Sesame Street
Quando ho ripreso in mano questo manga ero sicuro che mi sarebbe nuovamente piaciuto come quando l’ho comprato più di vent’anni fa’… e un po’ ne sono rimasto deluso perché le mie aspettative erano piuttosto alte. Questo manga è un manga interrotto in patria come tanti altri che sono capitati tra le mani e rimprovererò sempre i Kappa Boys di avermi fregato in quanto quando lo hanno portato in Italia era già da tempo che non uscivano più episodi in Giappone.
Per chi non lo sapesse Sesame Street è un manga di Izumi Matsumoto conosciuto in Italia e in Giappone per Kimagure Orange Road: fumetto che la consacrato come uno dei mangaka più conosciuti da noi nei primi anni ‘90. Tra l’altro Matsumoto è stato il maestro di Kazushi Hagiwara (autore di “Bastard!!”) e di Okazaki (autore di “Elementalors”).
Ma ritorniamo all’opera presa in esame: Sesame Street non è un semplice triangolo come Orange Road, qui le coppie che si possono formare sono molteplici: è un opera corale sul tipo (nei romanzi italiani) dei “Malavoglia” di Verga. Tutto inizia con un matrimonio e qui viene un parallelo con “Maison Ikkoku” perché anche qui c’è una giovane vedova… La giovane vedova va ad abitare in casa del suocero, dove conosce il cognato, il giovane Keiki e la ragazza alla pari Karin a cui si affiancano tanti personaggi che sono utili allo svolgimento della storia ma sui quali l’autore si ferma poco, non permettendo loro di acquisire spessore. D’altronde quest’opera è finita in Giappone al terzo volume con un finale che lascia aperte tutte le situazioni create senza risolvere nessuna delle storie messe sul fuoco. E’ chiaro che il finale dedicato a Konpei era solo un capitolo di un’opera che doveva essere più lunga ma il cui gradimento era molto scemato.
I disegni sono un po 'vecchi, niente a che vedere con quanto ci hanno offerto gli allievi del Maestro di cui ho parlato prima. Comunque la storia nonostante i difetti da me enunciati era promettente/ Alla fine gli assegno un sette, più per nostalgia che per altro.
Per chi non lo sapesse Sesame Street è un manga di Izumi Matsumoto conosciuto in Italia e in Giappone per Kimagure Orange Road: fumetto che la consacrato come uno dei mangaka più conosciuti da noi nei primi anni ‘90. Tra l’altro Matsumoto è stato il maestro di Kazushi Hagiwara (autore di “Bastard!!”) e di Okazaki (autore di “Elementalors”).
Ma ritorniamo all’opera presa in esame: Sesame Street non è un semplice triangolo come Orange Road, qui le coppie che si possono formare sono molteplici: è un opera corale sul tipo (nei romanzi italiani) dei “Malavoglia” di Verga. Tutto inizia con un matrimonio e qui viene un parallelo con “Maison Ikkoku” perché anche qui c’è una giovane vedova… La giovane vedova va ad abitare in casa del suocero, dove conosce il cognato, il giovane Keiki e la ragazza alla pari Karin a cui si affiancano tanti personaggi che sono utili allo svolgimento della storia ma sui quali l’autore si ferma poco, non permettendo loro di acquisire spessore. D’altronde quest’opera è finita in Giappone al terzo volume con un finale che lascia aperte tutte le situazioni create senza risolvere nessuna delle storie messe sul fuoco. E’ chiaro che il finale dedicato a Konpei era solo un capitolo di un’opera che doveva essere più lunga ma il cui gradimento era molto scemato.
I disegni sono un po 'vecchi, niente a che vedere con quanto ci hanno offerto gli allievi del Maestro di cui ho parlato prima. Comunque la storia nonostante i difetti da me enunciati era promettente/ Alla fine gli assegno un sette, più per nostalgia che per altro.
