballare di soddisfazione sulla sedia. La storia d’amore fra i protagonisti non prende mai il sopravvento sulle vicende, ma è ben integrata nella storia. Il fatto stesso che la linea temporale viaggi avanti e indietro non confonde, perché il tutto resta abbastanza lineare e perfettamente comprensibile. Il finale è soddisfacente. L’ambientazione nei tribunali è molto piacevole, anche se probabilmente non completamente realistica. Ma, ehi, mica è un documentario!
I costumi? Da donna ho notato particolarmente quelli degli uomini. E le lunghe gambe di Lee Jong Suk inguainate negli abiti scuri, sormontate dal resto, fanno la loro magnifica figura. Anche Jung Hae In, in divisa, specie quella scura, non lascia indifferenti. Lo stesso Lee Sang Yeob, pur se gravato da un personaggio antipatico, è di una innegabile eleganza.
Passando alla performance degli attori, non ho notato particolari deficienze, anzi. Il quartetto dei principali – il duo protagonista, il poliziotto e il legale cattivo – è riuscito a dare un’interpretazione convincente e non forzata. Non dico che siano da oscar, ma hanno sicuramente guadagnato la pagnotta. Anche diversi interpreti di personaggi secondari hanno fatto molto più del loro dovere, per esempio Kim Won Hae, nei panni dell’investigatore Choi, è stato veramente magnifico, Hwang Young Hee è stata una convincente madre della protagonista e, in generale, la serie dei caratteristi di contorno si è comportata alla grande. Non so perché in tanti ce l’abbiano con Bae Suzy. A me nel suo ruolo è piaciuta molto. Una ragazza gravata da un passato doloroso e dal perdurare di sogni sconcertanti e spesso minacciosi, non può che avere qualche stranezza.
I personaggi sono umani. Non ci sono supereroi, tizi imbattibili che prendono sempre la decisione giusta, che vincono sempre, e così via. Le decisioni sono difficili, soppesate, sofferte, tanto più quando ne dipendono le vite delle persone. Il cattivo del mazzo è forse il più umano di tutti, un uomo tutto sommato tormentato, ma che non riesce mai a trovare in questo tormento la forza di fare la cosa giusta, o almeno quella meno errata. “Non sei qui perché la tua risposta era sbagliata. Se qui perché hai preteso che la risposta sbagliata fosse giusta.” Non sono solo i buoni a disprezzare il malvagio, vediamo più volte, nel corso del drama, che si fa schifo da solo. Che tristezza.
Resta da parlare del commento musicale. Ecco, sinceramente forse è l’aspetto più trascurabile. Le canzoni per il mio orecchio non sono particolarmente memorabili, e non ho ricordi di musiche di sottofondo che mi abbiano particolarmente colpito, a parte il crescendo orchestrale che sottolinea le parti più pregnanti. Un po’ poco per scriverne a casa.
In sunto, una serie che ho trovato godibilissima e che ho guardato tutta d’un fiato, a botte di una decina di episodi al giorno, visto che ero in ferie. Una serie da guardare e riguardare, che mi lascia con l’arduo compito di trovarne un’altra che sia almeno alla pari. Compito difficile, perché siamo veramente ai limiti superiori, qui.