The Shadow Warrior
La Luna, enorme, nel cielo. Una donna avvolta in un mantello stracciato, a terra, nel deserto spazzato dal vento. Una voce tuona:
Donna! Tu chi saresti?
Non lo so... non ne ho idea ...
Per quale motivo sei giunta qui? E dove sei diretta?
Non me lo ricordo ...
E perché ti trovi qui? Cosa desideri?
Vorrei... un abito... un po' di viveri per tirare avanti... e una spada!
Così inizia "The Shadow Warrior" di Leiji Matsumoto, un classico che non mancherà di appassionare i fan del maestro, ai quali non sfuggirà la somiglianza con la scena in cui Emeraldas entra in possesso della sua nave. Sono passati circa vent'anni da Queen Emeraldas (The Shadow Warrior è del 1999, Queen Emeraldas del 1978) ma Matsumoto non ha perso lo smalto.
Pur rimanendo fedele alle sue tematiche tradizionali, il maestro si rinnova sotto vari aspetti. In primo luogo il character design è leggermente diverso dal solito: la protagonista, Shisanmei, ha i capelli in stile ali di corvo (ricorda l'arpia Silen di Devilman) che a mia memoria non si sono mai visti in un'opera di Matsumoto. È anche una donna più sfacciata e meno eterea del solito, del resto non si tratta di una regina ma di una predona. L'opera ha una componente di sensualità più esplicita di quella che si poteva trovare nelle opere degli anni settanta, ma inferiore a quella dei Racconti del Bar Miraggio o dell'anime Gun Frontier: insomma, non troverete scene di sesso, ma le scene di bagno non mancheranno.
Il protagonista maschile è il solito ragazzo matsumotiano, impegnato in un viaggio iniziatico per diventare un Uomo. Nulla di nuovo qui, se non un piccolo tocco umoristico nel nome del protagonista, che si fa chiamare Signorino, e nel codino alla cinese che porta.
La differenza principale con gli altri manga del maestro è a livello grafico: in The Shadow Warrior Matsumoto rinuncia al suo celebre tratto dettagliatissimo (visto l'ultima volta nel Bar Miraggio) in favore di una stile molto più abbozzato e "nebbioso": questo è probabilmente voluto viste le atmosfere dell'opera e la tematica dell'Ombra, ma onestamente devo dire che preferisco i suoi disegni tradizionali. Comunque il manga ci delizia con molte illustrazioni giganti a doppia pagina, con belle vedute della Luna e di deserti.
A livello di trama, The Shadow Warrior non è basato su racconti autoconclusivi come al solito, ma narra la storia unica della misteriosa Shisanmei, donna che ha perso il suo passato e la sua memoria, ma che comincia a riacquistarla pian piano del corso del suo viaggio, in cui incontra dapprima il giovane Signorino (di cui diventa la guardia del corpo) e successivamente la sua gemella-ombra (o si tratta forse di un'altra incarnazione di sé stessa) Jinfen, anch'essa senza passato. I misteri sono molti, ma nessuno di questi sarà svelato, perché l'opera finisce sul nascere, dopo soli due volumi.
Matsumoto è solito lasciare le sue opere incompiute: questo è avvenuto per Capitan Harlock e per Queen Emeraldas; The Shadow Warrion non fa eccezione, solo che in questo caso il livello di incompiutezza è molto maggiore e l'opera viene troncata proprio all'inizio. Mentre in Queen Emeraldas Matsumoto si scusa per non essere riuscito a portarla a termine, in questo caso l'edizione Hazard non dice nulla. Molti considereranno l'incompletezza un difetto ed è per questo che la segnalo, ma personalmente devo dire che un po' me l'aspettavo e non mi ha causato problemi. Prendo The Shadow Warrior come un'antica leggenda cinese in molti volumi di cui ci sono pervenuti solo i primi due, mentre gli altri si sono persi nelle nebbie del tempo.
Matsumoto bisogna prenderlo come viene. Non si può pretendere di trovare realismo e neppure il completo rispetto delle regole della logica: the Shadow Warrior, come tutti i lavori del maestro, è in primo luogo un'opera poetica. In quest'ottica non sorprende che il confine tra presente, passato e futuro sia piuttosto labile (anche se non quanto nel Bar Miraggio) e che il Signorino in un'opera ambientata nella Cina del diciassettesimo secolo possa venire in possesso di un binocolo moderno.
A livello di edizione segnalo dal lato positivo la traduzione dell'ottimo Francesco Nicodemo e dal lato negativo il colore della carta, a mio avviso troppo gialla.