Dopo Orange Road, ecco Sesame Street. Attendiamo titoli come Watermelon Square, Banana Lane, Cucumber Alley, Carrot Court... Insomma, non è granché, questo abortino di Izumi Matsumoto: l'autoindulgenza con cui è realizzato risulta chiara fin dal titolo. Il finale è buttato lì, tanto per terminare in qualche modo questo tentativo di riesumare i fasti dell'altra opera. I personaggi sono piatti e poco sviluppati, per quanto il manga si lasci leggere. Insomma, c'è poco da dire di quest'opera se non che è decisamente da evitare, a meno che non siate maniaci di questo autore e vogliate a tutti i costi completare la collezione.
Terminati i volumetti di Orange Road cominciò la pubblicazione di Sesame Street, dello stesso autore. Questa può definirsi come un'opera compiuta di Izumi Matsumoto, dato che da un lato è molto breve (5 le parti in cui è stato pubblicato in Italia) e dall'altro il finale proposto (e ormai credo non ce ne saranno altri) non riguarda i personaggi protagonisti della serie, ma racconta la storia d'amore fra il padre e la madre (morta) di Keichi. Ed è un vero peccato perché Sesame Street, privo dei difetti grafici di Orange Road prima maniera, proponeva una storia molto divertente.
I rapporti fra i personaggi principali fanno impallidire il triangolo tra Madoka, Kyosuke e Hikaru: non saprei sinceramente dire che forma geometrica usare per descrivere i vari infatuamenti qui presenti. In particolare Keichi è innamorato di sua cognata, che però è legata al ricordo del marito scomparso in un incidente aereo; cognata che dopo un sembra innamorarsi di un “arraffaterra” (un agente immobiliare) che a sua volta sembra ricambiarla; di lui era innamorata la figlia del suo ricchissimo datore di lavoro che, disillusa, comincia ad interessarsi a Keichi suscitando le ire di Karin, ragazza alla pari, da sempre innamorata del medesimo. Insomma, un intreccio ingarbugliatissimo.
Ho trovato Sesame Street assolutamente degno del suo famosissimo predecessore, con le uniche pecche, come detto, di essere troppo breve e inconcludente. Ciò, purtroppo, non può non influenzare la mia valutazione, e davvero a malincuore in quanto mi sarebbe davvero piaciuto assegnargli il massimo. La storia, come detto, è divertentissima, con colpi di scena a ripetizione; l'ultimo però non m'è proprio piaciuto.
I rapporti fra i personaggi principali fanno impallidire il triangolo tra Madoka, Kyosuke e Hikaru: non saprei sinceramente dire che forma geometrica usare per descrivere i vari infatuamenti qui presenti. In particolare Keichi è innamorato di sua cognata, che però è legata al ricordo del marito scomparso in un incidente aereo; cognata che dopo un sembra innamorarsi di un “arraffaterra” (un agente immobiliare) che a sua volta sembra ricambiarla; di lui era innamorata la figlia del suo ricchissimo datore di lavoro che, disillusa, comincia ad interessarsi a Keichi suscitando le ire di Karin, ragazza alla pari, da sempre innamorata del medesimo. Insomma, un intreccio ingarbugliatissimo.
Ho trovato Sesame Street assolutamente degno del suo famosissimo predecessore, con le uniche pecche, come detto, di essere troppo breve e inconcludente. Ciò, purtroppo, non può non influenzare la mia valutazione, e davvero a malincuore in quanto mi sarebbe davvero piaciuto assegnargli il massimo. La storia, come detto, è divertentissima, con colpi di scena a ripetizione; l'ultimo però non m'è proprio piaciuto.
Sesame Street è un' opera scritta da Izumi Matsumoto, autore del ben più famoso e riuscito Orange Road.
Questo manga onestamente non ha picchi di eccellenza o peculiarità particolari in nessun aspetto, i disegni non sono strabilianti, e la storia non è affatto complessa né articolata: ruota tutto intorno ai triangoli amorosi che hanno portato tanta fortuna a Matsumoto. Inoltre, nessuno dei personaggi è presentato e approfondito in maniera esauriente.
Detto questo, bisogna però dire che la lettura risulta piacevole e distensiva, e che dunque è un manga che si può consigliare a chiunque cerchi qualcosa di leggero e senza troppe pretese.
