Porompompin
Bello, l'Inferno di Dante mi piace. Il Paradiso... Be', è di una noia abissale! Il Purgatorio? D'accordo, lo ammetto, merita una lettura approfondita. Makoto Kobayashi, il gigione dei manga, ci porge la sua alternativa "osé" al grigio e monotono limbo dove si espiano le proprie colpe. In questo caso l'autore di "What's Michael" descrive questo stadio intermedio sussidiario degli inferi come una sorta di eden senza tabù, il Porompompin per l'appunto, dove non mancano fiumi, mari e spiagge da sogno e una bizzarra fauna dalle evidenti protuberanze falliche. Ma non solo, anche vegetali e oggetti inanimati sono schiavi della lussuria. Dunque, la pena, per così dire, inflitta alle anime che gravitano laggiù è quella di "spassarsela" il più possibile, ma con alcune regole ben definite che porteranno alla impreparata e riluttante signora Minakami millemila imbarazzanti traversie. I visi da bambole super-sexy di altri tempi e le espressioni stralunate tipiche dello stile dell'eclettico Kobayashi si sprecano e non si può fare a meno di chiedersi come mai sia stato un fumettista così poco fruttifero e altrettanto poco nominato. Le proporzioni sono perfette, e le nuove amiche (anch'esse ringiovanite e dotate di labbra carnose e misure abbondanti) della svampita protagonista con tutte le curve al punto giusto: "l'incontro perfetto tra arte e natura è un bel fondoschiena femminile" diceva il sagace Oscar Wilde. Messaggio recepito, benché si noti una marcata preferenza per "i davanzali". L'utilizzo dei retini è molto accorto, applicati quasi solamente per rappresentare il cielo azzurro; il resto dei paesaggi viene presentato con brevi e finissimi tratteggi, così che talora si rimane incantati nel ponderare quei meravigliosi panorami che spaziano tra scenari mistici, il Sol Levante del passato e la Tokyo del presente; ininfluenti o nemmeno contemplate, inoltre, le famigerate linee cinetiche, e nonostante ciò abbiamo l'illusione ottica di personaggi in costante movimento (i quali sembrano talvolta fuoriuscire dalle vignette). Attenzione. Non si può e non si deve accostare questa pregevole e originale commedia di alto erotismo alla più volgare pornografia. Si potrebbe definirla un'allegoria grottesca - decisamente spinta ma senza troppi epiteti volgari - sui desideri repressi del genere umano (forse il titolo italiano risuonava un pochetto scandaloso, del resto quello giapponese era e rimane tuttora uno scioglilingua impronunciabile).Tra queste pagine si aggirano sì sciami di procaci donzelle (quasi sempre ignude... Ok! Era questo che volevate sapere?) che sculettano con classe da vamp e sprizzano sensualità da tutti i pori, ma spesso e sovente solamente per mezzo delle ammiccanti posture o dalle morbose mimiche facciali. Ad esempio, quando la fascinosa Chiya si fuma una sigaretta, gli animali del bosco s'ingrifano a ufo e sono sempre pronti a copulare e a fornire lei qualsiasi cosa. Mentre altri un po' più sgamati passano ore ed ore a trastullare le insaziabili abitanti di questo temporaneo paradiso terrestre, che accoglie pure uomini (in prevalenza vergini, nonché costantemente allupati) intenti a fare i guardoni dalla mattina alla sera, tra di essi un allampanato ex-manager (dagli ormoni visibilmente in subbuglio) infatuatosi di lei. La storia cambierà radicalmente dal terzo volume, con l'arrivo di un bel ragazzo dolce e timido con la fissa dell'entomologia e la comparsa di un rockettaro sciupafemmine dal fascino misterioso, divenendo più intimista e sentimentale. Cosa accadrà dopo? Non lo so nemmeno io, sono alla ricerca dei numeri mancanti! Ma prevedo triangoli amorosi contornati da fuochi e fiamme!