The Shadow Warrior è un'opera da raccomandare a tutti i fan di Matsumoto e a chi ama le antiche leggende cinesi e le atmosfere romantiche e misteriose.
Donna! Tu chi saresti?
Non lo so... non ne ho idea ...
Per quale motivo sei giunta qui? E dove sei diretta?
Non me lo ricordo ...
E perché ti trovi qui? Cosa desideri?
Vorrei... un abito... un po' di viveri per tirare avanti... e una spada!
Così inizia "The Shadow Warrior" di Leiji Matsumoto, un classico che non mancherà di appassionare i fan del maestro, ai quali non sfuggirà la somiglianza con la scena in cui Emeraldas entra in possesso della sua nave. Sono passati circa vent'anni da Queen Emeraldas (The Shadow Warrior è del 1999, Queen Emeraldas del 1978) ma Matsumoto non ha perso lo smalto.
Pur rimanendo fedele alle sue tematiche tradizionali, il maestro si rinnova sotto vari aspetti. In primo luogo il character design è leggermente diverso dal solito: la protagonista, Shisanmei, ha i capelli in stile ali di corvo (ricorda l'arpia Silen di Devilman) che a mia memoria non si sono mai visti in un'opera di Matsumoto. È anche una donna più sfacciata e meno eterea del solito, del resto non si tratta di una regina ma di una predona. L'opera ha una componente di sensualità più esplicita di quella che si poteva trovare nelle opere degli anni settanta, ma inferiore a quella dei Racconti del Bar Miraggio o dell'anime Gun Frontier: insomma, non troverete scene di sesso, ma le scene di bagno non mancheranno.
Il protagonista maschile è il solito ragazzo matsumotiano, impegnato in un viaggio iniziatico per diventare un Uomo. Nulla di nuovo qui, se non un piccolo tocco umoristico nel nome del protagonista, che si fa chiamare Signorino, e nel codino alla cinese che porta.
La differenza principale con gli altri manga del maestro è a livello grafico: in The Shadow Warrior Matsumoto rinuncia al suo celebre tratto dettagliatissimo (visto l'ultima volta nel Bar Miraggio) in favore di una stile molto più abbozzato e "nebbioso": questo è probabilmente voluto viste le atmosfere dell'opera e la tematica dell'Ombra, ma onestamente devo dire che preferisco i suoi disegni tradizionali. Comunque il manga ci delizia con molte illustrazioni giganti a doppia pagina, con belle vedute della Luna e di deserti.
A livello di trama, The Shadow Warrior non è basato su racconti autoconclusivi come al solito, ma narra la storia unica della misteriosa Shisanmei, donna che ha perso il suo passato e la sua memoria, ma che comincia a riacquistarla pian piano del corso del suo viaggio, in cui incontra dapprima il giovane Signorino (di cui diventa la guardia del corpo) e successivamente la sua gemella-ombra (o si tratta forse di un'altra incarnazione di sé stessa) Jinfen, anch'essa senza passato. I misteri sono molti, ma nessuno di questi sarà svelato, perché l'opera finisce sul nascere, dopo soli due volumi.
Matsumoto è solito lasciare le sue opere incompiute: questo è avvenuto per Capitan Harlock e per Queen Emeraldas; The Shadow Warrion non fa eccezione, solo che in questo caso il livello di incompiutezza è molto maggiore e l'opera viene troncata proprio all'inizio. Mentre in Queen Emeraldas Matsumoto si scusa per non essere riuscito a portarla a termine, in questo caso l'edizione Hazard non dice nulla. Molti considereranno l'incompletezza un difetto ed è per questo che la segnalo, ma personalmente devo dire che un po' me l'aspettavo e non mi ha causato problemi. Prendo The Shadow Warrior come un'antica leggenda cinese in molti volumi di cui ci sono pervenuti solo i primi due, mentre gli altri si sono persi nelle nebbie del tempo.
Matsumoto bisogna prenderlo come viene. Non si può pretendere di trovare realismo e neppure il completo rispetto delle regole della logica: the Shadow Warrior, come tutti i lavori del maestro, è in primo luogo un'opera poetica. In quest'ottica non sorprende che il confine tra presente, passato e futuro sia piuttosto labile (anche se non quanto nel Bar Miraggio) e che il Signorino in un'opera ambientata nella Cina del diciassettesimo secolo possa venire in possesso di un binocolo moderno.
A livello di edizione segnalo dal lato positivo la traduzione dell'ottimo Francesco Nicodemo e dal lato negativo il colore della carta, a mio avviso troppo gialla.
The Shadow Warrior è un'opera da raccomandare a tutti i fan di Matsumoto e a chi ama le antiche leggende cinesi e le atmosfere romantiche e misteriose.