Questo manga onestamente non ha picchi di eccellenza o peculiarità particolari in nessun aspetto, i disegni non sono strabilianti, e la storia non è affatto complessa né articolata: ruota tutto intorno ai triangoli amorosi che hanno portato tanta fortuna a Matsumoto. Inoltre, nessuno dei personaggi è presentato e approfondito in maniera esauriente.
Detto questo, bisogna però dire che la lettura risulta piacevole e distensiva, e che dunque è un manga che si può consigliare a chiunque cerchi qualcosa di leggero e senza troppe pretese.
Sesame Street è un grande quartiere-mercato cittadino. Qui si trova, da generazioni, il negozio ortofrutticolo della famiglia Fujiya, composta dal baffuto e ostinato (e un po’ pervertito) capofamiglia Konpei, da una nonnina invadente, dalla frizzante ragazza alla pari Karin, da un cane mastodontico e dalla bella Chitose, entrata in casa dopo la tragica e prematura morte del figlio maggiore della famiglia, nonché suo marito.
Con questo manipolo di bizzarri personaggi vive il nostro protagonista, Keiki, un ragazzo “ronin” dai capelli lunghi e tinti di biondo che tenta invano l’ammissione all’università cercando di sfuggire alla professione di famiglia e di inseguire il suo sogno di diventare una rockstar.
Seconda opera di Izumi “Kimagure Orange Road” Matsumoto a giungere in Italia, Sesame Street sembra quasi comunicarci che l’autore ci abbia preso gusto a intitolare le sue opere con nomi di strade.
Tuttavia, se nel caso di Orange Road la strada è, metaforicamente, quella che Kyosuke deve intraprendere in direzione dell’amore, la Sesame Street è una strada reale, un affollato quartiere crocevia di persone, storie e sentimenti.
E’ in quest’ottica che bisogna valutare Sesame Street, poiché cercarvi un senso altro oppure valutarlo come la love story che coinvolge Keiki, Karin, Chitose, la conturbante figlia di papà e aspirante rockstar Choko e l’agente immobiliare Morinaga non sarà purtroppo possibile.
Sesame Street è infatti un’opera incompiuta, e non perché l’editore italiano ne abbia interrotto la pubblicazione prima del termine della storia effettiva, come spesso accade. Questo è uno dei rari casi in cui l’opera è stata interrotta a monte, dall’editore giapponese, per via dello scarso successo ottenuto in patria al tempo della pubblicazione. Di Sesame Street, infatti, uscirono in patria soltanto tre volumi (suddivisi in cinque uscite italiane), poi la pubblicazione cessò e di questa storia non si seppe più nulla nei vent’anni e oltre che ci separano dalla sua brusca interruzione.
Vien da sé, quindi, che Sesame Street risulta essere una storia bizzarra, insensata, che non sa ancora quale direzione prendere (cosa che ci viene esemplificata anche dal continuo cambio d’aspetto fisico del protagonista) e come far evolvere i suoi personaggi, che difatti rimangono incompiuti e immaturi, mentre invece avrebbero avuto ancora molte cose da dire.
Peccato, viene spontaneo dire. Peccato, perché Sesame Street si rivela comunque essere un’opera promettente, che all’interno di una storia che stenta a decollare piazza un paio di momenti veramente toccanti e ben realizzati e imbastisce un mondo popolato da personaggi interessanti, come ad esempio uno dei padri più divertenti che ci sono stati regalati dalla narrativa a fumetti giapponese o lo stesso protagonista. Keiki è, seppur in certi frangenti simile fisicamente, profondamente diverso dal ben più famoso Kyosuke. E’ un fannullone, è testardo, è ribelle, è la voce di una gioventù anni ’80 appassionata di musica rock che va in giro coi capelli lunghi e tinti di biondo, in canottiera e con la pelle abbronzata, nelle notti d’estate, inseguendo sogni e mode provenienti da lontane terre occidentali e scontrandosi con un padre tradizionalista che lo vuole sistemare nel negozio di famiglia piuttosto che vederlo bighellonare in giro.
Le tre protagoniste femminili non riescono (ancora) a spiccare particolarmente, seppure siano interessanti, a loro modo. Karin è la tipica ragazzina un po’ maschiaccio, imbranata in cucina e dal litigio facile che nasconde dietro ad una burrascosa amicizia un profondo interesse nei confronti di Keiki, mentre Chitose è più matura e fragile e si porta dietro una tipologia di problematiche profondamente diversa da quelle di Karin, molto più adulte e sofferte. L’ultima arrivata, Choko, non ha il tempo di presentarsi per bene al lettore, e appare un po’ come una Madoka Ayukawa dei poveri, condividendo con la ben più famosa progenitrice non solo l’aspetto fisico ma il carattere misterioso, sregolato e affascinante.
Inutile cercare di intendere Sesame Street come la storia d’amore che coinvolge Keiki e queste tre ragazze, perché, purtroppo, questo aspetto della storia non verrà portato a conclusione. Il che è davvero un peccato, poiché c’è la sensazione che sarebbe bastato anche solo un altro volume, probabilmente, per dare un finale soddisfacente alla storia. Il lettore che si aspetta questo, da Sesame Street, rimarrà quindi con tanto amaro in bocca e un bel pugno di mosche in mano.
Come prendere, quindi, questo Sesame Street? Per poterlo apprezzare, sia pure in maniera relativa, basta concentrarsi sull’insieme e riflettere un attimino sul titolo dell’opera, che non è “Keiki Fujiya”, ma “Sesame Street”. E’ quindi all’ambientazione, alla collettività, all’atmosfera che dobbiamo rivolgere la nostra attenzione, più che sulle vicende del protagonista in sé. Sesame Street, in quanto insieme di vicende di svariati personaggi che abitano quel quartiere e che intersecano fra loro le proprie storie sembra funzionare maggiormente e acquistare più fascino.
E’ l’ultimo biennio degli anni ’80 a farci da setting. Ritroviamo qui l’atmosfera, le mode, le bibite, le spiagge, le notti d’estate, la musica e tutti quegli elementi che avevano fatto la fortuna del precedente Orange Road, sia pure sfruttati in maniera differente e da personaggi di età anagrafica più grande e con diverse problematiche rispetto a Kyosuke e compagnia.
Non più le incertezze dell’adolescenza, ma dilemmi più da adulti, quali il lavoro, il futuro, il matrimonio, l’università, l’affitto di casa, lo sfratto affliggono Keiki e compagnia, distaccandoli dai personaggi dell’opera precedente nonostante l’ambientazione similare.
E’ l’ultimo biennio degli anni ’80, e Sesame Street sembra volercelo ricordare in ogni sua parte, dicendoci tacitamente “Godetevela, questa storia, perché ben presto gli anni ’80 finiranno, si entrerà nei ’90 e le cose cambieranno…”. E, in effetti, una volta usciti dagli anni ’80, il genere della commedia sentimentale cambierà radicalmente, regalandoci produzioni sensibilmente diverse da quelle del maestro Matsumoto e dei suoi colleghi ottantiani. Con più fanservice, certo, ma prive di quella profondità, di quella magia, di quella sensibilità, di quella genuinità che questo Sesame Street senza dubbio possiede e che, ahinoi, non ha potuto sfruttare appieno.
E’ l’ultimo biennio degli anni ’80, ci dice Sesame Street, perciò omaggiamoli con affetto, questi anni ’80 che stanno per terminare. E allora ben vengano le pin up con Choko vestita à la Poison & Roxy di Final Fight, la descrizione di una famiglia numerosa, bizzarra e divertente à la Maison Ikkoku di Rumiko Takahashi, le sottili citazioni alla colonna sonora originale dell’anime di Orange Road che faranno davvero gioire chi le saprà trovare.
A questo aggiungiamo lo stile di disegno del maestro Matsumoto, che si è ulteriormente affinato dai tempi di Orange Road, diventando sempre più particolare e capace di regalarci personaggi simpaticissimi e molto versatili nella gamma delle loro espressioni, ragazze davvero belle e sensuali, un’ambientazione dipinta con un realismo maniacale e una singolare abilità nel creare i titoli dei capitoli.
Sesame Street, insomma, è un’opera bizzarra, un diamante grezzo che brilla soltanto per pochi istanti, regalando ai suoi lettori l’ultimo bagliore di una decade meravigliosa che volgeva a compimento, e poi termina troppo bruscamente il suo corso, come se il maestro Matsumoto volesse dirci tacitamente che non sarebbe stato capace di raccontarci gli anni ’90 e che avrebbe passato ad altri suoi colleghi (come Masakazu Katsura o Mitsuru Adachi) il gravoso compito.
Non è un fumetto che consiglio ai neofiti, probabilmente è qualcosa che si può apprezzare unicamente in un grande slancio di nostalgia, complice anche l’edizione italiana stravecchia risalente al 1995. Eppure, nonostante sia incompleto, a me Sesame Street ha lasciato qualcosa dentro. Che sia perché “nostalgico” è il mio secondo nome? Oppure perché, tutto sommato, il talento di Izumi Matsumoto rimane palese nonostante questo esperimento troppo bruscamente e infelicemente interrotto?
Nonostante tutto, credo che almeno una sufficienza debba meritarsela, il buon Sesame Street, poi starà comunque al lettore, se vorrà approcciarvisi, giudicare.
Con questo manipolo di bizzarri personaggi vive il nostro protagonista, Keiki, un ragazzo “ronin” dai capelli lunghi e tinti di biondo che tenta invano l’ammissione all’università cercando di sfuggire alla professione di famiglia e di inseguire il suo sogno di diventare una rockstar.
Seconda opera di Izumi “Kimagure Orange Road” Matsumoto a giungere in Italia, Sesame Street sembra quasi comunicarci che l’autore ci abbia preso gusto a intitolare le sue opere con nomi di strade.
Tuttavia, se nel caso di Orange Road la strada è, metaforicamente, quella che Kyosuke deve intraprendere in direzione dell’amore, la Sesame Street è una strada reale, un affollato quartiere crocevia di persone, storie e sentimenti.
E’ in quest’ottica che bisogna valutare Sesame Street, poiché cercarvi un senso altro oppure valutarlo come la love story che coinvolge Keiki, Karin, Chitose, la conturbante figlia di papà e aspirante rockstar Choko e l’agente immobiliare Morinaga non sarà purtroppo possibile.
Sesame Street è infatti un’opera incompiuta, e non perché l’editore italiano ne abbia interrotto la pubblicazione prima del termine della storia effettiva, come spesso accade. Questo è uno dei rari casi in cui l’opera è stata interrotta a monte, dall’editore giapponese, per via dello scarso successo ottenuto in patria al tempo della pubblicazione. Di Sesame Street, infatti, uscirono in patria soltanto tre volumi (suddivisi in cinque uscite italiane), poi la pubblicazione cessò e di questa storia non si seppe più nulla nei vent’anni e oltre che ci separano dalla sua brusca interruzione.
Vien da sé, quindi, che Sesame Street risulta essere una storia bizzarra, insensata, che non sa ancora quale direzione prendere (cosa che ci viene esemplificata anche dal continuo cambio d’aspetto fisico del protagonista) e come far evolvere i suoi personaggi, che difatti rimangono incompiuti e immaturi, mentre invece avrebbero avuto ancora molte cose da dire.
Peccato, viene spontaneo dire. Peccato, perché Sesame Street si rivela comunque essere un’opera promettente, che all’interno di una storia che stenta a decollare piazza un paio di momenti veramente toccanti e ben realizzati e imbastisce un mondo popolato da personaggi interessanti, come ad esempio uno dei padri più divertenti che ci sono stati regalati dalla narrativa a fumetti giapponese o lo stesso protagonista. Keiki è, seppur in certi frangenti simile fisicamente, profondamente diverso dal ben più famoso Kyosuke. E’ un fannullone, è testardo, è ribelle, è la voce di una gioventù anni ’80 appassionata di musica rock che va in giro coi capelli lunghi e tinti di biondo, in canottiera e con la pelle abbronzata, nelle notti d’estate, inseguendo sogni e mode provenienti da lontane terre occidentali e scontrandosi con un padre tradizionalista che lo vuole sistemare nel negozio di famiglia piuttosto che vederlo bighellonare in giro.
Le tre protagoniste femminili non riescono (ancora) a spiccare particolarmente, seppure siano interessanti, a loro modo. Karin è la tipica ragazzina un po’ maschiaccio, imbranata in cucina e dal litigio facile che nasconde dietro ad una burrascosa amicizia un profondo interesse nei confronti di Keiki, mentre Chitose è più matura e fragile e si porta dietro una tipologia di problematiche profondamente diversa da quelle di Karin, molto più adulte e sofferte. L’ultima arrivata, Choko, non ha il tempo di presentarsi per bene al lettore, e appare un po’ come una Madoka Ayukawa dei poveri, condividendo con la ben più famosa progenitrice non solo l’aspetto fisico ma il carattere misterioso, sregolato e affascinante.
Inutile cercare di intendere Sesame Street come la storia d’amore che coinvolge Keiki e queste tre ragazze, perché, purtroppo, questo aspetto della storia non verrà portato a conclusione. Il che è davvero un peccato, poiché c’è la sensazione che sarebbe bastato anche solo un altro volume, probabilmente, per dare un finale soddisfacente alla storia. Il lettore che si aspetta questo, da Sesame Street, rimarrà quindi con tanto amaro in bocca e un bel pugno di mosche in mano.
Come prendere, quindi, questo Sesame Street? Per poterlo apprezzare, sia pure in maniera relativa, basta concentrarsi sull’insieme e riflettere un attimino sul titolo dell’opera, che non è “Keiki Fujiya”, ma “Sesame Street”. E’ quindi all’ambientazione, alla collettività, all’atmosfera che dobbiamo rivolgere la nostra attenzione, più che sulle vicende del protagonista in sé. Sesame Street, in quanto insieme di vicende di svariati personaggi che abitano quel quartiere e che intersecano fra loro le proprie storie sembra funzionare maggiormente e acquistare più fascino.
E’ l’ultimo biennio degli anni ’80 a farci da setting. Ritroviamo qui l’atmosfera, le mode, le bibite, le spiagge, le notti d’estate, la musica e tutti quegli elementi che avevano fatto la fortuna del precedente Orange Road, sia pure sfruttati in maniera differente e da personaggi di età anagrafica più grande e con diverse problematiche rispetto a Kyosuke e compagnia.
Non più le incertezze dell’adolescenza, ma dilemmi più da adulti, quali il lavoro, il futuro, il matrimonio, l’università, l’affitto di casa, lo sfratto affliggono Keiki e compagnia, distaccandoli dai personaggi dell’opera precedente nonostante l’ambientazione similare.
E’ l’ultimo biennio degli anni ’80, e Sesame Street sembra volercelo ricordare in ogni sua parte, dicendoci tacitamente “Godetevela, questa storia, perché ben presto gli anni ’80 finiranno, si entrerà nei ’90 e le cose cambieranno…”. E, in effetti, una volta usciti dagli anni ’80, il genere della commedia sentimentale cambierà radicalmente, regalandoci produzioni sensibilmente diverse da quelle del maestro Matsumoto e dei suoi colleghi ottantiani. Con più fanservice, certo, ma prive di quella profondità, di quella magia, di quella sensibilità, di quella genuinità che questo Sesame Street senza dubbio possiede e che, ahinoi, non ha potuto sfruttare appieno.
E’ l’ultimo biennio degli anni ’80, ci dice Sesame Street, perciò omaggiamoli con affetto, questi anni ’80 che stanno per terminare. E allora ben vengano le pin up con Choko vestita à la Poison & Roxy di Final Fight, la descrizione di una famiglia numerosa, bizzarra e divertente à la Maison Ikkoku di Rumiko Takahashi, le sottili citazioni alla colonna sonora originale dell’anime di Orange Road che faranno davvero gioire chi le saprà trovare.
A questo aggiungiamo lo stile di disegno del maestro Matsumoto, che si è ulteriormente affinato dai tempi di Orange Road, diventando sempre più particolare e capace di regalarci personaggi simpaticissimi e molto versatili nella gamma delle loro espressioni, ragazze davvero belle e sensuali, un’ambientazione dipinta con un realismo maniacale e una singolare abilità nel creare i titoli dei capitoli.
Sesame Street, insomma, è un’opera bizzarra, un diamante grezzo che brilla soltanto per pochi istanti, regalando ai suoi lettori l’ultimo bagliore di una decade meravigliosa che volgeva a compimento, e poi termina troppo bruscamente il suo corso, come se il maestro Matsumoto volesse dirci tacitamente che non sarebbe stato capace di raccontarci gli anni ’90 e che avrebbe passato ad altri suoi colleghi (come Masakazu Katsura o Mitsuru Adachi) il gravoso compito.
Non è un fumetto che consiglio ai neofiti, probabilmente è qualcosa che si può apprezzare unicamente in un grande slancio di nostalgia, complice anche l’edizione italiana stravecchia risalente al 1995. Eppure, nonostante sia incompleto, a me Sesame Street ha lasciato qualcosa dentro. Che sia perché “nostalgico” è il mio secondo nome? Oppure perché, tutto sommato, il talento di Izumi Matsumoto rimane palese nonostante questo esperimento troppo bruscamente e infelicemente interrotto?
Nonostante tutto, credo che almeno una sufficienza debba meritarsela, il buon Sesame Street, poi starà comunque al lettore, se vorrà approcciarvisi, giudicare.
Ah! Sesame Street... avevo appena finito di leggere l'ultima tavola di quella splendida opera che era Kimagure Orange Road e subito, mi fiondai in cerca della mia nuova Madoka in quella che vedevo come una bella panacea che mi sarebbe servita ad alleviare il "dolore" per la perdita di Kimagure Orange Road.
Veniamo al manga del Maestro Matsumoto; un inizio molto divertente con il protagonista Keiki, molto meno impacciato del classico "manga-maschio", relativamente deciso con tutte le 2 protagoniste: Karin, studentessa alla pari che vive in casa sua, e Chitose, diciannovenne vedova del fratello di Keiki, che si trasferisce anche lei a casa sua...
Ecco che subito l'autore tenta di ricreare il triangolo amoroso di Kimagure Orange Road, e tanto per gradire inserisce un'altra splendida ragazza uguale a Madoka, anche lei attratta da Keiki.
Il manga però viene interrotto dopo 3 volumetti (giapponesi) probabilmente per le poche vendite.
Tanti anni fa ho trovato questo manga molto bello ma ora, che il "dolore" per la fine di Kimagure Orange Road è passato, lo vedo come una brutta copia del manga di Madoka & Co., un tentativo, fallito e privo di fantasia, di ricreare atmosfere ormai passate e che i fan non hanno giustamente apprezzato.
Se non fosse stato per la fine prematura del manga avrei dato comunque 6, perché l'opera in se stessa è stata nel complesso molto gradevole.
Veniamo al manga del Maestro Matsumoto; un inizio molto divertente con il protagonista Keiki, molto meno impacciato del classico "manga-maschio", relativamente deciso con tutte le 2 protagoniste: Karin, studentessa alla pari che vive in casa sua, e Chitose, diciannovenne vedova del fratello di Keiki, che si trasferisce anche lei a casa sua...
Ecco che subito l'autore tenta di ricreare il triangolo amoroso di Kimagure Orange Road, e tanto per gradire inserisce un'altra splendida ragazza uguale a Madoka, anche lei attratta da Keiki.
Il manga però viene interrotto dopo 3 volumetti (giapponesi) probabilmente per le poche vendite.
Tanti anni fa ho trovato questo manga molto bello ma ora, che il "dolore" per la fine di Kimagure Orange Road è passato, lo vedo come una brutta copia del manga di Madoka & Co., un tentativo, fallito e privo di fantasia, di ricreare atmosfere ormai passate e che i fan non hanno giustamente apprezzato.
Se non fosse stato per la fine prematura del manga avrei dato comunque 6, perché l'opera in se stessa è stata nel complesso molto gradevole.